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20162017
ª
STAGIONE
10
domenica
26 febbraio
2017
ore 20,45
Teatro Sociale,
Sondrio
FRANCESCA DEGO
violino
Mannheimer
Philharmoniker
BOIAN VIDENOFF
direttore
La 54ª stagione 2016-2017 è realizzata con il sostegno di:
Provincia di Sondrio
Comune di Sondrio
Comune di Sondalo
PROGRAMMA
con il contributo di
B.I.M. Bacino Imbrifero Montano dell’Adda
Fondazione Pro Valtellina onlus
Fondazione Credito Valtellinese
con la collaborazione di:
ASSOCIAZIONE AMICI DEL TEATRO SOCIALE DI SONDRIO
RICHARD STRAUSS
(1864-1949)
Träumerei am Kamin (Sogno davanti al camino),
Interludio sinfonico dall’opera Intermezzo, op. 72
JOHANNES BRAHMS
Comitato nazionale italiano musica
(1833-1897)
Concerto in re maggiore per violino e orchestra, op. 77
Allegro non troppo
Adagio
Allegro giococo, ma non troppo vivace
ORCHESTRA ANTONIO VIVALDI
Orchestra in residenza
❋
ROBERT SCHUMANN
(1810-1856)
AMICI DELLA MUSICA
SONDALO
Periodico di cultura
musicale e spettacolo
Direttore Responsabile:
IRENE TUCCI
Editore:
AMICI DELLA
MUSICA, Sondalo
Autorizzazione Tribunale
di Sondrio nr. 214
Registro Stampa del
2.10.1990
Stampa:
Lito Polaris - Sondrio
Associazione Amici della Musica, Sondalo
Via Vanoni, 32 - 23035 Sondalo (SO)
Tel. 348 3256939 - Fax 0342 803082
www.amicidellamusica.org
[email protected]
Cod. Fisc.: 83002220149 - P. IVA 00553720145
CID - CIRCOLO MUSICALE DI SONDRIO
Via Perego, 1 - 23100 Sondrio
www.circolomusicale.it
[email protected]
Cod. Fisc.: 80005090149 - P. IVA 00781500145
Sinfonia n° 4 in re minore, op. 120
Ziemlich langsam – Lebhaft
Romanze
Scherzo & Trio
Langsam-Lebhaft-Schneler-Presto
Durata: 1ª parte, 45’ - intervallo, 15’ - 2ª parte, 35’
Domanda
allo
specchio
G
li inizi hanno qualcosa di magico.
L’anno 1840 per Robert Schumann (1810–1856) è un nuovo
inizio, che porta il coronamento nel matrimonio dell’amore per
Clara Wieck; amore osteggiato dal padre di lei (ed ex insegnante
di pianoforte di lui), con tanto di processo e testimoni, a certificare
fatti, caratteri, attitudini.
I colori solari di questo inizio si distendono lungo l’anno successivo.
E, in questi 1840 e 1841, a ricominciare per due volte sono anche
le vie di compositore di Schumann.
Nel decennio 1830–40 Robert Schumann aveva scritto sostanzialmente
solo musica per pianoforte (tanta e straordinaria). Si era inventato
quasi da zero il genere del ciclo di brani pianistici: non un’antologia
da cui chiunque potesse attingere qua o là scegliendo scambiando
invertendo, ma un tutto coerente con un ordine, un inizio una fine
e talvolta proprio una “storia”, o schegge di “storia”, sulla scia di
una suggestione letteraria, magari dall’amato Jean Paul. Schumann
era il compositore che si inventava danze notturne sciamanti di
personaggi, danze che terminavano all’alba (in Papillons sentiamo
proprio i sei rintocchi del mattino), quasi che i personaggi fossero
nient’altro spettri e niente più. Era il creatore che questi personaggi
evocava dal nulla, dava loro un nome, ed essi diventavano parte di
un sé sdoppiato quasi schizofrenicamente: sopra tutti l’introverso
Eusebio, l’impetuoso Florestano e il saggio che fra questi due poteva
far da mediatore, Maestro Raro. Era l’enigmista che prendeva a cifrare
codici segreti nelle sue composizioni – fino a metà degli anni Sessanta
del Novecento si pensava avesse nascosto in musica, innocenti e
trascurabili indovinelli, solo poche parole e nomi di città o persone
(procedimenti da lui stesso confessati ed esibiti); finché l’esperto
di codici Eric Sams, che da giovinetto durante la seconda Guerra
mondiale aveva contribuito a decifrare niente meno che il Codice
Enigma, non decise di passare dai segreti militari a quelli musicali
e allora scoprì l’impensabile, intere frasi cifrate e naturalmente
ovunque il nome dell’amata, Clara (tutto questo Schumann mai
l’aveva confessato).
Questo compositore, che destinava le sue confessioni al solo
pianoforte, nel 1840 e inizio 1841 scopre di voler scrivere dei Lieder
e... ne scrive centoquaranta. Poi, messa temporaneamente da parte
la vena vocale, scopre l’orchestra.
Nel gennaio 1841 schizza in soli quattro giorni la sua Prima sinfonia,
in febbraio ne termina l’orchestrazione e in marzo la ascolta diretta
da Mendelssohn al Gewandhaus di Lipsia: è un grande successo.
Nei mesi dopo lavora ad altre composizioni sinfoniche, che a tempo
debito diventeranno l’Ouverture, Scherzo e Finale e il Concerto per
pianoforte e orchestra. In settembre, sempre in pochissimi giorni,
scrive di getto una seconda sinfonia. Questa “seconda” sinfonia è la
Quarta: già, perché dopo la prima esecuzione in dicembre, che ha
luogo sempre al Gewandhaus ma non viene coronata dal successo
della precedente, Schumann decide di tenere il pezzo nel cassetto e
farne una revisione. La pubblicherà solo nel 1853, quando intanto
ne saranno nate altre due.
Dicevamo della magia degli inizi. Questa sinfonia, che nella
numerazione figura come ultima e che come numero d’opera porta
il tardissimo 120, partecipa come la Prima di una straordinaria
forza propulsiva. Potremmo quasi definirla, per tante e tante pagine,
una variazione su un ritmo; il quale ritmo prende forma dopo
l’introduzione lenta e poi col suo incedere entusiastico diventa spinta,
fuoco, proiezione in avanti. La stessa forma di questa sinfonia, che
abolisce una vera divisione in movimenti (i movimenti ci sono,
ma collegati), sembra chiederci di ascoltarla senza adagiarci in un
vero respiro. Da movimento a movimento migra lo stesso materiale
tematico, e dal primo al quarto torna la spinta, il fuoco, il correre fino
a precipitare. E proprio un precipitare sembrano le pagine conclusive,
col loro progressivo stringere e concitare.
Robert Schumann, di cui perciò ascoltiamo uno degli inizi sinfonici,
fu testimone (e rese pubblica testimonianza) degli inizi di compositore
di Johannes Brahms (1833–1897).
Schumann fu nella sua multiforme esistenza anche geniale critico
musicale. Fondò una rivista tutta sua, la «Neue Zeitschrift für
Musik» («Nuova rivista per la musica») sulla quale nell’ottobre
1853 fu possibile leggere queste righe: «Ed è venuto questo giovine
sangue, alla culla del quale hanno vegliato Grazie ed Eroi. Si chiama
Johannes Brahms [...] Trasparivano dalla sua persona tutti quei segni
che ci annunciano: ecco un eletto! Quando si mise al pianoforte
cominciò a scoprirci regioni meravigliose: noi venimmo attirati in un
circolo sempre più magico. Aggiungete a questo un modo di suonare
quanto mai geniale, che fa del pianoforte un’orchestra dalle voci
ora lamentose ora esultanti di gioia. Erano sonate, o piuttosto delle
sinfonie velate - canzoni, la cui poesia si potrebbe comprendere senza
saper le parole, benché una profonda melodia di canto le attraversi
tutte - singoli pezzi per pianoforte, in parte d’una natura demoniaca
ma dalla forma più leggiadra, poi sonate per violino e pianoforte quartetti per archi - e tutto così diverso che ogni cosa pareva sgorgare
da altre sorgenti. Poi sembrava ch’egli, passando come un fiume
scrosciante, riunisse tutte queste sorgenti in una cascata che, coronata
da un calmo arcobaleno, veniva accompagnata nel precipitare del suo
corso da svolazzanti farfalle e da canti di usignoli».
Il Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 77 non è
opera degli inizi, ma della piena maturità di Brahms. Fu composto
nell’estate del 1878 a Pörtschach, villaggio della Carinzia nel quale il
compositore amava soggiornare d’estate e nel quale avevano trovato
la nascita anche la Seconda Sinfonia e la Sonata per violino op. 78:
opere accomunate da una gioiosa esuberanza melodica. Il dedicatario
è il celebre violinista Joseph Joachim, al quale Brahms fa riferimento
per definire la parte solistica: «Caro amico, ...vorrei mandarti un
certo numero di passaggi per violino ...mi domando se non sei tanto
sprofondato in Mozart e forse in Joachim stesso, da poter disporre
di un’oretta per guardarli»; e il giorno dopo: «mi basta che tu dica
una parola o ne scriva qualcuna sopra la parte: difficile, scomodo,
impossibile e così via».
La riflessione sulla forma, in questo periodo della produzione di
Brahms, si unisce a una sensualità solare, che nel terzo movimento
del concerto (quattro dovevano essere i tempi, poi uno Scherzo si
distaccò da questo concerto per confluire in un altro, il Secondo per
pianoforte e orchestra) si trasforma in vigore ritmico: i tratti sono
quelli di una danza popolare, talvolta finanche rustica.
Giungendo a Richard Strauss (1864–1949), dobbiamo mettere da
parte inizi e mezze vie, per toccare con mano il fascino delle cose che
finiscono. La produzione di Strauss si colloca proprio nel punto finale
di una certa parabola della musica (ma anche civiltà) austro-tedesca.
Il suo sguardo coglie in questo tramonto un colore di infinita bellezza.
Tra il 1946 e il 1948, quando un innovatore come Schoenberg ha già
compiuto quasi tutto il suo percorso e quando un percorso ancora più
ardito lo stanno iniziando dei giovani agguerriti e selvaggi come Pierre
Boulez, facendo centro in terra germanica nei corsi di Darmstadt,
Richard Strauss riesce a riassumere il senso della fine di una civiltà
nei Vier letzte Lieder (Quattro ultimi Lieder) per voce e orchestra, che
non rinunciano a nessuno dei nessi linguistici di quella straordinaria
avventura che è stata la tonalità, facendoli vivere davvero forse per
l’ultima volta. Ma non occorre arrivare agli anni Quaranta per trovare
l’indicibile malinconia dello sguardo nella musica di Strauss, che
almeno da Rosenkavalier in poi si fa carico di parlare di mascherate
che finiscono, burle svelate, carrozze che si allontanano.
Intermezzo (1924), «commedia borghese in due atti» è un singolare
esperimento nel quale dalla stessa vita del compositore scaturisce
un’opera per il teatro. Richard muta in Robert; Strauss (che in
tedesco significa struzzo) è cambiato in Storch (cicogna); la moglie
Pauline diventa Christine; e così via, comprese le partite a skat
(gioco di carte del quale il compositore era appassionato). In
questo contesto per nulla epico si svolge una piccola parabola tutta
borghese, in cui tradimenti veri o presunti saranno infine confessati
e perdonati, al suono di pagine che oscillano fra brio e malinconia,
nella consapevolezza che le cose cambiano e non sono mai le stesse.
Un altro grande interprete del Novecento, James Joyce, nel suo
ultimo e “impossibile” Finnegans Wake, rifacendosi alla teoria dei
corsi e ricorsi di Giambattista Vico scrive un libro in cui l’ultima
frase si ricollega alla prima. E tutto ricomincia, a celebrare la ciclicità
della storia e dell’esistenza. Pure in musica, continuamente, parabole
finiscono e riprendono daccapo. C’è chi si inventa cose che non ci
sono ancora e chi invece tiene in vita meravigliosamente, ancora per
un attimo, cose che non ci sono più.
Alla fine della sua penultima opera, Capriccio, che Strauss scrive
durante la seconda guerra mondiale (e non di tragedie universali
parla, ma del fatto se in un’opera debbano venire “prima la musica”
o “prima le parole”!) la protagonista chiede, rivolta alla propria
immagine riflessa nello specchio: «C’è una conclusione, che non sia
triviale?». Poi il maggiordomo annuncia che la cena è servita; e lei
allora sorride allo specchio e se ne va.
Alfonso Alberti
FRANCESCA DEGO
Fra le migliori interpreti italiane di oggi. Artista Deutsche Grammophon dal 2012, il suo debutto discografico con i 24 Capricci di
Paganini suonati sul Guarneri del Gesù appartenuto a Ruggiero Ricci
ha riscosso unanime consenso di critica e pubblico. Dal 2013 al
2015 si e’ dedicata all’incisione delle Sonate per violino e pianoforte
di Beethoven.
Regolarmente ospite delle più prestigiose orchestre internazionali,
negli ultimi tempi si e’ esibita con la Philharmonia Orchestra/Grant
Llewellyn alla Royal Festival Hall di Londra, Tokyo Symphony alla Suntory Hall, l’Orchestre Philharmonique de
Monte-Carlo, Grosses Orchestre Graz al Musikverein della
città, Orchestra Filarmonica di Oviedo, Kyushu Symphony, Filarmonica Armena, Tarstastan State Symphony Orchestra (Russia), Filarmonica Nazionale Ucraina, Fresno
Philharmonic, Reno Chamber Orchestra, Santa Barbara
Symphony, Orquesta Sinfonica de Guanajuato (Messico), Filarmonica di Tblisi (Georgia), Northern Czech
Philharmonic (Repubblica Ceca), Wuhan Philharmonic
(Cina), Thailand Philharmonic, Wyoming Symphony e la
Philharmonique du Liban, Gürzenich Orchestre Köln/Sir
Roger Norrington alla Philharmonie di Colonia, City of
Birmingham Symphony Orchestra, Netherlands Symphony in tournée in Olanda, Mannheimer Philharmoniker e
Orchestra Filarmonica del Teatro Regio di Torino. Nata a Lecco nel 1989, Francesca debutta da solista a soli
7 anni in California con un concerto di Bach, in Italia a
14 con Beethoven e l’anno dopo esegue la Sinfonia Concertane di
Mozart con Shlomo Mintz al Teatro d’Opera di Tel Aviv e il Concerto
di Brahms in Sala Verdi a Milano diretta da Gyorgy Gyorivanyi-Rath .
E’ stata ospite di festival e stagioni concertistiche prestigiose in tutto
il mondo tra cui la Wigmore Hall e la Royal Albert Hall di Londra,
l’Oriental Arts Center di Shanghai e l’NCPA di Pechino, la Sala
Tchaikovsky a Mosca e la Filarmonica di San Pietroburgo, il Teatro
Colon di Buenos Aires, Sala Verdi a Milano e Auditorium Parco della
Musica a Roma, Teatro Sao Carlos a Lisbona, Festival Cervantino in
Messico, in Francia al Festival “Les Flâneries Musicales” di Reims e
“Generation Virtuoses” di Antibes, in Libano al Festival Al Bustan, in
Peru’ per la Sociedad Filarmonica di Lima. Ha partecipato da solista
ai Concerti per la Vita e per la Pace a Betlemme e Gerusalemme con
l’Orchestra Giovanile Italiana diretta da Nicola Paszkowski, al Concerto per il Giorno della Memoria 2014 al Parco della Musica a Roma,
e a Gennaio 2015 alla Camera dei deputati, tutti eventi trasmessi
dalla RAI in mondovisione. A giugno 2014 è stata invitata ad aprire
i Mondiali di Calcio in Brasile con un recital al Teatro Municipal di
Rio de Janeiro.
La sua registrazione del concerto di Beethoven a 14 anni è stata usata come colonna sonora per il film documentario americano “The
Gerson Miracle”, vincitore della Palma d’Oro 2004 al prestigioso
Beverly Hills Film Festival e altre incisioni sono state inserite nel
film del celebre regista americano Steven Kroschel, “The Beautiful
Truth” (2008). E’ inoltre stata invitata a duettare come guest artist
con il celebre tenore Vittorio Grigolo nel suo disco Sony International
“Ave Maria” (2013).
Diplomata con lode e menzione speciale al Conservatorio di Milano
sotto la guida di Daniele Gay, si e’ perfezionata con Salvatore Accardo all’ Accademia Stauffer di Cremona e all’Accademia Chigiana a
Siena e con Itzhak Rashkovsky al Royal College of Music a Londra.
Francesca suona un prezioso violino Francesco Ruggeri (Cremona,
1697) e il Giuseppe Guarneri del Gesu’ ex-Ricci (Cremona, 1734) per
gentile concessione della “Florian Leonhard Fine Violins” di Londra.
Mannheimer Philarmoniker
ha rapidamente raggiunto un’attenzione internazionale grazie al
riconoscimento tanto del pubblico che della critica più accreditata,
dell’eccezionale livello delle sue esecuzioni unito ad una straordinaria
gioia del far musica che traspare immediatamente all’ascolto.
E’ stata fondata nel 2009 da Boian Videnoff con obiettivo di offrire
ai migliori talenti una significativa e qualificata opportunità per
entrare nel mercato del lavoro. In pochi anni l’orchestra si è esibita
nelle più prestigiose sale da concerto in Europa (Philharmonie
al Gasteig e la Herkulessaal di Monaco di Baviera, l’Auditorio
Nacional di Madrid, la Meistersingerhalle Norimberga e il Liederhalle
Stoccarda) e realizzato tournèe in Asia. Collabora con solisti di fama
internazionale quali, tra gli altri, Mischa Maisky, Johannes Moser,
Sergei Nakariakov, Igor Levit, Alena Baeva e Julian Steckel.
Nella stagione 2011/12 la Filarmonica di Mannheim ha fatto la sua
prima tournée in Cina articolata in 13 concerti e una trasmissione in
diretta per 30 milioni di spettatori sulla televisione nazionale cinese.
Nell’ ottobre 2013 l’Orchestra ha tenuto quattro concerti nell’ambito
del Festival Internazionale di Musica Eurasia in Russia. Nel novembre
2014 ha realizzato un tour in Spagna con solista Mischa Maisky e
nel mese successivo ha debuttato con la IX Sinfonia di Beethoven al
Gasteig di Monaco di Baviera.
INGRESSI
Soci: ingresso con abbonamento 54ª Stagione
Non soci: biglietto posto numerato - € 25 - € 20 - € 15 (ridotto € 15 - € 12 - € 8) in vendita presso:
Comune di Sondrio, Ufficio Relazioni con il Pubblico - tel. 0342 526312
Biglietteria del Teatro dalle ore 19 del giorno del concerto, anche tramite POS
I biglietti si possono acquistare online sul sito www.teatrosocialesondrio.it e www.vivaticket.it
(non sono acquistabili online i biglietti che godono di riduzioni),
oppure, presso i seguenti Punti vendita Vivaticket:
SONDRIO
La Pianola - Via Battisti, 66 - tel.0342 219515
MORBEGNO VanRadio - Via Vanoni, 44 - tel. 0342 612788
TIRANO
Il Mosaico - Viale Italia, 29 - tel. 0342 719785
PROGETTO “-25”
Agli studenti delle Scuole primarie e secondarie, agli universitari e agli allievi delle Scuole di Musica
della provincia di Sondrio di età non superiore a 25 anni, sono riservati ingressi di particolare favore
per tutti i concerti in abbonamento della Stagione.
Studente: euro 5, ingresso singolo concerto - Accompagnatore adulto del minorenne: euro 10.
E’ richiesta la prenotazione da effettuarsi dal decimo giorno precedente la data del concerto, fino
ad esaurimento dei posti disponibili, presso la Civica Scuola di Musica, Danza e Teatro di Sondrio,
Via Sauro 66, Sondrio (tel.0342 213136).
SERVIZIO GRATUITO BUS NAVETTA (gratuito per i Soci)
Boian Videnoff
Fondatore e direttore artistico dei Mannheimer
Philharmoniker, è costantemente ospite di importanti
orchestre come la Filarmonica della Radio tedesca, la
WDR Orchestra della Radio di Colonia, l’Orchestra
della Radio della Svizzera italiana, la Biel-Solothurn
Symphony Orchestra, la Filarmonica Slovacca e Slovak
Radio Symphony Orchestra, il Basilea Sinfonietta, la
Filarmonica George Enescu Bucarest, l’Orchestre de
Limoges et du Limousin ecc.
Appassionato promotore della musica classica ad un
pubblico sempre più vasto, Boian Videnoff ha ideato
con la Mannheimer Philharmoniker un progetto
educativo denominato “JuniorPhilharmoniker”, cui si
aggiunge una serie di concerti educativi per i bambini
favorendo la partecipazione alle prove delle famiglie. Per
favorire una sempre maggiore divulgazione della musica
colta ha ideato e sviluppato la Home Symphony®, la piattaforma
Mannheimer Philharmoniker per le trasmissioni dei concerto dal vivo
su internet che al momento registra più di diecimila utenti al mese
e la realizzazione dello schermo video al Rosengarten di Mannheim.
Poschiavo, stazione
Li Curt, stazione
Le Prese
Brusio (La Pergola)
Campascio
Campocologno, stazione
Madonna, P.le via Elvezia
SONDRIO, Teatro
19,30
19,35
19,40
19,48
19,50
19,55
20,00
20,30
MORBEGNO, stazione
Talamona, stazione Ardenno, bivio centro
S.Pietro, bivio
Castione, bivio centro
Sondrio, rotonda v.le Milano
SONDRIO, TEATRO (Via Alessi)
20,00
20,05
20,10
20,15
20,20
20,25
20,30
SEMOGO
Isolaccia
Piandelvino/Fiordalpe Premadio, bivio
BORMIO, Perego
Santa Lucia, ponte
Grailè
SONDALO, v.le Libertà
Grosio
Grosotto
Mazzo/Tovo/Lovero
Sernio, Valchiosa
TIRANO, p.za Marinoni
Madonna, Via Elvezia
Villa di Tirano,stazione
Bianzone, stazione
Tresenda, stazione
S.Giacomo, stazione
Chiuro/Ponte, stazione
Montagna piano, Trippi
Sondrio, p.le Bertacchi
SONDRIO, TEATRO (via Alessi)
18,45
18,52
18,55
19,00
19,10
19,13
19,25
19,33
19,38
19,41
19,44
19,50
19,55
20,00
20,03
20,06
20.09
20,12
20,16
20,20
20,25
20,30
PARCHEGGIO AUTO Parcheggio interrato P.za Garibaldi, aperto 24 ore, dopo le ore 19:
€ 0,50/ora (entrata da Via Alessi)
COMUNE DI SONDRIO
PROVINCIA DI SONDRIO
COMUNE DI SONDALO
PROVINCIA DI SONDRIO
COMUNE DI SONDRIO
PROVINCIA
SONDRIO
COMUNE DIDISONDRIO
COMUNE DI SONDALO
COMUNE DI SONDRIO
COMUNE DI SONDALO
COMUNE DI SONDALO
N. 10 - 2014
SUPPLEMENTO NR.1 AL PERIODICO
Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale
“AMICI DELLA
MUSICA-SONDALO” NR. 5/2014
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1, DCB Sondrio
Associazione Amici del Teatro Sociale
di Sondrio
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SUPPLEMENTO NR.1 AL PERIODICO
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“AMICI DELLA
MUSICA-SONDALO” NR. 5/2014
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art. 1, comma 1, DCB Sondrio
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D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1, DCB Sondrio
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