VIENI E SEGUIMI 5 anno 4 - Parrocchia Sant`Ambrogio

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Transcript VIENI E SEGUIMI 5 anno 4 - Parrocchia Sant`Ambrogio

NUM ERO 5 – FE BB RAIO
V@AB@ A CADE@F@!
Gli appuntamenti di FEBBRAIO
Filo dire o….con S. Ambrogio
• Venerdì 3 - ore 17.30: Adorazione eucaris ca
• Domenica 5 - ore 11.00: GIORNATA DELLA VITA — Benedizione delle
BEATI I POVERI IN SPIRITO,
PERCHÉ DI ESSI È IL REGNO DEI CIELI
mamme in a esa di un bambino
• Martedì 7 - ore 18.00: la Comunità di S. Ambrogio è stata invitata dalla
Parrocchia S. Maria Immacolata di Lourdes (via S. Bernade e) per una
Messa in preparazione della loro Festa Parrocchiale (Madonna di Lourdes
— 11 febbraio). La messa sarà presieduta da Don Marco.
• Domenica 19 - ore 12.45: Pranzo comunitario
• Domenica 19: POZZO DELLA BONTÀ — Raccolta di generi alimentari a
Feriali
18.30
BEATI VOI!
lunga conservazione
ORARIO MESSE
ANNO 2 0 16/ 2 01 7
Festivi
08.30
10.00
11.00
12.15
18.30
Orari di apertura dell’Ufficio Parrocchiale:
Martedì, mercoledì e venerdì dalle 17.30 alle 19.30
Giovedì dalle 10.00 alle 12.00
•
•
Il centro d’ascolto Caritas è aperto il lunedì dalle 17.00 alle 18.30.
Naviga sul sito della Parrocchia: www.santambrogioroma.it
Informazioni: [email protected]
LO SAI CHE?
Se sei impossibilitato a muover e vuoi ricevere il sacramento dell’Eucaris)a, i
sacerdo e i ministri straordinari della Parrocchia sono disponibili a venire a
casa tua per portare la Comunione.
Per info chiama: 06 6620067 negli orari di ufficio
In caso di assenza del Parroco, per gravi necessità conta are: 331 8771221
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Carissimi, entriamo nel mese di febbraio, nel cuore di quest’inverno così devastante per tante popolazioni del centro Italia e che,
unito al terremoto, sta me endo a dura prova le speranze e i progeJ di tan . Il cielo e la terra: le due coordinate fondamentali
dell’essere umano — con la neve e le scosse — sembrano accanirsi
entrambi contro l’uomo stesso, producendo solitudine, distruzione, difficoltà, ma sopra u o rendendo ciascuno di noi ancora più
consapevole della nostra condizione “base”, la precarietà. Chi sono
dunque i «poveri in spirito» di cui parla la bea tudine di questo
mese? Sono appunto coloro che assumono la connaturale condizione di precarietà come occasione per svuotarsi di sé e delle proprie sicurezze e riscoprire l’urgenza di affidarsi a Dio e di confidare
in Lui, Signore del cielo e della terra. La povertà esaltata da
Ma eo, più che una condizione sociale è uno stato del cuore e
dell’anima: chi è pieno di sé non ha posto né per Dio né per gli altri. Così come chi vede nel possesso delle cose la soluzione a tuJ i
problemi dell’esistenza non riesce a «com-prendere», a prendere
con sé la prospeJva evangelica del Regno dei Cieli: «l’uomo nella
prosperità non comprende», ricorda il Salmo 48. «I poveri in spirito
non appesan scono la loro mente con il desiderio della ricchezza
né si a accano a quello che è transitorio e caduco. Sono poveri
perché svuota del superfluo e perché l’amore per le realtà eterne
li rende estranei e liberi nei confron di quelle terrene» (Canopi).
Per questo essi hanno maggiore confidenza con la precarietà della
vita! La povertà in spirito consiste dunque, fondamentalmente,
nell’acce are la propria condizione umana con santa le zia, sapen1
VIENI E SEGUIMI!
do che — come dice san Paolo — Gesù l’ha assunta per arricchirci della
sua divina ricchezza: «Conoscete la grazia del Signore nostro Gesù Cristo:
da ricco che era, si è fa o povero per voi, perché voi diventaste ricchi per
mezzo della sua povertà» (2Cor 8,9). Un monaco cistercense vissuto nel XII
sec., Guerrico d’Igny, in uno dei suoi Sermoni, scriveva: «vorrei ricordarvi,
fratelli, che la vera e beata povertà dello spirito è più nell’umiltà del cuore
che nella ristre ezza del patrimonio. I beni materiali talvolta si posseggono in modo u le; la superbia non la si conserva mai se non in modo dannoso». Durante questo mese consideriamo anche noi la bea tudine della
povertà evangelica: di fronte alle tante esperienze di precarietà, essa ci
proie a nella condizione di quel Regno che invece ci parla di stabilità, di
defini vità, di eternità. Buon febbraio a tuJ.
Don Marco
LA GIORNATA DELLA MEMORIA
Anna Frank—La voce a cui fu imposto il silenzio
Anna Frank, ebrea, nasce in Germania nel 1929. In seguito alle persecuzioni naziste, insieme ai suoi emigra in Olanda ad Amsterdam. Siamo nel
1942, l’Olanda è in mano ai tedeschi e i Frank per sfuggire alla deportazione sono relega in un alloggio segreto dove vivono per due anni. Anna, ironica, intelligente, maturata precocemente dagli even , sapeva
cogliere come una scri rice consumata gli avvenimen e le no zie che
trapelavano a stento dalla piccola radio che aveva con sé, dando sempre
il suo giudizio ora severo, ora più dolce, ma essenziale e sincero. «La
gioia che hai nel cuore — scriveva Anna — può essere soltanto offuscata,
poi tornerà a render felice. Non ho mai perso la speranza, Dio non mi
abbandonerà». Ma ella sen va il pericolo che la sovrastava. Al suo diario, che chiamava Ki y, Anna non nascondeva niente: le sue paure, i suoi
presagi, e anche il suo innocente amore per Peter, un ragazzo che viveva
in clandes nità con la sua famiglia insieme a loro. Personalità complessa
quella di Anna; ella stessa diceva di averne due: l’una passionale, irruente e cri ca, l’altra invece buona e generosa, amante della natura e dello
studio. È il giugno 1944. Anna ha ormai 15 anni. La radio annuncia gli
sbarchi degli americani e degli inglesi in mol paesi dell’Europa. Si stava
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davvero avvicinando la tanto anelata liberazione? Ma Anna pensava: «Possono gridare di gioia gli altri Paesi, noi no! Noi
ebrei non ne abbiamo ancora il diri o». Il
4 agosto 1944, verso le undici di maJna,
davan agli alloggi si fermò una macchina
delle S.S. I rifugia erano sta tradi . La
famiglia Frank fu deportata ad Auschwitz in Polonia. Il 6 gennaio 1945 la
madre di Anna muore di fame e di sten e Anna e sua sorella Margot furono portate nel campo di concentramento di Bergen Belsen. Dopo o o
mesi di sofferenza, scoppia nel campo un’epidemia per le condizioni igieniche disumane; muore la sorella Margot e dopo alcuni giorni muore Anna. Il padre delle giovani fu l’unico che sopravvisse, e si adoperò con tu e
le sue forze per ricercare e me ere insieme gli scriJ e il diario di Anna
per poi consegnarlo alla storia. Pochi giorni prima dell’arresto Anna aveva
scri o sulle pagine del suo diario: «Mi è impossibile costruire tu o sulla
base della morte, della miseria e della confusione. Vedo che il mondo lentamente si trasforma in un deserto, sento sempre più forte il rombo che
si avvicina, che ucciderà anche noi, sono partecipe del dolore di milioni di
persone, eppure, quando guardo il cielo, penso che tu o tornerà a volgersi al bene, che anche questa durezza spietata finirà. Dio non ha mai
abbandonato il nostro popolo. Gli ebrei sono sopravvissu a raverso tuJ
i secoli. Hanno dovuto soffrire per tuJ i secoli, ma ciò li ha resi più for . È
stato Dio che ci ha faJ così, ma sarà anche Dio che ci eleverà». Anna dunque, fino alla fine confidò in Dio e “nell’in ma bontà dell’uomo”, ma in
fondo a quella sua anima che voleva volare alto e vedere il ritorno della
libertà, vi era la consapevolezza della fine imminente che avrebbe spezzato le sue ali e spenta la sua voce. Sono pagine come queste — scrive Natalia Ginzburg — che fanno del suo diario qualcosa di più di un documento umano; sono pagine come queste che ci fanno tornare a questo libro
vincendo la pietosa emozione che ci dà l’innocente voce a cui fu imposto
il silenzio. Di questa voce, noi serbiamo nella memoria, per trasme erla
alle nuove generazioni, la vibrazione fiduciosa e profonda, la bontà coraggiosa che ha superato la morte.
Laura
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