Je crois en un seul dieu

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Persinsala Teatro
Fabrizio Migliorati
febbraio 17, 2017
Al Théâtre des Célestins di Lione va in scena, fino al 17
febbraio, il tragico racconto mediorientale di Stefano Massini
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Stefano Massini, giovane drammaturgo oramai affermatosi come un
importante autore e regista, sta vivendo un momento di grande successo
in terra francese e, in particolar modo, in quel di Lione. Il Théâtre des
Célestins dell’antica capitale della Gallia lo accoglie sempre con grande
entusiasmo fin dal 2014 quando, con Lehman Trilogy, si impose come un
autore da scoprire. E dopo Terre noire, opera commissionata dal Théâtre
national di Nizza e particolarmente apprezzata dal pubblico lionese proprio
nei giorni scorsi, i direttori del teatro lionese, Claudia Stavisky e Marc
Lesage, dichiarano apertamente il loro amore per l’autore italiano
riprendendo un testo del 2011, rappresentato per la prima volta al Piccolo
di Milano nel dicembre del 2015: Credoinunsolodio. La scelta di tradurre
il titolo in francese, ritrovando l’intervallo tra le singole parole, tradisce,
però, quell’ambiguità volontaria (“credo in un solo dio”/”credo in un sol
odio”) che rendeva l’opera bifronte, dove l’affermazione dell’unica
credenza mostrava il suo lato terribile. Je crois en un seul dieu porta in
scena le contraddizioni dell’unicità della verità, portando all’esasperazioni i
caratteri di tre entità che si trovano a vivere nello stesso luogo, senza che
questo possa diventare una convivenza. Una giovane studentessa
palestinese, aspirante kamikaze e terrorizzata da un’insicurezza
soffocante, una professoressa ebrea, paladina del dialogo ma distrutta
dagli eventi che si svolgono nella sua città, e una soldatessa americana,
gettata in una situazione incomprensibile ma decisa a risolverla con la
forza. Se Massini ha concepito il dialogo tra le tre anime della pièce come
una giustapposizione di tre figure distinte impersonate da tre diverse
attrici, il regista francese, Arnaud Meunier, decide di condensare le tre
protagoniste in una sola interprete, una straordinaria Rachida Brakni. Si
passa così da una giustapposizione ad una stratificazione continua nella
quale ogni singolo strato rappresenta una scena diversa, ben distinta dalle
altre. Seguiamo, quindi, la lenta ed inesorabile radicalizzazione di Shirin,
studentessa di buona famiglia, che trova nelle brigate Ezzedin al-Qassam
uno strumento per creare un’incisione nella propria quotidianità, aprendo
una falla che possa sortirla dall’invisibilità, donandole un ruolo per una
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causa superiore. Un processo invisibile che si svolge poco lontano dalla
fragile vita della professoressa Eden, alla ricerca di un dialogo tra
palestinesi ed israeliani concepito attraverso lo studio della storia. Su di
loro, come un angelo custode armato, si impone la figura di Mina, militare
ONU dal piglio risolutorio, preoccupata maggiormente dalle promozioni del
supermercato di fiducia rispetto a quello che avviene in quella polveriera.
Rachida Brakni lavora questa stratificazione con grande arte, levigando un
testo fino a giungere ad un appiattimento che rende tutti i confini
impercettibili, trasformando la sovrapposizione di piani in un mucchio
compatto dove vige l’incapacità di differenziare i colori e le cause, le voci e
le lacrime.
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Je crois en un seul dieu lavora una numerologia tragica, dove il dio
unico si frantuma in tre divinità distinte, dove la convivenza delle tre
anime si fonde in unico momento, quello dell’esplosione finale, confluenza
di tre percorsi che vivono il loro terzo attentato. Il testo di Massini è
un’osmosi senza fine tra l’unità e il triplice, ma senza che questo sfoci in
un giudizio morale ed in una condanna univoca. Ecco perché la volontà
drammaturgica di portare all’esasperazione i caratteri dei personaggi,
sfiorando anche il cliché, diviene una strategia pienamente teatrale
efficace.
Spettacolo visto il 14 febbraio 2017
Un lent et inexorable compte à rebours vers une fin qui ne peut pas être évitée. Je crois en un seul dieu
de Stefano Massini, à l’affiche jusqu’à ce soir au Théatre des Célestins de Lyon, est un pièce qui fait de la
superposition des voix et des corps sa force principale. Mis en scène par Arnaud Meunier, le texte du
dramaturge italien devient une condensation de forces différentes et incompatibles, magistralement
interprétée par Rachida Brakni.
Lo spettacolo va in scena:
Grande Salle – Célestins, Théâtre de Lyon
4, rue Charles Dullin – Lione (Francia)
fino a venerdi’ 17 febbraio 2017
orari: da martedì a sabato ore 20.30, domenica ore 16.30 (lunedì riposo)
Célestins, Théâtre de Lyon presenta
Je crois en un seul dieu
di Stefano Massini
regia Arnaud Meunier
traduzione Olivier Favier, Federica Martucci
con Rachida Brakni
collaborazione artistica Elsa Imbert
scenografie e luci Nicolas Marie
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Fabrizio Migliorati
febbraio 17, 2017
supervisione coreografica Loïc Touzé
creazione musicale Patrick de Oliveira
costumi Anne Autran
assistente alla regia e alla drammaturgia Parelle Gervasoni
produzione La Comédie de Saint-Étienne – Centre dramatique national
testo tradotto con il sostegno della Maison Antoine Vitez, Centre international de la traduction théâtrale.
durata 1 ora e 45 minuti
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www.celestins-lyon.org
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