Dal Valentino alla collina

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Transcript Dal Valentino alla collina

LAREPUBBLICA
GIOVEDÌ 2 MARZO 2017
Album
Il popolo dei runner
Il campione. È l’attività sportiva più facile e pop
FRANCO ARESE *
C
ORRERE è nella natura dell’uomo, è la pri-
ma cosa che ha fatto fin dalle proprie origini, fin dall’uomo primitivo. Soltanto
pochi anni fa, però, non c’era tutto questo entusiasmo: quando andavo a correre io, ad
esempio, mi urlavano “forza Coppi”. Non c’era la
cultura della corsa, e noi eravamo visti come personaggi strani perché andavamo a correre lungo il
Dal Valentino
alla collina
NEL DESERTO
Marco Olmo, 68 anni,
di Robilante (Cn),
sta per partire
per la prossima
Marathon des Sables,
nel deserto
del Sahara. A pagina
XVII racconta le sue
motivazioni, gli
allenamenti, la sua
storia di corridore
estremo
una città
che corre
Po. Poi ricordo il cambiamento globale, avvenuto
quando gli atleti più forti hanno iniziato ad uscire e
ad allenarsi con i podisti della domenica. Da quel
momento, pian piano, la corsa è entrata nella mentalità della gente e per riuscirci è stata favorita dalle sue stesse peculiarità: anzitutto correre è la cosa
più naturale da fare, e poi non servono luoghi o abbigliamento particolari. E per allenarsi non serve
neppure avere uno o più compagni, come invece accade nel tennis o negli sport di squadra. Insomma,
è l’attività più facile e meno costosa da praticare,
ma nel frattempo garantisce tantissimi benefici, a
patto di farlo nel modo giusto. Lo sport di base infatti non deve essere esasperato, ma va interpretato come movimento basilare che non si limita a far
dimagrire ma fa bene anche all’efficienza cardiaca, alla capacità respiratoria, alle articolazioni.
Tant’è vero che, soprattutto per chi ha qualche anno in più, stanno via via prendendo piede anche la
marcia, la camminata, il fitwalking. Perché, per
chi ha problemi di tendini e ginocchia, la corsa può
magari risultare traumatica; e allora è meglio camminare, visto che l’appoggio è più dolce.
E così oggi la corsa e la marcia sono diventate un
evento globale: mi ha impressionato vedere quanta gente si allena nei parchi in Giappone, e tutti
vanno nello stesso senso di marcia. Adesso poi la
corsa sta diventando virale anche in Cina dove peraltro c’è un problema di salute legato allo smog
terrificante. Eccolo, quindi, il prossimo step del nostro sport: dopo la salute, adesso nel mirino bisogna mettere anche la tutela dell’ambiente. Però,
in questo senso, lo sprint è appena iniziato.
* Franco Arese è nato a Centallo nel 1944. Ha
vinto i 1.500 agli Europei di Helsinki 1971, ha guidato per trent’anni l’Asics e fino al 2012 ha presieduto la Fidal
©RIPRODUZIONE RISERVATA
TRA I GHIACCI
Andrea Girardi,
torinese
quarantasettenne,
direttore informatico
alla Maserati,
racconta a pagina
XIX la sua esperienza
nella “4 Deserts”,
quattro maratone
negli ambienti
più estremi
del mondo
“Just The Woman I Am”, la corsa al femminile organizzata dal Cus Torino che si disputa domenica 5 marzo
SUPPLEMENTO GRATUITO
AL NUMERO ODIERNO
DE “LA REPUBBLICA”
■ SPEDIZIONE ABBONAMENTO
POSTALE ■ ART: 1, LEGGE 46/04
DEL 27 FEBBRAIO 2004 ■ ROMA
ALL’INTERNO
LE GARE
I LUOGHI
La stagione
agonistica
che sta partendo
Dove allenarsi
ecco i parchi
per correre
OTTAVIA GIUSTETTI A PAGINA II
FEDERICA CRAVERO A PAGINA VI
LA SALUTE
L’ATTREZZATURA
I consigli medici
per non fermarsi
(quasi) mai
Dalle scarpette
ai pantaloncini
Come partire
MASSARINI E STRIPPOLI A PAGINA XI
La Run 5.30 del 26 maggio
OTTAVIA GIUSTETTI A PAGINA XV
II
TORINO ALBUM
la Repubblica GIOVEDÌ 2 MARZO 2017
La febbre nelle gambe
Il primo appuntamento importante è la “mezza” Santander
del 26 marzo, poi la TuttaDritta e la Stratorino
A fine stagione la maratona, “anche se io prediligo New York”
LE IMMAGINI
“Le gare più amate
da noi corridori
al via per passione”
Principe del foro e runner, Wilmer Perga
condivide con i lettori le date della sua agenda
AVVOCATO DA CORSA
Wilmer Perga, avvocato
penalista con una
passione sfrenbata per
la corsa, partecipa a
tutte le gare di fondo
“serie” cui gli è possibile
prendere parte
STRATORINO
È il 14 maggio
la superclassica
stracittadina che torna
a disputarsi
in primavera dopo
qualche anno di
“tradimento” autunnale
SANTANDER
È la mezza maratona
che riapre le danze
del podismo torinese
dopo la pausa invernale
Quest’anno si corre
il 26 marzo, tutti i runner
ce l’hanno in agenda
Album
DIRETTORE RESPONSABILE
MARIO CALABRESI
CAPO DELLA REDAZIONE DI TORINO
PIER PAOLO LUCIANO
A CURA DI
LEONARDO BIZZARO,
CLAUDIO MERCANDINO
E MARCO TRABUCCO
GRAFICA
RUBINA ZINGALES
GRUPPO EDITORIALE L’ESPRESSO SPA
DIVISIONE STAMPA NAZIONALE,
VIA C.COLOMBO 90 - 00147 ROMA
STAMPA: ROTOCOLOR SPA
VIA NAZARIO SAURO 15
PADERNO DUGNANO (MI)
REG. TRIBUNALE DI ROMA N° 16064
DEL 13/10/1975
PUBBLICITÀ: A. MANZONI & C. S.P.A.
VIA NERVESA 21 - MILANO TEL. 02/574941
OTTAVIA GIUSTETTI
L’
di Wilmer Perga,
una tradizionalissima giornaliera di pagine bianche a
righe blu, è contrassegnata
in alto a destra, accanto alla data, da tutti i più importanti appuntamenti dell’anno per i runner torinesi.
«Mezza maratona Santander» il 26 marzo, «TuttaDritta» il 2 aprile, «Stratorino» il
14 maggio, «Va Lentino» il 6
luglio. E solo fino all’estate.
Più avanti ci sono «Una corsa
da re», la maratona di Torino, «Un Po di corsa» e così
via. «Just the woman I am»,
una manifestazione che ha
solo quattro anni di vita ma
è già gettonatissima, apre la
stagione podistica in città
tra pochi giorni, il 5 marzo.
Lo stile di Wilmer Perga è inconfondibile tra gli avvocati torinesi. Fuori dal tribunale correre è il suo segno distintivo:
«Corro ogni mattina all’alba da vent’anni — dice — giro il mondo per maratone
e mia moglie è conosciuta perché è sempre con me. Mi dà un bacio prima della
partenza e mi aspetta al traguardo. Solo
una volta non ci siamo trovati prima del
via e mi sono fatto male. Da quella volta
non può mai mancare». Wilmer Perga
ha corso la maratona di New York in 3
ore e 43 minuti quando aveva già superato i sessant’anni. Ora è reduce da un
brutto incidente in moto che lo ha tenuto fermo per più di tre mesi. Racconta
della sua passione mentre mangia una
fetta di torta al bar vicino al tribunale,
dopo aver seguito un lungo interrogatoAGENDA
“La cosa più bella, quando
gareggi, è competere con i grandi
campioni. Nel calcio sarebbe
come giocare sempre in serie A”
rio e prima di andare ad allenarsi.
Perché corre e cosa non cambierebbe
mai della corsa con un altro sport?
«Ho cominciato quando a Torino eravamo in pochissimi. Ed è lo sport ideale
perché lo puoi fare ovunque. Per un periodo, poiché ero infortunato, ho provato ad andare in bici, in alternativa. Ma
con la vita che faccio tra i processi e il fatto che vivo in città, alla fine, non riuscivo
ad andarci mai. A parte la comodità, c’è
una cosa che amo più di tutto della corsa: il fatto che quando gareggi, in teoria,
competi con i grandi campioni. Si corre
tutti insieme, tu e loro. Ed è come sarebbe, per uno che gioca a pallone, una partita assieme a una squadra di serie A».
Torino in alcune ore del giorno e tutto
l’anno è attraversata da un vero esercito, quello dei runner. Come si corre
in questa città?
«In pochi anni la passione si è diffusa
tra persone di ogni età e anche le manifestazioni sportive sono frequentatissi-
Il gruppo di testa della trentesima Turin Marathon davanti a Stupinigi
me; però sta accadendo in tutto il mondo, non solo in Italia. A me piace andare
via a fare almeno una delle più importanti maratone una volta l’anno. E le corse
organizzate a Torino, ce n’è ormai una al
mese a cominciare dalla primavera, sono un’ottima palestra. Io non ne perdo
una a condizione che siano competitive,
quelle con i bimbi in passeggino cerco di
evitarle. A marzo, per esempio, ci sarà la
mezza maratona Santander che mi piace molto».
Per correre con i grandi in città, come
funziona la maratona di Torino?
«Secondo me ha grandi potenzialità e
ci sono spazi per valorizzarla ancora, magari fissando date che si incastrano bene con il calendario internazionale per
mettendo ai big della maratona di venire a gareggiare anche qui. E poi investendo tanto sul clima di festa. La maratona nelle grandi città del mondo è
un’occasione di festeggiamenti che durano giorni, porta milioni di persone e
anima le strade e le piazze. Musica in
strada, locali aperti a ogni ora. Mi è capito di correrla in luoghi dove i mezzi pubblici erano gratis per tutta la durata della manifestazione. Ci sono mille idee che
si possono costruire attorno».
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SUL SITO
Storie di podismo su Repubblica.it
L
A CORSA su un grande quotidiano? Fino a qualche anno fa sarebbe stata un’eresia e invece
da qualche mese il podismo, in tutte le sue forme, ha fatto il suo ingresso sul portale di
informazione più letto in Italia, quello di Repubblica.it. “La Repubblica dei Runner”
(www.repubblica.it/sport/running/) si intitola e raccoglie racconti di corsa, informazioni
pratiche, annunci di gare, tecniche di allenamento, i consigli dei medici e dei trainer, le
opinioni di podisti famosi. Tra gli ultimi personaggi intervistati, lo scrittore Mauro Covacich,
che ha fatto della maratona lo sfondo del suo romanzo “A perdifiato”. E ancora le schede per
arrivare al traguardo dei 42,195 km, partendo da zero, o i menu per correre meglio, più veloci,
HOME PAGE più a lungo. “La Repubblica dei Runner” è diretta da Marco Patucchi, inviato di Repubblica,
La Repubblica dei Runner corridore appassionato e autore di “Maratoneti. Storie di corse e di corridori” (Dalai).
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III
la Repubblica GIOVEDÌ 2 MARZO 2017
DA NON PERDERE
Un vero trail
sulla collina
di Torino
È
ALLA PRIMA edizione,
questo trail che si
corre sulla collina
torinese, e già si prevede un
bel successo di
partecipazione e pubblico.
Nonostante sia a due passi
da Torino, il Trail al Pino del
5 marzo è organizzato come
una competizione in quota,
ottimo approccio a questo
genere di gare sempre più
frequentate. Organizzato
da Gspt 75-Cuore da
Sportivo, si dipana su 18,5
km di boschi e terreni
agricoli, per un dislivello
positivo di 700 metri,
quattro ore di tempo
massimo. La gara si corre in
semiautonomia, sono
obbligatori abbigliamento
adeguato alla stagione,
giacca impermeabile e
mezzo litro di liquidi. Una
bella avventura anche per
chi non s’è mai cimentato in
prove di questo genere.
Iscrizioni fino al giorno della
gara, www.facebook.com/
Trail-al-Pino
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“Just the woman
I am”, una corsa
contro il cancro
L’
La nuova disciplina
La carica “slow” dei camminatori
Ecco l’esercito del Fitwalking
ANDREA LAVALLE
,,
È un’attività sportiva
completa
che coinvolge
più del 90 per cento
del corpo
‘‘
PAOLA LEONE
ISTRUTTRICE DI FITWALKING
C
della bella stagione e le
prime giornate di sole, un esercito in scarpe da ginnastica ha invaso i parchi torinesi. Sono i praticanti
del Fitwalking, l’arte del camminare nata nel 2001 a Saluzzo
ad opera degli ex marciatori
olimpici Maurizio e Giorgio Damilano. La disciplina, che letteralmente significa “camminare per la forma fisica”, viene dal
Power Walking statunitense,
una camminata veloce tra i 7 e i
9 chilometri all’ora, a cui i fratelli Damilano hanno aggiunto
accorgimenti ed esercizi presi
in prestito dalla marcia.
Per fare Fitwalking bisogna
reimparare a camminare, partendo dai piedi, fondamentale
un movimento armonico nel
passaggio dall’appoggio con il
tallone alla spinta con la punta,
ON L’AVVICINARSI
per arrivare al movimento pendolare delle braccia, passando
per il controllo di gambe, tronco, braccia e testa. Il risultato è
un’attività sportiva adatta a
tutti, salutare e poco traumatica, che in pochi anni ha conosciuto una rapida diffusione,
tanto da portare, lo scorso gennaio, più di 9 mila persone a Saluzzo per la quattordicesima
edizione del “Fitwalking del
Cuore”, la manifestazione annuale ideata dai due ex marciatori. Oltre alle numerose manifestazioni dedicate, sono sempre di più quelli che scelgono di
partecipare “camminando” a
corse come la Tutta Dritta, la
Turin Marathon e Just The Woman I Am.
«Le ragioni del suo successo
sono molteplici — spiega Paola
Leone, istruttrice di Fitwalking
e presidente di Camminarte,
che promuove la disciplina al
Parco del Valentino — è un’atti-
vità sportiva completa, che
coinvolge più del 90 per cento
del corpo dal punto di vista articolare e muscolare, ma anche
un’attività salutistica, che oltre
a favorire il dimagrimento, è
utile nella prevenzione di malattie cardiovascolari e si adatta anche a chi non può fare attività sportive traumatiche». I
corridori che hanno subito traumi alle articolazioni vi fanno ricorso per la riabilitazione e, da
qualche anno, alcune strutture
ospedaliere hanno iniziato a
prescriverlo come terapia. A Torino è stato scelto dall’Asl To1
come mezzo per combattere gli
effetti del sedentarismo ed incentivare i dipendenti a uno stile di vita più sano. Un successo
di entusiasmo e partecipazione
che ha portato all’estensione
del progetto anche agli utenti
dell’azienda sanitaria.
«Ma non si tratta solo di forma fisica e salute — prosegue
Leone — il Fitwalking favorisce
situazioni di scambio sociale,
aiuta a combattere lo stress,
permette di riappropriarsi dei
parchi cittadini« e influisce anche sulle abitudini delle persone». Tanto che sono sempre di
più quelli che scelgono di abbandonare l’auto per andare al
lavoro “camminando per la forma”, magari cambiandosi le
scarpe da ginnastica prima di
entrare in ufficio.
E per chi a parchi e strade cittadine preferisce i sentieri di
montagna, c’è la variante
“cross”, con i bastoncini ad aiutare la dinamicità del passo sui
terreni più scoscesi e accidentati. Insomma, una varietà di benefici e applicazioni che ne fa
una disciplina trasversale, capace di coinvolgere al tempo
stesso trentenni e ultrasettantenni. «E sarebbe utile anche ai
bambini», conclude Leone.
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APPUNTAMENTO con la
quarta edizione di
“Just the woman I
am”, corsa non competitiva
e camminata di 5,9
chilometri a sostegno della
ricerca universitaria per la
lotta al cancro (partenza e
arrivo in piazza San Carlo), è
quest’anno il 5 marzo.
Organizza il Cus Torino con
Unito e Politecnico. Un
evento che, oltre alla corsa,
vedrà la piazza diventare per
tutto il giorno una palestra a
cielo aperto pr tutti. La
manifestazione è
organizzata in occasione
dell’8 marzo. L’edizione
2016 ha visto oltre 60mila
presenze in piazza San Carlo
e più di 11mila partenti alla
corsa non competitiva.
L’obiettivo 2017 sarà
raggiungere i 20mila
partecipanti. Le iscrizioni si
possono fare sul sito
www.torinodonna.it, alle
segreterie del Cus Torino e
nei punti convenzionati, con
quote a partire da 15 euro.
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TORINO ALBUM
V
la Repubblica GIOVEDÌ 2 MARZO 2017
Il ricordo
DA NON PERDERE
Lanzo - Caselle
La “mezza”
è da record”
U
L’intervista. L’ultimo colloquio con il presidente Fidal Aschieris
Una sorta di “testamento” dell’appassionato dirigente scomparso
“
I GIOVANI
Sono la nostra vera
scommessa. E lo
dimostrano le 13
medaglie di allievi
e juniores vinte ai
campionati italiani
IL PROBLEMA
Mancano in città
gli impianti indoor
In discussione ce n’è
uno al posto del
campo di tamburello
accanto al Nebiolo
L’AVVENIRE
L’atletica sabauda
sta crescendo, lo
dicono i numeri
Manca ancora però
il campione in cui
identificarsi
”
“Tra i ragazzi e a scuola
costruiremo insieme
il Berruti del futuro”
FABRIZIO TURCO
Adriano Aschieris non c’è più. Se n’è
andato in punta di piedi, senza far
rumore, a causa di un malore che due
mercoledì fa lo ha portato via
improvvisamente, a 65 anni, al termine
di una giornata dedicata alla sua
grande passione, l’atletica. Aschieris era
diventato il presidente della Fidal
piemontese meno di quattro mesi fa, a
fine ottobre 2016, dopo aver vissuto
intensamente da vicepresidente vicario
il periodo di gestione di Maurizio
Damilano. Uomo schivo e poco avvezzo
alle interviste, aveva però deciso di
raccontare la sua visione dello sport
piemontese per questo Album di
Repubblica. Pubblichiamo ugualmente le
sue parole. Per rendergli omaggio, certo,
ma anche perché il suo scenario diventa
un ponte tracciato verso il futuro per lo
sport di domani.
P
Adriano Aschieris, come si colloca il Piemonte dell’atletica rispetto alla media nazionale?
«A livello nazionale siamo decisamente
ben collocati tanto come attività quanto come prestazioni. L’ultima dimostrazione viene dagli allievi che a metà febbraio hanno
conquistato sei medaglie ai campionati italiani indoor di Ancona, senza dimenticare
le sette vinte nel weekend precedente ai tricolori juniores e promesse. Sono risultati
che rappresentano un po’ una scossa per
tutto l’ambiente nazionale».
Quali sono i numeri dell’atletica piemontese?
«In Piemonte contiamo 18 mila tesserati. A livello giovanile, in questi ultimi anni, i
nostri numeri sono decisamente cresciuti,
anche se gli enti di promozione sportiva in
Piemonte dicono la loro in virtù di prezzi di
tesseramento che sono un po’ più bassi dei
nostri. E la concorrenza pesa».
La Fidal come risponde?
«Sviluppando ulteriormente i rapporti
con la scuola: se nei prossimi mesi saremo
così bravi da aumentare la nostra penetrazione in ambito scolastico, allora riusciremo a crescere ulteriormente. Ed è proprio
per questo motivo che è stato intavolato un
ragionamento finalizzato alla promozione
con il Coni e con il Miur».
Parliamo di impianti. Qual è lo stato
dell’arte?
RESIDENTE
Adriano Aschieris
«Questo è un aspetto doloroso. Al di là
dello stadio Nebiolo di Torino, purtroppo
c’è ben poco. Ci sono alcune strutture come
la Sisport in piazza Guala e a Settimo o il
Cus in via Panetti, ma sono utilizzabili solo
per gli allenamenti. La situazione va migliorando se ci allontaniamo da Torino, con le
nuove piste di Volpiano, Chivasso e Pinerolo. Il problema però è un altro».
Quale?
«Che manchiamo totalmente di impianti indoor, con l’unica eccezione del rettilineo che si trova sotto il Nebiolo. E quindi
per fare attività ad un certo livello si è costretti ad andare ad Aosta o a Bra. Proprio
per questo motivo, assieme alla Fidal nazionale, si sta discutendo con gli assessorati allo Sport di Comune e Regione per cercare
di far nascere un impianto indoor all’esterno del Nebiolo dove adesso c’è un campo di
tamburello. Certo, non garantirebbe l’anello perché servirebbero altre metrature, però coprirebbe le altre attività».
Per quanto riguarda i tecnici, qual è la situazione?
«Molto buona, perché in Piemonte ci sono alcune eccellenze rappresentate da tecnici nazionali. Abbiamo appena concluso
un corso per istruttori con oltre cento iscritti e, vista la continua richiesta, a fine anno
ne partirà uno nuovo. Inoltre, durante l’anno, sono già in calendario alcuni convegni
tecnici con la partecipazione di esperti per
offrire una formazione continua ai nostri
tesserati».
Quali sono i grandi eventi internazionali in programma per il 2017?
«Il 21 maggio il campionato italiano giovanile di corsa in montagna a Caddo di Crevoladossola. E poi il 24 settembre al Nebiolo la finale B del campionato italiano di società».
Condivide il messaggio che lo sport sia
fondamentale anche per abbattere i costi della sanità?
«Assolutamente sì. Al Parco Ruffini la federazione vuol portare il “Progetto Parchi”
lanciato nel 2016 e di cui Maurizio Damilano è referente nazionale. Sarà il modo per
proporre iniziative come il Fitwalking che
propongono lo sport privo di agonismo ma
utile per la salute».
E per i bambini che non hanno mai fatto
sport?
«Anni fa c’erano i campionati studenteschi, ultimamente non si facevano più.
Adesso il tentativo è riavvicinare i bimbi
con i campionati della gioventù, puntando
su una partecipazione di massa. Perché l’atletica è la regina dello sport in generale».
Quali sono oggi le nuove esigenze dei podisti?
«Ultimamente vanno di moda i trail, metà corsa e metà corsa in montagna, un modo per fare sport senza l’assillo del risultato. Più in generale i podisti oggi chiedono la
qualità nelle manifestazioni; e a Torino ci
sono splendide iniziative».
Il problema del doping è vicino o lontano?
«Il doping è una piaga che si presenta
ovunque, non solo nell’eccellenza ma anche a livello amatoriale e di master. Per fortuna in Piemonte, ogni volta che sono stati
fatti controlli a sorpresa, non è mai stato
trovato nulla. Ma il doping è presente perché l’agonismo esasperato porta a questo;
e dunque, anche se qui si sente meno, siamo molto vigili».
Come immagina il Piemonte dell’atletica nel 2020?
«Vorrei ritornare indietro di un po’ di anni. Negli anni Sessanta il Piemonte era la
terra di Berruti; negli anni Ottanta di Damilano. Da un po’ di tempo ci manca il grande
campione: sarebbe la ciliegina sulla torta».
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N PERCORSO tutto in
pianura quello tra
Lanzo e Caselle: 21
chilometri e 97 metri che
sembrano disegnati
apposta per permettere agli
atleti prestazioni
cronometriche di rilievo.
Sarà così “Una mezza da
record 2017”, mezza
maratona appunto, giunta
quest’anno alla terza
edizione in programma il 12
marzo. Riservata (la gara
“competitiva”, ma c’è anche
quella non competitiva per
cui bastano 18 anni
compiuti e certificato
medico) ad atleti con
tessera Fidal o Run card
(informazioni sul sito
www.asdfilmar.it/) la gara
partirà alle 9.30 da Lanzo
(ma il ritrovo è alle 9 a
Caselle da dove si sarà
portati in treno alla
partenza). La distanza è
certificata e i tempi rilevati
con sistema cronometrico
basato sui chip. Iscrizioni 20
e 25 euro.
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Santander
la più affollata
tra le cittadine
A
PRE la stagione delle
corse cittadine la
“Santander-La Mezza
di Torino-Corri per la
Ricerca e la Solidarietà”
prevista il 26 marzo e
organizzata da Base
Running. È la terza edizione
della mezza maratona più
partecipata a Torino, dopo
la pausa invernale, che da
quest’anno diventa gara
internazionale. Un percorso
nel cuore della città con
partenza da piazza San
Carlo e arrivo in via Roma, a
giro unico. Più di 7mila i
partecipanti nel 2016. Ma la
“mezza” è quattro gare in
una: è anche “La Dieci di
Torino”, competitiva e non,
su un percorso più breve. È il
Santander Charity Run, 3
km di camminata aperti a
tutti. È infine, ma sabato 25
marzo, “Kidsrun Torino” la
corsa per i runner del futuro
da 0 a 14 anni. Iscrizioni da
20 a 35 euro per la mezza, da
10 a 20 per la Dieci, 10 per la
Charity, lamezzaditorino.it
©RIPRODUZIONE RISERVATA
VI
TORINO ALBUM
la Repubblica GIOVEDÌ 2 MARZO 2017
La città che corre
Dai percorsi lungo il Po al circuito molto tecnico di piazza d’Armi
ciascuna tipologia di sportivo trova il luogo più adatto ai suoi passi
E alla Pellerina sono disponibili perfino gli spogliatoi...
Il Valentino attira tutti
il Ruffini è il più veloce
Ecco i parchi dei runner
Una comunità di corridori per ogni area verde in città
Ma gli amatori scelgono anche la collina e la Mandria
I LUOGHI
VALENTINO
È tra i luoghi più amati
dai corridori torinesi.
Accoglie gli allenamenti
del Base Running Team:
“Ci si può correre
perfino una maratona,
fino a San Mauro”
RUFFINI
Circuiti molto veloci
nel parco che circonda
lo stadio storico
dell’atletica torinese.
Sull’asfalto i segni
per correre
buone ripetute
COLLETTA
Meno frequentato
dai top runner, ma qui
si allena il vincitore
dell’ultima Torino
Marathon, Youssef
Sbaai (foto uomoche
corre.blogspot.it)
FEDERICA CRAVERO
Q
UALCUNO arriva al parco
in auto,
la borsa con la giacca e la cravatta sul sedile. Si è cambiato in ufficio dopo aver spento il computer
e si è infilato nel traffico pur di arrivare in
tempo all’allenamento. Altri partono da
casa e iniziano a correre appena varcano
la soglia — marciapiede, semaforo, marciapiede, incrocio — fino al parco. Uno,
due, tre giri, prima di tornare a casa per la
stessa gimkana dell’andata. Che si appartenga ai corridori della domenica o si faccia parte di una squadra, sono ovviamente
i parchi il fulcro del podismo a Torino. E in
ogni area verde si è creata una comunità.
Tribù che si sfiorano ma quasi mai interagiscono con gli amatori che corrono da soli. Anche perché poche cose sono sgradevoli come essere interrotti mentre si corre.
Il Valentino è il più popolato, anche per
l’estensione, che si spinge a sud verso le
Vallere e a nord si unisce al Meisino e alla
Colletta, parco più tranquillo
quest’ultimo, dove chi corre
— il vincitore della Turin Marathon 2016 Youssef Sbaai,
ad esempio — trova una pace
altrove sconosciuta.
Il Valentino è senza dubbio
il luogo in cui si è vissuta maggiormente la trasformazione
della corsa in uno sport di moda: qui è “nata” la società Base
Running, capitanata da Alessandro Giannone, che ha accompagnato il cambiamento:
«I nuovi runner sono quelli
che si allenano un po’ meno e puntano sulla qualità piuttosto che sulla quantità di
chilometri percorsi in settimana — spiega
— Sono persone che non vanno velocissime ma amano le mezze maratone, gente
che ha iniziato a correre dopo essersi dedicata per anni ad altre discipline, come sci
o tennis. E il Valentino piace perché permette di correre praticamente una maratona, se si arriva fino a San Mauro e adesso
addirittura fino a Gassino, ma si può anche diversificare l’attività con salite e discese in collina, dall’altra parte del Po».
Consentendoci una semplificazione, il
Valentino forse è il parco più snob, soprattutto nella parte attorno all’arco: qui i professionisti arrivano in pausa pranzo e la sera danno loro il cambio i radical chic di San
Salvario. Il Ruffini è invece il parco in cui la
velocità è più alta: allo stadio Primo Nebiolo si allenano le squadre di atletica, il Cus
per esempio, ma anche la Safa, che portano al parco ragazzi mediamente più giovani e in forma che spesso, oltre all’allenamento in pista, escono anche nei viali
esterni, che pure creano un circuito piuttosto corto, di 1.600 metri, tracciato con le
tacche sull’asfalto. Apprezzata per chi cerca allenamenti molto tecnici è piazza d’Armi, dove c’è un percorso tutto in piano di
2.200 metri, tracciato ogni 100 metri, molto adatto per le “ripetute” e per gli atleti
del triathlon, vista la vicinanza delle piscine. Alla Pellerina, dove si allena la società
Turin Marathon, le performance dei runner non arrivano ai livelli degli altri tre par-
IL CASO
Attenzione
ai topi d’auto
mentre correte
N
ON È SFUGGITA neanche
al mondo della
criminalità la
frequentazione dei parchi
cittadini da parte degli
sportivi torinesi. Come ha
denunciato Repubblica in un
recente servizio, da un paio
d’anni a questa parte i ladri
hanno preso di mira le auto
che i runner parcheggiano
prima di andare ad allenarsi,
sapendo di trovare portafogli,
documenti, cellulari,
giacconi, cambi d’abito e
tutto quello
che gli atleti non possono
portarsi dietro.
«Si tratta di un fenomeno
pressoché quotidiano —
afferma Domenico Peila,
avvocato e consigliere della
società sportiva Base
Running — che si presenta
anche nelle piazzole fuori
città. ad esempio in collina,
dove spesso i podisti si danno
appuntamento. E oltre ai furti
nei giorni di allenamento
durante la settimana, si
assiste anche al saccheggio di
decine di vetture durante le
(f. cr.)
gare».
chi ma resta un punto di aggregazione
molto frequentato. Anche perché con un
piccolo abbonamento si possono affittare
armadietti e spogliatoi per evitare lo sgradevole ma purtroppo diffuso fenomeno
dei furti sulle auto dei podisti. Non lontano
c’è anche il nuovo Parco Dora, dove si allena la squadra Giannone Running.
Pur essendo i parchi il fulcro dell’attività sportiva, spesso i runner amatoriali —
quelli che non fanno agonismo ma nem-
meno corrono a tempo perso — la domenica privilegiano i “lunghi”, ovvero percorsi
di almeno venti chilometri da coprire con
un ritmo più calmo. Corse in cui si socializza di più, si fa conversazione con i compagni e si apprezza il paesaggio. E si coglie
anche l’opportunità di andare fuori città.
Uno dei tracciati più battuti è quello che
costeggia il Po fino a San Mauro, oppure si
va alla Mandria o ancora c’è la ciclabile di
Beinasco che riscuote grande apprezza-
mento. Ma si approfitta anche della città
senza traffico per attraversare il centro in
lungo e in largo. Oppure si sceglie di collegare tre parchi in un unico percorso: dal
Valentino alla Pellerina passando per piazza D’Armi e ritorno, per esempio. Senza
tralasciare le strade della collina: da parco
Leopardi si arriva fino alla Maddalena per
i sentieri nei boschi, senza quasi toccare
l’asfalto.
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VII
la Repubblica GIOVEDÌ 2 MARZO 2017
DA NON PERDERE
Tutta Dritta
dieci chilometri
senza curve
È
ORMAI una classica per
i runner non solo
torinesi la “Tutta
Dritta”. Corsa aperta a
chiunque, bambini e cani
compresi, lunga dieci
chilometri, che anche
quest’anno si disputerà sul
tradizionale tragitto da
piazza San Carlo alla
Palazzina di Caccia di
Stupinigi: tutta dritta,
appunto. Si corre domenica
2 aprile e come sempre è
prevista sia la competitiva,
riservata ad atleti tesserati
Fidal e Run Card, sia la
manifestazione non
competitiva aperta a tutti.
L’iscrizione costa 15 euro
(gratuita per i disabili) e si
può fare negli uffici del
Team Marathon in via
Magenta 57
(www.teamarathon.it) . Al
termine tutti i concorrenti
avranno il diploma ufficiale
di partecipazione da
stampare nell’apposita
sezione del sito. Grande
festa con Pasta party finale.
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Itinerari, tempi, ritmi? Li detta una app
Quando l’allenamento diventa social
CARLOTTA ROCCI
C
I SONO due app che sul
cellulare di un runner
non possono mancare:
una buona playlist di
musica per dare la carica e un’applicazione in grado di tracciare
percorsi, tempi e prestazioni, meglio se in modalità social perché
la corsa, nel nuovo millennio, è
tutt’altro che uno sport per solitari. Anche chi si allena senza la
compagnia di un gruppo lo fa sotto l’occhio attento di una folla di
amici virtuali con cui condivide i
successi e le fatiche.
Professionisti e amatori si incontrano su Strava o Runtastic,
due delle principali app a disposizione, in versione libera o a pagamento. È un po’ come avere un allenatore personalizzato appeso
al braccio e un’intera squadra di
supporter a fare il tifo. «Condividere i risultati mi dà la carica, mi
sprona a fare meglio», dice Angela, 35 anni, torinese, che corre
per piacere quando stacca dall’ufficio. Sul suo profilo di Strava —
molto simile a una pagina di social network — vede i suoi miglioramenti, i tempi assoluti, le calorie bruciate e scopre nuovi percorsi nei parchi della città, che altri hanno provato per lei. A ogni
risultato raggiunto le arrivano i
“kudos”, niente più dei comuni
“like” di Facebook, da parte di
chi la segue sull’applicazione.
Condivisione dopo condivisione, i percorsi e le foto passano di
social in social e arrivano su Facebook o Instagram dove nascono
gruppi dedicati agli appassionati: sul territorio torinese ce ne sono almeno una decina. Esiste ad
esempio la pagina Torino Corre,
gestita dal gruppo sportivo interforze, che organizza eventi e occasioni per correre in compagnia
aperto a tutti e per tutti i livelli.
C’è la voglia di organizzarsi insieme ma anche una buona dose
di esibizionismo che trova sul
web la sua massima espressione:
TECNOLOGIA
Il cardiofrequenzimetro
di Runtastic e l’app di Strava
su orologio e smartphone
Con Strava e Runtastic
è come avere un trainer
allacciato al braccio
E i risultati vanno sul web
chi corre e ottiene risultati lo vuole far sapere al mondo. E questo
fa bene a tutti perché stimola anche i più pigri a darsi da fare. Si
creano classifiche, si scambiano
consigli. Così la corsa diventa un
argomento di conversazione anche tra perfetti sconosciuti che
condividono quell’unica passione.
Tra post e hashtag, diventano
virtuali e virali anche il pre e il po-
st allenamento: capita così che i
42 giorni di allenamento in preparazione della maratona di Ferrara di Olivero Alotto, presidente di Terra del Fuoco e runner appassionato, diventino un hashtag #42daysRunToFerrara con
cui condividere tutto, dagli allenamenti alle colazioni da campione. «Usando queste app ho scoperto che siamo in tanti ad andare a correre alle 5 del mattino»,
dice Alotto.
L’ingresso della tecnologia
nella corsa — vita sociale a parte
— offre prima di tutto servizi utili. Le maggiori marche di abbigliamento sportivo, come Nike,
Asics, e Adidas hanno creato app
dedicate (Myasics, Nike run
club, Adidas Train) in grado di
tracciare i percorsi e creare programmi di allenamento specifici
per le capacità del corridore,
schede che possono essere scaricate e condivise. Strava e Runtastic misurano anche la frequenza cardiaca.
Come le scarpe di un podista,
anche l’app è specifica per l’obiettivo: ce ne sono di specializzate
nel trailrunning come My trails o
TwoNav Gps, che permette di
tracciare i percorsi prima di partire, anche sui sentieri di montagna: per il massimo della precisione, usa come base le cartine militari rielaborate dall’editrice torinese Fraternali di Ciriè. Perdersi,
insomma, anche fuori città, diventa sempre più difficile. A meno che non si scarichi la batteria
dello smartphone.
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Run Avalanche
in discesa
sulle piste da sci
S
EI CHILOMETRI in
discesa, ma sulla neve.
E sbaglia chi pensa che
sia meno faticoso di una
corsa in salita. La Run
Avalanche è una
competizione decisamente
originale — organizzata da
Sge 20 in collaborazione con
la società Bardonecchia Ski
— che torna l’8 aprile sulle
piste di Bardonecchia. Si
parte dai 2700 metri della
Testa del Ban, nel
comprensorio dello
Jafferau, e si approda ai
1350 della partenza della
cabinovia: 1400 metri di
dislivello negativo. La
partenza si raggiunge con
cabinovia e seggiovie.
Obbigatori coperta di
sopravvivenza e fischietto,
consigliabile zainetto con
abbigliamento di
emergenza. L’iscrizione
costa 10 euro per la sola
gara, ma con 25 si ha diritto
anche a polenta e salsiccia,
con antipasti piemontesi).
Info www.sge20.com
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TORINO ALBUM
IX
la Repubblica GIOVEDÌ 2 MARZO 2017
Le podiste in rosa
L’intervista. Il presidente Cus D’Elicio
tra gli ideatori di “Just The Woman I Am”
“Un evento che è patrimonio della città”
“Salute, socialità
e sport: tre valori
in una corsa”
DIEGO LONGHIN
«I
di “Just The
Woman I Am”, che il 5
marzo parte da piazza
San Carlo, non lo si misura solo per la crescita dei numeri, ma perché è un evento che è
già patrimonio della città». Riccardo D’Elicio, presidente del
Cus Torino, è uno dei padri della
“corsa in rosa” giunta alla quarta
edizione.
Il calendario delle gare torinesi è fitto. Perchè la “Run en rose” è esplosa?
«Perché non è una questione
di prestazione sportiva in sé. Con
la festa in piazza San Carlo e la gara non competitiva si mettono in
relazione l’attività fisica e il valore sociale della prevenzione, della ricerca sul cancro, della salute
e del benessere. Il tutto declinato
secondo quello che io chiamo il
“fattore donna”. Per me che sono
un dirigente sportivo, un uomo
che ha vissuto di sport, credo che
la cosa più bella di questa corsa
siano le famiglie in marcia, le mogli che trascinano i mariti. Noi uomini abbiamo capito l’importanza del tema salute, del tema donna, del combattere la violenza.
Partecipare alla corsa vuol dire
anche questo».
Cosa le piace di più della giornata ?
«Il vedere tutti, ma proprio tutti, che cercano di tagliare il traguardo. Non è una questione di
tempi, ma di voglia di esserci».
Nella corsa si salda il binomio
tra sport e salute?
«Più che di sport, preferisco
parlare di attività fisica legata alla sana alimentazione. Questa è
la vera medicina a costo zero, il
vero risultato dello sport per il domani».
Lo scorso anno più di 11 mila
iscritti, 8 mila nel 2015. Segnale che Torino si è trasformata in una città di runner?
«Si è dato un valore diverso allo sport. Si è riusciti a trasformare lo sport e l’attività fisica in
un’occasione per migliorare la
propria qualità della vita, in tutti
i campi. La corsa è una grande occasione di socializzazione, oltre
ad essere un’attività a basso costo. Bastano un paio di scarpe da
ginnastica, pantaloncini e maglietta».
Dal 2000 come ha visto cambiare il rapporto tra Torino e
lo sport?
«È mutato il valore che gli si
dà. Lo sport, l’attività fisica, è un
modo per garantire una formazione ai ragazzi. La palestra, il
campo da basket o di pallavolo,
sono i nuovi spazi di crescita. Per
me il il modello è quello dell’oratorio. Vieni ad allenarti per socializzare e imparare a stare al mondo. Poi si può pensare di costruire
i campioni di domani, ma il mio
primo obiettivo è la formazione».
Quanti sono gli iscritti al Cus
Torino?
«Gli associati sono 60 mila, 3
mila gli atleti agonisti. Circa 24
L VALORE
mila gli universitari. Siamo ancora l’unico Cus d’Italia dove la tessera è gratuita».
Sul fronte universitario quali
sono gli obiettivi?
«L’integrazione. Torino si è
scoperta una città universitaria.
Bene. Quale attività può socializzare il cinese o il pakistano che
studiano qui? Lo sport».
L’attività fisica migliora le
performance di studio?
«Non solo. Lo sport è una delle
ragioni per cui oggi Torino può at-
DA NON PERDERE
“Oltre la Sla”
solidarietà
al Valentino
B
Riccardo D’Elicio, presidente del Cus Torino
trarre menti dal resto del Paese.
Il Politecnico attribuisce tre crediti formativi a chi fa agonistica.
Un grande risultato. Con il progetto Agon 14 studenti sono attirati dalla possibilità di fare sport
a livello agonistico, dal rugby al-
la lotta greco romana, e vengono
a studiare al Poli o all’Università.
Studenti a cui vengono garantiti
la borsa di studio, il posto letto, la
mensa e l’attività sportiva. Ad altri 14 si garantisce il pagamento
delle tasse».
REVE, circa sette
chilometri, molto
veloce, sempre
affollata di partecipanti — lo
scorso anno al via si sono
allineate oltre mille persone
— grazie alla collocazione
primaverile e alla
promozione social degli
organizzatori. “Oltre la vista,
oltre la Sla” si disputa la
mattina del 25 aprile, un
appuntamento di solidarietà
che raccoglie fondi per il
centro ricerche Sla della
Città della Salute. Alla corsa
più lunga si affianca anche
un percorso di 3 km per
camminatori e appassionati
di fitwalking. E una distanza
più breve per i bambini. Ma
gli allenatori della
Polisportiva Uici si offrono
anche di accompagnare gli
atleti ipovedenti lungo i viali
del Valentino, in ricordo
dell’amico Piero Mallen.
Iscrizioni a offerta libera — a
partire da 10 euro — su
www.retedeldono.it e www.
polisportivauicitorino.it
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“Stratorino”
È lei la corsa
più amata
“C
I SONO molte corse,
ma solo una è la
Stratorino” recita
lo slogan della
manifestazione. La corsa
più amata dai torinesi torna
anche quest’anno, e lo fa in
primavera come da
tradizione ripresa nel 2016,
dopo i tradimenti autunnali
legati alla Turin Marathon
degli ultimi anni.
L’appuntamento per la
41esima edizione è
domenica 14 maggio, in
una formula ancora
rinnovata, riprogettata per
soddisfare le esigenze del
grande pubblico del 2016,
quando i partecipanti alla
gara furono oltre 10 mila.
Una corsa piena di novità
dunque: come l’anno scorso
il percorso sarà a scelta: tra
cinque o dieci chilometri.
Sono stati confermati gli
Experience Vento, Acqua e
Nebbia ai Murazzi, a metà
corsa, che piacciono tanto ai
bambini, www.lastampa.it/
stratorino
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TORINO ALBUM
XIII
la Repubblica GIOVEDÌ 2 MARZO 2017
La salute
I controlli Piero Astegiano, direttore
dell’Istituto di Medicina dello Sport
Correre meglio
Gli esami non
finiscono mai
“P
SARA STRIPPOLI
LE PROVE
I test
funzionali
sono ideali
per chi vuole
informazioni
dettagliate
IL TEMPO
Per uomini
e donne non
esiste un’età
in cui non
si possa più
fare attività
”
ER CHI CORRE e vuole iscriver-
si a una gara basta il certificato di idoneità sportiva. Il
gradino successivo sono le
prove funzionali, il top di gamma dei
test medici per conoscere le proprie
potenzialità. All’Istituto di Medicina
dello Sport di corso Agnelli le risposte
le possono trovare tutti: runner appassionati ma dilettanti e super professionisti che si cimentano con prove sempre più impegnative. Piero
Astegiano è il direttore dell’Istituto
di Medicina dello Sport e spiega come i controlli possono garantire una
conoscenza approfondita delle proprie condizioni fisiche
Dottor Astegiano, l’istituto offre la possibilità di
avere il certificato di idoneità sportiva per chi fa
gare agonistiche. In che
cosa consiste?
«Una visita clinica in primo luogo, il momento più importante. Poi la spirometria
e un elettrocardiogramma
sia in riposo che da sforzo. Vale per tutti gli atleti, ma è una buona
garanzia anche per chi non sceglie
l’attività agonistica ma corre regolarmente con buone prestazioni».
Il secondo step sono i test funzionali con i quali si misura l’efficienza
di chi vuole fare attività agonistica.
«È una prova più completa, ideale
per chi vuole informazioni dettagliate sulla sua condizione fisica. Dati utilissimi per un allenatore o un trainer,
ma altrettanto importanti per chi
vuole consigli su come proseguire l’allenamento senza assumersi rischi anche se si corre da soli».
Quali controlli sono inclusi nel test
delle prove funzionali?
«C’è ovviamente la visita, la spirometria e l’elettrocardiogramma. Poi
c’è il test di soglia, che è anche quello
più rilevante: si chiede di correre per
venti-trenta minuti su un tapis roulant e si valutano i dati del consumo
di ossigeno, come dire “la benzina da
mettere nel serbatoio della macchi-
na” per farla andare avanti».
A chi sono consigliate le prove funzionali. Età, sesso?
«A tutti coloro che fanno gare e vogliono conoscere livello della prestazione e potenzialità. Non ci sono limiti anagrafici o di sesso. È utile a uomini e donne di qualsiasi età, perché
non c’è un periodo della vita in cui
non si possa più fare attività, e si debab rinunciare a correre. I risultati
consentono di avere tabelle dettagliate, sulle quali lo stesso medico che fa
gli esami può costruire un percorso
con consigli precisi su come proseguire o potenziare l’allenamento. È un test adatto anche a chi spinge il livello
più in là, e fa gare come l’ultrarail.
Chi esce con i risultati del test avrà anche tutte le indicazioni che gli servono per dare il massimo. Mi pare un’ottima definizione parlare di un test
“top di gamma”».
Quanto si spende per sapere se si
può correre in tutta tranquillità?
«Per le prove funzionali si pagano
fra i 120 e i 150 euro al massimo, ma
nella stragrande maggioranza il costo non supera i 120 euro. Per il certificato di idoneità sportiva ovviamente
molto meno, da 40 a 55 euro».
Ci sono convenzioni con la sanità
pubblica?
«Solo per i controlli sui bimbi fra i
12 i 18 anni».
Quali sono gli infortuni più frequenti?
«Gli infortuni più frequenti si manifestano principalmente sugli arti inferiori. I traumi acuti sono spesso dovuti a cadute o distorsioni, in particolare della caviglia. Per questo è importante essere concentrati e fare molta
attenzione alla superficie su cui si corre e al tipo di scarpe che si usano. Queste accortezze possono evitare parte
dei rischi, soprattutto quando si corre all’aperto, su terreni irregolari o
scivolosi. Correre sull’asfalto ad
esempio può provocare problemi a
polpacci e tendini. Utilizzare una calzatura con una suola adatta ad ammortizzare l’onda di shock derivante
dall’impatto con un terreno duro, è
assolutamente consigliabile».
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DA NON PERDERE
5.30, all’alba
nella città
addormentata
Q
UALCHE ANNO fa
un’iniziativa del
genere sarebbe stata
destinata all’insuccesso. E
invece da Milano a Venezia,
da Riva del Garda a Reggio
Emilia (tra primavera ed
estate saranno dieci gli
appuntamenti), alle 5.30
del mattino si ritrovano in
strada migliaia di corridori.
Il 26 maggio tocca a Torino
(organizza Base Running),
all’alba ci si ritrova in piazza
San Carlo e poi via
attraverso il centro che
ancora non si è svegliato.
Un’esperienza che fanno
molti runner, quella di
correre ancora al buio, ma
difficile che ci si ritrovi in
mezzo a una folla di tuoi
simili, compresi tantissimi
bambini prima di andare a
scuola. Info
www.run530.com
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Vertical Sunsets
nove volte
tutte in salita
I
Esami all’Istituto di Medicina dello Sport. A sinistra, Piero Astegiano
SCRIZIONI già chiuse per il
Vertical Sunsets–La
Sportiva che comprende
nove massacranti corse in
salita e che vedrà al via i
migliori specialisti italiani
(e non solo). Il 2 giugno si
disputa una delle prove più
affascinanti, l’undicesima
edizione della Monviso
Vertical Race organizzata
da Podistica Valle
Infernotto, mille metri di
dislivello tra Crissolo e il
Monte Granè, per poco più
di quattro chilometri, vinta
lo scorso anno da Martin
Dematteis e Catarzina
Kuzminska. Le altre prove
del Vertical Sunsets saranno
dal 10 maggio al 5 luglio a
Piossasco, Porte, Roure,
Pomaretto, Villarpellice,
Bagnolo Piemonte, Pramollo
e Cavour. Info
www.verticalsunsets.t,
www.podisticavalle
infernotto.it
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TORINO ALBUM
XV
la Repubblica GIOVEDÌ 2 MARZO 2017
Le ali ai piedi
DA NON PERDERE
GeniAle Trail
sui sentieri
di Pavarolo
A
edizione, il Pavarolo
GeniAle Trail è già un
piccolo classico che sabato
24 giugno torna ad animare
i sentieri della collina, con
festa finale. Organizzata
dalla Pro Loco di Pavarolo
con il Gs Pavarolo 2204, è
una corsa competitiva di
18,280 km per 655 metri di
dislivello positivo e un’altra,
più breve, non competitiva,
di 15,140 km per 570 metri
di dislivello, aperta anche a
nordic walking, fitwalking
cross e dog endurance. Info
www.pavarolo
genialtrail.com
L’esperto. I consigli preziosi di Gabriele Mazzetta, allenatore
Dai pantaloncini ai cronometri, ecco come attrezzarsi per correre
Ammortizzate o minimaliste
Le scarpe per cominciare
IL TECNICO
EX ATLETA
Gabriele Mazzetta, ex atleta
di triathlon, oggi allenatore,
suggerisce abbigliamento
e calzature più adatti: “Per prima
cosa, imparate a correre”
OTTAVIA GIUSTETTI
S
TILE libero e minimal, oppure pas-
sione incontenibile per le più moderne tecnologie. Dalle calzature
ai cronometri, i runner scelgono
stili diversi, in pista come nella vita, e il mercato che si rivolge agli appassionati sempre
in crescita cerca di intercettare gusti opposti dando vita a varie scuole di pensiero. La
scarpa per correre dev’essere super ammortizzata o è meglio quella che lascia libero il
piede come fosse quasi scalzo? È ancora vero che la corsa è uno sport povero perché
non richiede attrezzature particolari?
Gabriele Mazzetta, ex atleta di triathlon,
oggi allenatore, risponde: «Come tutti gli
sport anche la corsa subisce l’influenza della moda americana che, rivolgendosi a un
pubblico sempre più vasto, ha dato vita a
un mercato dai prodotti più diversi, dal più
economico e basic a quello iper tecnologico.
Personalmente a chi comincia propongo
sempre di avere un’attrezzatura di media
qualità. Ricordare che la tecnologia è un
mezzo e non il fine. Importante è partire
sempre da una buona scarpa e da un cronometro medio. Da qui in poi, quando l’esperienza e l’allenamento crescono, si sceglie il
proprio stile anche secondo le possibilità
economiche. Ma per i runner ormai c’è dav-
vero di tutto». In effetti a un occhio inesperto potrebbero sembrare tutti simili gli atleti che percorrono le vie dei parchi e del lungofiume. Anche se col passare degli anni le
scarpe si sono colorate di tinte sempre più
sgargianti e il pantaloncino corto e la maglietta sono diventati tute lunghe e imbottite che in certi casi somigliano a divise da supereroi. Quanto è tecnologia al servizio del
miglioramento della performance e quanto
invece risponde solamente al bisogno di in-
“La tecnologia è un mezzo
e non il fine. Ma uno strumento
tarato su vari sport permette
di diversificare l’allenamento”
ventare ogni stagione una nuova moda?
«Entrambe le cose — dice Gabriele Mazzetta — io, per esempio, non riuscirei mai a correre con un paio di pantaloni che non siano
super confortevoli o prestati da un altro
sport. Al tempo stesso ritengo siano sufficienti per l’inverno calzamaglie di buona
qualità e di costo intermedio». Il dilemma
della scarpa esiste. Meglio quelle minimal tipo five fingers o le nuove super ammortizzate? «Se madre natura non ci ha dotati di
LLA SUA seconda
spessi cuscinetti sotto i talloni significa che
correre con un tacco di cinque centimetri ci
porterà inevitabilmente ad appoggiare il
piede in modo innaturale — dice Mazzetta
— Si disimpara a correre con gli anni, quando si è piccoli non si appoggia praticamente
il tallone e sarebbe questo il gesto corretto.
Quindi le scarpe del tutto prive di ammortizzazione sono in linea di principio le più corrette. Ma riprendere consapevolezza con il
proprio corpo richiede tempo e all’inizio
consiglierei di usarle solo per camminare».
Il cardiofrequenzimetro è irrinunciabile
fin da subito? Quali caratteristiche deve
avere? «Un orologio con le funzionalità base si trova in commercio per poche decine
di euro e, se si vogliono misurare le prestazioni, è indispensabile. Ci sono poi apparecchi sofisticati che hanno il pregio di poter essere tarati su diversi sport. Perché, non l’abbiamo ancora detto, ma il runner ha una
breve vita atletica se non diversifica l’allenamento». Eccoci, allora. La corsa, quindi,
non può andare mai da sola. «Non se si vuole preservare il fisico da traumi che possono
chiudere rapidamente la carriera. E quante
cose si possono imparare se ci si rivolge a un
allenatore, anche solo per qualche volta per
iniziare, per avere qualche utile nozione di
tecnica».
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“Va Lentino”
Donne di corsa
nel parco
G
IOVEDÌ 6 luglio alla
sera torna “Va
Lentino”, la corsa
estiva non competitiva di
sette chilometri che
attraversa il parco simbolo
di Torino, da cui prende il
nome. La manifestazione è
organizzata da Base
Running e offre ai runner di
tutti i livelli l’opportunità di
una movimentata e intensa
serata di sport, musica e
divertimento, immersi
nella natura di uno dei
parchi italiani più
apprezzati. Anche per
l’edizione 2017 ci sarà un
occhio di riguardo per le
donne: “Valentino for
Women”, con partenza
anticipata di 15 minuti, e
tante altre sorprese.
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17.12.2016 . FORTE DI BARD VALLE D’AOSTA . 01.05.2017
un progetto
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TORINO ALBUM
XVII
la Repubblica GIOVEDÌ 2 MARZO 2017
Il maratoneta delle sabbie
L’intervista. L’ultratrailer Marco Olmo
ad aprile correrà la Marathon des Sables
250 chilometri di fatica attraverso il Sahara
“Testa e fisico
così a 68 anni
sfido il deserto”
STEFANO PAROLA
«C
HI ME lo
fa fare? È
la domanda che
mi fate tutte le volte, ma me la pongo sempre anche io. E mi rispondo che la corsa fa stare bene, dà
assuefazione, fa produrre endorfine che aiutano a sentirsi meglio». Non è una questione così
banale, perché a parlare è Marco
Olmo, quindi non esattamente
un corridore qualunque: ha 68
anni, abita a Robilante e a inizio
aprile parteciperà alla prossima
Marathon des Sables, una gara
di 250 chilometri che si svolge
nel deserto del Sahara, nel Marocco meridionale. E non è certo
la prima volta, visto che Olmo ha
nel suo palmares vittorie e piazzamenti in alcuni dei più massacranti “ultratrail” del mondo. Dietro alla sua passione c’è una filosofia di vita, che l’ultramaratoneta racconta in “Il miglior tempo”,
libro scritto con Andrea Ligabue
per Mondadori.
Olmo, lei dice che correre fa
stare bene, ma è pure una
gran fatica, specie dopo 250
chilometri, non crede?
«Per stare bene l’importante è
muoversi, camminare, fare qualcosa. Oggi quasi tutti i lavori causano stress psicologico e non fatica fisica, così correre è diventato
di moda. Io ho scelto di farlo in
modo estremo. Anche se, come
dico sempre, gli sport estremi sono altri, perché non c’è nulla di
pericoloso in quello che faccio».
Riavvolgiamo il nastro: perché ha iniziato?
«L’ho fatto così, per caso, grazie a una sfida tra amici del paese. Mi è piaciuto sempre di più e
nel 1996 la Invicta mi ha proposto di partecipare alla mia prima
Marathon des Sables. Così sono
entrato nel vortice».
Lei ha cominciato a 48 anni.
Quindi è vero che la resistenza aumenta invecchiando?
«Non credo sia così. È solo che i
vecchi sono tagliati fuori dalle gare corte, allora corrono quelle lunghe. Se un ventenne si prepara a
gestire mentalmente una competizione lunga, avrà sicuramente
più potenza e resistenza di me. Io
sono stato un pioniere, ma negli
ultimi dieci anni ci sono giovani
che si preparano in modo specifico per gli ultratrail e infatti arrivano davanti».
Però lei è un esempio per
chiunque, perché dimostra
che a 68 anni si può fare qualunque cosa, no?
«Bisogna avere buona testa
per allenarsi, buona volontà e
buon fisico, poi si può ottenere
qualsiasi risultato».
Quando è in mezzo alle dune e
magari ha già corso 100 chilometri, il fisico non le dice mai:
“Basta così, io mi fermo”?
«Quando succede si rallenta,
si cammina, ci si rilassa un momento. La corsa è una gara in cui
noi siamo sia il pilota che l’auto.
Per questo è fondamentale saper-
si gestire e capire se si è in difficoltà. Si può anche abbandonare,
ma devi pensarci bene, perché
poi non puoi più ricominciare».
Quindi mai abbandonare?
«No, attenzione: è solo una gara, non va mai messa a repenta-
glio la salute. Arrivare in fondo
non dev’essere questione di vita
o di morte. A volte vedo gente
che giunge al traguardo con i piedi disfatti, zoppicando: non ha
senso farsi del male. Poi, per carità, ognuno fa cosa crede».
DA NON PERDERE
“Red Bull K3”
Rocciamelone
in verticale
L
Marco Olmo
Quanto conta la testa?
«La buona volontà conta soprattutto nel prepararsi, perché
altrimenti si parte già perdenti.
E la preparazione serve anche ad
allenare la testa».
Lei quanto si allena?
«Corro un’ora e mezza o un’ora e quaranta minuti al giorno,
poi faccio lunghi ogni 8-10 giorni
per preparare le gare con distanze maggiori. Purtroppo ho dovuto ridurre, dieci anni fa facevo almeno due ore al giorno».
O SPONSOR è di quelli
pesanti, Red Bull, la
mission è quasi
“impossible”, i partecipanti
sono i nomi più in vista
dell’universo delle corse in
salita. Il “Red Bull K3” celebra
il 29 luglio la sua quarta
edizione e si ripropone — un
po’ corsa in montagna, un po’
skyrunning — sulle pendici
del Rocciamelone, una delle
cime simbolo tra le
montagne piemontesi.
Partenza dal centro di Aosta,
arrivo sulla vetta più alta
della Valsusa, a 3538 metri di
quota. In totale sono 3mila
metri di dislivello, per uno
sviluppo di quasi dieci km.
Ma la gara è affiancata anche
dal K1, con un dislivello di
1180 metri, e dal K2, che ne
misura 2330. L’anno scorso
con lo stesso tempo sono
arrivati primo e secondo
Marco Moletto e Philip
Götsch. Organizza l’Asd
Bikeadventures di
Borgomanero, info
www.redbull.com
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Sua maestà
“Monte Rosa
Walser Trail”
N
ON È IL FRATELLO
minore dei grandi
trail valdostani, ma
uma grande competizione al
cospetto del poderoso
massiccio del Monte Rosa.
Alla quinta edizione, il
“Monte Rosa Walser Trail”
scatterà quest’anno dal 28 al
30 luglio. Organizzato dalla
Regione Valle d’Aosta e
dall’Associazione Forte di
Bard, con i Comuni
attraversati, Monterosa Ski e
Cva, si propone in tre
tracciati: il più lungo di 114
km, con 8240 metri di
dislivello positivo, nelle valli
di Gressoney e Ayas, un altro
di 50 km per 3940 metri,il
terzo di 20 km per 850 metri,
nei due paesi di Gressoney. Si
aggiunge ancora un Eco Trail
non competitivo, sempre
della lunghezza di 20 km, e
una prova per bambini
ragazzi e atleti disabili di 4,5
km. Iscrizioni in corso, tetto a
800 partecipanti. Info
www.monterosa
walsertrail.com
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TORINO ALBUM
XXI
la Repubblica GIOVEDÌ 2 MARZO 2017
Il caso
DA NON PERDERE
Half Marathon
ma si corre
anche a staffetta
L’
Il programma Un’altra società e nuovi vertici alla Cascina Marchesa
Ma le gare rimangono gli stessi fiori all’occhiello, per prima la TuttaDritta
Addio Turin Marathon
Dopo trent’anni
il nome diventa “Torino”
PERSONAGGI
I VERTICI
Simone Oneglio (seduto), Luca
Vergnano e Alessandra Viano,
vertici del Team Marathon Ssd
I GEMELLI
Martin e Bernard Dematteis si
allenano nel quartier generale
del Team Marathon
TIMOTHY ORMEZZANO
T
Marathon ha passato il testimone a Team Marathon. Il nuovo logo è un toro stilizzato con tratti tribali, proprio per dare l’idea della
nuova tribù del podismo torinese. Al posto
dello storico presidente Luigi Chiabrera, che
l’anno scorso per i suoi 70 anni si è “regalato”
la trentesima edizione della maratona torinese, ci sono i giovani Simone Oneglio (presidente), Alessandra Viano e Luca Vergnano
(amministratori). «Il passaggio di consegne
con Chiabrera, che ha fatto la storia della Turin Maraton, non è stato semplice. Abbiamo
dovuto superare diverse problematiche: un
suo duro intervento durante una conferenza
stampa creò qualche imbarazzo con gli sponsor — ammette il 38enne Oneglio, presidente del nuovo sodalizio che conta 267 atleti più
altri cento non competitivi — Team Marathon è una nuova società sportiva dilettantistica a responsabilità limitata che ha affittato un ramo d’azienda di Turin Marahon, ora
diventata una srl».
Cambia l’insegna ma non l’attività e nemmeno l’offerta: «Negli ultimi anni si era lavorato più sull’immagine che sulla sostanza, finendo per perdere un po’ di attenzione sul podista. Manterremo tutte le gare di Turin Marathon. La prima sarà la TuttaDritta del 2
aprile, probabilmente con qualche partecipante in più dei 6 mila dell’anno scorso: lavoriamo per aumentare i nostri numeri».
L’evento principale è ovviamente la prova
sui 42,195 km che tornerà alla vecchia denominazione di Maratona di Torino: «Abbiamo
ripristinato il nome originario della corsa,
che quest’anno si disputerà il 29 ottobre —
prosegue Oneglio — purtroppo non è stato
possibile tornare alla storica data del 12 novembre per la sovrapposizione con altre maratone. Partenza e arrivo verranno confermate in piazza San Carlo e in piazza Castello. E
anche il percorso sarà identico a quello
dell’anno scorso, e dunque interesserà Torino, Moncalieri, Nichelino e Beinasco per poi
URIN
TRA IL MAROCCO E TORINO
L’arrivo solitario di Youssef Sbaai, torinese
di origine marocchina del Team Marathon,
all’ultima Torino Marathon, lo scorso
2 ottobre. In alto, la partenza della gara
tornare a Torino. La maratona resta uno strumento importante per promuovere la città.
Stiamo dialogando molto con le istituzioni,
abbiamo trovato un ottimo interlocutore
nell’assessore comunale allo Sport Roberto
Finardi». Confermata anche la SuperGara,
ascesa da Sassi alla Basilica di Superga in versione estiva e invernale (date probabili: 21
giugno e 13 dicembre, una delle poche gare
in prossimità di Natale). Avanti anche con la
Mezza Maratona, in calendario il 1° ottobre:
probabile partenza da Rivoli, sicuro l’arrivo
al Parco del Valentino.
A difendere i nuovi colori di Team Marathon (via il gialloblù di Turin Marathon, vicino allo storico arancione ora c’è il grigio) ci sono soprattutto i marocchini Youssef Sbaii e
Tariq Bamaarouf, rispettivamente primo sul
traguardo dell’ultima Turin Marathon e terzo nella stessa manifestazione del 2015. «Il
noto tecnico torinese Renato Canova segue il
nostro progetto rivolto ai top runners. Ogni
settimana, inoltre, vengono ad allenarsi da
noi i gemelli Dematteis, campioni europei di
corsa in montagna della val Varaita allenati
da Paolo Germanetto». Il quartier generale di
Team Marathon resta la cascina La Marchesa, nella palestra a cielo aperto della Pellerina: «Spogliatoi e docce costano 1,50 euro, oltre al tesseramento annuale che offre varie
convenzioni. Abbiamo appena avviato il primo corso trimestrale. Di martedì c’è anche la
possibilità di correre un’ora e mezza con la
prima luce del giorno, dalle 6.30 alle 8, orario
molto apprezzato dai liberi professionisti.
Già è arrivata la folta pattuglia di runner da
Palazzo di giustizia: corrono, si fanno la doccia, mangiano nel nostro ristorante e tornano in aula».
La città, del resto, va sempre più di corsa. E
le sue “parrocchie” sono più di una: «Team
Marathon collabora con molte realtà torinesi
— conclude Simone Oneglio — come dimostra la maratona del 2 ottobre scorso, con i
servizi lungo il percorso gestiti dalle società
organizzatrici locali. Ma vogliamo trovare
una sinergia con tutte le squadre cittadine»,
APPUNTAMENTO è per
il 1° ottobre. È quello
il giorno fissato per
la 17esima edizione della
Torino Half Marathon, la
mezza maratona
internazionale (è inserita
nel calendario ufficiale Iaaf)
meta di podisti da tutto il
mondo, che si presenterà
con un nuovo percorso con
partenza e arrivo al Castello
del Valentino. E come è già
avvenuto nell’ultima
edizione, i 21,097
chilometri del percorso
potranno essere corsi anche
in staffetta e cioè da coppie
che si divideranno in due
equamente la distanza
passandosi il testimone a
metà gara. L’iscrizione
costa 20 euro (fino al 28
settembre) poi aumenterà
a 25 e comprende, oltre al
pettorale, il noleggio del
microchip; il kit per il
deposito borse (talloncino
numerico e secur-a-tach in
nylon), oltre al pacco gara.
Info www.teamarathon.it.
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Tutti di corsa
nei giardini
della Reggia
S
ONO STATI oltre seimila
i runners che hanno
colorato i giardini della
Reggia di Venaria
nell’ottobre scorso per la
quinta edizione di “Una
corsa da re”. E mille i
bambini che il giorno prima
avevano partecipato alla
“Corsa del principino” a loro
dedicata. Un successo che
gli organizzatori di Base
Running contano di
ripetere quest’anno, il 14 e
15 ottobre. Una gara cui
possono partecipare
davvero tutti amatori e
professionisti, nonni con i
nipotini sulle spalle,
mamme con il passeggino,
adolescenti. alle prime
armi. Prima di arrivare sul
rettilineo finale di via
Mensa i corridori potranno
scegliere tra tre diversi
tracciati da 4, da 10 e da 21
chilomentri, tutti però
all’interno dei Giardini della
Reggia e del Parco della
Mandria. Info
www.baserunningteam.it
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XXII
TORINO ALBUM
la Repubblica GIOVEDÌ 2 MARZO 2017
Il pianeta montagna
Le corse a un passo dalle nuvole attirano pure chi mai avrebbe
pensato di calzare le scarpette: “Se cammini, hai tanta resistenza
e non velocità, i percorsi lunghi ti danno maggiore soddisfazione”
LE FOTOGRAFIE
Il piacere della fatica
Così gli ultratrail
sono diventati moda
Sempre più gare e sempre più appassionati
Ecco le competizioni che piacciono a tutti
LA PARTENZA
Il momento
spettacolare del via,
davanti al municipio
di Chamonix,
per l’Ultratrail du Mont
Blanc, dal 28 agosto
al 3 settembre
LE MONTAGNE
Le grandi gare
che si svolgono attorno
al Monte Bianco
assumono un fascino
particolare
nel passaggio
tra i quattromila
SARAH MARTINENGHI
È
di altitudine, resistenza, velocità e soprattutto fatica oltre ogni limite.
L’ultratrail, la corsa a un passo
dalle nuvole che ha preso piede
negli ultimi anni, è diventata velocemente anche una moda,
unendo la passione del running
all’amore per la montagna. È
sempre più ricco il panorama di
competizioni. I sentieri si trasformano in percorsi in cui uomini,
donne, ma anche bambini, si sfidano per dimostrare di essere
davvero d’acciaio, nella testa oltre che nel fisico. A mozzare il fiato non è solo la fatica della corsa
ma anche e soprattutto lo scenario in cui si svolgono questi trail.
Basti pensare che l’Ultra Trail du
Mont Blanc (Utmb) vede oltre
2mila concorrenti sfidarsi in un
percorso da compiere al massimo in 46 ore, con vista su 71
ghiacciai e 400 vette.
Per venire incontro a gusti e
caratteristiche di tutti, ormai la
corsa di resistenza in montagna
si veste degli abiti più differenti.
Da quelli serissimi e internazionali, come l’Utmb o la sfida per
eccellenza, il Tor des Geants, a
quelli goliardici come l’Arrancabirra, dove si corre travestiti, si
UNA MARATONA
beve, e forse alla fine si arriva pure alla meta.
Il mondo dell’ultratrail — quello che negli ultimi anni ha visto
in Kilían Jornet, atleta spagnolo
ventinovenne — il suo idolo assoluto, è passato nel giro di pochi
anni dall’essere impresa tentata
da pochi, ad avere impressionanti folle di corridori ai nastri di partenza. Il celebre Tor des Geants,
il giro dei giganti valdostani, con
i suoi 330 chilometri per un totale di 24 mila metri di dislivello,
sembrava essere unico e inimitabile. Ma l’anno scorso, a sfidare
l’endurance trail, una delle gare
più faticose del mondo, è arriva-
ALTA QUOTA
Un passaggio
dell’infinito Tor des
Geants, che prende il
via il 10 settembre a
Courmayeur:
330 chilometri
per 24mila metri
di dislivello
Sopra,
un momento
dell’Ultratrail
du Mont Blanc,
quasi un campionato
del mondo per i
supermen della corsa
senza fine
in alta quota
Accanto ai massacranti
Utmb e Tor des Geants
le proposte goliardiche
come l’Arrancabirra
to, con una battaglia giocata a
colpi di ricorsi giudiziari, il 4K:
stesso percorso con partenza e arrivo a Courmayeur, ma in senso
contrario. Per ora, però, non sembra un’avventura destinata a ripetersi.
La macchina organizzativa di
una gara del genere costa impe-
gno, fatica ed enormi risorse, anche per garantire la sicurezza
massima della corsa. E per quest’anno, di così impegnativo, tornerà ad esserci solo il Tor.
«L’organizzazione di un trail è
davvero qualcosa di impegnativo. Ci vuole un anno intero per
un evento che dura anche solo un
paio di giorni», spiega Fabrizio
Roux, trail runner “veterano”
dell’Utmb, che oltre a collezionare podi in molte competizioni nazionali e ottimi risultati in quelle
fuori dai confini italiani, è uno degli organizzatori di Cervino
X-Trail, gara “vertical” che si svolge l’8 e il 9 luglio e prevede salite
di 1000 metri di dislivello. «Noi
abbiamo creato diverse varianti,
quella da 30 km e da 60 — aggiunge — perché creare più distanze ti permette di accontentare i gusti di chi partecipa: c’è chi
preferisce dare tutto solo in salita, chi il percorso medio lungo.
Tanti scelgono quelli da 60 km e
Catherine Bertone
Mamma Maratona e la filosofia del sudore
“Corsa regina, il miglior modo per sfidarsi”
LA SOLITUDINE
È una delle
caratteristiche
dei grandi ultratrail:
occorre mettere in
conto di correre per
molte ore senza nessun
riferimento
GIAN LUCA FAVETTO
F
IGLIA di un torinese e di una
bretone, nata a Bursa in
Turchia, vissuta in Brasile
a Belo Horizonte, cresciuta
a Torino dove si è laureata in Medicina, specializzazione a Parigi in malattie infettive, pediatra all’Ospedale di Aosta, Catherine Bertone è la
Signora Maratona. Qualcuno la
chiama anche mamma, Mamma
Maratona. «Beh, con l’età che ho, rispetto alle altre atlete — sorride lei
— quasi quasi potrei essere la nonna». Ha 45 anni, un marito, due figlie, un lavoro impegnativo e l’anno scorso a Rio de Janeiro, il 14 agosto, è arrivata venticinquesima nella maratona olimpica. Erano partite in centosessanta. Ha percorso i
42 chilometri e 195 metri in 2 ore
33 minuti e 26 secondi. Appena ha
tagliato il traguardo, si è messa a salutare la folla che applaudiva e a bal-
lare la samba. Era felice, aveva compiuto l’impresa e si sentiva a casa.
Si sentiva a casa, un po’ perché era
in Brasile, dove ha trascorso l’infanzia, ma molto perché la maratona è
proprio casa sua. Ha cominciato nel
1994, quando aveva 22 anni e frequentava la facoltà di Medicina. Al
terzo anno si è posta un traguardo:
se passo tutti gli esami entro l’estate, mi concedo la maratona di Torino. Così è stato, e da allora, lei che è
un misto di tenacia, leggerezza, determinazione e ottimismo, non ha
più smesso.
«Ho sempre amato correre. È la
cosa che mi è sempre venuta più naturale — racconta — All’inizio facevo atletica, gli 800 e i 1500 metri,
sin dal liceo. Poi, con l’Università,
non sono più riuscita a conciliare gli
allenamenti con lo studio e mi sono
fermata. La maratona ha riacceso
la passione dello sport. È veramente la regina dell’atletica. È carisma-
tica e costringe a misurarsi con se
stessi». È la vera corsa, una corsa
leggendaria, che la dottoressa Catherine Bertone riassume così: «È il
miglior modo per sfidarsi. Ti poni
degli obiettivi e cerchi di raggiungerli, sia a livello cronometrico, sia
a livello di sensazione. Devi riuscire
a superare la fatica, resistere e arrivare fino in fondo».
Le piace allenarsi. Più ancora delle gare, l’allenamento è la sua vita.
Sveglia alle 6.30; un po’ di palestra
e di esercizi di postura; dalle 10,
un’ora e mezzo di corsa lungo la Dora. Il resto del tempo è famiglia e lavoro. Quando ha il turno di notte in
ospedale, dorme al mattino e si allena il pomeriggio prima di andare a
prendere le bambine a scuola.
«Della corsa amo le sensazioni
che provo prima, durante e dopo —
spiega — Prima, mi godo l’idea, penso al percorso, all’intensità, alle ripetute che devo fare. Durante, mi
piace ascoltare le sensazioni del corpo, il fiato corto, i muscoli come rispondono, e poi mentre corri percepisci più intensamente l’ambiente
che ti circonda, odori, rumori, colori, ti senti più vivo. Dopo, magari finisci stanca, ma hai prodotto endorfine, stai bene, sei carica per affrontare la giornata o per concluderla».
Il suo record è di 2 ore 30 minuti e
19 secondi, stabilito lo scorso aprile
a Rotterdam. A dicembre ha corso a
Reggio Emilia. «Sono andata con il
desiderio di rivivere, dopo Rio, una
maratona senza pressioni, in modo
intimo, solo io e lei. Ho faticato, perché era la quinta in 13 mesi, ma è
andata bene. Di solito ne corro soltanto due l’anno». Adesso prepara
Berlino per il prossimo settembre.
Non vuole mancare, perché correre
una maratona è già una vittoria. Comunque vada, ti mette a posto con
te stessa, dice.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
XXIII
la Repubblica GIOVEDÌ 2 MARZO 2017
DA NON PERDERE
Torino Marathon
è il 29 ottobre
il giorno clou
È
oltre, perché rappresenta una
scelta più democratica. Se sei
uno che cammina, ha tanta resistenza e non velocità, i percorsi
lunghi danno più soddisfazione».
E poi c’è la sfida, anche a se stessi
(e al mondo). «Ci vuole testa, fisicità, ma soprattutto passione»,
aggiunge ancora Roux.
D’estate il calendario si intasa
di offerte e possibilità di gare. Oltre al Tor e all’Umtb, in Valle le
competizioni più significative sono il Tour Trail Vda, il Tds (Sur
les traces des Ducs de Savoie), la
Occ tra Svizzera e Francia, la Ccc
tra Courmayeur e Chamonix, il
MonteRosa Walser Trail. In Piemonte, da segnalare il debutto
IL CLOU della stagione
delle corse su strada a
Torino e in Piemonte.
Ma quest’anno cambia
denominazione e da Turin
Marathon diventa Torino
Marathon. Perché, dopo le
Olimpiadi invernali del
2006, è il nome italiano della
nostra città il più conosciuto
nel mondo, quello che la
gente cerca su google. La più
importante tra le corse
“classiche” di 42,198
chilometri in Piemonte si
svolgerà quest’anno il 29
ottobre e avrà il solito
corollario di manifestazioni
e feste. E un percorso a
circuito che da piazza San
Carlo andrà verso
Moncalieri, toccherà la
Palazzina di Stupinigi, poi
Beinasco, Mirafiori Sud e i
quartieri nord ovest di
Torino per tornare in centro.
Chi si iscrive subito paga 40
euro, ma il costo può salire
fino a 80 per chi si iscrive
all’ultimo momento. Info
www.teamarathon.it
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A ottobre sulle colline
delle Langhe la prova
dedicata a Barbaresco
e tartufo bianco
del circuito Trail Uisp (37 gare di
cui 21 in provincia di Torino), e a
ottobre l’Ecomaratona del Barbaresco e del Tartufo bianco d’Alba: la gara tra le colline delle Langhe in cui la fatica dei percorsi è
ripagata da un buon pranzo e ottimo vino.
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PEDIATRA
Catherine Bertone,
venticinquesima
nella maratona
olimpica
di Rio de Janeiro,
lavora all’ospedale
di Aosta
Un Po di corsa
con migliaia
di Babbo Natale
D
OMENICA 3 dicembre
sarà di nuovo il
momento di “Un Po
di corsa” la corsa invernale
(10 o 21 chilometri a scelta)
sulle rive del Po, giunta alla
quinta edizione . Partenza e
arrivo saranno come
sempre al Palavela.
E ci sarà anche quest’anno
la camminata non
competitiva di tre
chilometri , abbinata a “Un
Babbo Natale in forma”
manifestazione di
beneficenza organizzata da
Base Running con la onlus
Forma dell’ospedale
infantile Regina
Margherita. Ha sempre
avuto un successo
clamoroso: oltre 20 mila
sono stati i partecipanti che
nel 2016 si sono presentati
vestiti da Babbo Natale, tra
motociclisti, vigili del fuoco,
runner e gente comune.
Con una donazione a Forma
si riceve anche il costume
ufficiale di Santa Klaus,
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