Fumo e salute riproduttiva

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Fumo e salute riproduttiva
Filippini F.(1), Rigotti E.(2), Zanconato G.(3), Bonaldi A.(4), Campara C.(5), Forcellini C.A.(5), Tinghino
B.(6), Bortolus R.(7).
(1)
Dipartimento di Medicina - Sezione Medicina Interna B, Università degli Studi di Verona
UOC Pediatria, Ospedale Mater Salutis Legnago (VR)
(3)
Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Odontostomatologiche e Materno-Infantili, Università degli Studi di Verona
(4)
UOC Pediatria ad Indirizzo Critico, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona
(5)
USD Patologia Neonatale, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona
(6)
UO Servizio Dipendenze, ASST di Vimercate (MB)
(7)
Ufficio Promozione della Ricerca, UOC Direzione Medica Ospedaliera, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata
Verona
(2)
Introduzione
Numerosi studi hanno dimostrato l’importanza degli interventi preventivi per ridurre i fattori di
rischio che possono influire sugli esiti avversi della gravidanza, tra cui il fumo.
Il personale sanitario dell’area materno-infantile ricopre una posizione chiave per motivare le future
mamme a mettere in atto cambiamenti positivi degli stili di vita, in particolare supportandole nel
tentativo di smettere di fumare.
Scopo
L’obiettivo di questo studio è analizzare gli interventi effettuati nella pratica clinica, per poter
individuare le migliori strategie che possano ridurre ulteriormente il numero di donne gravide
fumatrici.
Materiali e Metodi
I dati sono stati raccolti attraverso due questionari: uno rivolto a 50 operatori sanitari dell’area
materno-infantile (19 medici, 16 ostetriche, 9 infermieri, 6 altre figure professionali) per indagare le
conoscenze e la gestione del fattore di rischio fumo, e un altro rivolto a 40 neomamme con
esperienza di tabagismo (34 ex fumatrici e 6 attuali fumatrici) per valutare motivazioni, esperienze
e informazioni ricevute.
Risultati
A tutte le donne selezionate è stato chiesto più volte dagli operatori sanitari nel corso delle visite
l’abitudine al fumo, ma solo il 6,4% ha ricevuto un counselling specifico o è stato indirizzato ad un
ambulatorio per il trattamento del tabagismo; in particolare nessuna delle donne che fumavano al
momento del concepimento ha ricevuto queste indicazioni.
Tra gli operatori sanitari il livello di conoscenza dei rischi del fumo in gravidanza è buono,
nonostante carenze rispetto all’associazione con malformazioni (nota solo al 18% degli intervistati),
distacco placentare (56%), SIDS (64%) e otite media in relazione al fumo passivo (14%).
Conclusione
Sebbene sia emerso un certo livello di attenzione alla problematica del fumo in gravidanza, il
passaggio critico risulta essere l’offerta di un supporto concreto alla cessazione: la pratica del
counselling breve è rara così come l’invio di fumatrici agli ambulatori specifici per il trattamento del
tabagismo, di cui solo la metà degli operatori sanitari è a conoscenza.
E’ fondamentale quindi insistere sull’utilizzo degli strumenti a disposizione: l’invio delle pazienti ai
servizi dedicati, la formazione al counselling e la diffusione di conoscenze approfondite.