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03 marzo 2017 delle ore 13:01
Tra archeologia e ricerca scientifica: "NTT Data
Italia", ovvero la tecnologia a supporto di progetti
di valorizzazione culturale
Il futuro nel campo della tutela e valorizzazione
dei beni culturali è nella capacità di unire ricerca
e innovazione. L’archeologia, come la cultura,
sono aree in cui la tecnologia può giocare un
ruolo chiave per facilitare le fasi di ricerca, di
raccolta ed elaborazione dell’ingente mole di
dati. Oggetti connessi come i droni, ad esempio,
possono sorvolare in fasi esplorative zone non
facilmente accessibili, comprimendo i costi di
una esplorazione fisica. Strumenti di analisi dei
dati invece, riescono ad elaborare enormi
quantità di informazioni e aiutare gli esperti a
trovare nuove e diverse connessioni. Argomenti
affrontati nella mostra che aprirà oggi alla
Fondazione Matalon di Milano, "La flotta
perduta di Kubilai Khan” che racconta,
attraverso il reportage fotografico realizzato dai
giornalisti e fotografi Marco Merola e David
Hogsholt, la campagna di scavo subacqueo che,
dopo sette secoli, ha riportato alla luce la
maestosa flotta agli ordini di Kubilai Kahn nelle
acque dell’isola di Takashima, nel sud del
Giappone (foto sopra). «La possibilità di
applicare l’innovazione digitale a settori come
l’archeologia o ad ambiti apparentemente
lontani dalla tecnologia come la riscoperta della
tradizione, rappresenta una grande opportunità
di arricchimento per il nostro Paese - afferma
Walter Ruffinoni, Chief Executive Officer di
NTT DATA Italia - La ricerca e la
valorizzazione del patrimonio storico come la
scoperta della flotta del Kubilai Khan è per noi
in forte correlazione con il progetto, iniziato tre
anni fa, di digitalizzazione dei manoscritti della
Biblioteca Apostolica Vaticana». Quest’ultimo
è un progetto molto ambizioso che prevede la
digitalizzazione di tutti i manoscritti conservati
in Biblioteca: 82.000 esemplari, per 41 milioni
di pagine. Il primo obiettivo sarà a breve
termine: entro il 2018 deve essere completata
la digitalizzazione di circa 3000 manoscritti,
che saranno reperibili in modalità open source
nel portale digitavaticana. (E.M.)
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