Così l`economia dirigeva la politica

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Transcript Così l`economia dirigeva la politica

“Così l’economia dirigeva la
politica”
di Bettino Craxi
Tutta l’esperienza che si è
accumulata nella vita democratica repubblicana conduce a concludere,
con assoluta evidenza, che il complesso del sistema economico, a
partire della sue entità maggiori e più significative, partecipava con
l’erogazione diretta di mezzi finanziari e attraverso altre forme
indirette di appoggio, ed anche nel campo della informazione, della
pubblicità e dei servizi, al sostegno ed anche allo sviluppo del
sistema politico democratico e delle sue attività politiche,
associative, culturali, formative, propagandistiche, elettorali.
Parimenti il sistema economico esercitava sul sistema politico e sulle
sue decisioni un’azione di condizionamento che era maggiore o minore
in relazione alla capacità ed alla forza di autorità e di autonomia
delle differenti formazioni politiche e dei diversi soggetti politici.
Questo processo di condizionamento si esercitava sui Partiti, sul loro
espressioni parlamentari, governative ed amministrative ed anche
naturalmente sui singoli esponenti politici soprattutto quando questi
ultimi divenivano personalmente tributari in modo decisivo per le loro
attività, per il sostegno della propria organizzazione ed immagine, e
per il successo elettorale proprio e dei propri grandi elettori.
In questo modo ricevevano contributi sia i Partiti che le correnti dei
Partiti, spesso organizzate come sotto- partiti, che i singoli
esponenti politici che necessitavano anch’essi di reti di supporto
burocratiche, associative o più semplicemente clientelari.
Agendo in questo modo i gruppi economici finanziatori erano a loro
volta mossi da obiettivi molteplici. Perseguivano obiettivi di
carattere generale volti a difendere un sistema di valori da cui si
sentivano garantiti e a sostenere determinati equilibri politici e le
forze che li costituivano e li alimentavano e che quindi ricercavano,
mantenevano, o si sforzavano di mantenere, un quadro di stabilità
politica nel governo generale della Repubblica, sostenendo posizioni
anche tra loro divergenti.
Erano mossi ancora da motivi di carattere generale in funzione di
politiche economiche finanziarie, industriali, scientifiche, ed anche
di politiche comunitarie ed internazionali che consideravano adeguate
e necessarie per il proprio sviluppo e corrispondenti alle esigenze
produttive ed economiche generali del Paese.
Ancora erano mossi da
interessi più particolari con riferimento a specifiche decisioni
legislative, normative, amministrative e di orientamento e definizione
della spesa pubblica. Ancora vi erano interessi più delimitati che
riguardavano i programmi, la loro attuazione, e le decisioni relative
delle Pubbliche Amministrazioni e degli Enti Pubblici nazionali,
regionali e locali.
In quest’ambito aveva una valenza l’influenza dei Partiti e dei gruppi
politici, ma nell’insieme le maggiori forze economiche avevano anche e
soprattutto proprie strutture e capacità di influenza diretta sulla
Pubblica Amministrazione e sugli Enti pubblici con un complesso di
relazioni spesso dirette e personali e con un grado quindi di
penetrazione notevole ed efficace, volto a predisporre ed ad
indirizzare nelle direzioni volute le decisioni pubbliche e la stessa
condotta del ceto politico. Tuttavia anche in questi casi, quando
l’influenza veniva esercitata in una forma lineare, il grado di
garanzia e di tutela del pubblico e generale interesse poteva essere
salvaguardato. Quando invece questa influenza veniva esercitata in
forma spregiudicata e distorta, con l’impiego di mezzi e secondo
metodi di corruzione personale, cui spesso non erano estranei gli
interessi degli stessi soggetti erogatori, sull’interesse pubblico
reale veniva sovente steso un velo interessato e pietoso.
Nel mondo politico gli interlocutori privilegiati erano le istituzioni
governative, parlamentari e le formazioni che componevano le
maggioranze. Ma non venivano affatto trascurate quelle di opposizione,
naturalmente in modo diverso a seconda dei casi, ed in rapporto alla
loro influenza nel Parlamento, nelle istituzioni, nei grandi Enti
Pubblici, nelle Amministrazioni regionali e locali e in generale nella
vita del Paese e negli orientamenti della pubblica opinione.
Nelle Amministrazioni
regionali e locali, del resto le maggioranze politiche e di governo si
diversificavano a secondo delle Regioni, dei Comuni e delle Province
e, in molti casi, formazioni all’opposizione sul piano nazionale,
costituivano invece il perno politico centrale o sussidiario del
governo regionale e locale.
Quando si trattava di decisioni che potevano avere effetto
sull’attività produttiva o riguardavano programmi di Enti sociali,
veniva ricercata e spesso ottenuta anche l’influenza e l’accordo di
interlocutori del mondo sindacale e sociale anche con contributi
finanziari volti ed effettuati in questa direzione.
In taluni casi, rappresentanze sindacali anche di livello nazionale
ricevevano perciò, in forma diretta o indiretta, contribuzioni in
forma periodica ed anche continuativa.
In particolare, in relazione all’attività di Enti amministrati da
rappresentanze sindacali il dialogo e le eventuali contribuzioni
finanziarie connesse veniva stabilito direttamente con interlocutori
sindacali oppure attraverso la mediazione di fiduciari dei Partiti cui
le rappresentanze sindacali in questione erano collegate.
Il finanziamento irregolare
ed illegale rivolto ai partiti ed alle attività politiche, ed anche a
gruppi e singoli esponenti del mondo politico, oltreché di carat- tere
interno era anche di carattere e provenienza internazionale.
Si tratta in questo caso di un capitolo molto complesso. Esso non è
mai stato esplorato sino in fondo, anche se, per molte parti, a
distanza di decenni, taluni dei suoi aspetti sono venuti alla luce in
modo abbastanza evidente e documentato.
Il finanziamento internazionale a forze politiche italiane nel periodo
repubblicano ha sempre presentato una natura composita.
Esso comprendeva voci e fonti molto diversificate, era di natura
finanziaria diretta e di natura indiretta, si poteva presentare anche
in forma di servizi e spesso in connessione con attività commerciali.
I Paesi che, nelle varie forme, hanno concorso a questo tipo di
finanziamento sono stati molti. Tuttavia, sostanzialmente, si trattava
di strutture dipendenti dagli Usa e dall’URSS e di attività e
strutture proprie dei Paesi appartenenti alle loro aree di influenza
politico- militare.
Le due maggiori potenze, guidando le loro alleanze politico- militari,
avevano ingaggiato tra loro un braccio di ferro durato poi decenni. Si
trattava di una contrapposizione e di una contesa che si proponeva di
difendere, consolidare ad estendere le rispettive aree di influenza e
quindi, in particolare, punti geopolitici di importanza strategica.
A questo scopo venivano effettuati interventi soprattutto nei Paesi
considerati anelli deboli e, a causa della loro fragilità ed
instabilità politica, esposti al rischio ed alla possibilità di una
frattura interna e di un rovesciamento delle posizioni, e in aree che,
per le loro caratteristiche, potevano essere considerate utili.
In Europa, tra i grandi
Paesi, l’Italia era certamente considerato uno di questi. In questo
contesto, diversi Partiti italiani e diversi leader politici, in
epoche diverse hanno sollecitato, accettato, beneficiato di
finanziamenti di questa natura, anche se ci riferiamo soprattutto agli
anni del dopoguerra.
Tutti i maggiori leader del dopoguerra italiano hanno fatto i conti
con questa realtà ed hanno rafforzato la propria azione anche
ricorrendo all’aiuto di finanziamenti internazionali. Dei
finanziamenti provenienti dagli USA hanno così beneficiato, per tutto
un certo periodo, formazioni politiche dei governi postbellici. Dei
finanziamenti provenienti dall’URSS e dal blocco sovietico ha
beneficiato soprattutto il Partito Comunista.
Quest’ultimo ne ha del resto sempre beneficiato sin dalla sua origine
e via via attraverso le fasi travagliate della sua storia, sino agli
anni più recenti e cioè sino alla caduta dell’impero sovietico ed alla
fine del potere comunista nell’URSS.
Dalla sua nascita, e prima ancora come corrente del PSI, sino alla sua
scomparsa, visse di finanziamenti sovietici il PSIUP e, per aggiunta,
ricevettero finanziamenti sovietici singole personalità o frazioni
politiche tanto del PSIUP che del PCI.
Anche il partito Socialista aveva ricevuto nel passato finanziamenti
dall’estero, sotto varie forme, dirette ed indirette Sino al 1956, e
cioè l’anno della rivolta ungherese, della solidarietà espressa dai
socialisti italiani ai patrioti insorti a Budapest, con la conseguente
aspra polemica con l’invasore sovietico e la rottura che poi ne seguì
con i comunisti italiani, il PSI aveva ricevuto aiuti finanziari e
materiali dall’URSS e da altri Paesi del Patto di Varsavia.
Nel periodo immediatamente successivo ricevette invece un aiuto
finanziario direttamente dagli Usa.
Sotto le direzioni politiche che seguirono il PSI non mi risulta abbia
mai ricevuto alcun finanziamento proveniente da Partiti o da Stati
stranieri, mentre non si deve escludere che singoli esponenti del PSI
ne abbiano potuto beneficiare sulla base di loro relazioni personali e
particolari e in quest’ambito anche gli stessi Amministratori del PSI.
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