Il Monte perde altri 3,4 miliardi

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Mercati
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Venerdì 10 Febbraio 2017
IERI A MERCATI CHIUSI L’ISTITUTO SENESE HA DIFFUSO I CONTI DELL’ESERCIZIO 2016
Il Monte perde altri 3,4 miliardi
Le rettifiche sono state pari a 4,5 miliardi di euro, 2 miliardi in più dell’anno prima. La copertura delle
sofferenze sale al 65%, quella delle inadempienze probabili al 40%. Capitale sotto la richiesta della Bce
di Ugo Brizzo
I
l Monte dei Paschi di Siena è tornato in perdita nel
2016, come previsto, e ha
registrato un rosso di circa 3,38 miliardi di euro che
include 2,59 miliardi di rettifiche sui crediti per l’aggiornamento delle valutazioni sui
deteriorati. Mps aveva chiuso
il 2015 in utile per 388 milioni solo per effetto del restatement dell’operazione Alexandria. I dati preliminari del
2016 sono stati approvati ieri
dal consiglio di amministrazione presieduto da Alessandro Falciai. La banca archivia
un esercizio con un risultato
operativo lordo di 1,63 miliardi che si confronta con quello
di 2,58 miliardi del 2015. Nel
quarto trimestre il risultato
operativo è stato positivo per
147 milioni.
Il Monte dei Paschi ha chiuso
il bilancio con rettifiche complessive per 4,5 miliardi, circa
2 miliardi di euro in più rispetto
all’anno precedente. Oltre alle
maggiori rettifiche per i nuovi
criteri di valutazione dei crediti (per 2,59 miliardi), la banca
indica le rettifiche sulle attività
finanziarie e altre operazioni.
Nel quarto trimestre l’istituto
ha anche aggiornato i fattori
correttivi (haircut) applicati ai
valori di perizia degli immobili costituiti a garanzia delle
esposizioni deteriorate. Le rettifiche di valore nette del quarto
trimestre, che sono ammontate
a 2,482 miliardi, includono
1,842 miliardi di euro di rettifiche legate agli aggiornamenti delle policy sul credito. Mps
alla fine dello scorso anno ha
registrato uno stock di crediti deteriorati netti in calo di
circa 4 miliardi rispetto a dicembre 2015 e di 2,2 miliardi
rispetto a settembre 2016 per
Banche, tracciate le linee dell’inchiesta parlamentare
oveva essere l’occasione per fare il punto
D
complessivo su luci e ombre del sistema
bancario e finanziario italiano, ma l’accelerazione verso una vera e propria commissione
parlamentare d’inchiesta, causata dal fallimento
dell’operazione di mercato sul Monte dei Paschi,
ha trasformato l’indagine conoscitiva svolta dalla commissione Finanze del Senato in una sorta
d’istruttoria di quest’ultima. Un fatto che emerge
chiaramente dalla relazione finale approvata ieri,
le cui conclusioni servono soprattutto a tracciare le linee di condotta e definire l’ambito della
prossima inchiesta di cui si comincerà a parlare
concretamente nell’aula del Senato giovedì prossimo, data in cui il presidente Pietro Grasso ha
fissato l’avvio della discussione del disegno di
legge di istituzione della commissione stessa. Gli
indirizzi dell’inchiesta sono infatti esplicitamente ricordati nel testo della relazione. Sono sette
i punti principali. L’organismo bicamerale dovrebbe indagare su: 1) «le forme, le modalità, gli
obiettivi e l’efficacia della vigilanza sulle banche
per quanto riguarda sia la stabilità del sistema
sia la trasparenza»; 2) «l’analisi della gestione
delle banche a fronte degli scenari aperti in Italia
dalla crisi finanziaria e del debito sovrano; 3) «le
modalità di raccolta della provvista e gli strumenti utilizzati»; 4) «i criteri di remunerazione
dei manager e la realizzazione di operazioni con
parti correlati suscettibili di conflitto di interes-
se»; 5) «il collocamento presso il pubblico dei
prodotti finanziari con particolare riferimento
alle obbligazioni bancarie, anche in relazione
agli aspetti di rilevanza civile e penale»; 6) «le
forme di erogazione del credito a prenditori di
particolare rilievo e la diffusione di pratiche scorrette di abbinamento tra erogazione del credito
e vendita di azioni o altri strumenti finanziari
della banca, anche in relazione agli aspetti di
rilevanza civile e penale»; 7) «la struttura dei
costi, la ristrutturazione del modello gestionale
e la politica di aggregazione e fusione». Ma, al
di là del lavoro della commissione d’inchiesta,
che - si chiarisce - dovrà evitare di sovrapporsi e intralciare le indagini della magistratura in
corso sulle vicende di Mps e delle altre banche
in crisi, l’indagine conoscitiva ha evidenziato
alcune urgenze che la politica deve affrontare
in tema di banche, per esempio per modificare
in Italia le regole di trasparenza e della Mifid
ampliando la tutela automatica dei clienti con
procedure stragiudiziali più celeri, o introdurre
nuovi e più semplici strumenti informativi sintetici sul rischio dell’investimento o anche rendere
le prassi di vigilanza più incisive e tempestive.
Ma la commissione chiede anche di recuperare
in Europa margini di manovra sull’applicazione
del bail-in e sulla disciplina degli aiuti di Stato,
oltre che di trovare il modo di difendere maggiormente gli interessi nazionali.
Marco Morelli
effetto di maggiori accantonamenti a seguito degli aggiornamenti delle metodologie e
dei parametri valutativi delle
policy del credito. La copertura delle inadempienze
probabili è stata aumentata
al 40,3% (dal 29,2% di fine
2015) e quella dei crediti in
sofferenza al 64,8% (63,4%
alla fine dell’anno precedente). A fine 2016 il patrimonio
di base (Cet 1) del gruppo creditizio senese è sceso all’8%
dell’attivo ponderato per il
rischio contro il 12% di fine
2015. Un calo, ha spiegato la
nota diffusa dalla banca ieri in
serata, dovuto principalmente
«alla perdita del periodo (3,38
miliardi di euro, ndr) parzialmente compensata dalla riduzione delle attività ponderate
per il rischio». Il Cet 1 risulta
dunque inferiore al 10,75% richiesto dallo Srep della Banca
Centrale Europa a partire dal
31 dicembre 2016.
Intanto il cantiere per il piano
di ristrutturazione del Monte dei
Paschi «è in corso, mantenendo,
in continuità con il piano industriale 2016-2019, le principali
linee strategiche focalizzate
sulla riduzione del profilo di
rischio della banca», ha scritto
Mps su richiesta della Consob
nel comunicato sui risultati preliminari dell’esercizio. Il piano
industriale al 2019 è stato varato
dalla banca a fine ottobre, due
mesi prima del fallimento della
ricapitalizzazione da 5 miliardi
di euro sul mercato.
Tornando ai conti annuali, il
risultato operativo lordo di
Mps del 2016 è stato pari a
1,635 miliardi di euro, con un
margine di interesse che si è
attestato a 2,021 miliardi, in
flessione del 10,5% rispetto al
dato del 2015. Le commissioni
nette si sono attestate a 1,839
miliardi di euro (+1,6%). Gli
oneri operativi sono stati pari
a 2,621 miliardi (-0,3%). Il
totale dei ricavi del gruppo
l’anno scorso si è attestato a
4,256 miliardi (-18,4%).
La precaria situazione del
Monte dei Paschi nonché la
costante esposizione mediatica hanno pesato sulla raccolta
diretta delle banca senese nel
corso del 2016. A fine anno la
raccolta diretta è risultata pari
a 105 miliardi, in calo di 14,7
miliardi rispetto alla fine del
2015, ma «le prime evidenze
del mese di gennaio confermano il livello di raccolta di fine
2016 ed evidenziano l’arresto
delle fuoriuscite», ha spiegato
ancora la banca guidata dall’ad
Marco Morelli.
Al 31 dicembre scorso la raccolta complessiva del Monte
dei Pasci è stata pari a 203
miliardi di euro, in calo del
10,1% rispetto al dato segnato a fine dicembre 2015. La
raccolta indiretta si è attestata
a 98,2 miliardi, in calo di 8 miliardi di euro rispetto alla stessa data dell’anno precedente.
(riproduzione riservata)
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Risultato netto positivo per 688 milioni grazie all’apporto dell’acquisizione della merchant bank. Il titolo sale ancora
Banca Ifis, utile record con Interbanca e npl
di Manuel Costa
U
tile record nel 2016 per Banca
Ifis: al 31 dicembre dello scorso
anno il risultato è stato di 687,9
milioni, spinto dall’acquisizione di
Interbanca, che pesa per 623,6 milioni. La cifra rappresenta il cosiddetto gain on bargain purchase che,
come previsto dai principi contabili
di riferimento, è stato iscritto a conto
economico e risulta dalla differenza
positiva tra il valore delle attività e
passività acquisite (742,8 milioni
di euro) e il loro prezzo di acquisto
(119,2 milioni, ancora al lordo di
eventuali ulteriori ridalle prime settimaBANCA IFIS
duzioni). Si prevede
ne abbiamo iniziato a
quotazioni
in
euro
28
inoltre che le attività
lavorare su fronti coiscritte a fair value in
muni, cogliendo, tra le
26
sede di acquisizione
altre, diverse opportucontribuiranno posinità di cross-selling»,
24
tivamente alla formaha detto l’ad di Banca
IERI
zione del risultato delIfis Giovanni Bossi.
22
25,9
€
la gestione finanziaria
«Portiamo così nel
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anche nel corso degli
gruppo e nel mercato
20
esercizi futuri per efcompetenza, dimen9 nov ’16
9 feb ’17
fetto dell’avvenuto
sione e coefficienti
allineamento della lopatrimoniali di valore
ro redditività ai tassi di mercato di che ci permetteranno di costruire ulriferimento. «Questa acquisizione ci teriore crescita nei settori di presenza.
permette di completare l’offerta dei A questo», sottolinea Bossi, «si agservizi a supporto delle Pmi, e già giunge la sempre crescente attenzione
nel settore dei non-performing loan,
nel quale la banca conferma la volontà di crescita».
Nel 2016 il margine di intermediazione è calato del 19,4% a 326 milioni di euro, mentre cresce l’area
npl su cui l’anno scorso sono stati
realizzati utili da cessioni di portafogli residuali per 44,5 milioni di euro.
L’utile netto del gruppo al 31 dicembre 2016, al netto dell’operazione
Interbanca, si attesta a 89,7 milioni di euro e il dividendo proposto è
di 0,82 euro per azione. Il titolo ha
chiuso la seduta di ieri con un rialzo
dell’1,5% a 25,9 euro. (riproduzione
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