Efficienza energetica, i Comuni riescono a gestire il

Download Report

Transcript Efficienza energetica, i Comuni riescono a gestire il

Efficienza energetica, i Comuni riescono a gestire il process
Efficienza energetica, i Comuni riescono a gestire il
processo a livello locale?
Un’analisi del Consiglio Nazionale Ingegneri ha evidenziato nelle amministrazioni comunali la
presenza di barriere organizzativo-culturali che penalizzano soprattutto il lavoro dei professionisti del
settore energetico-impiantistico. Ciò si riflette negativamente sulla qualità energetica degli edifici.
Antonella Giordano
I Comuni hanno un ruolo fondamentale nel percorso di efficientamento energetico del paese.
A loro sono affidate, tra le altre cose, alcune delle principali funzioni in materia di controllo della
qualità degli edifici in relazione al rispetto dei requisiti di prestazione energetica previsti dalla
legge.
Come si sono organizzate le nostre amministrazioni locali per gestire il delicato processo di
attuazione della normativa sull’efficienza energetica? A questa domanda ha cercato di rispondere
l’indagine (vedi allegata in basso) del Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, svolta
tra i Comuni, capoluogo e non, con più di 50mila abitanti. Su 172 Comuni interpellati ha risposto il
46% (80 Comuni).
Il quadro che emerge dall’indagine, purtroppo, è caratterizzato da barriere organizzativoculturali che, ad oggi, impediscono l'attuazione di una reale politica energetica a livello locale.
Ad essere penalizzati sono soprattutto i professionisti del settore energetico-impiantistico che
da una parte vedono sfumare innumerevoli occasioni professionali, e dall’altra non riescono a fornire
il loro prezioso contributo producendo un “effetto domino” che indebolisce l’intero sistema.
Ad esempio, non è raro che liberi professionisti si trovino ad asseverare richieste di titoli
abilitativi senza potersi avvalere del contributo degli uffici tecnici comunali designati, molto spesso
non “dotati” di figure professionali adeguatamente competenti, in grado di segnalare errori e non
conformità.
In assenza dei dovuti controlli, tali non conformità, oltre a creare problemi nei rapporti tra la
committenza e gli acquirenti, determinano una qualità energetico-impiantistica scadente (che si
riflette negativamente sulla qualità energetica generale dell’edificio).
Alcuni dati dall’indagine
Guardando da vicino i dati dell’indagine, infatti, scopriamo che poco più della metà dei Comuni (il
54%) ha affidato l’intero “pacchetto” di attività correlate all’efficienza energetica ad un ufficio
specifico, con grandi differenze geografiche (75% al Sud contro 30% al Nord).
Ma soltanto il 30% delle amministrazioni locali si è dotata di un ufficio che esercita anche il controllo
dell'osservanza delle norme di efficienza energetica nazionali nell'edilizia (D.Lgs 192/2005).
Ed è questo il dato che costituisce un’evidente falla nell’efficacia delle politiche energetiche locali:
oltre ad arrecare un danno alla comunità e all’intero mercato immobiliare, non incentivando gli
imprenditori edili verso l’innovazione tecnologica e il green building, produce pesanti ripercussioni
tra le professionalità del settore energetico-impiantistico.
Un dato decisamente virtuoso riguarda, invece, il Patto dei Sindaci, promosso dalla Commissione
Europea dal 2008 al fine di coinvolgere attivamente gli enti locali nella strategia europea per la
sostenibilità energetica: l’84% dei Comuni ha aderito al Patto presentato nel 2015, in cui le
amministrazioni si impegnano a ridurre del 40% le emissioni di CO2 entro il 2030.
Pagina 1 di 2
Efficienza energetica, i Comuni riescono a gestire il process
Chi aderisce al Patto è chiamato a realizzare il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES),
in cui vengono indicate misure, attività, obiettivi e competenze per il raggiungimento dello scopo: il
90% dei Comuni che hanno aderito al Patto ha predisposto il PAES (al Nord la percentuale sale
addirittura al 100%). Purtroppo, però, soltanto il 47,5% è stato in grado di effettuare il
monitoraggio biennale previsto per rimanere all’interno del Patto stesso. E questo dimostra
quanto l’attuazione reale del Piano sia ancora un processo in itinere, soprattutto al Centro-Sud,
dove solo un terzo dei Comuni riesce ad effettuare il monitoraggio (al Nord sono invece i due terzi).
E’ probabile che tale difficoltà nasca dalla mancata intercettazione di finanziamenti e dall’assenza di
professionalità specifiche in grado di gestire i procedimenti attuativi. Altra carenza riguarda il Piano
Energetico Comunale, che è lo strumento operativo del PAES ed è obbligatorio per i Comuni con
più di 50.000 abitanti: solo il 40% ne ha approvato uno (al Sud appena il 15%) e soltanto un terzo di
questi è stato realizzato negli ultimi 5 anni. Negli altri casi si tratta di Piani energetici ormai datati.
Le figure tecniche
Rispetto alle figure professionali, la normativa prevede l’obbligo per i Comuni al di sopra di una certa
soglia di consumi energetici di dotarsi di un Responsabile per la conservazione e l’uso razionale
dell’energia, il cosiddetto “energy manager”.
L’analisi di questa figura ci dice che circa il 70% dei Comuni, in maniera geograficamente omogenea,
ne ha nominato uno, e soltanto nel 10% dei casi l’incarico è stato affidato ad un consulente esterno
all’amministrazione.
Il 70% degli energy manager è laureato in ingegneria, mentre il 10% risulta in possesso di un
diploma di scuola superiore. Disomogenea, invece, la situazione delle figure professionali cui sono
affidati i servizi di progettazione in campo energetico: qui la torta si divide in tre tra i Comuni
che si affidano ad un dipendente, quelli che si affidano ad un consulente esterno, e quelli che hanno
sia un referente esterno che uno interno all’ente.
I finanziamenti
Infine, i finanziamenti: le amministrazioni riescono ad intercettare i soldi (che non sono pochi),
disponibili per realizzare gli obiettivi di efficientamento energetico?
Nel 2015 il MiSE ha stanziato 50 milioni di euro, ma solo il 41,8% dei Comuni ha usufruito di tali
finanziamenti, con un Sud che risulta maggiormente virtuoso rispetto al Nord (56% contro appena il
26%).
Altrettanto bassa è la quota di Comuni che hanno promosso incentivi per interventi di
efficientamento energetico in favore dei privati: sono il 31,6%, con in testa il Nord-Est (col 60%)
mentre il Sud si ferma ad un desolante 11%, isole comprese.
Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:
Indagine CNI
Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO
Antonella Giordano
URL di origine (Salvata il 24/04/2017 - 16:53):
http://www.qualenergia.it/articoli/20170216-efficienza-energetica-i-comuni-riescono-gestire-ilprocesso-livello-locale
Pagina 2 di 2