Il saluto del Segretario Provinciale al Congresso di Sinistra Italiana

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Transcript Il saluto del Segretario Provinciale al Congresso di Sinistra Italiana

Il saluto del Segretario
Provinciale al Congresso di
Sinistra Italiana
Saluto del Segretario provinciale, Dmitrij Palagi, al
congresso di Firenze di Sinistra Italiana, 04/02/2017
Vi ringrazio per l’invito e per la richiesta di un intervento
diverso dal formale saluto, pure dovuto quando si apre il
congresso di una formazione politica con cui si condividono
importanti passaggi. Data la natura del contributo richiesto
parto da quello che certamente ci divide, come Partito della
Rifondazione Comunista, rispetto alla nuova forza politica che
vi apprestate a far nascere.
Sul lungo e medio periodo, nel documento che fa da base alla
vostra discussione, si parla di una “radicale riforma del
capitalismo contemporaneo”. Nuove regole, nuovi equilibri, una
nuova redistribuzione dei redditi, per garantire maggiore
equità.
I rapporti di forza da ricreare, a partire da un rafforzamento
del blocco di quelli che chiamate “i perdenti della
globalizzazione”, devono servire per la costruzione di una
società costruita sulla solidarietà, sulla dignità,
sull’uguaglianza, sulla libertà e, sopratutto, su principi di
giustizia sociale. Concordiamo sulla necessità di “organizzare
chi sta in basso”, avendo il compito di “essere uno strumento
collettivo per il riscatto e l’emancipazione”.
Come comuniste e comunisti crediamo però che non ci siano
illusioni possibili sulla riforma del capitalismo. Per noi
si tratta di costruire un’alternativa che superi il sistema di
cose presenti in positivo, non solo di migliorare, seppure
radicalmente,
quello
che
c’è.
Al
lavoratore
o
alla
lavoratrice, a chi lotta per il riconoscimento della propria
identità e dignità, non interessa molto se riusciamo ad
essergli utili perché in prospettiva vogliamo il socialismo o
la riforma delle regole produttive. Nella quotidianità
possiamo trovare facilmente ambiti comuni di collaborazione.
Si parla, anche oggi, della necessità di leggere la realtà
mutata ed il presente, a partire dalle nuove forme di
sfruttamento, che mutano il significato stesso della parola
“lavoro“: ieri come Partito abbiamo scritto dello scandalo
rappresentato dall’alternanza scuola-lavoro, che fornisce
manodopera studentesca gratuita ad enti pubblici o privati,
anche nel sistema culturale fiorentino.
Si tratta di affrontare una battaglia egemonica per ridare un
senso alla dimensione dei diritti. In una società
parcellizzata come quella che viviamo, il problema maggiore è
che la persona è inconsapevole di ciò che può esigere, a
partire da una dimensione collettiva (di classe).
Il conflitto da aprire e rafforzare deve andare oltre le
battaglie difensive a cui cerchiamo di portare tutta la
solidarietà possibile.
Diamo sicuramente letture diverse dell’importanza di essere
“di governo“, pagando la confusione che si fa tra la categoria
di potere e quella di governo.
Prima di concludere voglio riconoscere il contributo
importante rappresentato da esperienze in parte provenienti
dalla “Rifondazione pre-Chianciano“: il valore dato alle lotte
di emancipazione civile, la centralità della questione
ambientale. Si può riconoscere la centralità del conflitto
capitale-lavoro, dando grande importanza anche alle
altre istanze. La scissione di Sinistra Ecologia e Libertà è
stata un grave danno anche nell’aver rafforzato una falsa
antinomia tra due presunte sinistre (una moderna ed una
novecentesca). In questa ricostruzione folcloristica, distante
dalla realtà, siamo talvolta cascati un po’ tutti, nel tessuto
militante.
Nel vostro documento manca ogni riferimento alle relazioni di
Sinistra Italiana con gli altri soggetti politici. Capisco
quanto dite nel momento in cui sostenete la necessità di
formare una vostra identità, autonoma, per passare in un
secondo momento alla costruzione dei rapporti con le altre
realtà, sulla base dei contenuti. Mi pare però che pensiate
più ad accordi elettorali tra gruppi dirigenti, a partire da
chi oggi è già presente in Parlamento.
Vi lamentate di come appare il vostro confronto interno sulle
testate nazionali, noi come Rifondazione abbiamo un problema
analogo su Facebook: è chiaro che abbiamo visibilità diverse
nel sistema di informazione, nonostante gli iscritti al mio
Partito continuino ad essere un numero significativo.
Ribalto la proposta che solitamente avanza il Segretario
nazionale, Paolo Ferrero. Non credo che, se si andrà al voto
nel 2018, sarete interessati ad un’alleanza con chi non ha
rappresentanza parlamentare. Trovo persino inevitabile che i
vostri dirigenti cerchino l’autosufficienza. Chi ha
responsabilità di un’organizzazione cerca di renderla il più
forte possibile. Sono quindi pessimista sulla possibilità che
ci si possa ritrovare uniti durante il prossimo appuntamento
elettorale, nonostante ritenga giusto e necessario che
continui ad essere la proposta qualificante di Rifondazione
nei rapporti a sinistra.
L’unità più utile da ricercare è però quella nella
“costruzione della mutualità dal basso”. Nel ricostruire
solidarietà di classe non possiamo permetterci di giocare
sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori, in nome di
qualche voto in più.
Se ci ritroveremo nelle pratiche reali, fra qualche anno
riusciremo forse ad affrontare il diffuso e onnipresente tema
dell’unità della sinistra senza imboccare le solite strade,
battute e ribattute, che solitamente finiscono nel vuoto. In
questo senso vi auguro buon lavoro e penso che sia necessario
continuare a confrontarci con grande trasparenza e chiarezza.