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Giovedì 16 Febbraio 2017
PRIMO PIANO
IL CEO DI GM BARRA A RUESSELSHEIM PER SPIEGARE LA CESSIONE DEL MARCHIO TEDESCO
Psa-Opel all’esame della Merkel
Il vero ostacolo al deal è rappresentato dalla politica. Berlino non ha nascosto la sua irritazione per
un’operazione che potrebbe avere costi sociali alti in Germania. Preoccupazione anche in Italia
di Luciano Mondellini
C
ome era ampiamente
prevedibile, la possibile
acquisizione di OpelWauxhall (la controllata
europea di General Motors) da
parte di Psa dovrà passare attraverso le forche caudine della politica. E a giudicare dalle
prime battute il percorso non
sarà semplice. Perché a prima
vista chi dovrebbe rimetterci di
più in termini di costo sociale
dovrebbe essere la Germania e
il governo Merkel non sembra
disposto ad accettare supinamente le decisioni dei cda di
General Motors e di Psa.
Ieri l’amministratore delegato
del colosso di Detroit, Mary
Barra, e il presidente della casa automobilistica statunitense, Dan Ammann, sono stati a
Ruesselsheim - quartier generale della controllata Opel - per
colloqui con il team del gruppo tedesco mirati a informare
il management di Opel sullo
stato dei colloqui con i francesi
di Psa. In particolare l’incontro
aveva come obiettivo quello di
portare chiarezza e soprattutto alleviare le preoccupazioni
sui rischi di tagli occupazionali
dopo le proteste del governo di
Berlino e del sindacato tedesco
Ig Metall. Parlando a Ruesselsheim Barra ha spiegato che
l’eventuale operazione porterebbe benefici a entrambe le
case: «Ogni eventuale transazione permetterà a Psa e a Opel
di massimizzare le loro complementarità incrementando la
loro posizione competitiva in
un mercato europeo che si sta
modificando rapidamente». Il
ceo non ha poi aggiunto altro,
PEUGEOT
GENERAL MOTORS
Quotazioni in euro
20
Quotazioni in dollari
40
IERI
18,54 €
-0,86%
18
16
35
14
30
IERI
36,99 $
-0,67%
12
10
25
F
M A M G L
2016
A
S O N D G F
2017
F
M A M G L
2016
A
S O N D G F
2017
GRAFICA MF-MILANO FINANZA
Angela
Merkel
Mary
Barra
«perché nessun’altra informazione può essere data a questo
punto».
Il problema, infatti, sarà ottenere il benestare dal governo
tedesco. Ieri infatti sono proseguite le prese di posizione del
governo Merkel sul tema dopo
che l’altroieri (il giorno in cui
era emersa la notizia dell’interessamento di Psa per Opel)
il ministro dell’Economia di
Berlino, Brigitte Zypries, ha
definito «inaccettabile» il modo di procedere di GM e Psa.
In particolare ieri ha preso la
parola il portavoce del Governo di Berlino, Steffen Seibert,
che ha spiegato che l’esecuti-
vo tedesco «sarà al fianco di
Opel», chiedendo che «anche
i lavoratori vengano coinvolti
nel processo» di negoziazione.
Seibert ha anche detto che la
cancelliera Angela Merkel per
ora non prenderà parte ai colloqui con Psa. «Naturalmente la
cancelliera non esclude di tenere colloqui su Opel», ha spiegato Seibert, ma al momento la
questione è in mano ai ministri
Brigitte Zypries (Economia) e
Alexander Dobrindt (Trasporti). Occorre «trattare la questione con urgenza», ha proseguito
Seibert, rilevando che Merkel
«sarà continuamente aggiornata sugli sviluppi della vicenda».
Zypries considera che le trattative su Opel non sono state
condotte in modo accettabile e
che adesso l’obiettivo è la trasparenza e l’inclusione dei lavoratori nel processo che vede
coinvolta la casa tedesca.
La matassa non è difficile da
dipanare e in questo senso torna alla mente il tentativo del
2009 quando Fca e gli austriaci
di Magna volevano comprare
Opel ma il nein della cancelliera Merkel bloccò qualsiasi
operazione. Non a caso ieri il
ceo di Psa, Carlos Tavares, ha
espresso la volontà di incontrare al più presto la cancelliera e
i sindacati di Opel, ma non è
stata fornita alcuna indicazione sui tempi.
A complicare ulteriormente
le cose c’è il fatto che in Germania nel prossimo autunno si
terranno le elezioni politiche e
la Merkel non può permettersi
di apparire come la cancelliera
che ha dato il via libera a una
operazione che a detta di tutti
gli osservatori peserà più su
Opel (ovvero la società acquistata) che su Psa (ovvero l’acquirente) nel caso in cui ci fosse
la necessità di fare sacrifici in
termini di razionalizzazione del
lavoro. Questa possibilità, d’altronde, non è nemmeno tanto
remota, dato che si sta parlando
di due brand che hanno la stragrande maggioranza della loro
potenza produttiva in Europa,
In questo quadro bisogna anche segnalare che l’operazione
potrebbe avere risvolti anche in
Italia. Ieri la Fiom di Torino ha
chiesto attenzione da parte di
politica e istituzioni sulla sorte del centro GM per i motori
diesel del capoluogo piemontese. «A Torino è presente un
importante centro di ricerca
di GM, che dà lavoro a oltre
600 tecnici e ingegneri, e che
si occupa in modo particolare
a livello mondo delle sviluppo dei motori diesel per tutta
GM», ha osservato Federico
Bellono, segretario torinese
della Fiom. «Chiediamo, oltre
a un confronto con l’azienda,
un’attenzione anche da parte
della politica e delle istituzioni». Ma la chiave della partita
si deciderà tra Berlino e Parigi.
(riproduzione riservata)
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www.milanofinanza.it/psa
Secondo Jefferies l’operazione creerebbe due campioni continentali che poi avrebbe senso aggregare nel medio periodo
I broker: può essere l’anticamera di Peugeot-GM
di Elena Filippi
L
a mossa di Psa su Opel? Potrebbe
rappresentare il primo passo verso
una futura aggregazione tra la casa francese e l’intera General Motors.
Lo hanno spiegato ieri in una nota gli
analisti della broker house britannica
Jefferies. «Nel medio periodo si apre
un nuovo scenario: un conglomerato
automobilistico internazionale General
Motors-Peugeot Citroën. Un’operazione di questo tipo può comprendere solamente considerazioni a lungo
termine, ma la cessione di Opel a Psa
di sicuro avrebbe un primo impatto,
ovvero trasformare i due produttori
in due realtà regionali», ha evidenziato la banca d’affari. Nello specifico,
General Motors si ritroverebbe a do-
ver contare prevalentemente sul Nord
America, mentre l’Europa diverrebbe
predominante per Psa, creando così
«una base logica molto forte per un
matrimonio franco-statunitense che
darebbe vita a un gruppo automobilistico leader ben bilanciato». In pratica i problemi inerenti alla razionalizzazione degli impianti europei che
scaturirebbero dall’acquisizione di
Opel da parte di Psa sarebbero risolti
tra francesi e tedeschi. Dopodiché si
potrebbe creare un maxi-gruppo PsaGeneral Motors che non avrebbe più
sovrapposizioni produttive. Jefferies ha
inoltre sottolineato che l’acquisizione
di Opel permetterebbe a Psa di accelerare e intensificare le collaborazioni
già esistenti con General Motors e di
superare il problema delle dimensioni.
Inoltre per la casa automobilistica del
Leone l’acquisizione non dovrebbe
comportare alcun esborso in contanti,
mentre l’annoso problema delle scarsa redditività di Opel dovrebbe venire
presto superato «con un rapido ritorno
a un ebit positivo grazie alle abilità di
ristrutturazione del management parigino», hanno osservato a Jefferies.
«Anche se diluitiva per la marginalità, ci aspettiamo che l’operazione sia
accrescitiva per i profitti di Psa, benché
per il passaggio di proprietà potrebbero
volerci parecchi mesi, data la sensibilità politica del tema».
Interessante sull’operazione Psa-Opel
anche il giudizio di Kepler Chevreux.
Per i broker della banca francese l’operazione potrebbe definirsi alquanto priva di senso per il gruppo Psa, considerati il carattere euro-centrico di Opel
e i suoi citati problemi di redditività.
Un’opinione che riprende in larga parte quanto espresso da George Galliers,
analista di Evercore Isi: «Posso capire
perché General Motors cerca di vendere la sua divisione europea», ma è
«meno chiaro perché Peugeot sia interessata ad acquistarla», ha scritto in un
report. Dopotutto, ha notato ancora, le
prospettive a medio termine del colosso automobilistico parigino, così come
i messaggi in tema di investimenti, non
sono chiari, dal momento che i vertici
che negli ultimi tre anni si sono sempre
prodigati a ribadire che la performance
e la prontezza contano più delle dimensioni. A meno che questa operazione
su Opel, come ha evidenziato la nota
di Jefferies, non rappresenti soltanto
un primo passo verso un intesa a tutto
tondo con il colosso nordamericano.
(riproduzione riservata)