Ansaldo-Sts, l`Iran vale 350 mln

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Mercati
Giovedì 23 Febbraio 2017
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IL GRUPPO È NEL CONSORZIO FS PER L’ALTA VELOCITÀ A TEHERAN. INTESA DA 1,3 MLD TOTALI
Ansaldo-Sts, l’Iran vale 350 mln
Ma l’operazione fa litigare gli azionisti: per i fondi Elliott & Co la procedura d’offerta non ha
rispettato le regole di governance in quanto non è passata sul tavolo del comitato parti correlate
di Angela Zoppo
L
a buona notizia è che Ansaldo Sts è in corsa per una
commessa per l’alta velocità in Iran nell’ambito di un
raggruppamento temporaneo
di imprese guidato dal gruppo
Fs e che la sua quota di questo
potenziale contratto varrebbe
circa 350 milioni di euro su un
ammontare complessivo di 1,3
miliardi. La notizia cattiva, o
quantomeno singolare, è che
l’ accordo in discussione con
l’Iran ha innescato una vera e
proprio guerra tra gli azionisti di Ansaldo Sts, l’ennesima.
Non per questioni ideologiche
ma perché la procedura seguita
non sarebbe stata conforme alla
governance.
L’importo della commessa e la
guerra tra soci emergono dai
verbali dell’ultima assemblea,
convocata per la nomina del
nuovo revisore dei conti, che si
è presto trasformata in un confronto durissimo tra l’azionista
di maggioranza Hitachi (50,7%)
e gli azionisti di minoranza guidati dai fondi Elliott (30,7%). Ad
eccitare gli animi aveva già contribuito l’integrazione dell’ordine del giorno con l’azione di responsabilità e la rimozione dal
cda del consigliere Giuseppe Bivona, eletto dalle minoranze. Ma
poi è esplosa, inattesa, la vicenda
della commessa iraniana.
Secondo i fondi, il protocollo
d’intesa con Ferrovie dello Stato per aggiudicarsi il contratto
con Teheran sarebbe dovuto
passare per il comitato Parti
Correlate (che fa parte del comitato Controllo e Rischi) perché
il protocollo d’intesa prevede un
Astaldi avvia partnership con Meridiam
Alitalia, oggi lo sciopero di quattro ore
di Elena Filippi
di Nicola Carosielli
staldi avvia una partnership strategica in Cile. La socieA
tà romana di costruzioni, come anticipato da MF-Milano
Finanza, ha concluso un accordo per l’ingresso del fondo in-
mettere a dura prova quella «pazienza del banchiere» riA
chiamata come virtù ieri a margine di un’audizione parlamentare da Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa
frastrutturale Meridiam Latam Holding (specializzato nella
gestione di infrastrutture di trasporto e ospedali) nel capitale di
Scms, concessionaria dell’Ospedale Metropolitano Occidente
di Santiago del Cile. Meridiam entrerà in Scms con una quota
pari al 49%, mentre Astaldi continuerà a mantenere tutte le
attività di costruzione e i servizi di Operation & Maintenance.
Con quest’operazione, Astaldi deconsoliderà circa 100 milioni
di euro di debito non recourse facente capo alla concessionaria
Scms, incassando 10 milioni per la quota ceduta. L’operazione,
in linea con quanto previsto dal piano strategico 2016-2020 del
gruppo, permette infatti di affiancare alla capacità operativa
del gruppo le competenze di un partner finanziario di rilievo
internazionale, favorendo il consolidamento di un modello di
crescita delle attività. L’appalto per la realizzazione e la gestione della nuova struttura ospedaliera cilena era stato vinto
dall’azienda capitolina nel settembre 2014, con i lavori che
sono ancora in fase di esecuzione in vista di una consegna
che dovrebbe avvenire entro il 2018. Il contratto, che prevede
la progettazione, il finanziamento, la costruzione nonché la
gestione dei servizi commerciali e non medicali dell’ospedale,
ha comportato un investimento complessivo di 305 milioni di
euro, finanziato su base non recourse per 254 milioni da un
pool di banche internazionali. Intanto a Piazza Affari il titolo
Astaldi ha chiuso le contrattazioni in rialzo dello 0,24% a 6,195
euro. (riproduzione riservata)
impegno vincolante con
Hitachi Rail ed Astaldi,
altri partner del consorzio,
in favore di Fs. La risposta della società guidata
dall’amministratore delegato Andrew Barr è che
il protocollo d’intesa non
comportava offerte definitive né impegni vincolanti
e quindi l’operazione in
quella fase era esente dalla procedura «operazioni
con parti correlate».
Sanpaolo (primo azionista di Cai, a sua volta detentore della
maggioranza del capitale di Alitalia), ci stanno pensando i
sindacati. Ieri i rappresentanti dei lavoratori si sono defilati
dal tavolo con Assaereo per discutere del contratto di lavoro
scaduto a fine dicembre. Il forfait è arrivato alla vigilia dello
sciopero programmato per la giornata di oggi e che ha costretto Alitalia a cancellare il 60% dei voli, in un «giovedì
nero» che dovrebbe costare alla compagnia aerea italiana
almeno 3 milioni di euro. Le segreterie nazionali Filt-Cgil,
Fit-Cisl, Uiltrasporti e Ugl-Ta hanno infatti proclamato «una
prima azione di sciopero di quattro ore, dalle 14 alle 18,
per l’ostinazione dell’azienda a perseguire una condotta di
chiusura». Alla base del malumore ci sono «la totale assenza di un piano industriale e le scelte unilaterali di disdetta
del contratto nazionale del trasporto aereo che violano gli
accordi interconfederali vigenti e cancellano automatismi di
adeguamento retributivo», oltre alle «ripetute violazioni dei
numerosi accordi integrativi al contratto nazionale di lavoro»
per cui «lo sciopero si conferma in questa fase l’unico strumento democratico per la tutela dei diritti dei lavoratori». La
redazione di un piano industriale convincente resta comunque la priorità di Alitalia, che, secondo alcune indiscrezioni
di stampa, in caso contrario rischierebbe di vedersi negate
ulteriori risorse da parte di Intesa Sanpaolo e Unicredit. (riproduzione riservata)
ANSALDO STS
12,0
quotazioni in euro
11,5
11,0
10,5
IERI
11,7 €
+0,6%
10,0
22 nov ’16
22 feb ’17
Andrew
Barr
JP MORGAN, HSBC E MORGAN STANLEY SARANNO GLI UNDERWRITER
Aramco sceglie le banche per l’ipo
di Carlo Brustia
P
er la sua attesissima ipo la compagnia
petrolifera saudita Saudi Aramcoha
scelto Jp Morgan, Hsbc e Morgan
Stanley quali underwriter di riferimento. L’operazione è destinata a essere la
più grande offerta pubblica iniziale di
sempre. Le tre banche, all’interno di un
consorzio ancora da delineare, gestiranno
l’offerta del 5% del capitale nel quadro
di un’operazione con numeri senza pari,
in programma probabilmente per l’anno
prossimo, anche se circolano voci in merito a un possibile rinvio al 2019 a causa
di alcune complicazioni. Per gli analisti il
collocamento del 5% di Aramco potrebbe
valere tra 100 e 150 miliardi di dollari,
anche perché il principe saudita Mohammed bin Salman ha quantificato in 2 mila
miliardi il valore dell’intera società. Del
resto Aramco gestisce oltre 260 miliardi
di riserve petrolifere e produce quasi 10
milioni di barili al giorno, oltre il doppio
rispetto per esempio a concorrenti privati prossimo lunedì la firma di un accordo
come Exxon Mobil. La quotazione rien- per sviluppare congiuntamente un protra in un più ampio progetto strategico getto per la realizzazione di un complesso
avviato dall’Arabia Saudita per ridurre la petrolchimico del valore di 89 miliardi
dipendenza dal petrolio
di ringgit (pari a circa
e apportare cambiamenti
20 miliardi di dollari)
singificativi a un’econonello Stato malese di
mia non certo avanzaJohor. Secondo quanto
ta né tantomeno in via
riferito da fonti vicine
di sviluppo. I proventi
alla questione, la firma
dell’ipo saranno infatti
del memorandum di indestinati al fondo sovratesa tra Saudi Aramco e
no saudita, che a sua volPetronas è prevista nel
ta si è posto l’obiettivo di
corso della visita del
investire in progetti per
Re Salman dell’Aradiversificare l’economia
bia Saudita in Malesia.
nazionale. Aramco non
Saudi Aramco aveva
ha ancora stabilito su
deciso di abbandonare i
Mohammed bin Salman
quale piazza finanziaria
suoi piani di partnership
si quoterà; tra le candicon Petronas nel mese
date ci sono New York, Londra, Toronto di gennaio, dopo che il colosso saudita
e forse un listino asiatico.
aveva condotto uno studio di fattibilità
C’è inoltre da segnalare che Aramco e e aveva concluso che il progetto non
la compagnia petrolifera nazionale ma- avrebbe prodotto rendimenti sufficienti.
lese Petronas hanno in programma per il (riproduzione riservata)
Il botta e risposta in assemblea rivela anche l’evoluzione
dell’intesa annunciata da Fs ad
aprile 2016, quando sulla carta
c’era solo un accordo-quadro
di cooperazione con Rai (le
Ferrovie della Repubblica Islamica di Iran) firmata a Teheran
dall’amministratore delegato
di Fs Renato Mazzoncini e dal
viceministro dei Trasporti iraniano Pour Seyed Aghaei alla
presenza dell’allora premier
Matteo Renzi e del presidente
dell’Iran Hassan Rouhani. Alle Fs, come general contractor,
sono state affidate progettazione, realizzazione e messa in
servizio delle linee alta velocità Teheran-Hamedan e QomArak. Il consorzio si è messo
insieme replicando quello tutto
italiano per la Tav e la bozza di
offerta è arrivata all’esame del
cda di Ansaldo Sts il 5 agosto
scorso, dopo un preliminare
firmato a maggio. Secondo
quanto risulta a MF-Milano Finanza, l’offerta è tuttora in fase
di negoziazione e riguarda una
delle due tratte, la Qom-Arak,
per un controvalore appunto di
1,3 miliardi.
Lunedì prossimo intanto il cda
pubblicherà i dati definitivi
del bilancio 2016, già in parte anticipati dal preconsuntivo
comunicato al mercato a fine
gennaio. Il bilancio sarà anche
l’ultimo firmato dall’attuale cfo
Roberto Carassai, che lascerà la
società a fine febbraio. (riproduzione riservata)
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