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San Bonaventura 
gio rni
Cadoneghe
5 febbraio 2017
Parrocchia 049 700663 - Suore del Sacro Cuore 049 700766
don Egidio 348 3939532 - don Silvano 329 2192837
sito www.sanbonaventura.it - mail [email protected]
Giornata Nazionale per la vita
DONNE E UOMINI PER LA VITA
NEL SOLCO DI SANTA TERESA DI CALCUTTA
Il coraggio di sognare con Dio
Alla scuola di Papa Francesco s’impara a sognare. Spesso nelle
udienze fa riferimento ai sogni dei bambini e dei giovani, dei malati
e degli anziani, delle famiglie e delle comunità cristiane, delle
donne e degli uomini di fronte alle scelte importanti della vita.
Sognare con Dio e con Lui osare e agire! Quando il papa commenta
la Parola di Dio al mattino o quando tiene discorsi nei vari viaggi
apostolici, non manca di incoraggiare a sognare in grande. È nota
la sua devozione a san Giuseppe, che considera uomo del “sogno”
(Cfr. Mt 1,20.24). Quando si rivolge alle famiglie, ricorda loro che
il sogno di Dio “continua a realizzarsi nei sogni di molte coppie che
hanno il coraggio di fare della loro vita una famiglia; il coraggio di
sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarci
con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta
solo, nessuno si senta superfluo o senza un posto”.
I bambini e i nonni, il futuro e la memoria
Per papa Francesco il sogno di Dio si realizza nella storia con la cura
dei bambini e dei nonni. I bambini “sono il futuro, sono la forza,
quelli che portano avanti. Sono quelli in cui riponiamo la speranza”;
i nonni “sono la memoria della famiglia. Sono quelli che ci hanno
trasmesso la fede. Avere cura dei nonni e avere cura dei bambini è
la prova di amore più promettente della famiglia, perché promette il
futuro. Un popolo che non sa prendersi cura dei bambini e dei nonni
è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e non ha la memoria
per andare avanti”. Una tale cura esige lo sforzo di resistere alle
sirene di un’economia irresponsabile, che genera guerra e morte.
Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che
guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità,
dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana
dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale. È ciò che
ripete ancora oggi Santa Teresa di Calcutta con il famoso discorso
pronunciato in occasione del premio Nobel 1979: “Facciamo
che ogni singolo bambino sia desiderato”; è ciò che continua a
cantare con l’inno alla vita: “La vita è bellezza, ammirala. La vita è
un’opportunità, coglila. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è
un sogno, fanne una realtà. ... La vita è la vita, difendila”.
Con Madre Teresa
La Santa degli ultimi di Calcutta ci insegna ad accogliere il grido di
Gesù in croce: “Nel suo ‘Ho sete’ (Gv 19,28) possiamo sentire la voce
dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la
luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi
di pace”. Gesù è l’Agnello immolato e vittorioso: da Lui sgorga un
“fiume di vita” (Ap 22,1.2), cui attingono le storie di donne e uomini
per la vita nel matrimonio, nel sacerdozio o nella vita consacrata
religiosa e secolare. Com’è bello sognare con le nuove generazioni
una Chiesa e un Paese capaci di apprezzare e sostenere storie di
amore esemplari e umanissime, aperte a ogni vita, accolta come
dono sacro di Dio anche quando al suo tramonto va incontro ad
atroci sofferenze; solchi fecondi e accoglienti verso tutti, residenti e
immigrati. Un tale stile di vita ha un sapore mariano, vissuto come
“partecipazione alla feconda opera di Dio, e ciascuno è per l’altro
una permanente provocazione dello Spirito. I due sono tra loro riflessi
dell’amore divino che conforta con la parola, lo sguardo, l’aiuto, la
carezza, l’abbraccio”. i vescovi italiani
GRUPPO BIBLICO
Non ci sarà martedì 7; riprenderà martedì 14 alle 21 dal cap. 11 di Luca.
Le Settimane di fraternità per i giovani
nel tempo di Quaresima
In questi giorni sta partendo una lettera rivolta ai giovani dai 18 ai 30
anni della nostra parrocchia, con un invito simpatico e speciale: vivere
una “settimana di fraternità”, abitando in canonica, a gruppi di sei al
massimo, nel tempo di Quaresima, iniziando dal 5 marzo.
In ogni compleanno è bello avere accanto le persone che amiamo. Ecco
perché nel 50° della parrocchia abbiamo pensato ad un evento speciale per
i giovani, che amiamo e stimiamo. Ognuno vivrà i suoi impegni normali e
quotidiani di lavoro, di studio, di coppia, di sport, di amici…
Si fisseranno alcuni momenti in cui dare la precedenza allo stare insieme:
i pasti, almeno una serata per chiacchierare tra noi e con altri giovani che
vorranno unirsi, la preghiera condivisa.
è
Chi è interessato alla proposta o vuole saperne di più,
è invitato mercoledì 15 febbraio alle ore 21 in salone:
è
ne parleremo e inizieremo a formare i gruppi per le settimane.
Chi non potrà esserci ma desidera partecipare, può mandare una mail a
[email protected] o chiamare Alessandra (346 0986782),
Giovanni (347 3426587), Sara (338 7792602), Tommaso (346 3655143).
La nostra anagrafe non è aggiornata (è un’impresa impossibile!): per
questo invitiamo ad un “passaparola” tra giovani e famiglie, e ci
scusiamo se ci sarà qualcuno a cui non arriverà l’invito. Il desiderio è di dire
a tutti il bene che sentiamo e quello che possiamo costruire nella fraternità.
Se la proposta piace ma per qualcuno non è realizzabile, è comunque un
ponte di amicizia: si potrà percorrerlo in altri modi e in altre occasioni.
Speriamo e osiamo... “è di notte che è bello credere alla luce” (Platone).
GENITORI E PADRINI CRESIMANDI SECONDA MEDIA
Venerdì 10 alle ore 21 verrà ad incontrarli don Marco Cagol, vicario episcopale
per le relazioni con il territorio, che amministrerà la Cresima ai ragazzi,
domenica 14 maggio alle 16.30. Sarà una bella occasione di fraternità e ascolto.
FRATERNITA’ MISSIONARIA
Dopo le celebrazioni di sabato 11 e domenica 12 si potrà rinnovare
l’adesione all’Associazione, per sostenerla e condividerne gli obiettivi.
S ET TIM AN A L IT U RG I CA
da lunedì a giovedì non ci sarà l’eucaristia delle 8.30
LUNEDI 6 FEBBRAIO san Paolo Miki e compagni, martiri
19: Longhin Odilla , Giuseppe; Schiavina Gino
MARTEDI 7 FEBBRAIO
19:
MERCOLEDI 8 FEBBRAIO santa Giuseppina Bakhita, vergine
19: Munaro Dino
GIOVEDI 9 FEBBRAIO
19:
VENERDI 10 FEBBRAIO santa Scolastica, vergine
8.30; 19: Oscar, Tiziana; 21: incontro di preghiera
SABATO 11 FEBBRAIO
8.30; 18.30 festiva (Emilio, Rita; Caccaro Giorgio; Maragno Gregorio;
Pellizzaro Giuseppe, Guerrino, Franca, Ester)
DOMENICA 12 FEBBRAIO VI del TEMPO ORDINARIO
Sir 15,16-21; Sal 118 (119); 1Cor 2, 6-10; Mt 5, 17-37
Beato chi cammina nella legge del Signore!
8 (Baldin Antonio, Maria, Marzia; Gamba Emilio) - 10 - 18
Oggi andremo in pellegrinaggio alla comunità di Mejaniga, dove
celebreremo l’ eucaristia alle 9.30 , per ringraziare questa
parrocchia che, 50 anni fa, ha rinunciato a una parte di sè per far
nascere noi. Con chi desidera partiremo a piedi dal piazzale alle 8.50.
L’eucaristia sarà animata dai due Cori dei piccoli, il nostro e quello
di Mejaniga. Al termine ci sarà un rinfresco.
Tutti siamo invitati!
AUGURI, VESCOVO CLAUDIO!
Lo ricordiamo nella preghiera e nell’amicizia nel suo 62° compleanno, sabato
11 febbraio. Ricordiamo tutta la nostra diocesi, perché sia unita con lui.
Padova, 2 febbraio 2017 - Conferenza stampa
Claudio Cipolla, vescovo di Padova
Lettera di una signora bisnonna: “Caro Vescovo Claudio,
perdoni la mia libertà nei suoi confronti. Ho visto la sua
lettera e mi sono immedesimata in lei. Essendo io una
bisnonna ne ho viste in tutta la mia vita, con sei figli! E
parlo solo della mia famiglia. La capisco pienamente e partecipo al suo
dolore. I figli e i fratelli crediamo che vengano tutti uguali perché li abbiamo
educati e abbiamo insegnato loro con tutto il cuore e nel bene e nel male.
Purtroppo non è così… Nella mia famiglia ne ho viste di tutti i colori più di
male che di bene, ma finora ne sono uscita e sono ancora viva!”
Questa della bisnonna è una delle tante manifestazioni di vicinanza a me e
alla nostra Chiesa diocesana da parte di parrocchie e comunità e gruppi di
credenti, preti, singoli cristiani. In questi giorni sono state tante le attestazioni
di vicinanza ricevute e che nel mio cuore condivido con tutti i preti diocesani.
Tra queste ce n’è una che ha un valore particolare per me, come prete e come
vescovo: sabato 28 gennaio, intorno alle 19.30, mi ha telefonato papa
Francesco. Mi ha incoraggiato a essere forte nel portare questo impegnativo
e doloroso momento della vita della nostra Chiesa padovana.
Devo dire che la signora ha colto nel segno. Non provo rancori, ma
dispiacere e dolore. E starei volentieri in silenzio come un padre di
fronte ad un figlio che è caduto in qualche disgrazia. Ma siccome stiamo
lavorando per fare verità e anche giustizia, per questo vorrei condividere
alcuni pensieri e alcune decisioni anche con voi, per aiutare il vostro
servizio. Comunicando con trasparenza tutto quanto sappiamo.
Come sapete sono rientrato in anticipo dal viaggio alle missioni diocesane
in America Latina. Essendo scoppiato il caso di don Andrea Contin, avevo
valutato la possibilità di rimandare il viaggio in Ecuador e nello stato
brasiliano di Roraima in Amazzonia, ma le attese dei nostri preti e laici che
svolgono il loro servizio in quelle realtà erano tanto alte che mi sarebbe
sembrato un tradimento. Pur addolorato e preoccupato dalla situazione sono
andato. Con gioia ho visto il tanto bene che i nostri missionari fidei donum
e i religiosi stanno compiendo presso gente povera e socialmente esclusa.
Vivere questa esperienza mi ha confortato, perché la Chiesa non coincide con
gli sconvolgenti e scandalosi episodi che ora stanno interessando la nostra
Chiesa padovana. La nostra Chiesa diocesana continua ad essere estroversa
e sa di guarire dai suoi mali nella misura in cui si apre ed esce incontro a
tutti quelli che sono nel bisogno. In America Latina abbiamo confermato la
nostra presenza e disponibilità ai vescovi locali per un altro po’ di anni.
Visto l’ampliarsi delle vicende a Padova sono tornato in anticipo, appena
possibile, per affrontare più direttamente la situazione. Nei mesi di dicembre
e gennaio la situazione è esplosa anche se avevamo già fatto passi in
precedenza. Abbiamo ricevuto delle segnalazioni, inizialmente “anonime”,
nel senso che chi le portava aveva disagio a dichiararsi, ma è stato sollecitato
a portare una memoria scritta. In questi casi, infatti, diventa fondamentale
tutelare la riservatezza ma anche verificare l’attendibilità e collaborare
nell’assunzione di responsabilità personale su quanto si afferma.
Tali segnalazioni si sono “concretizzate” con un atto scritto e autografato
una a fine maggio e una a metà ottobre. Da qui è partita l’indagine previa e,
dopo la deposizione al Tribunale ecclesiastico, a queste persone, visto che
si ritenevano vittime di reati, è stato consigliato, da noi stessi, di rivolgersi
direttamente alla Magistratura.
La lettera della bisnonna esprime l’atteggiamento interiore con il
quale mi sto muovendo: sono incredulo e sofferente, ma ho preso atto
e sto agendo, perché come ho già detto nella lettera indirizzata alle
comunità cristiane della Diocesi di Padova: “anche se penalmente non ci
fosse rilevanza, canonicamente, cioè secondo le regole che come Chiesa ci
siamo dati, siamo in dovere di prendere provvedimenti disciplinari perché
non possiamo accettare fraintendimenti”. Le conclusioni alle quali sono
arrivato mi fanno soffrire, ma so che sono necessarie. Non sono provocate
dal clamore mediatico, ma da verifiche dirette.
Se per quanto riguarda l’indagine sui reati attribuiti a don Andrea Contin
la competenza è passata alla Magistratura – e non potrebbe essere
diversamente – e noi stessi restiamo in attesa dei suoi risultati, purtroppo
abbiamo maturato la certezza di sue gravi responsabilità morali. Si tratta
di comportamenti inaccettabili per un prete, per un cristiano e anche
per un uomo. Prendiamo assoluta distanza da qualsiasi condivisione o
giustificazione di quanto è stato vissuto: sono intollerabili semplicemente.
Questi comportamenti immorali sono stati ammessi di fronte a me, al
Vicario generale e al Tribunale Ecclesiastico solo in questi giorni.
La Chiesa chiede ai cristiani il rispetto dell’altro/a, crede nell’insegnamento
del Vangelo e in una condotta morale coerente con esso. I nostri peccati
sono sempre tradimento della nostra fede. Anche se sappiamo che il
Signore è grande nella sua misericordia, non possiamo confondere il male
con il bene, accettare come nostro habitat la falsità, ingannare le persone.
E questo soprattutto se abbiamo un incarico dalla Chiesa che ci rende in
qualche misura suoi rappresentanti.
La Chiesa latina inoltre sceglie i suoi ministri ordinati, i preti, tra coloro
che accettano un impegno di vita celibatario. Scelta che può essere accolta
solo nella fede, scelta difficile e oggi non sempre capita e resa più difficile
dal clima culturale in cui viviamo. Scelta che abbiamo fatto in età adulta,
nel pieno possesso della nostra libertà.
Scelta che rende possibile una dedizione piena all’annuncio del Vangelo e
al servizio delle nostre comunità, soprattutto delle persone più in difficoltà.
Come nella vita di coppia, anche nel celibato, sono possibili fragilità e
debolezze. Ma è certo che non ci si può mantenere in una doppia vita!
Anche a questo mi sono riferito nella lettera ai presbiteri del 4 gennaio
che confermo nei suoi contenuti e che è stata bene accolta in Diocesi.
Il comportamento di don Andrea, per altro stimato in parrocchia per le
sue indicazioni pastorali e le sue riflessioni spirituali, è stato in totale
contrasto con gli impegni che si è assunto con la Chiesa. Ha scelto, o forse
più opportunamente diciamo che si è trovato, è caduto in una situazione
di non comunione con il Signore e con la Chiesa. Il suo stile di vita non è
stato consono con gli obblighi di un prete. Il contrasto tra lo stato clericale
e lo stile di vita è così grave e profondo da rendere don Andrea non
idoneo ad esercitare il ministero. Inoltre la sua figura è stata talmente
compromessa da non poter essere ripresentata, anche in presenza di suo
sincero pentimento, ad alcuna comunità.
Per questi motivi vi comunico che per don Andrea abbiamo aperto la
procedura per la sospensione “a divinis” in attesa di approfondire
i termini che possono portare alla dimissione dallo stato clericale.
Non sono contento di prendere questa decisione, ma non posso non
assumermi le responsabilità legate al mio servizio. Cercherò lo stesso di
accompagnare don Andrea nel suo percorso e non gli lascerò mancare la
mia vicinanza. Esprimo la mia solidarietà anche alla sua famiglia di origine
e il mio dispiacere alla parrocchia di San Lazzaro e a tutte le persone per le
quali don Andrea era punto di riferimento umano e spirituale.
Caso diverso è quello di don Roberto Cavazzana. Per lui non abbiamo
ancora elementi sufficienti per capire come accompagnarlo a fare verità
con se stesso. Mi sembra un caso comunque diverso. Non c’è riscontro
né responsabilità penale – non è indagato – e il suo coinvolgimento ci
risulta essere stato parziale e occasionale. Comunque non accettabile
per un sacerdote. La sua situazione è stato acuita oltre il reale. Su questi
fatti si potrebbe aprire una onesta riflessione etica, sociologica e culturale
non solo riguardante la Chiesa. Per quanto riguarda le allusioni ad altri
sacerdoti, a noi non risultano altri preti coinvolti in questa dolorosissima
e umiliante vicenda che ci ha esposti alla vergogna di tutto il mondo.
Alla luce di quanto è accaduto e guardando al futuro ho predisposto alcune
azioni: il Tribunale Ecclesiastico diocesano avrà più risorse di personale
per le indagini preliminari in modo che eventuali altri casi possano essere
affrontati nel modo più veloce possibile; nell’arco di qualche settimana
sarà costituita e resa operativa una commissione indipendente per
l’ascolto e la raccolta di osservazioni, denunce contro comportamenti
di preti, religiosi, diaconi, operatori pastorali in genere… Sarà composta
di poche persone, avrà una durata limitata (pensavo un anno): è per
facilitare l’emergere veloce di eventuali problemi. Ci sarà a disposizione
una linea telefonica con un numero esclusivo e un indirizzo email, con la
disponibilità ad appuntamenti personali. Questa opportunità non esclude
di rivolgersi direttamente al Vescovo, ai vicari o al tribunale ecclesiastico
come è previsto che sia nella prassi ordinaria. I riferimenti saranno dati
sul sito della Diocesi. Preciso che non si tratta di sostituire le attività
della Magistratura. Anzi, se si tratta di reati con possibili rilievi penali,
invitiamo a rivolgersi direttamente alla Magistratura, esattamente come è
stato consigliato e indicato alle signore che nei mesi scorsi si sono rivolte
a noi e che si sono sentite vittime di reati. La Chiesa, infatti, non possiede
gli strumenti idonei per intervenire per quanto attiene fatti che possono
assumere rilievo penale. Noi eventualmente, per chi desidera, possiamo
facilitare chi fosse incerto.
Ci teniamo anche a informare che le attività di formazione permanente
e di accompagnamento di noi preti nella nostra diocesi hanno vissuto e
godono di sperimentazioni ed esperienze molto felici, stabili e di lunga
tradizione che hanno aiutato i circa 700 presbiteri. Siamo convinti che
la Chiesa ha ben altro da raccontare e che la verità e la trasparenza non
faranno altro che rendere più luminosi il bene, la giustizia, la pace, l’onestà
che la nostra Chiesa attua quotidianamente. Grazie a chi ci aiuta a fare
sempre più trasparenza. Per questi ideali evangelici noi dedichiamo tutto
noi stessi consapevoli comunque che anche noi non siamo perfetti e che
siamo da salvare e perdonare ogni giorno. Siamo parte della cultura del
nostro tempo, soggetti a scoraggiamenti e stanchezze. La nostra fragilità
però non toglie nulla alla bellezza del Vangelo e alla sua capacità di servire
la felicità delle persone. Per questo motivo non mancheranno anche
iniziative di carattere spirituale per le nostre comunità e per i nostri preti.
Se per un verso chiedo perdono per i nostri errori, per un altro verso
vorrei ringraziare e presentare, forse cantare, le lodi per tutto il bene che
silenziosamente e umilmente viene compiuto. Anche in questo momento
difficile.
E devo dirvi che sono contento di essere cristiano. E che sono orgoglioso
di essere vescovo della bella e santa Chiesa di Padova.