Untitled - Città di Bagheria

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Transcript Untitled - Città di Bagheria

Opuscolo divulgativo sulla storia di Bagheria

Patrizio Cinque

Sindaco di Bagheria

Romina Aiello

Assessore alla Cultura

Onofrio Lisuzzo

Responsabile Unico del Procedimento

Alessio Manna

Progetto grafico e foto

Sicilia PO FESR 2007/2013 - Linea di Intervento 3.1.3.2

Progetto di conservazione, funzionalizzazione e potenziamento della fruizione di Villa Cattolica, sede del Museo Guttuso, e di valorizzazione delle collezioni d’arte contemporanea e delle identità culturali.

Progetto cofinanziato dall’Unione Europea FESR Fondo Europeo di Sviluppo Regionale

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Messaggio del Sindaco Messaggio dell’Assessore alla Cultura

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La città delle ville

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Villa Butera Villa Cattolica Villa Aragona Cutò La certosa di Villa Butera Villa San Cataldo Villa Palagonia Villa Sant’Isidoro Villa Villarosa Villa Ramacca Villa Valguarnera Villa Trabia Villa Galletti Inguaggiato Palazzo Larderia

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La mappa delle ville

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Il marchio “Bagheria, la città delle ville”

Bagheria - Città delle Ville

è un sogno coltivato nel tempo e che da sempre alberga nell’animo di chi da questa città è stato cresciuto. È osservando e visitando le ville che si scopre la vera essenza della nostra città e che meglio se ne scorgono le radici. Radici che affondano sì nella nobiltà dell’epoca che ha scelto la piana di Bagheria come luogo per l’edificazio ne delle proprie dimore di campagna, ma anche nelle numerose mae stranze che sin dall’epoca lavorarono alla loro edificazione e cura. Non è dunque casuale che Bagheria sia stata la patria di pittori, registi, scultori, poeti e artisti di ogni genere. Quasi che lo spirito,che spinse l’aristocrazia palermitana verso Bagheria, fosse proprio generato dalla volontà di ren dere una piana bagnata dal mare, terreno fertile per la cultura e lo stu dio, inteso nel suo più intimo di significato di amore per la conoscenza. Lo scopo di questa pubblicazione è quello di trasmettere ai visitatori quest’anima più pura del territorio e di farlo attraverso la promozione visiva di un simbolo che possa nel tempo identificare i percorsi culturali della città. Rappresenta il primo passo verso un progetto di comunicazione visiva e promozionale del territorio, confidando che questo percorso possa pro seguire nel solco tracciato fino a far diventare una realtà anche turistica il progetto di Bagheria Città delle Ville.

Patrizio Cinque

Sindaco di Bagheria

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Scopri Bagheria

non è soltanto il titolo di questo opuscolo, è un monito per i cittadini bagheresi ed un invito per il visitatore ad attraversare l’anima più vera di questa città. Questa pubblicazione non rappresenta esclusivamente il tentativo di rac contare la storia, seppur parziale, di un territorio ma è uno dei primi passi di un progetto di più ampio respiro che mira a raccontare tramite una chia ra e significativa identificazione visiva “Bagheria Città delle Ville”.

Le Ville sono un tratto distintivo del nostro territorio, il tempo ce le ha tutta via restituite oggi soffocate dalla cementificazione selvaggia e nonostan te l’impegno profuso nel tempo dalle varie amministrazioni che si sono susseguite per riuscire a valorizzarle a dovere, “Bagheria Città delle Ville” è ancora un progetto in cantiere. E’ in cantiere nell’anima del bagherese che deve costruire una identità territoriale fondata sulle stesse, imparando a rispettarle, ad amarle ed a raccontarle, ed è in cantiere nelle agende politi che della città, che da sempre annovera tra i propri programmi il miraggio della vita turistica della piana di Bagheria. Le fondamenta che vogliamo gettare oggi per sancire un nuovo corso di questo cantiere sono contenute in questo opuscolo, cui affidiamo il dove re istituzionale di raccontare una terra nella sua più sfarzosa epoca, ele gante nei toni e nei modi, ricca di aneddoti e di scene di vita che ancora oggi leggiamo per le strade della nostra città indossando le giuste lenti. Abbiamo voluto che le pagine dell’opuscolo riflettessero la stessa elegan za di quei palazzi e di quelle ville e che raccontassero con un nuovo stile grafico una Bagheria che merita di essere non solo tramandata nelle storie dei nostri avi ma soprattutto vissuta ed ammirata. Romina Aiello

Assessore alla Cultura

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Bagheria, la città delle ville

Nel cuore dell’antica “baronia di Solanto” - tra il fiume Eleuterio e il gol fo di Termini Imerese – sorge Bagheria, la cui storia è indissolubilmente legata alle sue splendide ville barocche. Terra florida per l’agricoltura, in particolare per la coltivazione degli agrumi, l’area in cui sorge Bagheria è stata, a partire dal Seicento, asservita alle ragioni produttive del capo luogo siciliano: vigneti, orti, agrumeti, riempivano la piana in questione e altrettante masserie e torri di guardia si trovavano all’interno dell’area. Tra queste, la masseria di Benedetto Rizzo fece parte delle proprietà che, dalla metà del Seicento, vengono acquistate da Giuseppe Branciforti, conte di Raccuia, nonché esponente di spicco dell’aristocrazia siciliana. Intenzione del Branciforti sarà quella di trasformare la masseria, nella sua residenza di campagna.

Nel corso del Seicento, infatti, la politica patrimoniale della nobiltà sicilia na contemplava il possesso del palazzo di città, presso la capitale, la dimo ra nella Sicilia del latifondo e la villa giardino suburbana. Un sistema che, in relazione con l’alternarsi tra “ragion di stato” e “buen retiro”, metteva in risalto l’abitudine erratica della nobiltà siciliana. Inoltre, spesso accadeva 9

che tali residenze extraurbane non si limitassero ad essere dei semplici luoghi di villeggiatura, quanto piuttosto dei luoghi dove esportare i mo delli della corte urbana palermitana che, lontani dalle complesse trame politiche della capitale, permettevano una maggiore libertà nell’elabora zione di relazioni politiche e sociali.

Probabilmente la data più importante nella storia di Villa Branciforti è il 1658 quando, il Giuseppe Branciforti, a seguito di una delusione politica – la mancata assegnazione del trono di Sicilia dopo la rivolta di Napoli con Masaniello e di Palermo con Giuseppe D’Alessi – decide di allontanarsi dal la corte palermitana e di ritirarsi definitivamente nelle terre di Bagheria, dove commissiona importanti lavori per l’ampliamento e le decorazioni della villa. Sulla torre che sormonta l’ingresso occidentale, ovvero quello rivolto verso Palermo – vi era anche una torre posta sul lato orientale della villa, andata distrutta nel XIX secolo – è impresso la data del ritiro, il 1658, ed un malinconico saluto: “o’ corte a dio!” Nel corso del secolo successivo la piana di Bagheria vivrà un grande fer mento edificatorio: la moda della villeggiatura, inaugurata dal Branciforti nel 1658, in fuga dai “clamori” della città verso la campagna, detta una vera e propria tendenza da cui molti si faranno attrarre.

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12 E’ la prima villa edificata nella piana della Bagaria. Fu costruita nel 1658 da Giuseppe Branciforti, principe di Pietraperzia e di Leonforte.

Era una sorta di castello, in stile medievale. Protetto ai due lati da due torri merlate, presenta due ampie scalinate: una al fronte sud e l’altra al lato est.

I due fronti avevano un cortile antistante, costeggiato da casette basse e strette. Il portale sopra la scalinata est è di stile cinquecentesco. La vil la è stata acquistata dal Comune che ha sistemato all’interno gli uffici di rappresentanza per l’organizzazione di eventi come presentazioni di libri. Vengono anche celebrati matrimoni con il rito civile nella splendida sala Borremans. (visitabile)

In prossimità dell’ingresso del Comune di Bagheria sorge in un’incantevole zona circondata dal verde. Costruita nel 1736 da Francesco Bonanno, prin cipe di Cattolica, la villa, circondata da alte mura merlate, appare come un castello di grande mole con un’artistica architettura barocca. Si presenta di forma quadrangolare con due esedre parallele, una delle quali accoglie lo scalone; l’altra un’ampia terrazza con loggiato sottostante, recentemente recuperato dal comune di Bagheria.

Dal 1973, in seguito ad una generosa donazione di opere del maestro pittore Renato Guttuso, la villa è sede della Galleria d’arte moderna e contemporanea.

Dal 1990, nell’esedra settentrionale è stato collocato il sarcofago monu mentale, disegnato dall’amico fraterno Giacomo Manzù, che accoglie le spoglie di Guttuso.

La Villa è di proprietà comunale. (visitabile) 13

14 Fu costruita nella prima metà del Settecento per volere del principe Luigi Naselli di Aragona e ad esso si accede dall’antica via Consolare.

L’emblema araldico della casata è rappresentato dai busti di leoncello po sti a decorazione dei timpani delle finestre.

Gli ambienti, con le loro vistose decorazioni e rivestimenti in marmo rosso, assumono un tono di elegante gusto estetico, accentuato dai visibili resti di pregiate decorazioni che rivestono le volte dei soffitti.

Il palazzo, costituito da un grande complesso quadrilatero, è sormontato da una vasta terrazza coperta, dalla quale il principe godeva un panorama molto suggestivo. Pare che egli solesse ammirare, insieme ad amici della nobiltà palermitana, i fuochi d’artificio che venivano preparati nel golfo della Conca d’Oro, in occasione del “Festino” di S. Rosalia a Palermo.

Ospita la biblioteca comunale, una sezione del Dams e l’associazione “Ba gnera”. (visitabile)

Alle spalle di villa Butera, campeggia la Certosa, museo di cera fatto rea lizzare da Ercole Branciforti nel 1797. All’interno vennero riunite decine di statue di cera, imbottite di paglia e stoppa che rappresentavano alcuni ce lebri personaggi quasi tutti contemporanei al Principe, vestiti con il bianco saio claustrale, dal generale Nelson, al conte Ruggiero dei Normanni, dallo stesso Ercole Branciforti a re Luigi XVI. Nelle pareti vennero sistemati deci ne di quadri ed incisioni. La struttura nel 900 subì un lento ma inesorabile declino, dopo l’edificazione selvaggia del parco. Negli anni 50, a distanza di pochi metri, vennero realiz zate anche delle case popolari. Anche le statue vennero trafugate e distrutte.

La Certosa subì numerosi crolli. Alla fine del secolo scorso il Comune en trò in possesso della struttura avviando dei lavori di restauro che l’hanno restituito alla collettività. Dal 2014 ospita il museo del giocattolo di Pietro Piraino. (visitabile) 15

16 Costruita agli inizi del Settecento dalla famiglia dei principi Galletti di San Cataldo, fu poi radicalmente trasformata alla fine dell’Ottocento, sia in ternamente che esteriormente, e decorata in stile neo gotico come oggi appare. Dell’originaria struttura settecentesca non resta che la chiesetta e l’ampio giardino all’italiana. Agli inizi del Novecento la villa fu ceduta alla Compagnia di Gesù dei padri gesuiti che ne fecro la sede per l’istituto delle Missioni Estere.

Nel 1998 la villa è stata acquistata dalla Provincia regionale di Palermo e ceduta in comodato d’uso al Comune. (visitabile)

Villa Palagonia è l’emblema più importante di architettura barocca subur bana della Sicilia.

Pensata come luogo di svago e di villeggiatura, fu costruita nel 1715 dal principe di Palagonia, Francesco Ferdinando Gravina e Bonanni. Alla vil la si arriva attraverso un lungo viale, dopo aver attraversato due archi di trionfo, il primo dei quali, originariamente chiamato dei “tre portoni”, non è più visibile; il secondo corrisponde all’attuale arco della Santissima Trinità, recentemente restaurato dall’amministrazione comunale.  Fu Francesco Ferdinando II, nipote del principe, l’ideatore delle numerose e grottesche statue, e del bizzarro arredamento della villa. Gnomi, centauri, draghi, suo natori di curiosi strumenti, figure mitologiche e mostri di tutti i tipi adorna no il palazzo e circondano la villa. (visitabile) 17

18 Databile al 1648, alla villa si accede da uno scalone monumentale agli ambienti interni posti ad enfilade. Dal vano d’ingresso, si sviluppano tre ambienti, posti nell’ala est, che includono uno studio e due camere da let to, con decorazioni in stucco, e rappresentano l’area più privata del piano nobile. Nell’ala ovest sono posti invece gli ambienti di rappresentanza, all’interno dei quali sono esposti i ritratti degli antenati della famiglia. Gli ambienti sono collegati tra loro mediante porte lignee decorate a foglia d’oro con pitture policrome che impreziosiscono gli ambienti.

Per quanto concerne i giardini della villa gli interventi più importanti sono stati compiuti nei primi anni dell’Ottocento quando fu chiamato alla so vrintendenza dei lavori l’ingegnere cappuccino fra Felice da Palermo che grazie al suo lavoro consentì il trasporto d’acqua dal fiume di Ficarazzi a Bagheria fino alla contrada di Aspra. La fertilità del terreno ha consentito il mantenimento fino al XX secolo, con il marchese Pietro De Cordoba, del la funzione originaria della villa quale azienda agricola specializzata nella produzione di agrumi, olive, uva e pesche che venivano commercializzati in Germania e in Inghilterra. La villa ha mantenuto negli anni l’integrità della struttura, degli arredi, delle opere e dei suppellettili. (visitabile)

La Villa è stata costruita per volontà di Don Placido Notarbartolo, duca di Villarosa, intorno al 1770.

La villa è una costruzione rettangolare a due piani, e presenta all’ingresso principale un grande portico in stile corinzio, ad otto colonne, al quale si accede da un’ampia scalinata in tufo arenario.

Di particolare eleganza è il prospetto rivolto verso Bagheria; Lo stile dell’e dificio è ispirato al neo-classicismo, con richiamo ai canoni dell’arte greca, e privo di elementi barocchi. Nel 1911 la villa fu data in affitto ad un colle gio di padri Gesuiti che realizzarono all’interno una serie di interventi che modificarono l’assetto originario. Attualmente è gestita da privati per la realizzazione di banchetti e convegni. (visitabile) 19

20 Costruita intorno alla metà del XVIII secolo dal principe di Rammacca, Ber nardo Gravina, si trova alle falde del monte Catalfano.

Ad essa si accede da un lungo viale che attraversa un giardino ricco di piante esotiche. Di estrema semplicità nelle sue linee architettoniche, il pa lazzo presenta sul fronte della corte un’ampia terrazza, tutta ammattonata con maiolica colorata, e con balaustra in pietra di tufo d’Aspra, che domina tutta Bagheria. Attualmente è gestita da privati per la realizzazione di ban chetti e convegni. (visitabile)

Il palazzo, ultimato nel 1783, pare fosse costruito su disegni dell’architetto Sucameli, per volontà della principessa Maria Anna di Gravina principessa di Cattolica nel 1712. Ancora incompleto alla morte della sua fondatrice, l’attuale corpo di fabbrica fu ripreso e completato dagli eredi di Gravina, ma sarà la Principessa donna Maria Anna Valguarnera, le cui iniziali sovra stano i vari cancelli della villa, che la definirà nello stato attuale.

Varcato l’enorme cancello di ferro, sorretto da due pilastri in pietra d’A spra, inizia il lungo viale. All’interno del piano nobile vi è un grande salo ne ovale decorato con affreschi e dipinti degli illustri antenati della fami glia Valguarnera Sovrasta la villa Valguarnera una piccola collinetta detta “Montagnola” che domina Bagheria e tutto il territorio circostante.

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22 Villa Trabia fu costruita da Michele Gravina principe di Comitini verso la metà del 1700, su un progetto dell’architetto di Stato abate Nicolò Pal ma. La Villa viene poi acquistata dal principe Pietro Lanza di Trabia che, nel 1890, ne ordina il restauro che modifica profondamente l’originario aspetto dell’edificio.

L’attuale struttura neoclassica della villa mostra lesene, architravi e ornamenti in stucco bianco su un fondo grigio scuro, lavorato a imitazione di intonaco in stile rocaille. Decorazioni in stucco, due statue allegoriche di lato alla facciata e vasi sull’attico rappresentano le poche tracce di barocco all’esterno.

È una delle ville settecentesche meglio conservate della città di Bagheria. Costruita intorno al 1770 dal marchese di Santa Marina, Giovanni Pietro Galletti, è opera dell’architetto Andrea Giganti. Realizzato in tufo ed a pian ta rettangolare,il palazzo è addossato da un corpo a C che forma la corte posteriore, rimasta poi interrotta nella sua trasformazione in stile Luigi XIV. Il palazzo è un tipico esempio della fusione tra l’austerità neoclassica e il decorativismo barocco.

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24 Costruito nel 1752 dal principe di Larderia, Francesco Litterio Moncada, il palazzo sorgeva in mezzo ad un vasto e profumato agrumeto, che però con gli anni è stato interamente occupato dall’edilizia.

Oggi il palazzo si mostra soffocato in mezzo ai fabbricati rurali, tra vicoli e viuzze che impediscono la netta visione dello austero monumento.

Tutti i prospetti di Villa Larderia sono stati realizzati con materiale delle cave di tufo di Aspra.

Oggi il palazzo è di proprietà delle Suore collegine di Maria Vergine Assunta.

Progetto di tesi di Alessio Filippo Manna Accademia di Belle Arti di Palermo, corso di Design Grafico Anno Accademico 2014/2015 Relatrice: Prof.ssa Cinzia Ferrara

Un brand per Bagheria

L’idea di realizzare un brand per Bagheria nasce dalla voglia di applicare quanto studiato all’Acca demia di Belle Arti a una realtà vicina a me e che ha bisogno di migliorare i servizi, talvolta inesi stenti. Bagheria ha un patrimonio monumentale di interesse storico e artistico, le sue ville sono emblema della vita aristocratica della Sicilia del XVIII secolo e splendidi esempi di architettura barocca. In esse troviamo opere di artisti famosi, musei e biblioteche: Bagheria ha ciò che serve per attrarre il turista e la vicinanza a Palermo la rende una meta facilmente raggiungibile in tre no o in autobus.

Il percorso inizia con la realizzazione del brand “Bagheria città delle ville”, un marchio in cui la città possa identificarsi.

L’idea era di realizzare qualcosa d’interessante dal punto di vista grafico, che sollecitasse l’atten zione dell’osservatore, che invitasse a un certo ragionamento e che fosse anche piacevole alla vista. Un marchio diverso dai più classici stemmi comunali e più vicino a progetti come quelli rea lizzati per Bologna e Porto.

Il mio percorso inizia con una ricerca storica e iconografica sulla città, dalla sua nascita, indivi duata col ritiro di Giuseppe Branciforti nella sua villa nel 1658, fino all’analisi delle ville bagheresi: dalle decorazioni agli stemmi araldici. Lo stem 28

ma della città è diviso in due parti: nella metà sinistra è presente una “vite”, simbolo di allegria, ricreazione e pubblica unione; nella parte destra troviamo il “leone con le zampe mozze” simbolo della famiglia Branciforti. Il leone nell’araldica simboleggia la forza, il coraggio e la nobiltà, quindi lo stemma è un richiamo, oltre che alle origini aristocratiche, anche all’allegria e alla spensieratezza. Questo primo approccio si è rivelato fallimentare: non sono riuscito a indi viduare una soluzione grafica coerente con le caratteristiche progettuali che avevo deciso di adottare (sintesi e astrazione), né ho individuato negli stemmi elementi in comune. Ma ho impa rato che negli stemmi la parte rilevante è quella contenuta all’interno dello scudo: un insieme di elementi grafici che consente di richiamare alla mente, con immediatezza, tutte le informa zioni necessarie sulla famiglia che lo possiede. Questo mi ha dato l’idea per la realizzazione del mio marchio: raccogliere degli elementi grafici coerenti tra loro e riconducibili ciascuno a una determinata villa, per poi comporli in un unicum secondo determinate regole. A questo punto la ricerca si faceva più semplice poiché il campo si restringeva a elementi grafici di un certo tipo con caratteristiche comuni in ogni villa; ma iden tificare tali elementi non era semplice, nonostan te l’abbondanza di decorazioni non sono riuscito a individuare ciò che stavo cercando.

La soluzione l’ho individuata nei pavimenti. Ogni villa presenta un particolare tipo di pavimenta zione di mattonelle in maiolica, ognuna, che da qui in avanti chiamerò “elemento”, è quadrata, di visa diagonalmente in due parti triangolari, una bianca e una azzurra: la disposizione di questi elementi crea dei giochi geometrici che cambia da villa a villa conferendo unicità. Ho individuato quelle caratteristiche – semplicità del segno e coerenza grafica – che stavo cercando e che mi hanno permesso di creare elementi grafici coesi e riconducibili, ciascuno, a ogni villa.

In seguito ho creato una griglia su cui rielabo rare, con elementi minimi, questi giochi geo metrici, per poi comporli in una sorta di “scudo”, disponendo tre file di tre elementi – le otto ville principali più un elemento di congiunzione – se condo un criterio di distribuzione araldico, che prevede questa disposizione qualora si abbiano nove parti, a loro volta posizionate in modo che l’insieme risulti armonioso ed equilibrato. L’ele mento di congiunzione è la “spirale”, simbolo di equilibrio, evoluzione e ciclicità, elemento deco rativo tra i più comuni a Bagheria. Per realizzarla ho sfruttato la stessa griglia e lo stesso elemento minimo utilizzato per rielaborare le pavimenta zioni, così da ottenere un risultato coerente con le altre parti del pittogramma.

Infine ho definito il logotipo e ho composto il marchio attraverso un sistema di proporzioni auliche, sia nella versione “verticale” sia nella al ternativa “orizzontale”.

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