Panorama, n.4, 28 febbraio 2017

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Anno LXV - N. 4 | 28 febbraio 2017 | Rivista quindicinale - kn 14,00 | EUR 1,89 - Spedizione in abbonamento postale a tariffa intera - Tassa pagata ISSN-0475-6401
Autonomia e ampiezza dei programmi
italiani: aleggia lo spettro di futuri
ridimensionamenti
Panorama
1
sommario
il caso Barišić infiamma la scena politica croata
Plagi e disagi: copio ergo sum
PRIMO PIANO
Attacchi ridimensionati ma stiamo in
guardia Autonomia e ampiezza dei programmi italiani: su RTV Capodistria aleggia lo
spettro di future razionalizzazioni
6
attualità
Reddito di cittadinanza: per ora è solo
un esperimento Le previsioni pubblicate
dalla Commissione europea per la Croazia
indicano per l’intera Ue una crescita costante del PIL
12
italiani nel mondo
Promozione di lingua e cultura: scatta
l’SOS Così l’onorevole Marco Fedi deputato
del Pd eletto oltre confine
14
italia
Dopo la terra tremano le casse Il sisma in
Centro Italia costerà 23 miliardi. SOS terremoti: dal 1968 sono stati spesi 3 miliardi all’anno
16
eventi
Le tante facce di Carnevale Grande
successo della mostra dedicata alla «quinta
stagione» allestita dalle valenti attiviste della
Comunità degli Italiani di Veglia
24
cinemania
30
L’amore può nascere anche in un mattatoio Dopo 42 anni un film ungherese torna
a vincere al Festival di Berlino. Il politically
uncorrect della Enyedi con «On body and
soul» mette tutti d’accordo
portiere friulano - Un record dietro l’altro 42
RUBRICHE
BENESSERE: Quanto si dorme nel mondo? - AMBIENTE: Aria troppo inquinata
per 9 persone su 10 - COMPORTAMENTO: La negatività degli altri fa male:
come comportarsi - SOCIETÀ: Parolacce? Segnale di onestà - SAPORI: Le start
up del food. Quando l’innovazione si
dedica al cibo - TECNOLOGIA: Cinque
miliardi nel pianeta WEB
44
multimedia
Farmaci: smartphone pensaci tu Indagine
di Freeonline in un mondo delle app meno
noto, ma molto utile
56
Parla danese il primo ambasciatore
digitale 58
PASSATEMPI
Cruciverba 59
32
cinemania
arte
Bosch, a Venezia mostra di grande impatto A 500 anni dalla morte, si celebra il maestro
fiammingo
6
curiosità
Assegnati gli Oscar 2017. Tra pronostici
azzeccati e qualche sorpresa
Tra «copia e incolla» e archivi Pcj scricchiola la
coalizione di maggioranza. Parola al professore emerito Mirko Štifanić: «L’attuale premier
Andrej Plenković nel caso del ministro Barišić
ripete un modello comportamentale del tutto
inaccettabile e già adottato dai
precedenti presidenti di governo»
34
Un’esplorazione
del pianeta Valli
scuole
I compiti dei vincitori alla XVI Gara di
lingua italiana per le SMSI di Croazia e
Slovenia 37
MADE IN ITALY
Industria alimentare: il valore in volo
verso mercati esteri A Parma «Cibus
Connect»: il nuovo format si terrà negli anni
dispari
40
sport
Dino Zoff, voce del silenzio I 75 anni del
Numero monografico di «Bianco e
Nero», rivista quadrimestrale del Centro
Sperimentale di Cinematografia, dedicato alla nota attrice italiana
nata a Pola
26
enogastro
Cose buone
dal «Monte»
Il ristorante rovignese, a gestione “familiare” da più di dieci anni, con i coniugi Danijel e Tjitske Đekić, è stato insignito di una
stella Michelin, la prima e
finora unica in Croazia
19
Anno LXV | n. 4 | 28 febbraio
Redattore capo responsabile
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Progetto grafico-tecnico
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Redattore grafico-tecnico
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PANORAMA esce con il concorso finanziario della Repubblica di Croazia e
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Errol Superina
Consiglio di amministrazione
Oskar Skerbec (presidente), Roberta Grassi Bartolić (vicepresidente),
Roberto Bonifacio, Samuele Mori, Dario Saftich, Borna Giljević
Panorama
3
primo piano
T
ornano ciclicamente, cambiano i
protagonisti, ma lo scopo è sempre
lo stesso: sono gli attacchi all’autonomia e all’ampiezza dei programmi italiani di Radio e Tv Capodistria.
La storia delle due emittenti, ma
soprattutto del comparto televisivo, è disseminata di tentativi periodici di limitare le ore
di programma, di modificare le frequenze su
cui trasmettono e di impedire la loro visione
o ascolto fuori dai confini sloveni. L’ultimo assalto della serie è avvenuto agli inizi dell’anno,
quando sono emerse tesi contro il presunto
sovradimensionamento dei programmi radiotv della Comunità nazionale italiana. Troppe
ore di programma per un numero così ridotto
di connazionali, programmi ritenuti di scarsa
qualità e altre critiche velenose di questo genere. Il primo a reggere le bordate è stato il consigliere Maurizio Tremul, che negli organismi
della Radiotelevisione slovena rappresenta la
CNI. La sua pronta e dettagliata reazione, corredata da dati e bilanci, ha messo in moto una
serie d’interventi di tutte le istituzioni minoritarie, del Comitato di programma, presieduto
da Albero Scheriani e del deputato, Roberto
Battelli, tendenti a prevenire gravi danni alle
due importanti emittenti in lingua italiana.
fDue mesi di confronti
Dopo quasi due mesi di confronti a vario livello
l’allarme è parzialmente rientrato. “Dopo l’ultima riunione del Consiglio di programma, svoltasi il 20 febbraio scorso, è possibile affermare
che gli attacchi alla RTV di Capodistria sono stati ridimensionati e riportati a semplici scambi
d’idee, che non sono vincolanti per nessuno e
non sono stati fatti propri da alcun organismo
RTV” ci ha dichiarato Maurizio Tremul. “Resta il
fatto, però, che è stata lasciata una traccia che
individua nei centri regionali i luoghi in cui
applicare razionalizzazioni che non si vogliono
fare a Lubiana. Ciò nonostante, a Capodistria
sono già stati effettuati pesanti tagli sia alle
risorse finanziare – del 13 p. c. negli ultimi
otto anni – che umane. Non si vuole comprendere la storia dei programmi italiani a TV
e Radio Capodistria o il contributo che hanno
dato all’edificazione dell’intera RTV nazionale.
Si cerca, invece, di rimettere in discussione il
funzionamento di quest’ultimo ente, con particolare riferimento ai programmi minoritari. Il
conto della riforma in atto non può essere scaricato su Capodistria, che ha già fatto i sacrifici
richiesti in passato”.
4
Panorama
Attacch
ma sti
fDifesa della convivenza
“In tal modo si tolgono gli strumenti
fondamentali per creare programmi di
qualità a favore della Comunità nazionale
italiana. Gravi sono i tentativi di mettere
una contro l’altra le etnie italiana ed ungherese, che dispone di meno ore di programma tv, violando diritti costituzionali
che sono acquisiti. Stiamo parlando di una
eTV
e Capodistria, passi avanti, ma resta la
preoccupazione
Autonomia e ampiezza dei programmi
italiani: su RTV Capodistria aleggia lo
spettro di future razionalizzazioni
di Gianni Katonar
hi ridimensionati
iamo in guardia
RTV Capodistria che è un valore aggiunto,
che difende principi come la convivenza, l’integrazione europea e il carattere
transfrontaliero delle trasmissioni che
prepara”, ha concluso Tremul, auspicando
una forte solidarietà non soltanto in seno
alla CNI, ma anche in regione. A Radio e Tv
Capodistria è comprensibile il disagio per
questi momenti.
“Siamo, ovviamente, preoccupati per quanto sta accadendo a Lubiana, anche perché
tutto ciò s’innesta su altre strategie governative sui media e sul funzionamento della
RTV, che sembrano convergere verso un
nostro ridimensionamento” è la posizione
di Antonio Rocco, vice-direttore generale
della RTV, con delega per i programmi italiani e dei suoi redattori responsabili, Robert
Apollonio e Aljoša Curavič. “È in forse la realizzazione dei piani di produzione per mancanza di quadri e di mezzi, mentre monta
la campagna per toglierci il nostro canale
storico, per accorparci a programmi di altre
etnie. Abbiamo cercato di ribadire concetti
fondamentali, come i diritti garantiti dalla
costituzione, dagli accordi internazionali e
cerchiamo di affermare discorsi come una
maggiore autonomia nella gestione del
nostro lavoro. I problemi dei quadri, ridotti
ai minimi termini e di risorse finanziarie si
estende a Radio Capodistria, che vede messo in pericolo anche il trasmettitore in onde
medie, sulla storica frequenza che raggiungeva la Croazia e l’Italia. In cambio ci viene
proposto un passaggio ai multimedia, che
rischia di relegarci in un ghetto su internet.
Una mossa azzardata, a fronte della dimostrata popolarità dei programmi radio e tv
prodotti a Capodistria”, ha concluso Rocco.
Panorama
5
attualità
Copio ergo sum: il caso Barišić, e non solo, infiamma la s
Tra «copia e incolla» e archivi Pcj scricchiola la coalizione d
di Diana Pirjavec Rameša
I
l voto di fiducia sul ministro dell’Istruzione e delle
scienze croato Pavo Barišić
ha fatto emergere le prime
forti spaccature tra la Comunità democratica croata (Hdz,
leader della maggioranza) e la
lista indipendente Ponte (Most,
partner principale dell’Hdz). I
rapporti tesi tra i due partiti hanno fatto cadere lo scorso anno il
governo guidato dall’”apartitico”
Tihomir Orešković e proprio per
timore di uno scenario analogo il
premier attuale Andrej Plenković
ha condotto trattative estenuanti
col Ponte prima di formare il proprio governo, al fine di “chiarire
sul piano politico e pratico tutti
i punti”. Alla questione del mini-
Plagi
e disagi
stro Barišić, che ha coinvolto anche la comunità scientifica internazionale, oltre a quella locale, si
è presentato un nuovo problema
il quale rischia di rendere ancora
più tesi i rapporti tra i due partner
nell’esecutivo di Zagabria, ovvero la richiesta dei rappresentanti
del Ponte di rendere pubblici gli
archivi dell’ex Partito comunista
jugoslavo.
fRicerca di dimissioni
Il ministro Barišić, esponente dell’Hdz, ha dovuto affrontare il voto
di fiducia a causa di un’iniziativa
mossa dai deputati del Partito social-democratico (Sdp, leader della maggioranza) i quali hanno sostenuto che il ministro ha plagiato
il proprio dottorato di ricerca,
motivo per cui non può continuare a rimanere a capo del proprio
dicastero. Il ministro ha rischiato
PIXSELL
ccIl ministro Pavo
Barišić e il premier
Andrej Plenković
6
Panorama
Il ministro Barišić,
nonostante tutto,
gode dell’appoggio
incondizionato del
premier Andrej
Plenković
scena politica croata.
di maggioranza
di essere estromesso per non aver
citato correttamente le fonti dalle
quali aveva attinto le tesi riportate in una nota a piè pagina nella
prima versione dell’articolo (poi
corretto in edizioni precedenti)
dal titolo originale “Does Globalisation Threaten Democracy”
(La globalizzazione minaccia la
democrazia) pubblicato per la
prima volta sulla rivista Synthesis
Philosofica. Le tesi riportate vanno attribuite al 74.enne filosofo
americano Stephen Schlesinger a
cui Barišić ha porto anche le scuse. Ma la storia è andata avanti tra
una miriade di polemiche fino ad
arrivare in Parlamento.
Barišić ha superato il voto di fiducia, ma l’astensione dal voto di
tutti i deputati del Ponte e l’annuncio della lista indipendente di voler sostenere l’iniziativa
dell’Sdp, creano spaccature se in
futuro la tesi di plagio dovesse
rivelarsi corretta. Anche dopo la
denuncia giunta per posta elettronica all’Università di Augusta
(Augsburg): l’Ateneo non ha voluto esprimersi in merito prima di
averne accertato la provenienza,
come ribadito dall’addetto stampa Klaus Prem. Una situazione
diversa si è comunque verificata
all’interno del governo, dove tutti
e cinque i ministri di Ponte hanno
dato il proprio sostegno a Barišić.
fPlenković,
consumato stopper
Prima dell’inizio della lunghissima discussione parlamentare
sulla fiducia al ministro dell’Istruzione, il premier Plenković ha
risposto alla domanda dei giornalisti se la votazione in aula avesse
avuto ripercussioni sulla stabilità
della maggioranza affermando
che “questo è da vedere. DobbiaPanorama
7
PIXSELL
Anche se ufficialmente
la Lista Ponte è al
governo i suoi deputati
hanno deciso di votare
astenuto e in tal modo
guadagnare tempo.
Ma il gesto non è
piaciuto...
I fagocitatori della democrazia
Abbiamo incontrato il professore
emerito Mirko Štifanić, sociologo,
politologo, persona impegnata nel
campo dei diritti umani e sostenitore
della necessità di liberare le istituzioni dalle pressioni che arrivano dalla
politica e dall’ideologia, per chiedergli un parere sul caso di plagio che ha
coinvolto il ministro croato Barišić.
Ecco in sintesi il suo pensiero.
“L’attuale premier della Repubblica
di Croazia, Andrej Plenković, nel
caso del ministro Barišić ripete un
modello comportamentale del tutto
inaccettabile e già adottato dai precedenti presidenti di governo che
prendevano le loro decisioni e le
giustificavano di fronte ai cittadini
ricorrendo ad argomenti ideologici.
Purtroppo una parte della cittadinanza ha finito per credergli. Siamo
stati testimoni del fatto che i suoi
predecessori non hanno rispettato
i giudizi professionali e tecnici, ovvero le valutazioni e le conclusioni,
e l’attuale premier si comporta allo
stesso modo. Ciò significa che continua quel fenomeno che potremmo
definire come la supremazia dell’ideologia, una volta quella di ‘sinistra’,
un’altra volta quella di ‘destra’, sulla
scienza e sugli scienziati, a cui viene
chiesto di sottomettersi agli interessi
egoistici dei politici. In altre parole
8
Panorama
se i politici usano criteri ‘ideologici’
vengono a mancare criteri professionali e standard richiesti e allora non
c’è nemmeno una scienza che possa collocarsi al di sopra delle parti,
semmai ci ritroviamo in un circolo
vizioso. E in queste condizioni la
classe politica assume atteggiamenti
tipici sintetizzabili nella frase: ‘io so
tutto’, e di conseguenza pretendono
Parola al professore
emerito Mirko
Štifanić, sociologo
e persona impegnata
in favore della
democratizzazione
della società croata
e decidono su tutto, non tengono
conto delle opinioni dei professionisti, di coloro che conoscono determinate materie meglio di loro, e
mancano di rispetto ai cittadini che
hanno dato loro il voto.
Per i cittadini e per la società è in realtà molto importante che la scienza e l’istruzione vengano liberate
da ogni ideologia e ‘depoliticizzate’.
Quello che si rende necessario è im-
pedire che in questo importante ambito sociale i politici importino il ‘virus’ della sfiducia, delle divisioni su
base ideologica e dei conflitti creati
a tavolino, perché tutto ciò lede l’immagine dello scienziato, del ricercatore e lo frena nello sviluppo professionale, come del resto crea difficoltà
alla Comunità scientifica nel suo
complesso. La Comunità scientifica,
in tal modo, rimane ostaggio delle
ideologie di cui si servono politici
che vantano ben poche qualità. Il
ruolo dello scienziato si riduce a essere un servizio, utilizzato, di volta
in volta, un po’ dalle forze di destra
e un po’ da quelle di sinistra. In tali
condizioni gli uomini di scienza, i ricercatori non possono certo rendersi
promotori dello sviluppo, semmai lo
ostacolano. Per i motivi sopra elencati ho dei seri dubbi che la riforma
curricolare riuscirà a muoversi dal
punto in cui si è arenata. Comprendo molto bene le ragioni del professor Đikić il quale ha puntato il dito
contro atteggiamenti assolutamente
intollerabili, non soltanto nei confronti di chi plagia, ma anche dei politici i quali piuttosto che intraprendere dei passi nel senso giusto, fanno
il contrario, fanno ciò che in ultima
analisi non aiuta nessuno, semmai
provoca gravi danni.
attualità
mo prima capire come si comporteranno i deputati del Ponte inf
uturo. Secondo lo “Jutarnji list”,
l’astensione dal voto da parte dei
deputati di Ponte significa che
“la lista indipendente guidata da
Božo Petrov non ha voluto fare ufficialmente la figura del sabotatore della maggioranza e far cadere
il governo per una seconda volta
dopo il caso Orešković, ma ha
comunque capito che il sostegno
La decisione di Đikić di andarsene
dalla Croazia creerà un vuoto difficilmente colmabile. Ciò significa anche
che l’ambito scientifico nazionale non
riuscirà ad affermarsi né come un’identità ‘sovraideologica’ né come ‘sovrapartitica’, rimarrà semmai in quella
posizione in cui la vogliono collocare
i politici-ideologi. Sono proprio co-
a un ministro accusato di plagio
potrebbe avere un costo alle prossime elezioni amministrative”.
La decisione di astenersi dal voto
è arrivata, secondo la testata, “sul
filo di lana”, ovvero a pochi minuti dall’inizio della discussione
in aula. Nel corso di un incontro
con i giornalisti il deputato “pontiano” Marko Kristić ha commentato la decisione affermando che
a chiederlo sono stati i vertici del
storo i ‘fagocitatori’ della democrazia.
fSfiducia
nelle istituzioni
Il premier Plenković avendo un master in scienze, sapeva di sicuro che
esistono criteri professionali e altrettanti standard, come pure principi
partito. Kristić ha affermato che
“nel caso in cui le accuse di plagio dovessero rivelarsi autentiche,
insisteremo sicuramente sulle dimissioni, anche se crediamo che
lo stesso premier Plenković saprà
porsi di fronte a questo problema”.
fBarišić resiste
Ma ricordiamo l’esito del voto. Il
ministro non è stato sfiduciato,
etici che vanno rispettati. È ricorso
a un modello comportamentale e
a un giudizio arbitrale in cui predomina la divisione ‘o noi o loro’.
Questo modo di approcciarsi al
caso del ministro Barišić è del tutto
inappropriato e scorretto. Le conseguenze sono prevedibili: sfiducia
nei confronti del Governo come
pure nelle istituzioni. La coalizione
di liste indipendenti ‘Most’ ha votato in Parlamento astenuto, guadagnando un po’ di tempo, ma tra
breve dovrà esprimersi sulle accuse
di plagio rivolte al ministro Barišić.
Sarà interessante vedere se questa
forza politica riuscirà a confermare
la propria volontà di essere un correttivo al governo di cui fa parte,
oppure se rinuncerà a farlo. Se si dovesse avverare il secondo scenario
allora dovremo constatare che questa compagine non si differenzia di
molto dagli altri partiti politici. Per
concludere, il Premier Plenković
si è lasciato sfuggire l’occasione di
fare un passo concreto nel senso
giusto come pure di confermare
nei fatti che nei confronti di casi di
plagio non ci devono essere sconti.
Purtroppo non è stato così, non si
è attenuto ai principi né ha tenuto
conto degli argomenti che sono stati
presentati, e ciò significa che non ha
fatto niente di buono per la scienza
e gli scienziati, come neppure per la
società”.
Panorama
9
attualità
perlomeno non per ora, anche se
questa polemica relativa al plagio
si trascina dal 2011. I voti a favore di Barišić sono stati 72. In suo
favore si è schierata l’HDZ e i suoi
partner. Sostegno al ministro è arrivato pure dai deputati delle minoranze ad esclusione degli onorevoli Radin (in viaggio a Roma
per le celebrazioni del Giorno del
quelli di Barriera umana ed altri
partiti minori.
Il segretario politico di Ponte
Nikola Grmoja ha affermato che
il suo schieramento si è astenuto
dal voto in quanto “non ha voluto avvalorare una tesi opportunista mossa dall’opposizione, ma
nel caso in cui le accuse contro
Barišić dovessero essere provate
ramento non lo hanno fatto:
come mai?”. L’esponente dell’Hdz
Branko Bačić ha commentato diversamente l’astensione dei deputati di Ponte. Bačić ha riferito
ai giornalisti: “non era nostro
obbligo assicurare la maggioranza dei voti dei deputati in
aula a favore di Barišić. Semmai
assicurare la maggioranza dei
non ci sono dubbi sul fatto che
dovrà andarsene”. Il vicepresidente del Parlamento monocamerale di Zagabria ed esponente
dell’Hdz Željko Reiner ha commentato il voto in aula affermando che si tratta “di una cosa
molto strana: i cinque ministri
di Ponte all’interno del governo
hanno sostenuto Barišić, mentre i deputati dello stesso schie-
voti necessari per la sfiducia era
compito dell’opposizione. Noi
non ci siamo nemmeno impegnati a formare la maggioranza”.
Đikić non è
l’unico docente
universitario ad aver
chiesto le dimissioni
del ministro
dell’Istruzione e
della ricerca. Ad
affiancarlo sono in
molti tra cui un
alto esponente
dell’HDZ: il
professor Jure
Zovko, docente
di filosofia presso
l’Università di Zara
Ricordo) e il presidente della
Comunità serba (SNV) Milorad
Pupovac. A favore dell’esonero
dall’incarico si sono espressi 49
deputati eletti nelle file dell’SDP
(Partito socialdemocratico croato), HNS (Popolari) dell’HSU
(Partito croato dei pensionati) e
HSS (Partito contadino croato).
C’è stato un consistente gruppo
di astenuti tra i deputati di Most,
10
Panorama
fOpposizione:
instabilità?
Il
leader
dell’Sdp
Davor
Bernardić ha rilevato invece che
“la votazione ha rivelato quan-
Ex sottosegretario di Sanader
to sia instabile il Governo”. In
questo contesto non ci si deve
dimenticare della lettera aperta
al Premier, anzi, alcune lettere
inviate dallo scienziato croato di
fama internazionale Ivan Đikić
il quale ha sostenuto che “la
tolleranza nei confronti di casi
di plagio rappresenta un vero e
proprio pericolo sociale ed è uno
eIvan
e Đikić, biologo
molecolare e scienziato di fama internazionale, ha deciso,
tra mille polemiche,
di abbandonare la
Croazia e proseguire la
sua attività all’estero
dove già insegna e
conduce importanti
ricerche in alcune
università europee ed
americane
dei motivi per cui i giovani ricercatori abbandonano il Paese”.
Đikić è tra quegli intellettuali
che hanno chiesto le dimissioni
di Barišić a più riprese. Il biologo ha sollevato, accanto a quelli relativi alla “citazione” del
filosofo americano, seri dubbi
sulla qualità e l’autenticità della tesi di dottorato ed è stato
supportato dal filosofo zarati-
no Jure Zovko (Hdz). I due li
hanno sottoposto la questione
all’attenzione
dell’Università
di Augusta (Germania) dove il
dottorato è stato presentanto a
metà degli anni Ottanta chiedendo determinate verifiche.
La pratica è ancora aperta ma
nonosta ciò il premier continua
a difendere il proprio ministro
e ad attaccare pubblicamente
il biologo molecolare Đikić, il
quale oltre ad insegnare in Germania e negli Usa è riuscito a
fondare un importante centro
di ricerche sul cancro a Spalato. Ma questo pare non venga
considerato importante. Visti i
recenti eventi, Đikić, come un
fulmine a ciel sereno, ha deciso
di lasciare la Croazia e trasferire la sua attività in altri atenei
all’estero.
fArchivi caldi
Altra questione che rischia di
destabilizzare la maggioranza è
quella della richiesta, avanzata
dai rappresentanti di Ponte, di
approvare una nuova legge sugli
archivi di stato al fine di rendere pubblici i fascicoli dell’ex
Partito comunista jugoslavo. Secondo l’analista politico Žarko
Puhovski, interpellato dall’emittente “Radio Slobodna Evropa”,
versione balcanica della statunitense “Radio Free Europe”, si
tratta di una manovra politica
in vista delle amministrative.
Puhovski ha affermato che Ponte “sta cercando di impedire un
risultato disastroso nelle amministrative radicalizzando la propria posizione su questioni di cui
finora non si è occupato, quelle
legate allo scontro tra la sinistra
e la destra”. Resta da vedere, secondo Puhovski, “se l’Hdz darà il
proprio sostegno al partner nella
maggioranza, o tutelerà invece i
propri 80 mila tesserati che sono
passati, nei primi anni Novanta,
dal Partito comunista direttamente all’Hdz”.
L’identikit
Nato in Bosnia nel 1959 e laureatosi in filosofia e in letteratura tedesca all’Università di Zagabria, Pavo
Barišić è stato sottosegretario all’Istruzione all’epoca del governo di
Ivo Sanader, ormai dieci anni fa, ed
era stato allora licenziato per abuso d’ufficio. Nel dettaglio, Barišić
aveva partecipato a un convegno a
Dubrovnik, riuscendo a farsi rimborsare le spese di viaggio sia dal
ministero che dagli organizzatori
dell’evento ragusano. Un gesto che
gli era costato il posto presso il dicastero.
Ma non si tratta dell’unica accusa a
cui il titolare dell’Istruzione ha dovuto far fronte dal giorno della sua
nomina. Mentre le critiche sono arrivate negli ultimi mesi anche dagli
stessi ex colleghi di Barišić, il portale Index.hr ha infatti riportato che
il professore ha tenuto in passato
19 corsi universitari contemporanei in quattro atenei diversi (Zagabria, Osijek, Spalato e Zara), senza
rispettare gli orari di lavoro previsti. All’annuncio della decisione da
parte del Comitato per l’etica nella
scienza e nell’educazione superiore,
l’opposizione ha immediatamente
chiesto le dimissioni del ministro,
mentre quest’ultimo si è difeso accusando la stampa di voler rispolverare un caso vecchio e già risolto.
Panorama
11
attualità
L
e previsioni pubblicate dalla Commissione Europea per
la Croazia il 13 febbraio scorso indicano per l’intera Ue
una crescita costante del PIL pari all’1,8% nel 2017 e
ulteriore crescita per il 2018. Nello stesso rapporto la
Commissione ha migliorato la proprie valutazioni di
crescita del PIL croato per l’anno 2016 al 2,8% (rispetto alle
proiezioni dell’autunno 2016 quando aveva predetto una crescita del 2,6%). Per l’anno 2017 la Commissione prevede una
crescita del PIL del 3,1% (nell’autunno passato ne prevedeva
una crescita al 2,5%) e nel 2018 del 2,5%, significativamente
superiore alla media Ue. Positiva nel complesso anche la valutazione delle finanze pubbliche. La Commissione stima il
deficit statale all’1,8% del PIL nel 2016 (dal 2,1% previsto nel
novembre scorso), 2,1%, in leggero rialzo, quello del 2017 e,
nuovamente, all’1,8% nel 2018; per quanto riguarda il debito
pubblico per il 2016 esso sarebbe pari all’84,1% del PIL con
una progressione in discesa nel biennio 2017-2018, rispettivamente 83% e 81,3% del PIL.
Reddito di ci
per ora è solo u
fCrescita
della domanda interna
La domanda interna rimane la spina dorsale della crescita economica e i consumi privati dovrebbero rimanere il principale
motore della crescita; dopo tre anni di deflazione per il 2107
si prevede l’inflazione all’1,7% e nel 2018 all’1,6%. Si prevede
inoltre una crescita degli investimenti delle imprese favorita
dall’elevata liquidità e da più favorevoli condizioni di accesso
al credito bancario. Un miglioramento nell’assorbimento dei
fondi Ue, dovrebbe, secondo la Commissione Ue, comportare
un incremento degli investimenti pubblici.
L’agenzia di rating Fitch ha rivisto al rialzo l’outlook del debito
croato da negativo a stabile lasciando però invariato il rating a
BB. A condizionare positivamente il rialzo dell’outlook avrebbe
concorso per la Fitch il miglioramento nel 2016 delle finanze
pubbliche con un deficit statale sceso all’1,8% del PIL, al di
sotto del 2,6% preventivato, e il conseguimento di un avanzo
primario che dovrebbe consentire di ridurre il debito pubblico.
Positive anche le valutazioni per il 2017 con un deficit statale
previsto al di sotto del 2%.
È dal 2003 che l’Agenzia Fitch non migliorava le proprie valutazioni sul debito croato. La valutazione della Fitch segue
quella della Standard & Poor’s del dicembre scorso anch’essa
con outlook da negativo a stabile. L’outlook indica le prospettive future, solitamente due anni, del rating. Ma questi dati tutto sommato positivi, sebbene accendano un po’ di ottimismo,
non ri riflettono sul reddito dei cittadini né sulla paga minima
degli Stati comunitari.
fReddito minimo
stabilito dalla legge
Dei complessivamente 28 Paesi membri dell’Ue ben 22 hanno stabilito per legge il reddito minimo. Tra i paesi con il reddito minimo stabilito vi è pure la Croazia che, stando ai dati
riportati da Eurostat, è di 433 euro, molto meno del minimo
12
Panorama
Le previsioni pubblicate dalla Commis
febbraio scorso indicano per l’intera Ue
all’1,8% nel 2017 e ulteriore crescita pe
ittadinanza
un esperimento
ssione Europea per la Croazia il 13
e una crescita costante del PIL pari
er il 2018
definito, per esempio dalla Slovenia (805 euro) o dalla Spagna
(826 euro).
I redditi più bassi riguardano paesi come la Bulgaria (235 euro
mensili) la Romania (275 euro), Lettonia e Lituania (380 euro).
Il nord Europa è meglio posizionato in quanto a reddito tanto
che in Lussemburgo la paga minima prescritta è di 1.999 euro,
in Olanda 1.532 euro, in Germania 1498 euro. Va rilevato che ci
sono dei Paesi UE in cui il reddito minimo non viene determinato dalla legge: tra questi figurano l’Italia, l’Austria, la Danimarca, Cipro, la Svezia e la Finlandia.
fL’esperimento finlandese
La Finlandia però pur non avendo un reddito minimo stabilito
per legge sta sperimentando un intervento in ambito sociale
molto interessante che è il reddito di cittadinanza. Un reddito
base di 560 euro al mese per 2 mila disoccupati estratti a sorte.
Che continueranno a ricevere l’assegno anche se trovano lavoro. È l’esperimento sociale partito il 1.mo gennaio in Finlandia.
Obiettivo del progetto, che proseguirà per due anni, è ridurre la
povertà e aumentare il tasso di occupazione. Infatti, come ha
spiegato al Guardian Olli Kangas di Kela, l’agenzia governativa
che si occupa del welfare, i disoccupati finlandesi sono dissuasi
dall’accettare un impiego a basso salario o a tempo determinato perché temono di perdere i sussidi e benefit previsti dal
generoso stato sociale. “Sarà molto interessante vedere come
si comporteranno le persone”, ha detto Kangas al quotidiano
britannico. “Se saranno portate a sperimentare vari tipi di impiego o se, come sostengono i critici, sapere che otterranno un
reddito base senza fare nulla li renderà più pigri“. Kangas ha
anticipato che l’esperimento in futuro potrebbe essere esteso
ad altre categorie di cittadini a basso reddito, ai piccoli imprenditori e ai lavoratori part-time o precari.
I duemila disoccupati non dovranno fornire giustificazioni sul
modo in cui spenderanno i soldi. La somma verrà detratta
da altri eventuali sussidi ricevuti, ma l’erogazione continuerà
anche nel caso in cui trovino lavoro. Il tasso di disoccupazione in Finlandia, un Paese di 5,5 milioni di abitanti, è intorno
all’8%, per un totale di 213mila persone senza lavoro, e il reddito medio nel settore privato è di circa 3.500 euro al mese.
l’esperimento dovrebbe aumentare l’occupazione che risente
dell’elevato costo del lavoro e dell’elevata spesa pubblica. Nel
2019 si valuteranno i risultati ottenuti.
D. P. R.
Panorama
13
italiani nel mondo
«Sono stato sempre convinto che la politica non può essere fatta di slo
fondo. Questa visione complessiva è mancata», così l’onorevole Marco
a cura di Ardea Velikonja
I
l Pd è sempre più in difficoltà, diviso al suo
interno. Tra leggi delega, decreti e future
circolari, il partito guidato da Matteo Renzi
barcolla. All’orecchio di ItaliaChiamaItalia
arrivano voci che parlano di forti polemiche
tutte interne ai dem.
È così? Cosa sta succedendo davvero?
Ecco cosa ha detto l’On. Marco Fedi, deputato
Pd eletto oltre confine e residente in Australia,
che nei giorni scorsi è stato molto critico con
il governo, a proposito di lingua italiana nel
mondo: “La legge delega sulla buona scuola ha
prodotto una serie di decreti attuativi. Tra questi
anche il decreto attuativo che ridisegna l’impostazione per l’estero. A poche ore dal passaggio
in Consiglio dei Ministri, ho saputo che il testo
conteneva l’abrogazione della legge 153/71. Occorre ricordare che avevamo posto all’attenzione
del Governo una necessità: evitare di abrogare
qualcosa senza aver definito gli strumenti nuovi,
alternativi a quelli esistenti”.
Una volta saputo di questa abrogazione, lei che ha fatto?
“Ho sollevato subito il problema; lo stesso CGIE,
al quale andava richiesto il parere sul decreto,
si è mobilitato. Nel decreto l’abrogazione della
legge 153 del 1971 è sparita. È un fatto positivo, ma non significa molto. Deve essere accompagnata da altri passi concreti”.
Tipo?
“Negli anni, le dinamiche e le interpretazioni
ministeriali così come l’evoluzione ‘storica’ della
normativa, oggi oggetto di revisione, ci hanno
riservato sorprese. Forse è il caso di passare ad
una fase matura, in cui alle sorprese sostituia-
14
Panorama
Promozione di ling
mo un dialogo sereno ed aperto. La discussione
al nostro interno è assolutamente positiva, anche se esistono sensibilità diverse”.
I più critici le rimproverano di difendere posizioni precostituite…
“Non si tratta di difendere posizioni precostituite oppure vecchi modelli: si tratta di fare passaggi di cui sia possibile seguire l’evoluzione”.
Lei l’altro giorno ci ha detto al telefono che questa vicenda si presta ad interpretazioni diverse tra loro. Perché?
“Perché è mancata l’interlocuzione politica,
quindi ciascuno è legittimato ad interpretare
fatti, azioni e ritardi come vuole. Davanti al
rischio concreto che a seguito della necessità
una manovra aggiuntiva di oltre tre miliardi
vi possa essere una ulteriore contrazione delle
risorse, si continua a parlare di grandi risultati.
Dovremo essere molto modesti, attenti a non
illudere alcuno e pronti a rispondere ad altre
emergenze. Non sono preoccupato degli attacchi personali, ma mi preoccupo per il futuro
della promozione di lingua e cultura italiane
nel mondo. Sono stato sempre convinto che
la politica non può essere fatta di slogan o
forzature ma di consapevole adesione a scelte
strategiche di fondo. Forse ho perso qualche
passaggio ma questa visione complessiva è
mancata.
Lo schema di decreto legislativo recante ‘Disciplina della scuola italiana all’estero’ (a norma dell’articolo l, commi 180 e 181, lett. h),
della legge 13 luglio 2015, n. 107, approvato
dal Consiglio dei Ministri ed ora all’attenzione
del Parlamento per il parere congiunto delle
Commissioni Esteri e Cultura, abrogando gli
articoli dal 625 al 675 del DL 16 aprile 1994
n.297, non solo lascia in una sorta di limbo gli
enti gestori che non vengono esplicitamente
citati, determina una condizione di sostanziale
novità per cui i soggetti privati non debbono
avere finalità oggettivamente riconducibili,
attraverso l’esame degli statuti, alla formazione linguistico-culturale dei ‘lavoratori italiani
e dei loro congiunti emigrati’, ma di soggetti
genericamente ‘senza fini di lucro attivi nella
diffusione e promozione della lingua e cultura
italiana nel mondo’.”
Comprendiamo la necessità di superare un insegnamento destinato a
soggetti “storicamente” superati, anche se i nuovi flussi migratori lascerebbero spazio anche per questa categoria di persone, e di rivolgersi alle
società di insediamento, ma davvero
crediamo che gli strumenti migliori
per farlo possano essere, ad esempio,
le associazioni con finalità sociali, ricreative o sportive?
“Riflettiamo anche su questi temi, perché una
cosa è certa, questo decreto lascia ampia discrezionalità alla nuova direzione generale e al
MAECI. Il Partito Democratico farà la sua parte
proponendo un ruolo centrale degli enti gestori, accanto alla presenza degli insegnanti di
ruolo dall’Italia nelle scuole italiane all’estero.
D’altro canto è questo il modello diversificato
ogan o forzature, ma di consapevole adesione a scelte strategiche di
Fedi deputato del Pd eletto oltre confine, residente in Australia
gua e cultura: scatta l’SOS
che il Piano Paese, per ciascuna realtà, ci consegnerebbe una volta a regime”.
Sulla cittadinanza sostenete che la
responsabilità sia vostra, del Parlamento. In che modo vi assumete questa responsabilità?
“Abbiamo portato la riforma della cittadinanza
per i migranti al massimo del nostro impegno
con l’approvazione della riforma da parte della
Camera. Per ottenere questo risultato abbiamo
lasciato che il Senato seguisse la riforma per ciò
che attiene alle comunità italiane nel mondo.
Ed al Senato hanno lavorato bene.
Sui temi centrali alla vita delle nostre comunità, il riacquisto della cittadinanza ed il superamento della discriminazione nei confronti delle donne, abbiamo elaborato proposte di legge
che il Senato, grazie ai colleghi eletti all’estero,
ha portato fino alla discussione in Commissione affari costituzionali ed è ora in attesa del
parere della commissione bilancio. Il tema qui
è riuscire a dimostrare, a convincere, dati alla
mano, che non vi saranno costi aggiuntivi.
Non vi saranno costi aggiuntivi per lo Stato
sotto il profilo amministrativo e non si creerà
alcun circuito perverso di incentivazione al
rientro in Italia. Per la copertura sanitaria, ad
esempio, occorre avere la residenza in Italia e
ciascuno dei soggetti aventi diritto al riacquisto della cittadinanza potrebbe già ristabilire
la residenza in Italia ed avere queste tutele.
Per le donne a cui riconoscere la facoltà di
trasmissione della cittadinanza, poi, esistono
sentenze della Cassazione e giusto sarebbe
riconoscere questo diritto, come peraltro vari
Governi si sono impegnati a fare. Ecco, stiamo
lavorando a questo aspetto, anziché interrogare il Governo ed avere la stessa risposta. Fornire
al Governo il nostro lavoro di analisi, puntuale,
su costi, a nostro avviso ‘immaginari’ e non
esistenti, ma che, anche sull’opinione pubblica
italiana, se non spiegati bene, avrebbero un
impatto negativo. Per i migranti poi, sottolineo
che almeno un milione di persone, di cui la
maggior parte giovani di seconda generazione, nati in Italia o arrivati nei primi anni di vita,
con parenti di origine straniera, chiede da anni
l’ottenimento dello status di cittadino.
Il 13 ottobre del 2015 la Camera dei Deputati
ha approvato in prima lettura il disegno di legge sulla riforma della legge sulla cittadinanza
che è bloccato in Commissione Affari Costituzionali al Senato, a causa di numerosi rinvii e
dei 7.000 emendamenti presentati principalmente dalla Lega Nord. Nonostante il testo di
riforma della legge sulla cittadinanza presenti
moltissime criticità e limiti su diversi temi, la
sua approvazione in via definitiva al Senato
potrebbe comunque rappresentare un miglioramento rispetto all’attuale legge n.91 del
1992, basata sul principio dello Ius sanguinis.
Ma soprattutto rappresenta un semplice gesto
di civiltà per il nostro paese”.
Quali sono gli altri temi che state seguendo in questo inizio 2017?
“Con il decreto mille proroghe veniamo incontro alle richieste di migliaia di giovani italiani
i quali hanno maturato all’estero importanti
esperienze umane, culturali e professionali e
hanno deciso di rientrare in Italia. I colleghi
Senatori stanno presentando un emendamento al Decreto Legge 30 dicembre 2016, n. 244
concernente ‘Proroga e definizioni di termini”’
con il quale abbiamo chiesto la proroga dei
benefici fiscali fino al 31 dicembre 2018 (per
i soggetti che attualmente usufruiscono della
legge 30 dicembre 2010, n. 238) e della facoltà
del diritto di opzione tra due regimi agevolativi, quello della legge 30 dicembre 2010, n. 238
e quello del decreto legislativo 14 settembre
2015, n. 147. Si tratta ovviamente di una piccola proroga per i benefici fiscali previsti dalla
legge sul controesodo, cioè la detassazione
IRPEF del reddito da lavoro del 70 o dell’80 per
cento, a seconda se si tratta, rispettivamente di
lavoratori o lavoratrici e della possibilità per i
beneficiari della legge del 2010 di optare tra
un regime fiscale più favorevole fiscalmente,
fino al 2018, oppure un regime fiscale meno
favorevole ma più durevole, cioè fino al 2020”.
Voto all’estero: alle prossime elezioni
noi italiani nel mondo andremo a
votare con lo stesso meccanismo elettorale che, ormai è chiaro a tutti, fa
acqua da tutte le parti?
“Vedremo se esiste una volontà politica, di
tutte le forze parlamentari, per rivedere i meccanismi della legge ordinaria che regola l’esercizio in loco del diritto di voto. Io sono pronto
con dati, proposte migliorative e soluzioni
tecniche, in caso contrario tacciano tutti per
sempre. Massime cariche incluse”.
Panorama
15
italia
a cura di Fabio Sfiligoi
L’
ultimo salatissimo conto ammonta a 23,5 miliardi di euro. Si tratta
della valutazione che il
Dipartimento della Protezione Civile ha fatto in merito ai
costi economici della sequenza sismica che ha colpito il Centro Italia
a partire dal 24 agosto 2016. Negli
ultimi 150 anni i grandi eventi sismici sono stati 30, in media uno
ogni cinque anni. Il centro studi del
Consiglio nazionale degli ingegneri
ha provato a calcolare quanto sono
costati i sette principali terremoti
verificatisi in Italia dal 1964 al 2012.
Il dossier ha preso in esame anche
dati rilevati dalla Camera dei deputati che si sono concentrati sugli
oneri assunti dallo Stato. Sia per la
realizzazione delle opere di ricostruzione che per la concessione di
contributi finanziari per aiutare la
ripresa economica delle zone colpite dal sisma.
fFriuli: pochi
interventi,
costi elevati
Il terremoto del Belice del 1968 è
costato allo Stato l’equivalente in lire
Dopo la terra
tremano le
ccIl sisma che ha colpito Irpinia e Basilicata nel 1980 è quello che più di tutti ha pesato sulle casse dello Stato
di 2,2 miliardi di euro che, attualizzati al valore dei prezzi del 2014,
salgono a 9,1. La tranche più salata è
stata pagata con la legge finanziaria
del 1988 (412 milioni). L’ultima (50
milioni) con quella del 2008. Tra il
1968 e il 2007 sono stati 28 i provve-
dimenti che in qualche misura hanno coperto i costi del sisma.
Minore il numero degli interventi (nove) per il terremoto in Friuli
Venezia Giulia del 1976, che pure
è costato di più: in totale vennero
stanziati 4,7 miliardi (18 secondo il
Fondi: nemica burocrazia
Lazio, Marche e Abruzzo: ricostruzione
Le immagini che ci arrivano in TV
dal Lazio, dalle Marche e dall’Abruzzo, con tutta la loro drammaticità evidenziano che sostanzialmente poco o nulla sia stato fatto
finora di concreto nelle zone devastate dal sisma. L’interrogativo su
che fine abbiano fatto i soldi de-
16
Panorama
stinati ai terremotati è quindi più
che legittimo. Una contingenza di
eventi naturali catastrofici ha gettato nel caos più totale delle zone
già martoriate, che danno l’impressione di essere abbandonate a se
stesse. Se non fosse per l’incessante
lavoro dei soccorritori sembrereb-
be quasi che lo Stato sia assente.
La mattina del 24 agosto un violentissimo sisma ha sconvolto il
Centro Italia. Sotto le macerie più
di 300 morti, con intere località
come Amatrice, Pescara del Tronto
ed Accumoli letteralmente distrutte. Subito dopo il terremoto, Roma
Per la Protezione civile, il sisma in Centro
Italia costerà 23 miliardi. SOS terremoti:
dal 1968 sono stati spesi 3 miliardi all’anno
ra
casse
costo della vita nel 2014). Il finanziamento più sostanzioso (1,7 miliardi) è del 1977, mentre l’ultima
disposizione è del 1992.
Il violento sisma che ha colpito Irpinia e Basilicata nel 1980 è stato
quello che più di tutti ha pesato sul-
Il terremoto che ha sconvolto Marche e Umbria nel 1997 è costato invece 11 miliardi (13 secondo il costo della vita nel 2014). Nel 2007 è
stata votata la legge 244 che concederà fondi fino al 2024. Costi molto
più contenuti per il sisma che ha
colpito Molise e Puglia nel 2002 che
è costato all’Italia 1,2 miliardi.
Gli ultimi episodi prima della sequenza del Centro Italia sono stati
il sisma dell’Aquila del 2009 e quello in Emilia nel 2012. I dati sono
ancora frammentati e basati sulle
previsioni di spesa. Per il sisma
abruzzese il governo ha stanziato
10 miliardi, anche se la relazione
finale del Presidente della Regione
Abruzzo Gianni Chiodi ha stimato
una necessità di 13,7 miliardi. Discorso analogo per l’Emilia. Roma
ha stanziato 9 miliardi di euro a
fronte di stime che parlano di 13,3.
fDal ‘68 spesi 3
miliardi l’anno
le casse dello Stato. I governi degli
anni ‘80, ‘90 e 2000 hanno stanziato complessivamente 23 miliardi
(52 secondo il costo della vita nel
2014). Le ultime sovvenzioni sono
datate 2006 e 2007 ed elargiranno
fondi fino al 2023.
In totale, dal 1968 a oggi, l’Italia ha
speso 121 miliardi di euro a quali
vanno aggiunti i 23 dell’ultimo sisma, per un ammontare complessivo (rivalutato sempre sulla base
del costo della vita del 2014) di
circa 144 miliardi, in pratica tremiliardi di euro all’anno.
ccManifestazione a favore dei terremotati
di fronte al parlamento italiano
Panorama
17
italia
creò un Fondo di Ricostruzione
con una disponibilità immediata
di 200 milioni. Dopo la scossa del
29 ottobre sono stati 40 i milioni ulteriormente stanziati. Totale
quindi di 240 milioni. Dagli SMS
della Protezione Civile sono stati
ricavati 15 milioni in una prima
tranche, 4,5 milioni in una seconda, 8 milioni dopo il terremoto di
ottobre e 1,5 milioni sotto le festività (quest’ultima parte di fondi però
sono destinati esclusivamente alla
ricostruzione degli edifici scolastici): per un totale di 29 milioni.
Per casi di emergenza come questi
l’Unione europea mette a disposizione un Fondo di Solidarietà, che
può arrivare fino a 350 milioni. Il
primo dicembre il Parlamento europeo ha sbloccato un primo anticipo, di circa 30 milioni.
fI soldi ci sono
ma sono fermi
Se andiamo a sommare tutte queste
voci, il totale dei soldi destinati ai
terremotati è di quasi 300 milioni di
euro. Cifra che ovviamente non può
bastare per la ricostruzione, ma sicuramente da ritenere adeguata per
affrontare i primi mesi di emergenza. La questione allora è sul come
18
Panorama
ccIl sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi
sono stati spesi finora questi fondi.
I terremoti che si sono susseguiti
nel tempo hanno interessato quattro regioni (Lazio, Marche, Umbria
e Abruzzo), con 131 comuni in totale. La zona colpita è molto vasta,
gli sfollati sono tantissimi e i danni
ingenti. A questo va aggiunto che
il territorio interessato si basa economicamente soprattutto sull’allevamento. Le stalle distrutte degli
animali sono quindi una ulteriore
problematica, non di poco conto,
che bisogna considerare.
Detta della complessità della situazione, l’emergenza è ancora alta nelle
zone colpite dal terremoto perché i
fondi disponibili sono sostanzialmente bloccati. Il vero nemico come
sempre è la burocrazia. Se togliamo i
soldi che servono per gli uomini impegnati sul campo e per le emergenze più urgenti, i primi moduli abitativi arrivati e circa 10 milioni stanziati
a favore dei settori dell’allevamento e
del latte, il resto del totale della somma a disposizione è rimasto finora
sostanzialmente inutilizzato.
Il paradosso è quindi che i soldi
non sono stati spesi male o non ci
sono, ma che sono fermi. Ancora
una volta la burocrazia è l’ostacolo
più grande da superare per iniziare
a ripartire.
enogastro
Cose
buone
dal Monte
Il ristorante rovignese
con la prima stella
Michelin in Croazia
di Fabio Sfiligoi
P
er arrivarci bisogna avere
una condizione atletica
discreta: si trova a pochi passi dalla Basilica
di Sant’Eufemia, ci vuole
un’“arrampicata in salita per le calli rovignesi, in cima laddove inizia
la discesa per la via del ritorno”. È
la storia di diversi anni fa, tre amici
(un giornalista, un professore e un
economista), tutti bon vivant, amanti della nouvelle cuisine. Ne avevano
sentito parlare bene da gente del posto (notizie certe quindi) e, perché
no allora, valeva la pena provarci e
vedere di persona.. forchetta. La salita, d’estate in periodo di assoluto
relax, li mette a dura prova, il fiatone
si fa sentire: Eufemia appare di fronte a noi, qualche foto col cellulare,
scusa banalissima per tirare il fiato
e riprendere il cammino. Quasi una
processione con l’acquolina che i tre
affamati affrontano, sentendo salire la fame e la voglia del nuovo che
picchia lo stomaco. Dai, ragazzi, che
l’ora della prenotazione si avvicina,
come se avessimo superato un ipotetico striscione dell’ultimo chilometro al Giro d’Italia. Già allora era
consigliabile provvedere al cartellino con la parola magica “réserve”
abbinata ai nostri nomi. Figuriamoci oggi. Allo “scollinar”, dopo pochi
metri: vittoria! Il Monte era di fronte
a noi. Entriamo: l’ambiente è al top,
di classe. Un paio di minuti per riprenderci dall’emozione dall’esser
giunti a una specie di “Cima Coppi” del buon mangiare per restare in
termini di ciclistici. Mandiamo giù
il frizzantino e inizia il “brainstorming” sulla cena. La scelta cade sul
pesce. Chi scrive opta per scampi
crudi con sorbetto alla mela verde
e prosciutto croccante, degli altri
amici il ricordo è vago, ma resta impresso lo stupore del servizio e della
presentazione. Pur frequentando
ristoranti, mai visto nulla del genere. Mi dissi, tra uno scampo e l’altro... bagnato da fresca e profumata
malvasia: ‘caspita!, questo ristorante
RACCOMANDAzIONI
Come si mangia
bene in Istria
Altri dodici ristoranti istriani, su un totale di 33 per la
Croazia, sono stati raccomandati dalla prestigiosa guida
quali mete per i gourmet:
“Batelina”, Bagnole, “Alla
beccaccia”, Valbadon, “Stanzia Meneghetti”, Valle, “Wine
Vault” di Rovigno, “Sveti
Nikola” di Parenzo, “Zigante”, Levade, “San Rocco” e
“Morgan” di Verteneglio,
“Marina”, “Damir&Ornella”
e “Čok” di Cittanova, “Pergola” di Salvore.
Attualmente nel mondo ci
sono 2.717 ristoranti stellati.
La maggiort parte si trova in
Francia, seguita a ruota da
Giappone e Italia.
Panorama
19
Oltre a tecnica e
abilità il successo si fonda anche
sull’armonia di
coppia fra Tjitske
e Danijel: lei sommelier olandese,
lui straordinario
cuoco. Galeotta fu
una spiaggia dove
si conobbero
ha un enorme potenziale di questo
passo farà carriera’, almeno era la
mia speranza, per potervici tornare
e vederne l’evoluzione.
f1, 2, 3 Stella
Capita così che dopo qualche anno
a inizio febbraio il “Monte” viene
insignito di una stella Michelin. La
prima e finora unica in Croazia.
Il locale è a gestione “familiare”
da più di dieci anni, con i coniugi
Danijel e Tjitske Đekić in trincea
in prima fila, e improvvisamente
si trova al centro dell’attenzione
del giornalismo enogastronomico
e in generale. Entrambi i Đekić,
raccontandosi in questi giorni
alla stampa, si sono detti “felici e
riconoscenti, ma allo stesso tempo consapevoli che la stella oltre
ad essere uno stimolo per il futuro rappresenta un obbligo nei
confronti dell’ospite. Difenderla
è molto più impegnativo”. Tjitske
Il ristorante offre due menu di
degustazione:
Essence e Tenddence
20
Panorama
come si può ben capire dal nome
è olandese, un’affascinante donna
olandese di Utrecht: al “Monte” è
addetta alla carta dei vini. La scelta
come ha più volte spiegato in questi
giorni è circoscritta a un raggio di
500 km, qualcosa che si potrebbe
definire regione Alpe-Adria, ma ci
sono anche bottiglie provenienti da
Dalmazia e Slavonia e dal Nord Italia, l’eccezione sono gli champagne,
chiaro quelli possono essere solo
francesi.
enogastro
GUIDA MICHELIN
Criteri e parametri
Dal 1926 la famosa casa produttrice di pneumatici recensisce i ristoranti inserendoli come consigli
utili durante il viaggio. Ma quali sono i criteri dei
severissimi ispettori e che stanno alla base delle
ambitissime stelle?
Da sempre vengono assegnate da 1 a 3 stelle.
1 stella: ristorante molto buono nella sua categoria
2 stelle: cucina eccellente
3 stelle: cucina eccezionale
L’ispettore incaricato, sempre e assolutamente in
incognito, si siede al tavolo del ristorante e con-
fNegato per l’edilizia
Per Michelin il “Monte” possiede una
carta dei vini interessante. Se Danijel
oggi è uno chef straordinario lo deve
allo scarso talento per l’edilizia che
lascia quasi subito per avventurarsi
tra i fornelli. In spiaggia, dice lui, in
discoteca, dice lei, avviene il fatidico incontro con l’attuale signora. Gli
Anni Novanta non sono anni da intraprendere attività nel campo della
ristorazione/turismo, così il “Monte”
va in affitto e la coppia si trasferisce
a Utrecht. Col tempo Danijel capisce che la cucina è il suo futuro,
ne approfitta per partecipare
ad aggiornamenti per conoscere i segreti da grandi
Mestri francesi come Alain
Passard e Gaël Orieux. Poi
in Catalogna si scoprono
rudimenti e segreti della
cucina molecolare. L’affiatamento con Tjitske
funziona e così a Utrecht
s’avventurano aprendo
un ristorante fino al 2001,
anno che segna il ritorno
a Rovigno, al “Monte”. Il
ristorante offre due menu
di degustazione Essence e
Tendence, il primo fatto di
cinque portate il secondo di
sette. Ora fino al 14 aprile il
ristorante è chiuso per ristruttu-
sulta il menù, sceglie tra l’offerta gastronomica un
piatto che consenta di valutare la qualità della materia prima, le cotture, il giusto equilibrio tra gli
ingredienti, la creatività dello chef, la rivisitazione
delle ricette, il giusto rapporto qualità/prezzo. La
visita continua poi con l’ordinazione di altre tre
portate diverse tra loro per valutare le competenze
dello chef e dell’intera brigata di cucina. Quindi si
utilizzano quattro parametri fondamentali: qualità del prodotto, tecnica della preparazione, equilibrio fra gli ingredienti e ceatività dello chef
Importantissimi sono anche qualità del servizio,
atmosfera, arredi e location del ristorante in esame.
razione dell’ambiente e dell’offerta di
vino e dei menù. Inizio ad allenarmi
per preparare al meglio la salita.
fPolemiche
meno una notizia così positiva è stata scevra di reazioni negative, specie
nell’ambiente degli chef. Uno di questi,
fra l’altro giudice nella versione croa-
Come succede spesso
in Croazia nem-
Panorama
21
enogastro
ta di Masterchef, Andrej Barbieri, ha
gridato alla vergogna, attaccando soprattutto la scelta della Michelin non
tanto il “Monte”. Secondo Barbieri come ribadito sul web - è inspiegabile
che nella lista dei locali raccomandati
non ci sia, secondo lui, il miglior ristorante croato il “Pellegrini”, mentre vi
figurerebbe un locale escluso dall’Associazione Jeunes Restaurateurs europei (giovani ristoratori europei) perché al di sotto del livello necessario e
addirittura tre sarebbero chiusi. Anzi
Barbieri (che sappiamo è molto polemico) ha parlato di figuraccia della
22
Panorama
Michelin... Ma lo hanno fatto anche
con New York, quindi)”.
Tom Gretić, uno dei cuochi più talentuosi del panorama croato oggi
impegnato come consulente, prima
di tutto ha voluto complimentarsi
col “Monte“ e con il collega Danijel,
perché “è uno chef eccezionale: la sua
storia è un racconto del cibo attraverso lo spazio. La stella è un traguardo
meritato e sarà un ottimo incentivo
per il futuro”. Anche lui come Barbieri
ha avuto da ridire sulla lista dei ristoranti “segnalati”: “Ci sarebbero buchi
e manchevolezze, anche se è chiaro
che solo le ‘stelle’ portano clienti e interesse. Il resto è irrilevante”.
Un altro chef al vertice in Croazia,
Mate Janković, ritiene che “il Monte”
sia da anni al top e che la stella sia meritata. I proprietari lavorano all’ombra
sono modesti e questo è il culmine del
loro impegno quotidiano. “Secondo
me – ha detto su un sito web -, il riconoscimento ai colleghi rovignesi non
farà altro che aumentare la concorrenza nel campo della ristorazione perché
ora sappiamo che le stelle possono arrivare anche in Croazia. Speriamo che
il Monte non resti un caso isolato”.
Mestiere d’ispettore
Fino a 800 visite l’anno
Gli ispettori Michelin arrivano a compiere
all’anno circa ottocento visite ad alberghi e
ristoranti, assaggiando piatti, controllando
stanze, guardando come vengono serviti gli
altri clienti, ispezionando i centri benessere e
gli altri servizi dell’albergo. A volte con prenotazioni sotto falso nome e un anonimato che
può scomparire, solo a volte, rigorosamente
quando il conto è stato saldato e c’è bisogno di
qualche informazione supplementare.
È consigliabile che l’aspirante ispettore abbia
alle spalle degli studi in campo alberghiero:
deve seguire un percorso di formazione di
6-12 mesi dove impara le regole della casa e
come si procede alla valutazione di una struttura; poi parte l’affiancamento con il collega
esperto fino a quando è libero di addentrarsi
in menu e stanze d’albergo.
Panorama
23
eventi
A
di Ardea Velikonja - foto di Igor Gržetić
nche quest’anno le
attiviste della Comunità degli Italiani di
Veglia si sono date
da fare per allestire
la mostra che ogni anno riscuote
un grosso successo di pubblico, il
quale viene da tutta l’isola per vedere e applaudire la bravura delle
socie nella centralissima galleria
“Decumanus”. Denominata Le
mascherine di Carnevale, l’esposizione ha visto i lavori di tutte le
sezioni artistiche della CI: il batik,
i lavori in tela, la ceramica e la sezione mista.
In genere la sezione artistica “Milo
Seršić” nonostante che la sede della Comunità degli Italiani non abbia l’acqua corrente è molto attiva.
Infatti le valenti ed operose socie
si portano da casa le taniche d’acqua per lavorare e ciò dimostra
quanto si fa’ a Veglia per mantenere viva l’attività in CI. Lavorano tutto l’anno per preparare tre
grandi mostre: quella di Natale, di
Capodanno e del Carnevale. Ma i
loro lavori vengono esposti anche
alla galleria “Toš” di Punta.
Silvana Pavačić, presidente del-
24
Panorama
Grande successo della mostra dedicata
alla «quinta stagione» allestita dalle
valenti attiviste della Comunità degli
Italiani di Veglia
Le tante facce
di Carnevale
la CI, nel parlarci della mostra
ha detto: “Noi lavoriamo con il
motto ‘niente è difficile se lo fai
con amore ed entusiasmo’. Devo
innanzitutto ringraziare le mie
colleghe che mi hanno aiutato ad
allestire questa ennesima mostra:
la prof.ssa Luciana Trinajstić per
il batik, Blanka Petrić per la ceramica e Božica Žic per le mascherine. Noi siamo in pochi però ci
diamo da fare per venir notati e
per dimostrare quanto sia forte
l’italianità a Veglia. Per la nostra
città che in quanto centro turi-
ccGrande successo di pubblico
alla galleria Decumanus
ccLe autrici delle maschere all’apertura della mostra
stico d’inverno è un po’ assopita,
questa mostra è un grande evento
anche perché si trova nella centralissima piazza cittadina. Ogni
anno il sindaco ci ringrazia per
l’allestimento di mostre in proprio e anche Maja Parentić, direttrice del locale Centro di cultura,
ha espresso la sua soddisfazione
per la collaborazione con la CI di
Veglia. La mostra che si è conclusa il 23 febbraio ed ha registrato
un grosso successo di pubblico e
quindi la Comunità degli Italiani
può essere veramente soddisfatta”.
Panorama
25
cinemania
I contenuti
- Alida Valli, volto d’Europa,
di Mariapia Comand, Stephen
Gundle (pp. 6-13)
- La vita è una gara: chi ha
polvere spara. Sulamita
alla conquista del cinematografo, di Marcello Seregni
(pp. 16-20)
- Biografie di una “stella
di casa nostra”: Alida Valli
da giovinetta a mamma, di
Raffaele De Berti (pp. 21-39)
- Sfasature, deviazioni, e ritorni. Alida Valli nella cultura cinematografica italiana
del secondo dopoguerra, di
Francesco Pitassio (pp. 40-55)
- Le interpretazioni in “Il
caso Paradine” e “Il terzo
uomo”, di Lola Breaux (pp.
56-66)
- Lettere dall’America: Alida raccontata da Oscar de
Mejo, di Mariapaola Pierini
(pp. 67-78)
- Vallinferno. Interpretazioni di genere di una diva “del
passato”, di Giovanna Maina
(pp. 79-91)
- “Mia carissima Alida”. Le
lettere degli ammiratori
nell’Italia mussoliniana, di
Federico Vitella (pp. 92-114)
- La “fidanzata degli italiani” e i suoi partner cinematografici, di Cristina Colet (pp.
116-123)
- A lezione di stile. Divismo
e moda negli anni Trenta e
Quaranta, di Meris Nicoletto
(pp. 124-133)
- Essere (almeno) due. Bibi
Campanella e le altre donne
di Alida Valli, di Lucia Cardone (pp. 134-140)
- La documentazione, di Laura Pompei (pp. 142-148)
- Le foto, di Marina Cipriani
(pp. 149-154)
- Una divinizzazione continuamente interrotta, di
Gian Piero Brunetta (pp. 154157)
26
Panorama
Un’esplorazion
del pianeta V
I
l numero 586 di “Bianco e Nero” (settembre-dicembre 2016), rivista quadrimestrale del Centro Sperimentale di Cinematografia – che per l’occasione esce in veste
monografica, a cura di Mariapia Comand
e Stephen Gundle – può essere letto come un
ulteriore passo in avanti nella comprensione
del complesso e affascinante pianeta Alida
Valli. Ricorrendo a materiali anche inediti,
provenienti dall’archivio privato dell’attrice
– che per gli storici offre piste di ricerca eccezionali e dal quale, tra l’altro, sono tratte
le immagini inserite nella pubblicazione –,
esplora alcuni lati della sua traiettoria artistica, del suo percorso di donna, della sua figura
e di ciò che rappresentò nell’immaginario
collettivo delle varie epoche che segnò con
la sua presenza sul grande e piccolo schermo,
sui palcoscenici e nei rotocalchi.
È passata alla storia grazie al suo inconfondibile charme, a quell’eleganza ormai rara, a una
fotogenia spettacolare, alla straordinaria sensibilità e alla bellezza talmente particolare e sofisticata da lasciare chiunque senza parole. Baronessa di Marckenstein e Frauenberg, figlia di
una bellissima pianista istriana (Silvia Obrekar)
e di un barone italiano appartenente al Sacro
Romano Impero Germanico (Gino Altenburger)
che per diletto faceva professore di filosofia e il
critico musicale, Alida Maria Altenburger nasce
il 31 maggio 1921 a Pola (si spegne a Roma il
22 aprile 2006). Si dice che lo pseudonimo Valli, da lei adottato nel 1936, fosse stato scelto
consultando a caso un elenco telefonico. Il suo
esordio nel cinema, più di ottant’anni fa, a soli
quindici anni, con il film “I due sergenti”. Da
questo primo lavoro alla notorietà il passo sarà
breve: infatti, la sua è stata una carriera straordinaria, dall’Italia a Hollywood e poi attraverso
l’Europa, all’insegna della ecletticità e della
disponibilità al cambiamento: da “fidanzatina
degli italiani” a protagonista del cinema d’autore, a sorprendente perfida maliarda nelle
performance di genere degli ultimi anni. Alida
Valli ha attraversato tutte le stagioni del cinema italiano. E non solo: in quasi settant’anni
di carriera, ha spaziato tra cinema, teatro (interprete di Pirandello, Ibsen, Williams, Sartre e
Miller ecc.) e televisione. Ha recitato in più di
un centinaio film per il cinema; ha partecipato in più di 30 diverse produzioni televisive e
in più di 30 lavori teatrali. Un’indiscussa star,
che non ha avuto mai atteggiamenti divistici,
mantenendosi sempre schiva, riservata, tant’è
che un critico dirà: “La più grande interpretazione della Valli è la fuga”.
fAlmeno tre ragioni
“Ci sono diverse ragioni per dedicare un numero di ‘Bianco e Nero’ ad Alida Valli – premettono i due curatori nelle pagine introduttive, dal
titolo Alida Valli, volto d’Europa –. Innanzitutto
la sua storia ha un incredibile appeal narrativo: nata baronessa Von Altenburger a Pola nel
1921, decide di voler diventare attrice talmente giovane che, quando si presenta a un corso
di recitazione alla Cinegrafica di Milano, non la
prendono nemmeno in considerazione e anzi
la rispediscono a casa. Debutta ufficialmente a
quindici anni in ‘I due sergenti’ di Enrico Guazzoni, nel 1936, esattamente ottant’anni fa. E
in brevissimo tempo diventa una star di prima
grandezza, ‘l’attrice più amata dagli italiani’
ricorda Dino Risi”.
“Un secondo ma non secondario motivo di
interesse risiede nel fatto che, come ha scritto Oriana Fallaci, ‘la sua storia è in fondo la
nostra storia: fascismo e telefoni bianchi,
dopoguerra e processo Montesi, sconfitte e
fughe in America a cercar nuova vita’. Il suo
è il ‘volto d’Europa: così stanco eppure così
vivo, così amaro eppure così dolce, così consapevole di colpe, mortificazioni, speranze,
virtù’. Dunque occuparci di Alida Valli – rilevano Mariapia Comand e Stephen Gundle –
ne
Valli
Curato da
Mariapia
Comand
e Stephen
Gundle,
un numero
monografico
di «Bianco e
Nero», rivista
quadrimestrale
del Centro
Sperimentale di
Cinematografia,
dedicato alla nota
attrice italiana
nata a Pola
significa in un certo senso ripensare la nostra
storia, esplorare il crocicchio delle identità, le
molteplici forme delle identità sue e nostre,
cercando di districarsi nel garbuglio dei fili
simbolici della matassa storica. C’è poi un
terzo motivo che ci ha portato ad Alida Valli ed
è che la sua vicenda si intreccia con quella del
Centro Sperimentale di Cinematografia, la cui
rivista è appunto ‘Bianco e Nero’”. Valli entrò al
(neonato) Csc nel 1936 e proprio alla Biblioteca
Chiarini di quest’ultimo è stato affidato l’archivio privato dell’attrice”.
“Bianco e Nero” 586 è suddiviso in tre parti: la
prima comprende saggi (tutti proposti anche
in lingua inglese) che si sviluppano secondo un
ordine storico-cronologico; la seconda ha nel
“focus” alcuni lati della sua attività e della vita
privata; la terza invece è incentrata sul Fondo
Alida Valli.
fRete di legami affettivi
Il filo rosso che corre lungo tutto il numero è
composto “dalle reti dei legami affettivi che
si irradiano da Alida Valli e verso Alida Valli”,
una sorta di “topografia dei sentimenti”, un
“atlante delle emozioni”. “Le lettere private
per esempio sono testimonianze che ci offrono un punto di osservazione quasi al microscopio sui tessuti profondi di un’epoca, di-
schiudendo meravigliosi e improvvisi squarci
sui tempi, sul sistema dei pensieri, sui vissuti
e sulle aspettative appagate e represse”, affermano i curatori.
Immancabili i riferimenti alla sua evoluzione
artistica, tra ruoli, retroscena, testimonianze
dal set. La carriera cinematografica di Valli
può essere suddivisa in quattro fasi principali.
La prima copre il periodo che va dal debutto nel 1936 fino alla consacrazione come
una delle più importanti attrici italiane nel
1941-1942; il secondo periodo corrisponde
all’immediato dopoguerra, quando riesce a
mantenere la sua popolarità cercando strenuamente di ritagliarsi un ruolo peculiare
Panorama
27
cinemania
e centrale come quello rivestito negli ultimi
anni del fascismo; la terza fase è quella del
soggiorno a Hollywood, con i film realizzati
in America e all’estero mentre era sotto contratto con David O. Selznick, a cominciare da
“Il caso Paradine” (Alfred Hitchcock, 1947); la
fase finale ha inizio con la sua affermazione
nel ruolo della contessa Livia Serpieri in “Senso” (1954) di Luchino Visconti ed è segnata
da numerose apparizioni importanti in film
d’autore italiani ed europei, fino a tutti gli
anni Sessanta e oltre.
I saggi di “Bianco e Nero” spiegano alcuni dei
processi in atto in ogni fase delle sfide che l’attrice dovette affrontare muovendosi dall’una
all’altra parte del modo, in cui riuscì a coniugare la vocazione di attrice cinematografica con
gli svariati altri ruoli che si trovò a ricoprire sia
nella sua attività professionale (con il crescere
della sua fama divenne anche ragazza da copertina, modello di comportamento, icona di
moda e di bellezza, testimonial, perfino una
sorta di simbolo della nazione) che in quelli connessi alla sfera privata (come moglie,
madre e amica). Nei vari approfondimenti,
si mette a fuoco anche un’ulteriore serie di
aspetti, finora ignorati o sconosciuti, della vita
e dell’opera di una delle più longeve dive italiane del ventesimo secolo, inquandrandole in un
contesto più ampio.
Il viaggio nell’universo Valli parte dai suoi
esordi, dal film rilevazione. “Alida Maria Altenburger von Markenstein und Frauenberg
nasce due volte. La prima a Pola, il 31 maggio 1921, bambina in una famiglia agiata
che ben presto si trasferisce a Como. La seconda al cinematografo, nel 1937, quando
in ‘Il feroce Saladino’ compare per la prima
volta con il suo nome d’arte, Alida Valli. Ma
non solo: Saladino è anche il primo film che
la vede come protagonista, ancora sedicenne; è uno dei primi film italiani che portano sullo schermo il mondo della rivista; è
anche esempio singolare di commistione
tra il mondo radiofonico e quello cinematografico, la pubblicità e il costume – scrive
Marcello Seregni in “La vita è una gara: chi
ha polvere spara. Sulamita alla conquista del
cinematografo” –. Un film satirico, grottesco,
anomalo nella filmografia del regista Mario
Bonnard, ma anche nella cinematografia
italiana, nel quale spicca proprio la giovanissima interprete, definita dalla critica un’ “incantevole figura” che “si rivela un’ingenua di
non comune qualità”, una “bellissima figliola
triestina che atteggia il suo profilo vagamente garbeggiante con molta grazia”.
28
Panorama
fL’immaginario
andate e ritorni
Fin dai suoi inizi cinematografici, dunque,
diventa una nuova icona di bellezza, modello
femminile dell’italianità. Da graziosa e spontanea donnina piena di energia – in commedie
come “Sono stato io!” (Raffaello Matarazzo,
1937) o “Mille lire al mese” (Max Neufeld,
1939) – diventa la giovane moglie di un medico troppo distratto dal lavoro in “Assenza ingiustificata” (Max Neufeld, 1939) o la sposa di un
professore in “Ore 9 lezione di chimica” (Mario
Mattoli, 1941) e contemporaneamente approda alla piena maturità drammatica di moglie
e madre in “Piccolo mondo antico” (Mario Soldati, 1941), incarnando la moglie tranquilla, la
madre amorosa e l’orgogliosa donna istriana.
In “Biografie di una ‘stella di casa nostra’: Alida
Valli da giovinetta a mamma”, Raffaele De Berti
studia la costruzione del personaggio divistico
in relazione a uno specifico contesto culturale,
come quello italiano in un momento di grande
sviluppo mutuato dal modello hollywoodiano,
ponendo l’attenzione alla natura dinamica dei
valori veicolati dalla star in relazione al mutamento dei quadri storici e sociali.
Biografia personale e artistica vengono sfruttate per farle coincidere in un gioco di rimandi
continui, che segnano una nuova tappa, più
drammatica, nella carriera dell’attrice e che
riflettono la stessa condizione storica che sta
vivendo l’Italia. La transizione di Valli dal cinema del passato a quello nuovo passa ancora
simbolicamente attraverso la sua biografia,
con il matrimonio (con Oscar De Mejo) e la
maternità, che sanciscono una nuova vita e la
preparano a nuove sfide sullo schermo da affrontare negli Stati Uniti.
In “Sfasature, deviazioni, e ritorni. Alida Valli
nella cultura cinematografica italiana del secondo dopoguerra”, Francesco Pitassio ripercorre la parabola di Alida Valli dagli anni Trenta
agli anni Cinquanta e con essa alcuni processi
in atto nella cultura cinematografica italiana.
Fino al secondo dopoguerra l’attrice incarna
prima una cultura spettacolare cosmopolita,
nelle commedie all’ungherese; poi, la richiesta di frange della cultura nazionale di forgiare modelli divistici compatibili con le politiche
razziali. Entrambi questi aspetti si associarono
a una celebrità divistica forgiata sul modello
hollywoodiano. Ma sia questo genere di fama,
sia i valori che le sono associati mal si adattavano alla fase postbellica, al neorealismo, e
alla esigenza di rifondare la cultura italiana.
Come un’intera generazione di attrici, Valli
Lo Stradivari
in calze di nylon
Così la definì l’attore
Charles Laughton,
incontrato sul set di
«Il caso Paradine».
Alida Valli è passata
alla storia grazie al suo
inconfondibile charme,
all’eleganza innata,
alla straordinaria
sensibilità e alla
bellezza talmente
particolare e sofisticata
da lasciare chiunque
senza parole. In quasi
settant’anni di carriera
ha attraversato tutte
le stagioni del cinema
italiano, spaziando tra
grande schermo, teatro
d’autore e televisione.
Un’indiscussa star,
che non ha avuto mai
atteggiamenti divistici
non riuscì a partecipare pienamente al fenomeno. Trascurata dal neorealismo, si trovò
confinata soprattutto in film storici e melodrammi contemporanei in cui, in ben cinque
occasioni, interpretò il ruolo della prostituta o
comunque di una donna che a un certo punto
si trovava a fare sesso per denaro. Accettando ruoli negativi – secondo un’ipotesi molto
diffusa come una sorta di penitenza per i suoi
rapporti con il fascismo (voci senza dubbio infondate che fosse stata l’amante di Mussolini,
furono diffuse da molte denunce anonime, fin
quasi al punto di impedirle di avere il visto per
gli Stati Uniti, che riuscì a ottenere soltanto
dopo le forti pressioni esercitate da Selznick in
person) –, rivelò tutte le sue capacità attoriali
nell’interpretare donne moderne sessualmente anticonformiste.
Durante tutto il soggiorno americano, l’imma-
ta, quindi la scelta di ruoli più secondari e dal
rilievo drammaturgico e simbolico fluttuante
e la frequentazione degli scivolosi territori
dell’horror e del thriller.
fApprofondimenti
ccLa piccola baronessa Alida Maria Laura von Altenburger in un’immagine del 1924, circa
gine di Valli fu fortemente legata all’idea di
famiglia, con De Mejo che sulle colonne della
rivista “Fotogrammi” – in una serie di testi analizzati da Mariapaola Pierini (“Lettere dall’America: Alida raccontata da Oscar De Mejo”)
– raccontava la vita che lui e la moglie conducevano a Hollywood. Il periodo USA non fu
positivo per l’attrice: si trovò ad affrontare l’esperienza, per molti aspetti alienante, di essere
rimodellata dalla testa ai piedi da Selznick. Per
“Il caso Paradine” la sua immagine venne completamente trasformata e resa più glamour per
fare di lei una grande star alla maniera di prima
della guerra. Subito dopo, l’impero di Selznick
cominciò a declinare e il produttore fu costretto
a prestarla ad altri studios; tuttavia, come mostra Lola Breux (“Le interpretazioni in ‘Il caso
Paradine’ e ‘Il terzo uomo’”), sono di questo
periodo alcune delle migliori interpretazioni in
lingua inglese di Valli, tra cui va citato “Il terzo
uomo” (Carol Reed, 1949), forse il film più importante della prima fase della Guerra fredda,
certo quello che avrebbe fissato per sempre la
figura di Valli nell’immaginario del pubblico
internazionale.
La maturità: Giovanna Maina in “Vallinferno.
Interpretazioni di genere di una diva del ‘passato’” analizza, in particolare, il rapporto tra
invecchiamento (in una celebre intervista del
1965 con Oriana Fallaci, dichiara perentoriamente di non avere paura di perdere la propria
bellezza con l’avanzare dell’età. “Io non lo so se
sono ancora bella: non so nemmeno se lo sono
mai stata”, afferma. “Però so che capire mi dà
molta più gioia che essere bella: e per capire
bisogna invecchiare”), performance attoriale
e “ridimensionamento” del peso divistico in alcuni dei suoi ruoli di genere degli Anni Settan-
Il saggio “’Mia carissima Alida’. Le lettere degli
ammiratori nell’Italia mussoliniana” di Federico Vitella indaga il fandom italiano a partire
dal caso specifico del culto divistico di Alida
Valli nell’Italia fascista, sulla base anche della
collezione di lettere di ammiratori del Fondo
Valli acquisita dal Csc. Nella sezione “Focus”,
l’articolo di Cristina Colet (“La ‘fidanzata degli italiani’ e i suoi partner cinematografici”),
prende in considerazione alcuni casi di rilievo
che hanno contribuito alla sua affermazione
tra la fine degli anni Trenta e l’inizio del decennio successivo. Volto atipico per i canoni
estetici femminili italiani dell’epoca, grazie a
una recitazione trasparente e versatile, Alida
Valli è stata capace di essere molteplici donne,
ma soprattutto di adattarsi alle caratteristiche
delle performance dei suoi partner cinematografici, senza mai risultare fuori parte. Meris
Nicoletto, in “A lezione di stile. Divismo e moda
negli anni Trenta e Quaranta”, esamina il rapporto tra cinema e moda in quel periodo e i
costumi e le toilette che, di film in film, resero
Alida Valli una trendsetter per le sue coetanee;
mentre Lucia Cardone, in “Essere (almeno) due.
Bibi Campanella e le altre donne di Alida Valli”
si addentra nel rapporto con le figure del suo
entourage familiare e professionale.
L’ultimo capitolo (contributi di Laura Pompei,
Marina Cipriani e Gian Piero Brunetta) si sofferma sull’archivio dell’attrice, donato dai figli
Carlo e Lorenzo De Mejo alla Fondazione Centro
Sperimentale di Cinematografia tra il 2015 e il
2016. Sono migliaia di documenti di lavoro e
personali, circa cinquemila lettere, un centinaio di fascicoli di riviste, centosessantanove
tra sceneggiature e copioni, un centinaio di
documenti promozionali, stampe fotografiche
in bianco e nero e a colori per un numero complessivo di circa 2700 elementi (tra cui molte le
immagini di lei infante o appena ragazzina con
i propri genitori e con altri familiari). Dunque,
la disponibilità di materiale per ulteriori ricerche è ampia. La speranza è che quest’opera di
esplorazione del pianeta Valli prosegua. “Molto
lavoro rimane ancora da fare, per esempio sui
contratti, le interpretazioni teatrali, i rapporti
con registi e produttori”, come osservano Mariapia Comand e Stephen Gundle.
Ilaria Rocchi
Panorama
29
Academy Awards
2017: cerimonia
finale con gaffe,
suspense e tante
battute sul
presidente Trump.
Alla fine contenti
tutti?
a cura di Fabio Sfiligoi
S
ull’errore di Warren Beatty alla consegna dell’Oscar per il miglior film
sui social network di tutto il mondo si è scatenata
una presa in giro generale dello
star system hollywodiano. Additittura si è sfociato nella politica,
abbiamo letto: “... e se Donald
Trump fosse frutto di una busta
sbagliata...”. Qualcuno con l’aiuto
di photoshop si è inventato buste
impossibili con Oscar assegnati
a Bugs Bunny, Michael Jordan e
Charles Barkley per “Space Jam”,
film a tecnica mista (cartoon ed
esseri viventi) uscito nel 1996.
In generale, comunque, La La
Land è andato bene ed ha vinto
sei Oscar, tra cui alcuni dei più
importanti (quelli per la Miglior
regia, per la Miglior fotografia
e per la Miglior attrice Emma
Stone, per esempio) ma non ha
sbancato, se si tiene conto che
aveva 14 nomination e ha mancato il premio più importante,
niente record. È andato molto
bene Moonlight – specie alla luce
del colpo di scena finale – che
ha vinto tre Oscar. Sono andati
discretamente bene anche Manchester by the sea e La battaglia di
Hacksaw Ridge, che hanno vinto
due premi per uno.
Fuocoammare di Gianfranco Rosi
non ha vinto il premio Oscar per
il Miglior documentario, a cui era
candidato. Invece i due italiani
Alessandro Bertolazzi e Giorgio
Gregorini hanno vinto il premio
30
Panorama
ccLa La land: Ryan Gosling ed Emma Stone in una scena del film che ha vinto sei statuette
L’Oscar dell’er
ccLa busta giusta che ha confermato il premio a “Moonlight”
per il Miglior trucco e acconciatura col film Suicide Squad,
mentre il regista iraniano Asghar
Farhadi, come annuniato, non ha
ritirato il premio Oscar per il Miglior film straniero (Il cliente) per
protesta contro il “muslim ban”
approvato dall’amministrazione
Trump e che ha definito “disumano”.
L’italo-americano Alan Barillaro ha vinto l’Oscar per il Miglior
cortometraggio
d’animazione
grazie al sorprendente Piper,
prodotto da Pixar Animation
Studios, che racconta la storia di
cinemania
L’intimità di «Moonlight»
Moonlight racconta l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta di Chiron, un ragazzo di colore cresciuto
nei sobborghi difficili di Miami che cerca faticosamente di trovare il suo posto nel mondo. Un film
intimo e poetico sull’identità, la famiglia, l’amicizia e l’amore, animato dall’interpretazione corale
di un meraviglioso cast di attori.
ccUn fermo immagine di Moonlight
rrore
un piccolo piovanello che deve
imparare a procurarsi il cibo e affrontare la propria idrofobia sotto lo sguardo amorevole della sua
mamma.
fTra battute e affondi
La serata non poteva non essere costellata da battute e allusioni pungenti indirizzate a Donald
Trump. Lo stesso Jimmy Kimmel
ha aperto la serata proprio scherzando sul 45esimo presidente degli Usa: “Ricordate l’anno scorso?
Si diceva che gli Oscar sono razzisti. Adesso grazie a Trump non
è più così. I neri stanno salvando
la Nasa, i bianchi stanno salvando il jazz” (i riferimenti sono alla
politica intollerante di Trump ed
alle polemiche dell’anno scorso
legate alle minori opportunità per
gli artisti afroamericani di vincere
un Oscar e al film “La La Land”
dove il protagonista Ryan Gosling
è un musicista jazz). Ma gli affondi di Kimmel non si sono fermati
a questo. “Saluto Isabelle Huppert”, ha detto nel suo preambolo,
“e ringrazio l’immigrazione che
l’ha fatta passare alla frontiera.
Noi qui a Hollywood non discriminiamo in base alla religione o
alla nazione, solo in base all’età e
al peso”.
f«Donald
sei sveglio?»
E rimanendo in ambito “bilancia”,
la battuta successiva è andata a
Matt Damon (“Un tempo quello
grasso ero io”), per chiudere poi
con Meryl Streep e l’uscita poco
felice di Trump che l’aveva definita “un’attrice sopravvalutata”: “Bel
vestito, è di Ivanka?”, ha chiesto
Kimmel alla Streep, riferendosi alla linea di abiti della figlia di
Trump. “Facciamole un totalmente immeritato applauso”. Nel corso della serata, Jimmy Kimmel ha
twittato direttamente al presidente, dicendosi preoccupato perché
non aveva ancora espresso opinioni sulla serata. Due i messaggi:
“Donald sei sveglio?”. E ancora:
“Ti saluta Meryl”.
Ora a premi assegnati tocca al
botteghino assegnare il vero e
unico riconoscimento che conta:
il dolce tintinnio della moneta...
Panorama
31
cinemania
Dopo 42 anni un film ungherese torna a vincere al Festival di Berlino. Il p
della Enyedi con On body and soul mette tutti d’accordo. Critici duri: e
L’amore può nasc
anche in un mattato
a cura di Fabio Sfiligoi
U
na storia d’amore realizzata in chiave poetica. La tragicommedia
romantica della regista
ungherese Ildikó Enyedi vince l’Orso d’oro come miglior film
del 67.esimo Festival di Berlino. I critici della celluloide non sono risultati
troppo entusiasti di questa edizione
del Festival, che da molti è stata definita addirittura “mediocre”, ma alla
fine ha incoronato un vincitore, che
a sorpresa non è stato quello che alla
vigilia era dato per favorito, ma che ha
evidentemente messo tutti d’accordo:
On Body and Soul (Testről és Lélekrő,
in lingua originale) della Enyedi, storia d’amore in un mattatoio di due
persone che hanno in comune il fatto
di condividere un sogno sui cervi. “È
un film molto appassionante, ma per
capirlo bisogna immergersi nel nostro
piccolo labirinto, all’inizio si vedono
solo persone distanti e fredde circondante dal gelo ma la grande passione
è nascosta dietro”, ha spiegato la regista a Euronews. Non è la prima volta
per l’Ungheria a salire sul podio più
alto della Berlinale: un’altra donna,
Màrta Mészàros, nell’ormai lontano
1975 aveva trionfato con “Adozione”.
Ad Aki Kaurismaki è stato attribuito
il premio per la migliore regia per il
film sui rifugiati “The Other Side of
Hope”, un appello ad essere compassionevoli verso i migranti che cercano
asilo in Europa. “Signore e signori,
32
Panorama
grazie molte”, ha detto il notoriamente taciturno regista quando gli è stato
consegnato l’Orso d’argento e polemicamente ha lasciato il palco.
fSpiazzante
Nero, spiazzante, politically uncorrect,
il film della Enyedy ha più di Buñuel
che del cinema problematico dell’Est
cui siamo abituati. Racconta la storia
d’amore tra Endre (Morcsányi Géza) e
Mária (Alexandra Borbély), direttore
finanziario e ispettrice di un macello
bovino. Lui ha un braccio inservibile,
un matrimonio e varie relazioni fallite
alle spalle, detesta il suo lavoro. Lei è
come se non fosse mai stata tolta dal
cellophane: una bambina nel corpo di
un’adulta, aliena da qualsiasi socialità.
Inizia quasi come film di denuncia
delle crudeltà contro gli animali, per
poi rivelare tutt’un tratto la sua cifra
corrosiva. Grazie alla psicologa ingaggiata per scoprire il colpevole di un
furto di viagra per bovini, i due capiscono di sognare durante la notte la
stessa scena: due cervi, un maschio e
una femmina, che vagano in una foresta coperta di neve. Endre e Mária si
sfiorano con approcci nonsense, mentre il resto del mondo sembra pervaso
da una sensualità vaga e consumistica.
politically uncorrect
edizione mediocre
cere
oio
Croazia, premi
a due promesse:
Eva Cvijanović
e Antoneta
Alamat
Kusijanović
ccUn fermo immagine di “On Body and soul”
Enyedi ricorda la nervatura paradossale della regista tedesca Maren Ade
in “Vi presento Toni Erdmann” e la
causticità necrofila di “Un piccione
seduto su un ramo” del regista svedese
Roy Andersson.
fDue promesse
La Croazia torna a casa con un bilancio modesto, ma promettente: si sono
messe in luce due giovani registe. La
zagabrese Eva Cvijanović ha proposto
il film animato “La casetta del riccio
(“Ježeva kućica”), a cui hanno contribuito Rade Šerbedžija e Darko Rundek, mentre la ragusea Antoneta Alamat Kusijanović ha presentato il corto
“Nel blu” (“Into the blue”).
Per loro due elogi speciali della giuria nel programma “giovani Generazioni” nell’ambito del quale en-
trambi i film sono stati proiettati in
toto. Alla speranza di questi talenti
emergenti si mescolano il rammarico e le polemiche anche politiche
sull’HAVC (Centro audiovisivo croato) e la constatazione della critica
nazionale che ricorda amaramente
l’ultimo lavoro capace di entrare in
lizza per l’Orso d’oro: “Il Testimone”
(“Svjedok”) di Vinko Brešan, nel
2004.
Panorama
33
A
cc“Quattro Visioni dell’Aldilà”
A 500 anni dalla morte, si celebra il
maestro fiammingo. Il nesso tra le
Fiandre e uno dei più raffinati e colti
protagonisti della scena veneziana: il
Cardinale Domenico Grimani
34
Panorama
500 anni dalla morte, Venezia vuole
celebrare il maestro
fiammingo con una
grande mostra intitolata Jheronimus Bosch e Venezia,
coprodotta dalla Fondazione Musei Civici di Venezia e dal Museo
Nazionale Gallerie dell’Accademia
Bosch
mostra di
arte
di Venezia, con il patrocinio del
Dipartimento di Culture e Civiltà
dell’Università di Verona, grazie agli
spettacolari capolavori “boschiani”
e alle quasi 50 opere di contesto
provenienti da importanti collezioni internazionali pubbliche e private - dipinti tra gli altri di Jacopo
Palma Il Giovane, Quentin Massys,
Jan Van Scorel, Joseph Heintz, disegni e bulini straordinari di Dürer,
Bruegel, Cranach e Campagnola,
bronzi e marmi antichi, preziosi e
rari manoscritti e volumi a stampa.
L’esposizione conduce i visitatori
a scoprire una città che accanto al
classicismo tizianesco e al lirismo
tonale inseguiva una passione dot-
h a Venezia
i grande impatto
ta per il tema del sogno e le visioni
oniriche. Chiarisce i collegamenti
tra le Fiandre e uno dei più raffinati
e colti protagonisti della scena veneziana, come il Cardinale Domenico Grimani che volle i capolavori
dell’artista, e mostra le connessioni
di questo ambiente culturale con la
cabala ebraica e la cultura giudaica
in generale. Rievoca anche i salotti
e le straordinarie collezioni che a
Venezia diventavano luogo e occasione di discussioni e scambi d’opinione di natura filosofica e morale.
fTre capolavori
Sono in scena i suoi unici tre lavori conservati in Italia: il Martirio di
Santa Liberata, le Quattro Visioni
dell’Aldilà e i Tre Santi Eremiti, appartenenti alle collezioni delle Gallerie dell’Accademia e recentemente
riportati all’antico splendore da importanti interventi di restauro.
Meraviglia e ricerca procedono di
pari passo: all’irresistibile fascinazione per gli universi surreali
di Bosch il progetto unisce nuove
acquisizioni sui suoi rapporti con
l’arte e la cultura italiana, sulle origini e il significato delle opere di un
artista enigmatico che non ha mai
smesso di suscitare curiosità.
“Bosch a Venezia” non è solo un
omaggio alla fantasia e alla perizia
di un originalissimo interprete del
Rinascimento europeo, ma anche
un’immersione nel gusto cinquecentesco per l’onirico e il bizzarro.
Visioni inquietanti, paesaggi che
sembrano frutto di allucinazioni,
creature immaginarie dalle forme
grottesche furono ricercati lungo
tutto il secolo e oltre per la loro capacità di suscitare stupore e fornire
spunti di discussione nei cenacoli
eruditi.
fIspirazione
ccUna mostra del maestro
fiammingo in Olanda
Una volta raggiunta la più grande
indipendenza, Bosch trae costante
ispirazione dalle credenze popolari,
dai misteri, dalle strane la più grande indipendenza, traendo costante
ispirazione dalle credenze popolaPanorama
35
arte
ri, dai misteri, dalle strane fêtes des
fous, attraverso un’immaginazione
fervida ma satirica, colma di visioni di incubo e di follia, nutrendo il
suo repertorio iconografico d’origine
medievale di una precisa osservazione della realtà, poiché nell’apparenza
delle cose e nel colore egli è infatti
di un’acuta sensibilità naturalistica.,
attraverso un’immaginazione fervida ma satirica, colma di visioni di
incubo e di follia, nutrendo il suo
repertorio iconografico d’origine
medievale di una precisa osservazione della realtà, poiché nell’apparenza
delle cose e nel colore egli è infatti
di un’acuta sensibilità naturalistica.
Quella di Venezia si rivela una mostra di grande fascino per il pubblico
e di notevole rilevanza per gli studi,
il cui punto focale sono proprio le tre
grandi opere di Bosch: risulta essere
dunque un capitolo chiave nell’iter
ancor pieno di punti interrogativi
del grande pittore fiammingo, come
è spiegato con dati nuovi e inediti
nel catalogo e nella mostra, curata
da Bernard Aikema con il coordinamento scientifico di Gabriella Belli e
Paola Marini.
fForti emozioni
Una mostra che si rivela emozionante, tra visioni infernali, “chimere e stregozzi”, per usare le parole di
Anton Maria Zanetti (bibliotecario e
critico d’arte italiano, erudito e storiografo veneziano), e che ci porta a
riscoprire un’arte volutamente enigmatica e una cultura figurativa assolutamente ambigua che non smette
L’esposizione
conduce i
visitatori a
scoprire la
Venezia che
accanto al
classicismo
tizianesco e al
lirismo tonale
inseguiva una
passione dotta
per il tema
del sogno
e le visioni
oniriche. Una
full immersion
nel gusto
cinquecentesco
tra l’onirico e il
bizzarro. Forti
emozioni tra
visioni infernali,
«chimere
e stregozzi»...
cc“Ascesa all’Empireo” presso il Palazzo Grimani, sempre a Venezia
di incuriosire, di far discutere, di
meravigliare.
Così come è emozionante, alla fine
del percorso, entrare virtualmente
nell’opera, immergersi negli anfratti
dell’Inferno e nelle luci del Paradiso
grazie a una modernissima installazione multimediale che permette
e“Trittico
e
degli Eremiti”: un
dettaglio
dopo il
restauro
“Trittico 
di Santa
liberata”
36
Panorama
una visione emozionale, di grande
impatto e totalmente immersiva delle Visioni dell’Aldilà di Hieronimus
Bosch.
Allestita a Palazzo Ducale presso gli
Appartamenti del Doge, la mostra è
visitabile fino al 4 giugno (costo del
biglietto 19 euro).
Fa. S
scuole
I compiti dei vincitori
XVI Gara di lingua italiana per
le SMSI di Croazia e Slovenia
L
a Commissione giudicatrice nominata dalla Giunta Esecutiva dell’Unione
Italiana, composta da Sergio Crasnich,
Maria Bradanović e Sandro Manzin, ha
valutato gli svolgimenti dei temi proposti alla 16.esima Gara di lingua italiana per
le SMSI della Croazia e della Slovenia, svolta a
Buie lo scorso 11 novembre. La gara, alla quale hanno partecipato 32 candidati, consisteva
nello sviluppo, in forma espositiva, di una delle seguenti tracce tematiche:
L’aspirazione alla pace, il rifiuto della
violenza, il desiderio di giustizia sono
elementi condivisi a livello collettivo.
Tuttavia conflitti, violazioni dei diritti umani e
sfruttamento continuano ad essere presenti. Riflettete sulle ragioni che sembrano ostacolare il
raggiungimento, da parte dell’umanità, di una
condizione di comunione e fratellanza.
I problemi della nostra società trovano
nell’impiego gratuito di donne e uomini una risposta di crescente importanza. Associazioni e gruppi promuovono interventi che integrano l’attività delle istituzioni
pubbliche. Illustrate il ruolo del volontariato,
presentando qualche esperienza che conoscete o cui avete partecipato direttamente.
La Terra è un pianeta straordinario e
forse unico, della cui fragilità siamo ormai consapevoli. Le sue forme di vita e il
suo ecosistema sembrano minacciati come mai
prima d’ora. La tecnologia e lo sviluppo econo-
1.
2.
3.
mico, che hanno trasformato radicalmente la
vita dell’uomo, costituiscono un pericolo o una
risorsa per le generazioni future?
Dopo aver vagliato il giudizio espresso da ogni
singolo membro, la Commissione ha assegnato i premi come segue:
Primo classificato
ELEONORA BIANCA BATTELLI
Ginnasio G. R. Carli
di Capodistria
(I traccia tematica)
Motivazione: ”In questo saggio il candidato dà prova di originalità per l’utilizzo di un
approccio non convenzionale, a due voci. Con
uno stile scarno e diretto ci fa percepire le argomentazioni dei due protagonisti che danno
un’interpretazione del tema del tutto disgiunto dai soliti cliché, proponendo due esempi di
pensiero, comune a gran parte delle persone”
«Il tempo si dilatò nell’espandersi di un forte
boato, un boato che precipitò dal cielo e fece
tremare la Terra. Minuti, secondi eterni e poi
niente più.
Sono Khaled, ho dodici anni e guardo la mia
città attraverso un velo di polvere che s’innalza dalle mura diroccate. Sono scalzo e sento
caldo tra le dita dei piedi. Sabbia e sangue.
Sangue caldo che sembra sgorgare dal terreno. Lo sfondo è cupo e uccelli meccanici solitari volano all’orizzonte, volano in via retta,
volano senza curvare né deviare. Sembrano
minacciosi, se anche distanti paiono appuntite macchine da guerra. Non capisco, ho
paura.
Telegiornale delle venti e trenta: Gianni si
siede davanti alla televisione mangiando un
boccone al termine di una faticosa giornata
di lavoro. Il tono monotono della voce proveniente dall’apparecchio parla di cronaca: un
altro bombardamento sulla vittà di Hama,
un abuso di potere, immigrazione e centocinquanta dispersi nel tragitto Libia-Lampedusa.
Gianni cambia canale. C’è un film americano,
un film d’azione. Il protagonista, l’eroe, un
uomo affascinante dagli zigomi pronunciati
punta la pistola alla tempia del “cattivo”. Spara
e l’inquadratura si tinge di rosso. Gianni rimane impassibile.
Strano l’essere umano, non vi pare?
“Strano”... che poi sarebbe un eufemismo!
L’uomo non è che una bestia mutevole, volubile, ipocrita che cambia sponda col mutar
del vento. Da grande animale sociale qual è,
è sempre pronto a predicare la pace purché
si trovi in presenza di un interlocutore, ma è
cinico e spietato sotto la sua superficie buonista, sotto la carne e le ossa. L’egoismo, il
narcisismo, l’avarizia fondano le loro radici nel
suo animo corruttibile e fioriscono rigogliosi
Panorama
37
Pace, violenza,
diritti umani,
società moderna,
volontariato
e la fragilità
della Terra,
queste le tracce
tematiche
proposte ai
ragazzi
dando, poi, i loro frutti marci.
L’individualismo spopola nella società moderna e imputridisce ogni germoglio di sensibilità
od empatia, togliendo così a noi spregevoli
individui ogni barlume di nobiltà. La violenza
gratuita straripa spacciata da riviste e quotidiani, da programmi televisivi e videogiochi,
e subdola s’insinua nei meandri della nostra
mente. Ci rende immuni alla sofferenza nostra
e altrui portandoci ad uno stato di innaturale e
fredda insofferenza. Rimane così l’ego secco e
spoglio di ognuno di noi che sfoggia ed ostenta la sua facciata perfetta, giusta, comprensiva
e sensibile, celando quell’oblio che distoglie
ed allontana il nostro essere dal lato umano.
Corpo e anima, brama e fama.
Gianni lavora e dispone di un salario discreto.
Sogna una vita piena di lussi, una villa al mare,
comfort e ricchezze, ma stenta ad arrivare alla
fine del mese poiché usufruisce di servizi (e
vizi) superflui. A volte gli capita di imbattersi
in un casinò e perdere “qualche spicciolo”. A
volte, tornando dall’ufficio, stizzito ed innervosito da qualche fatto accaduto nell’ambito
dei suoi affari, se la prende con la moglie. Però
lui è un uomo per bene. I suoi amici dicono che
è mite, di sani principi e va pure a confessarsi
la domenica.
Mi chiamo Khaled, ho dodici anni e non vedo
la mia città. Per me il sole non sorge più. L’ultima cosa che ho visto è stato uno di quegli
uccelli metallici e poi soltanto il buio delle sue
penne nere».
Secondo classificato
NARA GARROPOLI
SMSI di Fiume
(II traccia tematica)
Motivazione: ”In questo saggio il candidato dà prova di originalità per l’utilizzo
di un approccio basato su una narrazione esperienziale in prima persona. Il
testo propone un percorso che, nel delineare gradualmente la metamorfosi
interiore della voce narrante, lascia
al lettore la scelta di accogliere
la possibilità di una metamorfosi
per metempsicosi”
«Mi dicevano sempre che ero
egoista, che pensavo solo a
me stessa, che ero insoffe-
38
Panorama
rente a tutto e a tutti. Non era indifferenza la
mia, ero semplicemente in continua guerra
con me stessa. Ad alimentare quest’indifferenza un ruolo importante lo ricopriva
mia madre, donna molto attiva nel sociale,
dolce con tutti. Sembrava che fossi l’unica a
non ammirare la sua dedizione per gli altri.
Tornava sempre tardi a casa, dopo l’ufficio si
dedicava al volontariato. Non riuscivo a spiegarmi in nessun modo come una persona
poteva sacrificare se stessa, il proprio tempo
libero per gli altri.
Sì, è vero, ero un po’ egoista, ma è anche vero
che ero molto sensibile. Non sapevo affrontare le difficoltà, fuggivo sempre da tutto
quello che mi impauriva. Quando a tavola la
mamma parlava delle persone malate gravemente che adava ad aiutare, io non riuscivo
ad ascoltarla in nessun modo. Mi alzavo da
tavola e andavo a rinchiudermi nella mia
stanza. Era lì che stavo bene, in pace con me
stessa lontano da tutto e da tutti, soprattutto
dalle deprimenti storie della mamma.
Un pomeriggio mi squillò il cellulare. Era
la mamma, aveva dimenticato a casa dei
documenti importanti che le servivano immediatamente. Ovviamente lei si trovava
nell’ospedale infantile dedita a raccontare
storielle ai bambini malati di cancro o altre
malattie gravi. Dovetti vestirmi in fretta e recarmi all’ospedale. Una volta arrivata sapevo
già cosa ero destinata a vedere, immagini di
bambini che cercavo sempre di evitare. Entrai e decisi di trovare la mamma e sbrigare il
tutto con freddezza e velocità. Camminai per
quei lunghi corridoi cercando di evitare ogni
sguardo. La voce dei bambini rinchiusi lì dentro mi faceva salire l’angoscia. Trovai la mamma, le consegnai i documenti e corsi via.
Mentre mi dirigevo verso l’uscita lo sguardo mi cadde inevitabilmente su una lunga
chioma rossa. Mi fermai, sono sempre stata attratta dai capelli rossi, mi davano una
sensazione di forza. Era una bambina, aveva
almeno dodici anni. Era sola, in disparte,
lontana dal gruppo degli altri bambini. Se ne
stava ferma davanti alla finestra a guardare
un uccellino che si era posato vicino. Era bellissima, aveva gli occhi grandi, con un nasino
piccolo e le labbra rosse. Rimasi impietrita,
c’era qualcosa di speciale nei suoi occhi. Mi
resi conto che la stavo fissando e così continuai per la mia strada. Passarono due giorni,
l’immagine di quella bambina non mi aveva
scuole
abbandonato nemmeno un secondo. Non capivo il perché della mia reazione, ma sentivo
che qualcosa mi spingeva ad andare da lei.
Ero arrabbiata con me stessa, questo era tutto quello che avevo sempre cercato di evitare.
L’indomani mi alzai e mi recai all’ospedale.
Eccola, c’era lei, anche questa volta sola. Stava pettinando la sua bella chioma. Il suo viso
era stravolto dalla tristezza, si vedeva chiaramente. Mi avvicinai, lei alzò lo sguardo, mi
vide e sorrise come mai nessuno aveva fatto
prima di allora. Il suo suo sorriso, i suoi occhi
lucidi mi rapirono all’istante. Mi disse: “Ciao,
sei venuta per raccontarmi una storia? Perché
se è così non ti preoccupare, non ce n’è bisogno”. Eh sì, c’era qualcosa che ci accomunava.
Le dissi: “Che bei cappelli che hai. Sono bellissimi”. Lei abbassò lo sguardo e una lacrima
scivolò sul suo visino e mi rispose: “Ti ringrazio, ma non so per quanto ancora potrò pettinarli”. Le mie gambe cominciarono a tremare
e così anche la voce. Mi sedetti accanto a lei e
ci presentammo. Si chiamava Sole. Le chiesi
perché se ne stava sempre da sola e lei mi
rispose che si trovava meglio così. Rimasi a
chiacchierare con lei tutto il pomeriggio. Era
così matura.
I mesi passarono, dopo la scuola passavo interi pomeriggi con lei. Parlavamo di tutto. Lei
era così forte, non solo fisicamente ma anche
caratterialmente. L’ammiravo. Stava male,
ogni giorno sempre di più e la sua chioma
diventava sempre meno folta. Ma io ero fiduciosa, lei era la mia piccola grande guerriera. Non si demoralizzava mai. Il nostro era
un rapporto unico, ci bastava uno sguardo e
scoppiavamo a ridere. Eravamo piene di progetti comuni per il futuro.
Tra le tante cose che ci accomunavano c’era
la passione per i viaggi. Anche lei sognava di
esplorare paesi lontani, proprio come fanno
gli uccelli. Era tanto attratta da questi che
aveva creato persino un piccolo nido per quel
uccellino con il quale la vidi la prima volta.
Mi diceva sempre, riferendosi all’uccellino:
“Beato lui, niente lo lega, può volare in alto
e lontano, la sua vita è un continuo viaggio”.
Eravamo diventate come due vere sorelle.
Nel frattempo avevo capito il senso e l’importanza del volontariato e decisi così di seguire
le orme di mia madre. Passavo le giornate ad
allietare gli altri. Gli abbracci delle persome
bisognose erano veri. Erano loro i veri eroi,
persone umili che non facevano distinzione
tra le piccole e le grandi cose. Ogni cosa, ogni
gesto era grande.
Un pomeriggio come tutti gli altri mi recai da
sola all’ospedale. Entrai nella sua stanza ma
trovai il letto vuoto, le lenzuola pulite e una
lettera sul cuscino. L’aveva scritta Sole ed era
indirizzata a me. Diceva: “Cara sorella maggiore, non arrabbiarti se ho deciso di farlo
così in fretta. Ho deciso di seguire il mio uccellino, adesso anche io posso volare in alto
come lui e viaggiare liberamente. Non essere
triste, sai che un giorno voleremo insieme. La
tua Sole”. In un secondo il mondo mi crollò
addosso. La mamma mi abbracciò forte forte. Proseguii quello che Sole tanta amava io
facessi, aiutare gli altri.
Un bel giorno di primavera mi prese un momento di tristezza, mi ero ricordata come
sempre della mia Sole. Mi sedetti su una
panchina e guardai verso l’alto. Ad un certo
momento sentii cinguettare, un bel uccellino
si era posato vicino a me.»
Terzo classificato
KOSTA MARCO JURI
Ginnasio G. R. Carli
di Capodistria
(III traccia tematica)
Motivazione: ”In questo saggio il candidato
dà prova di originalità per l’utilizzo di un approccio basato sulla graduale immedesimazione del lettore nel personaggio fittizio, oggetto
di descrizione. Nella seconda parte viene proposta una transizione espositiva che lascia al
destinatario del testo, attraverso i propri comportamenti, la responsabilità di rispondere alle
domande poste dall’autore”
«Luca si sveglia, è in ritardo. Oggi l’autobus
non ce lo fa proprio a prenderlo. A dire il vero
non lo prende quasi mai; usa sempre la macchina.
Si alza dal letto, apre l’armadio e dopo quache
istante, nemmeno fosse uno stilista, sa già
cosa vestire.
Mancano solo 20 minuti all’apertura dell’ufficio e il caffè proprio non ce lo fa a berlo.
Fortunatamente il caffè può berlo anche alla
macchinetta al posto di lavoro. In effetti, Luca
una caffettiera nemmeno ce l’ha.
Oggi Luca, per arrivare in tempo, dovrà guidare un po’ più veloce ma questo non sarà
senz’altro un problema - ditemi voi che gusto
c’è nel guidare una BMW a 50 km/h. Ce l’ha
fatta, è arrivato in ufficio in tempo e dopo otto
ore frenetiche di lavoro può finalmente tornare a casa e rilassarsi. Prima di tornare a casa,
però, deve prima passare per un paio di negozi e fare la spesa su richiesta della moglie.
Luca è sfinito e una volta tornato a casa non
vuole dare altro o, come dice lui, non può
fare altro che sdraiarsi sul divano e gardare
la TV. Il notiziario è iniziato da qualche minuto; si parla della Giornata mondiale della
Terra. Viene trasmesso un servizio che parla
degli effetti negativi dell’uomo sull’ambiente, della barriera corallina che sta morendo
e delle sempre più frequenti inondazioni in
Florida. Luca si commuove nel vedere i filmati di quegli orsi polari che non riescono
più a trovare calotte di ghiaccio stabili, ma la
sua proccupazione dura tanto quanto il servizio. Sembra tutto così distante e surreale. E
poi cosa può farci lui? La sua parte già la fa
tramite la raccolta differenziata. Tra tutte le
sue preoccupazioni non c’è davvero il tempo
di pensare alla leggera crescita della temperatura che la Terra ha subito negli ultimi
anni. Cosa si aspettano da lui? Che diventi
uno di quei ecologisti fanatici di Greenpeace? No signore! “È colpa dei governi - dice
Luca - finché non cambia il sistema non possiamo farci niente”.
Difficile biasimarlo. Non l’abbiamo poi pensato tutti almeno una volta? È la cosa più semplice da fare: attendere che sia il sistema a
cambiare. Purtroppo il “sistema” viene sempre
di più considerato come sinonimo di “loro” invece che di “noi”. Viviamo in una società dove
ci sentiamo esclusi dalle grande decisioni. Ci
sentiamo trasportati da correnti che ci portano verso situazioni apparentemente inevitabili, c’è poca iniziativa e si tende sempre più a
fare il minimo indispensabile.
Quanti di noi vivono come Luca? Siamo
davvero disposti a rinunciare al lusso di una
macchina o, più semplicemente, a bere il
caffè della macchinetta sprecando centinaia
di bicchierini all’anno? Siamo capaci di rinunciare ai nostri vizi e alle nostre comodità, iniziando a prendere coscienza riguardo
alla grande catastrofe ambientale che stiamo vivendo?
Solo il tempo saprà darci una risposta. Nel
frattempo tenete in mente che il sistema siamo tutti noi e di noi fai parte anche tu!»
Panorama
39
made in italy
Cibus Connect: il nuovo format
si terrà negli anni dispari. A Parma
oltre 500 aziende alimentari
selezionate presenteranno nuovi
prodotti, illustrati da show-cooking
Industria
in volo ve
a cura di Fabio Sfiligoi
D
opo il successo del padiglione ad
Expo2015 ed una edizione straordinaria nel 2016, Cibus diventa annuale: infatti negli anni dispari si terrà Cibus Connect, un format agile di soli
due giorni che coniuga il momento espositivo
con quello business B2B e quello convegnistico
finalizzato alla divulgazione dei temi di attualità in ambito food e retail internazionale.
“Cibus Connect 2017”, organizzato da Fiere di
Parma e Federalimentare, si terrà a Parma il
12 e 13 aprile 2017. Vi esporranno oltre 500
aziende alimentari italiane selezionate in due
padiglioni che presenteranno nuovi prodotti,
illustrati da molteplici show-cooking. Saranno presenti anche 50 produttori selezionati
da Slow Food che si propongono a nuovi
mercati.”Cibus Connect” rappresenta anche
un momento di incontro della community
agroalimentare italiana e di programmazione dell’edizione di Cibus 2018.
“Vogliamo far conoscere non solo la qualità dei nostri prodotti, ma il valore assoluto
dell’industria alimentare italiana – ha dichiarato Luigi Scordamaglia, Presidente di
Federalimentare - modello di riferimento
apprezzato e sostenibile sullo scenario mondiale, ma anche leva di rilancio economica ed
occupazionale per il nostro Paese. Per farlo ci
rivolgiamo a target diversi: buyer, giornalisti,
investitori non solo per la promozione del
business a breve ma per il consolidamento
di una reputazione unica nel tempo. A questo serve ‘Cibus Connect’, uno strumento per
dare continuità al messaggio anche negli
anni dispari con strumenti efficaci e sperimentati quali incoming di operatori, visita
dei territori e delle più qualificate realtà produttive. A conferma dell’accordo decennale
tra Federalimentare e Fiera di Parma, tra chi
non è minimamente interessato a copiare
manifestazioni fieristiche internazionali con
la stereotipata presenza di espositori di tanti
40
Panorama
Paesi, ma piuttosto tra chi vuole che Cibus sia
sempre di più l’appuntamento mondiale in
cui l’agroalimentare italiano si racconta”.
Sul ruolo della manifestazione fieristica Cibus
è intervenuto Antonio Cellie, Ceo di Fiere di
Parma: “I recenti successi hanno confermato
il primato e l’efficacia di Cibus come piattaforma per l’Internazionalizzazione del Made in
Italy Alimentare. Le ragioni di questo successo nascono dalla visione dei nostri stake holders che negli anni passati hanno investito e
creduto in un progetto che oggi vede Fiere di
Parma ai vertici, non solo in Italia, per tassi di
crescita ed efficienza. Le prospettive di sviluppo per il futuro ora sono definite anche grazie
al ad un quartiere tra i più moderni in Europa
e un management giovane ma competente e
motivato. In questo contesto chiaro e consolidato nasce l’esigenza di una cadenza annuale
per Cibus che si allinea a tutte le grandi fiere
del made in Italy. Lo facciamo cercando comunque di innovare capitalizzando la straor-
dinaria esperienza maturata in EXPO; quindi
‘Cibus Connect 2017’ sarà il test per un format
fieristico breve, chiavi in mano, focalizzato su
business matching e networking, sempre più
condiviso con la nostra community”.
Una parte importante di “Cibus Connect” è
dedicata alla divulgazione e alla formazione, con convegni, Forum internazionali e
workshop.Tra questi spicca il Forum “Posizionamento del Made in Italy agroalimentare rispetto all’evoluzione internazionale
dei consumi” organizzato in collaborazione
con The European House – Ambrosetti. Tra
i relatori sono stati invitati gli imprenditori
Marco Lavazza, Giampiero Calzolari (Granarolo) Francesco Mutti, Alberto Balocco, Paolo
Zanetti, Jean Marc Bernier, Matteo Zoppas. E
i Ministri Martina, Calenda e Lorenzin, oltre a
Luigi Scordamaglia (Federalimentare) e Ines
Aronadio, Dirigente ufficio agroalimentare e
vini dell’ICE. “Il settore agroalimentare italiano ha dimostrato nell’ultimo decennio gran-
a alimentare: il valore
erso mercati esteri
de vitalità e notevole resilienza”, ha osservato
Valerio De Molli, Managing Partner di The European House – Ambrosetti. “Mentre la produzione industriale italiana è ad un livello di
circa 20 punti percentuali inferiore rispetto a
quindici anni fa, la produzione industriale del
settore agroalimentare è cresciuta di più di 5
punti percentuali negli ultimi quindici anni.
Ancora più significativa è la crescita a valore:
il settore agroalimentare, con €135 miliardi di
fatturato e più di €35 miliardi di esportazioni
è un vero motore del sistema Paese”.
Sulla partecipazione dei produttori selezionati da Slow Food è intervenuto Roberto Burdese, Consigliere delegato di Slow Food Promozione: “Sin dai primi anni di vita di Slow Food
Italia, abbiamo lavorato per favorire la nascita di relazioni tra le piccole aziende alimentari di eccellenza dell’Italia e il mondo degli
operatori professionali. Questa vocazione non
solo non è venuta meno nel corso degli anni,
ma è cresciuta molto, soprattutto all’interno
dei nostri grandi eventi: Terra Madre Salone
del Gusto, Cheese, Slow Fish. D’altro canto,
sono le stesse aziende che fanno parte della
nostra rete a chiederci un supporto anche
sul fronte commerciale. La missione di Slow
Food è la tutela della biodiversità e l’educazione alimentare dei cittadini, tuttavia senza
adeguate reti di distribuzione dei prodotti la
nostra azione perderebbe parte della propria
efficacia. È questo lo spirito con cui abbiamo
accolto l’invito di Fiere di Parma a collaborare
alla realizzazione di questo nuovo format che
nasce sotto il cappello di una fiera nota e affermata come Cibus”.
Le date di “Cibus Connect” si incrociano con
quelle di Vinitaly per favorire un incoming
sistemico di circa 700 top buyers da ogni
parte del mondo, come Cencosud (Argentina)/ Spar (Austria)/Benlai, City Super, Metro
Cash and Carry (Cina)/Tesco (Irlanda)/Lotte
(Corea)/LuLu Hypermarkets /Alligator (Russia)/Sam’s Club, Schnuck Markets,Wegmans
Food Markets, Whole Foods Market (USA) ed
altri ancora. Per la prima volta il programma
dell’ICE “Discover the Authentic Italian Taste”
consentirà agli operatori esteri di visitare sia
Vinitaly che “Cibus Connect”.
“In coincidenza con ‘Cibus Connect’, e in sinergia con le attività realizzate in occasione
di Vinitaly, stiamo organizzando incoming di
operatori esteri – ha spiegato Ines Aronadio,
Dirigente ufficio agroalimentare e vini dell’ICE - abbiamo attivato 25 Uffici con l’obiettivo
di coinvolgere circa 150 buyer e interlocutori
commerciali di alto profilo”.
In programma due workshop di Federalimentare “L’impresa sostenibile” un seminario
su come organizzare l’attività di un’azienda
su valori sociali, etici ed ambientali; “Innovazione e Sostenibilità” un workshop su carbon
footprint, product environmental footprint
e valorizzazione dei residui del comparto
agrumario per produrre additivi naturali e
ingredientistica per marmellate industriali.
Altri workshop in fiera sono organizzati da
Agrifood Monitor, Confimprese, ItalianFood.
Net, Lebensmittel Zeitung, Lsa, MarkUp-GdoWeek, Progressive Grocer, Retail Asia.
Complementare a “Cibus Connect” si terrà nel
quartiere fieristico di Parma “ORIGO, Geographical Indications’ Global Forum - Forum mondiale
dedicato delle Indicazioni Geografiche”.
Il Ministero delle Politiche Agricole e la Regione Emilia Romagna, con il patrocinio della
Commissione europea, ospitano a Parma,
grazie a Unione Parmense per gli Industriali
e Fiere di Parma, il primo grande evento fieristico B2B dedicato alle sfide e alle opportunità globali del sistema delle indicazioni
geografiche dell’Unione europea.
Nella giornata dell’11 aprile, ORIGO ospita un
evento di confronto ed analisi sull’agenda europea e internazionale delle Indicazioni Geografiche, il giorno successivo una promozione
delle relazioni B2B tra DOP e IGP europee ed
extraeuropee ed i top buyers internazionali
che saranno presenti a Cibus Connect 2017.
(aise)
Panorama
41
NUMERI
Un record
dietro l’altro
I numeri di Zoff sono impressionanti. La
sua attività calcistica è principalmente
legata alla Juventus, squadra in cui ha
militato per 11 anni a cavallo degli Anni
1970 e 1980. È il vincitore più anziano
della Coppa del mondo, conquistata nel
1982 all’età di quarant’anni, come capitano degli azzurri. Con la nazionale detiene il record mondiale d’imbattibilità,
non avendo subito reti per 1.142 minuti
consecutivi (striscia interrotta nel 1974
da un carneade: l’haitiano Emmanuel Sanon). È stato a lungo il giocatore con più
partite disputate in Serie A e in nazionale
avendo totalizzato rispettivamente 570 e
112 presenze, prima di essere superato
in entrambe le voci statistiche da Paolo
Maldini. Con la Juventus spiccano i sei
scudetti: 1973, 1975, 1977, 1978, 1981 e
1982, più due Coppe Italia: 1979 e 1983 e
una Coppa Uefa: 1977.
I 75 anni
del portiere
friulano
L’
anticampione per antonomasia, così
l’hanno definito. Chi non lo conosce
a fondo dice di lui che sia un burbero,
lontano anni luce dagli pseudo campioni tatuati e “velinati” di oggi. I suoi
silenzi il suo voler stare lontano dai riflettori è
solo una caratteristica del tutto particolare della
gente friulana, quella gente capace a tirarsi su
da un terribile terremoto, costruendo una Gemona rasa al suolo dal sisma, più bella di prima. Rimarginando quella ferita in tempi brevi
e dando lustro ad una Regione diventata col
tempo il motorino d’Italia. Gente dura, “testa
giù e lavorare” pochi grilli per la testa. A Mariano del Friuli sono così, e lo si capisce passando
per il paese durante l’orario di lavoro: per strada
non c’è nessuno, impegnati fra campagna e ma-
42
Panorama
nifatturiero. Zoff è un duro dal “cuore tenero”;
se deve rispondere con determinazione e decisione lo fa in maniera secca e diretta come nel
2000 quando, scelta la panchina dopo aver detto addio alla “compagna porta” (amica e nemica
fatta di quei 7,32 metri fra i pali e i 2,44 dal suolo alla traversa), era alla guida della nazionale.
Il premier Silvio Berlusconi lo ha criticato per il
gioco: il giorno dopo letteralmente sbattendo la
porta in faccia al “politico” si è dimesso in seguito ad alcune opinioni incautamente espresse sul
suo operato e, volendo, velatamente offensive.
Dino Zoff , 75 anni, appena compiuti è così: per
lui vale più una partita a carte in aereo con Pertini e Causio che la Coppa appena vinta e bagnata dal sudore delle maglie azzurre.
fManca il silenzio
di Scirea
C’è un momento di quel 3-1 in finale con la Germania che pochi conoscono. Dopo la vittoria è
sport
Voce del
silenzio
eeDino Zoff con la
Coppa del Mondo
conquistata nel
1982. Come
portiere non ha
amato l’enfasi del
gesto atletico fine
a se stesso. Alla
spettacolarizzazione dell’essere
l’estremo difensore tra i pali ha
messo in primo
piano razionalità
e utilità del ruolo
rimasto allo stadio più degli altri per le interviste: poi è tornato in albergo, non con le guardie
del corpo come succede oggi, ma sul furgoncino
del magazziniere. Lo aspettava il suo amico Gaetano (Scirea nda). I due grandi amici dopo aver
mangiato un boccone, ci è scappato anche un
buon bicchiere... perché erano simili, amavano
stare da soli. “Sembrava sciocco festeggiare in
modo clamoroso – ricorda Zoff quel momento
in un’ intervista – mica si poteva andare a ballare, sarebbe stato come sporcare il momento.
Torrono in camera e si sdraiarono sul letto, sfiniti da troppa felicità. Però la degustarono fino
all’ultima goccia, niente come lo sport sa dare
gioie pazzesche che durano un attimo, ma bisogna farle durare nel cuore. Eravamo estasiati da
quella gioia, inebetiti. Gaetano ‘torna’ sempre.
Lo penso a ogni esagerazione di qualcuno, a
ogni urlo senza senso. L’esasperazione dei toni
mi fa sentire ancora più profondamente il vuoto
della perdita. Gaetano mi manca nel caos delle
parole inutili, dei valori assurdi, delle menate,
in questo frastuono di cose vecchie col vestito
nuovo, come canta Guccini. Mi manca tanto il
suo silenzio“.
I più anziani osservatori calcistici di Fiume
ricordano Zoff calcare i campi del torneo giovanile “Riviera del Quarnero” nel 1961 con la
maglia dell’Udinese prima tappa di una lunga
carriera. Il 5 marzo 1980, 37 anni fa, invece, è
tornato a calpestare l’erba di Cantrida da campione affermato e da avversario del Rijeka nei
quarti di finale dell’allora Coppa delle Coppe:
con la maglia della Juventus. Sei giocatori di
quella squadra bianconera (Zoff, Scirea, Cabrini, Tardelli, Causio e Gentile) sono diventati poi
campioni mondiali nel 1982. Ma nella squadra
fiumana ce n’era uno più emozionato degli altri,
Mauro Ravnich, che è venuto a confrontarsi con
il suo campione del cuore (poco dopo cominciò
a vestire di grigio come Zoff). Al 18’ della partita
Hrstić, dopo un corner di Machin, ha tentato la
sorte, ma Zoff si è trovato sul posto. Il portierone
non è mai stato uno di quelli che si tuffava solo
per il fatto di farlo enfatizzando platealmente
il gesto. Da portiere seguiva attentamente l’azione muovendosi sulla riga e interveniva con
parate della serie “lo stretto necessario“, ma
nel 1982 il tuffo, quello vero, si è reso necessario nell’impresa col Brasile sul colpo di testa di
Oscar, quando sul finire della partita il portiero-
ccDino Zoff oggi
ne è riuscito a fermare il pallone in tuffo sulla
linea (ai tifosi carioca il grido “gol” si è strozzato
in gola). Sono seguiti momenti d’apprensione
perché i giocatori brasiliani esultavano, per far
capire all’arbitro che la palla era dentro. Ma Zoff
non l’ha tenuta ben ferma sulla linea. Per molti
cronisti dell’epoca è stata “la” parata Mundial.
Zoff, a ben osservare, in fondo, è come una sorta
di manuale dell’educazione, della correttezza e
dello stile, uno di quei volumi di pregio, quasi un
galateo di un mondo che non c’è più.
Un monumento, un piccolo grande eroe: no,
sono appellativi colmi d’enfasi, aggettivi esagerati, spropositati e ricchi di retorica che mai sono
piaciuti a Zoff, in quanto uomo del silenzio e
della riflessione intima, un appassionato di pensieri lunghi e sguardi intensi, uno che ha vissuto
per una vita fra due pali e ha finito col portarseli
dietro anche dopo, se non altro per avere una
bussola da seguire, per conservare il suo posto
nel mondo, per ribadire il senso di un’esistenza
comunque straordinaria e per continuare a dire
la sua, in nome di ciò che ha rappresentato e di
ciò che tutt’ora rappresenta.
Fa. S
Panorama
43
benessere
Sonno e veglia:
grazie ad
un’app sono
state studiate
le abitudini
di uomini
e donne di
nazionalità
diverse
a cura di Nerea Bulva
C
he siamo degli inguaribili dormiglioni o
di quelli che non vedono l’ora di vivere
un nuovo giorno, una
cosa è certa: la quantità di ore in
cui si dorme nel mondo può essere sorprendente! Sappiamo che le
ore di sonno consigliate per essere attivi, efficienti e performanti
durante il giorno sono almeno
sei, meglio se otto. Ma davvero è
una regola universale?
44
Panorama
Quanto
si dorme
nel mondo?
In realtà non esiste uno standard
valido per tutti gli abitanti del
globo. Le ricerche più innovative
sono state condotte tramite app e
dispositivi portatili. Ad esempio,
l’app “Entrain”, nata per monitorare gli effetti del jet-lag sul sonno, è invece diventata strumento
attivo di raccolta dati per una
ricerca molto ambiziosa. I ricercatori di matematica dell’Università del Michigan che l’hanno
ideata, infatti, puntano a stilare
una mappa del sonno nel mondo, grazie ai dati che gli utenti
inseriscono: partita nel 2014, se
ne possono già osservare i primi
risultati. Un esempio, secondo
gli autori, di come le tecnologie
mobili possano essere utili per la
raccolta di dati sul mondo reale.
fRisultati
Prima osservazione, abbastanza ovvia, è che le pressioni sociali, come le chiamano i ricercatori, influenzano fortemente
l’ora in cui si va a dormire: se
una persona cena alle 21, è più
probabile che vada a letto più
tardi di chi cena alle 19. Più a
ccLegenda: Blu: raccomandato. Azzurro: potrebbe essere appropriato. Rosso: non raccomandato.
La tabella del giusto sonno
sorpresa, sull’ora della sveglia le
stesse pressioni sociali influiscono meno del nostro orologio
interno. In altre parole, più che
gli obblighi imposti da lavoro,
scuola e impegni, a dirci quando
è il momento di alzarci è comunque la nostra “sveglia naturale”.
La conseguenza è che a riuscire a
dormire le ore necessarie è chi va
a letto prima, perché chi tira tardi, dato che comunque è probabile che debba svegliarsi presto,
in genere non riesce a fare le ore
necessarie di sonno.
fIl sonno varia
Da questa raccolta di dati risulta
che le donne dormono più degli
uomini (mezz’ora in più, in media: vanno a letto leggermente
prima e si alzano un pochino
dopo), ma vengono anche influenzate più degli uomini dai
cambiamenti della luce e delle
stagioni (come anche le persone più anziane). Chi durante il giorno sta all’aria
aperta, la sera va a letto
prima di chi è al chiuso la maggior parte
del tempo. Invecchiando, le abitudini
tendono a convergere: sopra i 55 anni le
persone vanno a letto
e si svegliano a orari più
simili che sotto i 30.
La National Sleep Foundation ha diffuso
una guida che illustra quanto bisogna
dormire per godere di buona salute per
ogni fascia d’età e le ore di sonno differenziate per quantità di riposo “raccomandato”, “appropriato” e “non raccomandato”:
Neonati 0-3 mesi: sonno raccomandato
dalle 14 alle 17 ore; appropriato 11-13 ore
e fino a 18-19 ore; non raccomandato al di
sotto delle 11 ore e al di sopra delle 19
Dai 4 agli 11 mesi: sonno raccomandato dalle 12 alle 15 ore; appropriato 10-11
ore o 16-18; non raccomandato meno di
10 ore e più di 18
1-2 anni: sonno raccomandato dalle 11
alle 14 ore; appropriato 9-10 ore e fino
15-16; non raccomandato meno di 9 ore
o più di 16
fMattinieri e tiratardi
Per quel che riguarda le usanze di
interi Paesi, quelli che dormono
meno sono risultati gli abitanti di
Singapore e i giapponesi, con una
media 7 ore e 24 minuti di sonno per notte: vanno a letto tardi
e si svegliano presto. Mentre i più
dormiglioni sarebbero gli olandesi, con 8 ore e 12 minuti. Apparentemente non è una grande
differenza, ma si tratta di media.
E inoltre, secondo i ricercatori,
anche mezz’ora di sonno in più o
in meno fa una grossa differenza
3-5 anni: sonno raccomandato 1013 ore; appropriato 8-9 ore fino a 14;
non raccomandato meno di 8 ore e
più di 14
6-13 anni: sonno raccomandato 9-11
ore; appropriato 7-8 ore fino a 12; non
raccomandato meno di 7 ore e più di 12
14-17 anni: sonno raccomandato 8-10
ore; appropriato 7 ore fino a 11; non raccomandato meno di 7 ore e più di 11
18-25 anni: sonno raccomandato 7-9
ore; appropriato 6 fino a 10-11; non raccomandato meno di 6 ore e più di 11
26-64 anni: sonno raccomandato 7-9
ore; appropriato 6 fino a 10; non raccomandato meno di 6 ore e più di 10
65 anni e oltre: sonno raccomandato
7-8 ore; appropriato 5-6 ore fino a 9; non
raccomandato meno di 5 ore e più di 9
in termini di “funzionamento”
cognitivo durante il giorno.
Ad andare a letto prima sono invece inglesi, tedeschi e americani
(tra le 22:30 e le 23), che di conseguenza tendono a essere anche
tra i primi a svegliarsi (tra le 6:45
e le 7). Gli italiani sarebbero tra
i più tiratardi (23:45 la media a
cui andiamo a letto, 7:45 circa
l’ora della sveglia). Dato però
che i dati riguardano persone
che viaggiano e usano la app per
superare il jet-lag, viene da chiedersi: chi resta a casa, davvero sta
a letto fin quasi alle 8?
Panorama
45
ambiente
È
il ritratto di un mondo che soffoca,
quello consegnato dall’ultimo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’inquinamento
dell’aria: il 92% della popolazione
mondiale, più di 9 persone su 10, respira aria inquinata, aria che danneggia la
loro salute respiro dopo respiro. I morti
che ne conseguono sono milioni, uccisi
dalle polveri sottili più pericolose - quelle
con diametro inferiore ai 2,5 micron - che
eccedono i livelli di sicurezza standard.
I dati sono stati raccolti in più di 3.000 città
del mondo, sia con tecnologie satellitari sia,
dove possibile, con misurazioni al livello del
suolo (non sempre disponibili nei paesi più
poveri). Sono le informazioni più accurate di
sempre sulla salute della nostra atmosfera.
fCos’è lo smog?
Dietro la parola smog coesistono varie sostanze: i più noti sono i particolati, PM 2,5,
10, ecc (il numero indica le dimensioni delle
particelle); poi c’è l’ozono, che si fa sentire
soprattutto in estate, gli ossidi di azoto, la
cappa che rende giallastra l’aria; infine gli
idrocarburi policiclici aromatici. Sull’apparato respiratorio questo mix di sostanze ha
diversi effetti. Le polveri sottili si depositano sulla mucosa respiratoria irritandola; il
contatto con gli agenti inquinanti, inoltre,
stimola la sintesi di sostanze infiammatorie
che possono favorire la formazione di trombi,
aumentando al rischio di infarto e ictus. Ecco
perché si dice che l’inquinamento provochi un
danno cardiovascolare. Il mix inquinamento,
eeAlla fiera tecnologica Ces,
di Las Vegas, è stata presentata la prima sciarpa
antismog (!) perfetta
per chi va in moto o in
bicicletta (ma anche per i
pedoni). “Wair”, questo è il
suo nome, è dotata di filtri
e di rilevatori della qualità
dell’aria. Si adatta a ogni
tipo di viso; basta indossarla per respirare meno
smog; in più, scaricando
l’applicazione Sup’airman
by Wai e collegandola allo
smartphone, si può avere
in tempo reale il percorso
meno inquinato
46
Panorama
basse temperature, virus, poi, può mettere
a dura prova il nostro apparato respiratorio.
L’aggressione del virus, infatti, è favorita dal
freddo, e dallo smog che rendono meno efficienti i sistemi di filtro situati sulle mucose respiratorie; se poi il virus ha già colpito può ritardare la guarigione dall’influenza (la febbre
passa, ma la tosse no) o aumentare il rischio
di complicanze, come bronchiti e polmoniti.
fLimiti sforati
Secondo i dati dell’OMS una concentrazione
media annua di PM 2,5 superiore a 10 microgrammi per metro cubo è considerata
al di sotto degli standard e pericolosa per
la salute. Oltre sei milioni di morti all’anno
nel mondo sono riconducibili agli effetti
Aria t
per 9
dell’inquinamento all’esterno e all’interno
degli edifici. Più del 90% di queste morti avviene in Paesi dal reddito medio-basso, dove
al problema dello smog esterno si aggiunge
quello di cucine a carbone, stufe e altri sistemi insalubri per riscaldare e cucinare. Le
regioni del Sudest asiatico e dell’Ovest del
Pacifico (incluse Cina, Malesia e Vietnam)
riportano i dati più allarmanti.
fChe fare?
Studi recenti hanno trovato tracce magnetiche
riconducibili allo smog persino nel cervello.
Rimanere al chiuso nei giorni di smog intenso non sembra migliorare di molto gli effetti
sulla salute: a fare danni è infatti l’esposizione
prolungata al particolato.
Non ci sono evidenze che le mascherine prevengano l’inalazione, e le aree rurali non sembrano immuni dal fenomeno: l’inquinamento
è peggiore nelle città, ma nelle campagne la
situazione non è rosea come sembra.
Posto che non è possibile smettere di respirare, ci sono azioni che possiamo fare in prima
persona per migliorare la qualità dell’aria.
La prima cosa, banale ma importante, è lasciare a casa l’auto, se possibile, e prendere i
mezzi pubblici (o la bicicletta). Acquistare, se
possibile, modelli a basso tasso di emissioni,
ancora meglio le ibride; se proprio non si può
rinunciare alla macchina, moderare la velocità di almeno 10 km orari e viaggiare alle
marce più alte, in modo da inquinare meno.
Chi può farlo, dovebbe sfruttare almeno il
week end per cambiare aria; l’alimentazione
può essere d’aiuto: gli alimenti antiossidanti,
come frutta e verdura, possono infatti avere
un’azione protettiva. Chi si allena all’aperto
dovrebbe evitare di farlo quando i tassi d’inquinamento sono alti, perché sotto sforzo
aumenta il ritmo respiratorio.
Arrivati a casa, per mantenere pulite e umide
le mucose respiratorie fate un breve lavaggio
con una soluzione salina.
fRichiami nel vuoto
Insomma ce n’è abbastanza per destare preoccupazione, conclude l’OMS. Che invita i governi a prendere misure urgenti e drastiche per
ridurre il traffico su strada, incoraggiare metodi di cucina meno inquinanti e migliorare la
gestione dei rifiuti urbani.
troppo inquinata
9 persone su 10
Il 92% della popolazione mondiale respira aria di
qualità inferiore a quella auspicata dall’Oms. Sei
milioni di morti l’anno causati da polveri sottili
Panorama
47
comportamento
La negatività degli altri fa m
P
ossiamo davvero assorbire energia
dalle altre persone? La scienza non
è ancora in grado di dare una risposta a questo quesito. Spesso però le
persone più sensibili ed empatiche
hanno l’impressione di essere in
qualche modo influenzate dall’energia positiva o negativa di chi le circonda. Non si tratta
soltanto di una questione di energie “invisibili”
e di un’ipotetica trasmissione di energia tra gli
esseri umani ma anche, e forse soprattutto,
della sensazione di sentirsi più o meno influenzati dalle parole e dai comportamenti degli altri. Infatti sappiamo bene quanto le parole e le
azioni delle persone che ci circondano possano
determinare il nostro modo di vivere, anche
quando non ce ne rendiamo conto. L’esempio
48
Panorama
Ansia, depressione e stress ci possono trasf
Quando meno ce lo aspettiamo, ci troviamo in
empatia: ci facciamo carico appieno degli affar
della pubblicità è il più lampante.
Stiamo forse perdendo la capacità di essere
davvero liberi? In un certo senso siamo tutti
manipolati dalle parole e dalle azioni degli altri? Possiamo provare ad essere più consapevoli
dei nostri pensieri, delle nostre azioni e del nostro modo di vivere per cercare di non lasciarci
influenzare da persone di cui non ci fidiamo e
per non rischiare di rimanere intrappolati in
situazioni spiacevoli. Ecco alcuni suggerimenti
per non assorbire energia negativa:
fEvitare le persone
«tossiche»
In diverse situazioni della nostra vita abbiamo la possibilità di scegliere le persone con
cui vorremmo trascorrere del tempo in modo
tranquillo e sereno. Evitare del tutto le persone negative è forse impossibile, ma possiamo
imparare a non permettere che le loro azioni
e il loro modo di pensare influenzino il nostro
umore e turbino le nostre giornate. Arroganti,
vittimisti, opportunisti, sfruttatori e manipolatori: possiamo sicuramente fare a meno
della loro compagnia per vivere meglio.
fNon possiamo
cambiare gli altri
Le persone possono cambiare soltanto se lo
vogliono veramente. Non possiamo pretendere
di riuscire a cambiare gli altri e non dovremmo
mai nemmeno cercare di farlo. Ognuno di noi
Ladri di energia:
vampiri emotivi
Vi è mai successo di incontrare qualcuno e poi sentire un senso di spossatezza, un cambio repentino d’umore,
pensieri negativi che assillano? Se
vi è successo probabilmente vi siete
imbattuti in un vampiro emozionale. Il “vampiro emotivo” si nutre di voi e, passo
dopo passo, tende con artifici anche sottili, a soggiogarvi fino ad annichilirvi per
sopravvivere.
I vampiri sono ovunque, in ufficio, nei centri commerciali, in palestra, in casa. Possono essere chiunque, si possono nascondere sotto molte vesti e possono assumere
i connotati di amici e parenti... può essere il collega di lavoro, il capo, un amico, la
moglie, il marito, la fidanzata.
Non sono sempre consapevoli del loro ruolo e spesso non sono nemmeno persone
cattive. Siamo di fronte a persone che invadono la nostra libertà senza porsi alcun
limite e che sono convinte che tutto il resto dell’umanità sia stata creata per soddisfare i loro bisogni. Sembra una persona normale ma, lentamente, dopo essersi
conquistata la vostra simpatia, inizierà a succhiare tutte le vostre energie emozionali. Alcuni hanno bisogno della nostra energia e della nostra luce per sopravvivere,
incapaci di farlo contando solo sulla propria. Insufficiente o negativa che sia. Altri,
i più pericolosi, quell’energia e quella luce che emaniamo, desiderano solo smorzarla, fino a spegnerla. Con questa tipologia di persone non vale la pena perdere
tempo, difficilmente cambieranno e non si meritano la vostra considerazione...
Se volete essere davvero felici nella vita è fondamentale eliminare i rami secchi e
circondarsi di persone positive e vitali, che vi stimano ed apprezzano per quello che
siete, che vi sostengono e vi incoraggiano senza prevaricarvi, e soprattutto, senza
rubarvi la vostra preziosa energia!
male: come comportarsi
formare in una spugna emozionale che assorbe tutte le nostre difese.
n sintonia con i sentimenti negativi di altre persone. Si chiama
ri degli altri senza risolvere i nostri
ha uno scopo diverso nella vita, ha il proprio
obiettivo da raggiungere. Se una persona non
ci va a genio, è inutile provare a modificare i
suoi comportamenti o sperare che cambi. Forse
un giorno potrebbe iniziare a seguire il nostro
esempio positivo, ma sarà esclusivamente una
sua scelta. Quando le idee divergono e i sentieri
si separano è meglio che ognuno vada per la
propria strada se ormai la situazione è diventata
inconciliabile e troppo pesante da sopportare.
fRivolgere l’attenzione
altrove
Cerchiamo di tracciare una linea di confine tra
noi stessi e le persone che vengono a cercarci
soltanto quando vogliono lamentarsi e sfogare
su di noi i loro problemi, senza donare in cambio nemmeno qualche secondo di ascolto. Ad
un certo punto possiamo decidere di rivolgere
la nostra attenzione altrove e di non dare più
peso alle parole di questi ‘parassiti’. Un parassita non può sopravvivere se la fonte da cui si
alimenta non è più disponibile.
fAssumersi le proprie
responsabilità
Una persona adulta e matura è in grado di assumersi le responsabilità delle proprie azioni.
Siamo noi i maggiori responsabili delle nostre
azioni, dei nostri pensieri, delle nostre emozioni e di tutto ciò che ci accade nella vita. Le risposte sono sempre dentro di noi. Non possiamo
trovarle nelle parole e nei discorsi degli altri.
fRiconoscere
le persone
davvero speciali
Per fortuna nella nostra vita non esistono soltanto persone tossiche e negative. Possiamo
allora imparare a riconoscere quali sono le persone davvero speciali che sanno incoraggiarci
e con cui parlare senza rischiare di sentirsi manipolati, schiacciati e sopraffatti da una sensazione davvero spiacevole e fastidiosa. Diamo la
nostra fiducia alle persone gentili, che sanno
ascoltare, che sono capaci di sorridere e di divertirsi nonostante le difficoltà della vita.
Panorama
49
società
D
avvero chi dice più parolacce appare più onesto? Sembrerebbe di
sì. Stando almeno a una ricerca
congiunta di studiosi provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna,
Paesi Bassi e Hong Kong e pubblicata sulla rivista “Social Psychological and
Personality Science”, il linguaggio osceno e
scurrile viene in qualche modo riabilitato o
almeno analizzato - anche attraverso una
corposa analisi su migliaia di post pubblicati su Facebook - per capire l’effetto positivo e il cambiamento dei costumi nel corso
dei decenni.
Secondo David Stillwell, ricercatore in big
data analytic all’università di Cambridge
e coautore dello studio, ‘’la relazione fra
linguaggio volgare e disonestà è complesso. Imprecare è spesso fuori luogo ma può
anche costituire l’evidenza che qualcuno
ti stia comunicando la sua opinione reale.
Dal momento che una persona non sta filtrando il proprio linguaggio per essere più
gradevole potrebbe voler dire che non sta
filtrando neanche i suoi punti di vista’’.
Per provarlo i ricercatori, che hanno simpaticamente battezzato lo studio ‘’Francamente ce ne importa: la relazione fra volgarità e onestà’’, hanno realizzato tre tipi diversi
di test. Nel primo hanno sottoposto a 276
partecipanti statunitensi un questionario,
domandando loro di elencare le parolacce
più frequenti, insomma le preferite e più
utilizzate. Ma di spiegare anche le ragioni
e le situazioni in cui sfoderano di solito quei
termini. Nel secondo hanno messo in scena
una sorta di esperimento teatrale per far
loro determinare se qualcuno fosse davvero
onesto o stesse rispondendo in modo socialmente corretto ma probabilmente falso.
A quanto pare, quelli che nella prima lista
avevano elencato più termini volgari sono
risultati essere quelli all’apparenza più onesti. Nel terzo esperimento, invece, Stillwell
insieme a Gilad Feldman, Huiwen Lian e
Michal Kosinski hanno messo sotto la lente
i dati da 75mila profili Facebook per valutare l’uso delle parolacce nelle interazioni
sociali con gli ‘’amici’’. Insomma, nei post e
nei commenti.
Bene, secondo l’analisi gli utenti che usano
un vocabolario più volgare sono anche quelli i cui schemi linguistici rientrano, in base
ai risultati di uno studio ancora precedente, nel territorio dell’onestà. Quantomeno,
dell’onestà percepita. Ad esempio utilizzano
50
Panorama
Dal vivo o sui social, per gli alt
PAROLACC
Segnale di o
più spesso i pronomi personali ‘’io’’ e ‘’me’’,
evidentemente concentrando sulla propria
persona il peso di ciò che dicono.
Non è un caso che una ricerca simile
arrivi proprio all’indomani del giuramento del nuovo presidente Donald
Trump, che da candidato non ha certo lesinato l’uso di parole ingiuriose e
di termini volgari. Stando ai risultati dei
ricercatori, una dose di volgarità potrebbe dunque tornare utile anche nella comunicazione politica, magari
solo a certi profili, visto
che le persone tendono ad
assegnare un ingiustificato grado di verità
a chi le pronuncia. Anche in Italia se ne
hanno quotidianamente testimonianze
più che deplorevoli.
“Chi ‘parla come mangia’ spesso viene
avvertito come genuino, naturale, senza
costruzioni - spiegano gli psicologi - per
questo arriva in modo diverso all’attenzione dell’ascoltatore. In parte è legato al
fatto che l’irriverenza comunicativa prende
sempre in contropiede e ‘buca’ la nostra
attenzione, in parte è anche vero che si
rivolge alla nostra parte più grezza, senza
sovrastrutture, vera’’. Il punto è che il linguaggio è il primo passo per fare breccia
nell’attenzione di chi ci ascolta: ‘’Riuscire
a comunicare utilizzando il linguaggio del
nostro interlocutore è certo importante ma
lo è ancora di più quando riusciamo a entrare nella sua mente, a usare il linguaggio
che l’altro magari non esplicita ma coltiva
dentro di se: la lingua dei suoi pensieri. E
spesso, quando parliamo con noi stessi,
siamo molto più ‘sbottonati’ che se lo facciamo pubblicamente’’.
W@
?#
!
Imprecare dunque come via
elettiva e tristemente inevitabile
per una comunicazione efficace? ‘’La vera
sfida stia nell’usare un linguaggio comune
ma senza scadere nella deriva volgare e offensiva, partire sì dal linguaggio dell’uomo
della strada per catturare la sua attenzione
ma poi arricchirlo con nuovi spunti e nuove
parole. Aiutare le persone a crescere è ciò
che ripaga più di tutto, anche in ambito
comunicativo’’.
tri dici la verità
CE?
onestà
!
Un’indagine internazionale racconta
i cambiamenti sociali attraverso
l’interpretazione della volgarità: «Se
non si filtra il proprio linguaggio
non si filtrano le idee». Ma l’esperto
avverte: «Bene l’approccio
comune, senza scadere però,
nella deriva offensiva»
Panorama
51
sapori
O
lio dagli insetti per sostituire quello di palma, tecnologie Nasa per
coltivazioni domestiche e sistemi
integrati per il monitoraggio delle
colture di tutte le dimensioni: sono
orientate alla facilità di impiego e
alla sostenibilità ambientale le dieci start up
che fanno parte del programma di accelerazione di Startupbootcamp, il network che
mette in contatto le migliori idee provenienti
da tutto il mondo con i potenziali investitori. Selezionate tra oltre seicento, le dieci
proposte di innovazione sono tutte frutto
del lavoro di giovani team che hanno saputo coniugare le potenzialità delle più
moderne tecnologie con le esigenze di
produttori e consumatori. Eccole nel
dettaglio:
BITEBACK INSECT OIL: arriva da
Malang, Indonesia, l’alternativa
sostenibile all’olio di palma.
Ricavata da colonie di insetti
e più economica rispetto al
diretto concorrente, ha una
produzione oltre 150 tonnellate per ettaro all’anno,
non ha bisogno di pesticidi, ha alti contenuti di
acidi grassi quali Ome-
ga 3, 6 e 9, è ricco di vitamine e proteine e ha un
punto di fumo che raggiunge i 250 gradi.
ELAISIAN: la startup romana che ha realizzato un sistema di monitoraggio dedicato alle
produzioni olivicole. Una centralina, poco più
grande di una scatola da scarpe, installata
sull’albero al centro del campo è in grado di
fornire informazioni in tempo reale sullo stato
di salute delle piante circostanti (fino a cinquecento con una centralina). Grazie all’analisi dei
dati ottenuti è in grado di stilare modelli previsionali con cui ottimizzare gli interventi sul
campo, riducendo drasticamente l’insorgenza
di malattie o attacchi parassitari.
eVJA: napoletana e orientata alla produzione
della “quarta gamma”, cioè i prodotti vegetali
freschi confezionati e pronti per il consumo, ha
però visto la sua prima applicazione in un vigneto viennese. Usa una centralina alimentata
a energia solare che raccoglie e analizza i dati
provenienti da sensori applicati sulle piante
permettendo così un controllo a distanza che
potrebbe rilevarsi utile alle coltivazioni difficilmente raggiungibili, come nei casi delle viticolture eroiche.
FRUITSAPP: Valencia, Spagna. Ottimizzare
la filiera per abbassare i prezzi e aumentare la
qualità nei mercati ortofrutticoli su scala internazionale con una applicazione per mobile.
fo
Le
Quando
si
52
Panorama
Dall’olio di insetti
per sostituire quello
di palma all’app per
il food delivery per
campus universitari,
sono 10 le aziende
che fanno parte
del programma di
accelerazione di
Startupbootcamp
Attraverso il tracciamento di tutti i passaggi
della filiera, offre un’analisi in grado di individuare con esattezza le inefficienze, offrendo al
contempo soluzioni alternative.
KIWI CAMPUS: nasce a Bogotá, Colombia, il
mix tra App e social network per il food delivery dedicato ai campus universitari. Laddove
altri non possono entrare, mette in relazione
direttamente gli studenti con una piattaforma
di autogestione per le consegne ‘a domicilio’ da
locali o ristoranti che si trovino nelle immediate vicinanze del campus
in cui sono gli stessi studenti a ritirare e consegnare.
MILIS BIO: Cork, Irlanda. Il team di giovani
ricercatori ha messo a punto un additivo ricavato da proteine per la dolcificazione di prodotti
senza l’impiego di zuccheri o derivati. Benché
non se ne possano svelare i dettagli, il concetto
su cui si basa prevede una relazione tra i ricet-
ood
start up del
o l’innovazione
i dedica al cibo
tori umani del dolce e
il comportamento di alcune proteine e
ha potenziali applicazioni nelle filiere produttive del comparto food and beverage.
NEOFARMS: Hannover, Germania. Principalmente rivolto alla coltivazione domestica di insalate e erbe aromatiche, con il nuovo impianto
tedesco si possono coltivare anche fragole e
pomodori. Sfrutta la tecnologia aeroponica,
molto simile all’idroponica ma impiegata dalla
Nasa per le missioni spaziali. Con un tempo stimato di circa tre settimane dal seme alla maturazione (variabile a seconda della pianta), l’idea
è rivolta all’uso domestico e alla ristorazione.
PHYTOPONICS CIC: da Cardiff, Regno Unito,
l’impianto idroponico economico, flessibile e
adatto all’uso domestico. Ottimizza la gestione
dell’acqua riducendo dell’80% la quantità necessaria alla coltivazione tradizionale in terra e
dei nutrienti, si adatta a piccoli spazi interni ed
esterni e può essere impiegato sui balconi o sui
terrazzi condominiali così come nelle fattorie.
TRAKBAR: Zagabria, Croazia. Un servizio rivolto ai gestori di bar e ristoranti che incrocia i dati
ottenuti su larga scala e impiega un software
per delineare le migliori opzioni di acquisto per
implementare l’efficienza dell’attività commerciale direttamente dal proprio smartphone.
WALLFARM: Roma, Italia. Dedicato a tutti
quelli che sognano un giardino verticale nella
propria abitazione da cui raccogliere prodotti
freschi di giornata ma senza toglier tempo alle
proprie esigenze, che siano legate al lavoro o
allo svago. Si parla di un impianto di controllo
automatizzato gestito da un software che analizza i dati e identifica gli interventi necessari da
apportare “sul campo”.
Panorama
53
tecnologia
Cinque milia
PIANETA W
Secondo il rapporto Cisco è online il 65 per cento dell’umanità,
entro il 2021 le persone che utilizzeranno un dispositivo mobile
per accedere al web saranno più di quelle che hanno accesso a un
conto in banca, all’acqua potabile e ai telefoni fissi
A
un passo dai cinque miliardi.
È il numero di persone che nel
mondo avranno una connessione al web da dispositivo mobile,
uno smartphone nella maggior
parte dei casi, entro il 2017. A fine anno
abbiamo toccato quota quattro miliardi e
900 milioni e otto miliardi di apparecchi
collegati alla Rete in totale. Più tecnologia (mobile) che anime, se si pensa che la
popolazione mondiale è di 7,4 miliardi di
individui.
Lo sostiene l’ultimo rapporto del colosso
della rete Cisco, il Visual Networking Index. Registra una crescita a doppia cifra
nel consumo dei dati su scala planetaria
che non riguarda solo i Paesi emergenti.
In testa alla classifica c’è l’Indonesia con
un più 142 per cento, seguita da India e
da Cina. Ma poco dopo troviamo la Francia, la Spagna, la Germania e l’Inghilterra.
L’Italia è al dodicesimo posto davanti agli
Stati Uniti con un più 47 per cento. L’ul-
54
Panorama
tima posizione è della Svezia che si deve
accontentare di un’impennata del 23 per
cento rispetto al 2015.
fPiù connessioni
che nascite
Nel mondo il numero di connessioni cresce a ritmo doppio rispetto alla natalità
e con esso il consumo dati. Sui router di
questa compagnia californiana passa oltre la metà del traffico web, ecco perché
il suo rapporto è specchio delle tendenze in fatto di abitudini digitali. Aumenta
però per motivi differenti: in Indonesia
solo il cinque per cento della popolazione
ha un telefono o un apparecchio di altro
tipo collegato, mentre molti di noi ormai
ne hanno tre a testa. Se lì o in India il
boom è dovuto ad una prima diffusione
dell’accesso alla Rete, in Francia o in Italia
è l’uso che cambia e si fa molto più intenso. Merito del costo sempre più basso
delle connessioni e di servizi video come
Netflix, Sky, Rai o Amazon, che poco più di
un anno fa non esistevano.
Aumentare la capacità di un network non
porta ad una minore congestione. Quella
capacità maggiore viene subito sfruttata
e occupata”, aveva spiegato Peter Marx, ex
chief technology officer della città di Los
Angeles. “Vale per il traffico su strada e vale
anche per i dati “. In Italia se ne consumano
ogni mese l’equivalente di 26 milioni di dvd,
grosso modo il volume mondiale mensile
scambiato sul World wide web del 2001.
In totale ci sono ormai 95 milioni di dispositivi connessi, 5,8 milioni quelli aggiunti
quest’anno, che diverranno 162 milioni
nel 2021. Non cambia però il numero degli
utenti essendo un mercato saturo. “I nuovi
abitanti della Rete non saranno persone
ma oggetti” confermano alla Cisco riferendosi al cosiddetto Internet delle cose. Categoria vasta, che va dalla lampadina smart
agli strumenti che si indossano per tenere
ardi nel
WEB
eeNel 2016 sono
stati connessi alla
Rete 5,8 milioni
nuovi dispositivi. Nel
2021 saranno 162
milioni. Tre diversi
dispositivi connessi
a testa in media fra
smartphone, smart
tv, tablet, pc. Il
rapporto Cisco 2017
indica una crescita
a doppia cifra nel
consumo dei dati su
scala planetaria che
non riguarda solo i
Paesi emergenti
sotto controllo le
proprie condizioni
fisiche, fino ai sensori
sparsi per le metropoli
per rendere la mobilità
un po’ più intelligente.
Aumenteranno di tredici
volte in cinque anni.
Singolare che l’Italia resta
fra i primi ad adottare tutto
quel che passa per lo schermo
di un telefono anche se poi sul
posto di lavoro continuano ad usare
tecnologie e logiche vecchie di anni.
Ma lo scenario non è così nero: molte
aziende si stanno muovendo ripensando
il mondo e il modo di lavorare. Sono indietro rispetto a Paesi come l’Olanda, ma
recuperano terreno. Gli investimenti in
infrastrutture sono ripartiti e il 5G è alle
porte. Perfino l’amministrazione pubblica
potrebbe presto cambiare, sostengono
alla Cisco. Vedremo. Anzi: speriamo.
Panorama
55
S
ilver surfers, ecco il
loro nome.
Sono
quegli utenti che
non solo non sono dei
nativi digitali, ma che
non hanno mai avuto
nemmeno una particolare dimestichezza con la
tecnologia. Eppure, malgrado la loro mancanza di
esperienza, si collocano tra
gli utenti più critici ed esigenti, proprio perché non si
lasciano distrarre dalla vastità
dell’offerta mediatica ed hanno
idee ben chiare circa ciò che vorrebbero ricevere dalla tecnologia:
app e interfacce che rispondano
alle loro esigenze più impellenti,
come le app farmaci. Ad oggi, sugli
store del mercato ce ne sono moltissime, di solito gratuite o al prezzo di pochi centesimi, progettate
sia per sistemi Android che per dispositivi Apple. Sono pensate per
quegli utenti che devono assumere
più farmaci ogni giorno, ad orari
diversi e che, per questa ragione,
rischiano di confondersi e compromettere l’efficacia della terapia,
ma che non si accontentano di impostare una sequela di allarmi sul
proprio telefonino. Ecco alcune
delle app farmaci più diffuse tutte
caratterizzate da una grafica semplice ed essenziale e da notifiche in
tempo reale:
fAlicia
È tra le prime app farmaci, elaborata nel 2013 dall’ateneo spagnolo
Miguel Fernandez di Elche segnala
all’utente quando e quale farmaco
assumere grazie a un sistema di
alert che all’orario selezionato fa
apparire una foto sullo schermo.
Essa dispone, inoltre, di un’opzio56
Panorama
ne aggiuntiva che permette di mostrare al proprio medico il piano
terapeutico che si sta seguendo
per chiedere consiglio e facilitare
il compito diagnostico dei sanitari.
fPill Reminder
Progettata per i dispositivi Apple
consiste, essenzialmente, in un
promemoria che è possibile impostare in diverse lingue, in particolare inglese, francese, russo,
portoghese e spagnolo. Tale app
farmaci offre anche la possibilità
di impostare dei pulsanti a scelta
rapida per contattare immediatamente il proprio medico in caso di
malessere.
fPillboxie
Un’app dalla grafica chiara ed intuitiva, basata su un sistema di
notifiche che continuano ad essere inviate finché non si spunta la
casella dell’avvenuta assunzione.
È possibile impostarla in spagnolo, italiano, inglese o tedesco. Tra
le possibili modifiche apportabili
all’interfaccia esiste la possibilità
di personalizzare gli alert con suoni specifici e colori squillanti che
differiscano per ogni farmaco.
fiFarmaci
Quest’ultima app farmaci è stata
pensata per i sistemi iOS e non è
strettamente connessa all’assunzione di farmaci quanto all’analisi
di questi ultimi. Inquadrando il
codice a barre presente sulla confezione, infatti, è possibile ottenere
informazioni circa il principio attivo, la data di scadenza o il contenuto di glutine e/o lattosio presente all’interno del medicinale.
multimedia
Farmaci:
smartphone
pensaci tu
Indagine di Freeonline in
un mondo delle app meno
noto, ma molto utile
a cura di Igor Kramarsich
Driver del tuo
computer sempre
aggiornati con
Snail Driver
Snail Driver è un tool, compatibile con Windows 7/8/10, in grado individuare, scaricare
ed installare eventuali aggiornamenti dei
driver in maniera automatica con un semplice clic. L’utilizzo del programma è estremamente semplice: facendo click sul pulsante
scan “Snail Driver” analizza la configurazione
hardware e confronta i driver installati con
un suo database di oltre 300.000 periferiche
per identificare quelli di cui è disponibile un
aggiornamento.
Per ogni componente riconosciuto, il tool
mostra la versione correntemente installata,
il numero di versione disponibile per l’aggiornamento e il nome del produttore del
driver. Per completare l’operazione è suf-
ficiente selezionare dall’elenco gli elementi
che si desidera aggiornare e fare click sul
pulsante Update.
Panorama
57
curiosità
Parla danese il primo
ambasciatore digitale
I
Paesi scandinavi non si smentiscono: sanno essere sempre o quasi
sempre all’avanguardia. Per tecnologia, creatività, e nuove idee
per adattarsi alla realtà in veloce
cambiamento. Questa volta tocca
alla Danimarca, con un’iniziativa senza precedenti al mondo: quello di Copenhagen sarà il
primo governo ad avere un ambasciatore digitale. Cioè un alto rappresentante diplomatico, la cui sede (virtuale o anche per residenza, ciò resta da chiarire) sarà presso Google,
Apple, Microsoft. Il diplomatico, che non è
stato ancora scelto, sarà incaricato di trattare “con questi giganti della tecnologia, che
sono diventati per il loro peso nel quotidiano
una sorta di nuove nazioni, per cui abbiamo
bisogno di confrontarci con loro”. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri del governo
conservatore guidato dal premier Lars Lokke
Rasmussen, e cioè l’esponente liberale Anders Samuelsen, in un’intervista a Politiken,
il più influente quotidiano del regno.
“Queste compagnie”, ha spiegato il capo
della diplomazia danese, “si sono trasformate in una sorta di nuove nazioni; si tratta di
aziende che hanno sulla Danimarca la stessa
influenza di nazioni intere, e noi in qualche
modo ci dobbiamo adeguare”.
Samuelsen ha sottolineato le grandi trasfor-
58
Panorama
mazioni economiche, sociali, culturali di cui i
colossi del digitale sono artefici, e che “cambiano rapidamente sia il mercato del lavoro,
sia le abitudini, sia la vita privata dei cittadini
danesi”.
Il rappresentante
diplomatico del
Paese scandinavo
avrà una sede
virtuale presso
Microsoft, Apple
o Google.
Il ministro degli
Esteri Samuelsen:
«Queste aziende
sono diventate,
per il loro peso nel
quotidiano, una sorta
di nuove nazioni»
La nomina di un “ambasciatore digitale
farà del piccolo ma postmoderno Paese
scandinavo (giudicato il più felice sul pianeta da rapporti e inchieste di agenzie del-
le Nazioni Unite) il primo Stato al mondo a
conferire dignità diplomatica, quindi rango di rapporti interstatali, a queste relazioni. Il governo, secondo i media danesi,
ritiene che questa scelta renderà il piccolo
regno anche ancor più attraente per gli
investimenti esteri d’eccellenza, che già
abbondano.
“È evidente che manterremo il modo di
pensare tradizionale nelle relazioni con
gli altri Paesi, ma intanto dobbiamo tenere rapporti più stretti con alcune delle
compagnie che ci influenzano”, ha detto
ancora il ministro Samuelsen. “I giganti
della Silicon Valley - ha aggiunto -, hanno
creato ricchezza e posti di lavoro a livello
di gran lunga superiore rispetto ad alcuni
dei molti paesi con cui abbiamo rapporti
diplomatici, e il valore di mercato di Google o Apple è talmente alto che, se fossero
nazioni, mancherebbero solo di poco il
diritto all’ingresso nel G20, cioè il club dei
venti paesi dalle economie più importanti
sulla Terra”.
La Danimarca, specie negli ultimi anni, ha
vantato un posto di primo piano come location di investimenti del comparto IT e di altre
alte tecnologie, sia investimenti di aziende
locali, sia appunto di grandi imprese americane, svedesi o di altri Paesi all’avanguardia.
passatempi
1
2
3
4
5
6
17
7
8
9
18
20
34
37
42
44
45
46
49
53
58
47
50
54
57
ORIZZONTALI: 1. Quella spaziale la
fanno gli astronauti - 10. Pappagallo col ciuffo erettile - 17. Comprese
nel pesce azzurro - 18. L’offesa in
alto sulla croce - 19. Un film con
grande impiego di mezzi - 20. Dieci
in un chilogrammo - 21. Il capo della tonnara - 22. La capitale del Mali
- 23. L’effe le divide - 24. Mezza dozzina - 25. Fa binomio con l’Orchestra
italiana - 28. Il simbolo dell’iridio
- 29. Li valuta l’assicuratore - 30.
32
39
41
60
16
36
48
56
31
38
52
15
27
35
40
14
23
30
43
13
26
29
33
12
22
25
28
11
19
21
24
51
10
55
59
61
La famiglia delle razze - 31. Fiume
della Germania che nasce in Francia
- 33. Nome di donna - 35. Pruno selvatico - 36. Li perde chi sviene - 37.
Molto graziose - 38. Schifosamente
sporca - 39. Rivista militare - 40.
Priva d’accento - 41. Giampaolo
scrittore - 42. La macchina per cucire
per eccellenza - 43. L’ortaggio di Caprauna - 44. Città dell’Afghanistan
- 45. Qualcuno preferisce il balsamico - 46. Insormontabile al centro
- 48. Il senso della
Soluzione del numero precedente
misura - 50. Il vino
come prefisso - 51.
Il Liechtenstein su
targa d’auto - 53.
Chiare e ben delineate - 54. Leggero e piacevole
venticello - 55. C’è
pure quello proprio - 56. Manifestazione anomala
- 58. Li coltivano i fraticelli - 59. I
fratelli delle favole - 60. Circonda
la testa dei santi - 61. Le tracciano
i proiettili.
VERTICALI: 1. Sono... bassi in Olanda - 2. Un tipo di corrente elettrica
- 3. Luoghi... collocati - 4. Quelli
d’acqua sono più larghi - 5. Pronome personale poetico - 6. Ipocoristico di Giovanna - 7. Impegnano
i principianti - 8. Ridotto in cenere
- 9. Consonante dentale - 10. Si
fa il proprio... senza sforzo - 11. I
ferri del caminetto - 12. Carbone
usato in metallurgia - 13. Fiume
delle Marche - 14. L’attore Savalas
(iniz.) - 15. La sigla inglese degli
Emirati Arabi Uniti - 16. Fa parte
del Maghreb - 19. Spogliatoio per
bagnanti - 21. Trainano la slitta
di Babbo Natale - 22. Un prato
suburbano - 25. Il nome della Kabaivanska - 26. Pizzica nel golfo
mistico - 27. La madre di Perseo
- 29. Fiume affluente della Sava
- 31. L’Ulderico campione olimpico fiumano di pugilato - 32. Gli
esperti degli astri - 34. Santuario
a nord di Biella - 35. Riportare alla
normalità una situazione difficile - 36. Venerate... come le anime
del Purgatorio - 37. Recipiente per
liquidi - 38. Città del Texas al confine col Messico - 39. Fa ingrossare
il fiume - 41. Può diventare dama
- 42. Residui di nessun valore - 44.
Ha le stanze numerate - 45. Arrivano con i soccorritori - 47. Si fissano per il concorso - 48. Un attore
che non parla - 49. Fu capitale del
Regno di Dalmazia - 50. Il regista
Kusturica - 52. La valuta ufficiale
della Romania - 53. S’imbarcò con
la fauna - 55. È detto anche gigaro - 57. Sono pari nell’onore - 58.
Oristano su targa d’auto - 59. Le
iniziali di Tartini.
Pinocchio
Panorama
59
60
Panorama