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Quaresima 2017
Riflessione a cura di un gruppo di famiglie della commissione Spiritualità del CPF
Premessa
La Quaresima è per ogni singolo battezzato e per ogni comunità cristiana, il tempo liturgico in cui compiere
un percorso di riscoperta del proprio essere “discepolo-missionario” di Gesù.
Nel 2017, anno A del calendario liturgico, i testi biblici sono tutti di carattere battesimale e il loro intento,
in sintesi, è quello non solo di s-velare e s-coprire le caratteristiche del battesimo ricevuto ma anche di riconoscerlo e ri-viverlo (da adulti già battezzati) dentro la propria storia, che è da sempre e continua ad
essere “storia di salvezza” voluta e guidata dal Dio di Gesù, con la forza dello Spirito Santo.
La liturgia domenicale ci accompagna ad accogliere la ri-velazione di quanto Dio, attraverso la vita e
l’insegnamento del “Maestro Gesù” opera per noi e nello stesso tempo indica un cammino di conversione
personale a Gesù e al suo stile di vita e di presenza sia nella storia personale che in quella nel mondo.
Questo cammino assume una dimensione battesimale, per cui ogni credente in Gesù è condotto a
compiere una continua re-immersione nel suo stile per realizzare una completa sequela.
Il Punto di arrivo è la Pasqua: la sua celebrazione sarà tanto più autentica quanto più preparata da scelte di
vita, segnate dal coraggio di una identità cristiana testimoniata con chiarezza e con scelte che ovviamente
non potranno rispondere a logiche di dominio, di esclusione, di ingiustizia, come invece vorrebbe il
“pensiero dominante” del mondo in cui oggi viviamo.
Ci faremo guidare dalla Parola sottolineando per ogni domenica i seguenti verbi, all’interno di brani di
Vangelo tutti narranti specifici incontri (volti) che Gesù ha avvicinato sul suo cammino: scegliere, ascoltare,
incontrare, prendersi cura, dare vita e donarsi, per arrivare ad esultare nel Risorto e con il Risorto: tutti
verbi che possono essere stimolanti per un cammino quaresimale da coniugare all’interno della propria vita
familiare.
1^ Domenica: “scegliere…”
Il Vangelo di Matteo ci racconta che “Gesù fu condotto dallo
Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo” (Mt.4/1).
Che cosa può essere la tentazione se non una scelta da operare
secondo i criteri di vita che una persona ha deciso per se stessa
dentro una storia da vivere e da costruire insieme?
Il tentatore descritto da Matteo, inizia sempre la sua provocazione
con un “se”: è la provocazione fatta a Gesù adulto, che ha chiaro lo
scopo della sua vita e della sua missione dentro la storia
dell’umanità: Gesù vuole essere fedele al Padre che l’ha inviato
come grande gesto di tenerezza verso colui (Adamo) che fin
dall’inizio gli aveva voltato le spalle e vuole essere fedele a se
stesso per far capire quale tipo di Messia Egli è in realtà.
Al Giordano Gesù vide “lo Spirito di Dio scendere su di Lui” (3,16) ed udì la Voce del Padre che lo chiamò
“Figlio amato” (3,17). L’esperienza del deserto è un nuovo inizio, un laborioso viaggio di approfondimento,
“condotto/accompagnato dallo Spirito” (4,1) in cui il Tentatore lo interroga proprio sul suo essere Figlio di
Dio. Alla fine “ebbe fame” (4,2), annota l’evangelista: cioè comprese in profondità cosa vuol dire per Lui,
vivere “di ogni parola che esce dalla bocca di Dio (4,4); comprese cosa vuol dire “non mettere alla prova il
Signore Dio” (4,7) affidandosi al Padre, ed “a Lui solo” offrire adorazione e culto (4,10): nessuna esenzione
dall’umanità quindi, nel senso che il Padre non Gli fa alcun sconto nell’esperimentare la difficoltà di vivere e
di morire (in croce!) dentro un’umanità limitata!
Per Gesù e per noi tutti, la tentazione, la “prova”, è un autentico esercizio di discernimento per giungere
ad una scelta motivata: e la motivazione è sempre quel “sta scritto” ripetuto tre volte, come a dire che da
quel momento (quello del battesimo) ogni discernimento, ogni scelta, il battezzato li compie con lo sguardo
ed il cuore rivolti a Dio che con il Suo Spirito “suggerisce quello che Gesù ha insegnato”.
Iniziamo oggi quindi, un tempo di verifica della nostra capacità di scegliere quella prospettiva, tra le
molteplici possibili (sfide quotidiane), che ci prospetta (che cosa ci chiede e dove ci attende) il Dio della
nostra vita che, nella sua fedeltà ci incoraggia al cambiamento e sostiene la nostra scelta, il nostro “sforzo
di autenticità”.
Noi oggi, probabilmente, non siamo in un vero e proprio “deserto” (mentalità consumistica, individualista,
opportunista…), ma sicuramente il “mondo” nel quale siamo immersi non facilita una serena
manifestazione di uno stile cristiano, per cui sia in famiglia sia nella società, solo se siamo sorretti dallo
Spirito Santo (come Gesù nel deserto) riusciamo ad operare scelte coerenti e autentiche richieste dalla
vocazione battesimale, certi che comunque una scelta è doverosa e coraggiosamente necessaria.
Soppesare bene gli estremi di determinate opzioni ci rende “adulti nella fede” e vivere il battesimo da
adulti significa far “rifiorire il deserto” con quell’acqua che dal fonte battesimale ci fa segnare la fronte con
il segno di una croce, certamente scandalosa e controcorrente, ma sicuramente traghettatrice verso la
risurrezione.