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ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Venerdì 17 Febbraio 2017
Il tema lanciato dalla Frankfurter Allgemeine da una grande firma che ha un cane (tassato)
Germania: tassa pure sui gatti
I proprietari di cani si sentono discriminati fisicamente
da Berlino
ROBERTO GIARDINA
T
assiamo i gatti, ha proposto la Frankfurter Allgemeine, Faz. Un tema
poco serio per il serissimo quotidiano di Francoforte,
che probabilmente voleva offrire una pausa ai suoi lettori
tra le analisi catastrofiche
sul mondo secondo Trump,
i populisti che avanzano in
Germania, il terrorismo e le
previsioni di borsa. Ed è stato
travolto dalle proteste o dal
plauso di centinaia di lettori,
tanto da pubblicarne una minima selezione su un’intera
pagina dell’edizione domenicale.
L’autore dell’articolo è
Jörg Albrecht, anche lui un
collega serio, tanto che dirige
la sezione scienze della Faz.
Lui possiede un cane, non sarà
obiettivo, ma trova ingiusto
che debba pagare una tassa
per il suo compagno, andare
in giro con paletta e sacchetto per raccogliere le sporcizie
del cane, e i gatti possano fare
quel che vogliono. E gratis.
Il tema è pericoloso, come
si vede. Lo sa chiunque frequenti Facebook. Le immagi-
Jörg Albrecht
ni di cani e gatti imperversano,
deliziando, presumo, solo i loro
padroni. E qualche amico che
finge. Ognuno ama gli animali,
i suoi. E odia le bestiacce degli
altri. Jörg, abituato agli articoli scientifici, comunica che
a cliccare cat, gatto, su Google
si raggiungono 60 milioni di
risultati. I gatti, Katzen, dominano anche nelle case dei
tedeschi. In almeno un terzo,
28 milioni, vive almeno un animale, compresi pitoni e cobra.
E i gatti sono in maggioranza:
undici milioni e mezzo, il 19%
delle abitazioni, contro appena
6,9 milioni di cani, il 14%.
Io ho posseduto solo un
cane, un cucciolo di boxer, per
due mesi. Facevo il cronista
senza orario e lo obbligavo a
condurre una vita da gatto.
Così lo regalai a miei genitori.
Ho troppo pena per gli animali per costringerli a vivere con
me. Presumo che i gatti siano
più semplici, non li devi portare in giro all’alba e alla sera, e
li puoi lasciare da soli a casa
senza farli cadere in depressione. È quello che non garba
a Jörg. «I detentori dei Katzen,
scrive, sostengono sempre la
stessa cosa, che i loro felini
sono più indipendenti, e non
servili come i cani. Hanno il
loro orgoglio e dignità». Lui
non è convinto.
Soprattutto trova che i
gatti siano degli assassini.
Danno, o dovrebbero dare, la
caccia ai topi, ma se la prendono più volentieri con i pacifici
uccellini, di cui fanno strage:
«I gatti uccidono tutto quel
che si muove... sono dei killer».
Secondo il solito studio che ci
arriva dagli Stati Uniti ogni
anno negli States i gatti ucciderebbero da un miliardo e 400
milioni di uccelli e 3 miliardi e
700 milioni, e tra 6,9 e 20,7 mi-
liardi di lucertole. In Germania la strage di uccellini
arriverebbe a 200 milioni.
Io mi chiedo come facciano
la conta. I miei dubbi sono
condivisi anche dall’esperto di volatili Lars Lachmann: «Mi sembrano cifre
esagerate. In Germania,
secondo i miei calcoli, nascono ogni anno 400 milioni
di uccelli. È poco verosimile che i gatti ne uccidano la
metà. Senza osservare che
i gatti domestici vivono in
città e in paesi, dove non
dovrebbero trovare tante
prede». Passerotti e specie
rare non rischiano dunque
l’estinzione. Però, aggiunge,
il problema esiste.
È favorevole a una tassa
sui felini casalinghi? Nein,
obietta Lachmann, perché
molti sarebbero indotti a liberarsi dei gatti che metterebbero a rischio i Wildkatzen, i gatti selvaggi, che continuano a
sopravvivere in Germania. Si
unirebbero tra loro, imbastardendo la razza. La tassa sui
gatti rimarrà probabilmente
una proposta maligna da parte degli amanti dei cani. O verrà introdotta dai nostri politici
sempre a caccia di soldi.
© Riproduzione riservata
SONO STATI PROGETTATI DA WANG JIANLIN, IL BOSS DI WANDA
CON UN SERVIZIO DEDICATO ALLE IMPRESE
Gli studi cinematografici di Qingdao
saranno i più grandi del mondo
Amazon diventa
concorrente di Skype
DI
L
ETTORE BIANCHI
8,2 miliardi di dollari (7,6 mld di euro)
che si integra in una metropoli del cinema di 376 ettari che comprende anche un
parco attrazioni, un museo del cinema e
hotel di lusso. A settembre sono attese stars
hollywoodiane per il lancio di un festival
annuale che ambisce a diventare l’appuntamento cinematografico immancabile in
Asia. Quingdao è la punta di diamante della strategia di Wang che a ottobre è andato
a Los Angeles per attirare
produttori americani.
a Grande Muraglia, la super produzione sino-americana da 150 milioni di dollari 140,5 mln di euro) è la
prima della nuova Cinecittà cinese
inaugurata a ottobre da Wang Jianlin, il
patron di Wanda, il conglomerato immobiliare più importante della Cina. Il film
di Zhang Yimou è il primo ad essere stato
girato negli studios di
Jianlin, a Qingdao che
ambiscono a diventare
il più grandi del mondo
Wanda propone costi
quando saranno compledi produzione più bassi
tati nel 2018. Il progetto
del 40%, attingendo ad
di Wang Jianlin, l’uomo
un fondo di 750 milioni di
più ricco dell’Asia, è apdollari (702,9 mlnd di euro)
poggiato molto da vicino
costituito con il comune
dalle autorità cinesi che
di Quigdao. Girare film in
hanno l’ambizione di afCina permette inoltre di
fermare il «soft power», il
aggirare le quote che limipotere culturale della setano l’accesso di film esteri
Wang Jianlin
conda potenza mondiale.
al box office locali, secondo
quanto ha riportato il quotidiano francese
Wang ha grandi visioni. La sua Cine- Le Figaro.
città, della quale a posare la prima pietra fu,
Gli studios hanno già un carnet di ordini
nel 2013, Leonardo DiCaprio, conterà tren- per 11 film, tra i quali Godzilla 2, per i
ta set cinematografici, fra i quali quello più prossimi tre anni, secondo l’agenzia Xingrande del mondo, di 10 mila metri quadrati, hua. Wang punta sulla sua collaborazione
e anche un set subacqueo permanente. Mina- con Sony Pictures, la società di produzione
reti in cartapesta, pagode e colonne antiche Lionsgate e Arlights per attrarre le star
conviveranno per girare le produzioni più Usa, ma deve anche riuscire a portare nelspettacolari, sfidando Hollywood.
la sua Cinecittà i tecnici professionisti del
cinema americano, e non sarà facile.
Un investimento faraonico, valutato
© Riproduzione riservata
DI
GIOVANNI GALLI
A
ssomiglia a Skype, funziona come Skype, ma non
è Skype. Amazon Web Services, la divisione del
gigante dell’e-commerce dedicata ai servizi per le
imprese (12,2 mld di dollari di fatturato nel 2016
pari a 11,4 mld di euro), ha presentato il suo nuovo prodotto destinato in primis ai propri clienti: Amazon Chime,
un nuovo servizio, il primo per Amazon, di videoconferenza
online per i professionisti, in concorrenza con Cisco e Slack.
È un software per conferenze audio e video disponibile
su computer e
smartphone. «La
maggior parte
dei software per
conferenze online sono deludenti», ha detto
la società in un
comunicato riportato da Le Figaro. «Essi sono spesso bravi soltanto in una cosa, come le
chiamate, video e i messaggi. E questo costringe gli utenti a
destreggiarsi tra diversi strumenti senza davvero risolvere
il proprio problema». Amazon Chime si vanta di essere una
multipiattaforma e di consentire tutte le forme di comunicazione: vocale, diretta video, messaggi, la condivisione
di file. Molte imprese americane la stanno provando e fra
queste Brooks Brothers e Soraa, specialista di luci a led.
Amazon Chime dispone di una versione base gratuita
che permette di organizzare una videoconferenza con due
persone al massimo. Le imprese che vorranno utilizzare il
software dovranno pagare fra i 2,5 (2,3 €) e i 15 dollari al
mese (14 euro) per ogni impiegato registrato. Amazon offre
un mese di prova per il nuovo servizio di messaggeria.
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