``abruzzo a statuto speciale`` crisi economica

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''ABRUZZO A STATUTO SPECIALE''
CRISI ECONOMICA, PROPOSTA
SHOCK PER RISOLVERLA
di Roberto Santilli
L'AQUILA - "Le quattro province d'Abruzzo stremate dalla crisi economica devono diventare a statuto
speciale. Siamo pronti a scendere nelle piazze e a uscire dalla trincee".
Questa la proposta shock di Celso Cioni, in tuta mimetica, del direttore di Confcommercio Abruzzo,
come "risposta concreta e a medio-lungo termine alle necessità delle piccole e medie imprese ormai
stremate, anche psicologicamente, pure dagli ultimi eventi sismici e meteorologici".
"Sono ormai circa tremila giorni che stiamo affrontando, senza troppe armi, una guerra che forse è la
più lunga del territorio aquilano - afferma Cioni - ma direi ormai di gran parte dell'Abruzzo. Questa è
una regione in stato di guerra".
"Come associazione - continua il direttore della Confcommercio d'Abruzzo in una intervista
ad AbruzzoWeb.it - abbiamo chiesto anche nei giorni scorsi, durante la conferenza dei capigruppo in
Regione, alla presenza del presidente Luciano D'Alfonso, provvedimenti di natura straordinaria per
una situazione di natura straordinaria. Basti pensare che qualche giorno fa, più noto quotidiano
sportivo italiano, ha aperto l'edizione nazionale con l'emergenza in Abruzzo."
Nel 2014, proprio Cioni si barricò nel bagno della filiale di Bankitalia in piazza Duomo all'Aquila con
una tanica di benzina e un accendino, minacciando di darsi fuoco come forma di protesta contro il
governo - allora e ancora per poco - di Enrico Letta.
"A questi eventi - prosegue Cioni - bisogna rispondere con provvedimenti immediati, emergenziali,
dalla sospensione di pagamenti, mutui e tributi e tasse a imprese che non incassano quasi nulla, che
però non bastano più. Infatti, ci vogliono provvedimenti di natura strutturale, come l'equiparazione
delle nostre province, con una strategia di almeno un quinquennio, a quelle a statuto speciale, per
restituire capacità di reazione. I nostri imprenditori sono stremati dal sistema economico, braccati
dal sistema bancario e, purtroppo, non hanno più capacità di reagire, non c'è più resilienza, perché
sono anche sfiancati dal punto di vista psicologico".
Per l'imprenditore aquilano, "Stato, governo nazionale, regionale e locale, devono dare risposte
concrete, ora, a decine di migliaia di piccole e medie imprese abruzzesi che affrontano senza armi
una guerra senza fine. Nel turismo, poi, la situazione è drammatica. E nel solo settore del
commercio, negli ultimi due anni, sono state abbassate 5 mila saracinesche, che avevano anche gli
indotti".
"Non c'è più la forza per reagire. Questo è un grido di dolore e noi siamo pronti, se non verremo
ascoltati, a scendere nelle piazze come associazioni di categoria, a uscire dalla trincee, e a batterci
per la nostra sopravvivenza. Non possiamo affidarci a una zona franca da 'corriere dei piccoli' che,
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come quella dell'Aquila, non è servita a nulla e non ha fatto ripartire un territorio", conclude Cioni.
10 Febbraio 2017 - 17:16
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