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Venerdì 17 Febbraio 2017
PRIMO PIANO
VIA LIBERA AL DECRETO SALVA RISPARMIO CHE STANZIA 20 MLD PER IL SETTORE. ECCO I PUNTI CHIAVE
Lo scudo per le banche è legge
Il provvedimento disciplina la ricapitalizzazione di Mps. Estesi i termini per rimborsi agli
obbligazionisti delle quattro banche salvate. Salta la black list sui grandi debitori insolventi
risparmiatore ottiene con l’applicazione del burden sharing.
Il ristoro non potrà superare il
prezzo d’acquisto.
di Andrea Pira
D
iventa legge lo scudo da
20 miliardi di euro per
mettere in sicurezza il
sistema bancario italiano. Ieri la Camera ha dato il
via libera finale alla conversione in legge del decreto salvarisparmio, varato dal governo
nelle ore successive al fallito
aumento di capitale del Monte
dei Paschi di Siena. Il provvedimento è passato con 246 voti
favorevoli, 147 contrari e 22
astenuti, dopo avere incassato
mercoledì l’ok alla questione
di fiducia posta sul testo uscito dal Senato in prima lettura.
«Un passo avanti per garantire
più sicurezza economica a famiglie e imprese», ha scritto
su Twitter, il presidente del
Consiglio, Paolo Gentiloni.
Un tassello negli sforzi per
garantire il sistema del credito,
che arriva quando manca una
settimana alla pubblicazione del rapporto-Paese stilato
dall’Unione europea, che alla
situazione del credito in Italia
dedica un ampio capitolo, mettendo in risalto la necessità di
continuare a intervenire sugli
non performing loan.
Garanzie. Il cuore degli interventi riguarda la ricapitalizzazione precauzionale delle banche in crisi e l’ingresso dello
Stato nel capitale degli istituti.
Eventualità, quest’ultima, che
dopo Mps potrebbe ora essere adottata per la Popolare di
Paolo
Gentiloni
Vicenza e per Veneto Banca.
Il salva-risparmio dà infatti la
possibilità di concedere una garanzia dello Stato sulle passività degli istituti con sede in Italia
che abbiano un patrimoni netto
positivo, ma bisogno di liquidità; alle banche in risoluzione e
alle good bank nate da processi
di risoluzione. Gli istituti che
godranno della garanzia dovranno a loro volta presentare
un piano di ristrutturazione, a
meno che non rimborsino gli
aiuti entro due mesi.
Valutazione. Sono stati fissati
i criteri per determinare il prezzo delle azioni da attribuire ad
azionisti e creditori degli istituti messi sotto ricapitalizzazione precauzionale distinguendo
tra quotate e non quotate. Per
evitare sopravvalutazioni il
prezzo delle banche presenti a
Piazza Affari sarà agganciato
all’andamento del titolo nei 30
giorni precedenti l’operazione.
Nel caso di sospensione delle contrattazioni per oltre 15
giorni, (ed è questo il caso di
Mps) il valore dell’azione sarà
il minore tra il prezzo di riferimento medio sui 30 giorni e
quello determinato in base alla
consistenza patrimoniale e ai
criteri previsti per le non quotate. Sono stati determinati due
livelli di sconto sul valore delle azioni: uno per gli obbligazionisti subordinati i cui titoli
saranno convertiti in azioni e
uno per il Tesoro. Per lo Stato
è previsto uno sconto al 25%
contro il 15% degli azionisti,
Gli istituti che riceveranno il
sostegno pubblico potranno
contare sulla neutralità fiscale
del burden sharing, vale a dire
la condivisione dei rischi tra
azionisti e obbligazionisti
Rimborsi. Tra le modifiche
approvate durante il percorso
parlamentare è prevista anche
l’estensione al 31 maggio dei
termini per richiedere i rimborsi forfettari per i risparmiatori delle quattro banche
regionali messe in risoluzione
a novembre 2015 (Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti
e CariFerrara). La platea degli aventi diritto viene inoltre
estesa al secondo grado di
parentela. Ma nessun meccanismo di compensazione sarà
previsto per chi ha acquistato
obbligazioni subordinate di
una banca in risoluzione dopo
il 1 gennaio 2016, data di entrata in vigore della direttiva
europea sul bail-in, in quanto
si presume che l’investitore
conosca i rischi connessi ai
prodotti scelti.
Anti-speculazione. Come richiesto dalla Consob in audizione, si prevede un limite al
riacquisto delle azioni che il
Il rapporto Consob sulla governance indica però un calo dei patti parasociali. Più investitori esteri
Quotate ancora poco contendibili
di Stefania Peveraro
L
e società quotate italiane continuano
a essere poco contendibili, ma si sta
evidenziando un’inversione di tendenza, seppure minima. Il dato emerge
dal rapporto sulla corporate governance
realizzato da Consob e pubblicato ieri,
che precisa che su 234 imprese analizzate, 115 sono controllate di diritto, ossia
con una quota superiore alla metà del
capitale ordinario, 52 attraverso partecipazioni inferiori al 50% e 30 attraverso
un patto parasociale. Dal 1998 al 2015,
tuttavia, la quota del primo azionista è
leggermente scesa, passando dal 48,7%
al 46,7%. Inoltre, si registra un calo dei
patti parasociali, sia in termini numerici
(da 51 a fine 2010 a 30 nel 2015) sia in
termini di capitalizzazione (dal 12,4%
del valore di mercato nel 2010 al 6% nel
2015), mentre è aumentato il numero (da
11 a 15) e il peso (dal 20 al 27% circa)
delle società a proprietà dispersa.
A fine 2015 gli investitori istituzionali
erano azionisti rilevanti in 83 società
(36% del listino), in lieve flessione rispetto al biennio 2013-14, con una quota
media del capitale da questi controllato
sostanzialmente stabile intorno al 7%.
Gli investitori italiani continuano poi a
diminuire (21 società; 24 partecipazioni)
al contrario degli esteri (70 società; 100
partecipazioni). Il peso degli investitori
esteri è relativo, ma in chiaro aumento:
a fine 2015 circa il 10% delle imprese
era controllato da un soggetto straniero
(8,5% nel 2010), con una quota media
pari al 47% (37,3% nel 2010). In ogni
caso gli investitori istituzionali esteri si
confermano molto attivi, quando si parla di governance: nel 2016 la partecipazione di questi investitori alle assemblee
delle 100 società a più elevata capitalizzazione è aumentata, raggiungendo in
media il 19% del capitale (quasi 12% nel
2012) grazie soprattutto ai soggetti esteri
(18% a fronte del 10% circa nel 2012).
Quanto alla composizione dei consigli
di amministrazione, Consob rileva che
è cresciuta la percentuale degli ammini-
stratori laureati e con titolo post laurea, è
aumentata la diversificazione del profilo
professionale, così come, in misura lieve, la presenza degli amministratori stranieri; è rimasto sostanzialmente stabile
il peso degli amministratori esponenti
delle famiglie proprietarie e si è ridotta
l’età media, che alla fine del 2015 era di
56,7 anni. A quella data gli amministratori delle società quotate erano laureati
nell’85,6% dei casi, manager nel 70%
dei casi e appartenenti alle famiglie azioniste nel 15,8% dei casi.
Inoltre, grazie alla normativa ad hoc varata nel 2011, la rappresentanza femminile è cresciuta in modo consistente:, visto che a fine 2016 le donne ricoprivano
il 31,6% dei posti di consigliere (7,4%
nel 2011). Tuttavia, le donne continuano
a ricoprire prevalentemente cariche non
esecutive: aumenta il peso delle donne
membri indipendenti dei cda (dal 60%
nel 2013 al 69% nel 2016), mentre è ancora marginale il ruolo di amministratore delegato (passato dal 3,2 al 2,5%).
(riproduzione riservata)
Black list. La proposta avanzata dal presidente dell’Abi,
Antonio Patuelli, di rendere pubblici i nomi dei primi
cento debitori insolventi delle
banche salvate dallo Stato è
stata accolta soltanto in parte.
La maggioranza si è limitata
a decidere che il Tesoro dovrà
presentare al Parlamento una
relazione quadrimestrale con
i profili di rischio anonimi di
quanti vantino un debito pari o
superiore all’1% del patrimonio creditrice.
Compensi. In quanto azionista, il Mef potrà stabilire un
tetto allo stipendio dei componenti del consiglio d’amministrazione e dei manager delle
banche salvate. Nel momento
in cui entrerà nel capitale di
una banca avrà inoltre il potere
di revocare o sostituire i consiglieri e il direttore generale.
Bcc. Anche il credito cooperativo potrà godere delle cosiddette Dta (Deferred tax asset).
Le bcc potranno in questo
modo trasformare in credito
d’imposta le perdite derivanti
dalle svalutazioni dei crediti
effettuati fino al 2015. Una
misura che secondo la relazione tecnica varrà circa 6,2
miliardi
Popolari. In attesa che la
Consulta si pronunci sulla
costituzionalità delle norme
sul diritto di recesso dei soci
delle popolari che si trasformeranno in spa, ogni proroga
o decisione che riguarda la riforma del comparto è congelata. Nel caso comunque che
il Mef entri nel capitale di una
popolare si muoverà come un
azionista di una spa. Non varrà quindi il principio del voto
capitario. Una misure pensata
forse con in vista di interventi
sulle due venete.
Educazione finanziaria.
All’ultimo sono state infine
trovate risorse per favorire
l’educazione finanziaria degli italiani. A tale scopo sarà
destinato 1 mln di euro l’anno
e sarà istituito un comitato di
11 componenti per programmare e coordinare le attività.
Un organismo che dovrà essere istituito entro tre mesi,
ha ricorda il presidente della
commissione Finanze della
Camera, Maurizio Bernardo.
(riproduzione riservata)
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