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Giovedì 9 Febbraio 2017
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Raggi trattiene l’assessore che l’ha offesa. Dure condanne per ‘ndrangheta in Regione Lombardia
Roma piange, Milano non ride
Crisi a Genova, Doria non si dimette ma non si ricandida
DI
FRANCO ADRIANO
M
afia capitale chiama, ‘ndrangheta
Milano risponde.
Sì perché se Roma
piange, il capoluogo lombardo di certo non ride. Al caos
amministrativo romano perdurante, nonostante l’avvento al potere dell’antipolitica
a Cinquestelle, infatti, fanno
da contraltare le pesantissime condanne giunte ieri per
le infiltrazioni della ‘ndrangheta in Regione Lombardia. Segno che il fenomeno è
davvero grave. A Milano, l’ex
assessore alla Casa, Domenico Zambetti, è stato condannato a 13 anni e mezzo
di carcere dal Tribunale di
Milano. Esponente di spicco della giunta di Roberto
Formigoni, era stato arrestato nell’ottobre 2012 con
le accuse di voto di scambio,
corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa. Il
pm Giuseppe D’Amico (ora
trasferito a Busto Arsizio e
sostituito dal pm Alessandra Cerreti) aveva chiesto
la condanna a 10 anni di
carcere. L’accusa di concorso
esterno era stata fatta cadere
dallo stesso pm durante la requisitoria, ma i giudici invece l’hanno ritenuta provata.
Dunque, colpevole di voto di
scambio con la ‘ndrangheta,
corruzione e anche concorso
esterno in associazione mafiosa: per queste accuse Zambetti, oltre alla condanna a 13
anni e 6 mesi di carcere, ha
subito l’interdizione perpetua
dai pubblici uffici e 3 anni di
libertà vigilata una volta finita di scontare la sua pena
in carcere. Infine, Zambetti è
stato condannato a risarcire
le istituzioni che si sono costituite parti civili contro di lui:
dovrà versare 500 mila a Regione Lombardia e 200 mila
euro al Comune di Milano.
Oltre a Zambetti, nel processo su presunte infiltrazioni
della ‘ndrangheta in Lombardia, sono stati condannati anche il presunto affiliato
all’organizzazione criminale
Eugenio Costantino a 16
anni e mezzo di carcere; Ciro
Simonte, anch’egli ritenuto
vicino alle cosche, a 11 anni;
e Ambrogio Crespi (fratello del sondaggista) a 12 anni.
In ogni caso pene superiori a
quelle chieste dalla Procura.
Assolti invece l’ex sindaco di
Sedriano Alfredo Celeste e
il medico Marco Scalambra.
Zambetti era accusato di avere comprato 4 mila preferenze in vista delle elezioni del
2010 da due esponenti della
‘ndrangheta. A Roma, invece,
la giunta di Virginia Raggi
non trova pace. L’assessore
all’Urbanistica, Paolo Berdini, si è dimesso dopo aver
offeso la sindaca giudicandola «inadeguata». « «Era mor-
tificato per le parole che ha
detto, sì le ha dette, ma era
costernato, non le pensa, si è
cosparso il capo di cenere e
con i ceci sotto le ginocchia»,
ha svelato Raggi che ha respinto le dimissioni. I giornalisti sono la casta nella
casta, bugiardi e parte di un
sistema coalizzato contro un
nemico comune: il Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo ha
attaccato il sistema dell’informazione: «Luigi Di Maio
ha consegnato al presidente
dell’ordine dei giornalisti la
raccolta delle balle pubblicate
su Virginia Raggi e sul Movimento 5 Stelle negli ultimi
giorni, con l’indicazione di chi
ha firmato quelle fake news».
«Avete mai letto un articolo
di Repubblica sui 600 milioni che Sorgenia (all’epoca di
De Benedetti)», ha concluso
Grillo, «non ha mai restituito
a Mps? Oppure sulla centrale a carbone di Vado Ligure
quand’era di De Benedetti? O
magari, sulla sua posizione di
tesserato numero 1 del Pd?».
continua a pag. 4