Numero 20 - 19 Febbraio 2017 - Basilica Parrocchia Santa Fara

Download Report

Transcript Numero 20 - 19 Febbraio 2017 - Basilica Parrocchia Santa Fara

Battesimo. Padrini inadatti? «Meglio rinunciare».
Due diocesi puntano sulle comunità
Anno XXV - n. 20 - Bari, 19 Febbraio 2017 - 7a Domenica del Tempo Ordinario - Anno A
Il vescovo di Melfi Todisco ha deciso di abolire questa figura per tre anni, quello di Rossano punta ad un ripensamento globale
Padrini e madrine troppo lontani dalla fede. Persone che non
hanno piena consapevolezza del
ruolo da svolgere dal punto di
vista della coerenza cristiana. Testimonianze di vita in cui spesso
non è agevole scorgere le tracce
dei principi evangelici. Che fare
allora per non rassegnarsi ad accettare come padrini e come madrine di Battesimo e Cresima
persone che difficilmente potranno svolgere un ruolo efficace e credibile di accompagnamento e di esempio? Il vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa, Gianfranco Todisco, ha
risolto il problema alla radice. Con un decreto, firmato
già ad ottobre ma diffuso nei giorni scorsi, ha abolito per
tre anni le figure di padrini e madrine per Battesimo e
Cresima. Una scelta radicale, e per certi versi dolorosa,
che prende atto della «diminuita partecipazione dei nostri
fedeli alla vita ecclesiale e sacramentale». E, di conseguenza, «della diminuita responsabilità... di trasmettere la
fede con la testimonianza della vita». Diffusa secolarizzazione, intiepidimento dei valori ispirati al Vangelo, richiedono – scrive il vescovo nel documento – «un urgente
rinnovamento della pastorale che coinvolga innanzi tutto
i genitori, “primi educatori nella fede” dei loro figli, e
delle comunità cristiane che, attraverso la catechesi permanente, accompagna il cristiano ad approfondire e vivere la propria adesione a Cristo nella Chiesa». Il decreto –
che è ad experimentumper tre anni – non è quindi un atto
di resa ma una scelta educativa forte, che ha l’obiettivo di
azzerare una situazione sempre meno facilmente sostenibile, per ripartire poi con rinnovate energie pastorali. «Da
tempo – spiega monsignor Todisco – abbiamo avviato
una riflessione per capire come venire a capo di una realtà sempre più difficile. Oggi non è facile per due genitori
individuare nella propria cerchia di amici e di parenti persone adeguate per svolgere un ruolo che dovrebbe essere
di esempio e di testimonianza nella fede». Capita talvolta
– riferisce sempre il presule – di assistere a celebrazioni
in cui il padrino, terminata l’unzione, esce dalla chiesa
perché palesemente disinteressato a quello che sta succedendo, forse perché ne ignora il significato, forse perché
nessuno è riuscito a coinvolgerlo in un cammino di preparazione da cui chi svolge funzioni di testimone nella
fede non dovrebbe risultare estraneo. «Questa invece è il
quadro sociale in cui siamo chiamati a muoverci. Se l’unico criterio con cui vengono scelti i padrini – osserva
ancora il vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa – è quello
delle relazioni di parentela o di amicizia, il rischio di imbattersi in situazioni spiacevoli è sempre più frequente ».
Com’è noto, il codice di diritto canonico non impone la
figura del padrino, ma lo prevede «per quanto è possibile» (can. 872 Codice di diritto canonico). D’altra parte
specifica che le persone scelte devono condurre «una vita
conforme alla fede e all’incarico che si assume» (can.
874). Se questo non è possibile il problema va risolto in
altro modo. Il vescovo Todisco ha ben presente quanto
raccomanda il Papa in Amoris laetitia a proposito della
possibilità di superare i cosiddetti divieti liturgico-pastorali per i divorziati risposati. Tra le pratiche vietate o
sconsigliate anche il ruolo del padrino in occasione dei
sacramenti dell’iniziazione. «La situazione familiare
complessa o irregolare di tante persone che ci vengono
proposte per assolvere la funzione di padrini o di madrine
– osserva ancora il presule – va ad taggiungersi ai problemi che abbiamo già evidenziato. D’altra parte il Papa ci
dice che dobbiamo accogliere tutti con misericordia, ma
che poi le persone devono essere accompagnate e che va
sempre e comunque esercitato il discernimento. Da qui la
nostra decisione che esprime una volontà precisa. Quella
di responsabilizzare i genitori e intensificare la preparazione di base per i giovani adulti nella speranza, fra tre
anni, di ricominciare con uno sguardo rinnovato». Nel
frattempo, la funzione di paternità e di maternità nella
fede, in occasione di Battesimi e Cresime, sarà assunta
dall’intera comunità. Saranno gli stessi catechisti, che
hanno già accompagnato i cresimandi lungo il percorso di
preparazione, ad assumere concretamente l’incarico, presentando «il candidato e garantendone la formazione e il
sostegno». La scelta di abolire o di rivedere il ruolo di padrini e madrine è un problema già affrontato da varie comunità, da Nord a Sud. Una decisione simile a quella di
Melfi-Rapolla-Venosa sta per essere varata dall’arcivescovo di Rossano-Cariati, Giuseppe Satriano. «La lettera
sarà diffusa nei prossimi giorni e non prevede la cancellazione dei padrini ma una rimodulazione della funzione e
soprattutto – osserva monsignor Satriano – dei criteri di
scelta. D’accordo con la famiglia e con il ragazzo, vedremo di privilegiare chi, come educatori e catechisti, ha già
avuto un ruolo significativo nel cammino di preparazione. La scelta, in occasione della Cresima, potrebbe cadere
anche sullo stesso padrino del Battesimo, sempre che accetti di mettersi in gioco in un percorso catechistico significativo». Anche per Rossano-Cariati il provvedimento
avrà valore triennale e prevede, al termine, una verifica
dei risultati. «Tra gli obiettivi – riflette ancora l’arcivescovo calabrese – c’è anche quello di rimotivare nella coscienza degli adulti l’importanza dell’accompagnamento
alla fede. È un tentativo in chiave educativa che dobbiamo al futuro dei ragazzi per ridare vigore a un messaggio
che in questi ultimi anni rischia di risultare annacquato».
Luciano Moia
Pagina 2
11.
L A S PERANZA
Santa Fara n. 20
CRISTIANA :
L A SPERANZA NON DELUDE ( CFR R M
5,1-5)
UDIENZA DEL SANTO PADRE DEL 8 FEBBRAIO 2017
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Fin da piccoli ci viene insegnato che non è una
bella cosa vantarsi. Nella mia terra, quelli che si
vantano li chiamano “pavoni”. Ed è giusto, perché
vantarsi di quello che si è o di quello che si ha,
oltre a una certa superbia, tradisce anche una mancanza di rispetto nei confronti degli altri, specialmente verso coloro che sono più sfortunati di noi.
In questo passo della Lettera ai Romani, però, l’Apostolo Paolo ci sorprende, in quanto per ben due
volte ci esorta a vantarci. Di cosa allora è giusto
vantarsi? Perché se lui esorta a vantarsi, di qualcosa è giusto vantarsi. E come è possibile fare questo, senza offendere gli altri, senza escludere qualcuno?
Nel primo caso, siamo invitati a vantarci dell’abbondanza della grazia di cui siamo pervasi in
Gesù Cristo, per mezzo della fede. Paolo vuole
farci capire che, se impariamo a leggere ogni cosa
con la luce dello Spirito Santo, ci accorgiamo che
tutto è grazia! Tutto è dono! Se facciamo attenzione, infatti, ad agire – nella storia, come nella nostra vita – non siamo solo noi, ma è anzitutto Dio.
È Lui il protagonista assoluto, che crea ogni cosa
come un dono d’amore, che tesse la trama del suo
disegno di salvezza e che lo porta a compimento
per noi, mediante il suo Figlio Gesù. A noi è richiesto di riconoscere tutto questo, di accoglierlo
con gratitudine e di farlo diventare motivo di lode,
di benedizione e di grande gioia. Se facciamo questo, siamo in pace con Dio e facciamo esperienza
della libertà. E questa pace si estende poi a tutti gli
ambiti e a tutte le relazioni della nostra vita: siamo
in pace con noi stessi, siamo in pace in famiglia,
nella nostra comunità, al lavoro e con le persone
che incontriamo ogni giorno sul nostro cammino.
Paolo però esorta a vantarci anche nelle tribolazioni. Questo non è facile da capire. Questo ci risulta più difficile e può sembrare che non abbia
niente a che fare con la condizione di pace appena
descritta. Invece ne costituisce il presupposto più
autentico, più vero. Infatti, la pace che ci offre e ci
garantisce il Signore non va intesa come l’assenza
di preoccupazioni, di delusioni, di mancanze, di
motivi di sofferenza. Se fosse così, nel caso in cui
riuscissimo a stare in pace, quel momento finirebbe presto e cadremmo inevitabilmente nello sconforto. La pace che scaturisce dalla fede è invece un
dono: è la grazia di sperimentare che Dio ci ama e
che ci è sempre accanto, non ci lascia soli nemmeno un attimo della nostra vita. E questo, come af-
ferma l’Apostolo, genera la pazienza, perché
sappiamo che,
anche nei momenti più duri e
sconvolgenti, la
misericordia e la
bontà del Signore sono più grandi di ogni cosa e
nulla ci strapperà dalle sue mani e dalla comunione
con Lui.
Ecco allora perché la speranza cristiana è solida,
ecco perché non delude. Mai, delude. La speranza
non delude! Non è fondata su quello che noi possiamo fare o essere, e nemmeno su ciò in cui noi
possiamo credere. Il suo fondamento, cioè il fondamento della speranza cristiana, è ciò che di più
fedele e sicuro possa esserci, vale a dire l’amore
che Dio stesso nutre per ciascuno di noi. E’ facile
dire: Dio ci ama. Tutti lo diciamo. Ma pensate un
po’: ognuno di noi è capace di dire: sono sicuro
che Dio mi ama? Non è tanto facile dirlo. Ma è
vero. E’ un buon esercizio, questo, dire a se stessi:
Dio mi ama. Questa è la radice della nostra sicurezza, la radice della speranza. E il Signore ha effuso abbondantemente nei nostri cuori lo Spirito che è l’amore di Dio - come artefice, come garante, proprio perché possa alimentare dentro di noi la
fede e mantenere viva questa speranza. E questa sicurezza: Dio mi ama. “Ma in questo momento
brutto?” – Dio mi ama. “E a me, che ho fatto questa cosa brutta e cattiva?” – Dio mi ama. Quella sicurezza non ce la toglie nessuno. E dobbiamo ripeterlo come preghiera: Dio mi ama. Sono sicuro che
Dio mi ama. Sono sicura che Dio mi ama.
Adesso comprendiamo perché l’Apostolo Paolo
ci esorta a vantarci sempre di tutto questo. Io mi
vanto dell’amore di Dio, perché mi ama. La speranza che ci è stata donata non ci separa dagli altri,
né tanto meno ci porta a screditarli o emarginarli.
Si tratta invece di un dono straordinario del quale
siamo chiamati a farci “canali”, con umiltà e semplicità, per tutti. E allora il nostro vanto più grande
sarà quello di avere come Padre un Dio che non fa
preferenze, che non esclude nessuno, ma che apre
la sua casa a tutti gli esseri umani, a cominciare
dagli ultimi e dai lontani, perché come suoi figli
impariamo a consolarci e a sostenerci gli uni gli
altri. E non dimenticatevi: la speranza non delude.
19 Febbraio 2017
S IATE
Pagina 3
PERFETTI : CHIAMATI AD AMARE COME
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e
dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al
malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla
guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi
vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu
lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad
accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne
due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un
prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu
detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate
figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere
sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli
che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non
fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto
soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro
celeste». (Mt 5,38-48)
Siate perfetti come il Padre (Mt 5,48), siate
santi perché io, il Signore, sono santo (Lev19,2).
Santità, perfezione, parole che ci paiono lontane,
per gente che fa un’altra vita, dedita alla preghiera
e alla contemplazione. E invece quale concretezza
nella Bibbia: non coverai nel tuo cuore odio verso
tuo fratello, non serberai rancore, amerai il prossimo tuo come te stesso (Lev 19,17-18). La concretezza della santità: niente di astratto, lontano, separato, ma il quotidiano, santità terrestre che profuma di casa, di pane, di gesti. E di cuore. Siate perfetti come il Padre. Ma nessuno potrà mai esserlo,
è come se Gesù ci domandasse l’impossibile. Ma
non dice «quanto Dio» bensì «co me Dio», con
quel suo stile unico, che Gesù traduce in queste
parole: siate come Lui che fa sorgere il sole sui
buoni e sui cattivi. Mi piace tanto questo Dio solare, luminoso, positivo, questo suo far sorgere il
sole su buoni e cattivi. Così farò anch’io, farò sorgere un po’ di sole, un po’ di speranza, un po’ di
luce, a chi ha solo il buio davanti a sé; trasmetterò
il calore della tenerezza, l’energia della solidarietà.
D IO
Te s t i m o n e
che la giustizia è possibile, che si può
credere nel
sole anche
quando non
splende,
nell’amore
anche quando
non si sente.
C’è un augurio che ri volgo ad ogni
bambino che
battezzo,
quando
il
papà accende
la candela al
cero pasquale: che tu
possa sempre
incontrare,
nei
giorni
spenti, chi sappia in te risvegliare l’aurora. Quante
volte ho visto sorgere il sole dentro gli occhi di una
persona: bastava un ascolto fatto col cuore, un aiuto concreto, un abbraccio vero!
Amate i vostri nemici. Fate sorgere il sole nel
loro cielo; che non sorgano freddezza, condanna,
rifiuto, paura. Potete farlo anche se sembra impossibile. Voi potete non voi dovete. Perché non si
ama per decreto. Io ve ne darò la capacità se lo desiderate, se lo chiedete. Allora capisco e provo entusiasmo. Io posso (po trò) amare come Dio! E
sento che amando realizzo me stesso, che dare agli
altri non toglie a me, che nel dono c’è un grande
profitto, che rende la mia vita piena, ricca, bella,
felice. Dare agli altri non è in contrasto col mio desiderio di felicità, amore del prossimo e amore di
sé non stanno su due binari che non si incontrano
mai, ma coincidono. Dio regala gioia a chi produce
amore. Cosa significano allora gli imperativi:
amate, pregate, porgete, prestate. Sono porte spalancate verso delle possibilità, sono la trasmissione da Dio all’uomo di una forza divina, quella che guida
il sole e la pioggia sui
campi di tutti, di chi è
buo no e di chi no, la
forza solare di chi fa
come fa il Padre, che
ama per primo, ama in
perdita, ama senza
aspettarsi contraccambio alcuno.
Ermes Ronchi
Pagina 4
Santa Fara n. 20
LITURGIA DEL GIORNO
7ª Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
(19 - 25 Febbraio 2017) - Liturgia delle Ore: 2ª settimana
Dom 19 - 7ª Domenica del Tempo Ordinario - Anno A
Il Signore è buono e grande nell’amore
8:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 19ª Gregoriana
Pro Walter
10:00 Pro Populo
11:30 Pro Giuseppe (fam. Piumelli)
Pro Nicola (fam. Iacobbelis)
Pro Luigi (fam. Perilli)
19:00 Pro Sofia e Roberto (fam. Lipiec)
Pro Ivana e Luigi (fam. Rifino)
Pro Defunti (fam. Carofiglio)
ADORAZIONE
EUCARISTICA
PA R R O C C H I A L E
“A SCUOLA DI PREGHIERA CON
FRANCESCO E CHIARA DI ASSISI:
SCOPRIRE UNA SORGENTE INTERIORE”.
Giovedì 24 Febbraio
ore 20:00 in Cripta.
Benvenuti in
Comunità
Lun 20 - Sant'Eleuterio di Costantinopoli Martire
Il Signore regna, si riveste di maestà
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 20ª Gregoriana
Pro Eufemia e Giuseppina
19:00 Pro Leonardo e Isabella (fam. Zotti)
Pro Angelo (fam. Poliseno)
Pro Paolo (fam. Bux)
Mar 21 - San Pier Damiani Vescovo e dottore della Chiesa
Affida al Signore la tua vita
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 21ª Gregoriana
19:00 Pro Dino - 2º Anniversario (fam. Mele)
Pro Maria e Vincenzo (fam. Schiavone)
Mer 22 - Cattedra di San Pietro Apostolo
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 22ª Gregoriana
19:00 Pro Caterina - Trigesimo (fam. Carone)
Pro Carmela (fam. Ruggero)
Pro Vito e Maria (fam. Buttiglione)
Pro Saba (fam. Martiradonna)
Gio 23 - San Policarpo Vescovo e martire
Beato l’uomo che confida nel Signore
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 23ª Gregoriana
19:00 Pro Maria (fam. De Cristoforo)
Pro Raffaela (fam. Bianco)
Pro Giuseppe (fam. Negro)
Ven 24 - San Modesto di Treviri Vescovo
Guidami, Signore, sul sentiero dei tuoi comandi
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 24ª Gregoriana
19:00 Pro Giovanni - Trigesimo (fam. Addante)
Pro Giacinto (fam. Caizzi)
Pro Saverio (fam. Balzano)
Sab 25 - San Nestore di Magydos Vescovo e martire
L’amore del Signore è per sempre
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 25ª Gregoriana
19:00 Pro Severina e Italo (fam. Stefanelli)
Avviso
1 Incontro con le catechiste
Mercoledì 22 Febbraio ore 19:30.
Riceveranno il
SACRAMENTO DEL BATTESIMO
Domenica 19 Gennaio 2017 alle ore 11:30
CHRISTIAN AIELLO
ANNAROSA D’ALBA
ANTONIO SIGNORILE
LEONARDO VERNIANI
APPELLO
DI
CARITÀ
Si richiedono i seguenti alimenti:
zucchero, tonno,
olio, pelati, latte,
riso e prodotti
per l’igiene da
distribuire alle famiglie bisognose.
Foglio d’Informazione settimanale:
“Basilica Parrocchia Santa Fara”
Via G. N. Bellomo, 94 - Bari - Tel. / Fax: 080.561.82.36
Web: www.santafara.org - Email: [email protected]
Responsabile
fr.
fr.
fr.
fr.
Raffaele Massari
(Parroco - Rettore)
Piero Errico
(Vice Parroco)
Maurizio Placentino (Vice Parroco - Guardiano)
Gianpaolo Lacerenza (Maestro Studenti)
Orario Ufficio Parrocchiale
Mercoledi e Venerdi 16.30 - 18.30
Orario Sante messe:
dal Lunedì al Sabato 7:30 Cripta - 19:00 Basilica
la Domenica ore 8:30 - 10:00 - 11:30 - 19:00