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Giovedì 16 Febbraio 2017
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Slitta la commissione, in forse l’aula del 27 febbraio. 18 proposte, 10 pd. In arrivo Lega, Fi e M5s
Legge elettorale, di rinvio in rinvio
La fi nestra del voto a giugno è ormai quasi chiusa
DI
ALESSANDRA RICCIARDI
N
el caos del Pd, in vista dell’assemblea
di domenica, la riforma elettorale è
finita nel congelatore. Doveva essere fatta in tempi velocissimi, appena rese note
le motivazioni della Corte
costituzionale
sull’Italicum,
aveva promesso il Pd. Una
riforma cotta e
mangiata per
consentire la
finestra elettorale a giugno,
concordava
il Movimento
5Stelle. Alla
camera, la calendarizzazione in aula era
stata fatta per
il 27 febbraio.
Ma ormai questa è una data
improbabile,
nonostante le
rassicurazioni
del capogruppo
dem in prima
commissione,
Emanuele
Fiano, che si
dice sicuro che ce la si faccia.
Sta di fatto che l’avvio
dei lavori in prima commissione, previsto per martedì,
è slittato ad oggi. Quando
probabilmente si deciderà
un nuovo rinvio, visto che
da regolamento hanno la
priorità i decreti legge in
scadenza: da convertire ce
ne sono due, il Milleproroghe e il dl Minniti. In commissione sono depositate 18
proposte di legge elettorale,
si spazia dal Mattarellum
al proporzionale. E sono in
arrivo le proposte di Forza
Italia, che proprio ieri ha
avuto l’ennesima riunione presieduta da Niccolò
Ghedini, della Lega e del
Movimento 5Stelle. Ieri era
si è riunito anche il gruppo del Pd, per rilanciare
il modello Mattarellum. E
soprattutto per dimostrare
che non c’è alcuna intenzione di fare melina, come accusano invece i grillini.
Prima che si entri nel
vivo della discussione, in
commissione sarà necessario produrre un parere sulle
motivazioni della Consulta
sulla bocciatura dell’Italicum. È inoltre probabile
che vengano fissate alcune
audizioni. Dato certo è che
la nuova legge dovrà essere
approvata anche dal senato,
dove la minoranza dem ha
una posizione molto più forte rispetto alla camera.
Nel caso poi dovessero
essere rifatti i collegi, servirebbe un mese di lavoro
almeno. L’altro dato certo è
che le camere vanno sciolte
tra i 45 e i 70 giorni prima
del voto. Insomma, la finestra di giugno è quasi chiusa a favore di settembre.
I dem hanno presentato dieci proposte in prima
commissione: tra queste
una prevede il ritorno al sistema di voto del Mattarel-
Consulta sull’Italicum
«Quello che posso
dire», afferma Fiano, «è
che l’obiettivo resta andare
in aula il 27 di febbraio».
Ma il M5s accusa: «Questo
è quello che sostengono a
parole ma», osserva Danilo
Toninelli, «in realtà i fatti
dicono altro. Quelle del Pd
GIANNI MACHEDA’S TURNAROUND
Pisapia lancia Campo progressista con la Boldrini
e Gad Lerner. Un movimento che guarda al popolo
ma non ne sopporta l’odore.
***
Direzione Pd, il guardasigilli contrario a Renzi ma
non partecipa al voto. L’Orlando dubbioso.
***
Fini indagato per riciclaggio. Ora capisco perché
la Seconda repubblica somigliava tanto alla Prima.
***
Tennis femminile, prima di Usa-Germania suonato l’inno nazista. Credo stiano cercando di dirci
qualcosa.
Vignetta di Claudio Cadei
lum, ma anche il cosiddetto
Lauricellum, che molto si
avvicina al testo di legge
frutto della sentenza della
sono parole false, nessuna
forza, ad eccezione nostra,
ha chiesto che si confermi
la data del 27». Afferma
Andrea Mazziotti, presidente della Commissione
Affari Costituzionali e relatore della legge elettorale:
«Rispetto il fatto che alcuni gruppi chiedano il voto
subito, fa parte del gioco.
Ma il mio compito è garantire che i lavori su un tema
importante come la legge
elettorale si svolgano in
modo corretto, nel rispetto
del regolamento e tenendo
conto del calendario, tanto
più se ci sono decreti in scadenza».
Il giro di boa è extraparlamentare, ed è costituito dall’assemblea del
partito democratico di do-
menica che dovrebbe fare un
po’ di chiarezza sul percorso
interno al Pd. E, a quel punto, anche sulla nuova legge
elettorale.
Via i capilista bloccati
oppure, in alternativa,
collegi uninominali, è quanto si chiede in un ordine del
giorno a prima firma Enzo
Lattuca, su cui la minoranza Pd ieri aveva raccolto
una cinquantina di adesioni.
Quello dei capilista bloccati
resta politicamente uno dei
punti più controversi previsti nella legge che è emersa
dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum.
© Riproduzione riservata
GLI ESPONENTI DI ESTRAZIONE COMUNISTA SI RIVELANO INCOMPATIBILI CON GRILLO
Non solo Bersani ma adesso anche Berdini
ci rimette le penne collaborando con M5s
DI
D
CESARE MAFFI
opo un penoso e avvilente
strascico di alcuni, anzi fin
troppi, giorni, l’assessore
romano Paolo Berdini se
n’è andato; malvolentieri, come si è
visto dal tentativo attuato con la lettera al Fatto per serbare l’incarico.
L’ennesima figuraccia della giunta
capitolina a cinque stelle conferma
quelli che sono divenuti ormai dati
di fatto, non semplici opinioni o critiche.
I grillini sono privi di amministratori all’altezza. Devono improvvisarli. Sono pertanto costretti a
prendersi scarti, personaggi d’incertissimo valore, attivisti incompetenti
o mancanti di concretezza, di senso
pratico, di conoscenza diretta della
macchina amministrativa.
A volte devono andarseli a procurare a centinaia di chilometri di
distanza, trascurando volutamente
pure quelli che altri chiamerebbero
legami ideologici o colleganze di partito. Il fenomeno è già stato rilevato
con gli eletti in Parlamento, pur se
qualche pulizia in un primo tempo
era stata avviata, tramite dimissioni
forzate e cacciate effettive.
Che Virginia Raggi potesse
tenersi chi l’aveva apostrofata in
modi e tempi e contenuti a dir poco silurati da incarichi di peso.
insultanti (estesi agli altri assessoC’è un aspetto politico rimasto in
ri), era fuori del credibile, anche se penombra nella vicenda Berdini. È
dai pentastellati ci si può aspettare emerso dall’appoggio esercitato da
tutto.
intellettuali di sinistra in favore
Quando un
dell’assessore.
personaggio
Berdini, anpolitico viene a
che per il suo
sapere che cosa
passato di comueffettivamente
nista, rappresenalcuni suoi ditava una comporetti collaboranente di sinistra
tori pensino e
nell’amministrasi rende conto
zione.
della disistima
Traduceva, neldi cui soffre,
la propria persoè palese che
na o se si vuole
o se ne va lui,
nella propria polriconoscendo i
trona, l’ipotesi,
propri limiti,
ben presente nel
o elimina i tePd (non solo in
orici fedeli. RiPier Luigi Bercordiamo come
sani, il quale ci
si comportò
lasciò le penne),
Gianfranco
di una collaboraPaolo Berdini
Fini quando
zione con i cinque
Il Tempo riporstelle.
tò stralci di una conversazione fra
La voce tardo comunista nelMaurizio Gasparri, Altero Matte- la giunta capitolina è oggi muta.
oli e Ignazio La Russa in un caffè Si conferma così la difficoltà, che
vicino a palazzo Chigi.
sovente pare autentica impossibiI tre lo dipingevano come ma- lità, di un’intesa fra sinistra e grillato e incapace: costretti a una let- lismo.
tera di scuse, furono da lui presto
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