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Gennaio
Febbraio
n. 8 2017
Aziende
e Legalità
Bimestrale di informazione e cultura su temi di Risk Management
SOMMARIO
10
la legalità nelle imprese:
un obbiettivo di RISK
management
3
Il rispetto della legalità
è un
obbiettivo fondamentale nella vita
delle aziende e il risk manager
deve prevenire e controllare ogni
possibile contaminazione dei processi
organizzativi. Il quadro legislativo
e la cultura d’impresa si rinnovano
premiando l’attenzione al rigoroso
rispetto delle regole.
un paese
immaginario
4
Racconto breve di Gherardo Colombo
autorevole giurista e testimone della
consapevolezza dei principi di legalità
come percorso per rifondare la società
ad ogni livello.
L’indice di percezione
della corruzione
6
I dati della recentissima ricerca di
Trasparency International commentati
in un’esclusiva intervista con Virginio
Carnevali, presidente di Trasparency
International Italia: la posizione dell’Italia
nel contesto internazionale e l’indice
di percezione della corruzione come
parametro valutativo.
legalità e
benefici sociali
12
L’illegalità non è altro che una “tassa
occulta” pagata dai cittadini rispettosi
delle leggi. Un fenomeno mondiale
che pesa circa il 3% del PIL globale.
In Italia - secondo la Corte dei Conti
- circa 50-60 miliardi annui. La lotta
alla corruzione come priorità sociale
e come equivalente di una epocale
manovra finanziaria.
6
iso 37001: metodI di
risk assessment
anticorruzione
in azienda
14
la responsabilità
amministrativa
delle società
15
rating di legalità
17
Uno standard di procedure aziendali
progettate per essere integrate
in processi a tutela della legalità
in azienda, una best practice
internazionale da recepire con un
processo personalizzato in ogni realtà
aziendale.
Il Decreto Legislativo 231/2001 riletto
come sistema di analisi e gestione del
rischio, la soluzione assicurativa D&O
come strumento di trasferimento di
rischio collegabile.
Le definizioni e il funzionamento di
un concreto sistema istituzionale di
premialità per le aziende virtuose,
illustrato secondo le note esplicative del
Ministero dello Sviluppo Economico.
Editoriale
upside risk
Bimestrale
di informazione e cultura
sul Risk Management
La legalità
nelle imprese:
un obbiettivo di
risk management
Numero 8
gennaio_febbraio 2017
La recente indagine pubblicata da Trasparency International evidenzia che
l’Italia si posiziona al sessantesimo posto della virtuale classifica dell’indice
di percezione della corruzione, svolta analizzando il profilo di 176 paesi nel
mondo.
Abbiamo preso spunto dal dato allarmante per approfondirlo e per promuovere
la legalità nelle attività imprenditoriali come fattore che eleva sicurezza e
concorrenzialità nei contesti economici: un principio sano da un punto di vista
macroeconomico e un’opportunità per quello microeconomico.
Per le imprese che sposano tale scelta, non solo sulla carta, risulta evidente
che la legalità conviene e il risk manager deve prevenire e controllare ogni
contaminazione che vanifichi tali processi.
Non a caso abbiamo parlato di rispetto solo “sulla carta”, perché spesso
a rigorosi manuali di procedure di governance e codici etici ben redatti si
abbinano in concreto comportamenti incoerenti: insomma se la legalità non
si sceglie ideologicamente ogni sforzo formale è inutile e forse anche ipocrita.
Quindi abbiamo pensato di dedicare questo numero della nostra rivista
al tema della legalità in azienda come obbiettivo strategico da conseguire,
comprendendo i meccanismi di premialità previsti per le imprese che rispettano
le norme e si allineano a elevati standard etici e sociali, indirizzando in tal senso
la governance delle proprie organizzazioni.
È la vera rivoluzione silenziosa che potrebbe cambiare il mondo rapidamente e
su cui stanno nascendo e si stanno rafforzando movimenti d’opinione.
Il principio è semplicissimo a prescindere da attese di virtuosi contributi da
parte della politica, la scelta di coerenza alla legalità di ogni singolo produce
un effetto immediato.
Per questo motivo abbiamo pensato di aprire il numero della rivista, ancor
prima di parlare di Rating di legalità e di Decreto Legislativo 231, con il chiaro e
semplice monito che Gherardo Colombo, già magistrato e oggi pensatore che
contribuisce fattivamente a un Paese migliore, sta portando tra la cittadinanza,
nelle scuole nelle comunità ricordando i fondamentali quotidiani da cui parte
la scelta della legalità, senza autoassoluzioni o alibi riconducibili a presunte o
vere iniquità di sistemi politici o fiscali.
L’occasione è risultata valida per aggiornare anche gli aspetti legislativi e
proporre metodi di approccio alla gestione del rischio dell’illegalità secondo
modelli metodologici internazionali.
È stato estremamente incoraggiante trovare ampia disponibilità a contribuire
alla ricerca e al dibattito e poter quantificare, grazie ai recenti studi di
Trasparency International Italia, gli enormi costi occulti che fenomeni corruttivi
e illegalità generano a carico della collettività, divenendo un “ secondo sistema
fiscale occulto” di cui aziende e cittadini in genere divengono i contribuenti.
Come sempre, buona (e meditata) lettura!
Giovanni Favero
Direttore Responsbile:
Giovanni Favero
[email protected]
Redattore:
Roberto Berva
[email protected]
Grafica:
Liliana Seghizzi
Si ringraziano per la collaborazione
e i dati forniti:
Gherardo Colombo
Virginio Carnevali
Simone Fraschini
Gianmario Saronni
Trasparency International
Editore:
Accapierre S.r.l.
viale Sarca 336f - 20126 Milano (MI)
t 02 39541279
www.accapierre.it
[email protected]
Registrazione al Tribunale di
Milano N. 273 del 23/9/2015
Upside Risk
Giovanni Favero
si occupa di formazione e consulenza nell’ambito del risk management.
Giornalista pubblicista da oltre vent’anni, è il direttore responsabile di Upside Risk.
[email protected]
3
Gherardo Colombo
Laureato in giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, è stato in magistratura dal 1974
dapprima giudice nella sezione penale del Tribunale di Milano, poi Giudice Istruttore, Pubblico Ministero presso la
Procura della Repubblica di Milano e, fino alle dimissioni nel 2007, Giudice della Corte di Cassazione.
Ha condotto o collaborato a inchieste celebri, tra le quali la scoperta della P2 e Mani Pulite.
Tiene conferenze in università italiane ed estere sui temi quali la corruzione,
il falso in bilancio, il riciclaggio.
Dimessosi dalla magistratura attualmente è il Presidente della Garzanti Libri.
Un paese immaginario
Scritto tratto e sintetizzato, con autorizzazione dell’editore Giangiacomo Feltrinelli, dal saggio sulla legalità
“Sulle regole” di Gherardo Colombo
Q
uesto è un paese immaginario.
Upside Risk
All’angolo di una via c’è una salumeria. Entra in negozio un
vigile urbano, ha il compito, tra l’altro, di verificare la bilancia.
Dopo alcune allusioni, mezze frasi, e occhiatine, il vigile esce
con un paio di borse della spesa ricolme. Le ha avute gratis e in
cambio non ha controllato nulla. Il negoziante può continuare
a vendere la carta della confezione allo stesso prezzo del
prosciutto. Due piani sopra, nello stesso edificio, una signora
sta pagando l’idraulico che le ha appena aggiustato il
rubinetto. “Se vuole la fattura sono centoventi euro, se non la
vuole novanta, un piccolo sconto”. “Faccia senza fattura, non
mi serve, grazie per lo sconto”. A due passi c’è l’ufficio delle
imposte. Un distinto signore sta parlando con il funzionario
a proposito di una presunta evasione. Dopo un po’, quando
ha capito che non rifiuterà, gli fa scivolare tra le mani una
busta piena di denaro. Ancora qualche scambio di battute,
si stringono la mano e si salutano: l’evasione è scomparsa.
Poco più in là c’è una banca. Entra un cliente, titolare di conto
corrente. Saluta il cassiere, apre la valigetta che porta con
sé e pone sul banco una serie di mazzette di banconote. Il
cassiere, allertato dal direttore, gli suggerisce il sistema per
depositarle sfuggendo ai controlli antiriciclaggio. Intanto nella
stessa banca, negli uffici della dirigenza, si approva l’idea di
suggerire ai clienti meno importanti l’acquisto di bond che
diverranno presto carta straccia.
4
Due isolati più in là c’è il palazzo di giustizia (i lavori di
sopraelevazione sono stati assegnati all’impresa che ha
versato una cospicua tangente). Un avvocato e un giudice
stanno mercanteggiando l’esito di un processo che riguarda
persone potenti. Nelle prigioni vicine un altro avvocato millanta
al cliente le sue entrature con il gip che segue il processo: “Sei
messo male, ma la libertà è cosa fatta con un adeguato regalo
al giudice”. Nel suo studio, un altro avvocato, riceve un nutrito
“fondo spese” senza fattura, esentasse. Un paio di chilometri
più in là, allo stadio, c’è la partita. L’arbitro fischia un rigore
assai dubbio a favore della squadra di casa, dai cui dirigenti
aveva ricevuto qualche giorno prima in riconoscimento della
sua competenza un bell’orologio di marca. La sera, in un
luogo appartato, l’esponente di un grande partito riceve una
borsa dal dirigente dell’impresa capofila nella costruzione della
metropolitana. Sono le tangenti meticolosamente raccolte fra
tutte le società che partecipano ai lavori. Chi le riceve chiama
al telefono i colleghi degli altri partiti che contano: “Ci vediamo
domani”, e l’indomani il denaro viene spartito secondo tariffe
prestabilite, un tanto ciascuno, a percentuale variata a seconda
del peso politico. La sera tardi, in una strada di periferia, un
distinto signore contratta le grazie di una ragazzina “importata”
da un paese più povero con l’inganno e ridotta tramite violenza
e minacce in condizioni non lontane dalla schiavitù.
La mattina seguente nell’ospedale civile vengono impiantate
valvole cardiache che si dimostreranno difettose, il cui acquisto
era stato accompagnato (anche quello) da tangenti. Frattanto
alcuni medici di base prescrivono ai loro clienti esami dei quali
non hanno bisogno, da effettuare in cliniche private con spese
a carico della regione, o specialità di industrie farmaceutiche
che già li hanno invitati al convegno - weekend tutto compreso
per medico e famiglia - in una rinomata località balneare. In una
caserma vicina il maresciallo della fureria si porta a casa, ben
confezionato per essere conservato in freezer, un quarto di
bue destinato alla mensa sottufficiali, e nei locali del comando
si perfezionano contratti d’acquisto per forniture di dubbia
utilità, in cambio, anche qui, di un po’ di denaro contante. Tre
strade più in là c’è un cantiere edile: bussa agli uffici l’ispettore
del lavoro, dovrebbe controllare presenza e adeguatezza delle
misure antinfortunistiche. Gli mettono in mano un elenco di
oggetti (elmetti, cinture di sicurezza, scarpe antiscivolo) e una
busta (di soldi), compila la sua certificazione di regolarità del
cantiere e se ne va.
All’istituto delle pensioni c’è qualcuno che falsifica i dati al
computer di chi l’ha pregato (con obolo) di farlo apparire
professionalmente più anziano di quello che è. Senza neanche
chiedere un compenso, il medico di base rilascia su richiesta
telefonica un certificato di malattia al dipendente pubblico che
si è allungato un po’ le vacanze. Il titolare delle pompe funebri
ha stabilito un accordo con gli infermieri dell’ospedale: un tot
per la notizia in esclusiva di ogni decesso. Intanto il benzinaio
ha apportato qualche modifica agli erogatori di carburante, per
lucrare quasi impercettibili differenze di prezzo per litro, che
diventeranno sommette alla fine della settimana; i sottufficiali
della polizia tributaria sono addolciti dalla solita busta e il loro
controllo dei conti della grande compagnia darà risultati del
tutto regolari. La marca del cibo alla mensa scolastica è scelta
in cambio di soldi; sempre per soldi qualcuno consente che
in carcere entri qualche stupefacente; agenzie di pubblicità
e di consulenza aiutano i loro clienti a creare fondi occulti,
restituendo in nero parte del prezzo delle prestazioni.
Irreprensibili imprenditori si rivolgono al crimine organizzato
per far sparire i rifiuti tossici e pericolosi prodotti dalle loro
aziende. Un giornalista decanta sul proprio giornale pregi e
virtù del tale oggetto, dopo essere stato adeguatamente
invogliato; si costruiscono e ricostruiscono alcune autostrade
perché è stato lesinato il cemento; si truccano i concorsi per
essere ammessi all’università; si rendono edificabili terreni
che dovrebbero essere destinati a parco (ancora in cambio di
soldi); si paga per farsi assegnare la costruzione della pista del
nuovo aeroporto, per essere preferiti nella fornitura di materiale
ferroviario, per ottenere un posto al cimitero.
Poi, c’è la mafia. C’è chi una volta al mese (là dove la mafia è
più forte) passa tra i vari negozi e le imprese per raccogliere
il “premio dell’assicurazione contro gli atti vandalici”, la tariffa
della “protezione” garantita a chi non si oppone alla riscossione.
C’è chi si infiltra nelle istituzioni, chi chiede e ottiene per la
mafia la propria parte negli appalti. C’è chi traffica droga,
e chi esseri umani. C’è anche (talvolta, ma c’è) chi fa degli
accordi anche a bassi livelli: il poliziotto che tira a campare, e
riceve favori (denaro, coca, ragazze compiacenti) in cambio di
chiudere un occhio.
Certo, un’osservanza assoluta di regole giuste non sarà mai
universale. Ognuno di noi è un essere umano, che si porta
dietro ogni giorno tutte le sue imperfezioni, e che non potrà
mai architettare e praticare forme di convivenza perfetta.
Certo, il male non può essere estirpato del tutto dalla storia;
e la natura umana, la sua finitezza mortale è essa stessa
fonte frequente di angoscia e sofferenza. A tutto questo non
possono porre rimedio le regole e la loro osservanza.
In questi confini, la scelta consapevole, e la sua applicazione
coerente, di tendere al modello sociale basato sul
riconoscimento dell’essere umano stabilisce la direzione
del percorso e qualifica ogni sua tappa. Più si procede, più
si allargano le possibilità di vedere se stessi e ognuno degli
altri come soggetti e non come oggetti; di essere liberi e non
sottomessi, cittadini e non sudditi. Si tratta di un percorso
infinito, nel quale, prima e più della meta, conta il modo di
essere sulla strada, la coerenza di ogni gesto e di ogni parola
rispetto al risultato finale. È il percorso, non il traguardo, a
riempire la persona del proprio valore e della propria dignità.
Tutti noi siamo sul percorso, dipende da ognuno di noi dove
questo ci porterà.
Gherardo Colombo
www.sulleregole.it
Trionfano il sotterfugio, la furbizia, la forza, la disonestà sotto
l’apparenza delle leggi uguali per tutti, del rispetto per ogni
diritto di base. Coloro che si attengono alle leggi formali (che
non è detto siano pochi) sono scavalcati ogni giorno da chi
non le osserva.
C’è bisogno, per mostrare questi svantaggi, di richiamare
la necessità di forme sempre più ghettizzanti di difesa del
proprio spazio e dei propri beni, la diffusione delle guerre, la
progressiva distruzione delle risorse, l’esclusione continua di
numeri enormi di persone dal riconoscimento e dall’armonia
per il trionfo della divisione e dell’odio?
Upside Risk
Si può concepire un sistema per capovolgere la situazione che
non consista nel rovesciamento di quella cultura? E si può
pensare che la cultura cambi “per ordine dell’autorità”, autorità,
d’altra parte, espressione di quella stessa cittadinanza che si
promuove violando le leggi? La strada non è forse quella di
maturarne una opposta nella propria intimità e poi proporla
agli altri, e mostrare che si può praticare, e dimostrare nello
stesso tempo quali sono gli svantaggi che anche ai più furbi, ai
più raccomandati, ai più forti e ai più potenti procura la società
verticale?
Palazzo di Giustizia di Milano (Davide Oliva - Flickr.com)
5
Virginio Carnevali
Presidente di Transparency International Italia e dell’Organismo di garanzia
che gestisce le segnalazioni dei dipendenti del Comune di Milano.
Laurea in Economia e Commercio all’Università Cattolica di Milano, è stato relatore presso l’Aseri sugli
Indici della corruzione e sulla correlazione tra corruzione e variabili macroeconomiche.
Relatore a numerosi convegni e corsi di aggiornamento per insegnanti sul tema della corruzione.
Relatore e coordinatore di numerosi convegni di carattere economico e fiscale.
L’indice di percezione della corruzione
L’attività di Trasparency International: i dati della ricerca in un’intervista al presidente Virginio Carnevali
P
romuovere la cultura della trasparenza, della legalità,
il senso civico del rispetto delle regole è una funzione
fondamentale per migliorare il contesto economico e sociale
del paese.
Oltre all’impegno delle istituzioni esistono crescenti movimenti
d’opinione che coinvolgono cittadini e imprese promuovendo
dibattiti, analisi, ricerche e momenti formativi sul tema.
Trasparency International Italia svolge da oltre vent’anni tale
funzione: abbiamo incontrato il presidente Virginio Carnevali
per capire l’attività di questa organizzazione e leggere insieme
i dati recentemente pubblicati sulla percezione della corruzione
in 176 paesi del Mondo.
Negli stessi anni l’Italia era in piena fase Mani pulite…
Infatti pochi anni dopo, per la precisione nel 1996 a Milano
è nata Trasparency International Italia con l’obiettivo di
promuovere anche nel nostro paese le buone pratiche di
trasparenza tra gli imprenditori e la pubblica amministrazione.
Si pose da subito l’accento sulle ricadute a lungo termine
della corruzione in ambito sociale, politico ed economico,
cercando di far capire l’impatto sull’indebitamento del paese e
sull’indebolimento dei processi democratici.
La corruzione è ancora oggi una tassa occulta e odiosa che
paga il cittadino.
Upside Risk
Come nasce Trasparency International e come si è
sviluppata l’attività italiana?
A livello internazionale Trasparency nacque a Berlino nel
1993, in una grande città europea da poco riunificata e in
piena rinascita, con l’obbiettivo di evitare fenomeni corruttivi
promuovendo una cultura di integrità e legalità nei settori
pubblici e privati coinvolti in quel frangente epocale del più
grande cantiere d’Europa.
6
La firma del protocollo con Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione
In vent’anni è cambiato
qualcosa?
L’Italia si trova ancora oggi
ad affrontare una situazione
terribile: in pochi si sono resi
conto che nel gioco della
corruzione si trovano pochi
vincitori e milioni di perdenti.
Uno
dei
nostri
compiti
istituzionali è contribuire alla
misurazione
dell’indice
di
percezione della corruzione,
chiamato CPI, nel settore
pubblico e politico comparando
176 paesi del Mondo.
L’Italia
si
classifica
al
sessantesimo
posto
con
un voto di 47/100, rispetto
all’ultimo quinquennio si nota
un trend positivo, graduale ma
costante che induce a rafforzare le iniziative sulla condivisione
dei principi di trasparenza e legalità.
Ci spiega come funziona l’indice CPI?
In realtà è un indice di percezione, ovvero non esiste una
rilevazione obbiettiva di parametri che attestino i livelli di
corruzione di un paese, tuttavia la percezione è importante
perche in realtà determina la fiducia nel paese stesso ed è uno
dei parametri decisivi rispetto alla capacità di attrarre iniziative
e investimenti.
Paradossalmente l’indice è influenzato anche dall’efficacia
dell’azione della magistratura che favorisce con indagini
importanti e strutturate la ribalta mediatica di casi corruttivi; per
cui si registra l’ipotesi che mentre la situazione obbiettivamente
migliora la percezione della corruzione rimane alta.
Qual è il principale fattore che influenza l’indice di
percezione della corruzione nel nostro paese?
Proprio la recente indagine 2016, pubblicata a fine gennaio
2017, ha mostrato chiaramente come corruzione e
ineguaglianza sociale siano strettamente connesse e ormai
sistemiche, è precisamente il fenomeno che alimenta il
populismo e il disincanto dei cittadini nei confronti della politica.
A dire il vero non è un fenomeno solo italiano ma globale che
ci deve far riflettere, anche alla luce di ciò che sta avvenendo
nel mondo in termini di cambiamenti politici.
In occasione della presentazione dei dati 2016 Trasparency
International Italia ha firmato un protocollo attuativo per
una concreta iniziativa condivisa con l’Autorità Nazionale
Anticorruzione che consentirà di favorire e gestire al
meglio segnalazioni di irregolarità in ambito pubblico, in
cosa consiste il progetto?
Si tratta del tema della tutela dei cosiddetti whistleblower, cioè
di coloro che decidono di segnalare un caso di corruzione
di cui vengono a conoscenza. Riteniamo sia un passaggio
fondamentale e da anni ci stiamo impegnando per una norma
che garantisca tutela e protezione del denunciante.
La condivisione del protocollo e la firma con il presidente
dell’ANAC favorirà l’incentivazione del numero e della qualità
delle denunce a livello di pubblica amministrazione.
Insomma siamo indietro, quasi ultimi in Europa, ma il
trend è positivo, quale fattore ci può portare a migliorare?
La certezza della pena, l’apprezzamento di tale principio da
parte dei cittadini, è un fattore determinante.
Inoltre la costante ricerca di efficienza nei processi organizzativi
del sistema pubblico e privato è altrettanto importante:
l’inefficienza è la principale formula e motivazione della
corruzione.
Interessi privati illegali trovano, tanto nel pubblico che nel
privato, il miglior alleato nella burocrazia e nell’inefficienza delle
organizzazioni.
Roberto Berva
[email protected]
ALAC: un servizio al cittadino per segnalare la corruzione
ALAC (allerta anticorruzione) è un servizio ideato da Transparency International Italia con l’intento di permettere ai cittadini di segnalare i casi di
corruzione di cui vengono direttamente a conoscenza.
Oltra a consentire ai cittadini di denunciare casi di illegalità, Trasparency ha aperto anche dei veri e propri centri di assistenza per aiutare coloro che
si trovano vittime di situazioni di possibile corruzione.
L’intento di ALAC è quello di far luce sui casi di corruzione facilitando chi li denuncia, assistendolo per garantire la massima sicurezza.
ALAC indirizza il segnalante ad accedere alle vie più appropriate, già previste dalla legge, e assiste il cittadino per le problematiche di natura pratica
e psicologica che possono seguire alla denuncia.
Anche l’individuazione del destinatario più idoneo a ricevere la segnalazione è parte del servizio di assistenza.
R.B.
Upside Risk
Dopo aver ricevuto la segnalazione, il team di esperti di Trasparency International Italia, analizza attentamente la situazione e l’approfondisce: spesso
le segnalazioni che giungono agli enti sono imprecise o difficili da indagare e vengono automaticamente scartate. Gli esperti di Trasparency si
impegnano a fare in modo che le segnalazioni presentate agli enti abbiano una chiarezza espositiva e documentale rendendo più probabile la presa
in considerazione del caso.
7
Cos’è la corruzione
Il termine corruzione indica il comportamento di un soggetto
che a fronte di vantaggi economici o di altro genere agisce
contro i propri doveri.
Questo reato è punito dal Codice Penale attraverso gli
articoli 318-322: inizialmente il concetto di corruzione era
strettamente legato all’articolo 319 “Il pubblico ufficiale, che,
per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto
del suo ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un
atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un terzo,
denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito
con la reclusione da due a cinque anni”. Successivamente
il concetto si è sviluppato raggruppando casistiche sempre
più ampie: i rapporti corruttivi infatti possono riguardare
cittadini e aziende o istituzioni e pubbliche amministrazioni,
configurandosi anche la corruzione tra privati.
Ogni anno Trasparency International, organizzazione
internazionale non governativa che si occupa di lotta alla
corruzione, pubblica il CPI (Corruption Perception Index).
Il CPI rappresenta l’indice di corruzione percepita nel
settore pubblico e politico di molti paesi. Trattandosi di
un indice della percezione esso non è un dato reale, ma
percepito: risulta più elevato nei paesi in cui vi è maggiore
conoscenza della problematica. L’Italia, in questi ultimi anni
ha guadagnato alcune posizioni nella classifica mondiale
dell’indice, tuttavia si trova ancora al sessantesimo posto
e il voto attribuitole è 47/100. Il dato rende l’Italia uno dei
paesi europei con il maggior livello di corruzione percepita.
Concussione
La concussione avviene quando un pubblico ufficiale,
abusando delle sue funzioni, costringe qualcuno a dargli o
promettergli denaro o altre utilità.
Conflitto di interessi
Vi è un conflitto di interessi nel momento in cui è affidata
un’alta responsabilità decisionale a un soggetto che
abbia interessi personali o professionali in conflitto con
l’imparzialità richiesta da tale responsabilità.
Nepotismo
Pratica per cui personalità influenti tendono a favorire, in
maniera illecita, i propri familiari, amici o conoscenti.
Peculato
Avviene quando un pubblico ufficiale si appropria di risorse
destinate all’ente pubblico.
Porte girevoli
Le cosiddette “porte girevoli” sono un meccanismo per cui
alcuni politici, terminato il loro mandato, passano ad aziende
private, società di consulenza e studi legali. Le aziende
private reclutano politici e alti funzionari per sfruttarne
conoscenze e potere. Talvolta l’assunzione di politici nelle
aziende private è stata usata come merce di scambio per
gratificare alcune decisioni positive per l’azienda assunte
durante il precedente mandato.
Di seguito vengono elencati alcuni comportamenti corruttivi
più comuni con specifiche definizioni.
Riciclaggio
Insieme di operazione volte a conferire una parvenza lecita
a capitali, la cui provenienza è in realtà illecita rendendone
così più difficile l’identificazione e il recupero.
Clientelismo
Pratica disonesta per cui personaggi influenti instaurano un
sistema di favoritismi e scambi fondato sull’assegnazione
arbitraria di risorse o benefici con chi non ne avrebbe alcun
titolo.
Traffico di influenze
Questo reato avviene nel momento in cui qualcuno,
usufruendo delle proprie relazione con un pubblico ufficiale
o con un incaricato di un pubblico servizio, favorisca una
decisione piuttosto che un’altra.
Upside Risk
R.B.
8
Fonte: Indice di percezione della corruzione - Trasparency International Italia
Indice di Percezione
della Corruzione
in Europa
Upside Risk
Fonte: Trasparency International
Fonte: Indice di percezione della corruzione - Trasparency International Italia
9
10
Simone Fraschini
Laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Pavia
è da trent’anni legale d’impresa in ambito internazionale. Dopo aver lavorato in grandi corporation,
è oggi Senior Director dei Servizi Legali di Accenture.
Nella sua carriera ha lavorato in oltre 40 paesi al mondo.
Legalità e benefici sociali
“Senza giustizia,
che cosa sarebbero in realtà i regni
se non bande di ladroni?”
Sant’Agostino
1.
Novità?
Un paio di anni fa fui piuttosto colpito da alcuni documenti
pubblicati nell’ambito del World Economic Forum tenutosi a
Davos durante il quale, tra i moltissimi temi affrontati, vi è stato
quello del continuo aumentare della corruzione (“increasing
corruption”). In tale occasione si descriveva questo rischio come
“the widespread and deep-rooted abuse of entrusted power
for private gain (by business and public officials) undermines
the rule of law and governance”. L’anno successivo la musica
non cambiava. Il fenomeno rimaneva invariato e saldamente
associato a varie altre forme di illegalità.
La mia sorpresa nasceva essenzialmente dal fatto che non mi
sembrava, purtroppo, una grossa novità, e non mi riferisco alla
sola Italia. Essendo un amante della cronaca, della letteratura
e della storia ho l’abitudine di leggere e studiare quasi tutto
quanto riguarda l’evoluzione dei fenomeni e delle società.
Provando talvolta a fare qualche ipotesi per il futuro. Scavare
un po’ nel passato aiuta spesso a capire meglio dove siamo
e perché.
Anni prima c’è chi scrisse, ad esempio, che l’economia della
corruzione ha rischiato in diversi momenti di superare i livelli di
guardia, al punto da minacciare la sopravvivenza stessa del
sistema democratico. In letteratura da secoli non mancano
esempi di tradizione di illegalità diffusa che superano i governi
di turno, comprese le loro riforme che avrebbero dovuto
rimediare in modo significativo al problema. E allora tutto
questo porta certamente a molte riflessioni.
Upside Risk
Ingresso al World Economic Forum di Davos, 2014 (Crossroads Foundation Photo)
12
2.
Perchè parlare di legalità?
Una possibilità che abbiamo è quella di parlare di più di legalità
e dei benefici che questa comporta. Il tutto potrebbe aiutare a
generare pensieri, idee e sentimenti nuovi. In fondo la legalità
è un tema importante perché significa che gli individui sono
liberi e soggetti solo alla legge. E la legge serve per evitare che
l’uso della libertà venga fatto a scapito di quella altrui. Anche
coloro che rivestono un potere sono soggetti alla legge e non
possono esercitare il loro potere in modo arbitrario. Nessuno,
neppure lo Stato, può porsi al di sopra della legge.
Tutto questo tema anima talvolta, forse non sempre con la
dovuta costanza e profondità, il dibattito a tutti i livelli, politica,
impresa, operatori del diritto ma anche filosofi e scrittori. E
questo è certamente importante che avvenga perché la legalità
è una componente qualificante di uno Stato di diritto moderno.
La legalità crea fiducia nei cittadini e nelle nuove generazioni. E
crea fiducia anche nelle imprese e negli investitori.
La mancanza di legalità, al contrario, si ripercuote
inevitabilmente (talvolta in modo drammatico) sul tessuto
sociale. E gli investimenti, sia stranieri che nazionali, vengono
allontanati dalla percezione, ad esempio, di una elevata
corruzione.
La mancanza di legalità pregiudica il buon funzionamento
della sfera politica e dell’economia. Crea inoltre costi enormi
a carico della collettività. Al di là infatti degli aspetti legali e
morali, c’è un enorme tema che è quello del costo sociale
dell’illegalità.
Costi
Per costo sociale intendo quello che si verifica quando
un’attività arreca danni ai singoli individui o alla collettività nel
suo complesso. I costi sono sia di natura monetaria che non
monetaria.
Il tema non riguarda la sola politica o la sola Italia ma riguarda
veramente tutti. Nessuno può tirarsi fuori pensando che sia
un problema di qualcun altro. La buona notizia è che in molti
Stati (inclusa l’Italia) ogni giorno moltissime persone lavorano
per combattere l’illegalità. Combattono la corruzione, ma
anche tutti i gravi fenomeni ad essa spesso legati: criminalità
organizzata, evasione fiscale, riciclaggio ecc.
Per quanto concerne l’impatto sui costi, nel caso della
corruzione non è facile determinarlo anche perché la corruzione
è, per sua natura, un fenomeno nascosto. Ad emergere è solo
la parte che la magistratura e le autorità di controllo riescono
a individuare. Tutto il resto sono stime. World Bank ci dice
tuttavia che ogni anno nel mondo sono pagati 1000 miliardi di
dollari di tangenti. Viene così sprecato il 3% del PIL mondiale.
La Corte dei Conti ha calcolato che in Italia vi sia un onere
annuo di 50-60 miliardi di Euro sui bilanci pubblici. Soldi in
pratica prelevati dalle tasche dei contribuenti. Secondo quello
che si legge, ad esempio sulla stampa o pubblicazioni varie, vi
sono opere costate in Italia 7-8 volte di più di quella realizzata
in Giappone, Spagna e Francia. Prima della stagione di Mani
Pulite la metropolitana di una delle nostre città è costata 192
miliardi di lire al kilometro (quella di Amburgo 45). Dopo Mani
Pulite si riduce della metà. Inchieste di vario tipo sono all’ordine
del giorno. In molti paesi al mondo lo spread tra il valore di
quello acquistato dallo Stato e il prezzo pagato sembra
particolarmente ampio. Sono disponibili molti dati ad esempio
provenienti da Transparency International (organizzazione
fondata nei primi anni novanta da un ex funzionario di World
Bank) che analizza il fenomeno e la sua diffusione in tutti i
settori e paesi.
Quantificare in moneta i costi della corruzione, e dell’illegalità
in genere, è comunque un esercizio complicato e limitato. È
utile a fini pedagogici e come strumento di sensibilizzazione
ed educazione. Tuttavia, pur scontando una certa
approssimazione, credo sia evidente che il costo monetario
impatta le tasse pagate dai contribuenti. I costi non monetari
sono riconducibili quantomeno ai seguenti:
(i) inquinamento del mercato (minore efficienza produttiva e
qualità, minor talento innovativo, e minor ricchezza sociale);
(ii) inquinamento della democrazia (si alimenta la sfiducia e
la insoddisfazione dei cittadini e delle nuove generazioni
verso le istituzioni); in qualsiasi paese, la fiducia aumenta
dove è bassa la corruzione percepita;
(iii)lesione del principio di uguaglianza e negazione della
giustizia sociale (perché ci sono accessi privilegiati alle
risorse dello Stato);
(iv)rafforzamento della criminalità organizzata (c’è una diretta e
naturale simbiosi tra organizzazioni criminali e corruzione);
(v) deterioramento della qualità dei servizi pubblici (corruzione,
sprechi, incompetenza e inefficienza si alimentano a
vicenda).
La corruzione nel settore privato non ha poi conseguenze
molto diverse da quella nel settore pubblico.
4.
Che fare?
La lotta alla corruzione non è perduta in partenza come alcuni
sostengono. La propensione a pagare tangenti e, in genere,
all’illegalità non è geneticamente immodificabile.
Ci sono esempi importanti di lotta alla corruzione con successo
(Inghilterra, Singapore, ecc.) e tutti si basano quantomeno sulla
trasparenza, sulla de-burocratizzazione, sull’impegno della
leadership del paese e sulla incisività delle autorità competenti
alle investigazioni. Vi è poi una ulteriore opzione che è quella di
alzare l’asticella investendo di più sulla formazione, sperando
che riesca sempre di più a toccare i temi giusti e le corde delle
persone e dei nostri giovani.
Simone Fraschini
Cos’è il lobbying?
Il termine lobbying o lobbismo identifica un’attività
riguardante gruppi organizzati, o chi li rappresenta,
volta a influenzare decisioni di ordine pubblico e politico.
Il fenomeno è molto diffuso in Italia dove non esiste
ancora una regolamentazione in merito.
Poiché è legale creare gruppi di opinione e di comune
interesse, anche commerciale, è evidente il problema
della legittimità dal momento in cui questi gruppi
possono influenzare gli esiti della competizione, limitare
accessi a opportunità da parte di soggetti indipendenti o
favorire politiche create esclusivamente a vantaggio dei
lobbisti stessi.
Data la mancanza di normative di settore il fenomeno
si è sviluppato in maniera confidenziale e non ufficiale.
Il contesto culturale e politico del nostro paese ha
ampiamente contribuito a creare un sistema di lobbismo,
basato in gran parte su relazioni sociali e interpersonali
piuttosto che su contenuti validi e comunicazione
persuasiva.
Il lobbying, come fenomeno negativo, è in aumento
e le attività che lo riguardano sono poco trasparenti
e presentano costi molto alti per la collettività, non solo
di tipo economico, ma anche di tipo fiduciario.
È auspicabile dunque una regolamentazione legislativa
del fenomeno con una tracciabilità delle organizzazioni e
la trasparenza degli incontri tra le stesse e le parti politiche.
R.B.
Upside Risk
3.
13
ISO 37001: metodi di risk assessment
anticorruzione in azienda
Una procedura organizzativa aziendale a garanzia della legalità
L
o scorso 15 ottobre l’ISO (International Organization
for Standardization) ha emanato il testo definitivo dello
Standard ISO 37001 “Anti-bribery management systems” con
specifici standard di pratiche aziendali diligenti in materia di
prevenzione della corruzione.
Le Aziende pubbliche o private potranno quindi certificare le
proprie procedure di prevenzione del rischio anche per tali
aspetti.
La ISO 37001 è progettata per aiutare le aziende a realizzare
un sistema di gestione anticorruzione: ovvero migliorare i
controlli e i presidi già esistenti.
La sua applicazione richiede l’implementazione di una serie di
misure quali:
»» svolgere un risk assessment
»» adottare di una politica di anticorruzione
»» nominare un soggetto che supervisioni la compliance alle
policy aziendali
»» procedere alla formazione dei dipendenti sul tema della
corruzione
»» implementare specifici presidi di controllo sulle attività
finanziarie e commerciali
»» prevedere formali procedure di reporting
I requisiti previsti dallo Standard sono generici e possono
essere applicati indipendentemente da tipo, dimensione,
natura dell’attività e settore di appartenenza.
Upside Risk
Le misure richieste dalla ISO 37001 sono progettate per
essere integrate nei processi e nei sistemi di gestione già
esistenti presso le aziende: per esempio la qualità dei prodotti
e dei processi, l’ambiente e la sicurezza sul lavoro.
14
Tale nuova certificazione si inserisce nell’ampio panorama di
strumenti per la lotta alla corruzione che sono stati sempre più
rafforzati negli ultimi tempi.
Il
conseguimento
della
certificazione
ISO 37001 dovrebbe
essere agevole per
gli enti e le società
che hanno adottato
un
Modello
di
Organizzazione,
Gestione
e
Controllo ex D.
Lgs. 231/01 anche
unitamente a un
Piano Triennale di
Prevenzione della
Corruzione ex L.
190/12.
I vantaggi dell’adozione del sistema di
certificazione si riferiscono al bisogno fondamentale di istituire
e diffondere all’interno degli enti sia pubblici sia privati, una
cultura della legalità e della prevenzione con l’obiettivo di
evitare o limitare al massimo i rischi di danni diretti e indiretti
connessi a fenomeni di corruzione nei quali l’azienda sia
coinvolta.
La procedura, le norme e i protocolli della ISO 37001 forniscono
un metodo omogeneo riconosciuto come best practice a
livello internazionale, ovviamente solo un lavoro personalizzato
per ogni realtà e un recepimento pragmatico delle indicazioni
nel contesto di governance di chi le applica, consentono di
rendere efficace e operativo un vero e proprio strumento di
risk management a protezione della legalità aziendale.
Roberto Berva
[email protected]
Gianmario Saronni
è amministratore di società di consulenza strategica e servizi per finance, insurance, automotive.
Docente master di risk management, quality management, gestione d’impresa e lean thinking,
business interruption e credit management strategic.
La responsabilità amministrativa
delle società
Il Decreto Legislativo 231/2001 come sistema di risk management a tutela della legalità in azienda
uando un fenomeno riguarda una pluralità di interessi
di rilevanza sociale il legislatore è tenuto a intervenire,
indicare le linee guida e stabilire le norme che disciplinino la
materia.
Nel caso di specie parliamo del Decreto Legislativo 231 dell’8
giugno 2001 e successive integrazioni, recante “disciplina della
responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle
società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica,
a norma dell’art. 11 della legge 29 settembre 2000, n. 300”
che ha introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento
la responsabilità in sede penale degli enti, aggiungendosi a
quella della persona fisica che ha realizzato materialmente
il fatto illecito, a “vantaggio dell’organizzazione”, o anche
solamente “nell’interesse dell’organizzazione”, senza che ne
sia ancora derivato necessariamente un vantaggio concreto.
Ovviamente gli strumenti giuridici danno l’indirizzo e stabiliscono
le regole del gioco, sta poi ai vari soggetti interessati farli propri,
con spirito sociale e nell’interesse di tutti.
Tra l’altro trattandosi di materia di per sé alquanto
complessa e articolata il legislatore ha cercato, per quello
che gli è consentito, di introdurre elementi di novazione e
semplificazione per rendere più agevole l’interpretazione e il
rispetto dell’applicazione dell’impalcato normativo.
punizione di taluni illeciti penali il patrimonio degli enti e, in
definitiva, gli interessi economici dei soci, i quali, fino all’entrata
in vigore della legge in esame, non pativano conseguenze dalla
realizzazione di reati commessi, con vantaggio della società,
da amministratori e/o dipendenti.
L’innovazione normativa è di non poco conto, in quanto
né l’ente, né i soci delle società possono dirsi estranei al
procedimento penale per reati commessi a vantaggio o
nell’interesse dell’ente.
Ciò, ovviamente, determina un interesse di quei soggetti (Soci,
Consiglio di Amministrazione, Collegio Sindacale, ecc.) che
partecipano alle vicende patrimoniali dell’Ente, al controllo
della regolarità e della legalità dell’operato sociale.
Le responsabilità amministrative dell’Ente sono soltanto
quelle espressamente elencate dal Legislatore, in ossequio al
principio di legalità confermato dall’art. 2 del D. Lgs. 231/2001,
e possono essere comprese, per semplicità di consultazione,
nelle seguenti categorie:
1)delitti contro la pubblica amministrazione (quali corruzione
e malversazione ai danni dello Stato, truffa ai danni dello
Stato e frode informatica ai danni dello Stato) o contro la
fede pubblica (quali falsità in monete, carte di pubblico
credito e valori di bollo;
Il principio di personalità della responsabilità penale lasciava
gli enti indenni da conseguenze sanzionatorie, diverse
dall’eventuale risarcimento del danno, se ed in quanto
esistente (quasi sempre, tra l’altro, trasferito a terzi con la
sottoscrizione di polizze assicurative).
2)reati societari (quali false comunicazioni sociali, falso in
prospetto, illecita influenza sull’assemblea);
Sul piano delle conseguenze penali, infatti, soltanto gli articoli
196 e 197 del Codice Penale prevedevano (e prevedono
tuttora) un’obbligazione civile per il pagamento di multe o
ammende inflitte, ma solo in caso d’insolvibilità dell’autore
materiale del fatto.
4)delitti contro la personalità individuale (quali lo sfruttamento
della prostituzione, la pornografia minorile, la tratta di
persone e la riduzione emantenimento in schiavitù).
L’ampliamento della responsabilità mira a coinvolgere nella
3)delitti in materia di terrorismo e di eversione dell’ordine
democratico (ivi incluso il finanziamento ai suddetti fini);
A ciò si aggiunga che il Consiglio dell’Unione Europea ha
previsto che gli Stati membri adottino le misure necessarie al
fine di perseguire, in sede penale:
Upside Risk
Q
15
»» i comportamenti contrari alla tutela dell’ambiente (Consiglio
UE, Decisione quadro del 27 gennaio 2003, 2003/80/GAI,
relativa alla protezione dell’ambiente attraverso il diritto
penale);
»» i fenomeni di corruzione nel settore privato (Consiglio UE,
decisione quadro del 22 luglio 2003, 2003/568/GAI, relativa
alla corruzione nel settore privato).
Mentre per quanto inerente i reati commessi all’estero, l’ente
può essere chiamato a rispondere in Italia in relazione ai reati
contemplati dallo stesso Decreto Legislativo 231/2001 e
commessi all’estero, purché nei suoi confronti non proceda lo
Stato del luogo in cui è stato commesso il fatto.
Le sanzioni previste variano, per gli illeciti amministrativi
dipendenti da reato sono:
-- la probabilità di accadimento dell’evento,
-- l’impatto dell’evento stesso.
Come tutti processi di risk management bisogna poi valutare
se possa esistere una possibilità di finanziamento del rischio.
• la confisca;
In realtà se si legge ed interpreta il modello di gestione e controllo
richiesto dal D. Lgs. 231 è evidente che il rischio dell’illegalità è
inassicurabile e vada autogestito, tuttavia è giusto un accenno
sugli aspetti assicurativi relativi al risarcimento del danno da
responsabilità per gli enti per i quali si estende la responsabilità
che sono:
• la pubblicazione della sentenza.
1)gli enti forniti di responsabilità giuridica;
Di particolare impatto per le attività economiche sono le
sanzioni interdittive ovvero :
2)le società fornite di personalità giuridica;
»» l’interdizione dall’esercizio dell’attività;
3)le società e le associazioni anche prive di responsabilità
giuridiche (Art. 1, comma 2);
»» la sospensione o la revoca delle autorizzazioni, licenze o
concessioni funzionali alla commissione dell’illecito;
4)sono esclusi: lo Stato, gli enti pubblici territoriali e gli enti che
svolgono funzioni di rilievo costituzionale (Art. 1, comma 3).
»» il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione,
salvo che per ottenere le prestazioni di un pubblico servizio;
Le polizze assicurative che coprono lo specifico rischio sono
dette D&O (Directors and Officers) e si prefiggono lo scopo
di tenere indenni da perdite patrimoniali Amministratori,
Sindaci e Dirigenti in caso siano chiamati a rispondere con
il proprio patrimonio di un atto illecito nell’ambito delle loro
rispettive funzioni e più precisamente i soggetti interessati
dalla copertura sono:
• la sanzione pecuniaria;
• le sanzioni interdittive;
»» l’esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o
sussidi e l’eventuale revoca di quelli già concessi;
»» il divieto di pubblicizzare beni o servizi.
Il legislatore ha previsto la possibilità per l’Ente di sottrarsi
all’applicazione delle sanzioni, purché siano state rispettate
determinate condizioni.
Si contempla una forma di “esonero” da responsabilità dell’ente
se si dimostra, in occasione di un procedimento penale per
uno dei reati considerati, di aver adottato ed efficacemente
attuato modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a
prevenire la realizzazione degli illeciti penali considerati.
Il sistema prevede, inoltre, l’istituzione di un organo di controllo
interno all’ente con il compito di vigilare sull’efficacia reale del
modello.
La costruzione di un modello di organizzazione, gestione e
controllo è di fatto un tipico sistema di gestione dei rischi
aziendali (risk management) mirato a tutelare la legalità
dell’azienda, non solo come valore etico e morale ma come
patrimonio economico.
Upside Risk
2)la progettazione del sistema di controllo (cosiddetti protocolli
per la programmazione della formazione ed attuazione delle
decisioni dell’ente), ossiala valutazione del sistema esistente
all’interno dell’ente e il suo eventuale adeguamento,
in termini di capacità di contrastare efficacemente,
cioè ridurre a un livello accettabile, i rischi identificati,
intervenendo (congiuntamente o disgiuntamente) su due
fattori determinanti:
La norma segnala infatti espressamente le due fasi principali in
cui un simile sistema deve articolarsi:
1)l’identificazione dei rischi: ossia l’analisi del contesto
aziendale per evidenziare dove (in quale area/settore di
attività) e secondo quali modalità si possono verificare
eventi pregiudizievoli per gli obiettivi indicati dal Decreto
Legislativo 231/2001;
16
»» I componenti del Consiglio di Amministrazione;
»» I componenti del Collegio Sindacale;
»» I Dirigenti di nomina assemblare nell’ambito delle loro
funzioni manageriali e di supervisione;
»» Possibile estensione ad altro personale direttivo;
»» Possibile estensione ai dipendenti che di fatto sono
amministratori.
Ovviamente parliamo di responsabile per colpa dirette o
solidali, e quindi escludendo atti dolosi e diretti di singoli
soggetti rispetto ai quali per loro natura i contratti assicurativi
sarebbero nulli fin dall’origine, in quanto contrari a norme
imperative (Art.1418 Codice Civile).
Insomma il Decreto Legislativo 231/2001 ha portato nella
nostra cultura aziendale il concetto di risk management
applicato alla tutela della legalità in azienda che è evoluto in
tempi più recenti anche verso un sistema di premialità che la
Pubblica Amministrazione deve riconoscere alla aziende più
virtuose.
Gianmario Saronni
Rating di legalità: un sistema di premialità
per aziende virtuose
Il tangibile riconoscimento istituzionale del rispetto delle regole secondo parametri obbiettivi
stabiliti dalla norma
Cos’è?
Come funziona?
Il regolamento sul rating di legalità disciplina le modalità in
base alle quali si tiene conto di una valutazione di indice di
rispetto rigoroso delle norme attribuito alle imprese ai fini
della concessione di finanziamenti da parte delle pubbliche
amministrazioni e di accesso al credito bancario.
Le pubbliche amministrazioni, in sede di predisposizione dei
provvedimenti di concessione di finanziamenti alle imprese,
tengono conto del rating di legalità a esse attribuito, secondo
le modalità stabilite nel decreto medesimo, prevedendo
almeno uno dei seguenti sistemi di premialità per le imprese
in possesso del rating: a) preferenza in graduatoria; b)
attribuzione di punteggio aggiuntivo; c) riserva di quota delle
risorse finanziarie allocate.
Il rating di legalità è un nuovo strumento introdotto nel 2012
per le imprese italiane, volto alla promozione e all’introduzione
di principi di comportamento etico in ambito aziendale, tramite
l’assegnazione di un “riconoscimento” - misurato in “stellette”indicativo del rispetto della legalità da parte delle imprese
che ne abbiano fatto richiesta e, più in generale, del grado di
attenzione riposto nella corretta gestione del proprio business.
All’attribuzione del rating l’ordinamento ricollega vantaggi in
sede di concessione di finanziamenti pubblici e agevolazioni
per l’accesso al credito bancario.
Il rating di legalità è stato disciplinato con delibera AGCM 14
novembre 2012, n. 24075, ha durata di due anni dal rilascio
ed è rinnovabile su richiesta.
Possono richiedere l’attribuzione del rating le imprese
operative in Italia che abbiano raggiunto un fatturato minimo
di due milioni di euro nell’esercizio chiuso l’anno precedente
alla richiesta e che siano iscritte al registro delle imprese da
almeno due anni.
Le aziende interessate dovranno presentare una domanda,
per via telematica, utilizzando l’apposito formulario pubblicato
sul sito www.agcm.it/rating-di-legalita.html e seguire le
istruzioni indicate.
Il sistema o i sistemi di premialità sono prescelti in
considerazione della natura, dell’entità e della finalità del
finanziamento, nonché dei destinatari e della procedura
prevista per l’erogazione e possono essere graduati in ragione
del punteggio conseguito in sede di attribuzione del rating.
Le banche tengono conto della presenza del rating di
legalità attribuito all’impresa nel processo di istruttoria ai fini
di una riduzione dei tempi e dei costi per la concessione di
finanziamenti.
Inoltre, le banche considerano il rating di legalità tra le variabili
utilizzate per la valutazione di accesso al credito dell’impresa
e ne tengono conto nella determinazione delle condizioni
economiche di erogazione, ove ne riscontrino la rilevanza
rispetto all’andamento del rapporto creditizio.
Elaborazioni su fonte ufficiale del Ministero dello Sviluppo Economico
»» alle imprese cui sia stato attribuito il rating di legalità con
delibera dell’Autorità garante della concorrenza e del
mercato;
»» alle pubbliche amministrazioni, in sede di concessione di
finanziamenti, e alle banche che, in sede di accesso al
credito bancario, devono tener conto del rating di legalità
delle imprese secondo le modalità previste dal decreto
interministeriale.
Upside Risk
A chi si applica?
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Accapierre è una società di consulenza strategica, nata nel 2009, che opera in quattro aree di attività:
• L’analisi e la gestione dei rischi puri per aziende e istituzioni
• La formazione manageriale in tema di rischio
• Le soluzioni di rischio come strumento di marketing e in particolare di marketing associativo
• Nel settore del real estate con un innovativo “risk management tool” a supporto degli investimenti.
Per ognuna di queste attività disponiamo di Senior Consultant, professionisti indipendenti di grande esperienza.
Ciò consente di dedicarci ai clienti garantendo un’elevata qualità della prestazione e soprattutto la massima dedizione e
attenzione in ogni fase del progetto
I nostri principali clienti sono aziende e istituzioni, tra cui fondi di sanità integrativa.
Ci proponiamo, quindi, come un soggetto professionale proattivo, indipendente, con un’operatività snella e di particolare
efficacia.
Upside Risk
www.accapierre.it
18
Gennaio
Febbraio
n. 8 2017
Aziende
e Legalità
Edito da: