Italia Creativa e Cresme: quale futuro per gli architetti?

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Transcript Italia Creativa e Cresme: quale futuro per gli architetti?

Italia Creativa
quale
futuro
architetti?
e Cresme:
per
gli
Due indagini parlano del presente e del futuro della
professione in Italia, confermando l’inversione del trend di
decrescita. L’ingresso nel 7° ciclo delle costruzioni dal
dopoguerra, il primo “dell’ambiente costruito”, richiederà un
nuovo know-how progettuale
La
seconda
puntata
di
“Italia
Creativa”,
l’indagine
sull’industria della cultura e della creatività italiana
elaborata da Ernst&Young dietro commissione di MiBACT e SIAE,
è stata diffusa con dati che collocano l’architettura
all’interno di un macro-settore “creativo” che comprende
discipline tra cui le arti visive, i periodici e i quotidiani,
la musica, i libri e la pubblicità e nel 2015 ha mosso 47,9
miliardi di euro (in crescita rispetto al 2014 e
corrispondente al 2,96% del PIL nazionale), occupando oltre 1
milione di persone.
Parallelamente, anche l’Ordine degli Architetti di Roma ha
pubblicato e discusso i risultati de “La città del futuro.
Roma 2030 l’architettura come risorsa”, indagine commissionata
al Cresme che, mentre cerca di costruire una visione
innovativa per lo sviluppo della capitale nei prossimi
decenni, posiziona nel futuro a breve e medio termine la
professionalità di un architetto che, sullo sfondo di una
profonda trasformazione del mercato, deve sapersi rinnovare,
partendo da un’attualità ancora difficile e nell’ottica di
valorizzare una disciplina che è importante risorsa per le
città e il territorio.
Leggerle in parallelo, e integrando i dati che singolarmente
restituiscono, aiuta ad avere un quadro più completo di una
situazione in evoluzione per un settore che, come le molte
analisi del Cresme da tempo affermano, sta completando un
ingresso non indolore nel suo settimo ciclo edilizio dal
secondo dopoguerra.
In un contesto economico nazionale in cui Italia Creativa
colloca ai primi posti le Attività Immobiliari (con 232
miliardi di valore economico diretto) e le Costruzioni (199),
gli architetti italiani vivono ormai da molto tempo in un
grande sovraffollamento: “se il valore per singolo architetto
del mercato italiano fosse pari a quello riscontrabile in
Germania, che vanta importanti risultati, il valore del
settore in Italia sarebbe triplo”.
Questa affermazione trova conferma nei precisi e puntuali dati
restituiti dal Cresme. La fonte sono le iscrizioni ai 105
ordini provinciali, per cui gli architetti in Italia a fine
2015 erano 154.310 (700 in più rispetto al 2014 e con una
crescita in rallentamento). Questa cifra è pari al 27% di
tutti gli architetti europei, equivale a circa 2,5 architetti
ogni 1.000 abitanti (contro lo 0,45 in Francia, l’1,33 della
Germania e una media europea di 0,96) e mette nelle mani di
ogni professionista uno dei più bassi potenziali di mercato
pro-capite del continente (solo la Grecia fa peggio). A questa
situazione si sommano un tasso di disoccupazione che, secondo
la rielaborazione dei dati Almalaurea sugli architetti a 1
anno dal conseguimento del titolo, è passato dal 9,7% del 2008
al 31,1% del 2014 e potenzialità di espatrio fortemente
ridimensionate dalle difficoltà linguistiche e di
comunicazione (per quasi il 30%).
Il contesto globale delle costruzioni è tuttavia atteso in
espansione (il Cresme prevede una crescita nel mondo tra 2016
e 2020 pari al 13%, con la Cina paese trainante e l’Africa
continente emergente) e, nonostante tutto, qualche notizia
positiva c’è anche per l’Italia, sia per il Cresme, che già
per il 2016 ipotizza uno scenario di timida ripresa, che per
Italia Creativa. Nel 2015 il trend di decrescita sembra
infatti essersi finalmente invertito, anche se si faranno
ancora aspettare concreti effetti su redditi in caduta libera,
stimati dal Cresme in un -44,7% tra 2007 e 2015, per un
imponibile medio annuo di 16.700 euro nel 2015. Importante
elemento per l’inversione, secondo gli analisti di
Ernst&Young, è stata la politica di incentivi alle
ristrutturazioni e alla riqualificazione edilizia, che ha
aumentato le percentuali e le cifre massime detraibili.
Il futuro e le sue potenzialità per gli architetti sono ben
tracciati soprattutto dalla completa restituzione del Cresme e
guardano alle città e a una crescita urbana che deve essere
sostenibile, innovativa e solidale e nei prossimi anni
interesserà le maggiori città europee, e in piccola parte
anche alcune delle nostrane.
Il cambio di paradigma richiede il rinnovamento di una figura
professionale che deve acquisire un nuovo know-how progettuale
e diventare sempre più multidisciplinare per essere in grado
di trovare il suo ruolo all’interno del “primo ciclo
dell’ambiente costruito”, intervenire positivamente nei
processi di rigenerazione (soprattutto alla piccola e
piccolissima scala), interagire con città sempre più smart
nelle reti e nella gestione dei loro territori e operare in un
settore delle costruzioni che, grazie alla tecnologia e alle
nuove organizzazioni di processi progettuali e cantieri, sta
affrontando la sua prima rivoluzione industriale.
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