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Domenica
12/2/2017
L'attrazione possibile
dei nuovi capitalismi
del lombardo-veneto
di Aldo Bonomi
E’ stato presentato il rapporto
2017 della Fondazione NordEst. Ne dà un analitico resoconto
VeneziePost, titolando: “Un ciclo
è finito. Aspiriamo almeno a
diventare l’Est del Nord”, dando
conto dell’intervento di Gian
Felice Rocca (Assolombarda)
“avreste le potenzialità, ma vi
serve una visione un progetto
comune”. Che pare dire alla città
infinita del Nord-Est vi manca il
baricentro della supermetropoli
Milano con il suo magnete
contaminante di funzioni e di
innovazione. E’ il cruccio da
sempre di Stefano Micelli
Direttore della
Fondazione
Nord-Est. Siamo sicuri che il
rapporto e il confronto tra
questi due territori, laboratori
delle potenzialità del nostro
capitalismo si giochi solo, o sulle
nostalgie
politiche
del
Lombardo-Veneto,
o
sugli
indicatori di potenza rispetto ai
flussi che fanno apparire la
Milano fantasmagorica? Ha
ragione Micelli che nella sua
introduzione, più che ragionare
solo sugli indicatori di potenza
ha posto come nodo della
metamorfosi in atto l’urgenza di
ricomporre crescita e territorio.
Questione che rimanda al come
mettersi in mezzo alla forbice
sempre più divaricata tra quelli
che ce la fanno, export e
innovazione e quelli in difficoltà
nella città infinita veneta ma
anche in quella lombarda che
pure ha la Milano eccellente. I
due capitalismi, sia quello
lombardo che quello nordestino,
se vogliamo mantenere questa
leziosa
differenziazione
da
sindacalismo di territorio, hanno
nella faglia tra crescita e
territorio il problema. A ben
vedere, sull’asse Torino-MilanoNord Est si gioca la partita della
sopravvivenza di un polo
trainante nella globalizzazione
selettiva per il Sistema Italia.
Dove non bastano le imprese
eccellenti, senza l’humus che nel
tardo novecento ha alimentato
distretti
e
piattaforme
produttive
del
“Calabrone
Italia”. Quindi mi pare urgente,
oltre che guardare alla Smart
City e ai suoi indicatori da
capitalismo delle reti lunghe,
fondamentali per la crescita,
guardare al territorio e alle
Smart Land. Capire se saremo in
grado nei prossimi anni, di
ricomporre un tessuto di
capitalismo intermedio tra i
campioni della crescita e quelli
che arrancano sul territorio.
Occorre ricostruire “l’intimità
dei nessi” (Becattini) che hanno
coagulato, allora, i capitalisti
molecolari in distretti e in filiere
con le medie imprese, ed oggi, i
sistemi territoriali in grado di
reggere
l’urto
della
globalizzazione selettiva. Che si
affronta solo con un nuovo
patto tra eccellenze, saperi, città
diffuse e parti sociali in
cambiamento.
Portando
la
moltitudine delle imprese verso
una medietà operosa. Cambia il
ruolo della rappresentanza che
si è sviluppata nella fase storica
dello
sviluppo
diffuso,
polarizzandosi tra grandi e
piccoli. Oggi, quel ciclo, in quelle
forme, ha terminato la sua
spinta propulsiva. Le società
locali sono in riorganizzazione,
dobbiamo ragionare sul come il
fare impresa e la società di
mezzo vanno riposizionandosi
nel nuovo scenario. Dalle lenti
della società verticale che
guardava i numeri di chi stava in
alto e in basso, occorre passare
allo sguardo della società
circolare che analizza nessi e
connessioni
di
imprese,
economie,
saperi,
società.
Tornando alla mia Lombardia,
segnalo al Nord-Est, a proposito
di ricomporre crescita e
territorio che poi significa
rimettere al centro il territorio, il
laboratorio “Bergamo Smart
Land”.
Promosso
dalla
rappresentanza
Imprese
e
Territorio, che riunisce tutte le
associazioni del tessuto diffuso
compreso le cooperative sociali,
e dalla Provincia. Non faccia
sorridere la debolezza dei
soggetti rispetto alla potenza
delle aree metropolitane. Il
partire dalla Smart Land, dal
territorio, si pone come punto di
partenza per avviare una
discussione sul modello di
sviluppo,
inquadrando
la
differenza tra crescita e
sviluppo. Occorre capire che
l’economia regge se rimane
espressione degli obiettivi di
sviluppo
di
una
società.
Ripensando la dimensione del
territorio che non è lo stesso per
tutte le imprese, reti lunghe e
reti corte, e come sia possibile
tenere
assieme
prossimità
territoriale e simultaneità delle
reti. Partendo dai numeri nel
Sistema Bergamo ci si ritrova a
confrontarsi
sugli
scenari
possibili o auspicabili per il
territorio e per la società. Che ha
comunque tenuto. E si è tentati
di accontentarsi del “teniamo
botta” e dell’attraversare la crisi
facendo leva sulle risorse
endogene, magari trasformando
un po’ il mix produttivo con un
parziale avvicinamento ai big
player trainanti. Non ci si
accontenta, avendo chiaro che
negli
scenari
di
una
qualificazione selettiva le aree
della sofferenza tendono ad
uscire dallo sguardo collettivo.
Da qui, il ragionare assieme, se è
possibile sviluppare un discorso
pubblico in grado di trovare una
via che consenta di non
contrapporre il tenersi connessi
con il salto produttivo e
tecnologico in cui siamo immersi
alla capacità di mantenere un
modello sociale inclusivo. Da
questo emerge l’esigenza di un
capitalismo
intermedio.
Intermedio
perché
caratterizzato da densità sociale,
economica
e
istituzionale.
Intermedio perché denso. Un
capitalismo né liquido, né rigido
o centralizzato ma caratterizzato
da un forte capitale sociale
alimentato
dai
saperi
e
dall’aumento “dell’intimità dei
nessi” di un territorio in grado di
passare dalla comunità locale
alla Smart Land in grado di
rapportarsi alla Smart City
Milano. Mi pare che anche lì a
Nord-Est la questione sia
all’ordine del giorno. Micelli cita
come esperienza per mettersi in
mezzo tra crescita e territorio
Arsenale 2022, dall’Arsenale di
Venezia dove si ritrova la società
di mezzo del Veneto. Lui segnala
un
protagonismo
di
Confindustria
Veneto,
Confartigianato e Cisl per la
costruzione di un sistema
territoriale
efficiente
e
competitivo. Dove hanno un
ruolo istituzioni intermedie, città
e università che, per la prima
volta si sono coalizzate per
rispondere alla sfida di Industria
4.0. Mi paiono esperienze che
evidenziano il percorso di un
Lombardo-Veneto operoso. Ogni
anno
ci
ritroviamo
con
VeneziePost al Festival Città
Imprese a Vicenza coordinato da
Dario Di Vico. Parliamone. Mi
pare utile.
[email protected]