Scopri di più - Congresso AIT 2016

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Segreteria Organizzativa e
Provider Nazionale ECM n. 3527
Sardiniameeting Srl
Consulenza, Organizzazione,
Servizi Congressuali e Formativi
Viale La Playa, 7 – 09123 Cagliari
Tel. 070664334 Fax 0706406641
[email protected]
www.sardiniameeting.it
Azienda certificata ISO 9001-2008
10° CONGRESSO ASSOCIAZIONE ITALIANA DELLA TIROIDE - Cagliari, 15-17 dicembre 2016 - THotel
10° CONGRESSO
ASSOCIAZIONE ITALIANA
DELLA TIROIDE
Cagliari, 15-17 dicembre 2016
XXXIV Giornate Italiane della Tiroide
Centro Congressi THotel
Via Dei Giudicati, 66
Programma e Abstract
10°
Con il contributo educazionale incondizionato di:
10° CONGRESSO
ASSOCIAZIONE ITALIANA
DELLA TIROIDE
Cagliari, 15-17 dicembre 2016
XXXIV Giornate Italiane della Tiroide
Centro Congressi THotel
Via Dei Giudicati, 66
1
Cari Soci AIT, Cari Colleghi,
Fra pochi giorni (dal 15 al 17 Dicembre) si terrà a Cagliari il Congresso Nazionale AIT,
giunto alla sua decima edizione, dove speriamo di incontrarvi numerosi. Il Congresso
si terrà nella moderna e caratteristica struttura del T-hotel, divenuto da qualche anno
uno dei simboli architettonici della città.
Come negli anni precedenti, il Congresso sarà l’occasione per l’incontro tra diversi
specialisti (Endocrinologi, Internisti, Chirurghi, Medici Nucleari, Laboratoristi,
Patologi, clinici e studiosi di base) uniti dal comune interesse per la fisiopatologia
tiroidea, che avranno l’opportunità di scambiarsi informazioni e confrontarsi su
argomenti al centro delle ricerche più avanzate, in un contesto che ci auguriamo il più
trasversale ed olistico possibile.
In quest’ottica, la Commissione Scientifica, magistralmente diretta dal Prof. Luca
Chiovato, ha organizzato 8 Simposi dedicati a temi di particolare attualità, come la
gestione del carcinoma differenziato della tiroide alla luce delle nuove linee guida, il
rapporto tra ormoni tiroidei e carcinogenesi, le nuove prospettive della chirurgia
tiroidea. Saranno trattati anche nuovi aspetti di argomenti da lungo tempo non più
“visitati”, come le rare forme di ipertiroidismo da adenomi TSH-secernenti e la terapia
con radioiodio nell’ipertiroidismo, che quest’anno compie 80 anni, “ben portati”, fino
a tematiche di notevole valenza clinico-pratica , come i problemi tiroidei che si
possono incontrare al pronto soccorso e varie associazioni tra malattie della tiroide
ed altre condizioni come il diabete mellito, le coagulopatie, le altre malattie
autoimmuni e la carenza di Vitamina D, che verranno affrontate in un Simposio
multidisciplinare che ci è piaciuto intitolare “Tiroide e dintorni”). Degno di particolare
rilevo il Simposio sul Laboratorio nelle malattie tiroidee, organizzato congiuntamente
alla AIT dalla 3 Società Scientifiche italiane di Medicina di Laboratorio (SiBioC, SIPMeL
e ELAS).
Accanto ai Simposi, come nella precedenti edizioni del Congresso ci saranno 4 incontri
con l’esperto (ripetuti 2 volte per consentire la più ampia partecipazione a più di un
incontro), che quest’anno avranno come oggetto la valutazione ecografica del rischio
neoplastico dei noduli tiroidei, il carcinoma tiroideo in età infantile, l’orbitopatia
basedowiana e il ruolo della consulenza genetica nella gestione clinica dei tumori
tiroidei.
Il programma include una Lettura Magistrale su un argomento di estrema novità ed
attualità (Autoimmunità tiroidea da immunoterapia oncologica) che sarà tenuta dal
Prof. Patrizio Caturegli, della John’s Hopkins University di Baltimora, che molti di voi
conoscono bene, essendosi formato negli ormai lontani anni 80 e 90 presso la fertile
2
scuola pisana. Infine la Prof.ssa Bernadette Biondi terrà una lettura speciale
(denominata “Focus on”) sulla terapia sostitutiva con levotiroxina nel paziente
ipotiroideo con TSH instabile, argomento attuale e di notevole interesse clinicopratico.
Oltre ai simposi e alle letture tematiche, saranno presentati i risultati delle ricerche
cliniche di base e traslazionali provenienti dalle maggiori scuole tiroidee italiane in 2
sessioni di 18 comunicazioni orali e in 81 poster, con larga partecipazione di giovani,
inclusi molti specializzandi.
Come nelle precedenti edizioni, ci sarà il contributo delle associazioni pazienti, alle
quali verrà dato uno specifico spazio in sede Congressuale. Segnaliamo a questo
proposito un intervento della Dr.ssa Polano (presidente C.A.P.E., Comitato delle
Associazioni dei Pazienti Endocrini) che nel Simposio dedicato alla terapia con
radioiodio dell’ipertiroidismo chiederà agli esperti riposta alle domande (spesso
cariche di ansia) che i pazienti si pongono quando viene loro proposto questo
trattamento.
In vista di questo stimolante programma, ci auguriamo la massima partecipazione da
parte di tutti voi, in modo che l’evento possa rappresentare una reale occasione di
arricchimento scientifico, professionale, culturale ed umano.
Cagliari, una bellissima città ricca di storia, tradizioni millenarie, architetture
suggestive, paesaggi incantevoli, clima invidiabile, cucina sopraffina, grande cultura e
calda ospitalità vi attende.
Un caro saluto a tutti
Il Presidente
Alfredo Pontecorvi
Il Past President e
Presidente Comitato Organizzatore locale
Stefano Mariotti
3
4
INDICE
Informazioni Generali
8
Informazioni Scientifiche
10
Programma Scientifico
11
Abstract Orali
41
Abstract Poster
61
Indice Autori
145
5
ASSOCIAZIONE ITALIANA DELLA TIROIDE
CONSIGLIO DIRETTIVO
Presidente
Presidente Eletto
Past President
Alfredo Pontecorvi
Luigi Bartalena
Stefano Mariotti
Consiglieri
Marcello Bagnasco
Marco Centanni
Luca Chiovato
Francesco Frasca
Rinaldo Guglielmi
Paolo Limone
Caterina Mian
Eleonora Molinaro
Fabio Orlandi
Massimo Tonacchera
Segretario Tesoriere
Massimo Tonacchera
Segreteria
di Associazione
Caterina Di Cosmo
Roberto Rocchi
Raffaella Menconi
6
10° CONGRESSO AIT CAGLIARI
COMITATO ORGANIZZATORE LOCALE
Presidente Onorario
Presidente
Componenti
Angelo Balestrieri
Stefano Mariotti
Germana Baghino
Piergiorgio Calò
Maria Letizia Lai
Andrea Loviselli
Francesco Marongiu
Giuseppe Mercuro
Angelo Nicolosi
Alessandro Oppo
Mario Piga
Francesca Pigliaru
Paolo Usai
Roberta Vanni
Segreteria Scientifica Locale
Francesco Boi – Fabiana Pani
[email protected]
[email protected]
Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica
Università degli Studi di Cagliari
Segreteria Organizzativa e Provider
Sardiniameeting Srl
Viale La Playa, 7 – 09123 Cagliari
Tel. 070664334 Fax 0706406641 Cell. 3294870166
[email protected] - www.sardiniameeting.it
7
INFORMAZIONI GENERALI
Sede del Congresso
Centro Congressi T Hotel – Via dei Giudicati, 66 – Cagliari
Sede della Cena Sociale
Convento di San Giuseppe – Via Paracelso, snc – Cagliari
Iscrizioni per studenti
Il Congresso è aperto agli studenti del V e VI anno del Corso di Laurea in Medicina e
Chirurgia per un numero massimo di 30. La partecipazione certificata a tutto l'evento
è accreditata con 1 CFU opzionale; è prevista anche la partecipazione ad una sola
giornata (venerdì 16 Dicembre) che darà diritto a 0,5 CFU opzionali.
Quote di Iscrizione al Congresso
Dopo il 14 ottobre 2016
Soci AIT € 500,00
Non Soci AIT € 600,00
Specializzandi e Dottorandi* € 200,00
Quota giornaliera per Medici di Medicina Generale** € 100,00
Le quote di iscrizione sono comprensive di IVA 22%
*Gli Specializzandi devono accludere una dichiarazione ufficiale attestante l’iscrizione
alla Scuola di Specializzazione.
La quota Specializzandi non include la cena sociale.
**La quota Medici di Medicina Generale comprende la sola partecipazione alla
sessione dedicata di venerdì 16 dicembre 2016 e non include la cena sociale.
La quota d'iscrizione al Congresso comprende:
o la partecipazione a tutte le sessioni scientifiche del Congresso
o il kit congressuale
o l'attestato di frequenza
Ai partecipanti regolarmente iscritti al Congresso verranno offerti a titolo gratuito:
o il cocktail di benvenuto
o la colazione di lavoro di venerdì 16 dicembre 2016
o la cena sociale
8
Modalità di pagamento quota di iscrizione per ENTI PUBBLICI
Richiesta di esenzione IVA
Le Pubbliche Amministrazioni per iscrivere i propri dipendenti e poter usufruire dell'esenzione IVA ai sensi dell'art. 10 del DPR 633/72 - come modificato dall'art. 14, comma 10 della legge 24
dicembre 1993, n. 537 - dovranno inviare in allegato:
dichiarazione contenente i seguenti dati obbligatori:
dati fiscali dell'Ente
nome del dipendente e titolo del congresso
esenzione applicazione IVA
se soggetti allo split payment
codice CIG, codice CUP e codice univoco
specificare che il partecipante per cui viene pagata la quota d'iscrizione è un dipendente
autorizzato a frequentare
l'evento per aggiornamento professionale
La fattura verrà così intestata all'Ente di appartenenza.
Cancellazione delle iscrizioni
Eventuali cancellazioni delle iscrizioni pervenute per iscritto alla Segreteria
Organizzativa entro il 7 novembre 2016 danno diritto ad un rimborso pari al 70%
dell'ammontare versato. Dopo tale data non è previsto alcun rimborso.
Orari del Congresso
Registrazione dei partecipanti
§ Giovedì 15 dicembre, ore 13.00-15.00
Registrazione Medici di Medicina Generale
§ Venerdì 16 dicembre, ore 8.00
Inizio Sessioni Scientifiche
§ Giovedì 15 dicembre, ore 15.30
§ Venerdì 16 dicembre, ore 8.15 – Incontri con gli Esperti
§ Venerdì 16 dicembre, ore 9.00 – Sessione plenaria
§ Sabato 17 dicembre, ore 8.15 – Incontri con gli Esperti
§ Sabato 17 dicembre, ore 9.00 – Sessione plenaria
Fine del Congresso
§ Sabato 17 dicembre, ore 13.30
9
INFORMAZIONI SCIENTIFICHE
Accreditamento ECM
L'evento scientifico è stato accreditato con n. 9 crediti formativi ECM per le categorie
professionali di:
* Medico Chirurgo (Endocrinologia, Anatomia Patologica, Cardiologia, Chirurgia
Generale, Direzione Medica di Presidio Ospedaliero, Ginecologia e Ostetricia,
Malattie metaboliche e diabetologia, Medicina e Chirurgia di Accettazione e di
Urgenza, Medicina generale, Medicina interna, Medicina Nucleare, Oftalmologia,
Oncologia, Otorinolaringoiatria, Pediatria di libera scelta, Pediatria ospedaliera,
Radiodiagnostica).
* Biologo
* Tecnico sanitario di laboratorio biomedico
§ La giornata di venerdì 16 dicembre 2016 verrà accreditata separatamente per
Medici di Medicina generale con n. 4,5 crediti formativi ECM.
L’acquisizione dei Crediti Formativi ECM è subordinata al rispetto di quanto segue:
*Presenza durante i lavori scientifici: 100% nelle tre giornate
*Firma da apporre in Entrata ed Uscita sull’apposito Foglio Firme presso il Desk
Segreteria
*Consegna del Questionario completo di tutti i dati anagrafici, con almeno il 75%
delle risposte esatte
*Appartenenza alle discipline per le quali è stato richiesto l’accreditamento
10
PROGRAMMA SCIENTIFICO
11
GIOVEDI’ 15 DICEMBRE
13.00
15.00
Registrazione dei partecipanti
Saluto delle Autorità e Introduzione al Congresso
SIMPOSIO
La gestione del carcinoma differenziato della tiroide alla
luce delle nuove linee guida
Moderatori: Rossella Elisei, Furio Pacini
15.30
15.55
16.20
16.45
Diagnostica pre-intervento
Cosimo Durante
Il Trattamento radio metabolico
Massimo Salvatori
Il Follow-up
Maria Grazia Castagna
Discussione
SIMPOSIO
Adenomi ipofisari TSH-secernenti
Moderatori: Paolo Beck-Peccoz, Maurizio Gasperi, Enio Martino
17.00
17.20
17.40
18.00
18.15
Epidemiologia e diagnosi differenziale
Andrea Lania
Terapia chirurgica
Marco Losa
Terapia medica e criteri di cura
Federico Gatto
Il TSH-oma nella pratica clinica
Irene Campi
Discussione
LETTURA MAGISTRALE
Moderatori: Stefano Mariotti, Alfredo Pontecorvi
18.30 Autoimmunità tiroidea da immunoterapia oncologica
Patrizio Caturegli
19.30
Cocktail di benvenuto
12
VENERDI’ 16 DICEMBRE
8.15
8.15
8.15
8.15
AULA 1 Incontro con l’Esperto
Moderatori: Francesco Boi, Enrico Papini
Valutazione ecografica del rischio neoplastico dei noduli tiroidei
Teresa Rago
AULA 2 Incontro con l’Esperto
Moderatori: Antonino Belfiore, Mohamad Maghnie
Carcinoma tiroideo nel bambino
Armando Grossi
AULA 3 Incontro con l’Esperto
Moderatori: Mario Salvi, Ignazio Zucca
Orbitopatia basedowiana
Michele Marinò
AULA 4 Incontro con l’Esperto
Moderatori: Roberta Vanni, Caterina Mian
La consulenza genetica nei tumori della tiroide
Rossella Elisei
SIMPOSIO Congiunto AIT – SIBioC – SIPMeL – ELAS
Il Laboratorio nelle malattie tiroidee
Moderatori: Marcello Bagnasco, Ferruccio Ceriotti, Ferdinando Coghe
9.00
9.20
9.40
10.00
10.20
Test tiroidei in gravidanza: problemi interpretativi
ed esigenze di armonizzazione
Marco Migliardi
Intervalli di riferimento del TSH nelle diverse età della vita
Renato Tozzoli
La diagnosi funzionale tiroidea nell’anziano e nelle malattie non tiroidee
Ferruccio Santini
Anticorpi anti-tireoglobulina e carcinoma tiroideo
Francesco Latrofa
Discussione
10.30 Comunicazioni orali
Moderatori: Gianfranco Fenzi, Laura Fugazzola, Fabio Orlandi
13
COMUNICAZIONI ORALI
O - 1-DDR1 MODULA L’ESPRESSIONE E GLI EFFETTI BIOLOGICI DELL’ISOFORMA A DEL
RECETTORE INSULINICO NEL CARCINOMA TIROIDEO POCO DIFFERENZIATO
(1)
(2)
Veronica Vella - Roberta Malaguarnera - Maria Luisa Nicolosi
(2)
(2)
(2)
Patrizia Cantafio - Chiara Palladino - Antonino Belfiore
(2)
- Cristina Spoleti
Scuola delle Scienze Umane e Sociali, Università "Kore" di Enna, 94100 Enna, Italia
(2)
della Salute, Endocrinologia, Università di Catanzaro, 88100 Catanzaro, Italia
(1)
(2)
- Dipartimento
O - 2-EFFETTI DELL'INTERFERONE- SULLA SECREZIONE BASALE E TNF -INDOTTA DI
CXCL8 IN LINEE CELLULARI DI TUMORE TIROIDEO TPC-1 E BCPAP.
(1)
(1)
(2)
(3)
Francesca Coperchini
- Mario Rotondi
- Oriana Awwad
- Patrizia Pignatti
(4)
(4)
(1)
(4)
Christian Di Buduo - Vittorio Abbonante - Flavia Magri - Alessandra Balduini (1)
Luca Chiovato
Fondazione Salvatore Maugeri, I.R.C.C.S., Fondazione S. Maugeri, I.R.C.C.S, Unità di Medicina
Interna e Endocrinologia, Laboratorio sperimentale per lo Studio dei Distruttori Endocrini, Università
(1)
di Pavia, Pavia, Italia - The University of Jordan, Department of Biopharmaceutics and Clinical
(2)
Pharmacy,The University of Jordan, Amman, Giordania
- Fondazione Salvatore Maugeri,
(3)
I.R.C.C.S., Unità di allergia e immunologia, Fondazione S. Maugeri, I.R.C.C.S., Pavia, Italia
Policlinico San Matteo, I.R.C.C.S., Laboratori di ricerca in biotecnologie, Dipartimento di Medicina
(4)
Molecolare, I.R.C.C.S., Policlinico San Matteo, Università di Pavia, Pavia, Italia
O - 3-PATHWAY MIR-375/YAP-1: NUOVO FATTORE PROGNOSTICO PER IL CARCINOMA
MIDOLLARE DELLA TIROIDE
(1)
(1)
(1)
(1)
Susi Barollo
- Francesca Sensi - Francesca Galuppini
- Elisabetta Cavedon
(2)
(1)
(1)
(1)
Laura Zambonin - Sara Fernando Watutantrige - Simona Censi - Marco Boscaro
(1)
(1)
(1)
Gianmaria Pennelli - Loris Bertazza - Caterina Mian
Università di Padova, Dipartimento di Medicina, Padova, Italia
(2)
Dipartimento di Medicina, Padova, Italia
(1)
– Azienda Ospedaliera di Padova,
O - 4-STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO NEL TEMPO (ONGOING RISK STRATIFICATION) E
VARIANTI AGGRESSIVE DEL CARCINOMA PAPILLIFERO DELLA TIROIDE
(1)
(2)
(1)
Marco Russo - Pasqualino Malandrino - Mariacarla Moleti - Maria Antonia Violi
(1)
(3)
(2)
(3)
- Giacomo Sturniolo - Dario Tumino - Gabriella Pellegriti - Concetto Regalbuto
(1)
(1)
Dipartimento Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Messina, Messina, Italia
(2)
Endocrinologia, Ospedale Garibaldi Nesima, Catania, Italia
- Dipartimento Medicina Clinica e
(3)
Sperimentale, Università di Catania, Catania, Italia
14
O - 5-STUDIO METABOLOMICO DI CAMPIONI DI PLASMA DA PAZIENTI IPERTIROIDEI,
PRIMA E DOPO TRATTAMENTO FARMACOLOGICO, MEDIANTE L’ANALISI
STATISTICA MULTIVARIATA DI SPETTRI DI RISONANZA MAGNETICA NUCLEARE
(1)
Cristina Piras - Simone Poddighe
(1)
Luigi Atzori
(1)
- Sonia Liggi
(1)
- Nicolò Arisci
(2)
- Stefano Mariotti
Dipartimento di Scienze Biomediche, Sezione di Patologia, Università degli Studi di Cagliari, Italia
(2)
Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università degli Studi di Cagliari, Italia
(2)
(1)
-
O - 6-IL GC-1, AGONISTA SELETTIVO DEL RECETTORE TRΒ, INDUCE LA PROLIFERAZIONE
EPATICA MEDIANTE UN MECCANISMO WNT/Β-CATENINA DIPENDENTE
(1)
(2)
(2)
Elisabetta Puliga
- Tamara Feliciano Alvarado
- Morgan Preziosi
- Minakshi
(2)
(2)
(2)
(1)
Poddar - Sucha Singh - Kari Nejak-bowen - Amedeo Columbano - Satdarshan
(2)
Ps Monga
Università di Cagliari, Dipartimento di Scienze Biomediche, Cagliari, Italia
(2)
Pittsburgh, Pittsburgh, USA
(1)
- University of
O - 7-IPOTIROIDISMO CONGENITO CON TIROIDE IN SEDE (IC) E IPERTIREOTROPINEMIA
ISOLATA (IPERTSH) IN BAMBINI E ADOLESCENTI: ANALISI CLINICA, BIOCHIMICA E
MOLECOLARE ALLA DIAGNOSI E DOPO RIVALUTAZIONE
(1)
(1)
(1)
Brunella Bagattini - Lucia Montanelli - Caterina Di Cosmo - Giuseppina De Marco
(1)
(1)
(1)
Patrizia Agretti - Paolo Vitti - Massimo Tonacchera
(1)
Università di Pisa, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Sezione di Endocrinologia, Pisa,
(1)
Italia
O - 8-CORRELAZIONE
TRA
IPERCOLESTEROLEMIA-LDL
ED
OFTALMOPATIA
BASEDOWIANA: RISULTATI DI UNO STUDIO PROSPETTICO OSSERVAZIONALE
(1)
(1)
(1)
(1)
Elena Sabini - Barbara Mazzi - Maria Antonietta Profilo - Roberto Rocchi - Ilaria
(1)
(1)
(1)
(1)
(1)
Ionni - Francesca Menconi - Marenza Leo - Paolo Vitti - Claudio Marcocci (1)
Michele Marinò
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Unità di Endocrinologia I e II, Ospedale Cisanello,
(1)
Pisa, Italia
O - 9-STATO NUTRIZIONALE IODICO DELLA POPOLAZIONE SCOLARE IN LIGURIA,
TOSCANA E SICILIA: I PROGRESSI DELLA IODOPROFILASSI
(1)
(2)
(3)
(4)
Simona De Angelis - Antonio Dimida - Mara Schiavo - Maria Carla Moleti (2)
(2)
(1)
(4)
Caterina Di Cosmo - Teresa Rago - Daniela Rotondi - Giacomo Sturniolo - Maria
15
(4)
(3)
(3)
(3)
Di Mauro - Elena Nazzari - Irene Bossert - Giampaola Pesce - Alessandro Saba
(2)
(3)
(5)
(2)
Marcello Bagnasco - Concetto Recalbuto - Massimo Tonacchera - Francesco
(4)
(1)
Vermiglio - Antonella Olivieri
Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia-OSNAMI, Istituto Superiore
(1)
(2)
di Sanità, Roma
- Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa
(3)
Dipartimento di Medicina Interna, Università di Genova
- Dipartimento di Medicina Clinica e
(4)
Sperimentale, Università di Messina - Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università
(5)
di Catania
SIMPOSIO
Ormoni tiroidei e carcinogenesi
Moderatori: Amedeo Columbano, Clelia Madeddu, Domenico Salvatore
12.00
12.45
Ormoni tiroidei ed epatocarcinoma (Modelli sperimentali)
Andrea Perra
Alterazioni tiroidee e incidenza e progressione delle neoplasie
Francesco Frasca
Il ruolo delle desiodasi nella tumorigenesi
Monica Dentice
Discussione
13.00
Colazione di lavoro
12.15
12.30
SIMPOSIO
Il tireologo in pronto soccorso
Moderatori: Rosanna Laconi, Paolo Limone, Alfredo Pontecorvi
14.00
14.20
14.40
15.00
15.20
Crisi tireotossica e coma mixedematoso
Damiano Gullo
Sindrome da bassa T3 nel paziente critico
Antonio Bianchi
Dolore tiroideo
Mario Rotondi
Orbitopatia Basedowiana acuta
Luigi Bartalena
Discussione
15.30 Visione e discussione dei POSTER
Discussants: Bernadette Biondi, Pietro Giorgio Calò, Caterina Di Cosmo, Maria Letizia
Lai, Eleonora Molinaro, Gabriella Pellegriti, Efisio Puxeddu, Maria Chiara Zatelli
16
POSTER
P - 1-STUDIO OSSERVAZIONALE CLINICO-ECOGRAFICO SCOLASTICO DELLA TIROIDE IN
ETÀ EVOLUTIVA NEL TERRITORIO DI CAVA DE’ TIRRENI(SA).
Luca De Franciscis
(1)
- Pietro Lanzetta
(1)
- Massimo Infranzi
Asl Salerno, Distretto 63, Cava De' Tirreni, Italia
(2)
Ospedale, Cava De' Tirreni, Italia
(1)
(2)
- Alfonso Coppola
(1)
- Azienda Ospedaliera Universitaria Salerno,
P - 2-ANDAMENTO DEL VOLUME TIROIDEO NEI PAZIENTI AFFETTI DA ACROMEGALIA
(1)
Chiara Secchi - Tania Pilli
(1)
(1)
Castagna - Furio Pacini
(1)
- Sandro Cardinale
(1)
- Valeria Cenci
(1)
- Maria Grazia
Sezione di Endocrinologia, Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, Università di Siena, Siena,
(1)
Italia
P - 3-CORRELATI BIO-ANTROPOMETRICI E METABOLICI DEL COMPENSO SOSTITUTIVO
TIROIDEO NELL’OBESITÀ SEVERA
(1)
(2)
(3)
(1)
Chiara Mele - Stefania Mai - Maria Antonella Tagliaferri - Loredana Pagano (4)
(1)
(5)
(3)
Maurizio Gasperi - Gianluca Aimaretti - Bernadette Biondi - Massimo Scacchi (3)
Paolo Marzullo
(1)
Università del Piemonte Orientale, Dipartimento di Medicina Traslazionale, Novara, Italia
Ospedale S. Giuseppe, Istituto Auxologico Italiano, Laboratorio di Ricerche Metaboliche, Piancavallo
(2)
(VB), Italia - Ospedale S. Giuseppe, Istituto Auxologico Italiano, Divisione di Medicina Generale,
(3)
Piancavallo (VB), Italia - Università del Molise, Dipartimento di Scienze della Salute, Campobasso,
(4)
(5)
Italia - Università di Napoli Federico II, Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia, Napoli, Italia
P - 4-LA DOSE MINIMA EFFICACE DI TIROXINA È RIDOTTA NEI PAZIENTI IPOTIROIDEI
OBESI MA NON IN QUELLI SOVRAPPESO
(1)
(2)
Camilla Virili
- Silvia Capriello
- Maria Giulia Santaguida
(2)
(2)
(1)
Miriam Cellini - Lucilla Gargano - Marco Centanni
(1)
- Nunzia Brusca
(2)
-
“Sapienza” Università di Roma, Latina, Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Medico-Chirurgiche,
(1)
(2)
Latina, Italia - AUSL Latina, UOC Endocrinologia, Ospedale Santa Maria Goretti, Latina, Italia
P - 5-SUPPLEMENTAZIONE CON L-SELENIOMETIONINA IN PAZIENTI AFFETTI DA
IPOTIROIDISMO SUBCLINICO A GENESI AUTOIMMUNITARIA: I RISULTATI DELLO
STUDIO SETI
(1)
(1)
(2)
(1)
Ilenia Pirola - Alessandra Cristiano - Mario Rotondi - Elena Gandossi - Daniela
(3)
(1)
(1)
(1)
(1)
Pasquali - Fiorella Marini - Andrea Delbarba - Michela Villani - Floriana Pini (2)
(1)
Luca Chiovato - Carlo Cappelli
17
Università di Brescia, Clinica Medica, sez. Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Cliniche e
(1)
Sperimentali, brescia, Italia
- Università di Pavia, UO Endocrinologia Fondazione Salvatore
(2)
Maugeri di Pavia, Pavia, Italia - Seconda Università di Napoli, Endocrinologia Dipartimento di
(3)
Scienze Mediche, Chirurgiche, Neurologiche, Metaboliche e dell’Invecchiamento,, Napoli, Italia
P - 6-L-TIROXINA LIQUIDA A COLAZIONE: VALUTAZIONE DEI VALORI DI TSH IN UN AMPIA
POPOLAZIONE DI PAZIENTI IPOTIROIDEI
(1)
Elena Gandossi - Ilenia Pirola
(1)
(1)
Cristiano - Carlo Cappelli
(1)
- Andrea Delbarba
(1)
- Fiorella Marini
(1)
- Alessandra
Clinica Medica Sez. Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali Università di
(1)
Brescia, Brescia, Italia
P - 7-CONFRONTO TRA LE METODICHE UTILIZZATE PER LA DETERMINAZIONE DELLA
IODURIA DURANTE SCREENING DELLO STATO NUTRIZIONALE IODICO DELLA
POPOLAZIONE SCOLARE IN LIGURIA
(1)
(2)
(2)
(2)
Antonio Dimida - Andrea Clapasson - Elena Nazzari - Irene Bossert - Giampaola
(2)
(1)
(1)
(3)
Pesce - Alessandro Saba - Massimo Tonacchera - Antonella Olivieri - Mara
(2)
(2)
Schiavo - Marcello Bagnasco
(1)
Endocrinologia, Universita' di Pisa, Pisa, Italia - IRCCS AOU San Martino-IST, DiMI Università di
(2)
Genova, Genova, Italia - OSNAMI, Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi
(3)
in Italia, Istituto Superiore di Sanità, Roma, Italia
P - 8-STATUS IODICO NEI BAMBINI IN ETA’ SCOLARE IN RELAZIONE ALLE LORO ABITUDINI
ALIMENTARI: PROGRAMMA DI IODOPROFILASSI NELLA REGIONE VENETO
(1)
(1)
(1)
(1)
Sara Watutantrige-Fernando - Susi Barollo - Loris Bertazza - Francesca Sensi (1)
(1)
(2)
(1)
Simona Censi
- Elisabetta Cavedon
- Davide Nacamulli
- Marco Boscaro
(1)
Caterina Mian
U.O. Endocrinologia, Dipartimento di Medicina, Padova, Italia
(2)
Ospedaliera di Padova, Padova, Italia
(1)
- U.O.Endocrinologia, Azienda
P - 9-COMUNICARE SULLA TIROIDE NEL WEB: TRE ANNI DI RISCONTRI DAGLI UTENTI
Tommaso Sacco
(1)
Fondazione Cesare Serono, n/a, Roma, Italia
(1)
18
P - 10L’INDICE BETA DI RIGIDITÀ ARTERIOSA NEI SOGGETTI EUTIROIDEI: IL RUOLO DELLA
TIROXINA LIBERA
(1)
Laura Olita
- Alessandro Delitala
(3)
Francesco Cucca
(1)
- Giuseppe Fanciulli
(2)
- Giuseppe Delitala
(2)
-
(1)
Unità Operativa di Medicina Interna, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Sassari, Sassari, Italia (2)
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università degli Studi di Sassari, Sassari, Italia (3)
Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica (IRGB), Consiglio Nazionale delle Ricerche, Cagliari, Italia
P - 11IPERPROLATTINEMIA “FUNZIONALE” E TIROIDITE AUTOIMMUNE: UN CASO DI
IPOFISITE
Giovanni Pinna
(1)
- Patrizio Caturegli
(2)
(1)
Endocrinologia, Nuova Casa di Cura, Decimomannu, Italia – Division of Immunology, Department
(2)
of Pathology, The Johns Hopkins School of Medicine, Baltimore, USA
P - 12UN (RARO) CASO DI CARCINOMA SQUAMOSO DELLA TIROIDE
(1)
(2)
(2)
Mario Cappagli
- Prospero Magistrelli
- Pierfrancesco Bonfante
- Donatella
(3)
(1)
(1)
(3)
Intersimone
- Ilaria Ricco
- Laura Veronica Camerieri
- Paolo Dessanti
(1)
(1)
Antonella Montepagani - Miryam Talco
(1)
Endocrinologia, Ospedale S.Andrea, La Spezia, Italia - Chirurgia, Ospedale S.Andrea, La Spezia,
(2)
(3)
Italia - Anatomia Patologica, Ospedale S.Andrea, La Spezia, Italia
P - 13GESTIONE CHIRURGICA DELLA PATOLOGIA TIROIDEA: L’ESPERIENZA IN SARDEGNA
DI UN CENTRO DI RIFERIMENTO NAZIONALE UEC
Maria Luisa Altana
(3)
Giovanni Pinna
(1)
- Giorgio Carta
(1)
- Maria Vittoria Sirchia
(1)
- Maria Letizia Lai
(2)
-
(1)
Endocrino-Chirurgia, Nuova Casa di Cura, Decimomannu, Italia
- Struttura Complessa di
(2)
Anatomia-Patologica, Azienda Ospedaliero-Universitaria, Cagliari, Italia - Endocrinologia, Nuova
(3)
Casa di Cura, Decimomannu, Italia
P - 14PREVALENZA DEL CARCINOMA PAPILLARE TIROIDEO (PTC) IN UNA AMPIA
CASISTICA DI PAZIENTI AFFETTI DA FORME FAMILIARI DI CARCINOMA MIDOLLARE
DELLA TIROIDE (MTC)
(1)
(1)
Letizia Pieruzzi - Alessia Tacito - Raffaele Ciampi
(1)
(1)
(1)
Romei - Valeria Bottici - Rossella Elisei
(1)
- Agnese Biagini
(1)
- Cristina
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, UO di Endocrinologia 1, Università di Pisa, Pisa,
(1)
Italia
19
P - 15LA BASSA ELASTICITÀ DEL NODULO TIROIDEO ALLA ELASTOSONOGRAFIA È
CORRELATA CON LA MALIGNITÀ, IL GRADO DI FIBROSI E LA ELEVATA ESPRESSIONE
DI GALECTINA-3 E FIBRONECTINA-1
(1)
(1)
(1)
(1)
Maria Scutari - Teresa Rago - Valeria Loiacono - Ferruccio Santini - Massimo
(1)
(2)
(2)
(2)
Tonacchera - Liborio Torregrossa - Riccardo Giannini - Nicla Borrelli - Agnese
(2)
(2)
(3)
(4)
(1)
Proietti - Fulvio Basolo - Paolo Miccoli - Paolo Piaggi - Francesco Latrofa (1)
Paolo Vitti
(1)
UO Endocrinologia 1, Università di Pisa, Pisa, Italia
- Dipartimento di Oncologia Sezione di
(2)
Citopatologia e Patologia, Università di Pisa, Pisa, Italia - Dipartimento di Patologia Chirurgica,
(3)
Università di Pisa, Pisa, Italia - Dipartimento di sistema elettrico e automazione, Università di Pisa,
(4)
Pisa, Italia
P - 16I SISTEMI DI CLASSIFICAZIONE ECOGRAFICA POSSONO ESCLUDERE LA MALIGNITÀ
NEI NODULI TIROIDEI CITOLOGICAMENTE INDETERMINATI
(1)
(1)
(2)
(2)
Giorgio Grani - Livia Lamartina - Valeria Ascoli - Daniela Bosco - Francesco
(2)
(2)
(2)
(3)
Nardi - Ferdinando D'ambrosio - Antonello Rubini - Laura Giacomelli - Marco
(3)
(1)
(1)
(2)
Biffoni - Sebastiano Filetti - Cosimo Durante - Vito Cantisani
(1)
Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche, Roma, Italia
Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Scienze radiologiche, oncologiche ed anatomo(2)
patologiche, Roma, Italia
- Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Scienze Chirurgiche,
(3)
Roma, Italia
P - 17L'ELASTOGRAFIA QUANTITATIVA (SHEAR WAVE ELASTOGRAPHY, SWE) NELLA
STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO NEOPLASTICO NEL PERCORSO DIAGNOSTICO DEL
NODO TIROIDEO. ANALISI PRELIMINARE DELLA NOSTRA CASISTICA
(1)
(1)
(1)
Nadia Bonelli - Ruth Rossetto - Sara Garberoglio - Gabriella Gallone
(1)
(1)
(1)
(1)
Garberoglio - Ezio Ghigo - Andrea Ostorero - Mauro Maccario
(2)
- Roberto
Divisione di Endocrinologia, Diabetologia e Metabolismo, AOU Città della Salute e Della Scienza,
(1)
(2)
Torino, Italia - Centro Malattie della Tiroide, Clinica Sedes Sapientiae, Torino, Italia
P - 18“WOLF IN SHEEP’S CLOTHING”: DOCUMENTAZIONE ECOGRAFICA DELLA
COMPARSA DI UN CARCINOMA PAPILLARE DELLA TIROIDE VARIANTE
SCLEROSANTE DIFFUSA IN UNA GIOVANE PAZIENTE CON PRE-ESISTENTE TIROIDITE
AUTOIMMUNE
Luca Deiana
(5)
Mariotti
(1)
- Stefano Pili
(2)
- Maria Letizia Lai
(3)
- Maria Luisa Altana
(4)
- Stefano
20
Libero professionista, Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università
(1)
(2)
di Cagliari, Olbia, Italia - Ospedale San Michele AO Brotzu, Chirurgia d'Urgenza, Cagliari, Italia (3)
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari, Anatomia e Istologia Patologica, cagliari, Italia (4)
Nuova Casa di Cura, Unità Operativa di Chirurgia, Cagliari, Italia
- Dipartimento di Scienze
(5)
Mediche e Sanità Pubblica, Università di Cagliari, Endocrinologia, Cagliari, Italia
P - 19CARCINOMA FOLLICOLARE TIROIDEO METASTATICO IN STRUMA OVARII
(1)
(1)
(1)
(1)
Paola Premoli
- Elvira Roberta Masiello
- Lorenza Sassi
- Daniela Gallo
(1)
(1)
(1)
(1)
Marialuisa Di Cera - Eleonora Bianconi - Sara Rosetti - Claudio Cusini - Eliana
(1)
(2)
(3)
(1)
Piantanida - Gianlorenzo Dionigi - Diego De Palma - Luigi Bartalena - Maria
(1)
Laura Tanda
(1)
Endocrinologia, Medicina Clinica e Sperimentale, Università degli Studi dell'Insubria, Varese, Italia
(2)
- Chirurgia I, Scienze Chirurgiche e Morfologiche, Università degli Studi dell'Insubria, Varese, Italia
(3)
- Medicina Nucleare, ASST Sette Laghi, Ospedale di Circolo, Varese, Italia
P - 20UN RARO CASO DI TIROIDITE FIBROSANTE IGG4-RELATA
Giovanni Pinna
(1)
- Maria Luisa Altana
(2)
- Maria Letizia Lai
(3)
(1)
Endocrinologia, Nuova Casa di Cura, Decimomannu, Italia - Endocrino-Chirurgia, Nuova Casa di
(2)
Cura, Decimomannu, Italia - Struttura complessa di Anatomia-Patologica, Azienda Ospedaliero(3)
Universitaria, Cagliari, Italia
P - 21ANTICORPI ETEROFILICI INTERFERENTI IL DOSAGGIO DELLA CALCITONINA: CASE
REPORT
(1)
Barbara Puligheddu - Ilaria Giordani
(2)
(1)
Giovannella - Fabio Orlandi
(1)
- Ilaria Messuti
(1)
- Federico Arecco
(1)
- Luca
(1)
S.C.D.U. di Endocrinologia, Ospedale Humanitas – Gradenigo, Università di Torino - Department
of Nuclear Medicine and Thyroid Centre, Oncology Institute of Southern Switzerland, Bellinzona,
(2)
Switzerland
P - 22PERSISTENTI ALTERAZIONI METABOLICHE IN PAZIENTI IPERTIROIDEI DOPO
TRATTAMENTO FARMACOLOGICO E RITORNO IN EUTIROIDISMO. PRELIMINARI
DATI METABOLOMICI.
Simone Poddighe
(1)
Luigi Atzori
(1)
- Cristina Piras
(1)
- Sonia Liggi
(1)
- Nicolò Arisci
(2)
- Stefano Mariotti
Dipartimento di Scienze Biomediche, Sezione di Patologia, Università degli studi di Cagliari, Italia
(2)
Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica
(2)
(1)
-
21
P - 23LA CXCL10 [CHEMOKINE (C-X-C MOTIF) LIGAND 10] CIRCOLANTE NON È ESPRESSA
IN MANIERA DIFFERENZIALE NEI DUE TIPI DI TIREOTOSSICOSI INDOTTA DA
AMIODARONE
Sandro Cardinale
(1)
- Tania Pilli
(1)
- Silvia Cantara
(1)
- Valeria Cenci
(1)
- Furio Pacini
(1)
Sezione di Endocrinologia, Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, Università di Siena, Siena,
(1)
Italia
P - 24DOSAGGIO DEGLI AUTOANTICORPI STIMOLANTI ANTI-RECETTORE DEL TSH
NELL’IPERTIROIDISMO AUTOIMMUNE: CONFRONTO CON IL DOSAGGIO DEGLI
AUTOANTICORPI ANTI-RECETTORE DEL TSH TOTALI
(1)
(2)
(1)
Cristina Guiotto
- Francesca Garino
- Diega Marranca
- Maura Millesimo
(3)
(2)
(2)
Cristina Ferrettini - Maurilio Deandrea - Alberto Mormile - Marco Migliardi
(2)
Paolo Limone
(3)
(1)
-
(1)
SC Laboratorio Analisi, AO Ordine Mauriziano, Torino, Italia
- SC Endocrinologia, AO Ordine
(2)
(3)
Mauriziano, Torino, Italia - SC Medicina Nucleare, AO Ordine Mauriziano, Torino, Italia
P - 25SCREENING NEONATALE DELL’IPOTIROIDISMO CONGENITO: INTERVALLI DI
RIFERIMENTO PER TSH MISURATO IN CAMPIONI DBS (DRIED BLOOD SPOT) A 2-4
GIORNI E A 14-16 GIORNI DI VITA
(1)
(1)
(1)
(1)
Carlo Corbetta - Luisella Alberti - Angela Arenzi - Emanuela Manzoni - Tiziana
(1)
(1)
(1)
(2)
Mariani
- Pamela Cassini
- Simona Lucchi
- Simona De Angelis
- Daniela
(2)
(3)
(3)
(2)
Rotondi - Giovanna Weber - Maria Cristina Vigone - Antonella Olivieri
ASST Fatebenefratelli Sacco, Laboratorio di Riferimento Regionale per lo Screening Neonatale,
(1)
Ospedale dei Bambini "V.Buzzi", Milano, Italia
- Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento di
(2)
Biologia Cellulare e Neuroscienze, Roma, Italia
- IRCCS Ospedale San Raffaele, UO Pediatria,
(3)
Milano, Italia
P - 26ASSORBIMENTO INTESTINALE (AI) ED ASSORBIMENTO BUCCALE (AB) DI
LEVOTIROXINA LIQUIDA
Flavia Di Bari
(1)
- Salvatore Benvenga
(2)
(1)
UNIVERSITA' DI MESSINA, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, MESSINA, Italia
Università di Messina, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale; Programma
Interdipartimentale di Endocrinologia Molecolare Clinica & Salute Endocrina della Donna, MESSINA,
(2)
Italia
22
P - 27BIOMARCATORI METABOLICI NEL CARCINOMA DIFFERENZIATO DELLA TIROIDE
(CDT): STUDIO OSSERVAZIONALE
(1)
(2)
(2)
(2)
Chiara Mele - Alessandro Angelo Bisoffi - Maria Teresa Samà - Marina Caputo (3)
(4)
(4)
(5)
Stefania Mai - Marilisa De Feudis - Flavia Prodam - Paolo Marzullo - Gianluca
(2)
(2)
Aimaretti - Loredana Pagano
(1)
Università del Piemonte Orientale, Dipartimento di Medicina Traslazionale, Novara, Italia
(2)
Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Traslazionale, Università del Piemonte Orientale, Novara
- Laboratorio di Ricerche Metaboliche, Ospedale S. Giuseppe, Istituto Auxologico Italiano,
(3)
(4)
Piancavallo (VB) - Dipartimento di Scienze della Salute, Università del Piemonte Orientale, Novara
(5)
Divisione di Medicina Generale, Ospedale S. Giuseppe, Istituto Auxologico Italiano, Piancavallo (VB)
P - 28ACCORCIAMENTO DEI TELOMERI IN ASSOCIAZIONE CON MUTAZIONE BRAF V600E
E AMPLIFICAZIONE DI HER2 NELLA FORMA FAMILIARE DEL CARCINOMA
PAPILLIFERO TIROIDEO
(1)
Paola Caria - Silvia Cantara
(1)
Tinuccia Dettori
(2)
- Daniela V. Frau
(1)
- Furio Pacini
(2)
- Roberta Vanni
(1)
-
Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Cagliari, Cittadella Universitaria, Monserrato
(1)
09042, Italia - Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neurologiche, Università di Siena,
(2)
Siena 53100, Italia
P - 29TIREOMIMETICI COME POTENZIALI AGENTI TERAPEUTICI NEL CARCINOMA
EPATOCELLULARE
(1)
(1)
(1)
Vera Piera Leoni - Pia Sulas - Sandra Mattu - Marta Szydlowska
(1)
(1)
(1)
Puliga - Giovanna Maria Ledda - Amedeo Columbano
Università di Cagliari, Dipartimento di Scienze Biomediche, Cagliari, Italia
(1)
- Elisabetta
(1)
P - 30IL DUPLICE RUOLO FUNZIONALE DELLE DEIODINASI DI TIPO 2 E 3 REGOLA IL CICLO
CELLULARE E LA SOPRAVVIVENZA DELLE CELLULE DI CARCINOMA A CELLULE BASALI
(1)
(2)
Caterina Miro - Raffaele Ambrosio - Daniela Di Girolamo
(1)
(1)
Domenico Salvatore - Monica Dentice
(1)
- Emery Di Cicco
(1)
-
Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia, Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, Napoli,
(1)
(2)
Italia - IRCCS, SDN, Napoli, Italia
23
P - 31RISCHIO DI SECONDO TUMORE IN PAZIENTI CON CARCINOMA DIFFERENZIATO
DELLA TIROIDE: ESPERIENZA DI UN SINGOLO CENTRO
(1)
Noemi Fralassi - Maria Grazia Castagna
(1)
(1)
Fabio Maino - Furio Pacini
(1)
- Filomena Barbato
(1)
- Raffaella Forleo
(1)
-
Sezione di Endocrinologia, Università degli Studi di Siena - Dipartimento di Scienze Mediche,
(1)
Chirurgiche e Neuroscienze, Siena, Italia
P - 32VALUTAZIONE DEL RUOLO DELLA MUTAZIONE BRAFV600E NEL CONDIZIONARE
L’APPROCCIO TERAPEUTICO AL CARCINOMA PAPILLARE DELLA TIROIDE
(1)
(1)
(1)
(1)
Roberta Rossi - Paola Franceschetti - Stefania Bruni - Federico Tagliati - Mattia
(1)
(1)
(1)
(1)
Buratto - Luca Damiani - Ettore Ciro Degli Uberti - Maria Chiara Zatelli
Sezione di Endocrinologia e Medicina Interna, Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara (1)
Dipartimento di Scienze Mediche, Ferrara, Italia
P - 33VALUTAZIONE DEL VALORE PROGNOSTICO DELLA MUTAZIONE SOMATICA BRAF
V600E NEL CARCINOMA PAPILLARE DELLA TIROIDE: STUDIO PROSPETTICO CASOCONTROLLO.
(1)
(1)
(1)
(1)
Luca Damiani - Mario Tarquini - Stefania Bruni - Federico Tagliati - Roberta
(1)
(1)
(1)
(1)
Rossi - Paola Franceschetti - Martina Rossi - Ettore Degli Uberti - Maria Chiara
(1)
Zatelli
Sezione di Endocrinologia e Medicina Interna, Azienda Ospedaliera Universitaria S.Anna Ferrara (1)
Dipartimento di Scienze Mediche, Ferrara, Italia
P - 34L’ANALISI MOLECOLARE DI BRAF V600E COME STRUMENTO DIAGNOSTICO DEL
NODULO TIROIDEO INDETERMINATO
(1)
(1)
(2)
(2)
Irene Gagliardi - Luca Damiani - Roberta Rossi - Paola Franceschetti - Federico
(1)
(2)
(1)
(1)
Tagliati - Stefania Bruni - Mattia Buratto - Ettore Degli Uberti - Maria Chiara
(1)
Zatelli
Università di Ferrara, Dipartimento di Scienze Mediche, Sezione di Endocrinologia e Medicina
(1)
Interna, Ferrara, Italia
- Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, Dipartimento delle
(2)
Medicine Specialistiche, Unità Operativa di Endocrinologia, Ferrara, Italia
24
P - 35CATEGORIE CITOLOGICHE TIROIDEE NELLE DIVERSE CLASSIFICAZIONI ITALIANE:
PRESENTE E PASSATO
(1)
(1)
Emilia Sbardella - Alessia Cozzolino - Elisa Giannetta
(1)
(1)
(1)
Gianfrilli - Andrea M. Isidori - Andrea Lenzi
(1)
- Laura Rizza
Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Medicina Sperimentale, Roma, Italia
(1)
- Daniele
(1)
P - 36RUOLO DELLA GLUTATIONE-PEROSSIDASI DI TIPO 3 NELLA CLASSIFICAZIONE
CITOLOGICA DEI NODULI TIROIDEI
(1)
Laura Rizza - Emilia Sbardella
(1)
(1)
Isidori - Andrea Lenzi
(1)
- Carlotta Pozza
(1)
- Alessia Cozzolino
Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Medicina Sperimentale, Roma, Italia
(1)
- Andrea M
(1)
P - 37CORRELAZIONE TRA TIROIDITE LINFOCITARIA PERITUMORALE E LE PRINCIPALI
CARATTERISTICHE DI AGGRESSIVITÀ TUMORALE NEL CARCINOMA PAPILLARE
DELLA TIROIDE
(1)
(1)
(2)
Luciana Puleo
- Cristina Romei
- Clara Ugolini
- Laura Agate
(1)
(1)
(2)
(1)
Molinaro - Loredana Lorusso - Fulvio Basolo - Rossella Elisei
(1)
- Eleonora
(1)
Unità di Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa
(2)
Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica, Università di Pisa
-
P - 38ASPETTI CLINICI ED ISTOLOGICI IN PAZIENTI CON CARCINOMA FOLLICOLARE
TIROIDEO METASTATICO A LENTA EVOLUZIONE.
(1)
(1)
(1)
Luca Damiani
- Roberta Rossi
- Francesca D'Ercole
- Paola Franceschetti
(1)
(1)
(1)
Marta Bondanelli - Maria Chiara Zatelli - Ettore Degli Uberti
(1)
-
Sezione di Endocrinologia e Medicina Interna, Azienda Ospedaliera Universitaria S.Anna Ferrara (1)
Dipartimento di Scienze Mediche, Ferrara, Italia
P - 39LA MUTAZIONE SOMATICA BRAFV600E COME MARKER DI COMPORTAMENTO
BIOLOGICO NEL MICROCARCINOMA PAPILLARE DELLA TIROIDE
(1)
(1)
(1)
(2)
Stefania Bruni - Roberta Rossi - Paola Franceschetti - Federico Tagliati - Mattia
(2)
(2)
(1)
(2)
Buratto - Luca Damiani - Martina Rossi - Marta Bondanelli - Ettore Degli Uberti
(2)
(2)
- Maria Chiara Zatelli
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, Unità Operativa di Endocrinologia, Dipartimento delle
(1)
Medicine Specialistiche, Ferrara, Italia - Università di Ferrara, Dipartimento di Scienze Mediche,
(2)
Sezione di Endocrinologia e Medicina Interna, Ferrara, Italia
25
P - 40L’ESPRESSIONE DI PD-L1 E PD-L2 È AUMENTATA NEI CARCINOMI DELLA TIROIDE
(1)
Sonia Moretti - Elisa Menicali
(2)
Efisio Puxeddu
(2)
- Nicole Nucci
(2)
- Silvia Morelli
(3)
- Renato Colella
(4)
-
Università degli Studi di Perugia, Università degli Studi di Perugia Dipartimento di Medicina,
(1)
(2)
Perugia, Italia - Dipartimento di Medicina, Università degli Studi di Perugia - Dipartimento di
Medicina, Università degli Studi di Perugia - Dipartimento di Medicina, Università degli Studi di
(3)
(4)
Perugia - Dipartimento di Medicina Sperimentale, Università degli Studi di Perugia
P - 41UNA CISTI BRANCHIALE A SEDE "INTRATIROIDEA"
(1)
(2)
(2)
Antonella Montepagani - Prospero Magistrelli - Pierfrancesco Bonfante - Laura
(1)
(3)
(1)
(3)
Veronica Camerieri - Donatella Intersimone - Ilaria Ricco - Michele Motoni (1)
(1)
Miryam Talco - Mario Cappagli
(1)
Endocrinologia, Ospedale S.Andrea, La Spezia, Italia - Chirurgia, Ospedale S.Andrea, La Spezia,
(2)
(3)
Italia - Anatomia Patologica, Ospedale S.Andrea, La Spezia, Italia
P - 42ASSOCIAZIONE TRA CARCINOMA PAPILLARE DELLA TIROIDE E TIROIDITE CRONICA
AUTOIMMUNE: NUOVE CONFERME DA UN AMPIO STUDIO PROSPETTICO
(1)
(1)
(1)
(1)
(1)
Francesco Boi - Stefania Casula - Nicolo' Arisci - Chiara Serafini - Chiara Satta
(1)
(1)
(1)
(1)
Carla Columbu - Fabiana Pani - Ivan Maurelli - Antonello Cappai - Alessandro
(1)
(1)
(2)
(2)
Taberlet - Francesca Atzeni - Pietro Giorgio Calo' - Angelo Nicolosi - Maria
(3)
(1)
Letizia Lai - Stefano Mariotti
Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università degli Studi di
(1)
Cagliari, Cagliari, Italia - Chirurgia Generale, Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Università degli
(2)
Studi di Cagliari, Cagliari, Italia - Istituto di Anatomia Patologica, Dipartimento di Citomorfologia,
(3)
Università degli Studi di Cagliari, Cagliari, Italia
P - 43DOSIMETRIA IN TERAPIA RADIOMETABOLICA CON IODIO-131 IN UNA PAZIENTE
TIROIDECTOMIZZATA PER CARCINOMA DIFFERENZIATO DELLA TIROIDE
METASTATICO
(1)
(2)
(3)
(1)
Stefania Mazzaglia - Giulia Sapuppo - Grazia Asero - Matteo Silvestro - Martina
(2)
(2)
(4)
(2)
Tavarelli
- Erika Mangione
- Anna Gueli
- Sebastiano Squatrito
- Gabriella
(2)
(3)
Pellegriti - Letizia Barone Tonghi
PH3DRA Laboratories (PHysics for Dating Diagnostic Dosimetry Research and Applications),
(1)
Dipartimento di Fisica e Astronomia, Università degli Studi di Catania & INFN, Catania, Italia Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Catania, Ospedale
(2)
Garibaldi-Nesima, Catania, Italia
- U.O.S.D. di Fisica Sanitaria, Ospedale Garibaldi-Nesima,
(3)
Catania, Italia
- Scuola di Specializzazione in Fisica Medica, Dipartimento di Scienze Mediche
(4)
Chirurgiche e Tecnologie Avanzate "G.F. Ingrassia", Università di Catania, Catania, Italia
26
P - 44FOLLOW-UP CON LA TOMOGRAFIA AD EMISSIONE DI POSITRONI CON 18FFLUORODEOSSIGLUCOSIO/TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA (18F-FDG PET/CT) NEL
CARCINOMA TIROIDEO IN PROGRESSIONE TRATTATO CON TERAPIA BIOLOGICA
(1)
(1)
Alberto Adorno - Lorenzo Mortara - Silvia Morbelli
(2)
(1)
Gianmario Sambuceti - Massimo Giusti
(2)
- Margherita Balestra
(1)
-
UO Clinica Endocrinologica, IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria San Martino – IST, Genova,
(1)
Italia
- UO Medicina Nucleare, IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria San Martino – IST,
(2)
Genova, Italia
P - 45MISURE DI RADIOATTIVITÀ CORPOREA IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA
DIFFERENZIATO DELLA TIROIDE (CTD) SOTTOPOSTI A TERAPIA RADIOMETABOLICA
CON I-131
(1)
(2)
(3)
(1)
Matteo Silvestro - Giulia Sapuppo - Grazia Asero - Stefania Mazzaglia - Filippo
(4)
(2)
(2)
(5)
Palermo
- Martina Tavarelli
- Sebastiano Squatrito
- Anna Gueli
- Letizia
(3)
(2)
Barone Tonghi - Gabriella Pellegriti
PH3DRA Laboratories (PHysics for Dating Diagnostic Dosimetry Research and Applications),
(1)
Dipartimento di Fisica e Astronomia, Università di Catania & INFN, Catania, Italia
- U.O.C.
Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Catania, PO
(2)
Garibaldi Nesima Catania, Catania, Italia - U.O.S.D. Fisica Sanitaria, PO Garibaldi Nesima Catania,
(3)
Catania, Italia
- U.O.C. Malattie Infettive, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale,
(4)
Università di Catania, PO Garibaldi Nesima Catania, Catania, Italia - Scuola di Specializzazione in
Fisica Medica, Dipartimento di Scienze Mediche Chirurgiche e Tecnologie Avanzate "G.F. Ingrassia",
(5)
Università di Catania, Catania, Italia
P - 46CONFRONTO TRA DOSE PREVISIONALE E DOSE TERAPEUTICA ASSORBITA DI I131 IN
PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA TIROIDEO DIFFERENZIATO METASTATICO:
STUDIO DOSIMETRICO
(1)
(2)
Giulia Busonero - Gloria Rossi - Francesca Capoccetti
(1)
(1)
(1)
Manni - Francesca Silvetti - Ernesto Brianzoni
(1)
- Helga Castagnoli
(1)
- Carlo
U.O. Medicina Nucleare, Centro Regionale di Terapia Radiometabolica, Ospedale Macerata,
(1)
Macerata, Italia
- Servizio di Fisica Medica, Dipartimento dei Servizi, Ospedale Macerata,
(2)
Macerata, Italia
P - 47RUOLO DELLA 18FDG PET NEL FOLLOW-UP DEL CARCINOMA DIFFERENZIATO DELLA
TIROIDE (CDT) IN PRESENZA DI VALORI DI TIREOGLOBULINA (TG) INDOSABILI, AAT
ELEVATI E TBS POST-131-I NEGATIVO: ESPERIENZA CLINICA
(1)
(2)
(2)
(3)
Martina Tavarelli - Giulia Sapuppo - Dario Tumino - Romilda Masucci - Marco
(4)
(2)
(5)
(6)
Russo - Sebastiano Squatrito - Maria Concetta Fornito - Gabriella Pellegriti
27
Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Catania, Ospedale
(1)
Garibaldi Nesima, Catania, Italia
- Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e
(2)
Sperimentale, Università di Catania - Chirurgia Oncologica, Ospedale Garibaldi Nesima, Catania
(3)
(4)
- Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Messina
(5)
Medicina Nucleare, Ospedale Garibaldi Nesima, Catania
- Endocrinologia, Ospedale Garibaldi
(6)
Nesima, Catania
P - 48ABLAZIONE DEL RESIDUO NEL CARCINOMA
UN’ESPERIENZA IN REGIME DI RICOVERO DIURNO
(1)
TIROIDEO
(1)
DIFFERENZIATO:
(2)
Iolanda Calamia
- Elena Pomposelli
- Maria Claudia Bagnara
- Giovanni De
(2)
(1)
(1)
(1)
Pascalis - Ambra Buschiazzo - Silvia Daniela Morbelli - Gianmario Sambuceti (3)
Marcello Bagnasco
(1)
U.O. Medicina Nucleare, IRCCS San Martino – IST, Università degli Studi di Genova, Genova, Italia
(2)
- U.O. Fisica Medica e Sanitaria, IRCCS San Martino – Ist, Genova, Italia
- U.O. Programma
Autoimmunità e Coordinamento con la Clinica, IRCCS San Martino-Ist, Università degli Studi di
(3)
Genova, Genova, Italia
P - 49LA SCINTIGRAFIA POST DOSE CON 131I HA MAGGIORE SENSIBILITA’ E VALORE
PREDITTIVO POSITIVO DELLA TIREOGLOBULINA NEL RILEVARE METASTASI NEL
WORK-UP INIZIALE DEL CARCINOMA DIFFERENZIATO DELLA TIROIDE
(1)
(1)
(1)
Alfredo Campennì
- Salvatore Antonio Pignata
- Massimiliano Siracusa
(1)
(1)
(2)
Francesca Di Mauro
- Maria Elena Stipo
- Francesco Trimarchi
- Rosaria
(2)
(1)
Maddalena Ruggeri - Sergio Baldari
Università degli Studi di Messina, Policlinico Universitario G.Martino - UOC Medicina Nucleare,
(1)
Messina, Italia
- Università degli Studi di Messina, Policlinico Universitario G.Martino - UOC
(2)
Endocrinologia, Messina, Italia
P - 50SE E QUANDO INTERROMPERE IL FOLLOW-UP NEI PAZIENTI CON TUMORE
DIFFERENZIATO DELLA TIROIDE; STUDIO RETROSPETTIVO
(1)
(2)
(2)
(3)
Barbara Puligheddu - Arnoldo Piccardo - Manlio Cabria - Francesco Bertagna (3)
(4)
(1)
(1)
Mattia Bertoli - Marco Tampellini - Ilaria Messuti - Federico Arecco - Fabio
(1)
Orlandi
(1)
S.C.D.U. di Endocrinologia, Ospedale Humanitas – Gradenigo, Università di Torino - Divisione di
(2)
Medicina Nucleare, Ospedale Galliera, Genova
- Divisione di Medicina Nucleare, Università di
(3)
Brescia e Spedali Civili, Brescia - Dipartimento di Oncologia, Università di Torino, A.O.U. San Luigi
(4)
Gonzaga, Orbassano (TO)
28
P - 51EFFETTO DEGLI AUTOANTICORPI ANTI-TIREOGLOBULINA SULLA CLEARANCE DELLA
TIREOGLOBULINA CIRCOLANTE NELL'UOMO
Francesco Latrofa
(1)
- Paolo Vitti
(1)
- Debora Ricci
(1)
- Sara Bottai
(1)
- Paolo Piaggi
(2)
- Michele Marinò
(1)
Unità Operativa di Endocrinologia I, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di
(1)
Pisa, Pisa, Italia
- Phoenix Epidemiology and Clinical Research Branch, National Institute of
Diabetes and Digestive and Kidney Diseases, National Institutes of Health, Phoenix, Stati Uniti D'
(2)
America
P - 52LA PROTEINURIA E’ UN INEVITABILE EVENTO AVVERSO TARDIVO DI CABOZANTINIB
DI DIFFICILE GESTIONE CLINICA
(1)
(1)
(1)
(1)
Virginia Cappagli - Viola David - Valeria Bottici - Eleonora Molinaro - Laura
(1)
(1)
(2)
(2)
Agate - Lorusso Loredana - Diego Moriconi - Maria Francesca Egidi - Rossella
(1)
Elisei
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, UO di Endocrinologia 1, Università di Pisa, Pisa,
(1)
Italia
- Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, UO di Nefrologia, trapianti e dialisi,
(2)
Università di Pisa, Pisa, Italia
P - 53RUOLO DELL’OBESITÀ NELLA PRESENTAZIONE ISTOPATOLOGICA E CLINICA E
NELL’EVOLUZIONE CLINICA IN UNA SERIE CONSECUTIVA DI PAZIENTI IN FOLLOW-UP
PER CARCINOMA TIROIDEO DIFFERENZIATO (CTD)
(1)
(1)
(2)
(1)
Annalisa Vetri - Giulia Sapuppo - Giulia Commis - Martina Tavarelli - Concetto
(1)
(1)
(1)
(1)
Regalbuto - Sebastiano Squatrito - Lucia Frittitta - Gabriella Pellegriti
U.O.C. Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Catania, PO
(1)
Garibaldi Nesima Catania, Catania, Italia - Dipartimento di scienze statistiche, Università degli
(2)
studi di Bologna, Bologna, Italia
P - 54TRATTAMENTO ADIUVANTE CON METFORMINA A LENTO RILASCIO NEL
CARCINOMA DIFFERENZIATO DELLA TIROIDE: PRELIMINARE VALUTAZIONE SULLA
TOLLERABILITÀ
(1)
(1)
Margherita Balestra - Alberto Adorno - Stefano Gay
(1)
(1)
(1)
Conte - Eleonora Monti - Massimo Giusti
(1)
- Miranda Mittica
(1)
- Lucia
UO Clinica Endocrinologica, IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria San Martino – IST, Genova,
(1)
Italia
29
P - 55NEL CARCINOMA PAPILLARE DELLA TIROIDE LA PERSISTENZA/RECIDIVA DI
MALATTIA E’ CORRELATA ALL’ETA’ ALLA DIAGNOSI E AL SESSO
Raffaella Forleo (1) - Maria Grazia Castagna (1) - Fabio Maino (1) - Filomena Barbato
(1)
(1)
Noemi Fralassi - Furio Pacini
(1)
-
Sezione di Endocrinologia, Università degli Studi di Siena – Dipartimento di Scienze Mediche,
(1)
Chirurgiche e Neuroscienze, Siena, Italia
P - 56STUDIO CLINICO-MOLECOLARE DEI CARCINOMI PAPILLARI TIROIDEI CON PATTERN
HOBNAIL
(1)
(1)
(1)
(1)
Sara Watutantrige-Fernando - Susi Barollo - Loris Bertazza - Simona Censi (1)
(2)
(1)
(3)
Elisabetta Cavedon - Davide Nacamulli - Marco Boscaro - Francesca Galuppini (3)
(4)
(5)
(1)
Gianmaria Pennelli - Maurizio Iacobone - Federica Vianello - Caterina Mian
(1)
U.O. Endocrinologia, Dipartimento di Medicina, Padova, Italia
- U.O. Endocrinologia, Azienda
(2)
Ospedaliera di Padova, Padova, Italia - U.O. Patologia Chirurgica e Citopatologia, Dipartimento di
(3)
Medicina, Padova, Italia
- U.O. Clinica Chirurgica 1, Dipartimento di Chirurgia, Oncologia e
(4)
Gastroenterologia, Padova, Italia - U.O. Radioterapia, Dipartimento di Radioterapia, IOV-IRCCS,
(5)
Padova, Italia
P - 57IL TITOLO DEGLI AB ANTI-TIREOGLOBULINA DECLINA SPONTANEAMENTE E SI
NEGATIVIZZA DOPO 5 AA NELLA MAGGIOR PARTE DEI MICROCARCINOMI
PAPILLARI
TRATTATI
CHIRURGICAMENTE
MA
NON
CON
TERAPIA
RADIOMETABOLICA
(1)
(1)
(1)
(1)
(1)
Antonio Matrone - Elena Molinaro - Laura Agate - Valeria Bottici - David Viola
(1)
(1)
(1)
(2)
(1)
Laura Valerio - Loredana Lorusso - Alessio Faranda - Paolo Piaggi - Paolo Vitti
(1)
Rossella Elisei
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Unità di Endocrinologia – Università degli Studi di
(1)
Pisa – Pisa, Italia
- Phoenix Epidemiology and Clinical Research Branch National Institute of
(2)
Diabetes and Digestive and Kidney Disease - National Institutes of Health - Phoenix, Ariz., USA
P - 58PREVALENZA E SIGNIFICATO DELLA MUTAZIONE DEL PROMOTORE DI TERT IN
UN’AMPIA SERIE MONOCENTRICA DI CITOLOGIE TIROIDEE INDETERMINATE
(1)
(1)
(1)
(1)
Simona Censi - Elisabetta Cavedon - Susi Barollo - Loris Bertazza - Francesca
(2)
(1)
(1)
(1)
Galuppini - Sara Watutantrige-Fernando - Paola De Lazzari - Davide Nacamulli
(2)
(2)
(3)
(3)
- Gianmaria Pennelli - Ambrogio Fassina - Maurizio Iacobone - Eric Casalide (1)
Caterina Mian
30
(1)
Università degli Studi di Padova, UOC Endocrinologia, DIMED, Padova, Italia - Università degli
(2)
Studi di Padova, UOC Anatomia Patologica della Azienda Ospedaliera di Padova, Padova, Italia (3)
Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Chirurgia, Padova, Italia
P - 59MUTAZIONE V804M DI RET NEL CARCINOMA MIDOLLARE DELLA TIROIDE E
RISPOSTA AL TRATTAMENTO CON VANDETANIB
(1)
(1)
(1)
Laura Valerio - Valeria Bottici - Antonio Matrone - Alessia Tacito
(1)
(1)
(1)
(1)
Casella - Cristina Romei - Paolo Vitti - Rossella Elisei
(1)
- Francesca
U.O. Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa, Pisa,
(1)
Italia
P - 60ANALISI DI SEGREGAZIONE E DI ESPRESSIONE DEL GENE HABP2 IN UNA AMPIA
CASISTICA DI CARCINOMI PAPILLARI FAMILIARI
(1)
(2)
Carla Colombo - Marina Muzza - Maria Carla Proverbio
(5)
(3)
(4)
Valentina Cirello - Leonardo Vicentini - Laura Fugazzola
(3)
- Michela Perrino
(2)
-
(1)
Dipartimento di Fisiopatologia Medico Chirurgica e dei Trapianti, Università di Milano – Unità di
(2)
Endocrinologia, Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Milano – Dipartimento di Fisiopatologia Medico
(3)
Chirurgica e dei Trapianti, Università di Milano – Unità di Chirurgia Endocrina, Fondazione IRCCS
(4)
Ca’ Granda, Milano
– Centro Orbitopatia Basedowiana, Endocrinologia, Fondazione IRCCS Cà
(5)
Granda, Milano
P - 61EDEMA ORBITARIO ACUTO DOPO MINIMA
L’ORBITOPATIA DI GRAVES (GO) UN NUOVO CASO
(1)
Danila Covelli
- Guia Vannucchi
(1)
(1)
Avignone - Mario Salvi
(1)
- Irene Campi
DOSE
(1)
DI
RITUXIMAB
- Nicola Currò
(1)
Centro Orbitopatia Basedowiana, Endocrinologia, Fondazione IRCCS Cà Granda, Milano
PER
- Sabrina
(1)
P - 62QUANTIFICAZIONE DELLA DISFUNZIONE DELLA MOTILITÀ IN PAZIENTI CON
ORBITOPATIA (GO) MEDIANTE DUZIONI MUSCOLARI
(1)
(2)
(1)
Irene Campi
- Nicola Currò
- Guia Vannucchi
- Danila Covelli
(2)
(2)
(2)
(1)
Simonetta - Valeria Minorini - Giacinta Pirola - Mario Salvi
(1)
- Simona
Centro Orbitopatia Basedowiana, Fondazione IRCCS Ca’ Granda, UO Endocrinologia, Dipartimento
(1)
di Scienze Cliniche e di Comunità
- Centro Orbitopatia Basedowiana, Fondazione IRCCS Ca’
(2)
Granda, Ospedale Policlinico, UO Oculistica
31
P - 63OFTALMOPATIA BASEDOWIANA, PSEUDOTUMOR IDIOPATICO INFIAMMATORIO
DELL’ORBITA E INFEZIONE DA EPSTEIN-BARR VIRUS: STUDIO SIEROLOGICO E
MOLECOLARE
(1)
(2)
(1)
(3)
Marenza Leo - Fabrizio Maggi - Giovanna Rotondo Dottore - Giamberto Casini (2)
(2)
(3)
(4)
Paola Mazzetti - Mauro Pistello - Luca Cestari - Stefano Sellari-franceschini (3)
(1)
(1)
(1)
Marco Nardi - Paolo Vitti - Claudio Marcocci - Michele Marinò
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Unità di Endocrinologia I e II, Università di Pisa,
(1)
Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, Pisa, Italia - Divisione di Virologia, Azienda Ospedaliera
(2)
Universitaria Pisana, Pisa, Italia
- Dipartimento di Patologia Molecolare, Medica e Chirurgica,
(3)
Unità I di Oculistica, Università di Pisa e Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, Pisa, Italia Dipartimento di Patologia Molecolare, Medica e Chirurgica, Unità di Otorinolaringoiatria, Università
(4)
di Pisa e Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, Pisa, Italia
P - 64ASSOCIAZIONE TRA MORBO DI BASEDOW (MB) E TIROIDITE GRANULOMATOSA
(1)
Chiara Serafini - Alessandra Boi
(3)
(1)
Letizia Lai - Stefano Mariotti
(1)
- Francesca Pigliaru
(1)
- Giuseppe Pisano
(2)
- Maria
Endocrinologia, Dipartimento Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università degli Studi di Cagliari,
(1)
Cagliari, Italia - Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Università degli Studi di Cagliari, Cagliari,
(2)
(3)
Italia - Dipartimento di Citomorfologia, Università degli Studi di Cagliari, Cagliari, Italia
P - 65ABLAZIONE MEDIANTE RADIOFREQUENZE: UN TRATTAMENTO DEI NODULI
TIROIDEI EFFICACE E DI LUNGA DURATA. RISULTATI A 3 ANNI DI UN SINGOLO
CENTRO
Alberto Mormile
(1)
Paolo Limone
(1)
- Francesca Garino
(1)
- Maurilio Deandrea
SC Endocrinologia, AO Ordine Mauriziano, Torino, Italia
(1)
- Federico Ragazzoni
(1)
-
(1)
P - 66TOSSICITÀ TIROIDEA INDOTTA DA SUNITINIB PREDITTIVA DI SOPRAVVIVENZA IN
PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA RENALE METASTATICA - STUDIO RETROSPETTIVO
MULTICENTRICO
(1)
(2)
(3)
(1)
Elena Bolzacchini - Francesco Dentali - Paola Premoli - Alessandro Tuzi - Ilaria
(1)
(1)
(1)
(1)
(4)
Proserpio - Tiziana Tartaro - Ilaria Vallini - Micaela Mare - Chiara Rossini (4)
(4)
(5)
(6)
Alice Ballerio - Claudio Verusio - Sabrina Barzaghi - Marco Bregni - Isabella
(6)
(6)
(7)
(8)
(9)
Ricci - Salvatore Artale - Alfredo Falcone - Luca Galli - Nicola Mumoli - Marco
(10)
(11)
(3)
(3)
Danova
- Barbara Cecila
- Maria Laura Tanda - Luigi Bartalena - Graziella
(1)
Pinotti
(1)
Ospedale di Circolo, Varese, Università dell'Insubria, Oncologia, Varese, Italia
– Ospedale di
(2)
Circolo, Varese, Università dell'Insubria, Medicina Interna, Varese, Italia – Ospedale di Circolo,
32
(3)
Varese, Università dell'Insubria, Endocrinologia, Varese, Italia – Ospedale di Saronno, Oncologia,
(4)
(5)
Saronno, Italia – Ospedale di Circolo, Busto Arsizio, Oncologia, Busto Arsizio, Italia – Azienda
(6)
Ospedaliera S. Antonio Abate di Gallarate, Oncologia, Gallarate, Italia
– Azienda Ospedaliero
(7)
Universitaria Pisana, Oncologia, Pisa, Italia
– Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana,
(8)
(9)
Oncologia, Livorno, Italia – Ospedale di Livorno, Medicina Interna, Livorno, Italia – Ospedale di
(10)
(15)
Vigevano, Medicina Interna, Vigevano, Italia
– Ospedale di Livorno, Oncologia, Livorno, Italia
P - 67EFFETTO DEL TRATTAMENTO A LUNGO TERMINE CON RHGH SULL’ASSE TIROIDEO
IN PAZIENTI ADULTI CON DIFETTO DI GH
(1)
(1)
(1)
Mario Tarquini - Marta Bondanelli - Micol Lodi - Mariella Celico
(1)
(1)
(1)
Zatelli - Maria Rosaria Ambrosio - Ettore Degli Uberti
(1)
- Maria Chiara
Sezione di Endocrinologia e Medicina Interna, Dip. di Scienze Mediche, Università di Ferrara,
(1)
Ferrara, Italia
P - 68ALTERAZIONI TIROIDEE FUNZIONALI E MORFOLOGICHE IN PAZIENTI AFFETTI DA
CARCINOMA DEL COLON-RETTO METASTATICO IN TRATTAMENTO CON
REGORAFENIB. RISULTATI DI UNO STUDIO PROSPETTICO
(1)
(1)
(2)
(2)
Fabiana Pani
- Matteo Massidda
- Laura Orgiano
- Grazia Pusole
- Marco
(2)
(2)
(2)
(2)
(2)
Puzzoni - Elena Massa - Clelia Madeddu - Giorgio Astara - Valeria Pusceddu (1)
(1)
(2)
(1)
Francesco Boi - Germana Baghino - Mario Scartozzi - Stefano Mariotti
(1)
Unità di Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università di Cagliari
- Unità di Oncologia Medica, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica Università di
(2)
Cagliari
P - 69SCREENING DELLE ALTERAZIONI TIROIDEE IN UNA COORTE DI PAZIENTI “GUARITI”
DA PREGRESSO LINFOMA HODGKIN (HL) E NON HODGKIN (NHL)
(1)
(1)
(1)
(1)
Nicolò Arisci - Alessandro Oppo - Chiara Satta - Mikal Melis - Angela Maria
(2)
(2)
(2)
(1)
Mamusa - Maria Pina Simula - Emanuele Angelucci - Stefano Mariotti
Università degli studi di Cagliari, Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica,
(1)
Cagliari, Italia - AO Brotzu, Dipartimento di Oncologia Medica Struttura Complessa Ematologia e
(2)
Centro Trapianti Ospedale A. Businco, Cagliari, Italia
P - 70CABOZANTINIB E CURCUMINA: LA NUOVA SINERGIA CONTRO IL CARCINOMA
MIDOLLARE DELLA TIROIDE?
(1)
(1)
(1)
Loris Bertazza - Francesca Sensi - Sara Fernando Watutantrige - Simona Censi
(2)
(1)
(1)
(1)
Maurizio Iacobone - Marco Boscaro - Susi Barollo - Caterina Mian
(1)
-
(1)
Università di Padova, Dipartimento di Medicina, Padova, Italia
- Università di Padova,
(2)
Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Oncologiche e Gastroenterologiche, Padova, Italia
33
P - 71OSTEONECROSI DELLA MANDIBOLA DURANTE TRATTAMENTO CON ACIDO
ZOLEDRONICO IN UNA PAZIENTE TIROIDECTOMIZZATA PER CARCINOMA
FOLLICOLARE DELLA TIROIDE METASTATICO
(1)
(1)
(1)
Giulia Sapuppo
- Martina Tavarelli
- Erika Mangione
- Maria Luisa Arpi
(1)
(1)
(1)
Pasqualino Malandrino - Sebastiano Squatrito - Gabriella Pellegriti
(1)
-
Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Catania, Ospedale
(1)
Garibaldi-Nesima, Catania, Italia
P - 72SCORE ECOGRAFICO DEL RISCHIO DI MALIGNITÀ DEI NODULI TIROIDEI (TI-RADS):
RISULTATI CITOLOGICI DI UNO STUDIO PROSPETTICO DI NODULI CON TIROIDITE DI
HASHIMOTO VS NODULI SENZA TIROIDITE DI HASHIMOTO
(1)
(2)
(1)
(1)
Fabiana Pani - Michela Fanzecco - Francesco Boi - Chiara Satta - Chiara Serafini
(1)
(1)
(1)
(3)
Stefania Casula - Nicolò Arisci - Ivan Maurelli - Maria Letizia Lai - Stefano
(1)
Mariotti
(1)
Unità di Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università di Cagliari,
(1)
Cagliari, Italia - AOU Cagliari, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università di
(2)
Cagliari, Cagliari, Italia
- Istituto di Anatomia Patologica, Dipartimento di Citomorfologia,
(3)
Cagliari, Italia
P - 73PREVALENZA DI TIREOPATIA AUTOIMMUNE IN UNA POPOLAZIONE SARDA DI
DIABETICI TIPO 1 E FAMILIARI DI PRIMO GRADO: DATI PRELIMINARI
(1)
(1)
(1)
(1)
Chiara Satta - Michela Incani - Chiara Serafini - Stefania Casula - Maria Grazia
(1)
(2)
(3)
(3)
Pani
- Miriam Soro
- Anna Paola Frongia
- Maria Rossella Ricciardi
- Carlo
(4)
(1)
(5)
(6)
Ripoli - Efisio Cossu - Marco Giorgio Baroni - Stefano Mariotti
Dipartimento di Scienze Mediche Università di Cagliari, AOU Cagliari, Presidio di Monserrato,
(1)
(2)
Cagliari, Italia
- Pediatria, Ospedale Oristano, Oristano, Italia
- Diabetologia Pediatrica,
(3)
(4)
Ospedale Brotzu, Cagliari, Italia - Clinica Pediatrica, Ospedale Microcitemico, Cagliari, Italia (5)
Dipartimento di Medicina Sperimentale, Università La Sapienza Roma, Roma, Italia
(6)
Dipartimento di Scienze Mediche Università di Cagliari
P - 74COMPARSA DI TIROIDITE CRONICA AUTOIMMUNE IN DUE CASI EMBLEMATICI DI
TUMORI SOLIDI AVANZATI IN TRATTAMENTO CON NIVOLUMAB
(1)
(2)
(2)
Fabiana Pani
- Laura Orgiano
- Giorgio Astara
- Matteo Massidda
(2)
(2)
(2)
(1)
Madeddu - Elena Massa - Mario Scartozzi - Stefano Mariotti
(1)
- Clelia
Unità di Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università di Cagliari,
(1)
Cagliari, Italia - Unità di Oncologia Medica, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica,
(2)
Università di Cagliari, Cagliari, Italia
34
P - 75EFFETTI FAVOREVOLI DI SELENOMETIONINA (SM), MIOINOSITOLO (MI) OPPURE
SM+MI SU LINFOCITI PERIFERICI (LP) SOTTO STRESS OSSIDATIVO (SOSS) IN DONNE
CON T. DI HASHIMOTO (TH): STUDI PRELIMINARI IN VITRO
(1)
Flavia Di Bari - Teresa Vicchio
(3)
Salvatore Benvenga
(1)
- Roberto Vita
(1)
- Stefania Catania
(2)
- Chiara Costa
(2)
(1)
Università di Messina, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Messina, Italia
–
Università di Messina, Dipartimento di Scienze Biomediche e delle Immagini Morfologiche e
(2)
Funzionali, Messina, Italia
- Università di Messina, Dipartimento di Medicina Clinica e
Sperimentale; Programma Interdipartimentale di Endocrinologia Molecolare Clinica & Salute
(3)
Endocrina della Donna, Messina, Italia
P - 76FREQUENTE ASSOCIAZIONE DI MANIFESTAZIONI REUMATICHE ASPECIFICHE NELLA
TIROIDITE DI HASHIMOTO
Rosaria Maddalena Ruggeri
(2)
Trimarchi
(1)
- Rosaria Certo
(1)
- Giuseppe Giuffrida
(1)
- Francesco
U.O.C. Endocrinologia, AOU Policlinico G.Martino, Università di Messina, Dipartimento di medicina
(1)
clinica e sperimentale, Messina, Italia
- Accademia Peloritana dei Pericolanti, Università di
(2)
Messina, Messina, Italia
P - 77I LIVELLI SIERICI DI INTERLEUCHINA 37 (IL-37) SONO AUMENTATI NELLA TIROIDITE
DI HASHIMOTO (TH) E CORRELANO CON I MARCATORI DI STRESS OSSIDATIVO
(1)
(1)
(1)
Rosaria Maddalena Ruggeri
- Teresa Manuela Vicchio
- Angela Alibrandri
(1)
(1)
(1)
(2)
Salvatore Giovinazzo - Rosaria Certo - Giuseppe Giuffrida - Francesco Trimarchi
(3)
(4)
- Sebastiano Gangemi - Mariateresa Cristani
UOC di Endocrinologia, AOU Policlinico G.Martino, Università di Messina, Dipartimento di medicina
(1)
clinica e sperimentale, Messina, Italia
- Accademia dei Pericolanti, Università di Messina,
(2)
Messina, Italia - UOC di Allergologia e Immunologia Clinica, AOU Policlinico G.Martino, Università
(3)
di Messina, Dipartimento di medicina clinica e sperimentale, Messina, Italia
- Farmacia,
(4)
Dipartimento farmaco-biologico, Università di Messina, Messina, Italia
P - 78ANDAMENTO CLINICO DELLA TIROIDITE DI HASHIMOTO IN PAZIENTI AFFETTI DA
SINDROME POLIGHIANDOLARE AUTOIMMUNE
(1)
(1)
(1)
(1)
Roberta Lupoli
- Carla Gambale
- Livia Barba
- Danilo Petrone
- Marianna
(1)
(1)
(1)
(1)
Cacciapuoti
- Francesco Fonderico
- Antonio Rispo
- Brunella Capaldo
(1)
Giovanni Lupoli
Università degli Studi di Napoli "Federico II" di Napoli, Medicina Clinica e Chirurgia, Napoli, Italia
(1)
35
P - 79PREVALENZA DELLA TIROIDITE AUTOIMMUNE IN PAZIENTI CON PSORIASI E
ARTRITE PSORIASICA
(1)
(1)
(1)
(1)
Gelsy Arianna Lupoli - Nunzia Verde - Annalisa Panico - Francecsa Urselli –
(1)
(1)
(1)
Domenico La Sala - Fiammetta Romano - Maria Vastarella - Rosario Peluso
(1)
Nicola Balato
Università degli Studi di Napoli "Federico II", Medicina Clinica e Chirurgia, Napoli, Italia
(1)
-
(1)
P - 80ANALISI DELLE PATHWAYS IMMUNOREGOLATORIE IN PAZIENTI CON TIROIDITE
AUTOIMMUNE ISOLATA O ASSOCIATA A MALATTIA CELIACA
(1)
(1)
(1)
(1)
Maria Giulia Santaguida
- Ilenia Gatto
- Giorgio Mangino
- Camilla Virili
(2)
(2)
(2)
(2)
Nunzia Brusca - Silvia Capriello - Miriam Cellini - Lucilla Gargano - Poupak
(3)
(3)
(1)
Fallahi - Alessandro Antonelli - Marco Centanni
“Sapienza” Università di Roma, Latina, Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Medico-Chirurgiche,
(1)
(2)
Latina, Italia - AUSL Latina, UOC Endocrinologia, Ospedale Santa Maria Goretti, Latina, Italia (3)
Università di Pisa, Pisa, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Pisa, Italia
P - 81PREVALENZA DEGLI ANTICORPI ANTI RECETTORE NICOTINICO MUSCOLARE (ARAB)
IN UN'AMPIA COORTE DI PAZIENTI CON TIREOPATIA AUTOIMMUNE
(1)
(1)
(1)
(1)
Valeria Cenci - Tania Pilli - Silvia Cantara - Sandro Cardinale - Brunetta Porcelli
(2)
(2)
(2)
(3)
- Antonella Tabucchi
- Alessandro Pini
- Adriano Spreafico
- Vittorio
(4)
(2)
(1)
Fossombroni - Carlo Scapellato - Furio Pacini
Sezione di Endocrinologia, Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, Università di Siena, SIENA,
(1)
Italia
- U.O.C. Laboratorio Patologia Clinica, Emergenza, Urgenza e Servizi Diagnostici, AOUS,
(2)
SIENA, Italia - U.O.C. Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, Emergenza, Urgenza e Servizi
(3)
Diagnostici, SIENA, Italia
- U.O.C. Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, Emergenza,
(4)
Urgenza e Servizi Diagnostici, AOUS, SIENA, Italia
SIMPOSIO
La chirurgia tiroidea: nuove prospettive
Moderatori: Alfonso Barbarisi, Maurizio De Palma, Angelo Nicolosi
17.00 Chirurgia tradizionale vs MIVAT: cosa scegliere
Paolo Miccoli
17.25 La linfoadenectomia del comparto centrale
Rocco Bellantone
17.50 La prevenzione intraoperatoria delle complicanze chirurgiche
Lodovico Rosato
18.15 Discussione
36
FOCUS ON
Moderatori: Fabio Monzani, Francesco Trimarchi, Paolo Vitti
18.30 Terapia sostitutiva con levotiroxina nel paziente con TSH instabile
Bernadette Biondi
19.05
Assemblea generale AIT
20.30
Cena sociale
SABATO 17 DICEMBRE
8.15
8.15
8.15
8.15
AULA 1 Incontro con l’Esperto
Moderatori: Francesco Boi, Enrico Papini
Valutazione ecografica del rischio neoplastico dei noduli tiroidei
Teresa Rago
AULA 2 Incontro con l’Esperto
Moderatori: Antonino Belfiore, Mohamad Maghnie
Carcinoma tiroideo nel bambino
Armando Grossi
AULA 3 Incontro con l’Esperto
Moderatori: Mario Salvi, Ignazio Zucca
Orbitopatia basedowiana
Michele Marinò
AULA 4 Incontro con l’Esperto
Moderatori: Roberta Vanni, Caterina Mian
La consulenza genetica nei tumori della tiroide
Rossella Elisei
SIMPOSIO
Tiroide e Dintorni
Moderatori: Fabrizio Monaco, Paolo Usai
9.00
9.20
Tireopatie autoimmuni e diabete di tipo 1: aspetti
genetici e clinici
Marco Baroni
Le coagulopatie e le malattie tiroidee
Francesco Marongiu
37
9.40
10.00
10.20
10.30
La tiroidite cronica associata alle malattie autoimmuni non endocrine
Marco Centanni
Vitamina D e autoimmunità endocrina
Claudio Marcocci
Discussione
Comunicazioni Orali
Moderatori: Francesco Marongiu, Massimo Tonacchera,
Francesco Trimarchi
COMUNICAZIONI ORALI
O - 10-EFFETTO ADDITITIVO DELLA TERAPIA COMBINATA, TRAIL (TNF-RELATED
APOPTOSIS INDUCING LIGAND) E VEMURAFENIB, NELL’APOPTOSI DI CELLULE DI
CARCINOMA ANAPLASTICO DELLA TIROIDE
Tania Pilli
(1)
Pacini
(1)
- Silvia Cantara
(1)
- Carlotta Marzocchi
(1)
- Bellur S Prabhakar
(2)
- Furio
Sezione di Endocrinologia, Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, Università di Siena, Siena,
(1)
Italia - Dipartimento di Chirurgia, Sezione di Chirurgia Oncologica, University of Illinois at Chicago,
(2)
Chicago, Stati Uniti D' America
O - 11-CARATTERISTICHE CLINICHE, BIOCHIMICHE E MOLECOLARI DEL CARCINOMA
PAPILLARE VARIANTE SCLEROSANTE DIFFUSA (DSV-PTC): ANALISI DI 24 CASI
SELEZIONATI IN UN SINGOLO CENTRO
(1)
(1)
(2)
(1)
Carlotta Giani - Viola David - Liborio Torregrossa - Raffaele Ciampi - Cristina
(1)
(2)
(2)
(1)
(1)
Romei - Clara Ugolini - Fulvio Basolo - Eleonora Molinaro - Rossella Elisei
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, U.O. di Endocrinologia, Università di Pisa, Pisa,
(1)
Italia - Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica, Università di
(2)
Pisa, Pisa, Italia
O - 12-IL RUOLO DELLE TECNICHE MOLECOLARI NEL RICONOSCIMENTO DELLE NEOPLASIE
MALIGNE NELLE LESIONI INDETERMINATE A BASSO RISCHIO (TIR 3A) SECONDO LA
CLASSIFICAZIONE ITALIANA PER LA CITOLOGIA TIROIDEA
(1)
(1)
(1)
(1)
Chiara Brunelli
- Angela Santoro
- Patrizia Straccia
- Damiano Arciuolo
–
(1)
(1)
(1)
Claudia Mosseri
- Esther Diana Rossi
- Celestino Pio Lombardi
- Alfredo
(1)
(1)
(1)
Pontecorvi - Gianfranco Zannoni - Guido Fadda
UCSC ROMA, Agostino Gemelli, Roma, Italia
(1)
38
O - 13-TREND TEMPORALE DELLA TIREOGLOBULINA BASALE IN PAZIENTI CON
CARCINOMA TIROIDEO DIFFERENZIATO E TIREOGLOBULINA DOPO RHTSH TRA 1 E 2
NG/ML
(1)
(1)
(2)
(1)
Dario Tumino - Pasqualino Malandrino - Marco Russo - Martina Tavarelli (1)
(1)
(1)
(1)
Giulia Sapuppo - Sebastiano Squatrito - Gabriella Pellegriti - Francesco Frasca
Endocrinologia, Dip. di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Catania, Catania, Italia
(2)
Endocrinologia, Dip. di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Messina, Messina, Italia
(1)
-
O - 14-TRATTAMENTO DEI TUMORI DIFFERENZIATI DELLA TIROIDE IN ITALIA: FOTOGRAFIA
DELLA PRATICA CLINICA NEI CENTRI DELL’ITALIAN THYROID CANCER OBSERVATORY
Livia Lamartina
On behalf of Italian Thyroid Cancer Observatory group, Italian Thyroid Cancer Observatory, Roma,
Italia
O - 15-L’ATTIVAZIONE INTRACELLULARE DELL’ORMONE TIROIDEO PROMUOVE L’ATROFIA
MUSCOLARE IN CONDIZIONI DI CACHESSIA E DENERVAZIONE.
(1)
(1)
(2)
(1)
Monica Dentice - Emery Di Cicco - Raffaele Ambrosio - Daniela Di Girolamo (1)
(1)
(1)
Maria Angela De Stefano - Annunziata Gaetana Cicatiello - Giuseppina Mancino (1)
Domenico Salvatore
Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia, Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, Napoli,
(1)
(2)
Italia - IRCCS, SDN, Napoli, Italia
O - 16-IL RUOLO DELLE DEIODINASI NELLE CELLULE STAMINALI MUSCOLARI
(1)
(2)
(1)
Annunziata Gaetana Cicatiello - Raffaele Ambrosio - Maria Angela De Stefano (1)
(1)
(1)
(1)
Caterina Miro - Giuseppina Mancino - Monica Dentice - Domenico Salvatore
Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia, Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, Napoli,
(1)
(2)
Italia - IRCCS, SDN, Napoli, Italia
O - 17-PRESENTAZIONE, MANAGEMENT E COMPLICANZE DELLA RESISTENZA AGLI
ORMONI TIROIDEI ASSOCIATA A MUTAZIONI ETEROZIGOTI DEL GENE THRB (RTHΒ)
IN ITALIA
(1)
(2)
(3)
(4)
Irene Campi - Marina Muzza - Valentina Cirello - Deborah Mannavola - Maria
(2)
(5)
(5)
(6)
Antonia Maffini - Caterina Mian - Sara Watutantrige-Fernando - Luisa Petrone
39
(7)
(8)
(9)
Carla Pelusi
- Andrea Corrias
- Giovanna Weber
- Domenico Meringolo
(11)
(2)
(12)
Giorgio Radetti
- Paolo Beck-Peccoz - Luca Persani
(10)
-
Fondazione IRCCS Ca' Granda, UO Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità,
(1)
Università di Milano, Milano, Italia - Fondazione IRCCS Ca' Granda, UO Endocrinologia, Università
(2)
di Milano, Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità, Milano, Italia - Fondazione IRCCS Ca'
Granda, UO Endocrinologia, Università di Milano, Dipartimento di Fisiopatologia medico-chirurgica
(3)
e dei trapianti, Milano, Italia - Fondazione IRCCS Ca' Granda, UO Endocrinologia, Università di
(4)
Milano, Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità, Milano, Italia - U.O. Endocrinologia,
(5)
Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Medicina, Padova, Italia - Azienda Ospedaliero(6)
Universitaria Careggi, Unità di Endocrinologia, Firenze, Italia
- Divisione di Endocrinologia,
(7)
Dipartmento di Scienze Mediche e Chirurgiche (DIMEC), Università di Bologna, Bologna, Italia SVVD Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica, Dipartimento delle Scienze Pediatriche e
dell'Adolescenza Università degli Studi di Torino Ospedale Infantile Regina Margherita, Torino, Italia
(8)
- IRCCS Istituto San Raffaele, Dipartimento di Pediatria, Università Vita-Salute San Raffaele,
(9)
Milano, Italia
- Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Endocrinologia, Ospedale di
(10)
Bentivoglio, Bologna, Italia
- Ospedale Regionale di Bolzano, Dipartimento di Pediatria, Bolzano,
(11)
Italia
- IRCCS Istituto Auxologico Italiano, Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità,
(12)
Università di Milano e Divisione di di Endocrinologia e Metabolismo, Milano, Italia
O - 18-TSH ED ATTIVITA’ FISICA SPONTANEA IN ULTRANOVANTENNI: ANALISI DELLE
CORRELAZIONI
(1)
Andrea Di Blasio - Giorgio Napolitano
(2)
(3)
Vannetti - Claudio Macchi
(1)
- Ines Bucci
(1)
- Cesidio Giuliani
(1)
- Federica
Dipartimento di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento – Università “G. d’Annunzio” di Chieti(1)
(2)
Pescara – Italia
- Fondazione Don Gnocchi – Firenze – Italia
- Dipartimento di Medicina
(3)
Sperimentale e Clinica – Università degli Studi di Firenze – Italia
SIMPOSIO
La terapia con radioiodio dell’ipertiroidismo: 80 anni ben portati
Moderatori: Luca Chiovato, Rinaldo Guglielmi, Paolo Vitti
12.00
13.00
Le domande dei pazienti
Paola Polano
Il ruolo del medico nucleare
Alfredo Campennì
Il ruolo dell’endocrinologo
Roberto Rocchi
Discussione
13.15
Premiazioni Poster e conclusioni del Congresso
12.20
12.40
40
ABSTRACT ORALI
41
O - 1-DDR1 MODULA L’ESPRESSIONE E GLI EFFETTI BIOLOGICI DELL’ISOFORMA A DEL
RECETTORE INSULINICO NEL CARCINOMA TIROIDEO POCO DIFFERENZIATO
(1)
(2)
Veronica Vella - Roberta Malaguarnera - Maria Luisa Nicolosi
(2)
(2)
(2)
- Patrizia Cantafio - Chiara Palladino - Antonino Belfiore
(2)
- Cristina Spoleti
Scuola delle Scienze Umane e Sociali, Università "Kore" di Enna, 94100 Enna, Italia
(2)
della Salute, Endocrinologia, Università di Catanzaro, 88100 Catanzaro, Italia
(1)
(2)
- Dipartimento
RAZIONALE
I carcinomi poco differenziati e/o anaplastici della tiroide rapresentano ancora un
problema terapeutico non risolto. In precedenti studi abbiamo dimostrato che questi
tumori iperesprimono l’isoforma “fetale” del recettore insulinico (IR-A) e del suo
ligando IGF-II, e che il circuito autocrino IGF-II/IR-A correla con la perdita del
differenziamento e con il fenotipo simil-staminale (Malaguarnera et al, JCEM, 2011).
Abbiamo inoltre dimostrato che l’esposizione a IGF-II favorisce in maniera specifica
l’interazione di IR-A con vari partner molecolari, tra cui DDR1 (Morcavallo et al, Mol.
Endocrinol, 2011), recettore non integrinico del collageno, iperespresso in molti
tumori, e coinvolto nella metastatizzazione e nella resistenza alle terapie
farmacologiche.
Abbiamo dunque ipotizzato che DDR1 possa rappresentare un valido bersaglio
terapeutico nei carcinomi tiroidei poco differenziati che iperesprimono IR-A.
MATERIALI E METODI
Abbiamo utilizzato linee cellulari di carcinoma tiroideo poco differenziato
caratterizzate da espressione di DDR1 ed attivazione del circuito IR-A/IGF-II. In
queste cellule abbiamo valutato gli effetti della modulazione di DDR1 sulla
espressione e funzione di IR-A dopo stimolo con insulina o IGF-II.
RISULTATI
Il silenziamento di DDR1, tramite siRNA o inibizione farmacologica con DDR1-IN-1,
evidenziava una marcata inibizione degli effetti biologici quali proliferazione e
migrazione cellulare in risposta all’insulina e all’IGF-II. Questi effetti si associavano
con una significativa riduzione dei livelli proteici e di mRNA di IR-A mediante
meccanismi multipli, e consequente inibizione delle vie di segnale a valle di IR-A dopo
esposizione a insulina ed IGF-II. Al contrario, l’iperespressione di DDR1 determinava
effetti opposti.
CONCLUSIONI
In cellule di carcinoma poco differenziato della tiroide, DDR1 potenzia l’azione protumorale di IR-A modulandone l’espressione e gli effetti biologici in risposta a
insulina o IGF-II. Inoltre, il circuito IGF-II/IR-A costituisce un meccanismo di
aumentata espressione di DDR1 in queste cellule.
42
O - 2-EFFETTI DELL'INTERFERONE- SULLA SECREZIONE BASALE E TNF -INDOTTA DI
CXCL8 IN LINEE CELLULARI DI TUMORE TIROIDEO TPC-1 E BCPAP.
(1)
(1)
(2)
(3)
Francesca Coperchini
- Mario Rotondi
- Oriana Awwad
- Patrizia Pignatti
(4)
(4)
(1)
(4)
Christian Di Buduo - Vittorio Abbonante - Flavia Magri - Alessandra Balduini (1)
Luca Chiovato
Fondazione Salvatore Maugeri, I.R.C.C.S., Fondazione S. Maugeri, I.R.C.C.S, Unità di Medicina
Interna e Endocrinologia, Laboratorio sperimentale per lo Studio dei Distruttori Endocrini, Università
(1)
di Pavia, Pavia, Italia - The University of Jordan, Department of Biopharmaceutics and Clinical
(2)
Pharmacy,The University of Jordan, Amman, Giordania
- Fondazione Salvatore Maugeri,
(3)
I.R.C.C.S., Unità di allergia e immunologia, Fondazione S. Maugeri, I.R.C.C.S., Pavia, Italia
Policlinico San Matteo, I.R.C.C.S., Laboratori di ricerca in biotecnologie, Dipartimento di Medicina
(4)
Molecolare, I.R.C.C.S., Policlinico San Matteo, Università di Pavia, Pavia, Italia
RAZIONALE: CXCL8 è una chemochina catatterizzata dalla capacità di svolgere
diverse azioni pro-tumorigeniche. Diversi studi hanno dimostrato che Il targeting e/o
l’abbassamento delle concentrazioni di CXCL8 nel microambiente tumorale possono
produrre dei benefici a livello terapeutico. Lo scopo di questo studio è stato di
analizzare gli effetti di Interferone- (IFN ) sulla secrezione basale e TNF -indotta di
CXCL8 in linee cellulari di tumore tiroideo, TPC-1 e BCPAP (rispettivamente con
riarrangiamento RET/PTC e mutazione BRAFV600e).
MATERIALI E METODI: le cellule sono state incubate con IFN (1, 10, 100, and
1000U/mL) da solo o in combinazione con TNF- (10 ng/mL) per 24 ore. Le
concentrazioni di CXCL8 e di CXCL10 sono state misurate nei supernatanti cellulari
mediante metodica ELISA. La migrazione cellulare è stata valutata mediante l’utilizzo
di piastre trans-well e esperimenti di wound-healing.
RISULTATI: È stato dimostrato che l’IFN inibiva, in modo significativo e dosedipendente, sia la secrezione basale (ANOVA F: 22.759;
< 0.00001) che la
secrezione TNF -indotta di CXCL8 (ANOVA F: 15.309;
< 0.00001) nelle cellule
BCPAP ma non nelle cellule TPC-1 (NS). D’altra parte, IFN e IFN + TNFinducevano una produzione significativa di CXCL10 sia nelle BCPAP ( < 0.05) che
nelle TPC-1( < 0.05). Inoltre, gli esperimenti di migrazione cellulare hanno
evidenziato che: i) CXCL8 aumentava la migrazione cellulare sia nelle TPC-1 che nelle
BCPAP, ii) IFN riduceva in modo significativo solo la migrazione delle BCPAP e iii)
CXCL8 revertiva l’effetto ottenuto con IFN .
CONCLUSIONI: Questi risultati costituiscono la prima dimostrazione che IFN inibisce
la secrezione di CXCL8 e a sua volta la migrazione di una linea cellulare di tumore
tiroideo con mutazione BRAFV600e.
43
O - 3-PATHWAY MIR-375/YAP-1: NUOVO FATTORE PROGNOSTICO PER IL CARCINOMA
MIDOLLARE DELLA TIROIDE
(1)
(1)
(1)
(1)
Susi Barollo
- Francesca Sensi - Francesca Galuppini
- Elisabetta Cavedon
(2)
(1)
(1)
(1)
Laura Zambonin - Sara Fernando Watutantrige - Simona Censi - Marco Boscaro
(1)
(1)
(1)
Gianmaria Pennelli - Loris Bertazza - Caterina Mian
Università di Padova, Dipartimento di Medicina, Padova, Italia
(2)
Dipartimento di Medicina, Padova, Italia
(1)
– Azienda Ospedaliera di Padova,
RAZIONALE: Il carcinoma midollare della tiroide (MTC) è una neoplasia
neuroendocrina di tipo ereditario nel 25% dei casi (hMTC), con mutazioni a carico del
proto-oncogene RET e sporadico (sMTC) nel restante 75%. Solo nelle forme
ereditarie è possibile la cura mediante tiroidectomia profilattica, mentre la maggior
parte degli sMTC presenta già metastasi alla diagnosi con una sopravvivenza a 5 anni
del 40-50%. I micro-RNA sono sequenze di RNA non codificante a singolo filamento
che regolano l’espressione genica. Tra questi, miR-375 presenta una doppia natura,
pro o anti-cancerogenesi, a seconda del tipo di neoplasia. Nel presente studio si è
analizzata l’espressione di miR-375 in un’ampia casistica di hMTC e sMTC,
correlandola con le variabili clinico-patologiche, l’outcome e l’espressione di YAP-1,
un coattivatore trascrizionale che viene regolato negativamente da miR-375.
MATERIALI E METODI: Sono entrati nello studio 130 pazienti MTC consecutivi,
mediante sequenziamento diretto si è determinato lo stato mutazionale di RET e
RAS, e si è quantificata l’espressione di miR-375 mediante PCR quantitativa.
Attraverso analisi immunoistochimica si è valutata l’espressione di YAP-1.
RISULTATI: Tra le variabili cliniche il sesso è risultato significativamente correlato con
il T, la presenza di linfonodi metastatici (N) e lo stadio: i maschi presentavano alla
diagnosi tumori più grandi ed uno stadio più avanzato. miR-375 risultava
maggiormente espresso (p=0,0002, Mann-Whitney test) nei tessuti di sMTC e hMTC
rispetto alla controparte di tessuto tiroideo sano. I livelli di miR-375 erano
significativamente correlati con i livelli di calcitonina alla diagnosi, il T, l’N e lo stadio
dicotomizzato (S1/2 vs S3/4; p=0,0088). Alla fine del follow-up, livelli più elevati di
miR-375 erano correlati alla progressione della malattia (p=0,02). L’espressione di
YAP-1 era ridotta negli MTC rispetto al tessuto normale tiroideo, mostrando una
correlazione inversa con l’espressione di miR-375 (p < 0,001).
CONCLUSIONI: I nostri dati dimostrano che alti livelli di miR-375, attraverso
l’inibizione di YAP-1, si associano ad una prognosi peggiore nell’MTC. Tale analisi
condotta a livello del tumore primitivo potrebbe aiutare nella personalizzazione del
follow-up nel paziente con MTC. La caratterizzazione molecolare dell’MTC anche
attraverso l’analisi del profilo di mirRNA e geni ad essi correlati è fondamentale per
l’identificazione di nuovi “bersagli molecolari” per terapie mirate.
44
O - 4-STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO NEL TEMPO (ONGOING RISK STRATIFICATION) E
VARIANTI AGGRESSIVE DEL CARCINOMA PAPILLIFERO DELLA TIROIDE
(1)
(2)
(1)
Marco Russo - Pasqualino Malandrino - Mariacarla Moleti - Maria Antonia Violi
(1)
(3)
(2)
(3)
- Giacomo Sturniolo - Dario Tumino - Gabriella Pellegriti - Concetto Regalbuto
(1)
(1)
Dipartimento Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Messina, Messina, Italia
(2)
Endocrinologia, Ospedale Garibaldi Nesima, Catania, Italia
- Dipartimento Medicina Clinica e
(3)
Sperimentale, Università di Catania, Catania, Italia
RAZIONALE: Le varianti a cellule alte (TCV) e sclerosante diffusa (DSV) del carcinoma
papillifero tiroideo (PTC) hanno generalmente un comportamento biologico più
aggressivo rispetto alla variante classica del PTC (cPTC). Scopo dello studio è validare
il valore predittivo della stratificazione del rischio nel tempo (Ongoing risk
stratification, ORS) anche in questi istotipi.
MATERIALI E METODI: Sono state confrontate le caratteristiche istologiche alla
diagnosi e il decorso clinico di pazienti affetti da TCV (n=72), DSV (n=54) e cPTC
(n=184) diagnosticati dal 2000 al 2012 nei reparti di Endocrinologia dell’Università di
Messina e Catania. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a tiroidectomia totale e
terapia con 131-I. Dopo il trattamento chirurgico iniziale, i pazienti sono stati
classificati secondo i criteri di valutazione del rischio (criteri ATA, indipendentemente
dalla variante istologica) e in seguito stadiati nuovamente dopo 2 anni di follow-up in
base alla risposta alla terapia iniziale (ORS). I pazienti con risposta
indeterminata/incompleta all’ultimo controllo sono stati considerati non esenti da
persistenza di malattia.
RISULTATI: I pazienti con DSV rispetto ai pazienti con cPTC avevano una maggiore
frequenza di estensione extratiroidea alla diagnosi (62,9% vs 46,7% p<0,01) e di
persistenza/recidiva di malattia durante il follow-up (42,6% vs 15,2% p<0,01). Non vi
erano differenze significative tra TCV e cPTC.
Alla presentazione il 53,8% di cPTC, il 45,8% di TCV e il 79,7% di DSV sono stati
classificati a rischio intermedio/alto ATA, i restanti pazienti a basso rischio ATA. Dopo
2 anni di follow-up il 21,2% di cPTC, il 22,2% di TCV e il 50,0% di DSV hanno mostrato
una risposta indeterminata/incompleta alla terapia iniziale.
Il valore predittivo positivo (VPP) di persistenza di malattia all’ultimo controllo
(follow-up medio 9,4±3,9 anni) era significativamente superiore (p<0,05 per tutti gli
istotipi) utilizzando l’ORS (VPP= 41,0% in cPTC, 93,8% in TCV, 63,0% in DSV) rispetto
alla valutazione iniziale ATA (VPP= 12,1% in cPTC, 39,4% in TCV, 34,9% in DSV).
CONCLUSIONI: I tumori DSV, ma non TCV, hanno presentazione e decorso clinico
peggiore rispetto a cPTC. L’ORS predice in maniera più accurata il decorso a lungo
termine rispetto alla stratificazione iniziale ATA e pertanto, anche nelle varianti TCV e
DSV del PTC, rappresenta uno strumento utile per identificare i pazienti a rischio di
persistenza/recidiva di malattia.
45
O - 5-STUDIO METABOLOMICO DI CAMPIONI DI PLASMA DA PAZIENTI IPERTIROIDEI,
PRIMA E DOPO TRATTAMENTO FARMACOLOGICO, MEDIANTE L’ANALISI
STATISTICA MULTIVARIATA DI SPETTRI DI RISONANZA MAGNETICA NUCLEARE
(1)
Cristina Piras - Simone Poddighe
(1)
Luigi Atzori
(1)
- Sonia Liggi
(1)
- Nicolò Arisci
(2)
- Stefano Mariotti
Dipartimento di Scienze Biomediche, Sezione di Patologia, Università degli Studi di Cagliari, Italia
(2)
Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università degli Studi di Cagliari, Italia
(2)
(1)
-
RAZIONALE. L’ipertiroidismo (IT) è una condizione clinica caratterizzata da elevati
livelli di ormoni tiroidei liberi (FT4 e FT3) associati all’inibizione del TSH ipofisario. Ciò
determina effetti a carico del metabolismo glucidico, lipidico e proteico, segno di un
intensa impronta metabolica. Scopo di questo lavoro è stata la caratterizzazione del
profilo metabolomico di pazienti in ipertiroidismo prima e dopo il ripristino
dell’eutiroidismo mediante terapia farmacologica. Data l’assenza di studi simili in
letteratura, questa indagine innovativa pone le basi per successivi approfondimenti
volti ad una sempre più approfondita comprensione dei processi metabolici implicati
nel corso dell’ipertiroidismo e nel ritorno a una condizione di eutiroidismo.
MATERIALI E METODI. Il sangue di 16 pazienti con IT è stato prelevato al momento
della diagnosi (T0) e dopo 4 mesi dal trattamento farmacologico (T1), allorchè erano
tornati in eutiroidismo. Il profilo metabolomico del plasma dei pazienti IT è stato
confrontato con quello di una popolazione di pazienti sani (C) esenti da patologie
tiroidee. Lo studio è stato condotto mediante Risonanza Magnetica Nucleare
combinata a tecniche di analisi statistica multivariata.
RISULTATI. Il modello statistico costruito comparando C e IT-T0 ha mostrato
differenze metaboliche statisticamente significative. Ulteriori analisi sono state
condotte al fine di valutare la relazione tra i differenti profili metabolomici e gli
ormoni tiroidei. In particolare, i pazienti IT-T0 hanno mostrato bassi contenuti in
asparagina, colina, creatinine, formato, glicina, istamina, piroglutamato e serina, ma
alti livelli di creatina e tirosina rispetto C. Persistenti differenze sono state osservate
confrontando anche IT-T1 con C, mostrando come il profilo metabolomico dei
pazienti IT risultava ancora diverso nonostante la terapia farmacologica avesse
portato alla normalizzazione dei valori ormonali.
CONCLUSIONI. I risultati ottenuti suggeriscono come il profilo metabolico dei
pazienti IT sia fortemente influenzato da tale condizione patologica, e come le
alterazioni a suo carico possano persistere nonostante la normalizzazione del quadro
ormonale dato dalla terapia farmacologia. Lo studio non è ancora concluso giacché è
in corso l’analisi comparativa sugli stessi pazienti dopo un anno dalla diagnosi (IT-T2)
per valutare la possibilità di un recupero del normale profilo metabolomico sul lungo
periodo.
46
O - 6-IL GC-1, AGONISTA SELETTIVO DEL RECETTORE TRΒ, INDUCE LA PROLIFERAZIONE
EPATICA MEDIANTE UN MECCANISMO WNT/Β-CATENINA DIPENDENTE
(1)
(2)
(2)
Elisabetta Puliga
- Tamara Feliciano Alvarado
- Morgan Preziosi
- Minakshi
(2)
(2)
(2)
(1)
Poddar - Sucha Singh - Kari Nejak-bowen - Amedeo Columbano - Satdarshan
(2)
Ps Monga
Università di Cagliari, Dipartimento di Scienze Biomediche, Cagliari, Italia
(2)
Pittsburgh, Pittsburgh, USA
(1)
- University of
RAZIONALE: La triiodotironina (T3) esercita un potente effetto epatomitogenico in
modelli animali,
agiscono come fattori di trascrizione. A causa degli effetti collaterali della T3 mediati
rigenerazione epatica. Di recente, sono stati sintetizzati agonisti selettivi per
l’isoforma recettoriale più espressa nel fegato (TRβ), in grado di mimare l'effetto
mitogenico della T3, senza effetti collaterali. In questo contesto, il GC-1 è un
composto molto promettente. Sebbene evidenze sperimentali dimostrino che
l’azione mitogenica della T3 sia WNT/β-catenina-dipendente, è stato anche suggerito
che l’attivazione della β-catenina in modo WNT-indipendente avvenga ad opera della
protein kinasi A (PKA). Per verificare se l’attivazione della WNT pathway in toto sia
necessaria per l’effetto mitogenico della T3 e del GC-1, abbiamo utilizzato topi
knockout (KO) per i co-recettori del ligando Wnt, LRP5/6.
MATERIALI E METODI: Topi KO per i geni codificanti LRP5/6, sono stati alimentati con
dieta addizionata con T3 o trattati con GC-1 per 8 giorni. La proliferazione
epatocitaria è stata determinata mediante immunoistochimica per la ciclina D1 e la
bromo-deossiuridina. Lo stato di attivazione della β-catenina è stato determinato
mediante Western Blot su lisati di fegato totale.
RISULTATI: I risultati ottenuti dimostrano: 1) un decremento della proliferazione
epatica nei topi KO per i recettori LRP5/6 rispetto ai controlli wild type (WT) dopo
trattamento con T3 o GC-1; 2) la ridotta proliferazione si verifica, nonostante un
evidente aumento della fosforilazione della Ser675-β-catenina, ad opera della PKA; 2)
i livelli di β-catenina non-fosforilata attiva e quindi in grado di traslocare nel nucleo,
sono indotti negli WT trattati con T3 e GC-1, rispetto agli WT non trattati, mentre
non sono significativamente aumentati nei KO trattati rispetto ai loro controlli.
CONCLUSIONI: L’agonista selettivo del TRβ, GC1, induce proliferazione epatica
mediante l’attivazione della via WNT/β-catenina. L’assenza di effetti tossici del GC-1
candida il suo utilizzo in condizioni in cui sia necessario stimolare la rigenerazione
epatica (i.e. Small for Size Syndrome). Inoltre, considerato l’effetto anti-tumorale
esercitato dalla T3 in modelli animali, il GC-1 potrebbe rappresentare un utile
strumento nella terapia del carcinoma epatocellulare.
47
O - 7-IPOTIROIDISMO CONGENITO CON TIROIDE IN SEDE (IC) E IPERTIREOTROPINEMIA
ISOLATA (IPERTSH) IN BAMBINI E ADOLESCENTI: ANALISI CLINICA, BIOCHIMICA E
MOLECOLARE ALLA DIAGNOSI E DOPO RIVALUTAZIONE
(1)
(1)
(1)
Brunella Bagattini - Lucia Montanelli - Caterina Di Cosmo - Giuseppina De Marco
(1)
(1)
(1)
Patrizia Agretti - Paolo Vitti - Massimo Tonacchera
(1)
Università di Pisa, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Sezione di Endocrinologia, Pisa,
(1)
Italia
RAZIONALE: Negli ultimi anni sono aumentati i casi di IC e di IperTSH infantile e
adolescenziale, (ovvero TSH moderatamente elevato, assenza di AbTG e di AbTPO e
tiroide con normali caratteristiche). Non vi è completo accordo riguardo la necessità
di iniziare la terapia con levotiroxina (LT4) in questi soggetti.
MATERIALI E METODI: In 126 pazienti di età minore di 18 anni (59 con IC e 72 con
IperTSH) abbiamo valutato l’evoluzione della funzione tiroidea nel tempo. In coloro
che erano stati già trattati con LT4 abbiamo rivalutato la funzione tiroidea dopo un
mese di sospensione di terapia. Nella maggior parte dei pazienti è stato eseguito un
test al perclorato e in alcuni di questi è stata eseguita l’analisi dei geni DUOX2 e
recettore del TSH (TSHr).
RISULTATI: Al termine del follow-up, il 49,6 % dei pazienti assumeva LT4, mentre non
la assumeva il 50,4%. Al termine del follow-up, dei pazienti con IC il 62,7% stava
ancora assumendo terapia, mentre il 37,3% l’aveva sospesa dopo la rivalutazione; dei
pazienti con IperTSH, il 38,9% stava assumendo LT4 mentre il 61,1% non la stava
assumendo. Dei pazienti con IC, 51 eseguivano una rivalutazione clinica dopo
sospensione di terapia con LT4: 11 presentavano un ipotiroidismo franco (21,6%), 25
presentavano una ipertireotropinemia (49%) e 15 (29.4%) erano eutiroidei. Tra i
pazienti con IperTSH che avevano iniziato LT4, 27 eseguivano una rivalutazione
clinica dopo sospensione di terapia con LT4: uno mostrava un ipotiroidismo franco,
14 una IperTSH, mentre 12 erano eutiroidei. Nel 2,2% dei pazienti comparivano
AbTG durante i controlli. L’analisi genetica rivelava: 4 polimorfismi, una mutazione in
eterozigosi composta, una mutazione puntiforme e una delezione del gene DUOX2;
una mutazione puntiforme e 2 polimorfismi del gene TSHr. I pazienti con la stessa
mutazione mostravano fenotipi differenti.
CONCLUSIONI: Una elevata percentuale dei pazienti con IC ha sospeso la terapia con
LT4 e solo una minoranza di pazienti con IperTSH ha sviluppato l’ipotiroidismo. Le
mutazioni del gene DUOX2 sono risultate le più frequenti, tuttavia i portatori di una
stessa mutazione hanno presentato un differente fenotipo, suggerendo ulteriori
fattori come responsabili delle caratteristiche cliniche.
48
O - 8-CORRELAZIONE
TRA
IPERCOLESTEROLEMIA-LDL
ED
OFTALMOPATIA
BASEDOWIANA: RISULTATI DI UNO STUDIO PROSPETTICO OSSERVAZIONALE
(1)
(1)
(1)
(1)
Elena Sabini - Barbara Mazzi - Maria Antonietta Profilo - Roberto Rocchi - Ilaria
(1)
(1)
(1)
(1)
(1)
Ionni - Francesca Menconi - Marenza Leo - Paolo Vitti - Claudio Marcocci (1)
Michele Marinò
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Unità di Endocrinologia I e II, Ospedale Cisanello,
(1)
Pisa, Italia
RAZIONALE In un recente studio retrospettivo è stata osservata una minore
probabilità di sviluppare oftalmopatia basedowiana (OB) in pazienti con Morbo di
Basedow (MB) trattati con statine. Non è chiaro se tale dato rifletta l’azione antiinfiammatoria o l’azione ipolipemizzante delle statine. Pertanto, abbiamo condotto
uno studio prospettico allo scopo di valutare la possibile associazione tra
ipercolesterolemia e OB.
PAZIENTI E METODI Venivano valutati 50 pazienti consecutivi con MB e OB (gruppo
OB) (45 donne e 5 uomini, età 51,2±10,3 aa) e 50 pazienti consecutivi con MB senza
OB (gruppo non-OB) (32 donne e 18 uomini, età 44,7±14,8 aa) giunti presso il nostro
Centro per effettuare terapia con 131I. Gli obiettivi primari erano: i) relazione tra
ipercolesterolemia-LDL moderata (colesterolo LDL ≥115 mg/dl) o ipercolesterolemiaLDL grave (colesterolo LDL ≥160 mg/dl) ed OB; ii) relazione tra ipercolesterolemiaLDL moderata o ipercolesterolemia-LDL grave e gravità (valutata mediante NOSPECS
score) o attività [(valutata mediante clinical activity score (CAS)] dell’OB. Risultati Il
gruppo OB e il gruppo non-OB erano significativamente diversi per età, sesso,
familiarità per ipercolesterolemia, durata dell’ipertiroidismo, il che rendeva privo di
significato il confronto tra i due gruppi in termini di ipercolesterolemia-LDL, la cui
prevalenza era comunque simile. Verosimilmente, la differenza è da implicarsi,
almeno in parte, ad un atteggiamento più precoce relativamente alla terapia tiroidea
nei pazienti con OB. Nel gruppo OB vi era una correlazione significativa tra
ipercolesterolemia-LDL moderata e NOSPECS (P=0,004). Inoltre, si osservava una
correlazione significativa dell’ipercolesterolemia-LDL grave con il NOSPECS (P=0,009)
ed il CAS (P=0,01).
CONCLUSIONI I nostri dati indicano una relazione dell’ipercolesterolemia-LDL con la
gravità e l’attività dell’OB, che potrebbe essere spiegata dall’alterazione dello stato
infiammatorio generale notoriamente presente nei soggetti ipercolesterolemici.
Rimane da stabilire se l’ipercolesterolemia rappresenta un fattore di rischio per lo
sviluppo di OB.
49
O - 9-STATO NUTRIZIONALE IODICO DELLA POPOLAZIONE SCOLARE IN LIGURIA,
TOSCANA E SICILIA: I PROGRESSI DELLA IODOPROFILASSI
(1)
(2)
(3)
(4)
Simona De Angelis - Antonio Dimida - Mara Schiavo - Maria Carla Moleti (2)
(2)
(1)
(4)
Caterina Di Cosmo - Teresa Rago - Daniela Rotondi - Giacomo Sturniolo - Maria
(4)
(3)
(3)
(3)
Di Mauro - Elena Nazzari - Irene Bossert - Giampaola Pesce - Alessandro Saba
(2)
(3)
(5)
(2)
Marcello Bagnasco - Concetto Recalbuto - Massimo Tonacchera - Francesco
(4)
(1)
Vermiglio - Antonella Olivieri
Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia-OSNAMI, Istituto Superiore
(1)
(2)
di Sanità, Roma
- Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa
(3)
Dipartimento di Medicina Interna, Università di Genova
- Dipartimento di Medicina Clinica e
(4)
Sperimentale, Università di Messina - Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università
(5)
di Catania
RAZIONALE. Gli ultimi dati disponibili sullo stato nutrizionale iodico della popolazione
raccolti dall’OSNAMI (Rapporto ISTSAN 14/06, 2014) in collaborazione con gli
Osservatori Regionali per la prevenzione del Gozzo, riguardano studi condotti tra il
2007 ed il 2012. Da questi dati è risultato che solo 3 Regioni (Liguria, Toscana, Sicilia)
su 9 studiate mostravano valori mediani di ioduria in età scolare indicativi di una
condizione di iodosufficienza (range: 119-160 /L). Obiettivo di questo studio è
stato quello di verificare la sostenibilità di un adeguato apporto iodico in Liguria,
Toscana, Sicilia, dal momento che gli studi precedenti riguardavano aree limitate del
territorio regionale. SOGGETTI E METODI. Sono stati reclutati 1586 bambini di età
10-15 anni (n=535 Liguria, n=529 Toscana, n=522 Sicilia), di cui 647 residenti in aree
interne rurali (aree sentinella, AS) e 939 in aree urbane di riferimento (AR). Tutti i
bambini reclutati sono stati sottoposti a visita medica ed ecografia tiroidea e in tutti
è stato raccolto un campione estemporaneo di urina per la determinazione della
ioduria eseguita in spettrometria di massa presso l’Università di Pisa. E’ stato inoltre
somministrato un questionario per la raccolta delle informazioni sull’utilizzo del sale
iodato. RISULTATI. La frequenza dei soggetti che fa uso di sale iodato è risultata del
47% in Sicilia (46% AS, 48% AR), 60% in Liguria (63% AS, 58% AR) e 77% in Toscana
(79% AS, 74% AR). I valori mediani di ioduria sono risultati indicativi di iodosufficienza
in Li
frequenza di gozzo, stimata utilizzando i valori di riferimento del WHO stratificati per
età (WHO & ICCIDD, Bull World Health Organ 1997;75:95-7), è risultata in tutte e tre
le Regioni coerente con il netto miglioramento dell’intake di iodio (Liguria=3.9%:
AS=5.6%, AR=3.0%; Toscana=1.1%: AS=1.7%, AR=0.4%; Sicilia=2.5%: AS=3.2%,
AR=2.2%). Anche la frequenza di soggetti con noduli è risultata ridotta in tutte e tre
le Regioni (Liguria=3.0%; Toscana=0.7%; Sicilia=1.2%). CONCLUSIONI. I dati ottenuti
in questo studio hanno dimostrato i benefici della iodoprofilassi in queste Regioni,
evidenti anche nella aree rurali interne, ma anche l’importanza dell’azione di
monitoraggio per la continua valutazione dell’efficienza e dell’efficacia della
iodoprofilassi nel nostro Paese.
50
O - 10-EFFETTO ADDITITIVO DELLA TERAPIA COMBINATA, TRAIL (TNF-RELATED
APOPTOSIS INDUCING LIGAND) E VEMURAFENIB, NELL’APOPTOSI DI CELLULE DI
CARCINOMA ANAPLASTICO DELLA TIROIDE
Tania Pilli
(1)
Pacini
(1)
- Silvia Cantara
(1)
- Carlotta Marzocchi
(1)
- Bellur S Prabhakar
(2)
- Furio
Sezione di Endocrinologia, Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, Università di Siena, Siena,
(1)
Italia - Dipartimento di Chirurgia, Sezione di Chirurgia Oncologica, University of Illinois at Chicago,
(2)
Chicago, Stati Uniti D' America
RAZIONALE: Il carcinoma anaplastico della tiroide (ATC) è un raro tumore ma con
prognosi infausta. TRAIL è un farmaco citotossico che induce selettivamente
l’apoptosi nelle cellule tumorali tuttavia il fenomeno della resistenza ad esso è
abbastanza comune. L’obiettivo del nostro studio è stato valutare l’apoptosi indotta
da TRAIL in linee cellulari derivate da ATC, in vitro ed in vivo, e l’effetto della terapia
combinata con inibitori delle tirosino-chinasi (TKI) selettivi per BRAF (vemurafenib) e
Akt (MK2206).
MATERIALI E METODI: Sono state impiegate 4 linee cellulari derivate da ATC: C643,
CAL62 e HTh7, con mutazione attivante di RAS e, 8505C con mutazione attivante di
BRAF. Le cellule sono state trattate con TRAIL in monoterapia o in combinazione con
vemurafenib o MK2206. L’apoptosi è stata misurata mediante metodo ELISA
valutando la forma attiva della caspasi-3. E’ stato inoltre valutato l’effetto proapoptotico di TRAIL in un modello murino di xenotrapianto ed è in corso un analogo
esperimento con l’uso combinato di TRAIL e TKI.
RISULTATI: Le cellule C643, CAL62 e HTh7 sono risultate sensibili all’apoptosi indotta
da TRAIL, mentre le cellule 8505C erano resistenti, anche alla dose più elevata di
TRAIL (100 ng/ml).
L’effetto pro-apoptico di TRAIL è stato confermato in un modello murino di
xenotrapianto (HTh7) in cui si osservava una significativa riduzione della crescita
tumorale dopo circa una settimana dalla prima somministrazione, rispetto ai controlli
trattati con placebo. Successivamente, sono state selezionate 2 linee cellulari: 8505C
e HTh7, rispettivamente con attivazione della via di segnale della MAPK e della
PI3K/Akt, per testare differenti dosi di vemurafenib e MK2206 ed identificare la dose
minima efficace dei TKI per inibire i rispettivi bersagli terapeutici nei 2 sistemi
cellulari. Sono stati quindi impiegati, , in combinazione con TRAIL, vemurafenib alla
dose di 1 uM nelle cellule 8505C e 5 uM nelle cellule HTh7 e MK226 alla dose di 5 uM
in entrambe le linee cellulari: vemurafenib aumentava significativamente l’apoptosi
indotta da TRAIL nelle cellule 8505C (+70%, p=0.029) e nell HTh7 (+25%, p=0.029),
mentre MK2206 non mostrava un effetto additivo nei 2 sistemi cellulari.
CONCLUSIONI: TRAIL è un promettente agente terapuetico nell’ATC ed in caso di
resistenza vemurafenib può essere una valida terapia complementare.
51
O - 11-CARATTERISTICHE CLINICHE, BIOCHIMICHE E MOLECOLARI DEL CARCINOMA
PAPILLARE VARIANTE SCLEROSANTE DIFFUSA (DSV-PTC): ANALISI DI 24 CASI
SELEZIONATI IN UN SINGOLO CENTRO
(1)
(1)
(2)
(1)
Carlotta Giani - Viola David - Liborio Torregrossa - Raffaele Ciampi - Cristina
(1)
(2)
(2)
(1)
(1)
Romei - Clara Ugolini - Fulvio Basolo - Eleonora Molinaro - Rossella Elisei
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, U.O. di Endocrinologia, Università di Pisa, Pisa,
(1)
Italia - Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica, Università di
(2)
Pisa, Pisa, Italia
RAZIONALE: La variante sclerosante diffusa del carcinoma papillare della tiroide
(DSV-PTC) è una variante rara con una bassa prevalenza (0.3%-5.3%). Scopo di questo
studio è stato quello di analizzare le caratteristiche cliniche, istologiche, biochimiche
e molecolari di una coorte di pts con DSV-PTC selezionati in un singolo centro.
MATERIALI E METODI: Abbiamo analizzato i dati clinici, anatomopatologici e
biochimici di 24 pts con diagnosi istologica di DSV-PTC seguiti tra il 2000 ed il 2015
presso l’U.O. di Endocrinologia di Pisa.
RISULTATI: La prevalenza del DSV-PTC nel nostro centro è risultata leggermente
inferiore rispetto all’atteso (0.24%). L’età media alla diagnosi era 22±8 anni (11-44)
con una netta prevalenza del sesso femminile (F:M=18:6). Tutti i pts sono stati
sottoposti ad intervento chirurgico e successiva terapia radiometabolica con 131I.
All’istologia tutti i pts presentavano una metaplasia squamosa, abbondanti
calcificazioni, fibrosi e 12/24 (50%) pts una marcata infiltrazione linfocitaria a tipo di
Hashimoto; 16/24(67%) pts mostravano il coinvolgimento di entrambi i lobi tiroidei.
Tutti i pts avevano multiple metastasi linfonodali (mtsL) all’esordio: 8/24 (33%) pts
solo del comparto centrale, 16/24 (67%) pts anche dei comparti latero-cervicali
bilaterali. Tutti tranne 3 pts avevano elevati titoli di anticorpi anti-tireoglobulina
(AbTg). Dopo una mediana di 7 anni di follow-up tutti i pts, eccetto 1/21 (4.7%),
erano in vita: 5/21 (24%) pts erano in remissione clinica di malattia; 14/21 (66.6%)
pts avevano una persistenza strutturale di malattia (29% anche con mts polmonari;
71% con solo mtsL); 1/21 (4.7%) pt aveva una persistenza biochimica di malattia con
AbTg sempre a titolo elevato. L’analisi molecolare ha mostrato la presenza del
riarrangiamento KIF5/RET in 1 caso su 19 analizzati; 1 caso di mutazione BRAFV600E
e nessuna mutazione del gene RAS su 4 casi analizzati.
CONCLUSIONI: Si conclude che il DSV-PTC ha caratteristiche istologiche peculiari, è
quasi sempre accompagnato da elevati titoli di AbTg (con positività di AbTPO in solo
1/3 dei casi), presenta uno stadio comunemente avanzato alla diagnosi ed una
prognosi peggiore rispetto alle varianti classiche di PTC. Tuttavia dopo una mediana
di 7 anni di follow-up tutti i pazienti, eccetto il caso KIF5/RET positivo, sono in vita
come atteso nei pazienti giovani con PTC. Il completamento dell’analisi molecolare
identificherà il profilo genetico del DSV-PTC.
52
O - 12-IL RUOLO DELLE TECNICHE MOLECOLARI NEL RICONOSCIMENTO DELLE NEOPLASIE
MALIGNE NELLE LESIONI INDETERMINATE A BASSO RISCHIO (TIR 3A) SECONDO LA
CLASSIFICAZIONE ITALIANA PER LA CITOLOGIA TIROIDEA
(1)
(1)
(1)
(1)
Chiara Brunelli
- Angela Santoro
- Patrizia Straccia
- Damiano Arciuolo
(1)
(1)
(1)
Claudia Mosseri
- Esther Diana Rossi
- Celestino Pio Lombardi
- Alfredo
(1)
(1)
(1)
Pontecorvi - Gianfranco Zannoni - Guido Fadda
UCSC ROMA, Agostino Gemelli, Roma, Italia
(1)
RAZIONALE: Obiettivo di questo studio è di definire l’impatto clinico della nuova
classificazione citologica italiana ed il ruolo delle tecniche molecolari
nell’identificazione di casi maligni nelle lesioni indeterminate a basso rischio di
malignità (TIR3A).
MATERIALI E METODI: Nel biennio 2014-16 sono stati esaminati 4897 FNA ecoguidati
tiroidei allestiti in fase liquida, di cui 249 (5,1%) diagnosticati come TIR3A. Sono state
eseguite in tutti i casi colorazioni immunocitochimiche per HBME1 e Galectina-3
mentre l’analisi mutazionale per BRAF V600E è stata effettuata su 14 casi (5.6%). 40
pazienti sono stati operati (16.1%) e su questi è stato calcolato il tasso di malignità
(ROM). La sensibilità, la specificità, la PPV, la NPV, l’accuratezza per HBME1 e
Galectina-3, sono state valutati come singoli tests o in combinazione.
RISULTATI: All’istologia 6 noduli sono risultati iperplastici, 28 adenomi follicolari e 6
neoplasie maligne: 1 FVPTC, 2 PTCs classici, 1 microPTC, 2 FTC. Il FVPTC era non
invasivo, recentemente riclassificato come tumore follicolare non invasivo con
caratteristiche nucleari papillari (NIFTP). A causa di questa diagnosi di NIFTP (nonmaligno) il ROM dei TIR 3A diminuisce al 12.5%. L’espressione combinata di HBME-1
e Galectina 3 nei noduli TIR3A aumenta significativamente la sensibilità
dell’identificazione di casi maligni su campioni citologici (p= 0.0013).
L’ immunocitochimica per HBME-1 e Galectina-3 mostra elevati livelli di sensibilità,
specificità ed accuratezza (oltre 80% combinati) con un NPV vicino al 100%. Analisi di
concordanza tra i due marcatori molecolari mostrano un buon valore (κ = 0.624), con
una concordanza complessiva di 0.838. Solo 1 caso su 14 (7.1%) è risultato positivo
per la mutazione di BRAF V600E che si è dimostrato essere un PTC multifocale
(positivo anche per i due anticorpi).
CONCLUSIONI: A due anni dall’introduzione della classificazione italiana possiamo
trarre le prime considerazioni riguardo alle lesioni indeterminate TIR 3A:
- il ROM è in accordo con i dati attesi (entro il 15%) e la recente riclassificazione dei
FVPTC non invasivi in NIFTP lo riduce ulteriormente;
- gli screening di immunocitochimica, basati sull’uso in combinazione dei due
anticorpi (HBME-1 and Galectina 3) sono efficaci nel distinguere i casi da inviare a
chirurgia da quelli da seguire con follow-up clinico;
- l’analisi mutazionale di BRAF V600E può essere utile nell’identificare quei PTC che
necessitano di chirurgia.
53
O - 13-TREND TEMPORALE DELLA TIREOGLOBULINA BASALE IN PAZIENTI CON
CARCINOMA TIROIDEO DIFFERENZIATO E TIREOGLOBULINA DOPO RHTSH TRA 1 E 2
NG/ML
(1)
(1)
(2)
(1)
Dario Tumino - Pasqualino Malandrino - Marco Russo - Martina Tavarelli (1)
(1)
(1)
(1)
Giulia Sapuppo - Sebastiano Squatrito - Gabriella Pellegriti - Francesco Frasca
Endocrinologia, Dip. di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Catania, Catania, Italia
(2)
Endocrinologia, Dip. di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Messina, Messina, Italia
(1)
-
RAZIONALE - Secondo i criteri dell’“ongoing risk stratification” (ORS) proposti
dall’ATA, dopo tiroidectomia totale e terapia con I131, i pazienti con carcinoma
tiroideo differenziato (CTD) sono suddivisi in “risposta eccellente” (R-Ecc, esenti da
malattia) e “risposta incompleta” (R-Inc, presenza di malattia). Esiste una terza
categoria intermedia a queste due definita “risposta indeterminata” (R-Ind) la cui
gestione è controversa. Obiettivo dello studio è valutare il trend della Tg basale nei
pazienti con R-Ind, aventi cioè Tg dopo rhTSH tra 1 e 2 ng/ml.
PAZIENTI E METODI - Selezione retrospettiva di pazienti consecutivi che hanno
eseguito il test rhTSH nel periodo 2004-2015, aventi valori di Tg stimolata tra 1 e 2
ng/ml e imaging negativo. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a tiroidectomia totale
e terapia con I-131 per CTD. Ai controlli successivi al test rhTSH lo stato di malattia è
stato valutato annualmente mediante i valori di Tg basale (almeno 3 misurazioni
consecutive) dosata con metodica di 2° generazione (sensibilità funzionale <0,1
ng/ml) e l’ecografia del collo. Secondo i criteri ORS, i pazienti che regredivano verso
una R-Ecc o mantenevano una R-Ind sono stati definiti come Gruppo A, mentre i
pazienti che progredivano verso una R-Inc biochimica o strutturale sono stati definiti
Gruppo B. La differenza del trend della Tg basale tra i due gruppi è stata valutata
mediante “regressione lineare multilivello”.
RISULTATI - Abbiamo selezionato 102 pazienti (23M, 79F, età media 41±14) con
follow-up mediano di 51 mesi dal rhTSH. 88 (86%) pazienti appartenevano al Gruppo
A, dei quali 43 con R-Ind e 45 con R-Ecc. Il Gruppo B era formato dai restanti 14 (14%)
pazienti: 4/14 (29%) R-Inc biochimica e 10/14 (71%) R-Inc strutturale. Il trend
temporale della Tg basale era significativamente diverso tra i due gruppi (p= 0,004). I
valori di Tg basale al rhTSH rispetto all’ ultimo controllo nei pazienti del Gruppo A si
riducevano (0,280,19 vs 0,160,14 ng/ml), mentre nei pazienti del Gruppo B
aumentavano durante il follow-up (0,390,26 vs 0,510,43 ng/ml).
CONCLUSIONI - Il trend della Tg basale è efficace nel predire una progressione di
malattia nei pazienti con R-Ind e permette di selezionare quali tra questi richiedono
una rivalutazione mediante rhTSH. Tale indagine, infatti, sembra indicata nei pazienti
con aumento progressivo della Tg basale, mentre nei pazienti con riduzione dei livelli
di Tg ulteriori valutazioni della Tg stimolata non sembrano necessarie.
54
O - 14-TRATTAMENTO DEI TUMORI DIFFERENZIATI DELLA TIROIDE IN ITALIA: FOTOGRAFIA
DELLA PRATICA CLINICA NEI CENTRI DELL’ITALIAN THYROID CANCER OBSERVATORY
Livia Lamartina
On behalf of Italian Thyroid Cancer Observatory group, Italian Thyroid Cancer Observatory, Roma,
Italia
RAZIONALE. Le linee guida dell’American Thyroid Association pubblicate a Gennaio
2016 raccomandano un approccio più conservativo ed individualizzato al trattamento
iniziale dei carcinomi differenziati della tiroide (CDT). Abbiamo studiato l’attuale
pratica terapeutica in Italia al momento della pubblicazione delle line guida.
MATERIALI E METODI. l’Italian Thyroid Cancer Observatory (ITCO) è una rete di
centri italiani (attualmente 32) che ha intrapreso a partire dal Gennaio 2013 una
raccolta prospettica di tutti i CDT di nuova diagnosi. Abbiamo analizzato i dati
registrati nel database on-line al 05/10/2016.
RISULTATI. Sono stati inclusi consecutivamente 2116 pazienti (il 75% di sesso
femminile, età mediana alla diagnosi 48.7 anni, range 10–90). In 2065 (97,6%)
pazienti è stata effettuata la tiroidectomia totale mentre in 51 (2.4%) la lobectomia.
La linfectomia del compartimento centrale e laterocervicale è stata effettuata in 776
(36,7%) e 226 (10.7%) pazienti rispettivamente. Il tipo istologico riscontrato era:
carcinoma papillifero in 1965 (93%) pazienti, carcinoma follicolare o a cellule di
Hürthle in 136 (6%), ed altre varianti rare di CDT in 15 (1%) pazienti. La mediana di
dimensione del tumore era di 11 mm. Il tumore presentava un’estensione
extratiroidea in 591 (28%) pazienti (microscopica [T3] in 523 e macroscopica [T4] in
68). Metastasi linfonodali del compartimento centrale erano presenti in 258 (12.2%)
pazienti e dei compartimenti laterocervicali in 182 (8.6%). La classe di rischio stimata
alla diagnosi era: rischio basso in 1229 (58%), rischio intermedio in 785 (37%) e
rischio alto in 102 (5%) pazienti. Il trattamento con radioiodio veniva effettuato in
1260 (59.5%) pazienti: 512 (41,7%) dei pazienti a basso rischio, 656 (83,6%) dei
pazienti a rischio intermedio, 92 (90,2%) dei pazienti ad alto rischio (p < 0.0001). La
percentuale di trattati con radioiodio risultava maggiore in un centro non
universitario (74,8%) rispetto ad un centro universitario (51.6%) (p < 0.0001).
CONCLUSIONI: La tiroidectomia totale è ancora l’approccio chirurgico prevalente in
Italia. E’ stata riscontrata una tendenza all’uso selettivo del radioiodio a seconda
della categoria di rischio stimata alla diagnosi. Esiste ancora un eccesso di
trattamento nei tumori a basso rischio e nei casi con rischio poco definito.
55
O - 15-L’ATTIVAZIONE INTRACELLULARE DELL’ORMONE TIROIDEO PROMUOVE L’ATROFIA
MUSCOLARE IN CONDIZIONI DI CACHESSIA E DENERVAZIONE.
(1)
(1)
(2)
(1)
Monica Dentice - Emery Di Cicco - Raffaele Ambrosio - Daniela Di Girolamo (1)
(1)
(1)
Maria Angela De Stefano - Annunziata Gaetana Cicatiello - Giuseppina Mancino (1)
Domenico Salvatore
Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia, Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, Napoli,
(1)
(2)
Italia - IRCCS, SDN, Napoli, Italia
RAZIONALE: L’ormone tiroideo è un importante regolatore delle funzioni muscolari e
le disfunzioni della tiroide sono le cause scatenanti di numerose miopatie. È noto che
l’ormone tiroideo influenza la fisiologia del muscolo scheletrico, alterando la
proporzione tra le fibre slow e fast, la sintesi proteica ed il catabolismo, e
aumentando la termogenesi muscolare ed il metabolismo basale. L’ipertiroidismo è
frequentemente accompagnato da atrofia e debolezza muscolare, principalmente
causata da un’aumentata degradazione di proteine muscolari. La concentrazione
intracellulare di ormone tiroideo è determinata dall’equilibrio metabolico fra gli
enzimi deiodinasi attivanti ed inattivanti, D2 e D3. D2 è l’enzima chiave attivante
l’ormone tiroideo, mentre D3 esercita l’effetto opposto: esso inattiva T3 e T4
attraverso specifiche reazioni di deiodinazione.
MATERIALI E METODI: Modelli animali D2KO sono stati sopposti ad esperimenti di
atrofia muscolare indotta da denervazione mediante rescissione del nervo sciatico e
cachessia tumorale indotta dalla iniezione di cellule di adenocarcinoma del colon. La
progressione atrofica è stata valutata nei muscoli tibiale e gastrocnemio prelevati a
diversi giorni dall’induzione dell’atrofia.
RISULTATI: I nostri dati indicano che il controllo dell’azione dell’ormone tiroideo è un
aspetto essenziale del programma atrofico muscolare promosso da differenti stimoli
come la cachessia e la denervazione. In particolare, abbiamo osservato che:
1. L’enzima attivante l’omone tiroideo (D2) è drasticamente up-regolato in
differenti processi atrofici come la cachessia, denervazione e starvation; topi
D2-null e cellule progenitrici muscolari sono parzialmente protette
dall’atrofia muscolare in tali differenti condizioni.
2. FoxO3 è un nuovo target a valle dell’ormone tiroideo nel muscolo.
3. Elevati livelli intracellulari di ormone tiroideo inducono apoptosi massiva di
cellule staminali muscolari attivate, aumentando la produzione di specie
reattive dell’ossigeno.
CONCLUSIONI: I nostri risultati rivelano un nuovo ruolo dell’attivazione dell’ormone
tiroideo D2-mediata nella promozione di processi di demolizione proteica durante
l’atrofia muscolare. I dati ottenuti indicano che D2 è un componente essenziale del
processo atrofico capace di aumentare il signalling dell’ormone tiroideo e
simultaneamente regolare l’attivazione di distinti geni. Infine, i nostri dati
suggeriscono che l’ormone tiroideo controlla un pathway catabolico principale nel
network cellulare che mantiene l’equilibrio fra la sintesi e la degradazione proteica.
56
O - 16—
IL RUOLO DELLE DEIODINASI NELLE CELLULE STAMINALI MUSCOLARI
(1)
(2)
(1)
Annunziata Gaetana Cicatiello - Raffaele Ambrosio - Maria Angela De Stefano (1)
(1)
(1)
(1)
Caterina Miro - Giuseppina Mancino - Monica Dentice - Domenico Salvatore
Dipartimento di medicina clinica e chirurgia, Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, Napoli,
(1)
(2)
Italia - IRCCS, SDN, Napoli, Italia
RAZIONALE: Il segnale dell'ormone tiroideo (OT) regola funzioni biologiche essenziali
come il dispendio di energia, la termogenesi, lo sviluppo e la crescita. Nel muscolo
scheletrico sono state identificate due deiodinasi, D2 e D3, che mediano
rispettivamente l’attivazione e l’inattivazione dell’OT. La regolazione dell'espressione
e dell'attività di tali enzimi costituisce un meccanismo di controllo della
concentrazione intracellulare di OT fondamentale per le varie fasi della miogenesi e
per la funzione muscolare. Nel presente studio abbiamo indagato il ruolo del
metabolismo e del segnale dell’OT nelle cellule staminali muscolari (MuSC).
MATERIALI E METODI: Cellule staminali muscolari sono state isolate mediante analisi
al FACS e sorting e l’espressione di marcatori di staminalità e differenziamento è
stata valutata mediante analisi di immunofluorescenza.
RISULTATI: L’analisi dei livelli di espressione in vivo delle desiodasi nelle MuSC
quiescenti in un modello murino D2-3x-flag ha evidenziato un’elevata espressione
della deiodinasi D2. La deplezione cellula-specifica di D2 induce un incremento della
quota di MuSC Pax7+, ovvero di cellule avviate alla proliferazione cellulare, con
conseguente depauperamento del pool di cellule staminali muscolari. Tali dati
indicano che D2 è un fattore chiave per il mantenimento della staminalità della
cellula muscolare. Mediante esperimenti di induzione del danno muscolare è stato
evidenziato un’espressione precoce dell’enzima D3 associata ad un incremento della
proliferazione del comparto staminale, finalizzato alla rigenerazione tissutale. Inoltre,
la deplezione cellula specifica di D3 induce apoptosi massiva alterando la normale
risposta al danno con conseguente ritardo del processo di rigenerazione muscolare.
CONCLUSIONI: I dati ottenuti nel presente lavoro dimostrano che la modulazione
tempo dipendente dell’ormone tiroideo riveste un ruolo di primaria importanza nella
progressione della linea miogenica. L’espressione della deiodinasi D2 nelle MuSC
quiescenti è fondamentale nel mantenimento del pool staminale muscolare; per
contro l’espressione della deiodinasi di D3 nelle MuSC proliferanti costituisce un
meccanismo essenziale di sopravvivenza cellulare, finalizzato alla degradazione del
segnale tiroideo necessaria alla corretta espansione mioblastica e alla riparazione
tissutale.
57
O - 17-PRESENTAZIONE, MANAGEMENT E COMPLICANZE DELLA RESISTENZA AGLI
ORMONI TIROIDEI ASSOCIATA A MUTAZIONI ETEROZIGOTI DEL GENE THRB (RTHΒ)
IN ITALIA
(1)
(2)
(3)
(4)
Irene Campi - Marina Muzza - Valentina Cirello - Deborah Mannavola - Maria
(2)
(5)
(5)
(6)
Antonia Maffini - Caterina Mian - Sara Watutantrige-Fernando - Luisa Petrone
(7)
(8)
(9)
(10)
- Carla Pelusi - Andrea Corrias - Giovanna Weber - Domenico Meringolo
(11)
(2)
(12)
Giorgio Radetti
- Paolo Beck-Peccoz - Luca Persani
Fondazione IRCCS Ca' Granda, UO Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità,
(1)
Università di Milano, Milano, Italia - Fondazione IRCCS Ca' Granda, UO Endocrinologia, Università
(2)
di Milano, Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità, Milano, Italia - Fondazione IRCCS Ca'
Granda, UO Endocrinologia, Università di Milano, Dipartimento di Fisiopatologia medico-chirurgica
(3)
e dei trapianti, Milano, Italia - Fondazione IRCCS Ca' Granda, UO Endocrinologia, Università di
(4)
Milano, Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità, Milano, Italia - U.O. Endocrinologia,
(5)
Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Medicina, Padova, Italia - Azienda Ospedaliero(6)
Universitaria Careggi, Unità di Endocrinologia, Firenze, Italia
- Divisione di Endocrinologia,
(7)
Dipartmento di Scienze Mediche e Chirurgiche (DIMEC), Università di Bologna, Bologna, Italia SVVD Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica, Dipartimento delle Scienze Pediatriche e
dell'Adolescenza Università degli Studi di Torino Ospedale Infantile Regina Margherita, Torino, Italia
(8)
- IRCCS Istituto San Raffaele, Dipartimento di Pediatria, Università Vita-Salute San Raffaele,
(9)
Milano, Italia
- Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Endocrinologia, Ospedale di
(10)
Bentivoglio, Bologna, Italia
- Ospedale Regionale di Bolzano, Dipartimento di Pediatria, Bolzano,
(11)
Italia
- IRCCS Istituto Auxologico Italiano, Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità,
(12)
Università di Milano e Divisione di di Endocrinologia e Metabolismo, Milano, Italia
RAZIONALE: La RTHβ è una malattia rara e il management dei pazienti è basato su
evidenze per lo più aneddotiche.
MATERIALI E METODI riportiamo quindi l’esperienza ottenuta su 231 casi con RTHβ
(94 M, 137 F) riferiti a un singolo centro e suddivisi in base alla decade di diagnosi
(1984-1994, 1995-2005, 2006-2016). In 45 casi sono disponibili dati prospettici.
RISULTATI: l’81% dei casi erano familiari ed i restanti sporadici. Il numero di questi
ultimi appare in incremento nel tempo (P=0.001). L’età alla diagnosi dei probandi è
stabile, ma sommando tutti i casi appare inferiore nella decade 1984-1994 (P=0.01).
Il 71% presentava gozzo con incidenza in riduzione progressiva dall’84 al 65%
(P=0.03).
Il 18% dei maschi e 42% delle femmine era affetto da tireopatia autoimmune con
incidenza stabile. Cinque casi presentavano malattia di Graves (GD) e 49 tiroidite di
Hashimoto (HT).
Il 53% (76% dei casi >50 aa) presentava segni cardiaci con frequenza stabile nel
tempo. La tachicardia sinusale (TS) era il sintomo più frequente (34%). Il 12%
presentava fibrillazione atriale (FA). Tali soggetti rispetto ai casi con TS o asintomatici
erano più anziani (media 57 aa) (p<0.001), ma non presentavano livelli di FT3 e FT4
58
statisticamente differenti. Raramente (3%) abbiamo osservato alterazioni valvolari.
Problemi cardiaci sono stati causa di morte in 4 pazienti, di cui uno deceduto per
infarto del miocardio a 41 aa.
Il 26% dei casi è stato trattato con terapia tireostatica. Tali prescrizioni si sono
fortunatamente ridotte nel tempo dal 45% al 16% (P=0.003). Prima della diagnosi di
RTHβ, 17 soggetti erano stati sottoposti a tiroidectomia. In 14 di essi, si è osservata
una recidiva di gozzo con successivo reintervento in 7, terapia con 131I in 3, e
alcolizzazione di un nodulo in uno. Due soggetti erano stati sottoposti intervento di
chirurgia ipofisaria per un’errata diagnosi di TSH-oma. Dopo la diagnosi di RTHβ, 9
pazienti hanno subito una tiroidectomia, di cui 2 per carcinoma papillare, 4 per GD e
3 per compressione tracheale.
CONCLUSIONI l’incidenza di HT appare più elevata di quanto già riportato in
letteratura. La riduzione della frequenza di gozzo nel tempo è difficile da spiegare
perchè non è legata a un anticipo nell’età alla diagnosi o dalla presenza di HT. Il 75%
dei pazienti >50 aa presenta manifestazioni cardiache e la FA è l’aritmia più
frequente.
L’insieme dei dati indica che la RTHβ è una malattia che necessita di uno stretto
monitoraggio ed è tuttora purtroppo suscettibile di troppo frequenti errori di
gestione. Questi dati rappresentano una importate fotografia della gestione della
RTHβ nella realtà clinica e rappresentano la base per la creazione di una guida mirata
a migliorare il management della sindrome.
59
O - 18-TSH ED ATTIVITA’ FISICA SPONTANEA IN ULTRANOVANTENNI: ANALISI DELLE
CORRELAZIONI
(1)
Andrea Di Blasio - Giorgio Napolitano
(2)
(3)
Vannetti - Claudio Macchi
(1)
- Ines Bucci
(1)
- Cesidio Giuliani
(1)
- Federica
Dipartimento di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento – Università “G. d’Annunzio” di Chieti(1)
(2)
Pescara – Italia
- Fondazione Don Gnocchi – Firenze – Italia
- Dipartimento di Medicina
(3)
Sperimentale e Clinica – Università degli Studi di Firenze – Italia
RAZIONALE È a tutt’oggi oggetto di discussione l’impatto dell’ipotiroidismo subclinico
(SH) sulla salute cardiovascolare e sulla performance cognitiva in soggetti anziani.
Pochi studi hanno valutato l’effetto dell’SH su indici di autonomia, quali la mobilità.
In uno studio di Simonsick et al. (2009), su 2290 anziani tra i 70 ed i 79 anni, gli
individui con SH mostravano una maggiore mobilità rispetto agli eutiroidei.
Scopo del nostro studio è stato verificare la presenza di relazioni significative tra i
livelli di TSH e l’attività fisica spontanea in ultranovantenni.
MATERIALI E METODI Sono state selezionate 73 donne ultra90enni (93.39 3.44
anni), autonome e libere da patologie ortopediche/cardiometaboliche/neurologiche
limitanti l’attività fisica spontanea, partecipanti al progetto di ricerca Mugello Study.
Le partecipanti sono state sottoposte ad un protocollo valutativo multidisciplinare. La
misurazione dell’attività fisica spontanea è avvenuta mediante l’holter metabolico
Sensewear Armband (Bodymedia Inc., USA), che registra l’attività fisica giornaliera e
la sua stratificazione per intensità.
RISULTATI Il TSH (1.350.91 UI/ml; range 0.4-4.05 UI/ml) era inversamente
correlato con il tempo giornaliero di sedentarietà e direttamente correlato con i passi
giornalieri, l’attività fisica leggera ed i METs medi giornalieri, nonché con i bouts di
attività fisica di intensità moderata e di durata consecutiva di almeno 5 minuti. Dopo
aver stratificato il campione sulla base dei terzili del TSH plasmatico ed aver
confrontato le variabili indagate è emerso che le 3 classi divergevano nel tempo di
sedentarietà giornaliera, nei METs medi giornalieri, nel tempo trascorso in
attività fisiche di intensità leggera, nonché nella durata e nell’intensità media dei
bouts giornalieri di attività fisica di intensità moderata. Mentre il primo terzile
mostrava valori peggiori in tutte le variabili nominate, il terzo terzile mostrava i valori
migliori.
CONCLUSIONI I nostri dati, in accordo con lo studio di Simonsick, dimostrano che
valori di TSH più elevati sono associati ad una migliore attività fisica spontanea, sia
dal punto di vista qualitativo, sia quantitativo. Ciò potrebbe rappresentare una
ulteriore conferma a supporto dell’effetto protettivo di un innalzamento del TSH
nella terza età evidenziato, ad esempio, dall’associazione con una ridotta mortalità.
60
ABSTRACT POSTER
61
P - 1-STUDIO OSSERVAZIONALE CLINICO-ECOGRAFICO SCOLASTICO DELLA TIROIDE IN
ETÀ EVOLUTIVA NEL TERRITORIO DI CAVA DE’ TIRRENI (SA)
Luca De Franciscis
(1)
- Pietro Lanzetta
(1)
- Massimo Infranzi
Asl Salerno, Distretto 63, Cava De' Tirreni, Italia
(2)
Ospedale, Cava De' Tirreni, Italia
(1)
(2)
- Alfonso Coppola
(1)
- Azienda Ospedaliera Universitaria Salerno,
INTRODUZIONE
Nel corso dell'anno scolastico 2014-15, è stata effettuata una valutazione clinicoecografica tiroidea su alunni di I media di due scuole di Cava de’ Tirreni nella Valle
Metelliana, Parco dei Monti Lattari, zona di endemia gozzigena. Esperienza già
espletata in anni precedenti in Scuole del territorio stabiese, nonché in vari Comuni
delle Province di Napoli e Salerno.
L’iniziativa prevedeva dapprima una parte teorica: Incontri Informativi sulla Tiroide,
per gruppi di alunni e con la partecipazione di docenti e genitori, al fine di illustrare le
funzioni della tiroide, il rapporto con lo iodio, le principali patologie e la loro
prevenzione; nelle settimane precedenti, distribuzione di Opuscoli informativi. Al
termine degli Incontri, discussione interattiva con i partecipanti ed elaborazione di un
Cruciverba sugli argomenti trattati. Ad essa seguiva una parte operativa:
Valutazione Clinica ed Ecografica della Tiroide, in giorni programmati e per gruppi di
alunni, previa autorizzazione dei genitori. Si utilizzavano Ecografi portatili. Veniva
pure rilevato il dato anamnestico del consumo o meno di Sale Iodato in famiglia.
RISULTATI
Alunni: 373 - 182 M (48.79%) e 191 F (51.21%)
Alunni con alterazioni ecografiche Tiroidee: 81 (21.71%), 37 M (45.67%) e 44 F
(54.32%). Di cui: Micronoduli: 12 (14.81%) 8 F e 4 M; Raccolte colloidee multiple
bilaterali: 4 (4.94%) 2 F e 2 M; Sospetto moderato di tiroidite linfocitaria: 41 (50.62%)
22 F e 19 M; Sospetto marcato di tiroidite linfocitaria: 24 (29.63%) 12 F e 12 M.
A questi ultimi si consigliavano esami di laboratorio, al fine di un’ulteriore
valutazione e approfondimento, o comunque, il follow-up.
Consumo di sale iodato: 152 su 373 (40.75%).
CONCLUSIONI
I risultati confermano l’incidenza di segni ecografici di iniziali alterazioni tiroidee già
in età evolutiva. Si sottolinea l’alta incidenza delle patologie tiroidee, verificata negli
alunni delle scuole esaminati (circa 22%) ed un consumo di sale iodato riferito nelle
famiglie, non ancora soddisfacente (circa 41%).
Si evidenzia infine, oltre alla valutazione clinico-anamnestica, l’importanza
dell’ecografia tiroidea come esame utile per una diagnosi precoce, anche in età
evolutiva, in quanto metodica semplice, sensibile, ripetibile, non invasiva, pur con il
limite dell’operatore-dipendenza.
62
P - 2-ANDAMENTO DEL VOLUME TIROIDEO NEI PAZIENTI AFFETTI DA ACROMEGALIA
(1)
Chiara Secchi - Tania Pilli
(1)
(1)
Castagna - Furio Pacini
(1)
- Sandro Cardinale
(1)
- Valeria Cenci
(1)
- Maria Grazia
Sezione di Endocrinologia, Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, Università di Siena, SIENA,
(1)
Italia
RAZIONALE: L’associazione tra acromegalia e tireopatie è ben nota mentre l’effetto
dell’attività di malattia e dei farmaci impiegati per il suo trattamento sul volume
tiroideo è stato studiato in maniera meno estensiva. L’obiettivo dello studio è stato
stato valutare, in maniera retrospettiva, l’andamento del volume tiroideo (VT) nei
pazienti acromegalici, seguiti presso il nostro Istituto, in rapporo allo stato di malattia
(definito in base ai valori di GH e IGF-1) e ai livelli di TSH.
MATERIALE E METODI: Quarantacinque/46 pazienti (24 F/21 M; età media
49.9±13.4) affetti da acromegalia sono stati sottoposti ad ecografia tiroidea per lo
screening delle tireopatie associate ed è stato calcolato il volume ghiandolare con la
formula dell’ellissoide. Diciotto/45 (40%) pazienti, di cui erano disponibili almeno 3
valutazioni ecografiche, sono stati arruolati nello studio. GH, IGF-1 e TSH sono stati
misurati con il metodo della chemiluminescenza.
RISULTATI: 36/45 (80%) pazienti presentavano una patologia nodulare tiroidea (uni o
multinodulare) di cui 31/35 (88.6%) associata a gozzo e 11/45 (24.4%) pazienti erano
affetti da tiroidite cronica autoimmune. Le ecografie tiroidee nei 18 pazienti
selezionati sono state effettuate durante un follow-up medio di 8.1±4.5 anni (range
2.2-15.7) e con una presunta durata media di malattia di 13.4±11. All’analisi di
regressione multipla l’andamento del volume tiroideo, definito come
stazionario/ridotto o aumentato, è stato correlato con i livelli di GH, IGF-1, TSH e con
la terapia con analoghi della somatostatina/pegvisomant o con levo-tiroxina (L-T4).
L’andamento del volume tiroideo tendeva a correlare in maniera significativa con i
valori di GH e IGF-1 mentre risultava indipendente dai livelli di TSH e dal trattamento
con analoghi della somatostatina/pegvisomant o con L-T4. La proporzione dei
pazienti che presentavano un VT invariato o ridotto durante il follow-up era
dell’81.8% nel gruppo dei pazienti (11/18) definiti in buon controllo di malattia (7/11)
o guariti (4/11) versus il 57.1% nei pazienti con scarso controllo di malattia (7/18).
CONCLUSIONI: La prevalenza di patologia tiroidea è elevata nei pazienti acromegalici
(86.7%), in particolare il gozzo semplice o nodulare. Pur nel limite della scarsa
numerosità del campione, il VT nei pazienti acromegalici sembra essere influenzato
dai livelli di GH e IGF-1, indipendetemente dai valori di TSH e dal trattamento con
analogi della somatostatina/pegvisomant o con L-T4.
63
P - 3-CORRELATI BIO-ANTROPOMETRICI E METABOLICI DEL COMPENSO SOSTITUTIVO
TIROIDEO NELL’OBESITÀ SEVERA
(1)
(2)
(3)
(1)
Chiara Mele - Stefania Mai - Maria Antonella Tagliaferri - Loredana Pagano (4)
(1)
(5)
(3)
Maurizio Gasperi - Gianluca Aimaretti - Bernadette Biondi - Massimo Scacchi (3)
Paolo Marzullo
(1)
Università del Piemonte Orientale, Dipartimento di Medicina Traslazionale, Novara, Italia
Ospedale S. Giuseppe, Istituto Auxologico Italiano, Laboratorio di Ricerche Metaboliche, Piancavallo
(2)
(VB), Italia - Ospedale S. Giuseppe, Istituto Auxologico Italiano, Divisione di Medicina Generale,
(3)
Piancavallo (VB), Italia - Università del Molise, Dipartimento di Scienze della Salute, Campobasso,
(4)
(5)
Italia - Università di Napoli Federico II, Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia, Napoli, Italia
RAZIONALE. La terapia sostitutiva tiroidea risulta non correttamente titolata fino al
48% dei casi riportati dalla Letteratura. Nell’obesità, la prevalenza del compenso
tiroideo in L-T4 ed il suo effetto sui parametri bio-antropometrici e metabolici non
sono noti.
METODI. Questo studio retrospettivo ha analizzato cross-sezionalmente il compenso
tiroideo in 710 pazienti obesi consecutivi ipotiroidei trattati con L-T4 (Gruppo A: BMI
44.6±0.3 kg/m2, 57.8±0.5 anni, F/M=617/93), paragonati a 773 pazienti obesi
eutiroidei (BMI 44.4±0.3 kg/m2, 55.2±0.5 anni, F/M=667/106). L’analisi ha valutato
parametri antropometrici, TSH e fT4, dispendio energetico a riposo (REE),
composizione corporea ed assetto glico-lipidico.
RISULTATI. In base ai livelli di TSH e età dei pazienti, 120 pazienti (16.9%) del Gruppo
A hanno presentato un compenso inadeguato (TSH ridotto, 60%; TSH aumentato,
40%; χ2=ns). Rispetto al Gruppo B, i livelli medi di TSH e di fT4 sono risultati maggiori
(p<0.0001) nel Gruppo A anche dopo esclusione dei pazienti non compensati (TSH,
p<0.001, fT4 p<0.0001). Non si è riscontrata differenza fra i 2 gruppi nei parametri
antropometrici, glico-metabolici e REE mentre, a parità di BMI, il Gruppo A ha
presentato maggior massa grassa (p<0.0001) e minor massa magra (p<0.0001) e
colesterolo (p<0.0001) del Gruppo B, anche dopo esclusione dei pazienti non
compensati. TSH e fT4 sono risultati correlati in entrambi i gruppi. Nel Gruppo A, il
TSH è risultato correlato a BMI (r=0.11, p<0.01) e, dopo esclusione dei pazienti non
compensati, con REE (r=0.17, p<0.01). Nel Gruppo B, il TSH è risultato correlato a
massa grassa (r=0.10, p=0.01) e colesterolo (r=0.08, p<0.05). Nel Gruppo A i livelli di
fT4 sono risultati correlati a trigliceridi (r=-0.16, p<0.0001) e colesterolo (r=-0.11,
p<0.01), anche dopo esclusione dei pazienti non compensati. Non abbiamo invece
osservato correlazioni significative tra fT4 e parametri bio-antropometrici e
metabolici nel Gruppo B.
CONCLUSIONI. Nonostante l’ipotiroidismo nell’obesità sembra associarsi ad un
miglior compenso sostitutivo rispetto ai dati della Letteratura, permane un più
sfavorevole profilo bio-antropometrico e metabolico rispetto alla popolazione obesa
non ipotiroidea.
64
P - 4-LA DOSE MINIMA EFFICACE DI TIROXINA È RIDOTTA NEI PAZIENTI IPOTIROIDEI
OBESI MA NON IN QUELLI SOVRAPPESO
(1)
(2)
Camilla Virili
- Silvia Capriello
- Maria Giulia Santaguida
(2)
(2)
(1)
Miriam Cellini - Lucilla Gargano - Marco Centanni
(1)
- Nunzia Brusca
(2)
-
“Sapienza” Università di Roma, Latina, Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Medico-Chirurgiche,
(1)
(2)
Latina, Italia - AUSL Latina, UOC Endocrinologia, Ospedale Santa Maria Goretti, Latina, Italia
RAZIONALE. La personalizzazione della terapia tiroxinica (T4) è oggi necessaria, a
motivo dello stretto indice terapeutico della T4 nonché della variabilità fenotipica dei
pazienti trattati e delle loro comorbidità. I pazienti ipotiroidei in sovrappeso od obesi
rappresentano un numeroso sottogruppo, nel quale gli studi sono stati condotti
perlopiù dopo tiroidectomia o con modalità non standardizzate di somministrazione
della T4. In questo studio abbiamo valutato la dose minima efficace di T4 in pazienti
ipotiroidei con tiroidite di Hashimoto in sovrappeso od obesi, in trattamento
tiroxinico standardizzato.
PAZIENTI E METODI. Sono stati inclusi nello studio 95 pazienti, dei quali 35 pazienti
di controllo (C) (34F/1M; età mediana=40 anni) con Body Mass Index (BMI) <25
kg/m2 e 60 pazienti (55F/5M; età mediana=44 anni) con BMI≥25 kg/m2 che
rappresentano il gruppo di studio, suddivisi in: a) sovrappeso (S) (n=26;
BMI<30kg/m2); b) obesi (O) (n=34; BMI≥30kg/m2). Tutti i pazienti hanno assunto la
stessa preparazione di T4, a digiuno da almeno 3 ore e per 1 ora dopo l’ingestione
dell’ormone, fino al raggiungimento del target terapeutico (TSH compreso tra 0.8 e
2.5 mU/l). Criteri di esclusione sono stati la mancata compliance, l’uso di farmaci
interferenti, la presenza di malattie gastrointestinali, la gravidanza.
RISULTATI. La dose minima efficace per il raggiungimento del target terapeutico (TSH
mediano: C=1.16mU/l; S=1.24mU/l; O=1.46mU/l; p=ns) era identica nei pazienti
normopeso e sovrappeso (1.27μg/Kg/die vs 1.27μg/Kg/die p=ns). Nei pazienti obesi
si osservava una riduzione significativa della dose terapeutica di T4 sia rispetto ai
soggetti normali che a quelli sovrappeso (1.06 μg/Kg/die, -17%; p<0.0001 e
p<0.0001). La suddivisione dei pazienti per classi di obesità rivelava che il fabbisogno
ormonale diminuiva con l’aumentare del BMI (Cl I= 1.12 μg/Kg/die; Cl.II/III = 1.00
μg/Kg/die; p= 0.023).
CONCLUSIONI. La standardizzazione utilizzata in questo studio ha permesso di
individuare una dose minima efficace di T4, significativamente più bassa di quella
comunemente utilizzata nel trattamento dell’ipotiroidismo. I pazienti in sovrappeso
hanno mostrato un fabbisogno di T4 identico a quello rilevato nei pazienti normali,
mentre i pazienti obesi necessitavano di una dose di T4 progressivamente ridotta, in
maniera inversa al valore del BMI.
65
P - 5-SUPPLEMENTAZIONE CON L-SELENIOMETIONINA IN PAZIENTI AFFETTI DA
IPOTIROIDISMO SUBCLINICO A GENESI AUTOIMMUNITARIA: I RISULTATI DELLO
STUDIO SETI
(1)
(1)
(2)
(1)
Ilenia Pirola - Alessandra Cristiano - Mario Rotondi - Elena Gandossi - Daniela
(3)
(1)
(1)
(1)
(1)
Pasquali - Fiorella Marini - Andrea Delbarba - Michela Villani - Floriana Pini (2)
(1)
Luca Chiovato - Carlo Cappelli
Università di Brescia, Clinica Medica, sez. Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Cliniche e
(1)
Sperimentali, brescia, Italia
- Università di Pavia, UO Endocrinologia Fondazione Salvatore
(2)
Maugeri di Pavia, Pavia, Italia
- Seconda Università di Napoli, Endocrinologia Dipartimento di
(3)
Scienze Mediche, Chirurgiche, Neurologiche, Metaboliche e dell’Invecchiamento, Napoli, Italia
RAZIONALE: Il selenio è un oligoelemento essenziale nella biosintesi nel metabolismo
degli ormoni tiroidei e nella protezione dei tireociti dal danno ossidativo. La sua
supplementazione previene il peggioramento dell’oftalmopatia basedowiana di
grado lieve e la frequenza delle tiroiditi post partum e sembra avere un ruolo
protettivo nella tiroidite cronica autoimmune. Scarsi sono invece i dati del suo
utilizzo nell'ipotiroidismo subclinico. Scopo del presente studio è stato quello di
valutare l’efficacia della supplementazione con selenio sulla funzione tiroidea in
pazienti affetti da tiroidite cronica e ipotiroidismo.
MATERIALI E METODI: Sono stati arruolati 50 pazienti, tra i 18 e i 65 anni, affetti da
ipotiroidismo subclinico a genesi autoimmunitaria non in terapia sostitutiva con Ltiroxina. Criterio di esclusione: donne desiderose di prole e quelle in gravidanza. I
pazienti sono stati sottoposti a dosaggio di TSH, fT4, anticorpi anti TPO, ioduria,
selenio plasmatico e chemochine inducibili dall’IFN-γ (CXCL9, CXCL10, CXCL11). E'
stata quindi somministrata L-seleniometionina 83 mcg/die per 4 mesi. Al termine
dello studio i pazienti sono stati nuovamente sottoposti alle medesime indagini
laboratoristiche.
RISULTATI: Hanno concluso lo studio 45 pazienti, M/F:7/43, età media 43.9 ± 11.8
anni. In 22 pazienti (48.9%) è stato raggiunto l'eutiroidismo (responders), 23 pazienti
(51.1%) sono rimasti ipotiroidei (non responders). I responders presentavano valori
di TSH basali significativamente inferiori (5.62±1.10 vs 6.88±2.37mU/L, p=0.029)
rispetto ai non responders, nessuna differenza tra i due gruppi si è osservata invece
riguardo le altre variabili basali. I valori di fT4 e di CXCL9 si sono significativamente
ridotti sia nei responders (10.08± 1.60 vs 9.30±0.95pg/ml, p= 0.006 e 77.59±38.01 vs
37.01±25.0pg/ml, p< 0.001 rispettivamente) che nei non responders (10.46±1.20 vs
9.44±1.28 pg/ml, p< 0.001 e 103.21±85.38 vs 62.17±42.11pg/ml, p=0.012
rispettivamente). Dall'analisi multivariata, tra le variabili basali studiate, il valore di
TSH è risultato l'unico fattore predittivo di ripristino dell'eutiroidismo.
CONCLUSIONI: La supplementazione con 83 mcg/die di L-seleniometionina per
quattro mesi è efficace nel ripristinare l’eutiroidismo in circa la metà dei pazienti con
ipotiroidismo subclinico a genesi autoimmunitaria. Il valore di TSH basale sembra
essere l'unico fattore predittivo di risposta al trattamento.
66
P - 6-L-TIROXINA LIQUIDA A COLAZIONE: VALUTAZIONE DEI VALORI DI TSH IN UN AMPIA
POPOLAZIONE DI PAZIENTI IPOTIROIDEI
(1)
Elena Gandossi - Ilenia Pirola
(1)
(1)
Cristiano - Carlo Cappelli
(1)
- Andrea Delbarba
(1)
- Fiorella Marini
(1)
- Alessandra
Clinica Medica Sez. Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali Università di
(1)
Brescia, Brescia, Italia
RAZIONALE: La L-tiroxina (L-T4) è la terapia di elezione per il trattamento
dell'ipotiroidismo e il dosaggio del TSH sierico è il miglior parametro utilizzato per
valutarne l'efficacia. Le attuali linee guida raccomandano di assumere la compresse
di L-T4 a digiuno almeno 30 minuti prima di colazione e ciò è spesso causa di scarsa
compliance terapeutica.
Negli ultimi anni l'industria farmaceutica ha commercializzato nuove formulazioni di
L-T4 come la soluzione orale liquida e le capsule soft gel. I risultati di un recente
studio randomizzato controllato in doppio cieco (studio TICO) hanno dimostrato
come la formulazione liquida di L-T4 possa essere assunta efficacemente durante la
colazione con un potenziale incremento della compliance. L'obiettivo di questo
studio è stato quello di confrontare i valori di TSH in un ampio numero di pazienti
ipotiroidei trattati con L-T4 liquida assunta 30 minuti prima o durante la colazione.
MATERIALI E METODI: Sono stati arruolati pazienti ipotiroidei in eutiroidismo stabile
in trattamento con L-T4 liquida (Tirosint® fiale monodose, IBSA Farmaceutici Italia)
assunta 30 minuti prima di colazione. Ai pazienti è stato chiesto di assumere L-T4
durante la colazione per 6 mesi mantentendone invariata la posologia e, a seguire,
sono stati ridosati i valori di TSH.
RISULTATI: Sono stati arruolati 761 pazienti, 558 femmine e 203 maschi, con età
media 46.2 ± 10.8 anni, di cui 498 erano in terapia per tiroidite di Hashimoto e 263
per ipotiroidismo post-chirurgico per struma multinodulare con esito istologico di
benignità.
Non sono state osservate differenze nei livelli di TSH quando la L-T4 veniva assunta
con la colazione o mezz'ora prima della stessa (2.54 ± 1.68 vs 2.61 ± 1.79 mU/L,
p=0.455).
Inoltre, non è stata osservata nessuna differenza nei livelli di TSH quando l'analisi
veniva ulteriormente ristretta al gruppo di 202 pazienti che assumevano
contemporaneamente possibili interferenti l'assorbimento di L-T4 (inibitori di pompa
protonica, supplementi di calcio e ferro, fibre o prodotti a base di soia) rispetto ai
rimanenti pazienti (2.69 ± 1.96 vs 2.63 ± 1.53 mU/L, p=0.732).
CONCLUSIONI: Questo studio conferma su un ampio campione che la formulazione
liquida di L-T4 può essere assunta direttamente durante la colazione, con un
potenziale miglioramento della compliance terapeutica.
67
P - 7-CONFRONTO TRA LE METODICHE UTILIZZATE PER LA DETERMINAZIONE DELLA
IODURIA DURANTE SCREENING DELLO STATO NUTRIZIONALE IODICO DELLA
POPOLAZIONE SCOLARE IN LIGURIA
(1)
(2)
(2)
(2)
Antonio Dimida - Andrea Clapasson - Elena Nazzari - Irene Bossert - Giampaola
(2)
(1)
(1)
(3)
Pesce - Alessandro Saba - Massimo Tonacchera - Antonella Olivieri - Mara
(2)
(2)
Schiavo - Marcello Bagnasco
(1)
Endocrinologia, Universita' di Pisa, Pisa, Italia - IRCCS AOU San Martino-IST, DiMI Università di
(2)
Genova, Genova, Italia - OSNAMI, Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi
(3)
in Italia, Istituto Superiore di Sanità, Roma, Italia
RAZIONALE. L’OSNAMI ha realizzato un programma pilota in 3 Regioni (Nord, Centro
e Sud Italia) che ha consentito di verificare la fattibilità del monitoraggio su larga
scala dello stato nutrizionale iodico attraverso analisi di indicatori standardizzati negli
anni successivi all’introduzione della iodoprofilassi. Partendo dai dati disponibili sullo
stato nutrizionale iodico della popolazione in Liguria nello screening del 2015-2016, ci
si è posti l’obiettivo di verificare la riproducibilità della determinazione della ioduria
mediante confronto con due metodiche usate fin qui negli studi condotti nelle
diverse regioni: spettrometria di massa a plasma accoppiato induttivamente (ICP-MS)
e metodo chimico di Sandell-Kolthoff (S.K.) MATERIALI E METODI. La ioduria è stata
misurata su urine del mattino raccolte da 100 alunni di scuole secondarie 1° della
provincia di Genova tra Marzo-Maggio 2015 residenti in aree già monitorate nel
2006-07. Per l’analisi è stata utilizzata sia la spettrometria di massa (ICP-MS) sia un
metodo colorimetrico (Celltech®) basato sulla reazione di S.K. RISULTATI. Qui di
seguito vengono elencate le frequenze assolute dei valori di ioduria ottenuti con le 2
metodiche suddivisi per classi di concentrazione (mcg/L):
68
e le deviazioni standard delle medie ottenute con i 2 metodi:
La correlazione tra i 2 metodi è risultata altamente significativa (R = 0.823, C.L.
0.7455-0.8793, P< 0.0001) e le uniche discrepanze rilevate riguardano 4 sottostime
significative (iodocarenza vs. iodosufficienza) e 1 caso di sovrastima di Celltech®
rispetto a ICP-MS. CONCLUSIONI. Il monitoraggio in Liguria ha dimostrato adeguato
apporto iodico come già nel precedente survey (2007). La correlazione tra le 2
metodiche risulta soddisfacente e i casi discrepanti solo 5/100. Questo faciliterà
l’analisi comparativa dei dati ottenuti nelle regioni pilota nel survey 2015-2016 (in cui
è stata impiegata ICPM-SM in tutte le regioni esaminate) col precedente
monitoraggio eseguito nel 2007 (dove furono utilizzate differenti metodiche a
seconda delle regioni).
69
P - 8-STATUS IODICO NEI BAMBINI IN ETA’ SCOLARE IN RELAZIONE ALLE LORO ABITUDINI
ALIMENTARI: PROGRAMMA DI IODOPROFILASSI NELLA REGIONE VENETO
(1)
(1)
(1)
(1)
Sara Watutantrige-Fernando - Susi Barollo - Loris Bertazza - Francesca Sensi (1)
(1)
(2)
(1)
Simona Censi
- Elisabetta Cavedon
- Davide Nacamulli
- Marco Boscaro
(1)
Caterina Mian
U.O. Endocrinologia, Dipartimento di Medicina, Padova, Italia
(2)
Ospedaliera di Padova, Padova, Italia
(1)
- U.O.Endocrinologia, Azienda
RAZIONALE: La Regione del Veneto, nell'ambito del Piano Regionale della
Prevenzione 2014-2018, ha dato mandato all’Endocrinologia di Padova, Struttura di
Riferimento per la Iodoprofilassi, per un intervento educativo nelle scuole primarie,
per definire il grado di conoscenza sulla iodoprofilassi, le abitudini alimentari e lo
status iodico nei bambini coinvolti.
MATERIALI E METODI: L’intervento educativo ha coinvolto il personale medico
sanitario SIAN e il corpo insegnante operante nella Regione.
Lo studio ha arruolato 971 bambini (6-12 anni); al tempo 0 è stato somministrato un
questionario riguardante i dati anagrafici, il grado di conoscenza sulla iodoprofilassi e
le abitudini alimentari; di 312 soggetti è stato raccolto un campione di urine per la
determinazione della ioduria (UIC). L’intervento educativo è stato condotto
attraverso un quaderno didattico volto a sensibilizzare le famiglie sull’importanza del
consumo di sale iodato assieme ad un uso misurato di sale con la dieta. A 6 mesi, è
stato somministrato nuovamente il questionario sopracitato per valutare eventuali
cambiamenti.
RISULTATI: Dall’analisi delle abitudini alimentari, emergevano delle differenze
significative in relazione all’etnia: i bambini stranieri assumevano con maggiore
frequenza latte e latticini rispetto agli italiani, ma consumavano una maggiore
quantità di cibi ricchi di sale.
La UIC mediana globale era 71 μg/l; chi consumava latte regolarmente presentava
valori di UIC maggiori rispetto a chi ne consumava meno (82 versus 54 mcg/l,
p=0.01); il consumo di latte era maggiore nei maschi che nelle femmine (consumo
giornaliero pari a 55% versus 46%) e ciò corrispondeva ad una maggiore UIC). Il sale
iodato, al tempo 0 era utilizzato dal 76% dei soggetti, mentre dopo 6 mesi dal 84%
(p=0.0001) .
Conoscere il problema della iodoprofilassi significava avere una maggiore probabilità
di UIC≥100mcg/l e di utilizzo di sale iodato.
CONCLUSIONI: Il Veneto rimane una regione a iodocarenza lieve. Il latte vaccino si
conferma quale alimento fondamentale per migliorare lo status iodico. Il programma
di iodoprofilassi si è dimostrato efficace in quanto ha portato ad un aumento
significativo dell’impiego di sale iodato.
70
P - 9-COMUNICARE SULLA TIROIDE NEL WEB: TRE ANNI DI RISCONTRI DAGLI UTENTI
Tommaso Sacco
(1)
Fondazione Cesare Serono, n/a, Roma, Italia
(1)
RAZIONALE: In Italia si stima ci siano 6 milioni di persone affette da disfunzioni e
malattie tiroidee e, date le attuali tendenze nella ricerca di informazioni sulla salute,
sono in molti ad attingere dalla rete quelle sulla tiroide. Questo crea rischi di
acquisizione di informazioni non corrette, ma offre anche opportunità: comunicare
correttamente sulle disfunzioni tiroidee e sulle patologie che le provocano e
raccogliere riscontri dagli utenti del web. La Fondazione Cesare Serono nel 2014 ha
inaugurato un’area del sito dedicata alla tiroide e ha sviluppato, fra il 2014 e il 2016,
progetti di comunicazione sulla rete che hanno dimostrato quanto interesse ci sia da
parte degli utenti.
MATERIALI E METODI: Il primo progetto, denominato “Tiroide in Prima Fila”, è
consistito nella creazione di uno spazio dedicato sul sito della Fondazione nel quale si
poteva vedere un videoclip, ricevere informazioni sulle disfunzioni della tiroide e
compilare un questionario con 13 domande mirate a stimolare, negli utenti
interessati, un’autosservazione orientata alle disfunzioni tiroidee. Nel 2015 “Tiroide
in Primo Piano”, su un sito dedicato, ha proposto un nuovo questionario, più
complesso, con 23 domande a risposta multipla, dedicato a persone con diagnosi di
disfunzione tiroidea. Il terzo progetto “Tiroide, Riflettiamoci” ha impiegato un terzo
questionario con 18 domande a risposta multipla.
RISULTATI: il primo questionario è stato compilato da 6071 utenti, in gran parte
donne e con frequenze di sintomi potenzialmente riferibili a disfunzioni tiroidee
comprese fra il 61 e il 74%. Circa un terzo aveva fatto controlli della funzione tiroidea
nei 3 mesi precedenti. Il secondo questionario è stato compilato a oggi da 2043
utenti, dei quali l’85% con ipotiroidismo e 15% con ipertiroidismo. Le molte
informazioni raccolte da questa seconda indagine sono state riportate nel poster
presentato al IX Congresso dell’AIT. Nel 2016 è stato proposto un terzo questionario,
compilato da oltre 5200 utenti. Ne sono emersi spunti interessanti sulla diffusione
dei fattori di rischio per patologie tiroidee. Il dettaglio completo dei dati sarà
riportato nel poster.
CONCLUSIONI: l’andamento dei dati sugli accessi all’area del sito dedicata alla tiroide
e la numerosità dei compilatori dei questionari confermano che il web può essere un
efficace strumento di informazione sulle malattie della tiroide e che i suoi utenti
mostrano una notevole disponibilità a partecipare a survey sull’argomento.
71
P - 10L’INDICE BETA DI RIGIDITÀ ARTERIOSA NEI SOGGETTI EUTIROIDEI: IL RUOLO DELLA
TIROXINA LIBERA
(1)
Laura Olita
- Alessandro Delitala
(3)
Francesco Cucca
(1)
- Giuseppe Fanciulli
(2)
- Giuseppe Delitala
(2)
-
(1)
Unità Operativa di Medicina Interna, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Sassari, Sassari, Italia (2)
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università degli Studi di Sassari, Sassari, Italia (3)
Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica (IRGB), Consiglio Nazionale delle Ricerche, Cagliari, Italia
RAZIONALE: La rigidità arteriosa è un importante fattore prognostico per la mortalità
cardiovascolare nei pazienti affetti da ipertensione arteriosa e nella popolazione
generale. Studi recenti hanno dimostrato che le disfunzioni tiroidee sono associate a
un incremento della rigidità arteriosa a livello aortico, sebbene i risultati siano
contradditori. Gli effetti della tiroxina libera (fT4) sulla fisiologia vascolare a livello
dell’arteria carotide comune sono invece poco studiati. Il nostro studio si propone di
valutare l’associazione tra la fT4 e il TSH con l’ indice Beta di rigidità arteriosa a livello
carotideo in una coorte di pazienti eutiroidei.
MATERIALI E METODI: Questo studio include 5385 soggetti eutiroidei (2964 donne)
con età compresa tra 14 e 102 anni. L’associazione è stata testata mediante una
regressione stepwise utilizzando come variabile dipendente l’indice Beta di rigidità
arteriosa e come variabili indipendenti l’ fT4, il TSH e i principali fattori di rischio
cardiovascolari.
RISULTATI: L’indice Beta di rigidità arteriosa è risultato direttamente correlato ai
livelli sierici di fT4 con un’ associazione positiva e statisticamente significativa. Il
modello finale della regressione logistica includeva l’ età, la pressione arteriosa
sistolica e diastolica, l’ indice di massa corporea, i trigliceridi e l’ abitudine tabagica.
CONCLUSIONI: Questo studio ha dimostrato che elevati livelli sierici di fT4, seppur
nell’ambito della normalità, potrebbero avere un effetto dannoso sulla rigidità
arteriosa a livello dell’arteria carotide comune. Occorrono studi clinici longitudinali
per spiegare il significato clinico di questa associazione.
72
P - 11IPERPROLATTINEMIA “FUNZIONALE” E TIROIDITE AUTOIMMUNE: UN CASO DI
IPOFISITE
Giovanni Pinna
(1)
- Patrizio Caturegli
(2)
(1)
Endocrinologia, Nuova Casa di Cura, Decimomannu, Italia - Division of Immunology, Department
(2)
of Pathology,The Johns Hopkins School of Medicine, Baltimore, USA
Una giovane paziente di 29 anni giunge all’osservazione per una condizione di
iperprolattinemia con amenorrea, senza riscontro radiologico di adenoma ipofisario,
portando in visione esami basali di PRL pari a 50 ng/ml per i quali veniva
precedentemente posta in terapia con Cabergolina a dosi standard (1 mg/settimana).
Tra gli altri accertamenti eseguiti si riscontravano AbTPO positivi a basso titolo, con
parenchima tiroideo lievemente disomogeneo, in eutiroidismo.
Ritenendo che il tasso di Prolattina basale non fosse ragionevolmente la causa
dell’amenorrea, la paziente è stata rivalutata dal punto di vista clinico, biochimico e
radiologico. La terapia con Cabergolina è stata sospesa, la valutazione radiologica
precedente è stata sottoposta a revisione ed è stata valutata la presenza di Ab antiipofisi a livello sierico, mediante IIF utilizzando substrato ipofisario umani.
La revisione radiologica ha evidenziato un quadro radiologico di iperplasia ipofisaria
(11x11x11 mm) con omogeneo enhancement post-contrastografico. La prolattina,
alla sospensione della Cabergolina è risultata regolare e si è riscontratata una
progressiva normalizzazione dei cicli mestruali. La funzione globale ipofisaria è
risultata nella norma. Gli anticorpi anti-ipofisi sono risultati positivi.
In caso di amenorrea blandamente iperprolattinemica, laddove sussista altra
patologia autoimmunitaria endocrinologica, è ragionevole tenere in considerazione
la possibilità che vi sia una compromissione funzionale ipofisaria, in questo caso
transitoria, che sia alla base del quadro clinico.
73
P - 12UN (RARO) CASO DI CARCINOMA SQUAMOSO DELLA TIROIDE
(1)
(2)
(2)
Mario Cappagli
- Prospero Magistrelli
- Pierfrancesco Bonfante
- Donatella
(3)
(1)
(1)
(3)
Intersimone
- Ilaria Ricco
- Laura Veronica Camerieri
- Paolo Dessanti
(1)
(1)
Antonella Montepagani - Miryam Talco
(1)
Endocrinologia, Ospedale S.Andrea, La Spezia, Italia - Chirurgia, Ospedale S.Andrea, La Spezia,
(2)
(3)
Italia - Anatomia Patologica, Ospedale S.Andrea, La Spezia, Italia
RAZIONALE R.B. maschio di 85 anni (P) giunge per una tumefazione del collo (TN) a
rapida crescita. Anamnesi: ipertensione arteriosa, cardiopatia ipertensiva, ipertrofia
prostatica. Ex fumatore. Anamnesi familiare positiva per gozzo. All’esame clinico:
tiroide marcatamente aumentata di volume, con TN sinistra duro-lignea
MATERIALE E METODI ECO:TN sinistra disomogenea, irregolare ipoecogena, di 30 x
41 x 52 mm. TSH 6.2 uUI/ml, FT4 0.81 ng/dl AbTpo 312 uUI/ml Calcitonina 7 pg/ml
TC: neoformazione della tiroide a carico del lobo sinistro (53 mm LL, 36 mm AP e 43
mm CC), a struttura disomogenea con depositi calcifici, a sviluppo retrotracheale;
esofago ridotto di calibro, compresso, dislocato a destra. Trachea deviata a destra,
dislocata anteriormente con calibro regolare. Dislocate in alto e deformate anche le
corde vocali e le false corde.
PET-CT: intenso ipermetabolismo glucidico della voluminosa neoformazione sinistra
(SUV: 12), compatibile con malattia eteroplastica tiroidea.Non altre lesioni FDG
positive.
FNAB: “aggregati di cellule epiteliomorfe P63 positive, con marcate atipie nucleocitoplasmatiche, sparse figure mitotiche e focali aspetti anaplastici; reperto
compatibile con carcinoma squamoso scarsamente differenziato”
RISULTATI
Il P viene sottoposto a intervento (CH) di tiroidectomia e
“debulking”.Istologia: “lobo tiroideo sinistro infiltrato da carcinoma squamoso (CS)
scarsamente differenziato con immunoistochimica: anticorpi anti-TTF-1, PAX-8,
Citocheratina-7 e Tireoglobulina: negativi; possibile secondarietà della neoplasia”.
Le indagini non evidenziano una sede primitiva.
TC post-CH: in sede retrotracheale TN di 47 mm che disloca l'esofago verso destra ed
infiltra esofago e trachea con aggetti endoluminali. Il P viene sottoposto a
radioterapia(RT).
TC post RT: riduzione della nota formazione espansiva con diametro max di 34mm(ex
47 mm) e colliquazione in sede craniale. Trachea ed esofago ancora infiltrati.
Il P viene sottoposto a stretto follow-up ancora in corso dopo 10 mesi.
CONCLUSIONI Il CS della tiroide è un tumore (T) raro e può essere: 1- primitivo (CST)
2-derivato da ca anaplastico 3- metastatico. Nel nostro P non sono state evidenziate
altre sedi di malattia e, nonostante la negatività di Tg e TTF-1, ci siamo orientati per
la diagnosi di CST. Il CST è un T molto aggressivo e poco conosciuto. In letteratura le
serie di CST sono molto rare. La prognosi è infausta in pochi mesi. p53 e Ki-67
sembrano essere possibili, utili indicatori di prognosi.
74
P - 13GESTIONE CHIRURGICA DELLA PATOLOGIA TIROIDEA: L’ESPERIENZA IN SARDEGNA
DI UN CENTRO DI RIFERIMENTO NAZIONALE UEC
Maria Luisa Altana
(3)
Giovanni Pinna
(1)
- Giorgio Carta
(1)
- Maria Vittoria Sirchia
(1)
- Maria Letizia Lai
(2)
-
(1)
Endocrino-Chirurgia, Nuova Casa di Cura, Decimomannu, Italia
- Struttura Complessa di
(2)
Anatomia-Patologica, Azienda Ospedaliero-Universitaria, Cagliari, Italia - Endocrinologia, Nuova
(3)
Casa di Cura, Decimomannu, Italia
Dal 2004 al 2016 sono stati sottoposti a intervento per patologia tiroidea un totale di
1398 pazienti, di cui 1164 femmine (83%) e 234 maschi (17%), di età compresa fra 13
e 80 anni. Di questi: 1173 sono stai operati con accesso videoassistito (MIVAT o VAT
– Gruppo A), di cui 150 maschi (13%) e 1023 femmine (87%), e 225 con tecnica
tradizionale (OPEN - Gruppo B), di cui 141 femmine (63%) e 84 maschi (37%). Fra i 2
gruppi vi è una differenza statisticamente significativa (p<0.0001) in favore dei
maschi operati con tecnica tradizionale.
I risultati della valutazione retrospettiva sono stati:
--------------------- Gruppo A -------------------Indicazioni all’intervento: 673 pazienti sono stati operati per un FNA sospetto (dalla
citologia Tir3 in su) mentre 500 pazienti (232 con citologia Tir2 e 268 con citologia
Tir1 o non eseguita) per indicazioni diverse rispetto ad un sospetto oncologico (p. es.
Gozzo, Ipertiroidismo).
Tipologia di intervento: 1105 tiroidectomie totali, 43 lobectomie, 2 reinterventi per
recidiva di gozzo precedentemente operati in altra sede, 19 tiroidectomie totali +
linfoadenectomia del VI livello e 4 per recidiva di carcinoma tiroideo nel comparto
centrale.
Risultati istologici: sono stati riscontrati 535 pazienti con carcinoma tiroideo, di cui
60/268 (22%) sui pazienti con citologia Tir1 o non eseguita, 45/232 (19%) sui Tir2,
169/341 (49.5%) sui Tir3, 157/206 (85%) sui Tir4 e 104/126 (83%) sui Tir5.
Complicanze post-operatorie: ipoparadefinitivo in 16 (MIVAT) + 22 (VAT) pazienti
(totale 3.2%), paralisi ricorrenziale definitiva in 7 (MIVAT) e 5 (VAT) (totale 1.1%),
emorragie in 5 (MIVAT) e 10 (VAT) (totale 1.3%).
---------------------- Gruppo B -------------------Indicazioni all’intervento: 76 pazienti sono stati operati per un FNA sospetto, 98 per
gozzo e 51 per ipertiroidismo.
Tipologia di Intervento: 205 tiroidectomie totali, 2 lobectomie, 4 reinterventi per
recidiva di gozzo precedentemente operati in altra sede, 2 tiroidectomie totali +
linfoadenectomia del VI livello, 5 tiroidectomie totali + linfoadenectomia del VI livello
+ l.c., 5 per linfoadenectomia del VI + l.c. e 2 linfoadenectomie l.c.
Risultati istologici: sono stati riscontrati 63 carcinomi totali, di cui 12/86 (14%) nei
pazienti Tir1 o con citologia non eseguita, 9/63 (14%) nei Tir2, 14/45 (29%) nei Tir3,
9/10 (90%) nei Tir4 e 19/21 (90%) nei Tir5.
Complicanze post-operatorie: ipoparatiroidismo definitivo in 3 (1.3%) pazienti,
paralisi ricorrenziale definitiva in 4 (1.7%) e emorragie in 8 (3.5%).
Rispetto alle complicanze non si sono registrate differenze statisticamente
significative fra il Gruppo A e il B per l’ipoparatiroidismo (p=0.13), le paralisi
ricorrenziali (p=0.3) e le emorragie (p=0.02).
75
P - 14PREVALENZA DEL CARCINOMA PAPILLARE TIROIDEO (PTC) IN UNA AMPIA
CASISTICA DI PAZIENTI AFFETTI DA FORME FAMILIARI DI CARCINOMA MIDOLLARE
DELLA TIROIDE (MTC)
(1)
(1)
Letizia Pieruzzi - Alessia Tacito - Raffaele Ciampi
(1)
(1)
(1)
Romei - Valeria Bottici - Rossella Elisei
(1)
- Agnese Biagini
(1)
- Cristina
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, UO di Endocrinologia 1, Università di Pisa, Pisa,
(1)
Italia
INTRODUZIONE: La frequenza del carcinoma papillare della tiroide nelle forme
familiari di carcinoma midollare tiroideo è piuttosto rara (intorno all'8-10% di tutti i
casi di MTC/PTC simultanei).In letteratura, tuttavia, è riportata una maggiore
prevalenza del PTC nelle forme di carcinoma midollare tiroideo associate a
mutazioni germinali a carico del codone 804 del gene RET e casi sporadici di
MTC/PTC in soggetti con mutazioni germinali a carico del codone 891.Scopo dello
studio:verificare la prevalenza all'esame istologico di MTC/PTC, in pazienti affetti da
forme familiari di carcinoma midollare tiroideo (FMTC isolato, sindrome MEN 2A e
MEN 2B) seguite presso la U.O. di Endocrinologia 1 dell'Ospedale di Cisanello di
Pisa.MATERIALI E METODI: sono stati valutati 367 pazienti appartenenti a 149
famiglie in totale, delle quali 147/149(98,6%) con mutazione del gene RET accertata e
2/149(1,4%) con forma familiare di carcinoma midollare ma con ricerca delle
mutazioni negli esoni 5,8,10,11,13,14,15 e 16 del gene RET negativa.Le mutazioni con
maggiore prevalenza nelle nostra casistica sono risultate a carico del codone 804,
presenti in 37/147(25%) famiglie. A seguire in ordine di prevalenza le più frequenti
mutazioni risultano a carico del codone 634 in 34/147(23%) famiglie, del codone 918
in 13/147(8,8%), del codone 891 in 10/147(6,8%), del codone 618 in 9/147(6,1%), del
620 in 8/147(5,4%) e del codone 790 in 8/147(5,4%) famiglie.RISULTATI: la revisione
dei preparati istologici dei pazienti operati ha mostrato 19/181(10,5%) casi di PTC, in
particolare 13/51(25,5%) sono stati riscontrati nei pazienti operati appartenenti alle
famiglie con mutazione germinale RET Val804Met, 3/6(50%) casi nelle famiglie con
mutazione RET a carico del codone 620, 2/16(12,5%) casi con mutazione Ser891Ala, e
un caso/11(9,1%) con mutazione Cys630Tyr. Nessun PTC è stato riscontrato nei
pazienti operati appartenenti alle famiglie con mutazione a carico del codone 634,
618 e 790 (0/49, 0/11 e 0/7 rispettivamente). Distinguendo la famiglie con mutazioni
cisteiniche da quelle non cisteiniche la prevalenza di MTC/PTC è risultata
significativamente più elevata nel secondo gruppo (p<0,01).CONCLUSIONI:1)la
prevalenza di MTC/PTC simultanei nelle forme familiari è sovrapponibile a quella
descritta nelle forme sporadiche;2) il PTC associato alle forme familiari di MTC è più
frequente nei casi con mutazione Val804Met e in generale in presenza di mutazioni
non cisteiniche rispetto alle cisteiniche.
76
P - 15LA BASSA ELASTICITÀ DEL NODULO TIROIDEO ALLA ELASTOSONOGRAFIA È
CORRELATA CON LA MALIGNITÀ, IL GRADO DI FIBROSI E LA ELEVATA ESPRESSIONE
DI GALECTINA-3 E FIBRONECTINA-1
(1)
(1)
(1)
(1)
Maria Scutari - Teresa Rago - Valeria Loiacono - Ferruccio Santini - Massimo
(1)
(2)
(2)
(2)
Tonacchera - Liborio Torregrossa - Riccardo Giannini - Nicla Borrelli - Agnese
(2)
(2)
(3)
(4)
(1)
Proietti - Fulvio Basolo - Paolo Miccoli - Paolo Piaggi - Francesco Latrofa (1)
Paolo Vitti
(1)
UO Endocrinologia 1, Università di Pisa, Pisa, Italia
- Dipartimento di Oncologia Sezione di
(2)
Citopatologia e Patologia, Università di Pisa, Pisa, Italia - Dipartimento di Patologia Chirurgica,
(3)
Università di Pisa, Pisa, Italia - Dipartimento di sistema elettrico e automazione, Università di Pisa,
(4)
Pisa, Italia
INTRODUZIONE: L’elastosonografia (ES) fornisce una stima della durezza di un
tessuto ed è utile per differenziare le lesioni maligne da quelle benigne. Le
caratteristiche tessutali e molecolari responsabili della durezza /elasticità del tessuto
non sono definite.
Scopo dello studio: è stato di correlare l’elastosonografia con le caratteristiche
morfologiche del tessuto: il numero di cellule, la densità del microcircolo, il grado di
fibrosi, l’espressione di Galectina-3 (Gal-3) e Fibronectina-1(FN-1).
METODI: Sono stati studiati 112 pazienti consecutivi (età 44 + 13 aa; 8-74 aa); 78
femmine e 34 maschi, osservarti presso la UO di Endocrinologia 1 nel periodo 201213. 115 noduli tiroidei sono stati inviati alla tiroidectomia per una diagnosi citologica
Thy 3 (lesione indeterminata) (n=67), Thy 4-5 (sospetta-indicativa o carcinoma) (n=
47) e nodulo a citologia Thy 2 di grandi dimensioni con caratteri ecografici sospetti
per malignità.
RISULTATI: un punteggio a bassa elacticità (BEl) è stato osservato in 66 noduli, 1 con
diagnosi istologica di benignità e 65 di carcinoma, un punteggio ad elevata elasticità
(EEl) è stato osservato in 49 noduli, 46 con diagnosi di benignità e 3 di carcinoma
(p<0,0001). Il rapporto di elasticità era 1,90 (1,18-2,77) (mediana and IQR) in 14
noduli con BEl and 1,01-(0,91-1,10) in 10 noduli con EEl (p=0,002). La durezza del
nodulo non era correlata con il numero di cellule ed era inversamente correlata con
la densità del microcircolo. Il grado di fibrosi era più elevata nei noduli con BEl che in
quelli con EEl (p=0,009) e nel carcinoma rispetto ai noduli benigni (p=0,02). Il grado di
fibrosi era maggiore nei noduli con elevata rispetto a quelli con bassa espressione di
Gal-3 (p<0,001) e FN-1 (p=0,004). Il grado di fibrosi e l’espressione di Gal-3 e FN-1
era maggiore nella variante classica del carcinoma rispetto alla variante follicolare ed
era più bassa nell’adenoma follicolare.
CONCLUSIONI: i) la bassa elasticità alla ES è correlata in modo significativo con la
malignità; ii) la bassa elasticità è inversamente correlata con la densità del
microcircolo e direttamente correlata con il grado di fibrosi e l’espressione di Gal-3 e
FN-1; iii) questi parametri sono più evidenti nella variante classica del carcinoma
papillare della tiroide rispetto alla variante follicolare.
77
P - 16I SISTEMI DI CLASSIFICAZIONE ECOGRAFICA POSSONO ESCLUDERE LA MALIGNITÀ
NEI NODULI TIROIDEI CITOLOGICAMENTE INDETERMINATI
(1)
(1)
(2)
(2)
Giorgio Grani - Livia Lamartina - Valeria Ascoli - Daniela Bosco - Francesco
(2)
(2)
(2)
(3)
Nardi - Ferdinando D'ambrosio - Antonello Rubini - Laura Giacomelli - Marco
(3)
(1)
(1)
(2)
Biffoni - Sebastiano Filetti - Cosimo Durante - Vito Cantisani
(1)
Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche, Roma, Italia
Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Scienze radiologiche, oncologiche ed anatomo(2)
patologiche, Roma, Italia
- Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Scienze Chirurgiche,
(3)
Roma, Italia
RAZIONALE Lo scopo dello studio è di valutare l’accuratezza e la riproducibilità di due
sistemi di classificazione ecografica nella caratterizzazione di noduli tiroidei a
citologia indeterminata.
MATERIALI E METODI Sono stati identificati retrospettivamente 49 noduli, già
sottoposti a resezione chirurgica, a causa della loro originale diagnosi citologica
indeterminata (TIR3) secondo la prima classificazione citologica SIAPEC-IAP. Tre
ecografisti esperti hanno rivisto, retrospettivamente ed indipendentemente, le
immagini ecografiche originali di ciascun nodulo, classificandolo sulla base delle loro
caratteristiche all’interno delle categorie proposte dalle linee guida 2015
dell’American Thyroid Association (ATA) e dalla classificazione TIRADS (Kwak, 2011).
In un secondo momento le immagini sono state riviste per ottenere una
classificazione in consensus. Similmente, i vetrini citologici originali sono stati rivisti
da tre citopatologi esperti, che hanno riclassificato i noduli (prima
indipendentemente, poi in consensus) sulla base dei criteri del Consensus italiano
per la citologia tiroidea del 2014 (ICTC-II). La performance diagnostica delle
classificazioni ICTC-II, ATA e TIRADS è stata analizzata con riferimento all’istologia
definitiva post-chirurgica per stimare la loro sensibilità, specificità, e valori predittivi
positivo (PPV) e negativo (NPV).
RISULTATI Dei 49 noduli indeterminati, 30 (61,2%) sono risultati istologicamente
benigni. La classificazione citologica secondo i criteri ICTC-II ha individuato i noduli
maligni con un PPV del 50% ed un NPV del 90%. La classificazione ecografica dei
noduli come sospetto da “intermedio” ad “alto” secondo ATA o nelle categorie
TIRADS 4c o superiori ha mostrato PPV del 63% e 71%, rispettivamente; il PPV scende
a 44% e 42% per livelli di cutoff di positività più bassi (sospetto basso secondo ATA,
categoria TIRADS 4a). I valori predittivi negativi sono stati del 91% e del 74% per il
sistema ATA e TIRADS, rispettivamente, per i livelli di cutoff più alti, raggiungendo il
100% per entrambi i sistemi al cutoff minore. Tutti i sistemi di classificazione hanno
mostrato una discreta variabilità interoperatore, maggiore per i sistemi ecografici
(Krippendorff alpha: ATA 0,36, TIRADS 0,42) che per quello citologico (ICTC-2014,
0,74).
CONCLUSIONI Con cutoff stringenti di negatività, i sistemi ATA e TIRADS permettono
l’esclusione della malignità in noduli tiroidei citologicamente indeterminati.
78
P - 17L'ELASTOGRAFIA QUANTITATIVA (SHEAR WAVE ELASTOGRAPHY, SWE) NELLA
STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO NEOPLASTICO NEL PERCORSO DIAGNOSTICO DEL
NODO TIROIDEO. ANALISI PRELIMINARE DELLA NOSTRA CASISTICA
(1)
(1)
(1)
Nadia Bonelli - Ruth Rossetto - Sara Garberoglio - Gabriella Gallone
(1)
(1)
(1)
(1)
Garberoglio - Ezio Ghigo - Andrea Ostorero - Mauro Maccario
(2)
- Roberto
Divisione di Endocrinologia, Diabetologia e Metabolismo, AOU Città della Salute e Della Scienza,
(1)
(2)
Torino, Italia - Centro Malattie della Tiroide, Clinica Sedes Sapientiae, Torino, Italia
RAZIONALE La patologia nodulare tiroidea ha un’elevata prevalenza nella
popolazione e presenta problemi di diagnosi differenziale per quanto riguarda il
potenziale maligno della lesione. L’elastografia quantitativa (SWE) è una moderna
tecnica diagnostica proposta come possibile strumento aggiuntivo nella
discriminazione della natura della lesione nodulare tiroidea. In questo studio
abbiamo voluto verificare la predittività diagnostica della SWE nei confronti di noduli
sospetti.
MATERIALI E METODI Sono stati selezionati 118 pazienti consecutivi con nodulo
tiroideo in possesso di esame citologico su agoaspirato, classificato secondo il
sistema SIAPEC come TIR2-TIR5. Il risultato elastografico è stato considerato positivo
se maggiore del valore medio di rigidità rispetto al cut off considerato dalla
letteratura (66 kPa); la predittività è stata considerata nei confronti del risultato del
citospirato considerato meritevole di approfondimento diagnostico ulteriore
mediante exeresi chirurgica ed esame istologico (TIR3-5)
RISULTATI Nell’ambito dei 118 noduli esaminati, sono stati identificati all’esame
citologico 106 TIR2, 7 casi di TIR3, 2 casi TIR4 e 3 casi TIR5. Nell’ambito dei 106 nodi
TIR2, la media del valore medio di rigidità è risultata essere 33.2±8.7 (16.8-54.3) kPa.;
nell’ambito dei 7 nodi TIR3 46.9±12.8 (22.2-74.6) kPa, per quanto riguarda i 5 casi
TIR4-5 80.5±31.2 (2.6-235). 13/118 nodi (11%) sono risultati positivi alla SWE con una
sensibilità di 0.42, e una specificità di 0.92 (rapporto di verosimiglianza positivo e
negativo rispettivamente di 5.52 e 0.63). Il valore predittivo positivo era di 0.38,
quello negativo 0.93. Utilizzando però come probabilità pre-test il VPP dell’esame
ecografico standard in presenza di 2 segni ecografici di sospetto (0.23), la predittività
post-test diventa 0.65 in caso di SWE positiva e di 0.15 se negativa.
CONCLUSIONI Dai dati emerge come previsto una correlazione tra rigidità e categoria
citologica con un aumento della media di rigidità del tessuto nel passare dal
citologico TIR2 (33.2 kPa) al citologico TIR5 (128.5). Utilizzando un cut-off di rigidità
maggiore di 66 kPa quale criterio di positività, la SWE ha un basso valore predittivo di
citologico sospetto. Tuttavia, se la SWE viene applicata su nodi già definiti
all’ecografia tradizionale con un certo grado di sospetto, è possibile dimostrare una
buona efficacia di tale metodica come strumento per reclutare i nodi da inviare
all’agoaspirato.
79
P - 18“WOLF IN SHEEP’S CLOTHING”: DOCUMENTAZIONE ECOGRAFICA DELLA
COMPARSA DI UN CARCINOMA PAPILLARE DELLA TIROIDE VARIANTE
SCLEROSANTE DIFFUSA IN UNA GIOVANE PAZIENTE CON PRE-ESISTENTE TIROIDITE
AUTOIMMUNE
Luca Deiana
(5)
Mariotti
(1)
- Stefano Pili
(2)
- Maria Letizia Lai
(3)
- Maria Luisa Altana
(4)
- Stefano
Libero professionista, Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università
(1)
(2)
di Cagliari, Olbia, Italia - Ospedale San Michele AO Brotzu, Chirurgia d'Urgenza, Cagliari, Italia (3)
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari, Anatomia e Istologia Patologica, cagliari, Italia (4)
Nuova Casa di Cura, Unità Operativa di Chirurgia, Cagliari, Italia
- Dipartimento di Scienze
(5)
Mediche e Sanità Pubblica, Università di Cagliari, Endocrinologia, Cagliari, Italia
INTRODUZIONE
Il carcinoma papillare della tiroide (PTC) variante sclerosante diffusa (DSV), è una rara
forma di PTC. La sua prevalenza varia a seconda delle casistiche dal 0.7% al 6.6%. La
DSV si riscontra più frequentemente nel sesso femminile rispetto a quello maschile,
predilige la giovane età, ha un atteggiamento più aggressivo e sino all’86% dei casi
metastatizzare nei linfonodi loco-regionali.
Caso clinico
Riportiamo il caso di una giovane paziente (16 anni) alla quale nell’ottobre 2012, per
il riscontro incidentale di un ipotiroidismo primitivo subclinico, fu posta diagnosi di
tiroidite cronica autoimmune in base alla positività di AbTPO e AbTg con tipico
pattern ecografico parenchimale “a nido d’ape”. Al controllo ecografico dell’aprile
2016, si evidenziava nel terzo medio del lobo destro, la comparsa ex novo di rari spot
iperecogeni parenchimali in assenza di lesioni nodulari definite. Data la natura
incerta dell’immagine ecografica, fu consigliato un controllo a breve termine,
eseguito nell’Ottobre 2016. In questa occasione il lobo tiroideo destro si mostrava
diffusamente aumentato di volume ed ecostrutturalmente disomogeneo:
ipoecogeno con accentuazione della trama connettivale e tempestato di spot
iperecogeni. I ventri muscolari dei muscoli pre-tiroidei apparivano infiltrati da tessuto
iperecogeno. In sede laterocervicale omolaterale si identificava un piccolo linfonodo
ecostrutturalmente identico al lobo tiroideo destro, non presente 6 mesi prima.
L’esame citologico su agoaspirato tiroideo eco-guidato confermava il sospetto
diagnostico di un DSV in tireopatia cronica autoimmune e la paziente è in attesa di
intervento chirugico.
CONCLUSIONI
Questo caso ci offre l’eccezionale documentazione delle immagini ecografiche che
documentano nel giro di pochi mesi la rapida comparsa di un DSV nel lobo tiroideo
destro e lo sviluppo di una metastasi linfonodale laterocervicale omolaterale alla
neoplasia. Inoltre il caso inoltre sottolinea l’importanza, nel follow-up ecografico
della tireopatie benigne, di non sottovalutare la comparsa di nuove ed inattese
anomalie ecografiche sospette, anche quando queste appaiano di minima entità.
80
P - 19CARCINOMA FOLLICOLARE TIROIDEO METASTATICO IN STRUMA OVARII
(1)
(1)
(1)
(1)
Paola Premoli
- Elvira Roberta Masiello
- Lorenza Sassi
- Daniela Gallo
(1)
(1)
(1)
(1)
Marialuisa Di Cera - Eleonora Bianconi - Sara Rosetti - Claudio Cusini - Eliana
(1)
(2)
(3)
(1)
Piantanida - Gianlorenzo Dionigi - Diego De Palma - Luigi Bartalena - Maria
(1)
Laura Tanda
(1)
Endocrinologia, Medicina Clinica e Sperimentale, Università degli Studi dell'Insubria, Varese, Italia
(2)
- Chirurgia I, Scienze Chirurgiche e Morfologiche, Università degli Studi dell'Insubria, Varese, Italia
(3)
- Medicina Nucleare, ASST Sette Laghi, Ospedale di Circolo, Varese, Italia
INTRODUZIONE: Lo struma ovarii è un tumore a cellule germinali costituito da
tessuto tiroideo (>50%). Nella maggioranza dei casi è benigno, con meno del 5-10%
di malignità. In tal caso gli istotipi più comuni sono il papillare (più indolente) e il
follicolare (più aggressivo e metastatico). Può esordire con un quadro di
tireotossicosi o di addome acuto. In letteratura sono riportati pochi casi (< 200).
Caso clinico: Donna di 33 anni, giunta alla nostra osservazione a fine 2012, dopo
intervento chirurgico di salpingo-annessiectomia destra con evidenza istologica di
struma ovarii con focolai di carcinoma follicolare tiroideo ben differenziato
microangioinvasivo.Per un’adeguata stadiazione è stata sottoposta a tiroidectomia
totale (esame istologico benigno) e a successiva terapia radiometabolica (100 mCi di
131-I a gennaio 2013) in sospensione (TSH >100 mcU/ml, Tg 281 ng/ml, AbTg
negativi).Al WBS post-dose captazione alle logge tiroidee, a un linfonodo L-C destro,
alle basi polmonari (micronoduli di 2-3 mm) e all’acetabolo di destra.PET
negativa.Dopo la terapia ablativa:riduzione della Tg (86 ng/ml) in presenza di TSH
semi-soppresso.Alla TC total body evidenza di una millimetrica area sclerotica
dell’acetabolo destro, in assenza di altre lesioni a distanza.In previsione di un
ulteriore trattamento radiometabolico, è stato eseguito il prelievo di ovociti per la
crioconservazione.A fine 2013 la paziente è stata ablata con 100 mCi di 131-I in
sospensione (TSH >100 mcU/ml, Tg 312 ng/ml).Al WBS tessuto iodocaptante a livello
di micronoduli polmonari e all’acetabolo destro.Ai controlli ormonali seguenti, in
terapia soppressiva, Tg dosabile (18 ng/ml).A luglio 2014 la lesione acetabolare è
stata termoablata mediante radiofrequenza con successiva riduzione della Tg (11
ng/ml).A dicembre 2014 il test di stimolo per Tg dopo rhTSH ha documentato
incremento della Tg fino a 27 ng/ml, con WBS negativa.Da due anni, in corso di
terapia TSH-soppressiva,Tg dosabile ma stabile (a marzo 2016: Tg 13.7
ng/ml),indicativa di minima persistenza di malattia in assenza di aree di captazione.
CONCLUSIONI: Lo struma ovarii maligno è una condizione molto rara. L'andamento
clinico e la prognosi sono simili ai corrispettivi tumori che insorgono nella tiroide. La
Tg resta il marker di riferimento per il follow-up. Poichè insorge in giovani donne, è
indispensabile considerare anche il potenziale rischio di infertilità dopo
annessiectomia e terapia radiometabolica.
81
P - 20UN RARO CASO DI TIROIDITE FIBROSANTE IGG4-RELATA
Giovanni Pinna
(1)
- Maria Luisa Altana
(2)
- Maria Letizia Lai
(3)
(1)
Endocrinologia, Nuova Casa di Cura, Decimomannu, Italia - Endocrino-Chirurgia, Nuova Casa di
(2)
Cura, Decimomannu, Italia - Struttura complessa di Anatomia-Patologica, Azienda Ospedaliero(3)
Universitaria, Cagliari, Italia
Un paziente di 65 anni giungeva all’osservazione per una condizione di Ipotiroidismo
subclinico di nuova insorgenza con Gozzo di cospicue dimensioni (>200 cc). Gli esami
ematochimici mostravano un quadro biochimico di tiroidite florida (AbTPO>10.000) e
l’ecografia documentava la presenza di vaste aree pseudonodulari.
Avendo stabilizzato il quadro funzionale tiroideo con l-T4, valutato il grado di
estrinsecazione mediastinica del Gozzo mediante TC e stante il volume ecografico, il
paziente è stato quindi indirizzato a gestione chirurgica (tiroidectomia open).
La valutazione analitica del pezzo operatorio (262 gr) ha evidenziato un’intensa
fibrosi, in gran parte sostituente il parenchima tiroideo, con diffusa flogosi linfoplasmacellulare, atrofia tireocitaria e metaplasia squamosa. Le indagini
immunoistochimiche evidenziavano elementi plasmacellulari, CD138 e IgG positivi,
con frequente (30%) espressione per IgG4. Concomitava anche minuto (1.5 mm)
focolaio di PTC.
Abbiamo documentato un raro caso di fibrosi IgG4-relata in un paziente con Gozzo e
Tiroidite. La malattia sistemica IgG4-relata, ad eziopatogenesi auto-immune, può
determinare casi di fibrosi diffusa (pancreas, ghiandole salivari, polmone,
speudotumor retro-orbitario e fibrosi retroperitoneale). I casi di fibrosi tiroidea IgG4relati sono invece più rari. Nel casi di Tiroidite con gozzo di cospicue dimensioni, visti
i report relativamente sempre più frequenti di casi simili, potrebbe essere auspicabile
una valutazione preoperatoria dei pazienti mediante dosaggio delle IgG4 sieriche.
Infatti, poiché alcuni pazienti con fibrosi diffusa IgG4-relata rispondono prontamente
alla terapia corticosteroidea, sarebbe interessante valutare se la terapia cortisonica
possa avere effetti positivi anche a livello tiroideo. Non esistono a nostra conoscenza
al momento casi di fibrosi tiroidea IgG4 relati che abbiano risposto alla terapia
cortisonica con regressione del gozzo.
82
P - 21ANTICORPI ETEROFILICI INTERFERENTI IL DOSAGGIO DELLA CALCITONINA: CASE
REPORT
(1)
Barbara Puligheddu - Ilaria Giordani
(2)
(1)
Giovannella - Fabio Orlandi
(1)
- Ilaria Messuti
(1)
- Federico Arecco
(1)
- Luca
(1)
S.C.D.U. di Endocrinologia, Ospedale Humanitas – Gradenigo, Università di Torino - Department
of Nuclear Medicine and Thyroid Centre, Oncology Institute of Southern Switzerland, Bellinzona,
(2)
Switzerland
Premessa. Il carcinoma midollare della tiroide (MTC) è un tumore raro che origina
dalle cellule parafollicolari C della tiroide, secernenti calcitonina (CT), marker
specifico della neoplasia. Può presentarsi sporadicamente o come forma ereditaria
nelle sindromi MEN2 o nel carcinoma midollare familiare, associate alla mutazione
del gene RET. L’incremento della CT sierica si può tuttavia osservare in caso di
insufficienza renale, uso di IPP, ipergastrinemia, ipercalcemia, ecc… Inoltre è stata
descritta la presenza di anticorpi (Ab) eterofilici che interferiscono con il dosaggio
portando ad una falsa ipercalcitoninemia.
Descrizione del caso. Presentiamo un caso di una paziente con familiarità per MTC
nella madre, negativo per mutazione del gene RET. Nonostante l’ecografia tiroidea
della paziente non mostrasse noduli viene effettuato un dosaggio di CT che risulta
elevato (111 pg/ml). Multipli dosaggi vengono ripetuti, tutti nello stesso laboratorio
ospedaliero di riferimento, risultando sempre elevati. Un solo dosaggio di CT risultò
negativo e fu eseguito in un laboratorio periferico del territorio. La pz viene
sottoposta precauzionalmente a tiroidectomia totale e l’esame istologico risultò
negativo per iperplasia delle cellule C o MTC. Dopo l’intervento vengono ripetuti nel
laboratorio ospedaliero dosaggi di CT, che risulta persistentemente aumentata; un
unico prelievo eseguito in un secondo laboratorio del territorio risulta negativo, ma
non viene riportato nella storia clinica della paziente. Giunta alla nostra attenzione
per un consulto notiamo che i dosaggi di CT incrementati erano riconducibili ad un
unico laboratorio, e che gli unici 2 dosaggi negativi provenivano da laboratori del
territorio, diversi tra loro. La discrepanza tra clinica e biochimica ci induce il sospetto
di un’interferenza nell’assay di misurazione della CT. Il siero della paziente viene
testato con 3 diversi CT assays, compreso quello del laboratorio di riferimento. In
aggiunta abbiamo misurato la procalcitonina e trattato il siero in esame con un
heterophilic blocking reagent (HBT).
RISULTATI: in tutti gli assays la CT risulta normale, eccetto per l’assay utilizzato nel
laboratorio di riferimento; la ProCT è risultata indosabile; dopo trattamento con HBT
si è osservato un significativo decremento del valore di calcitonina. Questi dati
confermano perciò un’interferenza da Ab eterofilici specifica per metodo di
dosaggio.
83
P - 22PERSISTENTI ALTERAZIONI METABOLICHE IN PAZIENTI IPERTIROIDEI DOPO
TRATTAMENTO FARMACOLOGICO E RITORNO IN EUTIROIDISMO. PRELIMINARI
DATI METABOLOMICI.
Simone Poddighe
(1)
Luigi Atzori
(1)
- Cristina Piras
(1)
- Sonia Liggi
(1)
- Nicolò Arisci
(2)
- Stefano Mariotti
Dipartimento di Scienze Biomediche, Sezione di Patologia, Università degli studi di Cagliari, Italia
(2)
Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica
(2)
(1)
-
RAZIONALE. L’ipertiroidismo (IT) è una sindrome clinica caratterizzata da
inappropriata sintesi e secrezione di ormoni tiroidei (OT). Un loro eccesso determina
profondi effetti su metabolismo glucidico, lipidico e proteico, incremento del
metabolismo basale e consumo di ossigeno a riposo, stimolazione di termogenesi. La
metabolomica è una tecnica innovativa che fornisce un’istantanea molecolare del
fenotipo attraverso l’analisi dei biofluidi. Ad oggi la letteratura scientifica è povera di
studi di metabolomica sulle patologie tiroidee e sull’effetto delle terapie nel
metaboloma dei pazienti. L’obiettivo di questo studio è stato quello di definire e
discriminare il profilo metabolomico plasmatico in gruppo di pazienti IT
confrontandoli con una popolazione eutiroidea di controllo (C).
MATERIALI E METODI. I prelievi ematici sono stati effettuati negli IT (n=15), al
momento della diagnosi (t0) e ed alla normalizzazione del profilo ormonale ottenuto
dopo 4 mesi di terapia (t1), e nel gruppo C (n=24). Le frazioni plasmatiche sono state
analizzate, con approccio metabolomico, utilizzando una piattaforma GC-MS. Le
matrici dei dati ottenute sono state analizzate con l’Analisi delle Componenti
Principali, PCA, seguita da un analisi supervisionata, PLS-DA.
RISULTATI. L’analisi statistica multivariata ha rivelato differenze predittive nel
metaboloma tra i C e gli IT (R2X 0.317; R2Y 0.809; Q2 0.583; p< 0.001). È stata
possibile l’identificazione di 16 metaboliti discriminanti, utilizzati poi per individuare i
pathways metabolici significativamente coinvolti nella patologia: biosintesi dell’
aminoacyl-tRNA, metabolismo di ornitina e arginina, glicina, glutatione e serina e
treonina (MetaboAnalyst 3.0). Risultati analoghi sono stati ottenuti nel confronto tra
i C e pazienti IT al t1, indicando che le alterazioni patologiche del profilo
metabolomico negli IT sono ancora presenti dopo un breve periodo di terapia.
CONCLUSIONI. I nostri risultati evidenziano la presenza di un diverso profilo
metabolomico tra pazienti IT e gruppo C. Tali alterazioni persistono dopo un breve
periodo di terapia nonostante il ripristino dell’eutiroidismo. Inoltre, i metaboliti
identificati potrebbero essere dei biomarcatori sensibili della condizione di IT.
L’approccio da noi utilizzato conferma la metabolomica come valido strumento di
ricerca non invasivo nel campo dei disturbi endocrini. Gli studi sono tuttora in corso
per verificare gli effetti della terapia a lungo termine.
84
P - 23LA CXCL10 [CHEMOKINE (C-X-C MOTIF) LIGAND 10] CIRCOLANTENON È ESPRESSA
IN MANIERA DIFFERENZIALE NEI DUE TIPI DI TIREOTOSSICOSI INDOTTA DA
AMIODARONE
Sandro Cardinale
(1)
- Tania Pilli
(1)
- Silvia Cantara
(1)
- Valeria Cenci
(1)
- Furio Pacini
(1)
Sezione di Endocrinologia, Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, Università di Siena, Siena,
(1)
Italia
RAZIONALE: L’ipertiroidismo amiodarone indotto (AIT) si può manifestare in due
forme: tipo 1 da iperfunzione causata dal carico iodico e associata a patologia
nodulare e/o autoimmunità tiroidea e tipo 2 caratterizzata da una tiroidite distruttiva
per effetto tossico del farmaco in una tiroide sana. In passato è stato proposto
l’impiego dell’ IL-6 considerato marker di citolisi tiroidea per la diagnosi differenziale
delle due forme di AIT, importante per impostare la terapia corretta (farmaci
antitiroidei nel’AIT di tipo 1 e steroidi nel tipo 2). Recentemente è stato osservato un
aumento della CXCL10 nei pazienti con tiroidite cronica autoimmune, soprattutto
quando associata ad ipotiroidismo, emergendo come potenziale marker di
distruzione tiroidea. L’obiettivo del nostro studio è stato valutare i livelli sierici di
CXCL10 in una coorte retrospettiva di pazienti con AIT di tipo 1 e 2.
MATERIALI E METODI: Sono stati arruolati 42 pazienti (34 M/8 F), con età media di
63.71±3.5 anni, di cui 21 presentavano un’AIT di tipo 1 (5/22 con autoimmunità) e 21
di tipo 2. I livelli sierici di CXCL-10, sono stati dosati mediante un saggio
immunologico di tipo quantitativo a sandwich (R&D Systems, Minneapolis, MN).
RISULTATI: I livelli sierici di CXCL-10 non differivano in maniera significativa tra i 2
gruppi di pazienti (AIT tipo 1: median±IQR 162.59±141.73, range 76.98-541; AIT tipo
2: median±IQR 192.44±126.7, range 84.34±621.7) anche se si escludevano dall’analisi
i 5 casi di AIT associati all’autoimmunità tiroidea. Inoltre i livelli di CXCL-10 non
correlavano con parametri clinici (volume tiroideo) e biochimici (TSH, FT3, FT4,
ioduria).
CONCLUSIONI: Nonostante i livelli sierici di CXCL10 tendano ad essere
modestamente più elevati nei pazienti con AIT di tipo 2 non risultano tuttavia
dirimenti nella diagnosi differenziale delle due forme.
85
P - 24DOSAGGIO DEGLI AUTOANTICORPI STIMOLANTI ANTI-RECETTORE DEL TSH
NELL’IPERTIROIDISMO AUTOIMMUNE: CONFRONTO CON IL DOSAGGIO DEGLI
AUTOANTICORPI ANTI-RECETTORE DEL TSH TOTALI
(1)
(2)
(1)
Cristina Guiotto
- Francesca Garino
- Diega Marranca
- Maura Millesimo
(3)
(2)
(2)
Cristina Ferrettini - Maurilio Deandrea - Alberto Mormile - Marco Migliardi
(2)
Paolo Limone
(3)
(1)
-
(1)
SC Laboratorio Analisi, AO Ordine Mauriziano, Torino, Italia
- SC Endocrinologia, AO Ordine
(2)
(3)
Mauriziano, Torino, Italia - SC Medicina Nucleare, AO Ordine Mauriziano, Torino, Italia
RAZIONALE Gli autoanticorpi anti-recettore del TSH (TRAb) sono patogenetici nel m.
di Graves (GD). Sono noti tre tipi di TRAb: stimolanti (S-TRAb), bloccanti (B-TRAb) e
apoptotici (Cleavage/“Neutral” TRAb). I vari metodi immunometrici in commercio
non sono in grado di identificare i tre tipi di autoanticorpi. In alcune situazioni
cliniche, la determinazione degli S-TRAb potrebbe avere valore diagnostico e
prognostico maggiore rispetto alla determinazione dei T-TRAb. L’obiettivo è valutare
l’utilità diagnostica della misura degli S-TRAb rispetto ai T-TRAb mediante confronto
del metodo “Thyroid Stimulating Immunoglobulins” (TSI) (Siemens Healthcare) con il
“TRAK Human Brahms” (Thermo Fisher Diagnostics).
MATERIALI E METODI Sono stati analizzati sieri di 134 pazienti (121 con
ipertiroidismo di varia origine, di cui 9 GD refrattari alla terapia, 13 con orbitopatia di
Graves). Il metodo TRAK Human è un metodo radiorecettoriale competitivo basato
sull’abilità dei T-TRAb di inibire il legame del TSH bovino marcato al recettore del TSH
umano ricombinante in fase solida. Il metodo TSI Immulite è un immunodosaggio
non competitivo in chemiluminescenza che utilizza una coppia di costrutti chimerici
ottenuti a partire dal recettore del TSH umano ricombinante (un recettore di cattura
e uno di segnale) che legano specificamente gli S-TRAb.
RISULTATI La correlazione tra i due metodi è risultata ottima (coefficiente di
correlazione di Spearman r=0,921, p<0,0001; IC 95%: 0,89–0,94). La retta di
regressione di Passing&Bablok (y=0,80x-0,71) ha evidenziato buona concordanza tra i
valori ottenuti con i due diversi metodi, tenuto conto che il metodo TSI Immulite
utilizza il nuovo standard internazionale di recente introduzione (NIBSC 08/204)
formulato per misurare specificamente gli S-TRAb. La kappa di Cohen per la
concordanza fra metodi sulla base dei rispettivi valori soglia (Trak Human: 1,5 UI/L,
TSI Immulite: 0,55 UI/L) è di 0,64 (p<0,0001, IC 95%: 0,49–0,79); 7 pazienti su 134
(5%) risultano positivi per S-TRAB, ma negativi per i T-TRAb, mentre 11 pazienti (8%)
positivi per i T-TRAb sono negativi per gli S-TRAb.
L’85% dei pazienti con orbitopatia ha sia T-TRAb sia S-TRAb superiori al valore soglia.
CONCLUSIONI Il metodo TSI Immulite fornisce risultati validi dal un punto di vista sia
analitico sia clinico. Dati ulteriori sono necessari per stabilire il valore diagnostico e
prognostico del dosaggio degli S-TRAb nell’ipertiroidismo e nell'orbitopatia di Graves.
86
P - 25SCREENING NEONATALE DELL’IPOTIROIDISMO CONGENITO: INTERVALLI DI
RIFERIMENTO PER TSH MISURATO IN CAMPIONI DBS (DRIED BLOOD SPOT) A 2-4
GIORNI E A 14-16 GIORNI DI VITA
(1)
(1)
(1)
(1)
Carlo Corbetta - Luisella Alberti - Angela Arenzi - Emanuela Manzoni - Tiziana
(1)
(1)
(1)
(2)
Mariani
- Pamela Cassini
- Simona Lucchi
- Simona De Angelis
- Daniela
(2)
(3)
(3)
(2)
Rotondi - Giovanna Weber - Maria Cristina Vigone - Antonella Olivieri
ASST Fatebenefratelli Sacco, Laboratorio di Riferimento Regionale per lo Screening Neonatale,
(1)
Ospedale dei Bambini "V.Buzzi", Milano, Italia
- Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento di
(2)
Biologia Cellulare e Neuroscienze, Roma, Italia
- IRCCS Ospedale San Raffaele, UO Pediatria,
(3)
Milano, Italia
RAZIONALE. In Italia lo screening per l’ipotiroidismo congenito (IC) viene eseguito
per legge in tutti i nati. Le linee guida internazionali (J Clin Endocrinol Metab 2014,
99:363) raccomandano la misura del TSH come test di screening (2-4 gg di vita) a
maggiore sensibilità per selezionare i soggetti a rischio di IC. Le linee guida
raccomandano anche un secondo prelievo all’età di 2 settimane in categorie di
neonati a rischio: pretermine (EG <37 settimane), gemelli, ricoverati in Terapia
Intensiva Neonatale, neonati con primo prelievo ad età <48 ore. Non esistono
attualmente specifiche indicazioni circa la soglia decisionale per TSH (cutoff) da
applicare a 2 settimane di età, né sono disponibili gli intervalli di riferimento in
questa finestra temporale di prelievo. Scopo di questo studio è la definizione degli
intervalli di riferimento per TSH all’età di 2-4 gg e 14-16 gg di vita, in neonati non
affetti da IC.
SOGGETTI E METODI. Sono stati esaminati 79187 campioni di sangue capillare
assorbito e disidratato su carta da filtro (dried blood spot), prelevati in neonati a
termine (EG >37 settimane), nati e residenti in Lombardia nel 2015. La misura del bTSH (whole blood TSH) è stato eseguito con metodo fluoroimmunometrico a tempo
risolto (TR-FIA) su piattaforma analitica GSP Perkin Elmer® in 70962 campioni
prelevati a 2-4 gg e in 8225 campioni prelevati a 14-16 gg. Il calcolo dei percentili per
TSH (P2.5, P50, P97.5, P99, P99.5) è stato eseguito con software STATA 11.0 ®.
RISULTATI. Non si evidenziano differenze significative per il P2.5 di b-TSH misurato a
2-4 gg (0.59 mU/L; 95% CI: 0.59-0.60) e a 14-16 gg. di vita (0.58 mU/L; 95% CI: 0.560.59), mentre il P50 è risultato significativamente minore a 14-16 gg (1.52 mU/L; 95%
CI: 1.51-1.54) rispetto al valore misurato a 2-4 gg (2.06 mU/L; 95% CI: 2.05-2.07);
analoga differenza è presente per il P97.5 (4.04 mU/L; 95% CI: 3.91-4.21 vs 6.24
mU/L; 95% CI: 6.19-6.29), P99 (5.10 mU/L; 95% CI: 4.80-5.64 vs 7.60 mU/L; 95%
CI:7.49-7.73), e P99.5 (6.64 mU/L; 95% CI: 6.11-7.55 vs 8.80 mU/L; 95% CI: 8.65-9.00).
CONCLUSIONI. I limiti di riferimento ottenuti in questo studio dimostrano che i livelli
ematici di b-TSH subiscono modificazioni significative nelle prime 2 settimane di vita.
Tali risultati hanno importanti ricadute per la corretta selezione dei valori di cutoff
per b-TSH, da differenziare in funzione delle finestre temporali di prelievo (2-4 gg e
14-16 gg) utilizzate nel programma di screening neonatale per l’IC.
87
P - 26ASSORBIMENTO INTESTINALE (AI) ED ASSORBIMENTO BUCCALE (AB) DI
LEVOTIROXINA LIQUIDA
Flavia Di Bari
(1)
- Salvatore Benvenga
(2)
(1)
Università di Messina, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, MESSINA, Italia
Università di Messina, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale; Programma
Interdipartimentale di Endocrinologia Molecolare Clinica & Salute Endocrina della Donna, MESSINA,
(2)
Italia
RAZIONALE: Al di fuori della gravidanza, per l’adeguatezza della terapia sostitutiva
con L-T4 si raccomanda un target di TSH ≤4.12 mU/L. Circa 1/5 degli ipotiroidei ha
TSH sopra target, alcuni a causa di modalità impropria (MI) di assunzione della L-T4.
In Italia è disponibile la soluzione orale (SO) di L-T4 in flaconcini predosati (FP) che,
rispetto alla compressa, è meglio assorbibile ed è resistente ad alcuni interferenti
dell’ AI della L-T4. Dopo il primo caso (non pubblicato) di ipotiroidismo nel quale la
causa del TSH sopra target fu l’assunzione di SO-FP con MI, cioè mediante spremitura
diretta del FP in bocca invece che mediante spremitura in bicchiere contenente
acqua e successiva bevuta [modalità appropriata (MA)], abbiamo incontrato sia altri
simili casi sia casi con TSH a target nonostante la MI. Tutti questi casi sono qui
riportati.
MATERIALI E METODI: Dopo il caso sentinella, mediante accurata anamnesi abbiamo
indagato sulla modalità di assunzione di L-T4 come SO-FP in tutti gli ipotiroidei così
trattati giunti consecutivamente alla nostra osservazione (n=56). Tutti i pazienti che
usavano la MI furono istruiti alla MA e, mantenendo il dosaggio di L-T4, furono rivisti
dopo due ricontrolli del TSH a distanza di almeno 8 settimane l’uno dall’altro, di cui il
primo dopo almeno 8 settimane dall’inizio della MA.
RISULTATI: La MI fu riscontrata in 10/56 pazienti (17.9%). In 6/10 pazienti la MI era
associata a TSH >4.12 mU/L (12/12 determinazioni) con una m±SD di 6.94±1.89
mU/L. Dopo conversione a MA, il tasso di TSH >4.12 scese a 0/14 determinazioni
(P<0.0001) e la media a 2.4±1.1 (P=1.2x10-5). Invece, nei restanti 4 pazienti, la MI era
associata a TSH entro 4.12 mU/L (8/8 determinazioni), con m±SD di 1.45±0.53 mU/L.
Questa frequenza e media non cambiarono dopo conversione a MA (8/8
determinazioni; 1.23±0.38 vs. 1.45±0.43, P= 0.22). Due/4 pazienti richiesero il ritorno
alla MI, ritenendola più pratica.
CONCLUSIONI: Poiché i nostri 10 pazienti non erano stati istruiti alla MA dal primo
medico prescrittore e poichè la MA non è descritta né illustrata nel bugiardino, è
utile dedicare al paziente meno di un minuto per la sua spiegazione. L’esistenza dei
due gruppi di pazienti può essere spiegata da variazioni individuali della permeabilità
della mucosa oro-faringea e/o della composizione salivare. L’efficacia della MI in
alcuni pazienti potrebbe giustificare il tentativo di ricorso all’AB in casi di
malassorbimento intestinale (es: celiachia).
88
P - 27BIOMARCATORI METABOLICI NEL CARCINOMA DIFFERENZIATO DELLA TIROIDE
(CDT): STUDIO OSSERVAZIONALE
(1)
(2)
(2)
(2)
Chiara Mele - Alessandro Angelo Bisoffi - Maria Teresa Samà - Marina Caputo (3)
(4)
(4)
(5)
Stefania Mai - Marilisa De Feudis - Flavia Prodam - Paolo Marzullo - Gianluca
(2)
(2)
Aimaretti - Loredana Pagano
(1)
Università del Piemonte Orientale, Dipartimento di Medicina Traslazionale, Novara, Italia
(2)
Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Traslazionale, Università del Piemonte Orientale, Novara
- Laboratorio di Ricerche Metaboliche, Ospedale S. Giuseppe, Istituto Auxologico Italiano,
(3)
(4)
Piancavallo (VB) - Dipartimento di Scienze della Salute, Università del Piemonte Orientale, Novara
(5)
Divisione di Medicina Generale, Ospedale S. Giuseppe, Istituto Auxologico Italiano, Piancavallo (VB)
Razionale La ricerca sui fattori di rischio del CDT ha sviluppato un crescente interesse
nei confronti dell’insulino-resistenza (IR) come promotore della tumorigenesi. Scopo
dello studio è stato valutare il legame tra IR, infiammazione e oncogenesi tiroidea
analizzando marcatori sierici adipochinici, IL17 e parametri antropometrici al fine di
individuare un potenziale biomarcatore diagnostico per CDT.
Materiali e Metodi Abbiamo reclutato 46 pazienti in attesa di intervento di
tiroidectomia totale che sono stati poi suddivisi in 2 gruppi in base alla diagnosi
istologica: Gruppo A–CDT, Gruppo B-patologia benigna. Per ogni paziente nel
preintervento è stato effettuato dosaggio ematico di TSH, fT4, fT3, Tireoglobulina,
AbTPO, AbTg, glicemia, insulina, adipochine (Ghrelina Acilata-AG e Desacilata-UAG,
Obestatina, Leptina, Adiponectina) e IL17. Sono stati valutati parametri
antropometrici quali peso, altezza, BMI, circonferenza vita ed è stato calcolato
HOMA-IR. È stata definita IR la presenza di HOMA-IR>2.5.
Risultati 19 pazienti sono stati inclusi nel Gruppo A (12F, 7M, età media 52±15 anni),
27 pazienti nel Gruppo B (23F, 4M, età media 58±12 anni). Tra i 2 gruppi non è stata
riscontrata alcuna differenza per età, sesso, dati antropometrici, presenza di tiroidite
autoimmune e glicemia. Inoltre nessuna differenza è emersa considerando i livelli
sierici di Leptina, Adiponectina, AG, UAG e IL17 in quanto dipendenti da età, sesso,
BMI, HOMA-IR, titolo anticorpale e tabagismo. Indipendentemente da tali variabili, la
concentrazione sierica di Obestatina è risultata essere significativamente più elevata
nel Gruppo A (p<0.01). IR è stata riscontrata nel 45% dei pazienti del Gruppo A e nel
29% del Gruppo B. Pertanto HOMA-IR è risultato essere più elevato nel Gruppo A
indipendentemente da sesso, età e BMI (p<0.05). I livelli sierici di Obestatina sono
risultati essere positivamente correlati alle dimensioni tumorali (r=0.504, p<0.05)
così come l’HOMA-IR con la tiroidite istologicamente associata (r=0.664, p<0.05).
Conclusioni I livelli sierici di Leptina, Adiponectina, AG, UAG e IL17 non sembrano
essere biomarcatori affidabili in quanto dipendenti da variabili confondenti.
Obestatina invece, potrebbe essere considerata un potenziale biomarcatore
coinvolto nel setting metabolico associato al CDT. Infine, il nostro studio
sembrerebbe confermare l’ipotesi secondo la quale l’IR sia un fattore di rischio per lo
sviluppo di CDT nei pazienti con patologia nodulare.
89
P - 28ACCORCIAMENTO DEI TELOMERI IN ASSOCIAZIONE CON MUTAZIONE BRAF V600E
E AMPLIFICAZIONE DI HER2 NELLA FORMA FAMILIARE DEL CARCINOMA
PAPILLIFERO TIROIDEO
(1)
Paola Caria - Silvia Cantara
(1)
Tinuccia Dettori
(2)
- Daniela V. Frau
(1)
- Furio Pacini
(2)
- Roberta Vanni
(1)
-
Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Cagliari, Cittadella Universitaria, Monserrato
(1)
09042, Italia - Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neurologiche, Università di Siena,
(2)
Siena 53100, Italia
Diverse evidenze indicano l’esistenza di forme familiari di carcinoma tiroideo
papillifero (fPTC) non associate ad altre sindromi tumorali mendeliane. L’associazione
tra una certa instabilità cromosomica e la presenza di accorciamento dei telomeri
(short relative telomere length, RTL) è stata da noi riportata sia in linfociti che in
tumori di pazienti con fPTC. Qui riportiamo uno studio che compara la RTL con la
presenza di amplificazione del gene HER2, l’integrità di geni noti coinvolti in rotture
nei PTC, come ALK, ETV6, RET e BRAF, (via fluorescence in situ hybridization) e la
mutazione BRAFV600E (via qRT-PCR) in nuclei isolati da paraffinato e in sezioni
istologiche di 13 fPTC e 18 PTC sporadici (sPTC). I nostri dati hanno confermato valori
di RTL significativamente inferiori negli fPTC rispetto agli sPTC (p<0.001) ed hanno
evidenziato presenza di eterogeneità genetica per l’amplificazione di HER2
significativamente maggiore negli fPTC rispetto agli sPTC (p=0.0076). L’amplificazione
di HER2 negli fPTC era invariabilmente associata con la mutazione BRAFV600E, mentre
nessuna alterazione è stata messa in evidenza negli altri geni studiati, fatta eccezione
per un caso con presenza di RET/PTC, in assenza di amplificazione di HER2. Sulla base
di questi dati preliminari possiamo ipotizzare che l’associazione tra accorciamento
telomerico con amplificazione di HER2 e mutazione BRAFV600E possa rappresentare
un marcatore di aggressività e potrebbe essere oggetto di studi per una terapia
mirata nei casi di tumore tiroideo refrattario allo iodio radioattivo. Parzialmente
finanziato su fondi PRIN No 20122ZF7HE-002.
90
P - 29TIREOMIMETICI COME POTENZIALI AGENTI TERAPEUTICI NEL CARCINOMA
EPATOCELLULARE
(1)
(1)
(1)
Vera Piera Leoni - Pia Sulas - Sandra Mattu - Marta Szydlowska
(1)
(1)
(1)
Puliga - Giovanna Maria Ledda - Amedeo Columbano
Università di Cagliari, Dipartimento di Scienze Biomediche, Cagliari, Italia
(1)
- Elisabetta
(1)
RAZIONALE: Il carcinoma epatocellulare (HCC) rappresenta la seconda causa di
morte per cancro nel mondo. La resezione chirurgica e il trapianto d'organo sono
terapie potenzialmente curative per i pazienti con tumore in stadi precoci, mentre
per quelli in stadio avanzato l'unico trattamento terapeutico disponibile risulta
essere il sorafenib, con risultati limitati. Studi condotti nel nostro laboratorio hanno
evidenziato come l'ormone tiroideo T3 sia in grado di ridurre la progressione di
noduli preneoplastici e lo sviluppo di metastasi in un modello murino di
epatocancerogenesi. A causa degli effetti tossici indotti dalla T3, il suo utilizzo nella
clinica non è proponibile. Recentemente un agonista del recettore per l’ormone
tiroideo, il KB2115, privo degli effetti collaterali associati ai tireomimetici, è stato
utilizzato in trials clinici per il trattamento delle dislipidemie. Lo scopo di questo
studio è stato quello di valutare l’effetto epatomitogenico del KB2115 e il suo
potenziale effetto anti-tumorale.
MATERIALI E METODI: Il KB2115 è stato somministrato per una o due settimane sia
ad animali sani che ad animali sottoposti ad un protocollo di epatocancerogenesi
chimica (modello dell’Epatocita Resistente, RH). La proliferazione epatica e i geni
coinvolti nel ciclo cellulare sono stati valutati mediante immunoistochimica, qRT-PCR
e Western blot. I noduli preneoplastici sono stati identificati per la loro positività ad
anticorpi anti Glutatione S-Transferasi (forma placentare). L’eventuale danno epatico
è stato valutato mediante l’analisi delle AST e ALT sieriche.
RISULTATI: Una settimana di trattamento con KB2115 induce proliferazione degli
epatociti e delle cellule acinari del pancreas, senza segni di danno cellulare. L’analisi
della cinetica di proliferazione epatica ha evidenziato un’aumentata espressione
della ciclina D1, già a 3 ore dopo trattamento, in assenza di modificazione
dell’espressione di c-fos, c-jun e c-myc. Negli animali sottoposti al protocollo di
cancerogenesi, due settimane di trattamento con KB2115 inducono una quasi
completa regressione dei noduli preneoplastici, che avviene in assenza di morte
cellulare.
CONCLUSIONI: L’effetto anti-tumorale del KB2115 potrebbe essere esercitato
tramite l’induzione negli epatociti preneoplastici di un programma di
differenziamento genico verso un fenotipo maggiormente differenziato. Il KB2115
potrebbe quindi rappresentare un importante farmaco per il trattamento del tumore
al fegato.
91
P - 30IL DUPLICE RUOLO FUNZIONALE DELLE DEIODINASI DI TIPO 2 E 3 REGOLA IL CICLO
CELLULARE E LA SOPRAVVIVENZA DELLE CELLULE DI CARCINOMA A CELLULE BASALI
(1)
(2)
(1)
(1)
Caterina Miro - Raffaele Ambrosio - Daniela Di Girolamo - Emery Di Cicco (1)
(1)
Domenico Salvatore - Monica Dentice
Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia, Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, Napoli,
(1)
(2)
Italia - IRCCS, SDN, Napoli, Italia
RAZIONALE: Gli ormoni tiroidei (OT) regolano processi pleiotropici coinvolti nel
metabolismo, nella proliferazione e nel differenziamento cellulare. I livelli
intracellulari di OT possono essere modulati dagli enzimi deiodinasi, D2 e D3, che
catalizzano rispettivamente l’attivazione e l’inattivazione dell’ormone. In diversi
sistemi cellulari, gli OT esercitano effetti stimolatori o inibitori sulla proliferazione,
tuttavia, i meccanismi molecolari attraverso cui essi controllano il grado di
progressione del ciclo cellulare non sono ancora completamente noti. In precedenza
abbiamo dimostrato che la deplezione di D3 o il trattamento con l’ormone tiroideo
influenza la proliferazione e la sopravvivenza delle cellule del carcinoma a cellule
basali (BCC). Sorprendentemente, abbiamo dimostrato che le cellule BCC esprimono
non solo alti livelli di D3, ma anche di D2. Lo scopo del presente studio è stato
valutare il contributo relativo di D2 e D3 sul metabolismo degli OT nel contesto dei
BCC ed identificare i cambiamenti molecolari associati alla proliferazione e alla
sopravvivenza cellulare indotti dal OT e mediati da D2 e D3.
MATERIALI E METODI: Abbiamo usato la tecnologia CRISPR/Cas9 per la deplezione
genetica di Dio2 e Dio3 nelle cellule BCC e ne abbiamo studiato le conseguenze sulla
progressione del ciclo cellulare e sulla morte cellulare. La progressione del ciclo
cellulare è stata analizzata mediante FACS analisi su cellule sincronizzate ed il rate di
apoptosi attraverso l’incorporazione di Annessina V.
RISULTATI: I nostri studi hanno dimostrato che l’inattivazione di D2 accelera la
progressione del ciclo cellulare, aumentando la proporzione di cellule in fase S e
l’espressione della ciclina D1. Al contrario, la mutagenesi di Dio3 drasticamente
sopprime la proliferazione cellulare e aumenta l’apoptosi delle cellule BCC. Inoltre, il
grado di apoptosi basale è regolato in maniera opposta nelle cellule D2KO e D3KO.
CONCLUSIONI: I nostri risultati indicano che le cellule BCC rappresentano un esempio
in cui il segnale dell’OT è finemente regolato dall’espressione di due deiodinasi aventi
funzione opposta. La doppia regolazione dell’espressione di D2 e D3 gioca un ruolo
critico nella progressione del ciclo cellulare e morte cellulare, influenzando l’ingresso
nella fase G1/S ciclina D1-mediato. I dati ottenuti rinforzano il concetto che l’OT è un
potenziale target terapeutico nel BCC umano.
92
P - 31RISCHIO DI SECONDO TUMORE IN PAZIENTI CON CARCINOMA DIFFERENZIATO
DELLA TIROIDE: ESPERIENZA DI UN SINGOLO CENTRO
(1)
Noemi Fralassi - Maria Grazia Castagna
(1)
(1)
Fabio Maino - Furio Pacini
(1)
- Filomena Barbato
(1)
- Raffaella Forleo
(1)
-
Sezione di Endocrinologia, Università degli Studi di Siena - Dipartimento di Scienze Mediche,
(1)
Chirurgiche e Neuroscienze, Siena, Italia
RAZIONALE: La possibile associazione tra tumore maligno primario non tiroideo
(NTPM) e trattamento radiometabolico con 131I in pazienti con carcinoma
differenziato della tiroide (DTC) è ancora molto dibattuta in letteratura. L'obiettivo
dello studio è stato pertanto quello di valutare la prevalenza di un secondo tumore
maligno primario in pazienti con carcinoma differenziato della tiroide (DTC) e la
possibile associazione tra terapia radiometabolica con 131I e la presenza di un NTPM.
MATERIALI E METODI: La popolazione di studio era costituita da 1147 pazienti con
DTC seguiti in un unico centro per un follow-up mediano di 8 anni.
RISULTATI: Centoquattordici/1147 pazienti presentavano almeno un altro NTPM in
associazione con DTC con un tasso di prevalenza del 9.9%. La sede più comune di
NTPM era la mammella (33%), seguita dai tumori cutanei (13%) e da tumori
ematologici (11%). Dei 114 NTPM, 25/114 (21.9%) erano sincroni e 89/114 (78.1%)
erano metacroni rispetto al DTC. Nel gruppo dei pazienti con NTPM non sincrono, il
carcinoma tiroideo era il primo tumore maligno diagnosticato in 45/89 (50.6%)
pazienti (intervallo tra tumore tiroideo e secondo tumore ≥2 anni), mentre nei
rimanenti 44/89 (49.4%) pazienti il carcinoma della tiroide rappresentava il secondo
tumore maligno primario. Nella popolazione studiata 176/1147 (15.3%) pazienti non
eseguivano terapia con 131I mentre 970/1147 (84.7%) pazienti venivano trattati con
terapia radiometabolica con 131I. Quando valutavamo il tasso di NTPM insorto dopo
la diagnosi di DTC (45 pazienti) e lo correlavamo con il trattamento radiometabolico
con 131I, osservavamo come un secondo tumore si osservava nel 5.8% nei pazienti
trattati con 131I e nel 7.8% nei pazienti non trattati, senza alcuna differenza
statisticamente significativa tra i due gruppi (p=0.40 ).
CONCLUSIONI: I secondi tumori maligni sono frequenti nei pazienti con DTC e in oltre
la metà dei casi sono antecedenti o sincroni alla diagnosi di DTC (60.5%). In una
popolazione per lo più di pazienti DTC a rischio basso/intermedio, nei quali vengono
usualmente somministrate basse attività di radioiodio, questo trattamento non è
associato ad un aumento complessivo di secondo tumore.
93
P - 32VALUTAZIONE DEL RUOLO DELLA MUTAZIONE BRAFV600E NEL CONDIZIONARE
L’APPROCCIO TERAPEUTICO AL CARCINOMA PAPILLARE DELLA TIROIDE
(1)
(1)
(1)
(1)
Roberta Rossi - Paola Franceschetti - Stefania Bruni - Federico Tagliati - Mattia
(1)
(1)
(1)
(1)
Buratto - Luca Damiani - Ettore Ciro Degli Uberti - Maria Chiara Zatelli
Sezione di Endocrinologia e Medicina Interna, Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara (1)
Dipartimento di Scienze Mediche, Ferrara, Italia
RAZIONALE: La mutazione BRAFV600E oltre che la più frequente, è l’unica specifica
del carcinoma papillare della tiroide (PTC) e sembra correlare con una maggiore
aggressività della neoplasia. Tuttavia il suo ruolo prognostico è ad oggi molto
dibattuto.
MATERIALI E METODI: Abbiamo valutato come l’introduzione nel 2007 dell’analisi
molecolare di BRAF nella nostra pratica clinica ha modificato l’approccio terapeutico
al PTC. Abbiamo quindi analizzato una casistica di 1015 casi di PTC diagnosticati tra il
2001 e il 2013 presso la sezione di Endocrinologia dell’università di Ferrara, distinti in
due gruppi: pre-BRAF (498 casi) e post-BRAF (517 casi). In ciascun gruppo abbiamo
valutato l’incidenza dei casi di microcarcinoma papillare (mPTC) e di forme più
aggressive di tumore (stadio III e IV), il ricorso alla tiroidectomia di completamento
(TC) e alla terapia radiometabolica (RAI).
RISULTATI: Abbiamo rilevato che nel periodo post-BRAF sono stati diagnosticati un
numero maggiore di mPTC (+5.02%, p<0.05) e di tumori in stadio III (+7.98%, p<0.01)
mentre erano complessivamente meno i casi di PTC in stadio IV (-3.175%, p<0.05).
Nel gruppo post-BRAF inoltre è stato più raro il ricorso alla TC (-4.7%; p<0.01) così
come alla RAI (-4.78%; p<0.05). Infine tra i pazienti del gruppo post-BRAF sottoposti
alla RAI, risulta più frequente l’utilizzo di alte dosi di Iodio 131 (>100 mCi).
CONCLUSIONI: Dall’elaborazione dei nostri risultati si evince che, anche se ad oggi
non ci sono dati sufficienti per indicare un diverso approccio terapeutico nei PTC con
la mutazione BRAFV600E, il riscontro della medesima, permettendo di far diagnosi
precoce di PTC, condiziona indirettamente l’approccio terapeutico, apportando un
vantaggio sia in salute per il paziente che un risparmio economico per il servizio
sanitario.
94
P - 33VALUTAZIONE DEL VALORE PROGNOSTICO DELLA MUTAZIONE SOMATICA BRAF
V600E NEL CARCINOMA PAPILLARE DELLA TIROIDE: STUDIO PROSPETTICO CASOCONTROLLO.
(1)
(1)
(1)
(1)
Luca Damiani - Mario Tarquini - Stefania Bruni - Federico Tagliati - Roberta
(1)
(1)
(1)
(1)
Rossi - Paola Franceschetti - Martina Rossi - Ettore Degli Uberti - Maria Chiara
(1)
Zatelli
Sezione di Endocrinologia e Medicina Interna, Azienda Ospedaliera Universitaria S.Anna Ferrara (1)
Dipartimento di Scienze Mediche, Ferrara, Italia
RAZIONALE Numerosi studi hanno valutato l’importanza prognostica della mutazione
V600E del gene BRAF nel carcinoma papillare della tiroide (PTC). Tuttavia i dati in
letteratura sono contrastanti e raccolti in modo retrospettivo. Lo scopo del nostro
lavoro è valutare se la presenza della mutazione somatica BRAF V600E nel PTC correli
con la persistenza di malattia.
MATERIALI E METODI Abbiamo svolto uno studio prospettico caso-controllo su 160
pazienti sottoposti ad agoaspirato tiroideo ecoguidato con ricerca della mutazione
somatica BRAF V600E e successivamente a tiroidectomia totale per PTC, diagnosticati
dal 2007 in poi. Il gruppo è stato suddiviso in base alla presenza (80 pazienti BRAF+) o
all’assenza (80 pazienti BRAF-) della mutazione somatica BRAF V600E. Ciascuno dei
due gruppi è stato suddiviso in due sottogruppi di 40 pazienti in base alla presenza o
all’assenza di metastasi linfonodali (N0/N+). I pazienti sono stati selezionati in modo
che i gruppi fossero sovrapponibili in termini di sesso, età, TNM e stadio di malattia
alla diagnosi, con un follow-up da 2 a 8 anni. Lo stato di malattia è stato valutato in
base ai livelli di tireoglobulina basale e dopo rh-TSH, ATG, ecografia del collo e
scintigrafia total body con 131I, al primo follow up (6 mesi post-tiroidectomia), dopo
2 anni ed all’ultima visita di follow-up.
RISULTATI Il parametro T1a si è rivelato statisticamente più frequente in tutti i
sottogruppi. Alla diagnosi non erano presenti differenze significative nel parametro
N0/N+ tra i pazienti BRAF+ e BRAF-. Inoltre abbiamo riscontrato una maggiore
frequenza di N1 nei pazienti con PTC>1 cm rispetto ai pazienti con microPTC
indipendentemente da BRAF. La presenza o meno di mutazione di BRAF non ha
condizionato la scelta di sottoporre i pazienti a terapia radio metabolica. Al termine
del follow-up, la persistenza di malattia non è risultata significativamente correlata
alla presenza della mutazione somatica BRAFV600E. Al contrario la presenza di
metastasi linfonodali è risultata correlare significativamente con una maggior
frequenza di persistenza di malattia clinica o biochimica.
CONCLUSIONI Il nostro studio ha evidenziato come, partendo da una popolazione
omogenea per fattori di rischio, la presenza della mutazione di BRAF non influenza la
persistenza di malattia all’ultimo follow-up, indicandone uno scarso valore
prognostico. Al contrario, la presenza o meno di metastasi linfonodali influenza la
prognosi dei pazienti con PTC.
95
P - 34L’ANALISI MOLECOLARE DI BRAF V600E COME STRUMENTO DIAGNOSTICO DEL
NODULO TIROIDEO INDETERMINATO
(1)
(1)
(2)
(2)
Irene Gagliardi - Luca Damiani - Roberta Rossi - Paola Franceschetti - Federico
(1)
(2)
(1)
(1)
Tagliati - Stefania Bruni - Mattia Buratto - Ettore Degli Uberti - Maria Chiara
(1)
Zatelli
Università di Ferrara, Dipartimento di Scienze Mediche, Sezione di Endocrinologia e Medicina
(1)
Interna, Ferrara, Italia
- Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, Dipartimento delle
(2)
Medicine Specialistiche, Unità Operativa di Endocrinologia, Ferrara, Italia
RAZIONALE Il gold standard per la diagnosi pre-operatoria del nodulo tiroideo è
l’agoaspirato ecoguidato (FNAB) che nel 15-20% dei casi identifica noduli
citologicamente indeterminati inclusi nelle classi III, IV e V della classificazione di
Bethesda (BRSTC). Essendo BRAFV600E la mutazione più frequente e specifica nel
carcinoma papillare della tiroide (PTC), lo scopo del nostro studio è definire l’impatto
diagnostico dell’analisi molecolare BRAFV600E nei noduli tiroidei indeterminati.
PAZIENTI E METODI Tra tutti i noduli tiroidei sottoposti a FNAB ed alla ricerca della
mutazione somatica BRAFV600E tra agosto 2007 e giugno 2015 (n° = 10788) sono stati
identificati 714 noduli indeterminati, derivanti da 665 pazienti, successivamente
sottoposti a chirurgia.
RISULTATI La mutazione somatica BRAFV600E è stata riscontrata in 162 noduli (23%),
risultati all’istologia 161 PTC ed 1 un adenoma follicolare. Il 57% dei noduli mutati
appartiene alla classe V, il 35% alla classe III e l’8% alla classe IV. Al contrario, 165
noduli fra i 552 risultati negativi per la mutazione sono risultati compatibili con PTC.
La ricerca della mutazione BRAFV600E ha mostrato sensibilità=49,9%,
specificità=99,7%, accuratezza=76,8%, PPV=99,4%, NPV=70,1%. Considerando le
singole BSRTC III, IV e V, sono stati ottenuti risultati simili, eccetto il NPV nei noduli
della classe V (22,9%). Il rischio di malignità (RM) per PTC relativo alle BSRTC III, IV e V
è stato rispettivamente del 35,9%, 18,3%, 88,3%. Il RM in presenza della mutazione
BRAFV600E è risultato pari a 98,2%, 100% e 100%, rispettivamente. Il RM in assenza
della mutazione BRAFV600E è risultato pari a 24%, 11% e 77%, rispettivamente. La
prevalenza dei PTC è stata del 46%, mentre gli altri noduli hanno ricevuto una
diagnosi che in 16 casi è stata di malignità (12 carcinomi follicolari, 3 carcinomi
midollari, 1 carcinoma scarsamente differenziato).
CONCLUSIONI Il valore diagnostico di BRAFV600E è stato confermato anche nelle
BSRTC III, IV e V. Inoltre l’elevato PPV suggerisce l’indicazione alla tiroidectomia
totale per i noduli BRAFV600E positivi, risparmiando i rischi e i costi di un intervento in
due tempi (lobectomia diagnostica + completamento terapeutico della
tiroidectomia). Tuttavia la scarsa sensibilità del test e il RM non trascurabile associato
ai noduli indeterminati BRAFV600E negativi impediscono di escludere il cancro in
assenza di mutazione e di estendere un trattamento conservativo a queste lesioni.
96
P - 35CATEGORIE CITOLOGICHE TIROIDEE NELLE DIVERSE CLASSIFICAZIONI ITALIANE:
PRESENTE E PASSATO
(1)
(1)
Emilia Sbardella - Alessia Cozzolino - Elisa Giannetta
(1)
(1)
(1)
Gianfrilli - Andrea M. Isidori - Andrea Lenzi
(1)
- Laura Rizza
Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Medicina Sperimentale, Roma, Italia
(1)
- Daniele
(1)
RAZIONALE: la modalità di refertazione della citologia tiroidea in Italia, in linea con
l’andamento internazionale, ha subito un arricchimento dal 2014 passando da una
classificazione a 5 categorie ad una classificazione a 7 categorie allo scopo di
ottimizzare la caratterizzazione citologica e di migliorare la comunicazione tra
anatomo-patologi e clinici. Il nostro obiettivo è stato quello di confrontare la
distribuzione delle diverse categorie classificative della citologia tiroidea italiana nelle
due successive e più recenti classificazioni presso un singolo Centro per studiarne
eventuali modifiche nel tempo.
MATERIALI E METODI: studio osservazionale, retrospettivo dei risultati degli esami
citologici dei Fine Needle Aspiration (FNA) effettuati presso il Dipartimento di
Medicina Sperimentale, Sezione di Fisiopatologia Medica ed Endocrinologia analizzati
presso il Dipartimento di Anatomia Patologica del Policlinico Umberto I di Roma dal
Gennaio 2007 al luglio 2016.
RISULTATI: Sono stati analizzati 1382 FNA, 326/1382 (23.6%) effettuati su maschi e
1056/1382 (76.4%) su femmine con età media 50.613.7 anni (min 4-max 86). Degli
FNA analizzati, 855 erano stati effettuati da gennaio 2007 a febbraio 2014 e i relativi
esami citologici refertati secondo la classificazione SIAPEC-IAP 2007 e 527 da marzo
2014 a luglio 2016 e refertati secondo SIAPEC-AIT 2013.Nel primo gruppo la
distribuzione delle categorie citologiche era la seguente: 44.1% TIR 1, 46.5% TIR 2,
5.9% TIR 3, 2.9% TIR 4, 0,6% TIR 5; e nel secondo gruppo: 25% TIR1, 0.6% TIR 1C,
47.2% TIR 2, 0.9% TIR 3 (nonostante fosse già in uso la nuova classificazione), 15.5%
TIR 3A, 6.3% TIR 3B, 22.7% TIR 3 nel complesso, 3% TIR 4, 1.5% TIR 5. Non sono state
osservate significative differenze di genere e in termini di età paragonando la
distribuzione delle diverse categorie citologiche nell’ambito delle due classificazioni.
CONCLUSIONI: nel passaggio dalla classificazione della citologia tiroidea italiana
SIAPEC-IAP 2007 alla SIAPEC-AIT 2013 si è assistito, nel nostro Centro, ad un
significativo incremento degli esami citologici della categoria TIR 3 nella
classificazione SIAPEC-AIT 2013 rispetto alla SIAPEC-IAP 2007 (p<0.001) con riduzione
della percentuale dei TIR 1, probabilmente per la possibilità di differenziare la
categoria TIR 3A dalla TIR 3B e di inserire nella categoria TIR 3A reperti citologici che
nella classificazione SIAPEC-IAP 2007 risultavano essere border line tra due diverse
categorie.
97
P - 36RUOLO DELLA GLUTATIONE-PEROSSIDASI DI TIPO 3 NELLA CLASSIFICAZIONE
CITOLOGICA DEI NODULI TIROIDEI
(1)
Laura Rizza - Emilia Sbardella
(1)
(1)
Isidori - Andrea Lenzi
(1)
- Carlotta Pozza
(1)
- Alessia Cozzolino
Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Medicina Sperimentale, Roma, Italia
(1)
- Andrea M
(1)
RAZIONALE Il selenio esplica un ruolo chiave nell’omeostasi degli ormoni tiroidei
attraverso l’azione di diverse selenoproteine. Tra queste la glutatione perossidasi di
tipo 3 (GPx3), l’isoforma più abbondante nel plasma, con la sua azione antiossidante
prende parte ad un complesso sistema di difesa del tireocita, durante il processo di
iodinazione della tireoglobulina. Nelle condizioni di stress ossidativo che si verificano,
ad esempio, nelle tireopatie autoimmuni, è ormai noto l’effetto benefico della
supplementazione di selenio attraverso l’attivazione delle selenoproteine. Meno si
conosce sull’importanza dell’attività della glutatione-perossidasi nei processi
neoplastici tiroidei. Pertanto, lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare i
livelli della GPx3 nei liquidi di lavaggio di agoaspirati (FNA-washout) di noduli tiroidei
benigni e maligni.
MATERIALI E METODI Sono stati valutati prospetticamente 145 pazienti con noduli
tiroidei, sottoposti ad US-FNA presso il nostro Dipartimento: 52 TIR1, 55 TIR2, 14
TIR3, 21 TIR4 e 3 TIR5 (secondo SIAPEC-IAP 2007). Dopo aver allestito i preparati
citologici, su ogni FNA è stata effettuata la tecnica di lavaggio dell’ago (1 ml di
soluzione NaCl 0,9%). Tutti i campioni sono stati centrifugati ad una velocità di
13.000 rpm per 10 minuti. I campioni ottenuti sono stati dosati per tireoglobulina,
mediante tecnica in chemiluminescenza, mentre la determinazione quantitativa della
GPx3 sui campioni è stata effettuata mediante tecnica ELISA. In tutti i pazienti sono
stati dosati i livelli sierici anticorpali (AbTPO e AbTG).
RISULTATI I livelli di Tg-washout sono risultati statisticamente più elevati nei noduli
tiroidei citologicamente benigni (TIR2) (p=0,001). I livelli di GPx3-washout non sono
risultati significativamente differenti tra le varie categorie citologiche (p=0,092). La
ratio GPx3/Tg è risultata statisticamente inferiore nei TIR2 (p=0,023) e nei TIR1
(p=0,026) dei pazienti con negatività anticorpale.
CONCLUSIONI Nel nostro studio i livelli di GPx3 sono risultati omogenei tra le varie
categorie citologiche tiroidee. Tuttavia la nostra popolazione è costituita
esclusivamente da tumori ben differenziati della tiroide e pertanto meno aggressivi. I
livelli di GPx3/Tg potrebbero rappresentare un marcatore di benignità nella categoria
di noduli tiroidei non diagnostici. Sono, tuttavia, necessari ulteriori studi e casistiche
tumorali più ampie per attribuire un sicuro significato diagnostico alle
selenoproteine.
98
P - 37CORRELAZIONE TRA TIROIDITE LINFOCITARIA PERITUMORALE E LE PRINCIPALI
CARATTERISTICHE DI AGGRESSIVITÀ TUMORALE NEL CARCINOMA PAPILLARE
DELLA TIROIDE
(1)
(1)
(2)
Luciana Puleo
- Cristina Romei
- Clara Ugolini
- Laura Agate
(1)
(1)
(2)
(1)
Molinaro - Loredana Lorusso - Fulvio Basolo - Rossella Elisei
(1)
- Eleonora
(1)
Unità di Endocrinologia , Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa
(2)
Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica, Università di Pisa
-
RAZIONALE: Il ruolo che svolge la tiroidite linfocitaria peritumorale (TLP)
sull’aggressività dei carcinomi differenziati della tiroide è argomento tuttora
dibattuto. Scopo del nostro studio è stato quello di valutare la correlazione tra la TLP
e le principali caratteristiche istologiche di aggressività tumorale e tra la TLP e la
presenza di macrofagi associati ai tumori (TAM).
PAZIENTI E METODI: Abbiamo valutato 197 campioni tissutali di PTC. Per ogni
paziente del gruppo di studio è stata valutata la presenza di tiroidite linfocitaria sia
istologica (a livello peritumorale) che sierica (positività agli AbTg e AbTPO preintervento), la presenza di TAM (CD68 e CD163 peri-ed intratumorali) e le principali
caratteristiche di aggressività tumorale (variante, mutazione V600E del gene BRAF,
infiltrazione dei tessuti lassi peritiroidei, presenza di emboli neoplastici, multifocalità,
assenza di capsula tumorale e infiltrazione della capsula tiroidea).
RISULTATI: In 63/197 (32%) campioni era presente TLP mentre era assente nei
restanti 134/197 (68%). Dei campioni analizzati 29/197 (15%) erano variante classica
con aree aggressive (CVA), 25/197 (12%) a cellule alte (TCV), 57/197 (29%) variante
classica (CV) e 86/197 (44%) variante follicolare (FV). La presenza di TLP era associata
in maniera significativa (p=0.001) con le varianti più aggressive; in particolare tra i
pazienti con TLP, 16/63 (25%) avevano una CVA, 11/63 (17%) una TCV, 20/63 (32%)
una CV e 16/63 (25%) una FV. Inoltre abbiamo osservato una correlazione
significativa tra TLP e la presenza di mutazione V600E del gene BRAF (p=0.01), tra TLP
e l’assenza di capsula tumorale (p=0.001) e tra TLP e l’infiltrazione della capsula
tiroidea (p=0.003). La TLP era correlata in maniera significativa anche con la presenza
di TAM CD68 e CD163 peritumorali (p<0.0001) e di TAM CD163 intratumorali
(p=0.0003). La stessa analisi statistica è stata eseguita suddividendo il gruppo di
studio in due sottogruppi: uno con TLP associato a tiroidite sierica (TS) e l’altro con
sola TS. I risultati precedentemente osservati sono stati tutti confermati nei due
sottogruppi ad eccezione della correlazione con la mutazione di BRAF.
CONCLUSIONI: Il nostro studio ha mostrato che la TLP e la TS correlano con le
principali caratteristiche istologiche di aggressività tumorale e con la presenza di
TAM CD68 peritumorali e CD163 peri-ed intratumorali, ma solo la TLP correla con la
mutazione di BRAF.
99
P - 38ASPETTI CLINICI ED ISTOLOGICI IN PAZIENTI CON CARCINOMA FOLLICOLARE
TIROIDEO METASTATICO A LENTA EVOLUZIONE.
(1)
(1)
(1)
Luca Damiani
- Roberta Rossi
- Francesca D'Ercole
- Paola Franceschetti
(1)
(1)
(1)
Marta Bondanelli - Maria Chiara Zatelli - Ettore Degli Uberti
(1)
-
Sezione di Endocrinologia e Medicina Interna, Azienda Ospedaliera Universitaria S.Anna Ferrara (1)
Dipartimento di Scienze Mediche, Ferrara, Italia
RAZIONALE Il carcinoma tiroideo follicolare (FTC) rappresenta il 10-20% dei
carcinomi differenziati della tiroide e viene classificato in minimamente invasivo
(MIFTC) e altamente invasivo (AIFTC) in base alla presenza o meno di invasione
capsulare e/o vascolare e/o delle strutture adiacenti e sull’assenza delle atipie
nucleari caratteristiche del carcinoma papillare (PTC). Ha scarsa tendenza
all’invasione linfatica e diffonde principalmente per via ematica, con una maggior
frequenza di metastasi a distanza a livello osseo e polmonare. Il MIFTC è più difficili
da diagnosticare e nella varietà microinvasiva può non distinguersi dall’adenoma
follicolare (AF).
MATERIALI E METODI Abbiamo valutato le caratteristiche cliniche ed anatomopatologiche di otto pazienti (4M e 4F, età 26-71 anni) con FTC ad evoluzione
metastatica, 4 dei quali diagnosticati inizialmente come AF. 4 pazienti (2 MIFTC e 2
AIFTC) presentavano all’esordio metastasi (M+) a distanza (polmonari, ossee e
intravascolari). Tutti sono stati trattati con radioiodio ad alte dosi e poi sottoposti a
più trattamenti chirurgici e radioterapia esterna sulle metastasi ossee.
RISULTATI Caratteristica comune all’esame istologico era la dimensione del tumore,
in tutti i casi >5 cm anche nei 4 casi diagnosticati inizialmente come AF e
successivamente risultati affetti da M+ a distanza di FTC, a livello osseo in 3 casi e
polmonare + osseo in 1 caso. In nessun caso è stato dimostrato un coinvolgimento
linfonodale, mentre in 2 pz era presente carcinosi endovasale. In 2 pz sono comparse
anche metastasi renali e in 2 pz metastasi cerebrali. 2 pz sono deceduti dopo 16 e 11
anni dall’esordio della malattia ma solo uno per FTC. Dei 6 pz attualmente viventi
(durata media di malattia = 20 anni) 3 hanno malattia stabile, 2 sono in progressione
e candidati alla terapia con TKI e un paziente con diagnosi iniziale di AF risulta
attualmente guarito dopo terapia con 131I e radioterapia esterna sull’unica
metastasi ossea.
CONCLUSIONI I nostri dati suggeriscono che anche i MIFTC possono associarsi ad
un’evoluzione metastatica, che può essere presente già alla diagnosi. La presenza di
M+ non ha condizionato l’evoluzione della malattia sia nei MIFTC che nei AIFTC dove
terapie personalizzate ne hanno rallentato la progressione. Nelle neoplasie follicolari
può essere difficile distinguere l’AF e il MIFTC e pertanto si suggerisce uno stretto
monitoraggio dei pazienti con noduli di grosse dimensioni diagnosticati come AF.
100
P - 39LA MUTAZIONE SOMATICA BRAFV600E COME MARKER DI COMPORTAMENTO
BIOLOGICO NEL MICROCARCINOMA PAPILLARE DELLA TIROIDE
(1)
(1)
(1)
(2)
Stefania Bruni - Roberta Rossi - Paola Franceschetti - Federico Tagliati - Mattia
(2)
(2)
(1)
(2)
Buratto - Luca Damiani - Martina Rossi - Marta Bondanelli - Ettore Degli Uberti
(2)
(2)
- Maria Chiara Zatelli
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, Unità Operativa di Endocrinologia, Dipartimento delle
(1)
Medicine Specialistiche, Ferrara, Italia - Università di Ferrara, Dipartimento di Scienze Mediche,
(2)
Sezione di Endocrinologia e Medicina Interna, Ferrara, Italia
RAZIONALE La via di trasduzione del segnale delle MAPK (Mitogen-Activated Protein
Kinase) è coinvolta nelle fasi precoci della tumorigenesi del Carcinoma Papillare della
Tiroide (PTC). La mutazione somatica puntiforme in eterozigosi V600E (c.1799T>A)
del gene BRAF costituisce la principale alterazione molecolare in grado di attivare
costitutivamente la via delle MAPK. Sebbene la maggior parte dei microPTC abbia un
decorso indolente, una sottopopolazione presenta fattori clinico-patologici associati
ad una prognosi sfavorevole, quali l'estensione extratiroidea, la presenza di
metastasi linfonodali e/o a distanza e un alto stadio.
Lo scopo dello studio è valutare se la mutazione BRAFV600E si associ a fattori
prognostici sfavorevoli nei microPTC, permettendo di individuare un sottogruppo di
neoplasie con caratteristiche clinico-patologiche di maggiore aggressività, che
possano determinare una prognosi peggiore e condizionare la gestione del paziente.
MATERIALI E METODI Lo studio è stato condotto su un campione di 330 pazienti
sottoposti a tiroidectomia totale per microPTC da ottobre 2007 a dicembre 2013,
suddivisi in due gruppi in relazione alla presenza (BRAF+, 211 pazienti) o all'assenza
(BRAF-, 119 pazienti) della mutazione BRAFV600E nel citoaspirato tiroideo. I due
gruppi sono stati confrontati rispetto al genere, all’età (<45 e ≥45 anni), alla
classificazione citopatologica di Bethesda (BSRTC) e allo stadio di malattia alla
diagnosi.
RISULTATI La percentuale di microPTC BRAF+ è risultata pari al 64%, rispecchiando i
dati della letteratura. Non è stata rilevata una differenza statisticamente significativa
fra i due gruppi in relazione alla distribuzione fra i sessi e per età. I pazienti BRAF+
hanno mostrato più frequentemente rispetto ai pazienti BRAF- una diagnosi
citologica corrispondente a BSRTC classe VI, una istologia con stadio di malattia
uguale o superiore a III, invasione della capsula e dei tessuti extratiroidei all’esame
istologico.
CONCLUSIONI I dati ottenuti dimostrano l'esistenza di un'associazione tra la
presenza della mutazione BRAFV600E ed uno stadio di malattia più avanzato nei
microPTC alla diagnosi, confermando quanto riportato in letteratura per i PTC.
101
P - 40L’ESPRESSIONE DI PD-L1 E PD-L2 È AUMENTATA NEI CARCINOMI DELLA TIROIDE
(1)
Sonia Moretti - Elisa Menicali
(2)
Efisio Puxeddu
(2)
- Nicole Nucci
(2)
- Silvia Morelli
(3)
- Renato Colella
(4)
-
Università degli Studi di Perugia, Università degli Studi di Perugia Dipartimento di Medicina,
(1)
(2)
Perugia, Italia - Dipartimento di Medicina, Università degli Studi di Perugia - Dipartimento di
Medicina, Università degli Studi di Perugia - Dipartimento di Medicina, Università degli Studi di
(3)
(4)
Perugia - Dipartimento di Medicina Sperimentale, Università degli Studi di Perugia
RAZIONALE: PD-1 è espresso dai linfociti T (LT) attivati e, se legato dai suoi ligandi
(PD-L1 e PD-L2), provoca esaurimento dei LT con perdita delle funzioni effettrici e
della capacità di proliferare. Molti carcinomi esprimono PD-L1 e il blocco di questa
via è un promettente approccio nell’immunoterapia dei tumori.
MATERIALI E METODI: L’espressione dell’RNAm di PD-L1 e di PD-L2 è stata valutata,
in Real-Time PCR, in 90 PTC, 11 MTC, 5 ATC e in 6 linee cellulari tumorali tiroidee
(BcPap, TPC1, FTC133, 8505c, C643, Cal62). L’espressione della proteina PD-L1 è stata
valutata in IHC in un sottogruppo di PTC e ATC e nelle linee cellulari usando un
anticorpo anti PD-L1. Per la valutazione dell’effetto funzionale dei ligandi di PD-1
espressi dalle cellule tumorali, 400000 cellule aderenti (BcPap, C643, Hek293) sono
state coltivate per 48 h con 50000 cellule Jurkat (LT immortalizzati), attivate con PHA
e PMA, ed è stata dosata l’IL2 sui sovranatanti con tecnica ELISA.
RISULTATI: L’espressione dell’RNAm di PD-L1 è risultata significativamente maggiore
rispetto alla tiroide normale, nei PTC (media±SD: 2.30±1.70; p<0.0001) e negli ATC
(media±SD: 3.37±2.65; p=0.045); mentre l’RNAm di PD-L2 era significativamente più
espresso negli ATC (media±SD: 10.52±7.32; p=0.0036). L’IHC per PD-L1 ha mostrato
livelli di espressione moderati nei PTC ed elevati negli ATC. PD-L1, valutato nelle linee
cellulari in Real-Time PCR e IHC, è risultato espresso ad alti livelli nelle cellule BcPap,
C643 e 8505c. La co-coltura di cellule Jurkat attivate con cellule tumorali tiroidee
esprimenti PD-L1 provocava una significativa diminuzione della produzione di IL-2
rispetto a quella secreta dalle cellule Jurkat coltivate con cellule Hek293 non
esprimenti il ligando (BcPap - 45.7% p=0.0046; C643 - 54.7% p=0.0096). A conferma,
anche le cellule Hek293 trasfettate con PD-L1 determinavano una significativa
riduzione della produzione di IL-2 (- 64.5% p=0.011).
CONCLUSIONI: Questi dati indicano che i carcinomi della tiroide (ATC > PTC)
esprimono PD-L1 e PD-L2. Queste molecole sono coinvolte nello sviluppo di
esaurimento funzionale dei LT e di tolleranza immunitaria, come mostrato
dall’inibizione della produzione di IL-2 negli esperimenti in vitro. In particolare questa
sperimentazione evidenzia che anticorpi monoclonali in grado di bloccare
l’interazione tra PD1 e i suoi ligandi possano rappresentare una nuova strategia
terapeutica per i DTC avanzati e soprattutto per gli ATC.
102
P - 41UNA CISTI BRANCHIALE A SEDE "INTRATIROIDEA"
(1)
(2)
(2)
Antonella Montepagani - Prospero Magistrelli - Pierfrancesco Bonfante - Laura
(1)
(3)
(1)
(3)
Veronica Camerieri - Donatella Intersimone - Ilaria Ricco - Michele Motoni (1)
(1)
Miryam Talco - Mario Cappagli
(1)
Endocrinologia, Ospedale S.Andrea, La Spezia, Italia - Chirurgia, Ospedale S.Andrea, La Spezia,
(2)
(3)
Italia - Anatomia Patologica, Ospedale S.Andrea, La Spezia, Italia
RAZIONALE C.K. maschio di 37 anni (P) si presenta per una tumefazione del collo (FN)
comparsa 2 mesi prima, ma in rapido incremento, con sintomi compressivi.
Anamnesi familiare positiva per gozzo. Anamnesi personale muta. Fumatore.
Moderato bevitore. L’esame clinico evidenzia voluminosa formazione nodulare (FN)
sinistra del collo, mobile, tesa non dolorabile.
METODI ECO: in emiloggia tiroidea sinistra FN iso-ipoecogena, a contorni definiti,
non vascolarizzata, di 45x62x81 mm(AP/LL/LONG) e deviazione tracheale destra.
TSH= 0.39 uUI/ml, Calcitonina=2.7 pg/ml, Anticorpi antitiroide negativi.
TC: FN sinistra del collo profonda adesa alla parete anteriore dell'istmo e del lobo
tiroideo sinistro a profili regolari di 47x52x69mm che si estende fino al muscolo
sternotiroideo dislocato anteriormente, ma non infiltrato e che impronta le
cartilagini tiroidea e cricoidea dislocandole controlateralmente ben oltre la linea
mediana: la FN mostra contenuto corpuscolato/proteinaceo, disloca l'esofago e la
trachea che appare ridotta di calibro.
FNAB: materiale “corpuscolato,amorfo,ematico, granulociti”.
RISULTATI Considerando il quadro clinico e la sintomatologia si discute con il P la
scelta terapeutica e si procede quindi ad exeresi chirurgica della FN.
Istologia: “neoformazione cistica contenente materiale amorfo grigio-giallastro non
cellulato compatibile con cisti branchiale (CB); tessuto fibroadiposo ,un linfonodo
reattivo”.
Conclusioni L’origine delle CB è tuttora non chiaro e sono state formulate varie
ipotesi: 1) teoria dell’apparato branchiale: fusione dei residui della tasca faringea e
della fessura branchiale-2)teoria del seno cervicale: residui del seno cervicale di His
con fusione tra 2^ e 5^ arco branchiale-3)teoria del dotto timofaringeo: residuo da
originaria connessione tra timo e 3^ tasca branchiale. Si trovano generalmente nella
regione laterale del collo ma, talvolta, anche nella parotide e nella faringe. L’esordio
clinico è fra 20 e 40 anni. Oltre i 40 anni è dubbia la natura congenita della CB e
sussiste il rischio di trasformazione maligna. L’incidenza è stimata in
1/1000.000/anno.La diagnosi differenziale, secondo l’età,
comprende: cisti
dermoide, metastasi da carcinoma a cellule squamose, cisti del tireoglosso,
linfoadenite TBC o HIV, sarcoidosi e linfoma.
Nel nostro P si trattava di una CB classica ad esordio tardivo, ma in sede tiroidea, con
marcati caratteri compressivi delle strutture contigue del collo e simulazione clinica
di un gozzo.
103
P - 42ASSOCIAZIONE TRA CARCINOMA PAPILLARE DELLA TIROIDE E TIROIDITE CRONICA
AUTOIMMUNE: NUOVE CONFERME DA UN AMPIO STUDIO PROSPETTICO
(1)
(1)
(1)
(1)
(1)
Francesco Boi - Stefania Casula - Nicolo' Arisci - Chiara Serafini - Chiara Satta
(1)
(1)
(1)
(1)
Carla Columbu - Fabiana Pani - Ivan Maurelli - Antonello Cappai - Alessandro
(1)
(1)
(2)
(2)
Taberlet - Francesca Atzeni - Pietro Giorgio Calo' - Angelo Nicolosi - Maria
(3)
(1)
Letizia Lai - Stefano Mariotti
Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università degli Studi di
(1)
Cagliari, Cagliari, Italia - Chirurgia Generale, Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Università degli
(2)
Studi di Cagliari, Cagliari, Italia - Istituto di Anatomia Patologica, Dipartimento di Citomorfologia,
(3)
Università degli Studi di Cagliari, Cagliari, Italia
RAZIONALE L’associazione tra le tireopatie autoimmuni (AITD) e il carcinoma
papillare della tiroide (PTC) è tuttora controversa ed è basata prevalentemente su
analisi retrospettive. Questo ampio studio prospettico ha valutato pazienti non
selezionati affetti da noduli tiroidei (NT), sottoposti ad esame citologico su
agoaspirato (FNAC), dosaggio degli anticorpi anti-tiroide (ATA) ed esame istologico
nei casi operati.
MATERIALI E METODI Un totale di 645 pazienti con NT, in base alla presenza di
positività degli ATA combinata a ipoecogenicità all’ecografia e/o ipotiroidismo
venivano divisi in n=241 con diagnosi di tireopatia autoimmune (AITD+) vs n=404
senza segni di autoimmunità tiroidea (AITD-). Tutti i pazienti hanno eseguito
dosaggio di TSH, FT4, AbTg, AbTPO, ecografia tiroidea e FNAC. I risultati citologici
venivano classificati in 4 classi crescenti di rischio di malignità: benigno (TIR 2),
indeterminato (TIR 3), sospetto e maligno (TIR 4-5). Di questi, 102/645 (15,8%) sono
stati sottoposti a tiroidectomia. All’esame istologico, sono stati valutati le dimensioni,
istotipo del tumore e presenza di infiltrato linfocitario (IL).
RISULTATI I noduli associati a AITD+ presentavano una prevalenza doppia delle classi
TIR4-5 (14,9% vs 7,9%,) e minore tasso di TIR 2 (49.4% vs 62,6%, p<0,002) rispetto ai
noduli del gruppo AITD-. I valori medi di TSH aumentavano progressivamente con
l’aumento della classe di rischio citologica in entrambi i gruppi AITD+ es AITD-, con i
più alti valori di TSH nei TIR4-5 vs i TIR2 AITD+ (2,26 μU/ml vs 1,11 μU/ml, p<0,01),
risultando globalmente più elevati negli AITD+ vs AITD-. All’esame istologico, la
prevalenza dei PTC risultava essere maggiore nel gruppo AITD+ (35/46, 76,1%)
rispetto a quello osservato negli AITD- (31/56, 55,4%; p<0,05).
La diagnosi clinica di AITD concordava con la presenza di IL (p<0,0001), infatti 42/46
(91,3%) dei pazienti AITD+ presentavano IL parenchimale diffuso, mentre l’IL
raramente presente nei pazienti AITD- (18/59, 30,5%) risultava di tipo focale. Infine,
si riscontrava una significativa associazione istologica tra l’IL e il PTC (44/66, 67%)
rispetto ai noduli benigni (16/36, 44%; p<0,05).
CONCLUSIONI Il presente ampio studio prospettico conferma l'associazione tra PTC e
AITD sia su base clinica che all’esame istologico. Inoltre, la dimostrazione di valori
elevati di TSH, conferma il ruolo chiave di questo ormone nel meccanismo di
proliferazione cellulare correlato alla malattia autoimmune tiroidea.
104
P - 43DOSIMETRIA IN TERAPIA RADIOMETABOLICA CON IODIO-131 IN UNA PAZIENTE
TIROIDECTOMIZZATA PER CARCINOMA DIFFERENZIATO DELLA TIROIDE
METASTATICO
(1)
(2)
(3)
(1)
Stefania Mazzaglia - Giulia Sapuppo - Grazia Asero - Matteo Silvestro - Martina
(2)
(2)
(4)
(2)
Tavarelli
- Erika Mangione
- Anna Gueli
- Sebastiano Squatrito
- Gabriella
(2)
(3)
Pellegriti - Letizia Barone Tonghi
PH3DRA Laboratories (PHysics for Dating Diagnostic Dosimetry Research and Applications),
(1)
Dipartimento di Fisica e Astronomia, Università degli Studi di Catania & INFN, Catania, Italia Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Catania, Ospedale
(2)
Garibaldi-Nesima, Catania, Italia
- U.O.S.D. di Fisica Sanitaria, Ospedale Garibaldi-Nesima,
(3)
Catania, Italia
- Scuola di Specializzazione in Fisica Medica, Dipartimento di Scienze Mediche
(4)
Chirurgiche e Tecnologie Avanzate "G.F. Ingrassia", Università di Catania, Catania, Italia
RAZIONALE: La legislazione vigente (D.Lgs. 187/00) in materia di radiazioni ionizzanti
impone stime dosimetriche al fine di ottimizzare il trattamento radiometabolico,
secondo il principio per cui le dosi a volumi e tessuti non bersaglio devono essere le
più basse ottenibili e compatibili con il fine terapeutico. Nel 2018, a seguito del
recepimento della direttiva EURATOM 59/2013, la dosimetria diventerà prassi da
seguire in ogni centro di cura specializzato. La dose minima curativa assorbita dal
residuo tiroideo è stimata essere 300 Gy mentre la dose tollerata dal sangue, inteso
come surrogato del midollo rosso, è di 2 Gy. Il nostro studio vuole fornire un pratico
esempio di studio dosimetrico applicabile in via previsionale per stimare la dose
assorbita sia dalla lesione tiroidea che dal midollo rosso emopoietico.
MATERIALI E METODI: Le misure necessarie per la stima della dose di I-131 al residuo
tiroideo e al midollo rosso emopoietico sono state effettuate su una paziente di 69
aatiroidectomizzata per carcinoma differenziato della tiroide con localizzazioni
secondarie. E’ stata somministrata un’attività traccia di I-131 pari a 1.32 MBq (50 µCi)
per valutare la captazione al residuo e successivamente un’attività terapeutica pari a
3327 MBq (89.9 mCi). Il tempo di dimezzamento relativo allo iodio presente nel
residuo tiroideo è stato ricavato da misure in termine di rateo di equivalente di dose
ambientale a corpo intero a distanza di un metro all’altezza della tiroide alla 2,6,24,
48 e 144 H dalla somministrazione dell’attività terapeutica.
RISULTATI: La dose al residuo è risultata pari a 133±3 mGy corrispondente all’attività
traccia; da questa stima è stato possibile verificare la bontà dell’attività
empiricamente somministrata che corrisponde alla dose minima prescrivibile di 300
Gy in accordo, entro gli errori sperimentali, con l’attività somministrabile (2867±166
MBq corrispondente a 80.50±4 mCi). La dose al midollo è risultata 411±15 mGy,al di
sotto della dose limite di 2 Gy,che ci permette di stimare la massima attività
somministrabile in un unico trattamento pari a 16169±582 MBq (437±4 mCi).
CONCLUSIONI: La paziente avrebbe potuto ricevere un’attività di I-131 almeno
quattro volte superiore rispetto a quella somministrata rispettando i limiti massimi di
sicurezza calcolati per la dose al midollo. Il razionale dello studio dosimetrico è quello
di definire una procedura terapeutica personalizzata, specie per i pazienti con
localizzazioni secondarie.
105
P - 44FOLLOW-UP CON LA TOMOGRAFIA AD EMISSIONE DI POSITRONI CON 18FFLUORODEOSSIGLUCOSIO/TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA (18F-FDG PET/CT) NEL
CARCINOMA TIROIDEO IN PROGRESSIONE TRATTATO CON TERAPIA BIOLOGICA
(1)
(1)
Alberto Adorno - Lorenzo Mortara - Silvia Morbelli
(2)
(1)
Gianmario Sambuceti - Massimo Giusti
(2)
- Margherita Balestra
(1)
-
UO Clinica Endocrinologica, IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria San Martino – IST, Genova,
(1)
Italia
- UO Medicina Nucleare, IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria San Martino – IST,
(2)
Genova, Italia
Razionale: La 18F-FDG PET/CT è tutt’ora utilizzata per identificare foci di ricorrenza di
malattia in pazienti con carcinoma tiroideo in progressione, viene in genere
effettuata in rhTSH che determina un aumento delle lesioni identificabili e del
maximum standardized uptake value (SUVmax). Sono oggi disponibili terapie
biologiche da impiegare per le forme aggressive di carcinoma tiroideo. Negli studi
pre-registrativi l’effetto di sorafenib e lenvatinib è stato valutato con la metodica
RECIST con la CT total body. Scopo del lavoro è stato quello di valutare con 18F-FDG
PET/CT l’evoluzione di malattia in un limitato gruppo di pazienti con carcinoma
tiroideo in progressione.
Materiali e metodi: 12 soggetti (6F, 6 M) di età compresa fra 45-84 anni con
carcinoma tiroideo (stadio 3-4) in progressione (8 PTC, 2 FTC, 1 insulare, 1 Hurtle)
sono stati studiati in modo prospettico dopo avvio di sorafenib (n=9) o lenvatinib
(n=3). La 18F-FDG PET/CT è stata effettuata secondo la linea guida EANM, a digiuno
dopo 24 ore dalla somministrazione di rhTSH. TSH, tireoglobulina (tg) e TgAb sono
disponibili alla valutazione. L’intervallo fra le indagini è stato in media di 6 mesi. È
stata valutata la tg stimolata, il numero di lesioni, la sommatoria dei SUVmax
(∑SUVmax) ed il SUVmax medio (xSUVmax).
Risultati: 7 soggetti sono tutt’ora viventi. 3 soggetti sono deceduti dopo la 2°
valutazione e 2 rispettivamente dopo la 3° e la 5°. I restanti hanno effettuato 2 (n=2),
3 (n=2), 4 (n=1) e 5 (n=2) valutazioni. In terapia nel 50% dei soggetti il numero di
metastasi è rimasto stabile (33%) o si è ridotto (17%) mentre nel restante 50% si è
osservato una progressione visibile alla 18F-FDG PET/CT. Il ∑SUVmax è passato da
25.9 ± 6.8 alla prima valutazione a 36.5 ± 6.3 all’ultima (NS). Solo 1 soggetto ha
presentato discordanza fra numero delle lesioni (ridotto) e ∑SUVmax (aumentato). Il
xSUVmax è passato da 6.8 ± 1.6 a 8.7 ± 1.3 (P=0.03). La tg stimolata è salita da 8370 ±
5467 ng/ml a 12497 ± 7984 ng/ml (P=0.1). Il trend del numero di lesioni, del
∑SUVmax, del xSUVmax e della tg è risultato concordante nel 80% dei casi.
Conclusioni: La 18F-FDG PET/CT dopo rhTSH permette di valutare la progressione del
carcinoma tiroideo e gli effetti della terapia biologica. Deve essere tenuto in
considerazione che è possibile una discordanza fra variazione del numero di lesioni,
SUVmax e tg. Tuttavia è necessaria una casistica più ampia per poter esprimere
ulteriori giudizi.
106
P - 45MISURE DI RADIOATTIVITÀ CORPOREA IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA
DIFFERENZIATO DELLA TIROIDE (CTD) SOTTOPOSTI A TERAPIA RADIOMETABOLICA
CON I-131
(1)
(2)
(3)
(1)
Matteo Silvestro - Giulia Sapuppo - Grazia Asero - Stefania Mazzaglia - Filippo
(4)
(2)
(2)
(5)
Palermo
- Martina Tavarelli
- Sebastiano Squatrito
- Anna Gueli
- Letizia
(3)
(2)
Barone Tonghi - Gabriella Pellegriti
PH3DRA Laboratories (PHysics for Dating Diagnostic Dosimetry Research and Applications),
(1)
Dipartimento di Fisica e Astronomia, Università di Catania & INFN, Catania, Italia
- U.O.C.
Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Catania, PO
(2)
Garibaldi Nesima Catania, Catania, Italia - U.O.S.D. Fisica Sanitaria, PO Garibaldi Nesima Catania,
(3)
Catania, Italia
- U.O.C. Malattie Infettive, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale,
(4)
Università di Catania, PO Garibaldi Nesima Catania, Catania, Italia - Scuola di Specializzazione in
Fisica Medica, Dipartimento di Scienze Mediche Chirurgiche e Tecnologie Avanzate "G.F. Ingrassia",
(5)
Università di Catania, Catania, Italia
RAZIONALE: I pazienti tiroidectomizzati per CDT e ricoverati per terapia
radiometabolica con I-131 al momento della dimissione vengono sottoposti a
misurazione dosimetrica da parte del fisico sanitario e ricevono indicazioni specifiche
sulle procedure comportamentali da osservare a domicilio.
Nel presente studio sono stati rivalutati i tempi di limitazioni comportamentali
consigliati in dimissione in una serie consecutiva di pazienti con CTD, seguiti presso
l’UOC di Endocrinologia del PO Garibaldi Nesima di Catania, trattati con I-131, previa
stimolazione endogena o esogena del TSH, in rapporto a misure dosimetriche
riguardanti sia il corpo intero che il residuo tiroideo.
PAZIENTI, MATERIALI E METODI: Abbiamo valutato una serie di 71 pazienti con CTD
(58 F, 13 M, età media alla diagnosi 48 aa) sottoposti a terapia con I-131 (1.1 GBq o
3.7 GBq in 52 previa sospensione L-T4 e in 19 previa somministrazione di TSH
ricombinante umano (rhTSH).Le misure di rateo di equivalente di dose ambientale
H*(10) sono state effettuate dal momento della somministrazione fino alla
dimissione e al momento del TBS.
RISULTATI: Una correlazione lineare tra i logaritmi naturali del rateo di H*(10) e il
tempo dalla somministrazione ha permesso di estrapolare un tempo utile affinchè il
rateo si riduca a 2 µSv/h, cut off scelto come indicatore di smaltimento di
radioattività a cui corrisponde un solo giorno di cautela. Sono stati stimati 5 gg a
corpo intero e 8 gg per la zona tiroidea per entrambi i gruppi. Inoltre è stato
estrapolato il tempo sperimentale necessario affinchè la radioattività si riduca a 2
µSv/h. Abbiamo inoltre eseguito un’analisi statistica probabilistica in termini di
frequenze cumulate che ha evidenziato come al V giorno per il corpo intero il 68.4%
del gruppo rhTSH e il 53.8% del gruppo di pazienti ipotiroidei raggiunga il cut-off
stabilito.
CONCLUSIONI: I risultati ottenuti evidenziano come il dato radiometrico costituisca
un elemento fondamentale nell’orientare il medico alla dimissione del paziente ed in
particolare alla definizione dell’estensione temporale delle restrizioni
comportamentali da osservare al di fuori della struttura sanitaria.
Tali dati, da confermare in casistiche più ampie, indicano una minora quota di
radioattività residua nei pazienti trattati previa somministrazione di rhTSH vs quanto
osservato nei pazienti ipotiroidei e sembrano suggerire una rivalutazione
dell’indicazione dei giorni cautelativi da indicare al paziente in dimissione.
107
P - 46CONFRONTO TRA DOSE PREVISIONALE E DOSE TERAPEUTICA ASSORBITA DI I131 IN
PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA TIROIDEO DIFFERENZIATO METASTATICO:
STUDIO DOSIMETRICO.
(1)
(2)
Giulia Busonero - Gloria Rossi - Francesca Capoccetti
(1)
(1)
(1)
Manni - Francesca Silvetti - Ernesto Brianzoni
(1)
- Helga Castagnoli
(1)
- Carlo
U.O. Medicina Nucleare, Centro Regionale di Terapia Radiometabolica, Ospedale Macerata,
(1)
Macerata, Italia
- Servizio di Fisica Medica, Dipartimento dei Servizi, Ospedale Macerata,
(2)
Macerata, Italia
RAZIONALE Nel trattamento dei pazienti affetti da carcinoma tiroideo differenziato
(DTC) metastatico dagli studi della letteratura non emerge una differenza fra
l’utilizzo di un’attività empirica rispetto allo studio dosimetrico personalizzato . La
dose massima somministrabile viene definita come quella dose che eroga al midollo
2 Gy, viene calcolata empiricamente nella dose standard a 200 mCi oppure
determinata con dosimetria personalizzata; inoltre non è ancora definito se la
dosimetria previsionale corrisponda o meno alla dose effettivamente assorbita dal
midollo osseo. Scopo del presente studio è stato quello di individuare dosi
personalizzate ai singoli pazienti e verificare la corrispondenza fra dosimetria
previsionale dosimetria in corso di terapia.
MATERIALI E METODI Sono stati valutati 53 pazienti (27 maschi e 26 femmine), di cui
40 affetti da carcinoma papillare (22 variante classica, 12 variante follicolare, 6
varianti rare) e 13 affetti da carcinoma follicolare, sottoposti a dosimetria
previsionale e dosimetria durante terapia. Tutti i pazienti hanno effettuato il
trattamento in sospensione di terapia. Il giorno 1 è stato effettuato prelievo per TSH,
fT4, Tg, AbTg e ioduria. A seguire è stata somministrata la dose traccia di I131. I
conteggi sono stati effettuati con sonda esterna secondo protocollo dell’Associazione
Italiana di Fisica Medica (AIFM). I pazienti hanno poi eseguito valutazioni
dell’emocromo ogni 20 giorni per tre mesi e rivalutazione clinica a 3 mesi e a 7-8
mesi dal trattamento. Sono stati somministrati una media di 164 mCi (range 27-252
mCi).
RISULTATI Non si sono verificati eventi avversi ematologici di grado severo.
Quattordici pazienti hanno richiesto una dose inferiore a 200 mci (26.4%) del totale.
C’è stata concordanza fra il dato pre e post nel 55.7% ; del restante 44.3% in cui i dati
pre e post erano discordanti in un 69.6% la pre è risultata superiore in un 30.4% la
pre è risultata inferiore.
CONCLUSIONI Lo studio dosimetrico preliminare permette di ridurre la dose
standard di 200 mCi in una certa percentuale di pazienti evitando quela percentuale
di danni midollari segnalata in letteratura per òe dosi standard. Restano da capire e
definire i casi discordanti (da non equiparabile imput idrico? Da diversa cinetica di
dosi di entità profondamente diverse? Altro?). In considerazione dei dati osservati in
questo piccolo campione di pazienti è indispensabile proseguire lo studio
aumentando la casistica.
108
P - 47RUOLO DELLA 18FDG PET NEL FOLLOW-UP DEL CARCINOMA DIFFERENZIATO DELLA
TIROIDE (CDT) IN PRESENZA DI VALORI DI TIREOGLOBULINA (TG) INDOSABILI, AAT
ELEVATI E TBS POST-131-I NEGATIVO: ESPERIENZA CLINICA
(1)
(2)
(2)
(3)
Martina Tavarelli - Giulia Sapuppo - Dario Tumino - Romilda Masucci - Marco
(4)
(2)
(5)
(6)
Russo - Sebastiano Squatrito - Maria Concetta Fornito - Gabriella Pellegriti
Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Catania, Ospedale
(1)
Garibaldi Nesima, Catania, Italia
- Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e
(2)
Sperimentale, Università di Catania - Chirurgia Oncologica, Ospedale Garibaldi Nesima, Catania
(3)
(4)
- Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Messina
(5)
Medicina Nucleare, Ospedale Garibaldi Nesima, Catania
- Endocrinologia, Ospedale Garibaldi
(6)
Nesima, Catania
RAZIONALE: Circa il 20% dei pazienti tiroidectomizzati per CDT presentano alla
diagnosi valori di AAT al di sopra del range di normalità che tendono a negativizzarsi
nel tempo con una mediana di 3-5 anni. Un’attenzione particolare meritano i pazienti
in cui gli AAT non presentino il normale decremento temporale o quelli in cui
persistano o si positivizzino con un trend in ascesa.
Caso 1: F, 42 aa, nel 2012 Tx totale per CDT papillifero G1, pT3N1a sottoposta a
trattamento con I131 con negatività del TBS e dell’ecografia del collo. Tg 0,1 ng/ml
con AAT 64 UI/ml (< 4,1). Nel corso del follow-up si osservava un progressivo
incremento degli AAT, con esami morfologici negativi, per cui la paziente eseguiva un
secondo trattamento con I131 nel 2014; in tale occasione Tg 0,02 ng/ml con AAT 445
UI/ml e TBS negativo. La TC total body e la RMN non mostravano evidenza di
persistenza di malattia. Alla 18FDG PET del 2016 si evidenziava un’area al VI livello
inferiore sinistra di circa 1 cm compatibile con localizzazione linfonodale di malattia.
La paziente è stata quindi sottoposta ad intervento di linfoadenectomia
laterocervicale che confermava la localizzazione secondaria di malattia.
Caso 2: F, 55 aa, nel 2012 Tx totale per CDT papillifero G2, pT1bN0 sottoposta a
trattamento con I131 con captazione nel letto tiroideo al TBS ed ecografia del collo
negativa. Tg 0,09 ng/ml con AAT 52,6 UI/ml (<4). Ai controlli successivi, la paziente
mostrava valori di Tg indosabili con progressivo aumento degli AAT (266 UI/ml nel
2014). Veniva quindi eseguito TBS diagnostico con I131 che non mostrava aree di
captazione e successiva 18FDG PET che evidenziava patologia ad elevata attività
metabolica di dimensioni centimetriche in sede polmonare, confermata al successivo
esame TC. Al secondo trattamento con I131 nel 2015 il TBS mostrava aree di
captazione in sede toracica bilaterale. La paziente presenta progressivo incremento
degli AAT (434 all’ultimo controllo) e progressione morfologica di malattia per la
quale è in trattamento con inibitori delle Tirosino-kinasi.
CONCLUSIONI: Nei pazienti tiroidectomizzati per CTD con persistenza e/o aumento
dei valori di AAT, Tg indosabile e TBS post I131 negativo, la 18FDG PET può essere
efficacemente utilizzata per l’individuazione precoce di recidiva/persistenza di
malattia come descritto nei nostri due pazienti.
109
P - 48ABLAZIONE DEL RESIDUO NEL CARCINOMA
UN’ESPERIENZA IN REGIME DI RICOVERO DIURNO
(1)
(1)
TIROIDEO
DIFFERENZIATO:
(2)
Iolanda Calamia
- Elena Pomposelli
- Maria Claudia Bagnara
- Giovanni De
(2)
(1)
(1)
(1)
Pascalis - Ambra Buschiazzo - Silvia Daniela Morbelli - Gianmario Sambuceti (3)
Marcello Bagnasco
U.O. Medicina Nucleare, IRCCS San Martino – IST, Università degli Studi di Genova,
(1)
(2)
Genova, Italia - U.O. Fisica Medica e Sanitaria, IRCCS San Martino – Ist, Genova, Italia
- U.O. Programma Autoimmunità e Coordinamento con la Clinica, IRCCS San Martino-Ist,
(3)
Università degli Studi di Genova, Genova, Italia
RAZIONALE Le Linee Guida ATA 2015 modificano lo scenario dell’ablazione con 131I
nella gestione del cancro tiroideo differenziato (DTC), prediligendo l’uso di basse
attività e la stimolazione con rhTSH. L’uso di basse attività può limitare i tempi di
degenza, con vantaggi in termini di esposizione del pz e di contenimento dei costi.
Abbiamo allestito un protocollo di terapia ablativa con basse attività che, attraverso
opportune valutazioni dosimetriche, consenta la gestione del paziente in regime di
ricovero diurno (DH).
MATERIALI E METODI Abbiamo considerato 21 pz (5 M; 16 F; età 22-75 aa),
sottoposti a tiroidectomia totale per DTC: di cui 17 istotipo papillare (7 variante
follicolare), 4 follicolare (2 variante a cellule ossifile); stadio TNM da pT1a/N1/Mx (2
pz) a pT3a/N0/Mx (2 pz). I pz sono stati sottoposti ad esami ematochimici basali e
dosaggio di TSH, fT3, fT4, Tg e TgAb sotto stimolazione con rhTSH 0.9 mg i.m. in 2
giorni consecutivi e somministrazione della terapia in III giornata, con attività media
1240 MBq (1069-1961). Contemporaneamente alla stimolazione con rhTSH, i pz sono
stati avviati a test di captazione con sonda NaI 2”x2”, dopo somministrazione di circa
3 MBq di 131I (misure tiroide-gamba a 3 h, 6 h, 24 h; misure total body-2 metri a 30
min, 3h, 6h). Durante la degenza in DH sono state effettuate 4 misure mediante
sonda geiger collimata posta sopra il letto (a 30 min, 3h, 6h, 8h), per monitorare la
dismissione della radioattività non fissata al residuo. Alla dimissione è stata
effettuata misura con camera a ionizzazione a 1 m, per verificare il rispetto della
prescrizione (ritenzione stimata <=600 MBq).
RISULTATI Captazione pre-terapia al residuo (estrapolata al t.0) media 1,9% (0,710,1%), attività residua prevista dopo 8h da misure total body pre-terapia: media 732
MBq (404-981 MBq); attività residua stimata dopo 8h da misure con geiger sopra
letto durante la terapia: media 669 MBq (499-1093); ore medie di ricovero
rielaborando i dati per avere emissione inferiore a 30 uSv/h: 8,0 h (7,0-9,5); verifica
con camera a ionizzazione alle dimissioni: rateo medio a 1 m: 25,8 uSv/h (20-35,5)
corrispondente ad un’attività media residua stimata: 515 MBq (400-710).
CONCLUSIONI I dati verificano la fattibilità della terapia ablativa con basse attività di
131
I in regime di DH, sottolineando l’importanza del test di captazione nella selezione
del pz e confermando l’opportunità della preparazione con rhTSH per facilitarne
l’esecuzione.
110
P - 49LA SCINTIGRAFIA POST DOSE CON 131I HA MAGGIORE SENSIBILITA’ E VALORE
PREDITTIVO POSITIVO DELLA TIREOGLOBULINA NEL RILEVARE METASTASI NEL
WORK-UP INIZIALE DEL CARCINOMA DIFFERENZIATO DELLA TIROIDE
(1)
(1)
(1)
Alfredo Campennì
- Salvatore Antonio Pignata
- Massimiliano Siracusa
(1)
(1)
(2)
Francesca Di Mauro
- Maria Elena Stipo
- Francesco Trimarchi
- Rosaria
(2)
(1)
Maddalena Ruggeri - Sergio Baldari
Università degli Studi di Messina, Policlinico Universitario G.Martino - UOC Medicina Nucleare,
(1)
Messina, Italia
- Università degli Studi di Messina, Policlinico Universitario G.Martino - UOC
(2)
Endocrinologia, Messina, Italia
RAZIONALE: La scintigrafia whole body post-dose con 131-radioiodio (131I p-WBS) e la
tireoglobulina (Tg) circolante sono state validate e generalmente utilizzate per
l’identificazione di metastasi da carcinoma differenziato della tiroide (CDT).
Nell’immediato work-up post chirurgico, alcuni Autori hanno proposto di utilizzare il
dosaggio della Tg per decidere pro o contro l’ablazione del residuo tiroideo (TRA) con
131I. In questo studio retrospettivo abbiamo investigato sensibilità e VPP nel rilievo
di metastasi del pWBS paragonandola alla Tg nel work-up iniziale del CDT.
MATERIALI E METODI: Sono stati analizzati i dati di 1102 pazienti consecutivi con
DTC, afferiti negli ultimi cinque anni alla UOC di Medicina Nucleare, escludendo
quelli che, alla prima visita erano stati stadiati pT4, presentavano metastasi locoregionali e/o a distanza, età ≤16 anni, anticorpi anti-Tg positivi, istotipo scarsamente
differenziato. Sono stati selezionati, quindi, 570/1102 pazienti (52%): pT1-pT3, F=
450, M= 120, età 48.5±13.2; F/M ratio= 3.7:1. L’istotipo papillare era prevalente
(98,2%). Ogni paziente, prima della TRA, era stato sottoposto ad ecografia del collo e
valutazione biochimica. La iodocaptazione è stata eseguita nei pazienti in
sospensione di L-T4 (321/570, 56%) mentre il 44% dei pazienti era stato trattato
dopo stimolazione con con rh-TSH. La Tg circolante è stata misurata (dosaggio
immunoradiometrico, cut-off funzionale: 0.15 ng/ml) in soppressione del TSH ed al
momento della TRA.
RISULTATI: 131I p-WBS ha rivelato metastasi in 82 dei 570 (14.4%) pazienti. Di questi,
73 (90.2%) avevano valori di Tg ≤1 ng/ml dopo l’intervento chirurgico. Al momento
della TRA, 40 di essi (54%) mantenevano livelli di Tg ≤1 ng/ml. Di questi, 33 erano
stadiati pT1, 2 ,pT2 e 5 , pT3. Nel 95% di questi pazienti erano evidenti metastasi
loco-regionali linfonodali al 131I-p-WBS; in 3 pazienti erano presenti metastasi
polmonari (in un caso associate a metastasi linfonodali) tutte evidenti anche
all’imaging morfologico.
CONCLUSIONI: 131I-pT-WBS appare il sistema più sensibile per l’identificazione
precoce di metastasi di DTC, anche in presenza di valori di Tg circolante (anche
stimolati) ≤1 ng/ml, con più elevata sensibilità e VPP (calcolate con appropriato
metodo statistico corrente) rispetto alla misura della Tg
(100% vs 29.3%
rispettivamente). Tali risultati
suggeriscono di non utilizzare la sola Tg,
nell’immediato post-chirurgico, per decidere pro- o contro la TRA né per predire
l’evoluzione della malattia.
111
P - 50SE E QUANDO INTERROMPERE IL FOLLOW-UP NEI PAZIENTI CON TUMORE
DIFFERENZIATO DELLA TIROIDE; STUDIO RETROSPETTIVO
(1)
(2)
(2)
(3)
Barbara Puligheddu - Arnoldo Piccardo - Manlio Cabria - Francesco Bertagna (3)
(4)
(1)
(1)
Mattia Bertoli - Marco Tampellini - Ilaria Messuti - Federico Arecco - Fabio
(1)
Orlandi
(1)
S.C.D.U. di Endocrinologia, Ospedale Humanitas – Gradenigo, Università di Torino - Divisione di
(2)
Medicina Nucleare, Ospedale Galliera, Genova
- Divisione di Medicina Nucleare, Università di
(3)
Brescia e Spedali Civili, Brescia - Dipartimento di Oncologia, Università di Torino, A.O.U. San Luigi
(4)
Gonzaga, Orbassano (TO)
INTRODUZIONE: il tumore differenziato della tiroide (DTC) è la più frequente
patologia oncologica in endocrinologia e presenta una percentuale di recidiva a 10
anni <1% nelle forme low risk; la maggior parte delle recidive viene identificata entro
5 anni dalla remissione clinica. Attualmente non è prevista l’interruzione del followup che viene pertanto condotto a vita. Obiettivo dello studio è stato quello di
verificare il tasso di recidiva nella nostra casistica di DTC e valutare se e quando è
possibile interrompere il follow-up.
METODI: sono stati valutati retrospettivamente 491 pazienti (100 maschi, 391
femmine) con diagnosi di DTC afferenti ai centri di Torino, Genova e Brescia. Dopo la
remissione clinica di malattia (no-evidence of disease – NED), basata sulla negatività
della Tireoglobulina (Tg) stimolata (<1 µg/l) e dell’ecografia del collo (US), sono stati
valutati annualmente la Tg (Tg), il TSH, gli anticorpi anti-Tg e l’US.
RISULTATI: la mediana di follow-up è risultata essere di 106 mesi; i pazienti sono stati
classificati in 73 very low risk (VLR - 14.9%), 243 low risk (LR - 49.5%) e 154 high risk
(HR - 31.3%); in 21 (4.3%) pazienti la classificazione del rischio non è stata possibile.
9/491 (1.8%) pazienti hanno presentato recidiva di malattia (RD) che è stata
diagnosticata dopo 68.7 mesi (mediana) dalla tiroidectomia; di questi casi 1/9 era
VLR, 1/9 LR, 6/9 HR e 1/9 non determinato. 5/9 (55.6%) hanno presentato RD entro 5
anni dalla NED, 7/9 entro 10 anni (2/9 fra 5 e 10 anni) e 2/9 dopo 10 anni (uno dopo
13 e uno dopo 24 anni). 8/9 pazienti presentavano una RD a livello dei linfonodi locoregionali e, in 4/8 casi, la RD è stata evidenziata mediante US; solo in 1 caso la RD è
stata evidenziata mediante Tg.
CONCLUSIONI: sulla base di questi dati, nei pazienti VLR e LR DTC dopo 5 anni dalla
NED, riteniamo opportuno suggerire di limitare i programmi di follow-up ad una US
da effettuare ogni 2 o 3 anni, evitando di effettuare il dosaggio della Tg; inoltre ci
sembra accettabile suggerire di interrompere il follow-up dopo 10 anni dalla NED. I
programmi classici di follow-up (Tg e US annuali) possono essere riservati ai pazienti
con HR DTC e a quelli con caratteristiche istologiche più aggressive. Questo approccio
potrebbe portare ad un miglioramento del rapporto costo/beneficio.
112
P - 51EFFETTO DEGLI AUTOANTICORPI ANTI-TIREOGLOBULINA SULLA CLEARANCE DELLA
TIREOGLOBULINA CIRCOLANTE NELL'UOMO
Francesco Latrofa
(1)
- Paolo Vitti
(1)
- Debora Ricci
(1)
- Sara Bottai
(1)
- Paolo Piaggi
(2)
- Michele Marinò
(1)
Unità Operativa di Endocrinologia I, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di
(1)
Pisa, Pisa, Italia
- Phoenix Epidemiology and Clinical Research Branch, National Institute of
Diabetes and Digestive and Kidney Diseases, National Institutes of Health, Phoenix, Stati Uniti D'
(2)
America
RAZIONALE: Per stabilire se gli autoanticorpi anti-tireoglobulina (AbTg) influenzino la
clearance della tireoglobulina (Tg) nell’uomo, abbiamo correlato i livelli della Tg e
degli AbTg circolanti subito dopo il trattamento con 131I.
MATERIALI E METODI: I campioni ematici venivano prelevati da 30 pazienti
consecutivi affetti da morbo di Basedow al momento del trattamento con 131I e a
intervalli regolari di 15 giorni fino al 90° giorno. La Tg e gli AbTg venivano dosati con
due metodiche IMA (sensibilità funzionale 0,1 ng/mL e 8 UI/mL rispettivamente).
RISULTATI: La Tg era dosabile in tutti i pazienti al tempo basale, aumentava da 33,2
(17,8-61,0) ng/mL al giorno 0 a 214,6 (116,9-393,4 ng/mL) al giorno 30 e poi
diminuiva fino al giorno 90 (10,9 [5,5-20,9] ng/mL). In confronto con i livelli al tempo
0 (23,6 [10,5-52,9] UI/mL), gli AbTg restavamo stabili fino al giorno 15 e poi
aumentavano gradualmente fino a 116,6 (51,9-262,2) UI/mL al giorno 90. I pazienti
venivano suddivisi in due gruppi, con AbTg iniziali indosabili (<6 UI/mL) (9 pazienti) o
dosabili (≥6) (21 pazienti). In confronto all’altro gruppo, i pazienti con gli AbTg
dosabili avevano concentrazioni della Tg significativamente più basse al giorno 0
(20,3 [10,1-40,2] vs. 101,8 [36,6-279,8] ng/mL), simili al giorno 15, più basse al giorno
30 (146,5 [74,3-287,8] vs. 514,8 [187,8-1407,9] ng/mL), al giorno 45 (87,5 [43,1176,6] vs. 337,9 [120,1-947,0] ng/mL), al giorno 60 (61,6 [31,0-121,4] vs. 255,8 [79,0823,8] ng/mL) e al giorno 75 (24,5 [11,9-49,2] vs. 249,5 [63,5-971,1] ng/mL) e simili al
giorno 90. Rispetto all’altro gruppo i pazienti con AbTg dosabili presentavano un
picco della Tg più basso (182,5 [92,0-361,0] vs. 514,8 [187,8-1407,9] ng/mL) e più
precoce (al giorno 15 vs. giorno 30). La media dell’AUC delle concentrazioni della Tg
era più alta nei pazienti con gli AbTg indosabili (36883 ± 44625 ng/mL) che nell’altro
gruppo (17340± 16481 ng/mL) (p=0,02).
CONCLUSIONI: Gli AbTg modificano i cambiamenti delle concentrazioni della Tg che si
osservano immediatamente dopo il trattamento con 131I, inducendo livelli di Tg più
bassi e un picco più precoce della Tg. Queste osservazioni indicano che gli AbTg
influenzano significativamente la clearance della Tg nell’ uomo perché la rimuovono
dal circolo e supportano il concetto che l’interferenza degli AbTg sul dosaggio della Tg
sia dovuta soprattutto a un effetto in vivo e non a una semplice interferenza analitica.
113
P - 52LA PROTEINURIA E’ UN INEVITABILE EVENTO AVVERSO TARDIVO DI CABOZANTINIB
DI DIFFICILE GESTIONE CLINICA
(1)
(1)
(1)
(1)
Virginia Cappagli - Viola David - Valeria Bottici - Eleonora Molinaro - Laura
(1)
(1)
(2)
(2)
Agate - Lorusso Loredana - Diego Moriconi - Maria Francesca Egidi - Rossella
(1)
Elisei
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, UO di Endocrinologia 1, Università di Pisa, Pisa,
(1)
Italia
- Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, UO di Nefrologia, trapianti e dialisi,
(2)
Università di Pisa, Pisa, Italia
RAZIONALE: La proteinuria (P) è un evento avverso della terapia con inibitori tirosino
chinasici. Nello studio EXAM (fase III per cabozantinib) la P si è manifestata nell’1,9%
dei casi. Nello stesso studio il 33% dei pazienti (pz) sviluppavano ipertensione
arteriosa (IA) che, insieme alla P e alla microangiopatia trombotica, sono secondari
all’azione anti VEGFR del farmaco. Ad oggi non è noto se la P sia un fenomeno dose o
tempo di somministrazione dipendente.
METODI: Durante lo studio EXAM abbiamo arruolato 19 pz con carcinoma midollare
metastatico in progressione. I pz hanno eseguito valutazione della funzionalità
renale, della calcitonina e CEA, e TC total body ogni 3 mesi.
RISULTATI: 15/19 (78.9%) pz non hanno manifestato P (mediana di trattamento: 12
mesi); 4/19 (21.1%) sviluppavano invece P (mediana di trattamento: 70 mesi). Solo
1/4 pz presentava già allo screening fattori di rischio per danno renale quali IA e
diabete mellito tipo2. Mentre in questo caso la P si associava a grave insufficienza
renale che ha determinato la sospensione del TKI, negli altri 3, ancora in terapia, la P
è comparsa dopo 43±17.5 mesi (mediana 44 mesi, range 25-60). In un pz i valori di P
sono rimasti stazionari e non hanno richiesto modifiche del TKI. Negli altri due pz è
invece progressivamente peggiorata fino a valori nefrosici, associandosi a rialzo dei
valori di creatinina e edemi declivi. Pertanto si è resa necessaria la sospensione
temporanea della terapia, con successiva parziale remissione della tossicità, ma con
rapida progressione di malattia. Entrambi questi pz con P nefrosica sono stati
sottoposti a biopsia renale. L’ esame istologico di uno dei due (l’altro è in corso) ha
evidenziato una glomerulopatia diffusa con trombi ialini, ispessimento/slaminamento
delle membrane basali, ialinosi arteriolare diffusa grave e alterazioni tubulointerstiziali croniche; l’immunofluorescenza mostrava depositi granulari parietali a
distribuzione focale e trombi ialini, entrambi IgM e C1q positivi.
CONCLUSIONI: La P è un evento avverso di cabozantinib tendenzialmente tardivo che
si manifesta, almeno nella nostra esperienza, in tutti i pazienti trattati per lungo
tempo, anche in assenza di fattori di rischio. La sospensione del farmaco determina
un miglioramento, ma non la risoluzione, della tossicità e il danno renale appare
irreversibile. Si pone quindi il dubbio, di fronte ad un buon controllo della malattia
tiroidea, se continuare o no la terapia con TKI.
114
P - 53RUOLO DELL’OBESITÀ NELLA PRESENTAZIONE ISTOPATOLOGICA E CLINICA E
NELL’EVOLUZIONE CLINICA IN UNA SERIE CONSECUTIVA DI PAZIENTI IN FOLLOW-UP
PER CARCINOMA TIROIDEO DIFFERENZIATO (CTD)
(1)
(1)
(2)
(1)
Annalisa Vetri - Giulia Sapuppo - Giulia Commis - Martina Tavarelli - Concetto
(1)
(1)
(1)
(1)
Regalbuto - Sebastiano Squatrito - Lucia Frittitta - Gabriella Pellegriti
U.O.C. Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Catania, PO
(1)
Garibaldi Nesima Catania, Catania, Italia - Dipartimento di scienze statistiche, Università degli
(2)
studi di Bologna, Bologna, Italia
RAZIONALE: La relazione tra obesità e cancerogenesi tiroidea è ancora controversa.
In particolare risulta ancora poco chiara l’associazione tra l’elevato BMI e
l’aggressività e l’evoluzione clinica del tumore. Obiettivo dello studio è stato valutare
la correlazione tra BMI, fattori clinico-patologici ed outcome in una serie consecutiva
di pazienti con CTD in follow-up presso il Centro Tireopatie dell’Ospedale Garibaldi
Nesima di Catania.
PAZIENTI e METODI: In 818 pazienti (622 F,76% e 196 M,24%) tiroidectomizzati per
CTD (769 papilliferi (94%) e 49 (6%) follicolari diagnosticati dal 2010 al 2014 (f-up
medio 34.3 mesi,range 12-74,mediana 32.8) sono state valutate: caratteristiche
cliniche (sesso, età alla diagnosi, familiarità per tireopatie, diabete mellito) ed
istopatologiche (istotipo,TNM) ed evoluzione clinica (persistenza/recidiva di
malattia). I pazienti sono stati suddivisi in 2 gruppi: gruppo A normopeso (BMI ≥ 18.5
< 25, n° 319, 39%); gruppo B sovrappeso/obesi (BMI ≥ 25, n°499, 61%).
RISULTATI: I pazienti del gruppo B vs. gruppo A presentavano età media alla diagnosi
significativamente superiore (47.9±13.4 vs 40.2 ±13.2), un rapporto F/M più basso
(2.2/1 vs 7.2/1), con una prevalenza di sovrappeso/obesità tra i maschi pari all’80.1%.
Nel gruppo B erano meno frequenti le metastasi linfonodali (38.3% vs 45.7%, p
<0.01), i tumori T3 erano più frequenti (34,5% vs. 27.9%, p=0.054) ed il numero di
pazienti guariti all’ultimo controllo era inferiore rispetto a quanto osservato nel
gruppo A (84.8% vs 90.6%, p=0.018).
All’analisi multivariata il BMI non era correlato ad una prognosi sfavorevole (p=0.27)
così come la familiarità per tireopatie, la multifocalità e l’istotipo. Veniva evidenziata
tuttavia una correlazione tra stadio T e BMI: un paziente di gruppo B presentava una
probabilità del 2,1% in più di avere un tumore T2 e del 16,6% in più di avere un
tumore T3 rispetto ad uno di gruppo A.
CONCLUSIONI: Nella nostra casistica di pazienti con CTD abbiamo osservato:
prevalenza di pazienti con BMI ≥25 pari al 61% vs. normopeso (39%); tali pazienti
erano più frequentemente di sesso maschile, con età alla diagnosi superiore e
maggiore probabilità di avere un tumore T2 o T3 rispetto a quanto osservato nei
pazienti normopeso. Il BMI, quindi, pur non rappresentando un fattore indipendente
di prognosi sfavorevole, è risultato strettamente associato ad una maggiore
aggressività del tumore in termini di dimensione ed estensione extratiroidea alla
diagnosi.
115
P - 54TRATTAMENTO ADIUVANTE CON METFORMINA A LENTO RILASCIO NEL
CARCINOMA DIFFERENZIATO DELLA TIROIDE: PRELIMINARE VALUTAZIONE SULLA
TOLLERABILITÀ
(1)
(1)
Margherita Balestra - Alberto Adorno - Stefano Gay
(1)
(1)
(1)
Conte - Eleonora Monti - Massimo Giusti
(1)
- Miranda Mittica
(1)
- Lucia
UO Clinica Endocrinologica, IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria San Martino – IST, Genova,
(1)
Italia
RAZIONALE In vitro la metformina (M) ha un effetto anti proliferativo su linee
cellulari di tireociti neoplastici (Klubo-Gwiezdzinska J et al., J Clin Endocrinol Metab
2013). E’ riportato che nel soggetto diabetico con carcinoma differenziato della
tiroide (DTC) metastatico la M determina un’evoluzione più favorevole (Jang EK et
al., Eur Thyroid 2015). Nel corso di una valutazione prospettica 2013-2015 (Balestra
et al., Endocrine Abstracts 2016 DOI: 10.1530/endoabs.41.EP1124) abbiamo
osservato nel DTC diabetico in M una riduzione dell’impiego del radioiodio ma un più
alto numero di soggetti con elevata tireoglobulina (Tg) rispetto al DTC non diabetico,
la M nel DTC non diabetico ha migliorato il trend di TSH e assetto lipidico. L’uso della
M è stato però limitato dai drop-out per intolleranza e scarsa compliance nel 24% dei
casi. Scopo di questo studio è stato valutare la tollerabilità di una M a lento rilascio
(Glucophage Unidie, Bruno Farmaceutici) sostituendola, nel DTC non diabetico, alla
M nella sua classica formulazione (gruppo (Gr) 1; n=46 età 63±12 anni) e avviandola
de novo in DTC consenzienti (Gr 2; n=42; età 62±11 anni).
MATERIALI E METODI La posologia iniziale (T0) è stata quella già in atto con la
precedente formulazione nel Gr1 (mediana 1000 mg/die; 920±35 mg/die) e di 500
mg nel Gr2. All’avvio della M a lento rilascio in tutti i DTC è stata effettuata una
valutazione clinica e laboratoristica, ripetuta poi dopo 3-6 mesi (T1). La dose di L-T4 e
degli altri farmaci non è variata fra le due osservazioni.
RISULTATI Nel Gr1 la modifica della formulazione è sempre stata tollerata e la sua
posologia media è rimasta invariata (mediana 1000 mg/die; 940±33 mg/die). Nel Gr2
drop-out per intolleranza o scarsa compliance ci sono stati nel 19% dei casi. Nei
soggetti in M la mediana della dose è rimasta 500 mg (711±68 mg/die). In entrambi i
gruppi BMI, posologia di L-T4, TSH e Tg non sono variati. Indice HOMA-IR, LDLcolesterolo ed HbA1c sono rimasti stabili nel Gr1. Nel Gr2 si è ridotto l’HOMA-IR (T0
2.2±0.4, T1 2.0±0.4; NS) e l’LDL-colesterolo (T0 139±12 mg/dl, T1 123±7 mg/dl;
P=0.04) ma non l’HbA1c.
CONCLUSIONI Questi dati preliminari confermano nel DTC non diabetico un ruolo
metabolico favorevole della M. Nella sua formulazione a lento rilascio la M appare
meglio tollerata rendendo probabile un suo impiego prolungato nel tempo. Effetti
favorevoli su TSH e malattia richiedono un lungo impiego del farmaco che la M a
lento rilascio sembra favorire.
116
P - 55NEL CARCINOMA PAPILLARE DELLA TIROIDE LA PERSISTENZA/RECIDIVA DI
MALATTIA E’ CORRELATA ALL’ETA’ ALLA DIAGNOSI E AL SESSO
(1)
Raffaella Forleo - Maria Grazia Castagna
(1)
(1)
Noemi Fralassi - Furio Pacini
(1)
- Fabio Maino
(1)
- Filomena Barbato
(1)
-
Sezione di Endocrinologia, Università degli Studi di Siena – Dipartimento di Scienze Mediche,
(1)
Chirurgiche e Neuroscienze, Siena, Italia
RAZIONALE: Recenti studi hanno evidenziato come, nel carcinoma differenziato della
tiroide, il tasso di mortalità aumenta linearmente all’aumentare dell’età. In aggiunta
è stato dimostrato come il tasso di mortalità sia significativamente inferiore nelle
donne rispetto ai maschi, se di età <55 anni. Obiettivo del nostro studio è stato
quello di valutare il tasso di persistenza/recidiva di malattia (P/R) in relazione all’età
ed al sesso in pazienti affetti da carcinoma papillare della tiroide (CPT) a rischio
basso/intermedio.
MATERIALI E METODI: La popolazione di studio, costituita da 749 pazienti con CPT
seguiti per un follow-up mediano di 8 anni, è stata suddivisa in gruppi di età (<40, 4055, 56-70 anni, >70 anni) e in base al sesso ed è stato valutato in tasso di P/R in
accordo con età ed sesso.
RISULTATI: Abbiamo osservato come la P/R fosse, significativamente più frequente
(p=0.004) nei soggetti di età <40 anni (52/275, 18.9%) e >70 anni (11/51, 21.5%)
rispetto alle altre fasce di età (40-55: 24/246, 9.7%; 56-70 27/177, 15%) con un
chiaro andamento bifasico. Tale risultato veniva confermato anche quando
valutavamo separatamente l’effetto delle età in pazienti a basso rischio (p=0.05) e
rischio intermedio (p=0.007). Un significativo minor tasso di persistenza/recidiva di
malattia si osservava nei soggetti di sesso femminile (71/547, 12.9% versus 48/202,
23.7%, p=0.0007). Tale risultato veniva confermato anche quando valutavamo
separatamente i pazienti a basso rischio (p=0.04) e rischio intermedio (p=0.002).
Tuttavia, quando confrontavamo maschi e femmine nei differenti sottogruppi di età
osservavamo come il tasso di P/R fosse significativamente inferiore nelle femmine
solo nelle fascia di età <40 anni (17.3% versus 33.9%, p=0.009) e 40-55 anni (5.6%
versus 20%, p=0.001), mentre negli altri due gruppi (56-70 anni: 13.7% versus 18%,
p=0.51; >70 anni: 20% versus 25%, p=0.72) l’outcome non differiva
significativamente tra maschi e femmine a parità di estensione di malattia alla
diagnosi e trattamento effettuato.
CONCLUSIONI: L’andamento di malattia nel CPT è di tipo bifasico con un maggior
tasso di persistenza/recidiva nei soggetti di età <40 e >70 anni. A parità di estensione
di malattia alla diagnosi e trattamento terapeutico, le femmine di età <55 anni hanno
un significativo migliore outcome suggerendo quindi un possibile effetto protettivo
esercitato dagli estrogeni nelle donne in età fertile.
117
P - 56STUDIO CLINICO-MOLECOLARE DEI CARCINOMI PAPILLARI TIROIDEI CON PATTERN
HOBNAIL
(1)
(1)
(1)
(1)
Sara Watutantrige-Fernando - Susi Barollo - Loris Bertazza - Simona Censi (1)
(2)
(1)
(3)
Elisabetta Cavedon - Davide Nacamulli - Marco Boscaro - Francesca Galuppini (3)
(4)
(5)
(1)
Gianmaria Pennelli - Maurizio Iacobone - Federica Vianello - Caterina Mian
(1)
U.O. Endocrinologia, Dipartimento di Medicina, Padova, Italia
- U.O. Endocrinologia, Azienda
(2)
Ospedaliera di Padova, Padova, Italia - U.O. Patologia Chirurgica e Citopatologia, Dipartimento di
(3)
Medicina, Padova, Italia
- U.O. Clinica Chirurgica 1, Dipartimento di Chirurgia, Oncologia e
(4)
Gastroenterologia, Padova, Italia - U.O. Radioterapia, Dipartimento di Radioterapia, IOV-IRCCS,
(5)
Padova, Italia
RAZIONALE: la variante istologica Hobnail del carcinoma papillare della tiroide (HoPTC) presenta un comportamento aggressivo: tali carcinomi si caratterizzano per uno
stadio avanzato al momento della diagnosi, tendenza a dare metastasi linfonodali e
significativa mortalità. Scopo dello studio è descrivere gli Ho-PTC dal punto di vista
clinico-molecolare confrontandone le caratteristiche con i dati relativi alla nostra
personale casistica di carcinomi papillari della tiroide (PTC).
MATERIALI E METODI: abbiamo individuato 23 casi di Ho-PTC tra i pazienti sottoposti
a tiroidectomia totale (Settembre 2011-Febbraio 2015) presso l’Ospedale Civile di
Padova, seguiti presso le U.O. Endocrinologia e Radioterapia di Padova. Dei pazienti è
stata condotto lo studio clinico-molecolare (geni BRAF, RAS, TERT promotore); le
caratteristiche rilevate sono state confrontate con quelle di un gruppo di controllo
costituito da 185 pazienti consecutivi, sottoposti a studio molecolare e a
tiroidectomia totale tra Aprile 2007 e aprile 2010, con esame istologico di PTC.
RISULTATI: 13/23 casi di Ho-PTC appartenevano a soggetti di sesso femminile, età
media alla diagnosi di 48 anni; il 70% dei casi era multifocale ed il coinvolgimento
linfonodale era del 67%, circa il 50% dei soggetti era in stadio III-IV al momento della
diagnosi. Dal punto di vista molecolare, 11/22 casi presentavano la mutazione
BRAFV600E, 3/22 la mutazione del promotore TERT (una delle quali mai descritta in
Letteratura) e nessuna mutazione di RAS.
Rispetto al PTC, gli Ho-PTC coinvolgono il sesso maschile più frequentemente (F/M
1.3/1 e 3.86/1 rispettivamente), hanno maggiori dimensioni del tumore primitivo
(30.26mm versus 16.72mm, p<0.01), un coinvolgimento linfonodale più frequente
(67% e 43% rispettivamente, p=0.05), maggior tendenza a dare metastasi a distanza
(8.7% versus 3.7%, p<0.0001); presentano una minor prevalenza della mutazione
BRAFV600E (47.82% versus 62%, p=0.0002), non abbiamo rilevato differenze
significative per quanto riguarda le altre mutazioni studiate. Gli Ho-PTC hanno un
outcome significativamente peggiore rispetto ai PTC (persistenza di malattia 22%
versus 8.7%, p<0.0001).
CONCLUSIONI: la variante Hobnail si conferma un istotipo a comportamento
aggressivo che si caratterizza per maggiori dimensioni del tumore, peculiare trofismo
per la via linfatica e tendenza a dare metastasi a distanza; coinvolge relativamente
più frequentemente il sesso maschile rispetto PTC.
118
P - 57IL TITOLO DEGLI AB ANTI-TIREOGLOBULINA DECLINA SPONTANEAMENTE E SI
NEGATIVIZZA DOPO 5 AA NELLA MAGGIOR PARTE DEI MICROCARCINOMI
PAPILLARI
TRATTATI
CHIRURGICAMENTE
MA
NON
CON
TERAPIA
RADIOMETABOLICA
(1)
(1)
(1)
(1)
(1)
Antonio Matrone - Elena Molinaro - Laura Agate - Valeria Bottici - David Viola
(1)
(1)
(1)
(2)
(1)
Laura Valerio - Loredana Lorusso - Alessio Faranda - Paolo Piaggi - Paolo Vitti
(1)
Rossella Elisei
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Unità di Endocrinologia – Università degli Studi di
(1)
Pisa – Pisa, Italia
- Phoenix Epidemiology and Clinical Research Branch National Institute of
(2)
Diabetes and Digestive and Kidney Disease - National Institutes of Health - Phoenix, Ariz., USA
RAZIONALE: Gli anticorpi anti tireoglobulina (AbTg) sono presenti in circa il 25% dei
pazienti affetti da carcinoma differenziato della tiroide. In questi pazienti,
l’andamento degli AbTg nel tempo, associato all’ecografia del collo (nUS),
rappresenta un marker surrogato per monitorare remissione clinica e
persistenza/recidiva di malattia. Poco noto è l’andamento degli AbTg, e di
conseguenza il loro significato clinico, in pazienti che non eseguono la terapia
radiometabolica ablativa (RAI), come nel caso dei microcarcinomi (mPTC)
MATERIALI E METODI: Abbiamo analizzato retrospettivamente i dati di 339 pz
consecutivi con mPTC, trattati con tiroidectomia totale presso il nostro Dipartimento
(2006-2012), non ablati. Abbiamo incluso i pz con tumore unifocale senza estensione
extratiroidea (T1a), valori di AbTg “positivi” (>20 mU/L) e con almeno tre
determinazioni di AbTg ed ecografia del collo (nUS) eseguite presso il nostro centro.
Lo scopo del nostro studio è stato quello di verificare l’andamento degli AbTg nel
tempo nei casi non sottoposti a RAI.
RISULTATI: I pz con AbTg positivi rappresentavano il 19,5% (66/339) del gruppo di
studio. Abbiamo diviso i pz sulla base del primo valore di AbTg post-chirurgico ed
analizzato l’andamento nel tempo fino all’ultimo controllo (media 5.4 aa, mediana 5
aa). Al primo controllo post-chirurgico, 26/66 (39,4%) pz presentavano AbTg 20≤50
mU/L, 21/66 (31,8%) pz fra 51 e 100 mU/L, 8/66 (12,1%) pz fra 101 e 300 mU/L e
11/66 (16,7%) pz > 300 mU/L. Al termine del follow up, la maggior parte dei pazienti
(48/66 – 72,7%) presentavano valori di AbTg <20 mU/L, 10/66 (15,2%) pz compresi
fra 20 e 50 mU/L, 4/66 (6,1%) pz fra 51 e 100 mU/L, 3/66 (4,5%) pz fra 101 e 300
mU/L e solo 1/66 (1,5%) pz >300 mU/L. In tutti i pz l’andamento degli AbTg risultava
in riduzione o stazionario e la nUS al primo così come all’ultimo controllo risultava
negativa per recidiva/persistenza di malattia.
CONCLUSIONI: Dopo 5 anni di follow up, il mPTC non ablato anche nei pz AbTg
positivi, ha mostrato un ottimo outcome ed assenza di recidiva. Al termine
dell’osservazione il 72,7% dei pz con AbTg inizialmente >20 mU/L negativizzava il
titolo anticorpale rendendo attendibile la Tg come marker di malattia. I casi che dopo
5 anni erano ancora positivi erano caratterizzati da un elevato titolo anticorpale
all’origine in accordo con precedenti evidenze che dimostrano che questi hanno
bisogno di un tempo più lungo per raggiungere la negativizzazione.
119
P - 58PREVALENZA E SIGNIFICATO DELLA MUTAZIONE DEL PROMOTORE DI TERT IN
UN’AMPIA SERIE MONOCENTRICA DI CITOLOGIE TIROIDEE INDETERMINATE
(1)
(1)
(1)
(1)
Simona Censi - Elisabetta Cavedon - Susi Barollo - Loris Bertazza - Francesca
(2)
(1)
(1)
(1)
Galuppini - Sara Watutantrige-Fernando - Paola De Lazzari - Davide Nacamulli
(2)
(2)
(3)
(3)
- Gianmaria Pennelli - Ambrogio Fassina - Maurizio Iacobone - Eric Casalide (1)
Caterina Mian
(1)
Università degli Studi di Padova, UOC Endocrinologia, DIMED, Padova, Italia - Università degli
(2)
Studi di Padova, UOC Anatomia Patologica della Azienda Ospedaliera di Padova, Padova, Italia (3)
Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Chirurgia, Padova, Italia
RAZIONALE: il rischio di malignità nei nodi tiroidei a citologia indeterminata (“TIR3”
secondo la classificazione SIAPEC) è molto ampio, dal 10% al 40%. Questi nodi
subiscono chirurgia diagnostica, spesso non necessaria. E’ stata proposta l’analisi
molecolare per una gestione terapeutica più mirata nei pazienti con citologia “TIR3”.
Le mutazioni del promotore di TERT rappresentano un nuovo marker di malignità,
anche in ambito tiroideo. Il nostro studio si poneva come obiettivo la definizione di
prevalenza e significato della presenza di mutazioni del promotore di TERT, accanto a
mutazioni di H-,K-,N-RAS e BRAF, in una serie di citologie TIR3 con diagnosi istologica.
MATERIALI E METODI: sono stati valutati 199 agoaspirati consecutivi ottenuti da
nodi già candidati alla chirurgia. Su di essi è stata eseguita l’analisi mutazionale del
promotore di TERT, e dei geni H,K-,N-RAS e BRAF.
RISULTATI: 77/199 nodi (38.7%) erano maligni. 7/199 (3.5%) erano TERT mutati, tutti
maligni, definendo una specificità ed un valore predittivo positivo (VPP) pari al 100%,
con una sensibilità ed un valore predittivo negativo (NPV) pari a 9.1% e 63.5%; in 5/7
casi la mutazione di TERT promotore era accompagnata da mutazioni in BRAF o RAS,
quindi TERT da solo identifica solo 2 casi di malignità. Le mutazioni di RAS sono le più
frequenti, presentandosi in 36/199 (18.1%) casi; tra i RAS mutati 21/36 (58.3%) erano
maligni, determinando una sensibilità, specificità, VPP e NPV di 27.2%, 87.7%, 58.3%
e 65.6%. 15/199 (7.5%) nodi erano mutati in BRAF, la mutazione BRAFK601E è stata
riscontrata in due adenomi follicolari, determinando per BRAF una sensibilità,
specificità, PPV e NPV pari a 16.8%, 98.4%, 86.7% e 64.5%. Collettivamente, il
pannello mutazionale è in grado di identificare il 46.8% delle lesioni maligne, con una
sensibilità, specificità, PPV e NPV rispettivamente del 46.8%, 86.1%, 67.9% e 71.9%.
CONCLUSIONI: si tratta della più ampia serie di citologie indeterminate sottoposte a
trattamento chirurgico nelle quali sia stata testata la prevalenza e l’ utilità della
ricerca della mutazione del promotore di TERT. Tale analisi ha una bassa sensibilità
ma una specificità del 100%. Collettivamente, la presenza di una mutazione del
pannello innalza il rischio di malignità al 67.9%. Il rischio residuo di malignità in nodi
non mutati rimane alto (28.1%) e tali nodi non possono evitare la chirurgia, ma
l’assetto mutazionale può orientare verso una lobectomia o verso una tiroidectomia
totale.
120
P - 59MUTAZIONE V804M DI RET NEL CARCINOMA MIDOLLARE DELLA TIROIDE E
RISPOSTA AL TRATTAMENTO CON VANDETANIB
(1)
(1)
(1)
Laura Valerio - Valeria Bottici - Antonio Matrone - Alessia Tacito
(1)
(1)
(1)
(1)
Casella - Cristina Romei - Paolo Vitti - Rossella Elisei
(1)
- Francesca
U.O. Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa, Pisa,
(1)
Italia
RAZIONALE: Un’ importante strategia terapeutica nel trattamento del carcinoma
midollare della tiroide (CMT) metastatico è rappresentata dal vandetanib (V). Studi
“in vitro” dimostrano che la presenza della mutazione a carico dell’amminoacido
valina in posizione 804 nel dominio N-terminale di RET (V804M) determina una
resistenza selettiva a vari inibitori tirosino-chinasici tra cui V. Lo scopo dello studio è
stato quello di valutare la risposta al trattamento con V in pazienti con mutazione
V804M di RET.
MATERIALI E METODI: Tre/45 pazienti con CMT localmente avanzato o metastatico
in progressione o sintomatico, afferiti al nostro Centro, e arruolati in uno dei trial
clinici sperimentali con V, presentavano la mutazione V804M di RET. Tale mutazione
in un caso era germinale e in due casi somatica. Nel corso del follow up sono stati
effettuati il dosaggio della calcitonina basale e la TAC total body.
RISULTATI: Il paziente con mutazione germinale V804M di RET era affetto da MEN2A
e presentava metastasi linfonodali e polmonari. E’ stato, pertanto, arruolato nel trial
clinico sperimentale AZ88 ed ha mostrato stazionarietà di malattia al trattamento
con V nel corso di tutto il follow up di 55 mesi. I due pazienti con mutazione somatica
V804M di RET presentavano metastasi linfonodali, polmonari ed epatiche ed hanno
mostrato un’ iniziale risposta parziale e successiva stazionarietà di malattia,
rispettivamente di 9 mesi e di 14 mesi, al trattamento con V, nell’ambito dei trial
clinici AZ58 ed AZ97 rispettivamente. Gli eventi avversi presentati dai tre pazienti, nel
corso del follow up, sono stati il rash cutaneo acneiforme e l’astenia in tutti e tre i
casi, la nausea, l’anoressia e la perdita di peso in un caso, la proteinuria nel paziente
con MEN2A.
CONCLUSIONI: Dal nostro studio è emerso che anche pazienti con mutazioni
“resistenti” al trattamento con V, quali la V804M di RET, hanno avuto una risposta di
malattia in termini di stazionarietà o di risposta parziale. Da ciò emerge che, anche in
presenza di tale mutazione, è opportuno intraprendere terapia con V, in quanto, la
nostra esperienza “in vivo”, ha dimostrato che anche tumori con tale mutazione
rispondono al trattamento con V.
121
P - 60ANALISI DI SEGREGAZIONE E DI ESPRESSIONE DEL GENE HABP2 IN UNA AMPIA
CASISTICA DI CARCINOMI PAPILLARI FAMILIARI
(1)
(2)
Carla Colombo - Marina Muzza - Maria Carla Proverbio
(3)
(4)
(5)
Valentina Cirello - Leonardo Vicentini - Laura Fugazzola
(3)
- Michela Perrino
(2)
-
(1)
Dipartimento di Fisiopatologia Medico Chirurgica e dei Trapianti, Università di Milano – Unità di
(2)
Endocrinologia, Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Milano – Dipartimento di Fisiopatologia Medico
(3)
Chirurgica e dei Trapianti, Università di Milano – Unità di Chirurgia Endocrina, Fondazione IRCCS
(4)
Ca’ Granda, Milano
– Centro Orbitopatia Basedowiana, Endocrinologia, Fondazione IRCCS Cà
(5)
Granda, Milano
RAZIONALE: Il carcinoma papillare familiare (fPTC) è definito dalla presenza del
tumore in 2 o più familiari di primo grado, in assenza di altri fattori ereditari o
ambientali predisponenti. Recentemente, la variante G534E del gene HABP2 è stata
riportata segregare in maniera completa con il fPTC in una numerosa famiglia e la sua
attività tumorigenica è stata dimostrata in vitro, indicando un possibile ruolo di
HABP2 nella patogenesi del tumore tiroideo. Studi successivi non hanno confermato
la segregazione di HABP2 con il fPTC e altrettanto controversi sono i dati relativi alla
sua espressione in tiroide. Abbiamo quindi valutato il ruolo potenziale di HABP2
come gene di suscettibilità in una ampia serie di famiglie con fPTC e abbiamo
analizzato la sua espressione nella tiroide sana e tumorale.
RESULTATI: Tre delle 27 familglie con fPTC (11.1%) sono risultate portartici della
variante HABP2G534E. La genotipizzazione di queste 3 famiglie ha mostrato che
HABP2G534E non segrega con il tumore. In particolare, abbiamo identificato soggetti
affetti non portatori della variante HABP2G534E e membri portatori della variante, ma
senza tumore. L’mRNA di HABP2 è risultato variabilmente espresso nei tessuti
provenienti da fPTC, da PTC sporadico e dai tessuti sani controlaterali. Nella quasi
totalità dei casi, il gene è apparso down- o up-regolato nei tumori rispetto al
corrispondente tessuto sano.
CONCLUSIONI: Questo studio su una ampia serie di fPTC indica che la variante
HABP2G534E è frequente, ma non segrega con la malattia. Tuttavia, la alterata
regolazione dei livelli di HABP2 dimostrata nei PTC sia familiari che sporadici rispetto
ai tessuti sani è in accordo con risultati ottenuti in altre neoplasie e potrebbe indicare
un ruolo di questo gene anche nella patogenesi del cancro della tiroide.
122
P - 61EDEMA ORBITARIO ACUTO DOPO MINIMA
L’ORBITOPATIA DI GRAVES (GO) UN NUOVO CASO
(1)
Danila Covelli - Guia Vannucchi
(1)
Mario Salvi
(1)
- Irene Campi
(1)
DOSE
DI
RITUXIMAB
(1)
PER
(1)
- Nicola Currò - Sabrina Avignone
Centro Orbitopatia Basedowiana, Endocrinologia, Fondazione IRCCS Cà Granda, Milano
(1)
Una donna di 67 anni affetta da Malattia di Graves complicata da GO attiva
prevalente in OS veniva trattata altrove con metilprednisolone per via endovenosa
(dose cumulativa 2.5 g). In seguito a comparsa di pielonefriti recidivanti la terapia
steroidea veniva sospesa e la paziente doveva essere sottoposta a nefrectomia
nell’ottobre 2014.
Nel Giugno 2015, compariva GO attiva moderata-severa in OD. L’esame
oftalmologico completo evidenziava GO attiva in OD (clinical activity score CAS= 4/8)
e inattiva in OS (NOSPECS 2b3c4b5060). In considerazione delle complicanze renali
indotte dalla precedente terapia steroidea, veniva proposta come alternativa
l’infusione di una singola bassa dose di Rituximab (RTX)(100 mg), preceduta da
premedicazione con paracetamolo, clorfenamina e 100 mg di idrocortisone.
L’infusione di RTX avviene mediante pompa di infusione con una velocità crescente
secondo il seguente schema: 25 mg nei primi 30 minuti, 50 mg nei successivi 30
minuti e 100 mg/h fino al termine della dose totale da infondere (500 mg). Dopo 30
minuti, corrispondenti a 25 mg di RTX somministrati, la paziente presentava edema
orbitale acuto in OD accompagnato da dolore orbitario e transitorio calo del visus.
L’infusione veniva sospesa e somministrato idrocortisone (100 mg) con risoluzione
del dolore in 15 minuti e graduale ripresa del visus dopo 1 ora. La tomografia
computerizzata delle orbite mostrava edema dei tessuti molli senza segni di
compressione del nervo ottico. Alla valutazione oftalmologica della settimana
successiva la malattia oculare risultava inattiva (CAS 3/10) e l’acuità visiva nella
norma (10/10). In conclusione, l’edema orbitale acuto secondario al rilascio di
citochine indotto anche da bassissime dosi di RTX (25 mg), già precedentemente
osservato in due casi di GO monolaterale, non si associa a compressione del nervo
ottico. L’edema dei tessuti molli orbitali potrebbe essere provocato da una
transitoria riduzione del drenaggio venoso dall’orbita, a differenza di quanto
osservato nella neuropatia ottica compressiva.
123
P - 62QUANTIFICAZIONE DELLA DISFUNZIONE DELLA MOTILITÀ IN PAZIENTI CON
ORBITOPATIA (GO) MEDIANTE DUZIONI MUSCOLARI
(1)
(2)
(1)
Irene Campi
- Nicola Currò
- Guia Vannucchi
- Danila Covelli
(2)
(2)
(2)
(1)
Simonetta - Valeria Minorini - Giacinta Pirola - Mario Salvi
(1)
- Simona
Centro Orbitopatia Basedowiana, Fondazione IRCCS Ca’ Granda, UO Endocrinologia, Dipartimento
(1)
di Scienze Cliniche e di Comunità
- Centro Orbitopatia Basedowiana, Fondazione IRCCS Ca’
(2)
Granda, Ospedale Policlinico, UO Oculistica
RAZIONALE: Definire uno score numerico o total motility score (TMS) per
quantificare la funzione dei muscoli estrinseci oculari (EOM) in pazienti con GO.
MATERIALI E METODI: Un gruppo di 100 pazienti con GO (gruppo 1) è stato
confrontato con un gruppo di 100 controlli paragonabili per età e sesso (Gruppo 2).
Abbiamo poi studiato retrospettivamente una serie di casi di pazienti 30 GO gruppo
dei pazienti trattati con metilprednisolone per via endovenosa (IVMP) (Gruppo 3).
Il TMS è stato misurato come la somma dei gradi di duzioni nelle quattro principali
direzioni dello sguardo, valutati su un arco Foerster-Goldman. Abbiamo inoltre
misurato il TMS binoculare (BTMS) come somma del TMS dei due occhi. Nel Gruppo
1 e 2 TMS e BTMS sono stati misurati una volta. Nel Gruppo 3 TMS è stato misurato
al basale, 12 e 24 settimane dopo IVMP. Abbiamo inoltre somministrato ai pazienti il
questionario GO-Qol.
RISULTATI: Il TMS medio è risultato maggiore nel gruppo 2 rispetto al gruppo 1,
suggerendo la restrizione della EOM nella GO. È interessante notare che, nel gruppo
1 abbiamo trovato una progressiva riduzione del BTMS parallelamente al
peggioramento del punteggio di Gorman. Inoltre il functional score del GO-Qol.
presenta una correlazione diretta con il TMS.
Nel Gruppo 3, il TMS è migliorato a 12 e 24 settimane, rispetto al basale, mentre in 7
pazienti, in cui il TMS non è significativamente migliorato dopo IVMP, si è ricorsi a
intervento chirurgico per la correzione della diplopia.
CONCLUSIONI: il TMS è un indice numerico che permette di quantificare la
disfunzione della motilità nella GO e che correla con la qualità di vita del paziente.
Inoltre è utile per quantificare le variazioni della motilità oculare in risposta alla
terapia immunosoppressiva.
124
P - 63OFTALMOPATIA BASEDOWIANA, PSEUDOTUMOR IDIOPATICO INFIAMMATORIO
DELL’ORBITA E INFEZIONE DA EPSTEIN-BARR VIRUS: STUDIO SIEROLOGICO E
MOLECOLARE
(1)
(2)
(1)
(3)
Marenza Leo - Fabrizio Maggi - Giovanna Rotondo Dottore - Giamberto Casini (2)
(2)
(3)
(4)
Paola Mazzetti - Mauro Pistello - Luca Cestari - Stefano Sellari-franceschini (3)
(1)
(1)
(1)
Marco Nardi - Paolo Vitti - Claudio Marcocci - Michele Marinò
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Unità di Endocrinologia I e II, Università di Pisa,
(1)
Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, Pisa, Italia - Divisione di Virologia, Azienda Ospedaliera
(2)
Universitaria Pisana, Pisa, Italia
- Dipartimento di Patologia Molecolare, Medica e Chirurgica,
(3)
Unità I di Oculistica, Università di Pisa e Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, Pisa, Italia Dipartimento di Patologia Molecolare, Medica e Chirurgica, Unità di Otorinolaringoiatria, Università
(4)
di Pisa e Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, Pisa, Italia
RAZIONALE Una delle ipotesi sulla etiologia dell’oftalmopatia basedowiana (OB)
prevede il coinvolgimento di infezioni batteriche o virali, mediante cross-reazione tra
antigeni microbici e antigeni self. Recentemente è stato proposto un ruolo del virus
di Epstein-Barr (EBV) nella patogenesi dello pseudotumor idiopatico infiammatorio
dell’orbita (IOIP), una condizione che può mimare l’OB. In questo studio abbiamo
valutato la possibile associazione di OB e IOIP con l’infezione da EBV, utilizzando
campioni di tessuto, di siero e colture primarie di fibroblasti orbitari.
MATERIALI E METODI Venivano studiati un totale di 31 pazienti cosi suddivisi: i) 4
con IOIP (2 donne e 2 uomini, età 51.7±16.5 aa); ii) 10 con OB (6 donne 4 uomini, età
49.2±11.9 aa); iii) 9 con Morbo di Basedow (MB) senza OB (6 donne e 2 uomini, età
46.3±11.5 aa); e iv) 8 pazienti senza IOIP nè OB (2 donne e 6 uomini, età 74.6±9.5
aa). Venivano effettuati i seguenti test sierologici: i) anti-EBV-capside IgM (VCA-IgM)
ii) anti-EBV-capside IgG (VCA-IgG); iii) anti-EBV antigene precoce IgG (EA-IgG); iv)
anti-EBV antigene nucleare IgG (EBNA-IgG). Nei campioni di sangue intero, nei tessuti
e nelle colture primarie di fibroblasti orbitari veniva ricercato il DNA del EBV
mediante real-time PCR.
RISULTATI Le caratteristiche dei gruppi erano simili, ad eccezione del gruppo di
controllo i cui pazienti avevano un’età maggiore ed erano in maggioranza maschi. Le
analisi sieriche mostravano che la quasi totalità dei pazienti aveva avuto una
precedente esposizione a EBV, in assenza di infezione attiva. Solo un paziente nel
gruppo MB aveva anticorpi VCA-IgM, ad indicare una recente esposizione al virus. Le
VCA-IgG erano dosabili in quasi tutti i pazienti, senza differenze tra i 4 gruppi.
Tuttavia, i valori sierici di VCA-IgG erano minori nel gruppo IOIP rispetto agli altri
gruppi. La prevalenza di EA-IgG e EBNA –IgG era simile nei vari gruppi. Tuttavia le
EBNA-IgG erano più basse nel gruppo IOIP rispetto ai pazienti con MB e al gruppo di
controllo. L’EBV-DNA veniva identificato in circa 40% dei campioni ematici
provenienti da OB, MB e controlli, ma in nessuno dei campioni IOIP, senza differenze
significative. L‘EBV-DNA non veniva identificato in nessuno dei campioni di tessuto
nè nelle colture primarie di fibroblasti orbitari.
CONCLUSIONI Questo studio sembra escludere un’associazione tra EBV e OB e,
contrariamente ad uno studio precedente, tra EBV e IOIP.
125
P - 64ASSOCIAZIONE TRA MORBO DI BASEDOW (MB) E TIROIDITE GRANULOMATOSA
(1)
Chiara Serafini - Alessandra Boi
(3)
(1)
Letizia Lai - Stefano Mariotti
(1)
- Francesca Pigliaru
(1)
- Giuseppe Pisano
(2)
- Maria
Endocrinologia, Dipartimento Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università degli Studi di Cagliari,
(1)
Cagliari, Italia - Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Università degli Studi di Cagliari, Cagliari,
(2)
(3)
Italia - Dipartimento di Citomorfologia, Università degli Studi di Cagliari, Cagliari, Italia
INTRODUZIONE: L’infiltrazione tiroidea granulomatosa non necrotizzante può essere
un'anomalia isolata o manifestazione di malattia sistemica. Si può presentare con una
massa tiroidea irregolare, indolore e adesa ai piani sottostanti. Le cause includono la
tiroidite di Riedel e malattie sistemiche come amiloidosi, sarcoidosi, istiocitosi a
cellule di Langerhans ed emocromatosi.
Descrizione del caso: donna, 38 aa, seguita dal 2014 per MB e lieve orbitopatia, con
gozzo diffuso (44 ml) senza noduli ecograficamente visibili e difficile controllo medico
dell’ipertiroidismo. Esegue intervento di tiroidectomia totale a Settembre 2016;
l’istologia dimostra un quadro compatibile con M. di Basedow associato a tiroidite
granulomatosa focale con linfoadenite granulomatosa peritiroidea associata. Una
serie di esami eseguiti per ricercare cause immunologiche o infettive di
granulomatosi sono risultati nei limiti: emocromo, chimica, indici di flogosi, TORCH,
EBV, Quantiferon, Ab anti bordetella, Ab anti borrelia , ANA Ab anti DNA, ENA, cANCA. Unico riscontro positivo: p-ANCA: 11 IU/ml (V.N. <3,5). La TC del torace
escludeva sarcoidosi, ma evidenziava areole con aspetto a vetro smerigliato diffuse a
tutto il parenchima polmonare: questo rilevo, unitamente alla positività per p-ANCA,
ha posto il sospetto di S. di Churg-Strauss (polineuropatia, eosinofilia, sinusopatia ed
asma intrinseco), anche se di queste condizioni era presente solo sinusopatia
rilevabile alla Rx dei seni paranasali. Altra causa di possibile coinvolgimento tiroideo
da parte di vasculiti ANCA-correlate è la granulomatosi di Wegener, che tuttavia si
associa a positività dei c-ANCA. Al momento quindi non è possibile una diagnosi
etiologica certa, che forse potrà emergere nel corso del successivo follow-up.
CONCLUSIONI: In conclusione, viene descritto un caso di MB associato a tiroidite
granulomatosa asintomatica, possibile espressione di iniziale vasculite sistemica
ANCA-correlata, di diagnosi al momento incerta. E’ quindi possibile ipotizzare una
correlazione patogenetica tra MB e la vasculite attraverso un comune meccanismo
autoimmune.
126
P - 65ABLAZIONE MEDIANTE RADIOFREQUENZE: UN TRATTAMENTO DEI NODULI
TIROIDEI EFFICACE E DI LUNGA DURATA. RISULTATI A 3 ANNI DI UN SINGOLO
CENTRO
Alberto Mormile
(1)
Paolo Limone
(1)
- Francesca Garino
(1)
- Maurilio Deandrea
SC Endocrinologia, AO Ordine Mauriziano, Torino, Italia
(1)
- Federico Ragazzoni
(1)
-
(1)
RAZIONALE L'ablazione termica con radiofrequenze (ARF) è nota come uno
strumento efficace per il trattamento dei noduli tiroidei, ma al momento attuale
mancano dati di follow-up su popolazioni standardizzate a lungo termine. Scopo di
questo studio è stato valutare in modo prospettico la riduzione di volume di noduli
tiroidei benigni dopo una singola sessione di ARF con tecnica “moving shot”
MATERIALI E METODI 49 pazienti con noduli tiroidei di medie dimensioni (mediana
20,5 ml, IQR 15,5-33,5) risultati benigni all’esame citologico sono stati sottoposti ad
una singola sessione di ARF con tecnica “moving shot”. Tutti i pazienti sono stati
valutati clinicamente, biochimicamente e morfologicamente al basale e dopo 1e 6
mesi e quindi annualmente fino al terzo anno.
RISULTATI La riduzione volumetrica dei noduli è stata significativa a partire dal primo
mese di follow-up (volume mediano a 1 mese 12,1 ml, riduzione volumetrica
mediana 39%, p< 0,0001 vs basale), con una ulteriore progressiva riduzione nel
tempo (volume mediano a 6 mesi 10 ml, a 1 anno 8,7 ml). Dopo 2 anni di follow-up la
riduzione diventava significativa anche rispetto al dato misurato al primo mese di
follow-up (volume mediano 6,9 ml con una riduzione del 45% rispetto al primo mese,
p 0,01, con una riduzione complessiva del 66%). Dopo 3 anni di follow-up i noduli
risultavano stabili (mediana 7,7 ml, p 0,73 rispetto al volume a 2 anni). Sia i sintomi
compressivi che quelli estetici sono significativamente migliorati dopo 6 mesi e alla
fine dell’osservazione erano risolti in tutti i pazienti tranne 4 (1 paziente ancora con
sintomi sia compressivi sia estetici, 3 con persistenza della sola sintomatologia
estetica). L’ARF è risultata sicura e ben tollerata dai pazienti senza effetti collaterali
significativi
CONCLUSIONI Questo studio mostra una buona efficacia dell’ARF sui noduli tiroidei
benigni tiroidei in termini di riduzione di volume e miglioramento sintomatologico,
con una progressiva riduzione fino a 2 anni, che quindi si mantiene stabile al terzo
anno di follow-up. con un risultato persistente nel tempo; sono necessari dati su
popolazioni più ampie per verificare una eventuale ulteriore riduzione volumetrica
nel tempo.
127
P - 66TOSSICITÀ TIROIDEA INDOTTA DA SUNITINIB PREDITTIVA DI SOPRAVVIVENZA IN
PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA RENALE METASTATICA - STUDIO RETROSPETTIVO
MULTICENTRICO
(1)
(2)
(3)
(1)
Elena Bolzacchini - Francesco Dentali - Paola Premoli - Alessandro Tuzi - Ilaria
(1)
(1)
(1)
(1)
(4)
Proserpio - Tiziana Tartaro - Ilaria Vallini - Micaela Mare - Chiara Rossini (4)
(4)
(5)
(6)
Alice Ballerio - Claudio Verusio - Sabrina Barzaghi - Marco Bregni - Isabella
(6)
(6)
(7)
(8)
(9)
Ricci - Salvatore Artale - Alfredo Falcone - Luca Galli - Nicola Mumoli - Marco
(10)
(11)
(3)
(3)
Danova
- Barbara Cecila
- Maria Laura Tanda - Luigi Bartalena - Graziella
(1)
Pinotti
(1)
Ospedale di Circolo, Varese, Università dell'Insubria, Oncologia, Varese,(2)Italia
– Ospedale di
Circolo, Varese, Università dell'Insubria, Medicina Interna, Varese,
Italia – Ospedale di Circolo,
(3)
Varese, Università
dell'Insubria, Endocrinologia, Varese, Italia – Ospedale di Saronno,(5)Oncologia,
(4)
Saronno, Italia – Ospedale di Circolo, Busto Arsizio, Oncologia, Busto Arsizio,
Italia – Azienda
(6)
Ospedaliera S. Antonio Abate di Gallarate, Oncologia,
Gallarate, Italia
– Azienda Ospedaliero
(7)
Universitaria Pisana, Oncologia,
Pisa, Italia
– Azienda Ospedaliero Universitaria
Pisana,
(8)
(9)
Oncologia, Livorno, Italia – Ospedale di Livorno,
Medicina Interna, Livorno, Italia – Ospedale
di
(10)
(15)
Vigevano, Medicina Interna, Vigevano, Italia
– Ospedale di Livorno, Oncologia, Livorno, Italia
RAZIONALE: Dati preliminari indicano che l’ipotiroidismo indotto dagli inibitori delle
tirosinchinasi (TKI) sia predittivo di efficacia. In particolare Sunitinib è un TKI
multitarget diretto contro VEGFR,PDGFR,c-Kit e Ret. Sunitinib è approvato per il
trattamento della neoplasia renale metastatica in I e II linea.
MATERIALI E METODI: sono stati analizzati in maniera retrospettiva i dati di 133
pazienti affetti da neoplasia renale metastatica trattati con Sunitinib in prima linea in
sette centri italiani di Oncologia dal 2006 al 2015 L’efficacia della terapia è stata
valutata mediante overall survival (OS) e progression free survival (PFS), espresse in
mesi . OS e PFS dei pazienti che hanno sviluppato ipotiroidismo sono state
confrontate con i dati di OS e PFS dei pazienti che non hanno sviluppato la tossicità
tiroidea. Il ruolo prognostico delle caratteristiche dei pazienti (età,sesso,
BMI,performance status, istologia, pregressa nefrectomia, Memorial Sloan-Kettering
Cancer Center score ,numero di siti metastatici) e della tossicità tiroidea è stato
valutato con analisi multivariata usando il modello di regressione di Cox.
RISULTATI: 92 pazienti (69%) erano di sesso maschile, 41 sesso femminile(31%) ; 115
pazienti (86%) presentavano un’istologia a cellule chiare, nel 90% dei casi il
performance status secondo Karnofsky era superiore all’80%. 122 pazienti (92%)
erano stati sottoposti a nefrectomia. Alla diagnosi, 36 pazienti appartenevano alla
classe di rischio Memorial Sloan-Kettering Cancer Center score (MSKCC) favorevole,
73 all’intermedia e 20 a quella sfavorevole . 10 pazienti (7.5%) avevano un
ipotiroidismo pre-esistente in terapia con levotiroxina. Il 37.9% dei pazienti ha
sviluppato ipotiroidismo in corso di terapia con sunitinib (fra il 1 e il 6 ciclo di
trattamento). OS e PFS dei pazienti che hanno avuto tossicità tiroidea è stato 31.2 vs
20.5 mesi (p=0.001) e 19.3 vs 10.2 mesi (p=0.0001) , rispettivamente.All’analisi
univariata la pregressa nefrectomia, MSKCC score favorevole e ipotiroidismo
risultavano associati a miglior PFS e OS. All’analisi multivariata è stato confermato
l’impatto prognostico positivo dell’ipotiroidismo in termini di OS e PFS (p=0.005 e
p=0.0001).
CONCLUSIONI: l’ipotiroidismo indotto da sunitinib puo’ essere considerato un nuovo
biomarcatore predittivo di efficacia nei pazienti con neoplasia renale metastatica.
128
P - 67EFFETTO DEL TRATTAMENTO A LUNGO TERMINE CON RHGH SULL’ASSE TIROIDEO
IN PAZIENTI ADULTI CON DIFETTO DI GH
(1)
(1)
(1)
Mario Tarquini - Marta Bondanelli - Micol Lodi - Mariella Celico
(1)
(1)
(1)
Zatelli - Maria Rosaria Ambrosio - Ettore Degli Uberti
(1)
- Maria Chiara
Sezione di Endocrinologia e Medicina Interna, Dip. di Scienze Mediche, Università di Ferrara,
(1)
Ferrara, Italia
RAZIONALE E’ stato riportato che il trattamento sostitutivo con rhGH, sia nell’adulto
che nel bambino, può modificare la funzione dell’asse ipotalamo ipofisi tiroide e
talora slatentizzare un ipotiroidismo centrale non diagnosticato o determinare una
modificazione della dose sostitutiva di l-tiroxina. Lo scopo del nostro studio è stato
quello di valutare l’impatto del trattamento a lungo termine con rhGH sull’asse
tiroideo nei pazienti adulti con difetto di GH (GHD) seguiti presso i nostri ambulatori.
MATERIALI E METODI Abbiamo valutato 109 pazienti con GHD (45 F, 64 M; età
media 58.7±15.2) in terapia sostitutiva con rhGH da almeno 5 anni. Tutti i pazienti
sono stati valutati in condizioni basali (tempo 0, prima dell’inizio della terapia con
rhGH ) e dopo 5 anni di terapia; 43 pazienti (21 F, 22 M, età media 70±13.3) sono
stati valutati anche dopo 10 anni. Nessuno aveva effettuato trattamento
radioterapico nei 5 anni precedenti e nel corso dello studio.
RISULTATI Alla valutazione basale 81/109 (74%) presentavano un ipotiroidismo
centrale associato ad altri difetti in 77 casi (61 con panipotituitarismo) e 8 (7%) un
ipotiroidismo primitivo associato ad altri difetti di funzione ipofisaria in 5 casi. Alla
valutazione a 5 anni, 82 (75%, 1 solo nuovo caso) presentavano un ipotiroidismo
centrale, mentre rimaneva invariato il numero di pazienti con ipotiroidismo primitivo
(7%). Alla valutazione a 10 anni, 32/43 (67%) pazienti presentavo un ipotiroidismo
centrale e 3/43 (7%) primitivo, senza differenze significative rispetto al tempo 0 .
Non si sono osservati nuovi casi di ipotiroidismo. La dose media giornaliera di ltiroxina era pari a 95 30 mcg al tempo 0 e non differiva significativamente dopo 5
(9930 mcg) e 10 anni (98 31 mcg) di terapia con rhGH. Anche la dose media
giornaliera pro-kg (1.24  0.40 mcg al tempo 0) non era significativamente diversa
alla valutazione a 5 (1.25 0.45 mcg) e 10 anni (1.340.55 mcg). I livelli medi di FT4
erano pari a 1.30 1.36 ng/dl al tempo 0 e non differivano significativamente dopo 5
(FT4 1.240.24 ng/dl) e 10 anni (FT4 1.280.28 ng/dl) di terapia con rhGH. Anche i
livelli medi di FT3 e di TSH non si modificavano significativamente dopo 5 e 10 anni
di terapia con rhGH.
CONCLUSIONI I nostri dati evidenziano come il trattamento a lungo termine con
rhGH non determini nuovi casi di ipotiroidismo, né modificazioni del fabbisogno di ltiroxina nei pazienti ipotiroidei.
129
P - 68ALTERAZIONI TIROIDEE FUNZIONALI E MORFOLOGICHE IN PAZIENTI AFFETTI DA
CARCINOMA DEL COLON-RETTO METASTATICO IN TRATTAMENTO CON
REGORAFENIB. RISULTATI DI UNO STUDIO PROSPETTICO
(1)
(1)
(2)
(2)
Fabiana Pani
- Matteo Massidda
- Laura Orgiano
- Grazia Pusole
- Marco
(2)
(2)
(2)
(2)
(2)
Puzzoni - Elena Massa - Clelia Madeddu - Giorgio Astara - Valeria Pusceddu (1)
(1)
(2)
(1)
Francesco Boi - Germana Baghino - Mario Scartozzi - Stefano Mariotti
(1)
Unità di Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università di Cagliari
Unità di Oncologia Medica, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica Università di
(2)
Cagliari
RAZIONALE Isolate segnalazioni di disfunzione tiroidea associata a trattamento con
Regorafenib, un inibitore tirosino-chinasico (TKI) approvato per il trattamento dei
pazienti affetti da carcinoma del colon-retto metastatico (mCCR) pluri-trattati, sono
state recentemente pubblicate. A differenza di altri TKI, non sono tuttavia ancora
disponibili studi sistematici.
È stata fatta una valutazione prospettica della funzione e dell’autoimmunità tiroidee
e della morfologia ghiandolare prima e fino a 11 mesi di trattamento con
Regorafenib (Stivarga®) in pazienti affetti da mCCR. Tutti i pazienti presentavano la
stessa stadiazione tumorale, normale funzione tiroidea e nessuna evidenza di
autoimmunità tiroidea preesistente.
MATERIALI E METODI Sono stati selezionati 22 pazienti (11 maschi e 11 femmine, età
media 65,1 ± 8,1 anni), che sono stati sottoposti al dosaggio mensile basale di FT3,
FT4, TSH, anticorpi antitireoperossidasi (AbTPO), antitireoglobulina (AbTg), e a
valutazione morfologica ghiandolare con ecografia color doppler. Il farmaco è stato
somministrato in tutti i casi, come da protocolli standard al dosaggio pieno di 160 mg
al giorno per via orale a cicli di 3 settimane (“ON”) e una di sospensione (“OFF”).
RISULTATI 11/22 pazienti (50%) sviluppavano ipotiroidismo in fase “on” (TSH 8,1±4,9,
range 18,5-7,0) già dal primo ciclo di terapia. 4 pazienti con maggior grado di
ipotiroidismo (mediana TSH 12.5 mIU/L), mostravano il più elevato score di astenia
(G3), considerato come il più frequente e serio evento avverso generale causato da
questo farmaco. 2/22 (9%) pazienti sviluppavano titoli medio-alti di AbTPO (155-99
IU/ml) al primo e al secondo ciclo di terapia. 17/22 (77%) pazienti mostravano inoltre
una riduzione del volume ghiandolare tiroideo (da 8,6 ± 2,2 ml a 5,8 ± 1,6 ml) fino a
11 mesi di terapia (p<0,001), con associata la comparsa di ipoecogenicità di grado
moderato e una riduzione della vascolarizzazione parenchimale.
CONCLUSIONI
I risultati del nostro studio indicano che il Regorafenib, come altri TKI,
causa rapidamente ipotiroidismo nella metà dei pazienti, e probabilmente innesca
anche autoimmunità tiroidea. La diagnosi precoce di ipotiroidismo appare
fondamentale per la corretta interpretazione dell’astenia, e potrebbe evitare inutili
riduzioni del dosaggio del farmaco. Il riscontro di un follow-up più lungo nei 2
pazienti che hanno sviluppato AbTPO de novo potrebbe rappresentare un possibile
biomarcatore di risposta oncologica.
130
P - 69SCREENING DELLE ALTERAZIONI TIROIDEE IN UNA COORTE DI PAZIENTI “GUARITI”
DA PREGRESSO LINFOMA HODGKIN (HL) E NON HODGKIN (NHL)
(1)
(1)
(1)
(1)
Nicolò Arisci - Alessandro Oppo - Chiara Satta - Mikal Melis - Angela Maria
(2)
(2)
(2)
(1)
Mamusa - Maria Pina Simula - Emanuele Angelucci - Stefano Mariotti
Università degli studi di Cagliari, Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica,
(1)
Cagliari, Italia - AO Brotzu, Dipartimento di Oncologia Medica Struttura Complessa Ematologia e
(2)
Centro Trapianti Ospedale A. Businco, Cagliari, Italia
RAZIONALE Il trattamento attuale dei pazienti affetti da HL/NHL consente una lunga
sopravvivenza, ma comporta il rischio di complicanze tiroidee a lungo termine:
ipotiroidismo, autoimmunità e aumentato rischio di tumori, la cui precisa prevalenza
non è ben nota. Il presente studio è stato quindi eseguito su pazienti con HL/NHL
guariti, con particolare riferimento all’effetto della radioterapia (RT).
MATERIALI E METODI Sono stati inclusi 97 pazienti (68 HL, 29 NHL), 36 maschi (età
28-69 aa) e 61 femmine (età 25-67 aa), visti presso l’ambulatorio di Endocrinologia
dell’AOU Cagliari nel corso di un anno. Gli anni liberi da
(range 3-39) per le femmine. Ciascun paziente
ha eseguito valutazione anamnestica, clinica, biochimica (funzione tiroidea; anticorpi
anti tiroide [ATA]) ed ecografia tiroidea (US).
RISULTATI 79/97 pazienti (81.4%) erano stati sottoposti a RT, di cui 40/79 (50.6%) sul
collo (C) e 39/79 (49.4%) in altre sedi (A). Ipotiroidismo (TSH >5.0 mU/L) era rilevato
più frequentemente nel gruppo C rispetto a gruppo A (12/40 [30%] vs 3/39 [7.7%],
p=0.01) e non irradiati (NI) (2/18 [11%], p=0.04). Nel gruppo C la prevalenza di
ipoecogenicità/disomogeneità US era maggiore rispetto al gruppo A (28/40 [70%] vs
14/39 [35%], p=0.003), e al gruppo NI (6/18 [33.3%], p=0.01). ATA erano più
frequenti nel gruppo NI (6/18 [33.3%], p=0.02 vs C [4/40=10%] e A [4/39=10,2%]) e
non correlata a ipoecogenicità/disomogeneità US. Noduli tiroidei benigni erano
rilevati in 26 (26,8%) pazienti, senza differenza tra irradiati (gruppi C e/o A) e NI
(26/79 [32.9%] vs 3/15 [20%] p=NS). Nessuna correlazione è stata infine ottenuta tra
TSH, ATA e NT.
CONCLUSIONI Lo studio conferma una maggiore prevalenza di ipotiroidismo ed
alterata ecogenicità nei pazienti irradiati sul collo per HL e NHL. L’ipotiroidismo
sembra essere conseguenza di tiroidite attinica piuttosto che di attivazione di
processi autoimmuni, poiché la prevalenza di ATA era più elevata nei NI e non
correlata a ipotiroidismo/alterata ecogenicità. I pazienti irradiati (C e/o A) non
presentavano al momento dello studio maggior prevalenza di noduli rispetto ai non
irradiati, ma il dato dovrà essere confermato a distanza. In conclusione, l’effetto
prevalente sulla tiroide dell’irradiazione per HL e NHL in pazienti adulti sembra
essere danno citotossico piuttosto che induzione di autoimmunità e/o attività
mutagena.
131
P - 70CABOZANTINIB E CURCUMINA: LA NUOVA SINERGIA CONTRO IL CARCINOMA
MIDOLLARE DELLA TIROIDE?
(1)
(1)
(1)
Loris Bertazza - Francesca Sensi - Sara Fernando Watutantrige - Simona Censi
(2)
(1)
(1)
(1)
Maurizio Iacobone - Marco Boscaro - Susi Barollo - Caterina Mian
(1)
-
(1)
Università di Padova, Dipartimento di Medicina, Padova, Italia
- Università di Padova,
(2)
Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Oncologiche e Gastroenterologiche, Padova, Italia
RAZIONALE Il carcinoma midollare della tiroide (MTC) rappresenta il 5-10% dei
tumori tiroidei. EF24 è un analogo della Curcuma longa che presenta potenti effetti
antitumorali. L’obiettivo del lavoro è stato testare gli effetti inibitori del Cabozantinib
(X), che agisce su VEGFR2 e RET, di ZSTK474 (Z) che inibisce le isoforme di PI3K di
classe I e di EF24 (E), sia nelle linee cellulari di MTC (TT ed MZ-CRC-1) sia in 5 colture
primarie isolate da pazienti tiroidectomizzati per MTC conclamato.
MATERIALI E METODI Mediante test MTT abbiamo determinato i valori di inhibitory
concentration 50 (IC50) e di Combination Index (CI). Attraverso Western blot
abbiamo studiato gli effetti sulle vie di segnale MAPK, PI3K-Akt e VEGFR2. Mediante
citofluorimetria abbiamo valutato gli effetti sul ciclo cellulare, sull’apoptosi e sulla
produzione delle specie reattive dell’ossigeno (ROS). Inoltre tramite dosaggio
enzimatico abbiamo quantificato la produzione di Calcitonina (CT) in seguito al
trattamento.
RISULTATI I valori di IC50 sono risultati essere per: X(TT)=14 μM; X(MZ-CRC-1)=0.28
μM; Z(TT)=0.59 μM; Z(MZ-CRC-1)=3.32 μM; E(TT)=3.3 μM; E(MZ-CRC-1)=4.4 μM. X+Z
risultava sinergico (CI<1) per TT e MZ-CRC-1 (0.08 e 0.43 rispettivamente) ed in 3 su 5
primarie. X+E risultava sinergica per entrambe le linee (TT=0.46 ed MZ-CRC-1=0.29)
ed in 2 su 5 primarie. Il segnale di P-VEGFR2 veniva spento nelle TT e MZ-CRC-1 da X
da solo ed in combinazione con E e Z, mentre P-ERK veniva ridotto nelle sole TT con X
da solo ed in combinazione con Z e E. P-Akt veniva ridotto in entrambe le linee
trattando con i tre farmaci singoli e combinati. Nelle primarie il segnale di P-ERK
veniva ridotto da X e da X+E. La combinazione X+Z causava un aumento della fase
subG1 a livello di ciclo cellulare in entrambe le linee stabili. X causava una aumento
di apoptosi tardiva nelle TT, mentre nelle MZ-CRC-1 causava un aumento di apoptosi
precoce se combinato con E e necrosi se combinato con Z. E da sola determinava un
aumento della produzione di ROS nelle TT e MZ-CRC-1. Il trattamento con X e E, da
soli e combinati, causava un abbassamento della produzione di CT sia nelle linee
stabili che nelle primarie.
CONCLUSIONI I risultati ottenuti confermano l’azione del Cabozantinib contro l’MTC,
con un’efficacia migliore se abbinato ad un analogo della Curcumina come l’EF24.
Questi risultati supportano l’idea che l’inibizione contemporanea di molteplici
pathway abbia un maggiore impatto clinico.
132
P - 71OSTEONECROSI DELLA MANDIBOLA DURANTE TRATTAMENTO CON ACIDO
ZOLEDRONICO IN UNA PAZIENTE TIROIDECTOMIZZATA PER CARCINOMA
FOLLICOLARE DELLA TIROIDE METASTATICO
(1)
(1)
(1)
Giulia Sapuppo
- Martina Tavarelli
- Erika Mangione
- Maria Luisa Arpi
(1)
(1)
(1)
Pasqualino Malandrino - Sebastiano Squatrito - Gabriella Pellegriti
(1)
-
Endocrinologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Catania, Ospedale
(1)
Garibaldi-Nesima, Catania, Italia
RAZIONALE: La terapia con bifosfonati o denosumab è utilizzata nel trattamento dei
pazienti con carcinoma tiroideo e metastasi ossee progressive o dolorose non
resecabili e/o refrattarie alla terapia radiometabolica con I-131 sia come singola
terapia sia in associazione ad altre terapie sistemiche. Tali trattamenti risultano
efficaci nel ritardare il tempo di insorgenza di eventi avversi scheletrici e nel
migliorare i sintomi (fratture, dolore o complicazioni neurologiche). Tuttavia, tali
farmaci aumentano il rischio di mancata guarigione di lesioni orali e di osteonecrosi
della mandibola (incidenza ~ 1% in assenza di fattori di rischio locali e 9% se recenti
interventi odontoiatrici). I pazienti dovrebbero pertanto essere sottoposti a una
valutazione odontoiatrica prima di iniziare tale terapia e durante il trattamento.
CASO CLINICO: F, di 62 aa tiroidectomizzata per carcinoma follicolare invasivo con
metastasi ossee multiple (pT2NxM1). La paziente è stata sottoposta a 8 trattamenti
con I-131, con evidenza di captazione nei siti metastatici ai TBS post-trattamento.
Inoltre veniva iniziata terapia con acido zoledronico (Zometa) 4 mg ev mensilmente
con miglioramento della sintomatologia dolorosa a livello delle localizzazioni ossee.
Dopo circa 7 mesi la paziente riferiva dolore in regione temporale destra per cui,
dopo consulenza odontoiatrica, veniva posta diagnosi di osteonecrosi alla mandibola
destra. La paziente veniva sottoposta a cicli di terapia antibiotica
(piperacillina/tazobctam 2 fl im/die per 5 giorni) all’insorgere della sintomatologia
dolorosa e a 2 interventi di estrazione dentaria ed 1 intervento di apposizione di
placca in titanio con risoluzione dell’osteonecrosi.
CONCLUSIONI: Seppure l’incidenza dell’osteonecrosi sia una complicanza rara della
terapia con acido zoledronico tale complicanza altera in maniera significativa la
qualità di vita dei pazienti. Pertanto è necessario attuare le misure di profilassi nei
pazienti candidati o già in terapia, quali consulenza odontoiatrica, eliminazione dei
traumi dentari, esecuzione di terapie odontoiatriche invasive almeno 2-3 mesi prima
dell’inizio della terapia, astensione da manovre invasive nei pazienti già in terapia o
esecuzione degli interventi chirurgici odontoiatrici necessari sotto copertura
antibiotica.
133
P - 72SCORE ECOGRAFICO DEL RISCHIO DI MALIGNITÀ DEI NODULI TIROIDEI (TI-RADS):
RISULTATI CITOLOGICI DI UNO STUDIO PROSPETTICO DI NODULI CON TIROIDITE DI
HASHIMOTO VS NODULI SENZA TIROIDITE DI HASHIMOTO
(1)
(2)
(1)
(1)
(1)
Fabiana Pani - Michela Fanzecco - Francesco Boi - Chiara Satta - Chiara Serafini
(1)
(1)
(1)
(3)
Stefania Casula
- Nicolò Arisci
- Ivan Maurelli
- Maria Letizia Lai
- Stefano
(1)
Mariotti
Unità di Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università di Cagliari,
(1)
Cagliari, Italia - AOU Cagliari, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università di
(2)
Cagliari, Cagliari, Italia
- Istituto di Anatomia Patologica, Dipartimento di Citomorfologia,
(3)
Cagliari, Italia
RAZIONALE Recentemente, è stato introdotto un sistema di score ecografico per la
valutazione del rischio di malignità dei noduli tiroidei (NT) (TI-RADS) per selezionare
meglio i NT da sottoporre ad esame citologico su ago-aspirato (FNAC). Non sono
tuttavia al momento presenti in letteratura studi che abbiano confrontato
prospetticamente questo score in NT con tiroidite di Hashimoto (TH) (THN+) vs NT
senza TH (THN-). Lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare il ruolo
diagnostico dello score TI-RADS in questi 2 gruppi di NT.
MATERIALI E METODI Un totale di 417 NT non selezionati è stato sottoposto in
maniera consecutiva a FNAC da Marzo 2014 ad Aprile 2016; lo score TI-RADS è stato
correlato con le categorie FNAC per tutti i noduli. Tutte le caratteristiche ecografiche
di sospetto (ipoecogenicità, microcalcificazioni, margini irregolari, diametro nodulare
più lungo che largo, vascolarizzazione interna) venivano raggruppate secondo i criteri
TI-RADS francesi, dando un preciso score di rischio di malignità, indeterminato o
benignità per ogni singola categoria.
RISULTATI Nel gruppo THN+ si evidenziava una più alta prevalenza di citologia
maligna e/o sospetta (Tir 4-5) (HTN+ 43/131= 32.8%) rispetto al gruppo dei THN(58/262= 22%, p<0.05). La distribuzione delle differenti categorie TI-RADS (da 2 a 5)
nei THN+ inoltre non differiva in maniera statisticamente significativa rispetto al
gruppo THN- (vedi tabella).
TI-RADS 2
TI-RADS 3
TI-RADS 4
TI-RADS 5
THN+
55 (41,9%)
30 (23%)
35 (26,7%)
11 (8,3%)
THN140 (53,4%)
55 (21%)
53 (20,2%)
14 (5,3%)
p = 0.14 (NS)
A differenza dello score TI-RADS, solo 2 caratteristiche ecografiche di sospetto per
malignità (ipoecogenicità e margini irregolari) presentavano una più alta prevalenza
nel gruppo dei THN+ (96/131 73,2%) rispetto al gruppo THN- (58/262 22,1%, p<0.01);
esse inoltre differivano in maniera statisticamente significativa nelle citologie
sospette e/o maligne (TIR 4-5) (72/101 71,3%) rispetto a quelle benigne (Tir 2)
(35/228 15,3%, p<0.0001).
CONCLUSIONI I risultati del nostro studio confermano una maggiore prevalenza dei
TIR 4-5 nel gruppo HTN+. Lo score TI-RADS non è significativamente correlato con la
presenza di TH, nonostante si evidenzi una più alta prevalenza delle singole
caratteristiche ecografiche quali ipoeocogenicità e margini irregolari nel gruppo
THN+. In conclusione, esso risulta uno strumento valido per selezionare i NT da
sottoporre a FNAC ma in maniera indipendente dalla presenza o meno di TH.
134
P - 73PREVALENZA DI TIREOPATIA AUTOIMMUNE IN UNA POPOLAZIONE SARDA DI
DIABETICI TIPO 1 E FAMILIARI DI PRIMO GRADO: DATI PRELIMINARI
(1)
(1)
(1)
(1)
Chiara Satta - Michela Incani - Chiara Serafini - Stefania Casula - Maria Grazia
(1)
(2)
(3)
(3)
(4)
Pani - Miriam Soro - Anna Paola Frongia - Maria Rossella Ricciardi - Carlo Ripoli
(1)
(5)
(6)
- Efisio Cossu - Marco Giorgio Baroni - Stefano Mariotti
Dipartimento di Scienze Mediche Università di Cagliari, AOU Cagliari, Presidio di Monserrato,
(1)
(2)
Cagliari, Italia
- Pediatria, Ospedale Oristano, Oristano, Italia
- Diabetologia Pediatrica,
(3)
(4)
Ospedale Brotzu, Cagliari, Italia - Clinica Pediatrica, Ospedale Microcitemico, Cagliari, Italia (5)
Dipartimento di Medicina Sperimentale, Università La Sapienza Roma, Roma, Italia
(6)
Dipartimento di Scienze Mediche Università di Cagliari
RAZIONALE l'associazione tra le malattie autoimmuni è nota, in particolare la
tiroidite autoimmune (AITD) è la patologia più frequentemente associata al Diabete
di tipo 1 (T1DM). La prevalenza di autoimmunità tiroidea è compresa tra il 12 e 40%
nei pz affetti da T1DM e tra il 3 al 14% nella popolazione generale. Scopo dello studio
è valutare la prevalenza di AITD in una coorte di diabetici di tipo 1 e di familiari di
primo grado appartenenti alla popolazione sarda, ad alta incidenza di autoimmunità.
MATERIALI E METODI: sono stati reclutati 238 pz con T1DM (136 M, 57.1% e 102 F,
42.9%, età media 18.40 aa, età media alla diagnosi 11.99 aa, durata media di malattia
6.5 aa) e 452 parenti di primo grado (205 M, 45,4% e 247 F 54,6%, età media 28.62
aa) di soggetti con T1DM, afferenti all’UOC di Endocrinologia e Diabetologia dell’AOU
di Cagliari, presidio di Monserrato e agli ambulatori di Diabetologia Pediatrica di
Oristano e Cagliari. Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad anamnesi ed esame
obiettivo. Su tutti i parenti è stato eseguito dosaggio autoanticorpale per GADA, IA2,
IAA e ZnT8.
RISULTATI: tra i T1DM, 35/238 (14,7%) presentano anamnesi positiva per AITD;
suddividendo la popolazione diabetica in base all’età si evince che tra i pz di età < 18
aa (152, di cui 90 M, 59.2% e 62 F, 40.8%) il 9.9% mostra anamnesi positiva per AITD,
mentre tra i pz di età > 18aa (84 pz di cui 45 M, 53.6% e 39 F, 46.4%) il 23.8%, con
una differenza statisticamente significativa (p>0,005). Suddividendo la popolazione in
base al sesso (17 T1DM M affetti da AITD vs 18 T1DM F affette da AITD) non
emergono differenze statisticamente significative. Considerando invece i familiari di
primo grado, 38 su 452 (8.4%) hanno anamnesi positiva per AITD. Tra i parenti
risultati positivi ad almeno un anticorpo diabete-relato il 9,6% (5/52) ha una diagnosi
riferita di AITD vs l'8,3% (33/367) dei parenti anticorpo negativi. Tra questi due
gruppi non è emersa una differenza statisticamente significativa (p=0,739).
CONCLUSIONI: i nostri dati, seppur preliminari, confermano una prevalenza
sovrapponibile a quella della letteratura internazionale. Limite dello studio è la sola
valutazione anamnestica delle patologie tiroidee, spesso misconosciute, per cui in
una prospettiva futura sarà interessante verificare l'effettiva prevalenza dell’AITD
tramite il dosaggio dell’assetto autoanticorpale tiroideo, in particolare nella
popolazione affetta da T1DM che notoriamente presenta più alto rischio di AITD.
135
P - 74COMPARSA DI TIROIDITE CRONICA AUTOIMMUNE IN DUE CASI EMBLEMATICI DI
TUMORI SOLIDI AVANZATI IN TRATTAMENTO CON NIVOLUMAB
(1)
(2)
(2)
Fabiana Pani
- Laura Orgiano
- Giorgio Astara
- Matteo Massidda
(2)
(2)
(2)
(1)
Madeddu - Elena Massa - Mario Scartozzi - Stefano Mariotti
(1)
- Clelia
Unità di Endocrinologia, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università di Cagliari,
(1)
Cagliari, Italia - Unità di Oncologia Medica, Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica,
(2)
Università di Cagliari, Cagliari, Italia
Nivolumab (N) è un anticorpo (Ab) monoclonale introdotto per il trattamento di
pazienti affetti da melanoma metastatico (Mm) e da carcinoma renale a cellule
chiare metastatico (mRCC) in progressione dopo trattamento di I linea. Le tossicità
maggiori sono dovute all’ iper-attivazione del sistema immunitario, soprattutto a
carico del sistema endocrino, tuttavia in letteratura sono presenti solo alcune
sporadiche segnalazioni.
Caso 1: maschio di 68 anni affetto da mRCC, trattato in I linea con Sunitinib (Sutent®).
N è stato somministrato in 2° linea da maggio 2016, al dosaggio di 3 mg/kg per via
endovenosa ogni 2 settimane. Sono stati eseguiti esami di funzione tiroidea (TSH,
FT3, FT4), studio degli Ab anti-tiroide [Ab anti-tireoglobulina (AbTg) e Ab antitireoperossidasi (AbTPO)] e morfologia ghiandolare al basale e dopo ogni infusione di
N. Basalmente tali esami erano normali. Dopo la prima infusione di N, si osservava un
severo ipotiroidismo (TSH: 35 µUI/ml; FT4: 0.69 ng/dl) accompagnato da valori di
AbTPO a titolo elevato (>3.000 UI/ml) e AbTg (>500 UI/ml): quadro clinicamente
associato a marcata astenia. L’ecografia risultava compatibile con tiroidite
autoimmune (TH).
Caso 2: donna di 40 anni affetta da Mm, N è stato somministrato con la stessa
posologia in 2° linea nel gennaio 2016, in seguito a fallimento terapeutico di
Ipilimumab (Yervoy®) in I linea. Anche in questo caso sono stati eseguiti esami di
funzione, autoimmunità e morfologia tiroidea basalmente e dopo ogni infusione di N.
Dopo la seconda infusione di N, si evidenziava vitiligine diffusa a carico del volto,
della zona sottoclaveare e dell’arto superiore destro in associazione a sintomi
dispeptici ingravescenti (in corso di studio). A maggio 2016 inoltre, si evidenziava
quadro di ipotiroidismo (TSH: 16,1 µUI/ml; FT4 0,91 ng/dl) accompagnato dalla
comparsa di titolo medio-elevato di AbTg (155 UI/ml) e di AbTPO (432 UI/ml) e
pattern ecografico di TH. In entrambi i casi è stata impostata terapia ormonale
sostitutiva con Levotiroxina; inoltre erano assenti altri segni di autoimmunità
endocrina.
I risultati emersi mostrano la necessità di impostare un attento screening
endocrinologico biochimico, morfologico con studio dell’autoimmunità tiroidea, al
fine di gestire correttamente gli eventi avversi ed evitare la sospensione del
trattamento. Sono tuttavia necessari ulteriori studi sistematici di conferma per
definire la precisa frequenza dell’entità del danno tiroideo.
136
P - 75EFFETTI FAVOREVOLI DI SELENOMETIONINA (SM), MIOINOSITOLO (MI) OPPURE
SM+MI SU LINFOCITI PERIFERICI (LP) SOTTO STRESS OSSIDATIVO (SOSS) IN DONNE
CON T. DI HASHIMOTO (TH) : STUDI PRELIMINARI IN VITRO
(1)
Flavia Di Bari - Teresa Vicchio
(3)
- Salvatore Benvenga
(1)
- Roberto Vita
(1)
- Stefania Catania
(2)
- Chiara Costa
(2)
(1)
Università di Messina, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Messina, Italia
–
Università di Messina, Dipartimento di Scienze Biomediche e delle Immagini Morfologiche e
(2)
Funzionali, Messina, Italia
- Università di Messina, Dipartimento di Medicina Clinica e
Sperimentale; Programma Interdipartimentale di Endocrinologia Molecolare Clinica & Salute
(3)
Endocrina della Donna, Messina, Italia
RAZIONALE: Le malattie autoimmuni della tiroide (AITD) si caratterizzano, tra l’altro,
per un infiltrato linfocitario (IL), secrezione di alcune chemochine dosabili nel sangue
e coinvolgimento dello SOss. Alcuni studi segnalano che pazienti con AITD
beneficiano della supplementazione con antiossidanti (AO): selenio (inorganico o SM)
o associazione SM+MI.
MATERIALI E METODI: Per evitare fattori confondenti in questo studio preliminare,
abbiamo selezionato 8 donne eutiroidee con TH senza altra patologia autoimmune
(MAI) e 3 donne con storia personale e familiare negative per qualsiasi MAI
(controlli). Nei LP delle 11 donne abbiamo valutato l’effetto protettivo di SM (0.25,
0.5, 1.0 µM), MI (0.25, 0.5, 1.0 µM) o SM+MI (0.25+0.25, 0.5+0.5, 1.0+1.0 µM) prima
e dopo SOss indotto da 200 µM di perossido di idrogeno (H2O2). I parametri valutati
sono stati: proliferazione, vitalità, genotossità (Comet score) e secrezione nel
medium di CXCL10, CCL2 e CXCL9.
RISULTATI: L’H2O2 ridusse la proliferazione dei LP (-4%,controlli; -8%,TH). L’ulteriore
aggiunta di SM, MI o SM+MI la ridusse ancor più ed in modo dose-dipendente [max 36%, TH, a 1.0+1.0 µM SM+MI). H2O2 ridusse la vitalità dei LP (-5%, controlli; -10%
TH), ma essa migliorò dopo l’aggiunta degli AO. La genotossicità, simile nei due
gruppi in condizioni basali, aumentò con H2O2 (+505%, controlli; +707%, TH). Nei due
gruppi, essa si ridusse in modo dose-dipendente con gli AO (MI il meno efficace).
L’H2O2 stimolò la secrezione delle 3 chemochine, e nelle donne TH più che nei
controlli [da +28% a +45% (TH) vs. da +8% a +22% (controlli)]. Essa fu però inibita, ed
in modo dose-dipendente nei due gruppi, dall’aggiunta degli AO (max -80% da parte
di 1.0+1.0 µM SM+MI su CXCL9 in ambo i gruppi).
CONCLUSIONE: Gli AO testati in vitro proteggono i LP di donne eutiroidee sia sane sia
con TH dallo SOss, ma non riguardo alla ridotta proliferazione che, tuttavia, è un
risultato benefico nelle MAI. Assumendo che i LP rispecchino il comportamento dei
linfociti intratiroidei, il risultato atteso è un loro ridotto numero, e dunque una
riduzione dell’IL. Il risultato è ancor più benefico considerata l’inibizione di
chemochine (CXCL9 e CXCL10) note per indicare maggior aggressività delle AITD. Ne
deriverebbe protezione dall’evoluzione in ipotiroidismo. Se confermati, i nostri dati si
potrebbero traslare per individuare -nell’universo dei pazienti con TH- quelli aventi
alta probabilità di beneficiare della supplementazione con AO.
137
P - 76FREQUENTE ASSOCIAZIONE DI MANIFESTAZIONI REUMATICHE ASPECIFICHE NELLA
TIROIDITE DI HASHIMOTO
Rosaria Maddalena Ruggeri
(2)
Trimarchi
(1)
- Rosaria Certo
(1)
- Giuseppe Giuffrida
(1)
- Francesco
U.O.C. Endocrinologia, AOU Policlinico G.Martino, Università di Messina, Dipartimento di medicina
(1)
clinica e sperimentale, Messina, Italia
- Accademia Peloritana dei Pericolanti, Università di
(2)
Messina, Messina, Italia
RAZIONALE La tiroidite di Hashimoto (TH) è la malattia autoimmune organo-specifica
più frequente. Essa è molto spesso associata a malattie autoimmuni reumatologiche
(artriti, malattie del connettivo) e non di rado anche a manifestazioni reumatiche
aspecifiche, queste ultime a patogenesi non chiaramente definita (autoanticorpi
organo-specifici? reazione sistemica autoimmunitaria?) Scopo dello studio è quello di
definire la prevalenza di manifestazioni reumatiche aspecifiche (MRa) in una coorte
di pazienti con TH, in assenza di co-morbilità autoimmuni sistemiche definite.
MATERIALI E METODI Lo studio include 362 pazienti consecutivi (336 F e 26 M, F:M
ratio 13:1; età media 39.18±13.36 aa), con TH, diagnosticata in base ai correnti criteri
(esame clinico, dosaggio di TSH, FT4, Ab-Tg ed Ab-TPO ed ecografia tiroidea). Nessun
paziente assumeva L-tiroxina. Le MRa sono definite da anamnesi specifica integrata
da questionario mirato ed esame clinico. Criteri di esclusione: altre malattie
autoimmuni definite, compresenza di malattie infettive e infiammatorie, storia di
neoplasia.
RISULTATI Nella coorte studiata, 100 pazienti (29.7%), pur non soddisfacendo i criteri
diagnostici per le principali patologie autoimmuni sistemiche, lamentavano e/o
presentavano una o più MRa. Le più comuni erano rappresentate da osteoartalgie
(n=56), mialgie (n=40, di cui n=24 con sindrome fibromialgica), fenomeno di Raynaud
(n=10), sindrome del tunnel carpale (n=9) e sindrome sicca (n= 8). Nei 100 pazienti
con TH e MRa (96 F e 4 M,) si rilevava significativa prevalenza del sesso femminile
(rapporto F:M = 24:1 vs 11.5:1; p<0.01) ed un’età alla diagnosi significativamente
superiore (44.6 ± 12.9 vs 37.8 ± 13.0 aa; p<0.01), rispetto ai pazienti affetti da TH
isolata. La maggior parte dei pazienti con TH + MRa erano eutiroidei (70%), con livelli
sierici medi di TSH 3.46 ± 6.35 (mediana=2.00) µIU/L e di FT4 13.39 ± 3.48 (mediana
13.30) pmol/L, e soltanto 7/100 erano francamente ipotiroidei. La presenza di MRa
non correlava pertanto con lo stato funzionale tiroideo e non era imputabile
all’insufficienza tiroidea.
CONCLUSIONI Lo studio suggerisce che una percentuale non trascurabile di pazienti
TH , in assenza di una definita diagnosi di comorbilità autoimmune ed
indipendentemente dallo stato funzionale tiroideo, manifesta segni e sintomi
aspecifici di carattere reumatologico.
138
P - 77I LIVELLI SIERICI DI INTERLEUCHINA 37 (IL-37) SONO AUMENTATI NELLA TIROIDITE
DI HASHIMOTO (TH) E CORRELANO CON I MARCATORI DI STRESS OSSIDATIVO
(1)
(1)
(1)
Rosaria Maddalena Ruggeri
- Teresa Manuela Vicchio
- Angela Alibrandri
(1)
(1)
(1)
Salvatore Giovinazzo - Rosaria Certo - Giuseppe Giuffrida - Francesco Trimarchi
(2)
(3)
(4)
- Sebastiano Gangemi - Mariateresa Cristani
UOC di Endocrinologia, AOU Policlinico G.Martino, Università di Messina, Dipartimento di medicina
(1)
clinica e sperimentale, Messina, Italia
- Accademia dei Pericolanti, Università di Messina,
(2)
Messina, Italia - UOC di Allergologia e Immunologia Clinica, AOU Policlinico G.Martino, Università
(3)
di Messina, Dipartimento di medicina clinica e sperimentale, Messina, Italia
- Farmacia,
(4)
Dipartimento farmaco-biologico, Università di Messina, Messina, Italia
RAZIONALE IL-37, membro della famiglia delle IL-1, agisce come naturale
soppressore dell’immunità innata ed adattativa e della risposta infiammatoria,
attraverso l’inibizione della proliferazione dei linfociti Th17 e della produzione di
citochine pro-infiammatorie. Un aumento dei livelli di IL-37 è riportato in varie
patologie autoimmuni, incluso il morbo di Basedow. Non vi sono dati in letteratura
sulla TH.
MATERIALI E METODI Sono stati analizzati i livelli sierici di IL-37 in 45 pazienti con TH
di nuova diagnosi (5 M e 40 F, età media 38.5±12.6) e in 50 controlli sani, abbinati
per età e sesso. Tutti i soggetti inclusi nello studio erano eutiroidei, non in terapia
con L-T4. Criteri di esclusione: fumo, storia clinica di neoplasia, altre malattie
autoimmuni o infiammatorie, infezioni in corso, insufficienza renale. I livelli di IL-37
sono stati misurati nel siero con metodica ELISA (kit IL-37 DuoSet Elisa, R&D System,
Minneapolis, USA; limite di rilevazione 10 pg/ml). Tutti i soggetti sono stati studiati
per parametri di stress ossidativo: metaboliti reattivi dell’ossigeno (d-ROMs) e
potenziale anti-ossidante totale (BAP) [Diacron International, Italy], per valutare i
livelli ossido-riduttivi totali dell’organismo, e prodotti avanzati della glicazione
(AGEs), come specifico marcatore.
RISULTATI I valori medi di IL-37 sono significativamente più alti nei TH (999.59 ±
1064.93 pg/ml) rispetto ai controlli (448.02 ± 498.96 pg/ml; P=0.018). In entrambi i
gruppi, tali valori correlano negativamente con l’età (TH, RS=-0.377 P=0.016;
controlli, RS=-0.404; P=0.06) e sono tendenzialmente più alti nei maschi che nelle
femmine (P= 0.063). Inoltre, vi è una correlazione positiva tra i livelli sierici di IL-37 e
TSH, che raggiunge significatività statistica nei TH (RS=0.412 P=0.008; nei controlli,
RS=0.418; P=0.053). Nell’intero gruppo si evidenzia una significativa correlazione
diretta tra livelli sierici di IL-37 e AGEs (RS=0.578; P = 0.006). All’analisi di
regressione, emerge una significativa dipendenza positiva dei valori di IL-37 da dROMs (P=0.029) e AGEs (P=0.014): all'aumentare dei livelli sierici di d-ROMs ed AGEs
aumentano i livelli di IL-37.
CONCLUSIONI Le concentrazioni di IL-37 nel siero sono significativamente aumentate
nella TH e correlano con i marcatori di stress ossidativo. Considerate le sue
caratteristiche anti-infiammatorie, IL-37 potrebbe rappresentare un obiettivo di
ricerca innovativo per la patogenesi e la terapia della TH.
139
P - 78ANDAMENTO CLINICO DELLA TIROIDITE DI HASHIMOTO IN PAZIENTI AFFETTI DA
SINDROME POLIGHIANDOLARE AUTOIMMUNE
(1)
(1)
(1)
(1)
Roberta Lupoli
- Carla Gambale
- Livia Barba
- Danilo Petrone
- Marianna
(1)
(1)
(1)
(1)
Cacciapuoti
- Francesco Fonderico
- Antonio Rispo
- Brunella Capaldo
(1)
Giovanni Lupoli
Università degli Studi di Napoli "Federico II" di Napoli, Medicina Clinica e Chirurgia, Napoli, Italia
(1)
RAZIONALE. Le sindromi polighiandolari autoimmuni (SPA) sono patologie
caratterizzate da insufficienza funzionale di una o più ghiandole endocrine
conseguente ad un meccanismo autoimmune. Sebbene esistano numerose evidenze
che riportano una diversa clinica delle patologie autoimmuni quando presenti in
associazione, il quadro riportato in letteratura appare ancora frammentario. Il nostro
studio si propone di valutare l’impatto della presenza contemporanea di multiple
patologie autoimmuni sulle principali caratteristiche cliniche della tiroidite di
Hashimoto (TH).
MATERIALE E METODI. Sono stati arruolati 47 pazienti affetti da TH, malattia celiaca
e diabete mellito tipo 1 (DM1) e suddivisi in 3 gruppi: pazienti affetti da TH isolata
(Gruppo 1), pazienti affetti da TH e celiachia (Gruppo 2) e pazienti affetti da TH,
celiachia e DM1 (Gruppo 3). Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad una valutazione
comprendente: dati anamnestici familiari e personali, parametri antropometrici
(peso, altezza e BMI), prelievo di sangue venoso periferico per valutazione del profilo
ormonale tiroideo, esame ecografico del collo, registrazione della dose/Kg di levotiroxina assunta.
RISULTATI. Rispetto ai soggetti con sola TH, i soggetti con multiple autoimmunità
presentavano una più bassa età alla diagnosi di TH (p for trend=0.004), una maggiore
dose/kg di levo-tiroxina (p for trend=0.039) e una maggiore severità del quadro
ecografico (p for trend=0.026). Lo studio di correlazione ha, inoltre, evidenziato che
la dose/kg di levo-tiroxina risultava correlata in maniera diretta con lo score
ecografico (R=0.233, p=0.038) ed in maniera inversa con l’età alla diagnosi di tiroidite
(R=-0.319, p=0.002). La regressione lineare ha evidenziato che, indipendentemente
dal valore di TSH, la presenza di più patologie autoimmuni risultava un predittore
indipendente dell’età alla diagnosi di TH (β=-0.442; 95%CI:-12.027,-2.839; p=0.002),
della dose/kg di levo-tiroxina (β=0.320; 95%CI:0.025,0.417; p=0.028) e della gravità
del quadro ecografico (β=0.353; 95%CI:0.094,0.854; p=0.016).
CONCLUSIONI. La maggiore severità della presentazione della TH in pazienti con
multipla autoimmunità suggerisce la necessità di effettuare in pazienti con SPA uno
screening più precoce ed un più attento follow-up clinico-laboratoristico della TH al
fine di garantire una tempestiva diagnosi ed una migliore gestione clinica di tale
tireopatia.
140
P - 79PREVALENZA DELLA TIROIDITE AUTOIMMUNE IN PAZIENTI CON PSORIASI E
ARTRITE PSORIASICA
(1)
(1)
(1)
Gelsy Arianna Lupoli - Nunzia Verde - Annalisa Panico - Francecsa Urselli
(1)
(1)
(1)
Domenico La Sala - Fiammetta Romano - Maria Vastarella - Rosario Peluso
(1)
Nicola Balato
Università degli Studi di Napoli "Federico II", Medicina Clinica e Chirurgia, Napoli, Italia
(1)
(1)
-
(1)
RAZIONALE La Tiroidite Autoimmune (TA) è una patologia infiammatoria cronica
della tiroide e rappresenta la principale causa di ipotiroidismo acquisito. Sebbene in
letteratura sia nota la sua associazione con diverse patologie autoimmuni, ancora
controversi sono i dati circa l’associazione tra TA e psoriasi, condizione che colpisce
prevalentemente cute, annessi ungueali e apparato osteo-articolare.
Lo scopo del nostro studio è stato valutare la prevalenza e la gravità della TA in
pazienti affetti da psoriasi o artrite psoriasica.
MATERIALI E METODI sono stati arruolati pazienti affetti da psoriasi isolata (Gruppo
Ps) e da artrite psoriasica con o senza psoriasi cutanea (Gruppo A-Ps) afferiti
consecutivamente presso l’UOC di Dermatologia della AOU “Federico II” di Napoli.
Ciascun soggetto è stato sottoposto a dosaggio dei livelli sierici di TSH, FT3, FT4,
anticorpi anti-tireoglobulina (AbTg), anti-tireoperossidasi (AbTPO) e ad ecografia
tiroidea. Nel Gruppo Ps sono stati valutati la localizzazione e il tipo di psoriasi e nel
Gruppo A-Ps sono stati studiati la distribuzione della malattia (periferica/assiale,
oligoarticolare/poliarticolare), il tipo di artrite psoriasica e l’indice di attività di
malattia (DAS28).
RISULTATI dei 110 pazienti arruolati, 55 erano affetti da Ps (38 M; età media 45±12
anni) e 55 affetti da A-Ps (26 M; età media 39±11 anni). La prevalenza della TA è
risultata significativamente maggiore nel gruppo A-Ps, rispetto al gruppo Ps (29.2 vs
9.1%; p<0.05), con un maggior rate di ipotiroidismo (14.5% in A-Ps vs 1.81% in Ps;
p<0.05). In particolare, nel gruppo A-Ps la prevalenza di TA è risultata maggiore nei
pazienti con durata di malattia ≥ 2 anni, rispetto ai pazienti con una durata di
malattia inferiore (81.3 vs 18.7%; p<0.05) e nei pazienti con DAS-28 grave rispetto ai
soggetti con DAS-28 lieve-moderato (50.0 vs 25.0%; p<0.05). I pazienti che
presentavano localizzazioni periferiche della A-Ps mostravano una frequenza più
elevata di TA nelle forme poliarticolari rispetto alle forme oligoarticolari (71.42 vs
28.58%; p<0.05).
CONCLUSIONI rispetto ai soggetti con Ps, i pazienti con A-Ps presentano una più alta
prevalenza di TA, soprattutto in presenza di una maggiore durata ed attività della
patologia reumatologica. Lo screening dell’autoimmunità tiroidea potrebbe essere
indicato in questo subset clinico.
141
P - 80ANALISI DELLE PATHWAYS IMMUNOREGOLATORIE IN PAZIENTI CON TIROIDITE
AUTOIMMUNE ISOLATA O ASSOCIATA A MALATTIA CELIACA
(1)
(1)
(1)
(1)
Maria Giulia Santaguida
- Ilenia Gatto
- Giorgio Mangino
- Camilla Virili
(2)
(2)
(2)
(2)
Nunzia Brusca - Silvia Capriello - Miriam Cellini - Lucilla Gargano - Poupak
(3)
(3)
(1)
Fallahi - Alessandro Antonelli - Marco Centanni
“Sapienza” Università di Roma, Latina, Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Medico-Chirurgiche,
(1)
(2)
Latina, Italia - AUSL Latina, UOC Endocrinologia, Ospedale Santa Maria Goretti, Latina, Italia (3)
Università di Pisa, Pisa, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Pisa, Italia
RAZIONALE La tiroidite autoimmune (TAI) si presenta spesso in associazione ad altre
autoimmunopatie, tra cui la malattia celiaca (MC). E’ stata descritta una
polarizzazione dei linfociti CD4+ Th1 e Th17 caratterizzante la TAI, ma poco è noto
circa le pathways regolatorie nella patogenesi di questa autoimmunopatia. Lo scopo
dello studio è stato quello di caratterizzare i linfociti Th17 e le sottopopolazioni B
regolatorie nei pazienti con tiroidite autoimmune isolata o associata a malattia
celiaca.
PAZIENTI E METODI Sono stati arruolati 21 pazienti (10 con TAI, 5 con TAI+MC, 6 con
MC) e 9 donatori sani. Da tutti i pazienti sono stati isolati i linfociti di sangue
periferico; le cellule sono state poi stimolate e incubate con anticorpi monoclonali
(mAbs) specifici per fenotipizzare i linfociti Th17 (CD45+CD4+IL17A+), i linfociti B-reg
(CD19+CD24hiCD38hi) e B-reg memory (CD19+CD27+). La funzionalità delle cellule B
regolatorie, intesa come capacità di esprimere IL-10, è stata valutata dopo stimolo
con CpG.
RISULTATI La percentuale dei linfociti Th17 era maggiore nei pazienti con TAI isolata
rispetto ai donatori sani (2.2% vs 1.2%; p=0.049). I pazienti con MC isolato o con
TAI+MC presentavano invece valori non statisticamente diversi dagli altri due gruppi
(1.5 % e 1.9%; p=ns).
I linfociti B-reg risultavano simili nei donatori sani, nei pazienti con TAI isolata e con
MC isolata (2.0% vs 2.0% vs 3.0%). L’associazione TAI+MC mostrava invece valori
significativamente più elevati (3.9%) che nei donatori sani e nei pazienti con TAI
(p=0.0035 e p=0.0033; rispettivamente). Al contrario, in questi pazienti con
autoimmunopatia multipla, i linfociti B-reg memory sono risultati ridotti (e
significativamente differenti rispetto ai pazienti con le due patologie isolate (17.8%
vs 38.5% vs 36.05; p=0.0062 e p=0.0087, rispettivamente). L’espressione di IL10 da
parte delle cellule B-reg stimolate è risultata significativamente aumentata nei
pazienti con TAI (3.9%) rispetto ai controlli (1.8%; p=0.026), ma simile negli altri
gruppi (TAI+MC= 3.5%; MC= 3.4%; p=ns).
CONCLUSIONI Questi risultati confermano la polarizzazione Th17 e documentano
l’incremento delle cellule Breg IL10+ nei pazienti con TAI. L’associazione della MC alla
TAI incrementa il numero delle cellule B regolatorie, con riduzione di quelle di
memoria (Breg memory).
142
P - 81PREVALENZA DEGLI ANTICORPI ANTI RECETTORE NICOTINICO MUSCOLARE (ARAB)
IN UN'AMPIA COORTE DI PAZIENTI CON TIREOPATIA AUTOIMMUNE
(1)
(1)
(1)
(1)
Valeria Cenci - Tania Pilli - Silvia Cantara - Sandro Cardinale - Brunetta Porcelli
(2)
(2)
(2)
(3)
- Antonella Tabucchi
- Alessandro Pini
- Adriano Spreafico
- Vittorio
(4)
(2)
(1)
Fossombroni - Carlo Scapellato - Furio Pacini
Sezione di Endocrinologia, Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, Università di Siena, SIENA,
(1)
Italia
- U.O.C. Laboratorio Patologia Clinica, Emergenza, Urgenza e Servizi Diagnostici, AOUS,
(2)
SIENA, Italia - U.O.C. Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, Emergenza, Urgenza e Servizi
(3)
Diagnostici, SIENA, Italia
- U.O.C. Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, Emergenza,
(4)
Urgenza e Servizi Diagnostici, AOUS, SIENA, Italia
RAZIONALE La miastenia gravis (MG) è una malattia autoimmune caratterizzata da
ipostenia muscolare episodica, conseguente alla perdita o al malfunzionamento dei
recettori per l’acetilcolina a livello della placca motrice dei muscoli scheletrici. Il picco
di incidenza della MG è nel 3o-4o decennio di vita nelle donne e nel 6o-7o decennio
negli uomini. La diagnosi si basa sull’anamnesi e sull’esame obiettivo. Il test più
sensibile e accurato è il dosaggio degli Arab, positivi nell’85-90% dei pazienti con MG
generalizzata e nel 50-70% di quelli con miastenia oculare. Le patologie autoimmuni
tendono ad aggregarsi nello stesso individuo o in più individui della stessa famiglia
costituendo le sindromi autoimmuni multiple (MAS). La tireopatie autoimmuni (TA)
rappresentano le manifestazioni più comuni nelle MAS. La prevalenza degli Arab nei
pazienti con TA non è nota. Gli obiettivi dello studio sono: 1) determinare la
prevalenza degli Arab e di altri autoanticorpi organo-specifici [Ab anti surrene (ACA),
Ab anti ovaio (StCA), Ab anti ipofisi (APA), Ab anti cellule parietali gatsriche (PCA), Ab
anti transglutaminasi (tTGAb), Ab anti decarbossilasi dell’acido glutammico (GADA) in
pazienti con TA e 2) definire lo stadio di malattia (potenziale, clinico e subclinico) nei
pazienti positivi per uno o piu’ autoanticorpi.
MATERIALI E METODI Settecento-settanta pazienti [682 F/88 M; 51.4±14.9 (m±SD)
anni], con tiroidite cronica autoimmune (706/770) o morbo di Basedow (64/770),
sono stati arruolati prospetticamente. Gli Arab sono stati misurati mediante saggio
radioimmunologico, gli ACA, StCA, APA e PCA tramite saggio ad immunofluorescenza
indiretta, gli tTGAb e GADA mediante saggio immunoenzimatico.
RISULTATI Sono risultati positivi 6/516 pazienti (1.2%) per Arab, 4/490 (0.8%) per gli
ACA, 3/440 (0.7%) per StCA, 4/493 (0.8%) per APA, 56/488 (11.5%) per PCA, 31/570
(5.4%) per GADA, 11/491 (2.4%) per tTGAb. Le forme potenziali sono le più comuni
nei pazienti con positività per gli autoanticorpi organo-specifici, in particolare tutti i
pazienti Arab+ presentavano obiettività neurologica negativa.
CONCLUSIONI La prevalenza degli Arab nei pazienti con TA pur molto bassa è simile
ad altre patologie autoimmuni più comunemente soggette a screening nei pazienti
con TA (ad es. morbo di Addison) e pertanto non è trascurabile. Le forme potenziali
di queste patologie autoimmuni sono tuttavia le più frequenti permettendo una
diagnosi precoce ed un tempestivo trattamento qualora necessario.
143
144
INDICE DEGLI AUTORI
145
146
Abbonante Vittorio; 14; 43
Adorno Alberto; 27; 29; 106; 116
Agate Laura; 25; 29; 30; 99; 114;
119
Agretti Patrizia; 15; 48
Aimaretti Gianluca; 17; 23; 64; 89
Alberti Luisella; 22; 87
Alibrandri Angela; 35; 139
Altana Maria Luisa; 19; 20; 21; 75;
80; 82
Ambrosio Maria Rosaria; 33; 129
Ambrosio Raffaele; 23; 39; 56; 57;
92
Angelucci Emanuele; 33; 131
Antonelli Alessandro; 36; 142
Arciuolo Damiano; 38; 53
Arecco Federico; 21; 28; 83; 112
Arenzi Angela; 22; 87
Arisci Nicolò; 15; 21; 26; 33; 34; 46;
84; 104; 131; 134
Arpi Maria Luisa; 34; 133
Artale Salvatore; 32; 128
Ascoli Valeria; 20; 78
Asero Grazia; 26; 27; 105; 107
Astara Giorgio; 33; 34; 130; 136
Atzeni Fancesca; 26
Atzeni Francesca; 104
Atzori Luigi; 15; 21; 46; 84
Avignone Sabrina; 31; 123
Awwad Oriana; 14; 43
Bagattini Brunella; 15; 48
Baghino Germana; 33; 130
Bagnara Maria Claudia; 28; 110
Bagnasco Marcello; 16; 18; 28; 50;
68; 110
Balato Nicola; 36; 141
Baldari Sergio; 28; 111
Balduini Alessandra; 14; 43
Balestra Margherita; 27; 29; 106;
116
Ballerio Alice; 32; 128
Barba Livia; 35; 140
Barbato Filomena; 24; 30; 93; 117
Barollo Susi; 14; 18; 30; 33; 44; 70;
118; 120; 132
Barone Tonghi Letizia; 26; 27; 105;
107
Baroni Marco Giorgio; 34; 135
Bartalena Luigi; 21; 32; 81; 128
Barzaghi Sabrina; 32; 128
Basolo Fulvio; 20; 25; 38; 52; 77; 99
Beck-Peccoz Paolo; 40; 58
Belfiore Antonino; 14; 42
Benvenga Salvatore; 22; 35; 88; 137
Bertagna Francesco; 28; 112
Bertazza Loris; 14; 18; 30; 33; 44;
70; 118; 120; 132
Bertoli Mattia; 28; 112
Biagini Agnese; 19; 76
Bianconi Eleonora; 21; 81
Biffoni Marco; 20; 78
Biondi Bernadette; 17; 64
Bisoffi Alessandro Angelo; 23; 89
Boi Alessandra; 32; 126
Boi Francesco; 26; 33; 34; 104; 130;
134
Bolzacchini Elena; 32; 128
Bondanelli Marta; 25; 33; 100; 101;
129
Bonelli Nadia; 20; 79
Bonfante Pierfrancesco; 19; 26; 74;
103
Borrelli Nicla; 20; 77
147
Boscaro Marco; 14; 18; 30; 33; 44;
70; 118; 132
Bosco Daniela; 20; 78
Bossert Irene; 16; 18; 50; 68
Bottai Sara; 29; 113
Bottici Valeria; 19; 29; 30; 31; 76;
114; 119; 121
Bregni Marco; 32; 128
Brianzoni Ernesto; 27; 108
Brunelli Chiara; 38; 53
Bruni Stefania; 24; 25; 94; 95; 96;
101
Brusca Nunzia; 17; 36; 65; 142
Bucci Ines; 40; 60
Buratto Mattia; 24; 25; 94; 96; 101
Buschiazzo Ambra; 28; 110
Busonero Giulia; 27; 108
Cabria Manlio; 28; 112
Cacciapuoti Marianna; 35; 140
Calamia Iolanda; 28; 110
Calò Pietro Giorgio; 26; 104
Camerieri Laura Veronica; 19; 26;
74; 103
Campennì Alfredo; 28; 111
Campi Irene; 31; 39; 58; 123; 124
Cantafio Patrizia; 14; 42
Cantara Silvia; 22; 23; 36; 38; 51;
85; 90; 143
Cantisani Vito; 20; 78
Capaldo Brunella; 35; 140
Capoccetti Francesca; 27; 108
Cappagli Mario; 19; 26; 74; 103
Cappagli Virginia; 29; 114
Cappai Antonella; 104
Cappai Antonello; 26
Cappelli Carlo; 17; 18; 66; 67
Capriello Silvia; 17; 36; 65; 142
Caputo Marina; 23; 89
Cardinale Sandro; 17; 22; 36; 63; 85;
143
Caria Paola; 23; 90
Carta Giorgio; 19; 75
Casalide Eric; 30; 120
Casella Francesca; 31; 121
Casini Giamberto; 32; 125
Cassini Pamela; 22; 87
Castagna Maria Grazia; 17; 24; 30;
63; 93; 117
Castagnoli Helga; 27; 108
Casula Stefania; 26; 34; 104; 134;
135
Catania Stefania; 35; 137
Caturegli Patrizio; 19; 73
Cavedon Elisabetta; 14; 18; 30; 44;
70; 118; 120
Cecila Barbara; 32; 128
Celico Mariella; 33; 129
Cellini Miriam; 17; 36; 65; 142
Cenci Valeria; 17; 22; 36; 63; 85;
143
Censi Simona; 14; 18; 30; 33; 44; 70;
118; 120; 132
Centanni Marco; 17; 36; 65; 142
Certo Rosaria; 35; 138; 139
Cestari Luca; 32; 125
Chiovato Luca; 14; 17; 43; 66
Ciampi Raffaele; 19; 38; 52; 76
Cicatiello Annunziata Gaetana; 39;
56; 57
Cirello Valentina; 31; 39; 58; 122
Clapasson Andrea; 18; 68
Colella Renato; 26; 102
Colombo Carla; 31; 122
Columbano Amedeo; 15; 23; 47; 91
Columbu Carla; 26; 104
Commis Giulia; 29; 115
148
Conte Lucia; 29; 116
Coperchini Francesca; 14; 43
Coppola Alfonso; 17; 62
Corbetta Carlo; 22; 87
Corrias Andrea; 40; 58
Cossu Efisio; 34; 135
Costa Chiara; 35; 137
Covelli Danila; 31; 123; 124
Cozzolino Alessia; 25; 97; 98
Cristani Mariateresa; 35; 139
Cristiano Alessandra; 17; 18; 66; 67
Cucca Francesco; 19; 72
Currò Nicola; 31; 123; 124
Cusini Claudio; 21; 81
D'Ambrosio Ferdinando; 20; 78
Damiani Luca; 24; 25; 94; 95; 96;
100; 101
Danova Marco; 32; 128
David Viola; 29; 38; 52; 114
De Angelis Simona; 15; 22; 50; 87
De Feudis Marilisa; 23; 89
De Franciscis Luca; 17; 62
De Lazzari Paola; 30; 120
De Marco Giuseppina; 15; 48
De Palma Diego; 21; 81
De Pascalis Giovanni; 28; 110
De Stefano Maria Angela; 39; 56; 57
Deandrea Maurilio; 22; 32; 86; 127
degli Uberti Ettore; 33; 96; 101; 129
Degli Uberti Ettore; 24; 25; 95; 100
degli Uberti Ettore Ciro; 24; 94
deiana Luca; 80
Deiana Luca; 20
Delbarba Andrea; 17; 18; 66; 67
Delitala Alessandro; 19; 72
Delitala Giuseppe; 19; 72
Dentali Francesco; 32; 128
Dentice Monica; 23; 39; 56; 57; 92
D'Ercole Francesca; 25; 100
Dessanti Paolo; 19; 74
Dettori Tinuccia; 23; 90
Di Bari Flavia; 22; 35; 88; 137
Di Blasio Andrea; 40; 60
Di Buduo Christian; 14; 43
Di Cera Marialuisa; 21; 81
Di Cicco Emery; 23; 39; 56; 92
Di Cosmo Caterina; 15; 48; 50
Di Girolamo Daniela; 23; 39; 56; 92
Di Mauro Francesca; 28; 111
Di Mauro Maria; 16; 50
Dimida Antonio; 15; 18; 50; 68
Dionigi Gianlorenzo; 21; 81
Durante Cosimo; 20; 78
Egidi Maria Francesca; 29; 114
Elisei Rossella; 19; 25; 29; 30; 31;
38; 52; 76; 99; 114; 119; 121
Fadda Guido; 38; 53
Falcone Alfredo; 32; 128
Fallahi Poupak; 36; 142
Fanciulli Giuseppe; 19; 72
Fanzecco Michela; 34; 134
Faranda Alessio; 30; 119
Fassina Ambrogio; 30; 120
Feliciano Alvarado Tamara; 15; 47
Fernando Watutantrige Sara; 14;
33; 44; 132
Ferrettini Cristina; 22; 86
Filetti Sebastiano; 20; 78
Fonderico Francesco; 35; 140
Forleo Raffaella; 24; 30; 93; 117
Fornito Maria Concetta; 27; 109
Fossombroni Vittorio; 36; 143
Fralassi Noemi; 24; 30; 93; 117
Franceschetti Paola; 24; 25; 94; 95;
96; 100; 101
Frasca Francesco; 39; 54
149
Frau Daniela V.; 23; 90
Frittitta Lucia; 29; 115
Frongia Anna Paola; 34; 135
Fugazzola Laura; 31; 122
Gagliardi Irene; 24; 96
Galli Luca; 32; 128
Gallo Daniela; 21; 81
Gallone Gabriella; 20; 79
Galuppini Francesca; 14; 30; 44;
118; 120
Gambale Carla; 35; 140
Gandossi Elena; 17; 18; 66; 67
Gangemi Sebastiano; 35; 139
Garberoglio Roberto; 20; 79
Garberoglio Sara; 20; 79
Gargano Lucilla; 17; 36; 65; 142
Garino Francesca; 22; 32; 86; 127
Gasperi Maurizio; 17; 64
Gatto Ilenia; 36; 142
Gay Stefano; 29; 116
Ghigo Ezio; 20; 79
Giacomelli Laura; 20; 78
Gianfrilli Daniele; 25; 97
Giani Carlotta; 38; 52
Giannetta Elisa; 25; 97
Giannini Riccardo; 20; 77
Giordani Ilaria; 21; 83
Giovannella Luca; 21; 83
Giovinazzo Salvatore; 35; 139
Giuffrida Giuseppe; 35; 138; 139
Giuliani Cesidio; 40; 60
Giusti Massimo; 27; 29; 106; 116
Grani Giorgio; 20; 78
Gueli Anna; 26; 27; 105; 107
Guiotto Cristina; 22; 86
Iacobone Maurizio; 30; 33; 118;
120; 132
Incani Michela; 34; 135
Infranzi Massimo; 17; 62
Intersimone Donatella; 19; 26; 74;
103
Ionni Ilaria; 15; 49
Isidori Andrea M; 25; 98
Isidori Andrea M.; 25; 97
La Sala Domenico; 36; 141
Lai Maria Letizia; 19; 20; 21; 26; 32;
34; 75; 80; 82; 104; 126; 134
Lamartina Livia; 20; 78
Lanzetta Pietro; 17; 62
Latrofa Francesco; 20; 29; 77; 113
Lenzi Andrea; 25; 97; 98
Leo Marenza; 15; 32; 49; 125
Leoni Vera Piera; 23; 91
Liggi Sonia; 15; 21; 46; 84
Limone Paolo; 22; 32; 86; 127
Lodi Micol; 33; 129
Loiacono Valeria; 20; 77
Lombardi Celestino Pio; 38; 53
Loredana Lorusso; 29; 114
Lorusso Loredana; 25; 30; 99; 119
Lucchi Simona; 22; 87
Lupoli Gelsy Arianna; 36; 141
Lupoli Giovanni; 35; 140
Lupoli Roberta; 35; 140
Maccario Mauro; 20; 79
Macchi Claudio; 40; 60
Madeddu Clelia; 33; 34; 130; 136
Maffini Maria Antonia; 39; 58
Maggi Fabrizio; 32; 125
Magistrelli Prospero; 19; 26; 74;
103
Magri Flavia; 14; 43
Mai Stefania; 17; 23; 64; 89
Maino Fabio; 24; 30; 93; 117
Malaguarnera Roberta; 14; 42
150
Malandrino Pasqualino; 14; 34; 39;
45; 54; 133
Mamusa Angela Maria; 33; 131
Mancino Giuseppina; 39; 56; 57
Mangino Giorgio; 36; 142
Mangione Erika; 26; 34; 105; 133
Mannavola Deborah; 39; 58
Manni Carlo; 27; 108
Manzoni Emanuela; 22; 87
Marcocci Claudio; 15; 32; 49; 125
Mare Micaela; 32; 128
Mariani Tiziana; 22; 87
Marini Fiorella; 17; 18; 66; 67
Marinò Michele; 15; 29; 32; 49; 113;
125
Mariotti Stefano; 15; 20; 21; 26; 32;
33; 34; 46; 80; 84; 104; 126; 130;
131; 134; 135; 136
Marranca Diega; 22; 86
Marzocchi Carlotta; 38; 51
Marzullo Paolo; 17; 23; 64; 89
Masiello Elvira Roberta; 21; 81
Massa Elena; 33; 34; 130; 136
Massidda Matteo; 33; 34; 130; 136
Masucci Romilda; 27; 109
Matrone Antonio; 30; 31; 119; 121
Mattu Sandra; 23; 91
Maurelli Ivan; 26; 34; 104; 134
Mazzaglia Stefania; 26; 27; 105; 107
Mazzetti Paola; 32; 125
Mazzi Barbara; 15; 49
Mele Chiara; 17; 23; 64; 89
Melis Mikal; 33; 131
Menconi Francesca; 15; 49
Menicali Elisa; 26; 102
Meringolo Domenico; 40; 58
Messuti Ilaria; 21; 28; 83; 112
Mian Caterina; 14; 18; 30; 33; 39;
44; 58; 70; 118; 120; 132
Miccoli Paolo; 20; 77
Migliardi Marco; 22; 86
Millesimo Maura; 22; 86
Minorini Valeria; 31; 124
Miro Caterina; 23; 39; 57; 92
Mittica Miranda; 29; 116
Moleti Maria Carla; 15; 50
Moleti Mariacarla; 14; 45
Molinaro Elena; 30; 119
Molinaro Eleonora; 25; 29; 38; 52;
99; 114
Monga Satdarshan PS; 15; 47
Montanelli Lucia; 15; 48
Montepagani Antonella; 19; 26; 74;
103
Monti Eleonora; 29; 116
Morbelli Silvia; 27; 106
Morbelli Silvia Daniela; 28
Morbelli Sivia Daniela; 110
Morelli Silvia; 26; 102
Moretti Sonia; 26; 102
Moriconi Diego; 29; 114
Mormile Alberto; 22; 32; 86; 127
Mortara Lorenzo; 27; 106
Mosseri Claudia; 38; 53
Motoni Michele; 26; 103
Mumoli Nicola; 32; 128
Muzza Marina; 31; 39; 58; 122
Nacamulli Davide; 18; 30; 70; 118;
120
Napolitano Giorgio; 40; 60
Nardi Francesco; 20; 78
Nardi Marco; 32; 125
Nazzari Elena; 16; 18; 50; 68
Nejak-Bowen Kari; 15; 47
Nicolosi Angelo; 26; 104
151
Nicolosi Maria Luisa; 14; 42
Nucci Nicole; 26; 102
Olita Laura; 19; 72
Olivieri Antonella; 16; 18; 22; 50;
68; 87
Oppo Alessandro; 33; 131
Orgiano Laura; 33; 34; 130; 136
Orlandi Fabio; 21; 28; 83; 112
Ostorero Andrea; 20; 79
Pacini Furio; 17; 22; 23; 24; 30; 36;
38; 51; 63; 85; 90; 93; 117; 143
Pagano Loredana; 17; 23; 64; 89
Palermo Filippo; 27; 107
Palladino Chiara; 14; 42
Pani Fabiana; 26; 33; 34; 104; 130;
134; 136
Pani Maria Grazia; 34; 135
Panico Annalisa; 36; 141
Pasquali Daniela; 17; 66
Pellegriti Gabriella; 14; 26; 27; 29;
34; 39; 45; 54; 105; 107; 109; 115;
133
Pelusi Carla; 40; 58
Peluso Rosario; 36; 141
Pennelli Gianmaria; 14; 30; 44; 118;
120
Perrino Michela; 31; 122
Persani Luca; 40; 58
Pesce Giampaola; 16; 18; 50; 68
Petrone Danilo; 35; 140
Petrone Luisa; 39; 58
Piaggi Paolo; 20; 29; 30; 77; 113;
119
Piantanida Eliana; 21; 81
Piccardo Arnoldo; 28; 112
Pieruzzi Letizia; 19; 76
Pigliaru Francesca; 32; 126
Pignata Salvatore Antonio; 28; 111
Pignatti Patrizia; 14; 43
Pili Stefano; 20; 80
Pilli Tania; 17; 22; 36; 38; 51; 63; 85;
143
Pini Alessandro; 36; 143
Pini Floriana; 17; 66
Pinna Giovanni; 19; 21; 73; 75; 82
Pinotti Graziella; 32; 128
Piras Cristina; 15; 21; 46; 84
Pirola Giacinta; 31; 124
Pirola Ilenia; 17; 18; 66; 67
Pisano Giuseppe; 32; 126
Pistello Mauro; 32; 125
Poddar Minakshi; 15; 47
Poddighe Simone; 15; 21; 46; 84
Pomposelli Elena; 28; 110
Pontecorvi Alfredo; 38; 53
Porcelli Brunetta; 36; 143
Pozza Carlotta; 25; 98
Prabhakar Bellur S; 38; 51
Premoli Paola; 21; 32; 81; 128
Preziosi Morgan; 15; 47
Prodam Flavia; 23; 89
Profilo Maria Antonietta; 15; 49
Proietti Agnese; 20; 77
Proserpio Ilaria; 32; 128
Proverbio Maria Carla; 31; 122
Puleo Luciana; 25; 99
Puliga Elisabetta; 15; 23; 47; 91
Puligheddu Barbara; 21; 28; 83; 112
Pusceddu Valeria; 33; 130
Pusole Grazia; 33; 130
Puxeddu Efisio; 26; 102
Puzzoni Marco; 33; 130
Radetti Giorgio; 40; 58
Ragazzoni Federico; 32; 127
Rago Teresa; 15; 20; 50; 77
Recalbuto Concetto; 16; 50
152
Regalbuto Concetto; 14; 29; 45; 115
Ricci Debora; 29; 113
Ricci Isabella; 32; 128
Ricciardi Maria Rossella; 34; 135
Ricco Ilaria; 19; 26; 74; 103
Ripoli Carlo; 34; 135
Rispo Antonio; 35; 140
Rizza Laura; 25; 97; 98
Rocchi Roberto; 15; 49
Romano Fiammetta; 36; 141
Romei Cristina; 19; 25; 31; 38; 52;
76; 99; 121
Rosetti Sara; 21; 81
Rossetto Ruth; 20; 79
Rossi Esther Diana; 38; 53
Rossi Gloria; 27; 108
Rossi Martina; 24; 25; 95; 101
Rossi Roberta; 24; 25; 94; 95; 96;
100; 101
Rossini Chiara; 32; 128
Rotondi Daniela; 15; 22; 50; 87
Rotondi Mario; 14; 17; 43; 66
Rotondo Dottore Giovanna; 32; 125
Rubini Antonello; 20; 78
Ruggeri Rosaria Maddalena; 28; 35;
111; 138; 139
Russo Marco; 14; 27; 39; 45; 54; 109
Saba Alessandro; 16; 18; 50; 68
Sabini Elena; 15; 49
Sacco Tommaso; 18; 71
Salvatore Domenico; 23; 39; 56; 57;
92
Salvi Mario; 31; 123; 124
Samà Maria Teresa; 23; 89
Sambuceti Gianmario; 27; 28; 106;
110
Santaguida Maria Giulia; 17; 36; 65;
142
Santini Ferruccio; 20; 77
Santoro Angela; 38; 53
Sapuppo Giulia; 26; 27; 29; 34; 39;
54; 105; 107; 109; 115; 133
Sassi Lorenza; 21; 81
Satta Chiara; 26; 33; 34; 104; 131;
134; 135
Sbardella Emilia; 25; 97; 98
Scacchi Massimo; 17; 64
Scapellato Carlo; 36; 143
Scartozzi Mario; 33; 34; 130; 136
Schiavo Mara; 15; 18; 50; 68
Secchi Chiara; 17; 63
Sellari-Franceschini Stefano; 32;
125
Sensi Francesca; 14; 18; 33; 44; 70;
132
Serafini Chiara; 26; 32; 34; 104; 126;
134; 135
Silvestro Matteo; 26; 27; 105; 107
Silvetti Francesca; 27; 108
Simonetta Simona; 31; 124
Simula Maria Pina; 33; 131
Singh Sucha; 15; 47
Siracusa Massimiliano; 28; 111
Sirchia Maria Vittoria; 19; 75
Soro Miriam; 34; 135
Spoleti Cristina; 14; 42
Spreafico Adriano; 36; 143
Squatrito Sebastiano; 26; 27; 29;
34; 39; 54; 105; 107; 109; 115;
133
Stipo Maria Elena; 28; 111
Straccia Patrizia; 38; 53
Sturniolo Giacomo; 14; 15; 45; 50
Sulas Pia; 23; 91
Sutari Maria; 20; 77
Szydlowska Marta; 23; 91
153
Taberlet Alessandro; 26; 104
Tabucchi Antonella; 36; 143
Tacito Alessia; 19; 31; 76; 121
Tagliaferri Maria Antonella; 17; 64
Tagliati Federico; 24; 25; 94; 95; 96;
101
Talco Miryam; 19; 26; 74; 103
Tampellini Marco; 28; 112
Tanda Maria Laura; 21; 32; 81; 128
Tarquini Mario; 24; 33; 95; 129
Tartaro Tiziana; 32; 128
Tavarelli Martina; 26; 27; 29; 34; 39;
54; 105; 107; 109; 115; 133
Tonacchera Massimo; 15; 16; 18;
20; 48; 50; 68; 77
Torregrossa Liborio; 20; 38; 52; 77
Trimarchi Francesco; 28; 35; 111;
138; 139
Tumino Dario; 14; 27; 39; 45; 54;
109
Tuzi Alessandro; 32; 128
Ugolini Clara; 25; 38; 52; 99
Urselli Francecsa; 36; 141
Valerio Laura; 30; 31; 119; 121
Vallini Ilaria; 32; 128
Vannetti Federica; 40; 60
Vanni Roberta; 23; 90
Vannucchi Guia; 31; 123; 124
Vastarella Maria; 36; 141
Vella Veronica; 14; 42
Verde Nunzia; 36; 141
Vermiglio Francesco; 16; 50
Verusio Claudio; 32; 128
Vetri Annalisa; 29; 115
Vianello Federica; 30; 118
Vicchio Teresa; 35; 137
Vicchio Teresa Manuela; 35; 139
Vicentini Leonardo; 31; 122
Vigone Maria Cristina; 22; 87
Villani Michela; 17; 66
Viola David; 30; 119
Violi Maria Antonia; 14; 45
Virili Camilla; 17; 36; 65; 142
Vita Roberto; 35; 137
Vitti Paolo; 15; 20; 29; 30; 31; 32;
48; 49; 77; 113; 119; 121; 125
Watutantrige-Fernando Sara; 18;
30; 39; 58; 70; 118; 120
Weber Giovanna; 22; 40; 58; 87
Zambonin Laura; 14; 44
Zannoni Gianfranco; 38; 53
Zatelli Maria Chiara; 24; 25; 33; 94;
95; 96; 100; 101; 129
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155
Finito di stampare nel
mese di Dicembre 2016
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