Altra sfida dal fintech

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MILANO FINANZA
11 Febbraio 2017
CREDITO/3
Altra sfida dal fintech
LE PRINCIPALI INIZIATIVE FINTECH ATTIVE IN ITALIA (1)
italiane
L
e banche europee, e
quindi anche quelle
italiane, hanno ancora pochi mesi per
trasformare in opportunità gli obblighi ai quali le
assoggetterà la seconda direttiva Ue sui servizi di pagamento.
La Payment Services Directive
2, pubblicata sulla Gazzetta
Ufficiale Ue a fine 2015, dovrà infatti essere recepita da
tutti gli Stati membri entro
gennaio 2018 e allora si aprirà un mondo di possibilità nel
settore fintech. Qualunque spazio lasciato libero dalle banche
sarà certamente riempito dai
colossi internazionali del mondo e-commerce, della grande
distribuzione, delle tlc oppure da agili start-up, a partire
da quelle fintech già attive
che potrebbero decidere di ampliare il proprio modello di
business. Questo perché l’applicazione della direttiva
abbatterà completamente le
barriere all’entrata dell’arena competitiva, permettendo
a nuovi attori di affacciarsi sul
mercato e consentendo loro di
accedere a informazioni e avviare operazioni dispositive sui
conti di pagamento dei clienti.
Già la prima direttiva, in vigore
dal 2010, aveva messo le banche
sulla difensiva, perché sul fronte dei pagamenti hanno dovuto
iniziare ad affrontare una doppia e nuova concorrenza: quella
delle banche estere e quella degli operatori non bancari, come
operatori di tlc, ipermercati,
reti di distribuzione di carburante. Tutti soggetti che sono
entrati o stanno entrando nel
settore con l’obiettivo di far
transitare i pagamenti online
o sui telefoni cellulari dei clien-
Estere
di Stefania Peveraro
Soc. Italiane (o fondate da italiani)
Tipo di attività
Vigilanza
Transazioni tra privati
◆ Tinaba (This is not a bank)
nd
Consulenza finanziaria online
◆ Moneyfarm
Intermediario finanziario*
Pagamenti mobile
◆ Satispay
nd
Acquisto di fatture online
◆ Credimi
Intermediario finanziario*
Pagamenti mobile
◆ Jusp
nd
Pagamenti mobile
◆ Opentech Software Engin.
nd
Prestiti tra privati
◆ Smartika
Ist. di pagamento
Circuito credito commerciale
◆ Sardex
nd
Prestiti tra privati
◆ Prestiamoci (Agata Spa)
Intermediario finanziario*
Prestiti da privati a imprese
◆ Borsa del Credito
Ist. di pagamento
Intermediazione fatture online
◆ Workinvoice
nd
Intermed. Private capital
◆ Epic
Intermediario finanziario*
Rating agency
◆ modeFinance
Registro Esma
Prestiti tra privati
◆ Soisy
Ist. di pagamento
Intermediazione startup
◆ SiamoSoci
nd
Consulenza finanziaria online
◆ AdviseOnly (Virtual B srl)
nd
Intermediazione fatture online
◆ CrowdCity
nd
Collette tra amici via web
◆ Growish
nd
Intermediazione fatture online
◆ CashMe
nd
Consulenza per trading online
◆ Crowdway (ex WolfofTrading)
nd
Trading in bitcoin
◆ Euklid
nd
Intermediazione fatture online
◆ CashInvoice
nd
Prestiti tra privati
◆ Younited Credit
Ist. di pagam. dir. francese**
Prestiti da isituzionali a imprese Accordo con Lemon Way
◆ Lendix
Prestiti da ist. A imprese
◆ iBondis
Intermed. Fin. (aut. Fca Uk)
Capit. raccolto
30 mln €
circa 21 mln €
8,5 mln €
8 mln €
6 mln $
5,6 mln €
4,52 mln €
>3 mln €
3 milioni €
1,8 mln €
1,6 mln €
1,5 mln €
> 1,3 mln €
1,3 mlneuro
> 1,2 mln €
800 mila €
630 mila €
500 mila €
350 mila €
150 mila €
nd
nd
75 mln $
23,2 mln €
nd
(1) oltre alle piattaforme di equity crowdfunding: AssitecaCrowd, Crowd4Capital, CrowdFundMe, Cofyp, Equinvest, Equitystartup, Ecomill,
Fundera, InvestiRe, MuumLab, MamaCrowd , Next equity, OpStart, Startzai, TIP Ventures, UnicaSeed, WeAreStarting
Fonte:
* Ex. art. 106 Tub ** Accordo con ist. pag. francese Lemon Way
GRAFICA MF-MILANO FINANZA
ti, ponendosi dunque in diretta
concorrenza con le banche. Con
la nuova direttiva tale scenario verrà esaltato. Peraltro la
direttiva non fa altro che regolamentare ciò che è già una
realtà, visto che nel frattempo si sono diffusi nuovi tipi di
servizi di pagamento non contemplati dalla prima direttiva.
In particolare, si sono evoluti i
servizi di disposizione di ordini di pagamento nel commercio
elettronico, i quali sfruttano un
software che fa da ponte tra il
sito web del commerciante e la
piattaforma di online banking
della banca del pagatore per disporre pagamenti via internet
sulla base di bonifici. Inoltre
si sono sviluppati servizi di
informazione sui conti che for-
niscono all’utente di servizi di
pagamento informazioni online aggregate in tempo reale su
tutti i propri conti di pagamento, cui si ha accesso mediante
interfacce online.
«La direttiva quindi prevede
la regolamentazione di queste
nuove figure di prestatori di
servizi di disposizione di ordini di pagamento e di prestatori
PRIMO PIANO
20
di servizi di informazione sui
conti al fine di garantire ai
consumatori una certa protezione», ha spiegato Marco
Zechini, partner head of banking & financial regulations
dello studio legale Orrick, in
occasione di un incontro con la
stampa organizzato da Reply.
La società, quotata allo Star di
Piazza Affari e specializzata in
soluzioni basate sui nuovi canali di comunicazione e media
digitali, punta infatti ad accompagnare le banche in questa
nuova avventura, sia che decidano di imbarcarvisi in prima
persona sia che scelgano di affidarsi a società fintech esterne.
«Questi servizi potrebbero essere offerti in prima battuta
dalle stesse banche, a patto
che si attrezzino e considerino
la Payment Services Directive
2 non come un problema fastidioso, da affrontare solo in
termini di compliance, ma come
un’opportunità di business», ha
detto Fausto Jori, communities
of practices director di Reply.
Per le banche potrebbe essere insomma il momento giusto
per creare sinergie con il mondo fintech e offrire nuovi servizi
ai clienti. Ulteriore vantaggio
per gli istituti è la possibilità di
arrivare a conoscere molto più
a fondo gli stessi clienti, grazie a informazione su che cosa
comprano tramite i loro conti
correnti, da chi, quando e con
quale periodicità. (riproduzione riservata)
Con il Blockchain la finanza non sarà mai più quella che conosciamo
di Giuliano Castagneto
L
a tecnologia del Blockchain sembra
in grado di invertire completamente un fondamentale processo della
mente umana. E anche di sconvolgere il
settore finanziario. Se la storia dell’uomo è stata sempre accompagnata da
rappresentazioni virtuali (si pensi solo alla pittura) di una realtà effettiva, il
Blockchain potrebbe infatti trasformare un’entità virtuale in qualcosa di reale.
Come? Realizzando per via informatica
un principio basilare dei rapporti giuridici: la continuità e quindi la certezza della
titolarità di un diritto. È la conclusione
cui giunge lo studio del Boston Consulting
Group intitolato Thinking Outside the
Blocks e curato dai senior partner Lionel
Aré, Patrick Forth e Nicolas Harlé, e dal
partner e managing director Massimo
Portincaso. Va precisato che si possono
trasformare in reale dal virtuale non certo gli oggetti fisici ma tutti quei contratti
e quindi anche titoli di credito e debito che
di quei diritti esprimono la titolarità.
Ma cos’è un Blockchain? È essenzialmente un gruppo di server organizzati in nodi.
Nel mondo ne esistono 5.700, in gran parte
ubicati in Cina. Ciò che fa del Blockchain
un elemento di profonda rottura rispetto al presente è la possibilità di mettere
a disposizione capacità di immagazzinamento dati ai limiti dell’immaginabile,
che rendono possibile registrare più e più
volte i dati relativi alla titolarità di un diritto o un contratto, e quindi dei relativi
obblighi e diritti. Il fatto che l’informazione, per esempio su un diritto di proprietà,
possa essere fedelmente riprodotta in tutti
i passaggi da una persona all’altra rende
continuo, reale, non volatile e quindi certo
quello stesso titolo di proprietà.
Il primo e più famoso esempio di applicazione su vasta scala di questo concetto è il
bitcoin. La valuta informatica non è che la
distillazione del concetto di moneta, il cui
potere di acquisto deriva dalla credibilità
di chi la emette, che assume l’obbligo di accettarla a titolo di estinzione degli obblighi
della controparte. Il bitcoin basa la sua
credibilità sulla solidità della blockchain
sottostante, estremamente affidabile, e
quindi sulla stabilità e affidabilità delle
informazioni relative, riprodotte per tutta
la rete (alla stregua del numero di serie di
una banconota). Di conseguenza comincia ad aumentare il numero di controparti
che, ritenendo affidabile quell’insieme di
diritti e informazioni, comincia ad accettare la moneta virtuale come mezzo di
pagamento. Il bitcoin non è che un esempio di come la quasi illimitata capacità di
immagazzinamento dati, a differenza della capacità di calcolo e di trasmissione, le
altre due evoluzioni fondamentali dell’informatica, ponga le premesse per qualcosa
di completamente nuovo. Questo perché
se l’affidabilità e credibilità di un’informazione sono legate, come nel caso del
bitcoin, alla credibilità dei partecipanti
alla blockchain, allora anche azioni, obbligazioni, derivati, cambiali, persino atti
notarili o trascrizioni di compravendite
immobiliari possono essere immagazzinati nelle Blockchain.
Ciò può avere conseguenze sconvolgenti, perché la possibilità di accedere da un
terminale anche mobile alle informazioni, solide e protette, del Blockchain rende
superflua una serie di intermediari che
in sostanza sono custodi certificati della
stessa informazione (si pensi agli studi
notarili, ma anche le cancellerie dei tribu-
nali). Dato che oggi qualsiasi transazione
finanziaria implica il coinvolgimento di
svariati intermediari e banche depositarie,
con percentuali di errore nel darvi corso
che sfiora il 20%, si ha idea dell’impatto
del blockchain sull’industria finanziaria.
La stessa transazione può essere effettuata direttamente tra le due controparti, con
enormi risparmi di tempo e denaro e possibilità di errore ridotte al minimo. Tra
l’altro la transazione, basata su strutture
solide e affidabili escluderebbe una serie
di operatori periferici la cui affidabilità
non è garantita. Bisogna vedere che tipo di
sistema di blockchain andrà a prevalere.
Si confrontano due modelli. Uno è aperto (stile Linux) che garantisce la sicurezza
perché non è interesse dei partecipanti minare il sistema, ma non può dare subito
un messaggio di autorevolezza.
Intanto sono in via di formazione dei sistemi chiusi (permissioned blockchains) come
quelli tra gruppi di istituzioni finanziarie
(tra cui Unicredit), per definizione sicuri e
autorevoli, ma il cui obiettivo primario è la
difesa dei margini che altrimenti verrebbero sottratti dai Blockchains concorrenti.
(riproduzione riservata)