La Salle oggi MARZO 2017 - Istituto San Luigi (Acireale)

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Transcript La Salle oggi MARZO 2017 - Istituto San Luigi (Acireale)

Mensile dell’Istituto San Luigi – Scuola dell’infanzia – primaria – secondaria di 1° grado paritarie Piazza Mons. Pennisi Alessi, 3 – 95024 Acireale – tel. 095 607047 – fax 095 7632173 Mailto: [email protected] – http://www.sanluigi.it

– Anno XI - N° 98 – marzo 2017

La Parola è un dono. L’altro è un dono

Papa Francesco ha preso spunto da una parabola raccontata nel vangelo della misericordia – quella di Lazzaro, in Lc 16,19-31 – per formulare il suo messaggio in vista della quaresima di quest’anno. Una parabola, comunque, Maestro di in cui il Nazareth prospetta ai discepoli tutta la serietà con cui occorre assumersi in personale responsabilità le radicali esigenze del Regno. Nel racconto evangelico, difatti, è posto davanti al cosiddetto ricco epulone lo scenario disastroso delle scelte negative da lui fatte durante la vita. E non gli vengono evitate le tristi conseguenze della sua incapacità di vedere Lazzaro, di accorgersi delle sue necessità, di farsi carico dei suoi deficit, di condividere con lui le proprie risorse. «L’altro è un dono», «il peccato ci acceca»: Francesco sintetizza così l’insegnamento di Gesù. Sono parole che esprimono bene il significato che anche noi dobbiamo dare alla nostra Quaresima: è iniziato un nuovo tempo liturgico durante cui – per prepararci alla celebrazione della grande Pasqua annuale – siamo chiamati a convertirci al Signore proprio in questo senso molto concreto. Convertirci vuol dire innanzitutto prendere visione della nostra vita, esaminarla alla luce del vangelo smascherandone i vuoti e le ombre, renderci consapevoli della nostra lontananza da Dio e del bisogno che abbiamo della sua compagnia: significa operare una

metánoia

, un mutamento nel modo di pensare e di intendere la nostra relazione con Dio e, perciò, riprogettare la nostra stessa esistenza non più in vista di noi stessi ma in riferimento a Dio. Di conseguenza convertirci vuol dire anche cambiare il nostro comportamento, trasformare le nostre azioni, riorientare – come lascia intendere il Papa – il nostro cammino, rivolgere nuovamente lo sguardo verso Dio dopo avergli voltato le spalle col nostro peccato e riconoscerlo, e accoglierlo soprattutto, nell’altro che ci chiede aiuto, in chi ci viene incontro con la sua presenza ferita: convertirsi significa, dunque, compiere anche una

epistrophé

, un radicale capovolgimento nel nostro modo di vivere. Ma la conversione non si limita alla nostra rinnovata maniera di pensare e di agire. Essa tocca anche e soprattutto il nostro essere. E, in questo senso, non dipende soltanto dal nostro impegno ma da Dio. Con la «Parola» di cui ci fa «dono», come scrive Francesco, il Signore interpella la nostra coscienza: è Lui che ci fa sperimentare la nostalgia della casa paterna, è ancora Lui che per primo si mette in cammino verso di noi, ci corre incontro e viene a stringerci a Sé. Lontani da Lui anche noi siamo smarriti, anche noi sentiamo il desiderio di ritrovare la nostra identità di figli, di ritornare nella casa del Padre. Ma possiamo cercare e trovare la via del ritorno solo perché è il Padre che si mette a cercarci e finalmente ci incontra. Il nostro esserci perduti si trasforma, così, nell’essere ritrovati da Lui. E la nostra Quaresima può diventare, spiega papa Francesco nel suo messaggio, un «nuovo inizio».

D

IGIUNARE

Il digiuno è necessario per raggiungere la "sobrietà", che consiste nel servirsi delle cose tanto quanto sono utili per amare Dio e il prossimo. Ciò che non è utile a tale scopo, serve a odiare e morire. Oltre la sobrietà nel cibo, c'è quella nell'odorare, gustare, toc care, udire, vedere, e soprattutto, nel fantasticare: la fantasia è il senso virtuale che sostituisce ogni altro. I sensi sono gole voraci, insaziabilmente aperte verso ogni soggetto. All'animale servono per la conservazione della specie e dell'individuo, e sono regolati dall'istinto. All’uomo, che è di specie divina, servono per entrare in comunione con l'altro; e non sono regolati dall'istinto. Sono fame infinita, che si sazia solo trovando il cibo per cui sono fatti: l'altro e l'Altro. Oltre la sobrietà dei sensi, c'è anche quella più difficile, della mente e del cuore, per non cadere nell'estetismo e nel narcisismo, frutto di un intelletto e di una volontà che, invece di aprirsi all'altro, si chiudono in se stessi. Tanta fame è fame non di pane, ma di vita, non di cibo, ma di affetto. Uno vive dell'amore che riceve, della parola che gli comunica l'altro. Una società senza amore e senza parola, senza madre e senza padre, sarà sempre più anoressica e bulimica. L’uomo è un sacco vuoto senza fondo: niente lo può riempire, se non la capacità di leggere l'infinito presente in ogni cosa finita. (

Silvano Fausti)

1

Il bambino non può fare quello che gli pare e piace: ecco l'idea base che regge le pagine che tenete in mano. Il bambino ha bisogno di regole, di norme, di paletti, di confini. Ha bisogno di qualcuno che eserciti un'autorità: autorevolezza. bisogno di Ė pericolosissimo lasciarci prendere la mano dal figlio, lasciarci sconfiggere. Il permissivismo. cioè la troppa indulgenza, la troppa tolleranza, è un vero e proprio veleno psicologico. No, non stiamo esagerando per nulla! Il permissivismo, infatti è responsabile di ben tre mali.

Primo,

è responsabile del senso di incertezza in cui viene a trovarsi il bambino: il piccolo, lasciato a sé, senza norme, non sa come comportarsi, è dubbioso, incerto.

Secondo,

il permissivismo è responsabile dell'insicurezza: il bambino non guidato si sente pieno di dubbi, non sa se fa bene o se fa male.

Terzo,

il permissivismo è responsabile del senso di abbandono: il bambino a cui non si danno regole, si sente figlio di nessuno. Ebbene, questi tre mali possono venire sconfitti dall'autorevolezza. Dunque, facciamola entrare in casa. L'operazione è urgente! La crisi del concetto di autorità nell'intimo della famiglia ha già prodotto troppi guai, e continua a produrne.

L E RADICI DELL ' AUTOREVOLEZZA

L’autorevolezza non è una pianta che cresce spontanea: va aiutata a crescere, va costruita con le proprie mani. Certo, è vero che dipende anche dal proprio carattere, dalle proprie dotazioni native: vi sono persone autorevoli per natura. Vi sono insegnanti che 'sanno tenere la disciplina' senza nessuno sforzo... Questo è vero, però è più vero ancora che l'autorevolezza va, in larghissima parte, guadagnata. In che modo? Ecco alcune condizioni base per essere autorevoli davanti ai figli.

Se vogliamo

essere

autorevoli,

dobbiamo mantenere le promesse. Chi fa promesse e poi non le mantiene, imbroglia. Ora, chi imbroglia perde la faccia, perde autorevolezza!

Se vogliamo essere autorevoli,

dobbiamo essere costanti, coerenti. Coloro che sono banderuole che cambiano opinione a seconda dello spirar del vento, non possono essere presi sul serio. Pensate, ad esempio, all'autorevolezza che può avere un insegnante che davanti agli alunni dice una cosa e davanti al dirigente scolastico un'altra!

Se vogliamo essere autorevoli,

dobbiamo mantenere il controllo su noi stessi: non perdere, troppe volte, la calma. Diciamo 'troppe volte', perché può succedere a tutti di perdere le staffe. È successo persino a Gesù quando ha cacciato con rabbia i mercanti dal tempio di Gerusalemme (Me 11,15-19); con tutto ciò non ha perso in autorevolezza! Passi, dunque, qualche sfuriata, ma l'uso dell'urlo come strumento educativo, no! I genitori dall'urlo facile non possono avere autorevolezza in quanto il figlio 2 può pensare che i comandi, i rimproveri, dipendano dal loro umore, dalla loro digestione. Giustamente è stato detto che le urla sono le ragioni di coloro che hanno torto. Insomma, più si alza la voce, più si abbassa la forza delle parole, più si abbassa l'autorevolezza. Ancora. Se

vogliamo

essere

autorevoli,

ammettiamo anche di aver sbagliato. L'ammissione dei propri sbagli, oltre a renderci più graditi ai figli, ci rende anche più credibili. Non può essere credibile un genitore, un educatore che dice di non sbagliare mai, di essere infallibile. Solo Uno è perfetto! Chi ha il 'complesso del Padreterno' più che rispetto, merita tenerezza, se non compassione!

Se vogliamo essere autorevoli,

resistiamo alle provocazioni. Succede che il bambino metta alla prova i genitori: "Cambio mamma!"; "Ho un papà cattivo"... Queste frasi non rivelano i sentimenti veri del piccolo, ma hanno soltanto lo scopo di verificare quanto papà e mamma sono forti, autorevoli. È dunque da saggi non cedere. Alla provocazione "cambio mamma", la madre autorevole rispon de: "Cambiala pure, ma io non cambierò mai te: ti voglio troppo bene!". Se vogliamo essere autorevoli, è necessario essere sempre sinceri. Se facciamo credere al bambino di tre anni che la puntura della vaccinazione non fa male, perché dopo dovrebbe crederci quando gli diremo che la marijuana, gli alcolici e marinare la scuola fanno male? Finalmente, se vogliamo essere autorevoli, dobbiamo collocarci su un gradino più alto dei figli. Questa è, forse, la condizione principale per avere autorevolezza. Chi si pone sullo stesso piano del figlio, chi vuole esserne l'amico, il camerata, non può avere autorità nei suoi confronti. I competenti dicono che il cameratismo è un errore addirittura più grave dello stesso autoritarismo. La madre e il padre che si abbassano al livello del figlio, gli impediscono di avere un punto di riferimento, di avere protezione e serenità. II cameratismo non può mai formare grandi personalità. Non si può crescere, infatti, se non si può vedere una persona più 'alta' di noi. "Oggi, invece, i genitori giovanilizzano, i maestri bamboleggiano, i sacerdoti recitano il “mea culpa", sostiene il sociologo

Franco Garelli;

dello stesso parere è

Mario Lodi,

uno dei più noti insegnanti italiani: "Mentre una volta erano i figli ad aver paura dei genitori, oggi sono i genitori ad aver paura dei figli". Forse sono giudizi esagerati, però indicativi di una mentalità che pare prenda sempre più piede. Ormai sembra un dato di fatto: da qualche decennio i giovani imparano molto di più per via orizzontale, cioè dagli amici, dai compagni, dai social, nelle discoteche, che per via verticale: dai genitori, dagli insegnanti. Il gruppo dei coetanei sta soppiantando la famiglia! Per questo arriva quanto mai opportuno il consiglio di

Charles Galea

che per 25 anni si è occupato di

ragazzi

difficili nei riformatori degli Stati Uniti: "Se avete 40 anni, non comportatevi come se ne aveste 16. I vostri figli vogliono qualcuno da rispettare. Forse i vostri

ragazzi

non hanno il coraggio di dirvelo, ma non ci sono dubbi su quello che pensano: 'Comportatevi da genitori, non da coetanei'". Ciò che Charles Galea dice è verissimo: i figli bocciano i

genitori amiconi.

Pellegrino) (Da “Educhiamo insieme” Pino

“Chimica che mi diverto!”

Ausilia, proprietaria del frantoio e guida speciale, che ha spiegato con cura la "coltura" e la "cultura" dell'olio, iniziando dall'osservazione di un albero d'ulivo e insegnando ai bimbi come si usa il pettine per la raccolta delle olive; ha poi proseguito con una lezione didattica illustrata per far conoscere le fasi del ciclo dell'olio ed infine ha fatto visitare l'interno del frantoio con i macchinari per la lavorazione delle olive; hanno anche appreso che lo scarto chiamato "sansa" viene riutilizzato per il riscaldamento. I nostri bimbi dopo aver prestato grande attenzione alle spiegazioni si sono divertiti molto a raccogliere olive, a giocare e a mangiare il tradizionale "pane e olio". L'azienda inoltre ha offerto agli adulti una Chi dice che la Chimica non possa divertire, interessare o addirittura affascinare? Siamo abituati ad un concetto di “Chimica” come materia incomprensibile, ma grazie all’attività di laboratorio del 4 febbraio gli alunni della classe II scuola secondaria, hanno avuto modo di toccare con mano la parte interessante di questa materia, quella che non si studia dai libri, ma si apprende dal mettere in atto le conoscenze in un reale laboratorio creato appositamente per loro in totale sicurezza. Alla presenza del Chimico presso l’Università di Catania Dott.ssa Leonardi Lucrezia, e grazie alla sua gentile collaborazione con la Prof.ssa di Scienze Trovato Simona, gli alunni sono stati suddivisi in gruppi e guidati attraverso semplici, ma avvincenti esperienze verso la chimica del quotidiano. Sono stati utilizzati oggetti comuni quali monetine, palloncini colorati e graffette, ma anche strumenti da laboratorio come beker, beuta, spatoline, provette e sostanze di uso quotidiano ovvero, succo di limone, sprite, lievito, bicarbonato di sodio, sapone. L’attività pratica si è accompagnata ad una base teorica essenziale riguardante i pittogrammi maggiormente utilizzati in un laboratorio di chimica, nonché le norme di comportamento da rispettare al fine di lavorare in assoluta sicurezza. Per ben 2 ore di attività in laboratorio la partecipazione degli alunni è rimasta costante ed attenta, in un crescendo di entusiasmo per ogni piccolo esperimento riuscito! Poiché l’attuazione degli esperimenti richiedeva l’uso specifico del linguaggio chimico attraverso formule per ciascuna sostanza da utilizzare, alla fine dell’attività molti di loro saranno tornati a casa chiedendo ai genitori dell’H 2 CO 3 da bere piuttosto che sprite, oppure del C 6 H 12 O 6 piuttosto che zucchero … non si preoccupino dunque i genitori se ai figli sentiranno dire di queste stranezze! (

Simona Trovato)

Sabato 28 gennaio i bambini della scuola dell’infanzia sez. A,

con la maestra Maria e con i Genitori, hanno trascorso una splendida mattinata al Frantoio Oleario F.A.T. di Nicolosi. Ad accoglierli hanno trovato 3 ricca degustazione di pane con olio aromatizzato e vino, mentre ai bimbi ha omaggiato una confezione di olio extravergine di oliva e una saponetta all'olio. La giornata è stata molto piacevole. L'invito di Ausilia a ritornare in azienda il prossimo mese di novembre, quando i macchinari del frantoio saranno in funzione, è stato accolto da tutti con grande entusiasmo.

(Francesca Anastasi)

Il nostro Istituto è conosciuto per la competenza

degli insegnanti e per le attività che vengono svolte, tra queste sicuramente il Carnevale è una delle più divertenti. Sabato 25 l’atmosfera era veramente goliardica, gli alunni festosi e felici di indossare i loro costumi e impersonare il loro eroe preferito, la maestra Teresa, bambina tra i bambini, travestita da piratessa, la preside prof. Antonella da gattina, le insegnanti dell’infanzia con cappellini creati ad hoc. Dopo l’arrivo dei ragazzi le classi della primaria si sono recate in sala multimediale a cantare e ballare con le canzoncine sul Carnevale insegnate dalle maestre Rosaria e Patrizia, lunghi trenini hanno invaso i corridoi dell’istituto tra le urla dei piccini. Alle 10.30 siamo saliti tutti in teatro per assistere ad uno spettacolo di marionette dove lo showman ha fatto divertire i piccoli interagendo con loro. Contemporaneamente i ragazzi della scuola secondaria sono andati, con gli insegnanti, in giro per le vie della città, dove sfilavano le scuole in maschera. Alle 12.00 tutti in classe seduti al proprio posto con i piatti davanti e le forchette alzate pronte ad infilzare i gustosi maccheroni

preparati dalla signora Grazia e a gustare le leccornie che le rappresentanti, con l’aiuto dei genitori, avevano preparato in ogni aula. La giornata è andata benissimo, alle ore 13.00 alcuni bambini continuavano a girare in cortile con i papà e le mamme che li inseguivano perché non volevano ritornare a casa, alquanto normale quando ci si diverte. Grazie a tutti per la collaborazione.

(Patrizia Di Maria)

Quest’anno, in occasione del Carnevale

, le classi prima e seconda primaria del nostro Istituto hanno partecipato ad un progetto intitolato “Piccole mani per grandi maschere” che li ha visti protagonisti delle attività culturali del Carnevale acese. L’iniziativa, promossa dal Presidente della Confcommercio di Acireale, Mario RUSSO, e realizzata grazie alla co partnership tra Comune di Acireale, Fondazione del Carnevale, Confcommercio e Istituto San Luigi, si inserisce nell’ambito di un progetto culturale più ampio significativa per i nostri piccoli alunni che sono stati stimolati non solo da un punto di vista strettamente artistico ma anche e soprattutto sul piano della partecipazione attiva alla vita sociale della propria comunità cittadina.

(Ins. Teresa Ferrata)

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Tanti auguri a te!

Marco Arcidiacono 5 a primaria Carlotta Denaro Infanzia B Francesco Spoto 5 a primaria Bartolomeo Gulino Infanzia B Iolanda Longo 3 a secondaria Andrea Sommario 1 a primaria Luca Sommario 1 a primaria Mario Basile 1 a primaria Valentina Torrisi Docente Benedetta Valastro Infanzia B Giorgia Pulvirenti 2 a primaria Viviana Gulisano 3 a secondaria Nicole Russo 4 a primaria Schabani Karim Ali 3 a primaria Liliana Merlino 5 a primaria Norma Giannì Docente Matteo Arcidiacono 2 a secondaria Paola Grassi Bertazzi 3 a primaria Elena Spoto 2 a primaria Giuseppe Ligresti Infanzia A Alessandro Strano Infanzia B Anna Grasso Leanza Insegnante Giuseppe Giuffrida 2 a secondaria Sofia Scandura 5 a primaria

teso a trasformare i negozi del centro cittadino in vere e proprie gallerie d’arte. I piccoli della classe prima, guidati dalla loro insegnante, Patrizia D’AMICO, collaborata, in questa attività, da alcune mamme, ispirandosi alla tecnica della “coriandolata”, hanno realizzato dei simpaticissimi e colorati pagliacci su cartoncino. I piccoli della classe seconda, invece, coordinati dalla loro insegnante, Teresa FERRATA, e guidati da un’abile artigiana della cartapesta, Laura LAUDANI, hanno costruito delle maschere in cartapesta su base di compensato ligneo, successivamente colorate a tempera e decorate con coriandoli e stelle filanti. I manufatti dei bambini, gradevolissimi e di grande impatto visivo, hanno adornato, con i loro vivaci colori, le vetrine del circuito del Carnevale destando lo stupore e l’ammirazione sia degli acesi che dei turisti. È stata un’esperienza interessante e 4 392 anni prima di Cristo (e quindi circa 2400 anni fa) il filosofo greco

Piatone

scriveva: "Quando i padri si abituano a concedere tutto ai figli, permettendo che facciano il loro capriccio, e temono di dire loro una parola; quando i figli presumono di essere uguali ai loro padri, non li temono più, non si curano di ciò che dicono e non li lasciano neppure più parlare perché si credono adulti e persone indipendenti; quando i maestri tremano davanti agli scolari e preferiscono adularli invece di guidarli con ferma mano nella retta via, allora sorge la ribellione e l'insofferenza di qualsiasi freno. I giovani finiscono per disprezzare le leggi e non tollerano più su di sé autorità di sorta". È bene sapere che Piatone non era un prete, non era un vecchio, non era un nostalgico, ma era un filosofo pagano che non si vergognava di dire sempre la verità!