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SINAI, FUGA DAL TERRORE: IL DRAMMATICO RACCONTO DELLE FAMIGLIE
CRISTIANE PERSEGUITATE DAGL'ISLAMICI
In poco più di due giorni, decine di famiglie cristiane – quasi 1000 persone,
in maggioranza copti – sono fuggiti dal Nord Sinai in seguito alle violenze
subite ad opera dello Stato islamico che settimane prima aveva promesso
di rafforzare i suoi attacchi contro “gli infedeli d’Egitto”. Così, in 10 giorni
sono stati uccise sette persone: a colpi di arma da fuoco,
decapitati, bruciati vivi. Le famiglie fuggite sono state accolte a
Ismailya, a Suez e al Cairo e la gente – cristiani e musulmani – cerca di
aiutarli in qualche modo ospitandoli in case sfitte, dando loro vestiti o
utensili, offrendo il loro servizio. Ecco alcune delle voci raccolte.
Hanno suonato alla mia porta alle 10 di sera. Due uomini incappucciati
hanno sparato su mio figlio e sono entrati con la forza, imbracciando armi
automatiche. Avevano una lista di nomi dei cristiani del quartiere. Hanno
aperto la camera da letto e hanno sparato a mio marito (76 anni). Mi hanno
domandato dove era l’oro, ma io non avevo che la mia fede al dito. Poi hanno appiccato il fuoco alla casa.
Nabila Fawzi, copta fuggita da Al-Arich
Qualche copto di Al Arich aveva trovato scritto sulle porte delle loro case alcune minacce di morte, o magari solo la parola “Partite!”. Ci
accusano di essere di “crociati”. Noi abbiamo lasciato tutto: abbiamo paura per la vita dei nostri figli, che ormai perderanno il loro anno
scolastico.
Hanna Daniel, fuggitiva
E’ qualcosa di inimmaginabile! Ma è possibile che per trasportare le nostre cose fuori della città di Al Arich, dobbiamo avere un permesso del
sindaco per far uscire i camion?
Un fuggitivo, che ha richiesto l’anonimato
Ora siamo per la strada. Ho distribuito i membri della mia famiglia su tre vetture, per paura che essi muoiano tutti nello stesso tempo a causa
di un’esplosione o di una fucilata.
Qadri, copto di Al Arich
Io sono un medico e mi presento come volontaria per occuparmi della salute degli anziani e dei malati rifugiati nella vostra chiesa. Ho la
possibilità di procurarmi anche delle medicine.
Dott. Zeinab, una donna velata, medico che vive ad Ismailya
Preferisco andare a casa di un mio amico, per lasciare il mio posto a una famiglia che cerca rifugio. Sono fuggito con mia moglie e i miei tre
bambini. Il più piccolo, Rami, è abituato a sentire i colpi delle armi da fuoco e le esplosioni. Ma il più grande, Joseph, trema ad ogni rumore.
Abbiamo deciso di partire senza preoccuparci di tutte le perdite finanziarie a cui andiamo incontro.
Un padre di famiglia, fuggito da Al Arich
Mio marito è stato ucciso ad Al Arich il 9 gennaio scorso dai terroristi. Noi amiamo questa terra. Mio marito l’ha difesa contro gli attacchi dei
colonizzatori israeliani nel 1973. Non meritiamo tutto questo.
Oum Ossama, vedova in fuga da Al Arich
Abbiamo cominciato ad aver paura perfino della nostra ombra. Temiamo di essere seguiti e abbattuti con un colpo di pistola alle spalle. I
cristiani sono presi di mira in una maniera straziante.
Un giovane che richiede l’anonimato
da «AsiaNews»