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ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Sabato 25 Febbraio 2017
Le forze armate dei grandi paesi stanno studiando come usare i cataclismi a fini bellici
E io ti sparo addosso il monsone
Sinora i risultati sono pochi ma con le nanotecnologie...
DI
E
JAMES HANSEN
siste un trattato Onu,
la «Convention on the
prohibition of military
or any other hostile use
of environmental modification
techniques», che vieta agli Stati firmatari (compresi anche
gli Usa, la Russia e la Cina)
di ricorrere alla modifica del
tempo meteorologico come
arma da guerra. Vieterebbe,
ad esempio, la manipolazione
di una nuvola per far sì che un
suo fulmine colpisca un carro
armato nemico.
L’esempio, forse estremo,
è stato oggetto di un’ipotesi
di ricerca negli Usa a metà degli anni Settanta. Più concretamente, gli americani hanno
sperimentato sul campo tecniche per prolungare i monsoni del Vietnam allo scopo di
rendere le strade particolarmente fangose, abbastanza
da intralciare la logistica del
nemico. Il metodo è sembrato
dare qualche risultato, ma la
meteorologia non è una scienza esatta e, nell’impossibilità
di determinare se fosse stato
l’uomo o la natura a provocare la caduta di tanta pioggia,
il progetto è stato comunque
abbandonato.
Con l’entrata in vigore
del trattato (1977), le forze
armate delle grandi potenze
hanno perlopiù lasciato perdere, anche se sia la Cina
sia la Russia impiegano abitualmente il cloud seeding
(la semina delle nuvole) per
garantire il cielo sereno in
occasione di grandi manifestazioni all’aria aperta. La
tecnica prevede la dispersione
nelle nubi di sostanze che stimolano la formazione di gocce di pioggia, per svuotarle.
Nel 2008 l’agenzia di stampa
russa Ria-Novosti ha riferito
della caduta accidentale di un
sacco di cemento (in uso per la
semina) da un aereo impegnato a migliorare il tempo per la
festa nazionale russa del 12
giugno. Il sacco, del peso di 25
chilogrammi, ha sfondato il
tetto di una casa, un episodio
descritto dalle autorità come
il primo «singhiozzo» nell’im-
Filippine devastate dal passaggio del tifone Haiyan
che provocò 10 mila morti nel novembre del 2013
piego della procedura dopo
vent’anni…
La tecnica, sempre che
l’equipaggio dell’aereo si
ricordi di aprire il cemento
prima di gettarlo, non rientra nel perimetro del trattato
Onu, come anche l’uso in Italia dei razzi antigrandine. La
preoccupazione vera riguarda
la creazione a scopi militari
di uragani o altre tempeste
violente, nonché di episodi di
siccità oppure di inondazioni
monsoniche. Oltre all’atmosfera, il documento estende
le stesse protezioni a litosfera
e idrosfera (rispettivamente,
terraferma e mari) come anche allo spazio.
Mentre conforta sapere che
esistano trattati che offrono
simili garanzie, bisogna anche riconoscere che in molte
culture (Vladimir Putin è
solo l’erede di una tradizione
russa plurisecolare) questi
documenti, malgrado le firme
e i nastri rossi, valgono solo
finché qualcuno è in grado di
obbligarne il rispetto.
C’entra anche l’elemento fattibilità. Le emergenti
nanotecnologie parrebbero ora
aprire la porta a tecniche efficaci per il controllo del tempo. Si parla di poter guidare
le nuvole come tante auto,
facendo cadere l’umidità che
contengono esattamente dove
e come si vuole, nell’uso civile,
potenzialmente molto utile per
i contadini e gli operatori delle stazioni sciistiche… Come
per i trattati che assegnano la
proprietà degli oggetti astrali
all’umanità intera, è relativamente facile accordarsi su ciò
che nei fatti nessuno arriva a
fare. Il giorno che diverrà materialmente possibile vincere
una guerra negando la pioggia (o mandandone troppa)
sarà bene avere sottomano, a
secondo dei casi, una grossa
borraccia oppure un ombrello
resistente.
© Riproduzione riservata
CONTA 200 MLN DI PERSONE E PUNTA A RADDOPPIARE I PROFITTI
IN JOINT VENTURE CON L’INDIANA L&T
Spopola VKontakte, il Facebook russo
Fatturato cresciuto del 43% nell’anno
Airbus fabbricherà
missili in India
DI
MAICOL MERCURIALI
P
arli di social network e automaticamente pensi a Facebook. Certo,
la creatura di Mark Zuckerberg
è la più ampia rete sociale digitale al mondo, ma non è certo l’unica. In
Russia, per esempio, se vedi un giovane
scrivere a razzo sul suo smartphone starà
quasi sicuramente postando
su VKontakte, il Facebook
russo per intenderci, il social più popolare della Federazione a cui ha dovuto
cedere, come già raccontato
da ItaliaOggi, anche il Patriarca Kirill.
Anche VKontakte, come
il suo concorrente americano, pur non avendo una
portata globale sta macinando utili: se i valori assoluti
sono distanti da quelli di Facebook, le percentuali di crescita sono davvero notevoli.
A comunicarle, ieri, è stato
il gruppo Mail.Ru, proprietario della piattaforma: nel
2016 il social network ha realizzato un
giro d’affari da 8,9 miliardi di rubli (circa
145 milioni di euro) in aumento del 43,3
per cento rispetto all’anno precedente. Il
funzionamento e il modello di business di
VKontakte è simile a quello di Facebook,
il social russo raccoglie oltre duecento milioni di persone, quasi tutte concentrate
in Russia e nelle ex Repubbliche sovietiche. La sua alta penetrazione nella società rende VKontakte una piattaforma
pubblicitaria appetibile per le imprese.
Il social bianco e azzurro, anche i colori ricordano quelli di Menlo Park, ha un
programma di sviluppo ambizioso, come
hanno spiegato il cofondatore Dmitry
Grishin e l’amministratore delegato Boris
Dobrodeev: raddoppiare i profitti nel giro
dei prossimi tre, al massimo quattro, anni.
«Continuiamo a vedere significative opportunità di crescita di VKontakte, spiegano
Dmitry Grishin
i manager, sia in termini di ampliamento
del pubblico e che nell’incremento delle
funzionalità. Continueremo a focalizzarci
sull’advertising, in particolare sulla nostra
applicazione mobilie e sui video».
VKontakte è stato lanciato nell’ottobre
del 2006 da Pavel Durov, ha quindi da
poco spento le dieci candeline, e ha scalzato
l’altro social Odnoklassniki, che fa sempre
parte del gruppo Mail.Ru, dalle preferenze
dei russi.
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DI
GIOVANNI GALLI
A
irbus, attraverso la sua società collegata in India,
l’europea Mbda (per il 37,5% in mano ad Airbus),
ha creato una joint venture con l’indiana Larsen &
Toubro, uno dei maggiori conglomerati del paese (14
mld di euro di fatturato e un utile netto di 700 mln di euro
nel 2016). La nuova società (51% di L&T e 49% di Mbda) si
chiama L&T Mbda Missile System Ltd e sarà operativa entro
l’estate per costruire missili destinati all’esercito dell’India.
Saranno creati 500 posti di lavoro.
La politica del made in India intrapresa da un paio
d’anni dal premier Narendra Modi per incrementare l’industria locale
comincia a fare
adepti nel settore della difesa.
Nei giorni scorsi
il ministero della difesa indiano
ha firmato più di
50 contratti per
complessivi 1.160
miliardi di rupie
(16,3 miliardi di
Sede della Larsen&Toubro a Mumbai
euro) con imprese straniere che
si avviano a produrre nel subcontinente asiatico secondo
quanto ha riportato il quotidiano francese Le Monde.
L’obiettivo è anche quello di affrancare l’India dalla
dipendenza estera in fatto di armamenti. Secondo le stime
dell’istituto svedese per la pace l’India con il suo 14% di quota del mercato rimane il primo importatore di armamenti
a livello globale che acquista dall’estero in quantità tripla
rispetto ai suoi vicini di casa, Cina e Pakistan. Fino al 2015 la
Francia era il suo quarto fornitore dietro Stati Uniti, Israele
e Russia che da sola ha assorbito i tre quarti delle commesse
dell’esercito indiano nel decennio 2004-2014.
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