ComunicareÀ ducia e speranza

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Transcript ComunicareÀ ducia e speranza

Anno 2 - n. 1
www.ilpoliedro.info
Gennaio 2017
3HULRGLFRGHOOD'LRFHVLGL&DVHUWD
formazione | informazione | cronaca
“Comunicare Àducia e speranza” I
Editoriale
di Luigi Nunziante
LA VOCE
DEL VESCOVO
di Giovanni D’Alise
O
ggi viviamo una situazione che può considerarsi
momento di “disperazione” e
di forte “crisi” sociale, politica
e anche spirituale e pastorale.
E in qualche modo stiamo vivendo un tempo, anche lungo,
di “disperazione” e di “esilio”.
Non un esilio, lontani da un
territorio a noi caro, ma un
esilio da un mondo, che si va
esaurendo, ad un altro mondo che si va delineando con
alcune connotazioni ben pre-
Avere coraggio,
grande fede, persistente preghiera
e vivere costantemente alla presenza di Dio
cise. Un mondo nuovo per noi
sconosciuto, estraneo a noi. È
di nuovo l’esperienza dell’esilio, contenitore di sofferenze,
ma anche di tanta novità.
Si tratta di non rimanere
ancorati all’idea di esilio, né
si può rimanere collegati ad
una situazione culturale e
pastorale, che, per comodità
o per quiete ci spinge a pensare che riproporre ricette
“vecchie” e passate sia la salvezza o addirittura ancorarsi
nel “si è fatto sempre così”.
Oggi bisogna “lavorare per
organizzare il ritorno del
Resto di Israele, del Resto
di persone evangelizzate che
hanno resistito agli attacchi
della mondanità e agli attacchi dell’indifferenza, della tiepidezza o addirittura
dell’accidia. O come dice il
Papa, ancorati nel pelagianesimo, cioè Àdarsi delle strutture e della organizzazione,
quindi non fare l’esperienza di Àdarsi di Dio. Oppure
ancorarsi nello gnosticismo,
Àdando nel ragionamento,
dove tutto funziona perché
logicamente funziona. Manca il passaggio dell’incarnazione nella vita concreta e
pertanto della situazione di
ciascuno.
L’esilio è stato, allora, una
puriÀcazione! Anche oggi lo è!
Carissimi bisogna con coraggio, zelo, forza e capacità di fare “memoriale” di
quell’esilio, e lasciar cadere
cioè ad una Chiesa che vive
il Vangelo, che non aggiusta la proposta cristiana a
livelli bassi e a volte insigniÀcanti, ma la vive nella
quotidianità.
«Diventare un popolo è qualcosa di più (che l’essere fedele
cittadino) e richiede un costante processo nel quale ogni
nuova generazione si vede
coinvolta. È un lavoro lento e
Continuiamo a
scorgere la benedizione di Dio e con
il suo aiuto potremo far germogliare e riÀorire l’intera comunità
quanto non regge più e non
è evangelizzato e, allorché
puriÀcati, riorganizzare il
ritorno del resto del popolo di Dio a “Gerusalemme”,
Opinione, 2
È così che nasce il “Popolo
di Dio” e quindi una cultura
cristiana che invade, a mò di
fermento, la vita sociale e civile.
arduo che esige di volersi integrare e di imparare a farlo
Àno a sviluppare una cultura
dell’incontro in una pluriforme armonia» (EG. 220).
Comunicazioni, 4
Migrantes, 9
l nostro giornale diocesano ha
compiuto un anno di vita e all’inizio di un secondo percorso di attività sembra doveroso rivolgere
un augurio a tutti i nostri lettori,
alle persone che ci seguono mese
per mese, sostenendoci nella diffusione de «Il poliedro». Non è
facile per un notiziario cattolico
riuscire ad essere diffuso capillarmente sul nostro territorio, in
un tempo in cui la carta stampata
in genere fa fatica a essere distribuita. Un grazie prima di tutto
vorrei rivolgerlo al Vescovo per il
coraggio di aver dato vita a questo giornale, a tutti i sacerdoti e
parroci della Diocesi, che insieme
ai loro collaboratori, si prestano a
diffonderlo senza avere paura di
niente, offrendo ai lettori articoli
che aiutino sempre più ad orientarsi nella complessità dei tempi
e a garantire quell’ampia informazione sulla Chiesa locale, di
cui il Notiziario è espressione. E
poi mi rivolgo ai nostri lettori che
ci seguono, perché la loro attenzione e il loro interesse è motivo
di un sempre rinnovato impegno
a fare bene il proprio lavoro. Partendo sempre dai fatti, dalla realtà che ci circonda e in cui viviamo,
cerchiamo di dare una corretta
visione e interpretazione dell’impegno e del lavoro che svolge la
nostra Chiesa per l’annuncio del
Vangelo di Cristo e l’ediÀcazione
del Bene comune, un’interpretazione non distorta anzi completa
e integrale, perché il principio che
ci ispira è semplice: essere onesti
nei giudizi e veritieri nei fatti,
nel rispetto sempre delle persone! L’amore per la verità e la sua
ricerca con intraprendenza, responsabilità e correttezza, senza
timore nei confronti di speciÀci
interessi, garantisce credibilità e
autorevolezza al nostro organo di
stampa, ma non dimentichiamo
che di fronte abbiamo persone e
istituzioni, che quotidianamente si sforzano per dare segni di
speranza a questa nostra terra,
che spesso balza agli onori della
cronaca nazionale per fatti non
ediÀcanti. “La verità rende liberi”
e il rispetto per le persone aiuta
a costruire insieme il bene di tutti; il nostro giornale vuole essere
una testimonianza di cronaca
“bianca”. Non vogliamo ignorare i mali atavici di questa terra,
ma neppure credere che non ci
siano segni di speranza, sforzi di
tanti che amano Caserta e sanno che l’impegno della Chiesa,
sia a livello diocesano che parrocchiale, è volto a testimoniare
che la nostra città, la nostra terra, è ricca di storia, di arte, di
bellezza e di impegno fattivo per
la crescita di tutti.
Opinione
LOSROLHGUR
*HQQDLR$QQRQ
Vere iniziative imprenditoriali per un salto di qualità
Caserta: sviluppo,
giovani e lavoro
questa implosione è diventato
un paradosso: proprio mentre
si andava insediando sul territorio provinciale la nuova
università veniva meno il suo
naturale bacino di riferimento, quel sistema di piccole e
medie imprese che avrebbe
dovuto assorbire almeno in
parte la nuova domanda di
lavoro più qualiÀcata rispetto al passato e che, invece, ha
continuato a perdere colpi,
capitali, insediamenti e posti
di lavoro.
on lo si dice mai apertamente, forse per paura di
sembrare catastroÀci o semplicemente per scaramanzia.
Ma ormai è un dato di fatto,
e non solo dal punto di vista
statistico, che un’intera generazione di giovani ha perso o sta per perdere l’appuntamento con il lavoro, inteso
nella sua accezione più classica, ovvero con un contratto
sancito dalle norme in vigore.
È la generazione degli under
29, sicuramente non aiutati
dalle riforme del sistema pensionistico e al tempo stesso co-
C’entrano molto in questo
scenario le colpe della poli-
prenditoriale, troppo spesso
pronta a saltare sul carro di
nuovi business, come quelli
della grande distribuzione
alimentare o dei mega centri
commerciali, nell’illusione di
continuare a mantenere alti
i proÀtti come un tempo. Non
è un caso che le uniche nuove iniziative per creare lavoro
da queste parti siano legate
all’agroalimentare, considerato come una sorta di settore “Bengodi”, in grado cioè di
garantire posti e redditività.
In realtà i numeri dimostrano
che non c’è una stretta correlazione fra l’altissima qualità’ del settore, ormai giunto
a livelli di eccellenza (e non
solo per la mozzarella di bufala), e un robusto incremento
dell’occupazione.
Purtroppo, lo stesso discorso
va fatto anche per l’altra possibile “gamba” dello sviluppo
di un territorio come quello
di Caserta, il turismo. Forse
proprio qui emergono, con storica e inevitabile puntualità,
le enormi contraddizioni della
città e di quanti, a vario titolo, occupano incarichi e ruoli
stretti a subire le conseguenze della crisi che ha sconvolto
l’economia nazionale e mondiale negli ultimi otto anni.
Caserta come tutte le città
medio piccole del Sud non fa
eccezione, con l’aggravante di
dover pagare un prezzo ancora più alto per la Àne di un sistema industriale che, bene o
male, aveva retto per almeno
un paio di decenni e che si è
a poco a poco liquefatto Àno a
far sparire imprese, impiegati
e operai.
L’impatto più immediato di
tica, incapace di capire per
tempo cosa stesse accadendo
e come aggirare, non solo in
termini di assistenzialismo,
l’improvvisa folla di disoccupati, spesso con laurea, in cerca di impieghi e prospettive
occupazionali. Si è preferito
invocare l’emergenza, prorogare all’inÀnito ammortizzatori sociali e strumenti di sostegno al reddito, in attesa di
chissà quale miracolo.
Ma molte responsabilità non
possono non essere attribuite alla cosiddetta classe im-
di responsabilità, dai funzionari ministeriali agli amministratori pubblici, dai presidenti di enti ad una robusta
fetta di opinione pubblica abituata a parlarsi addosso e a
respingere al mittente anche
il più timido accenno al cambiamento di uno scenario o di
un semplice punto di vista.
Pensare che i beni culturali
sono una risorsa straordinaria anche in termini economici e occupazionali appare
sempre più uno slogan vuoto.
I fatti dimostrano che, ad un
di Nando Santonastaso
N
Caserta, a
causa della
crisi, continua a perdere
capitali, insediamenti e posti di lavoro
incremento, ad esempio, delle visite alla Reggia, non si
accompagna un complessivo
miglioramento della condizione economica del capoluogo e
tantomeno una forte risposta
in termini di sviluppo di quel
sistema di opportunità imprenditoriali e, dunque, occupazionali che dovrebbe essere
cui da molti anni è ormai collocata e che alimenta ancor
più la rabbia dei tanti giovani
che, opportunamente inseriti
in un ben diverso contesto
culturale e urbano, avrebbero potuto al contrario trovare
a casa loro non solo il lavoro
ma anche una signiÀcativa
occasione di valorizzazione
quasi automatico per chi ha
la fortuna di ospitare simili,
prestigiosi monumenti.
La sensazione, sgradevole
ma purtroppo antica, è che
Caserta quasi sopporti la presenza del Palazzo reale, che
si limiti ad accettarne l’insediamento rinunciando quasi
consapevolmente a costruirvi
attorno un percorso di crescita. Si preferisce il “giorno
per giorno”, ci si rassegna al
“mordi e fuggi”, ci si illude
che basta offrire bar e ristoranti per catturare l’attenzione di turisti e visitatori.
Nessuna vera iniziativa imprenditoriale ha mai accompagnato la Reggia nella città,
nessun salto di qualità nel
rendere accogliente e funzionale un modello quasi irripetibile di polo museale, solo
polemiche e contrasti. Uno
scenario che non ha risollevato Caserta dalle ultime posizioni per qualità della vita in
personale e professionale.
Nessuno pensi che sarebbe
bastato questo a garantire un
futuro a tutti gli under 29 che
affollano probabilmente anche la graduatoria dei neet,
i giovani che non studiano e
non cercano più un impiego:
ma sarebbe da sciocchi ignorare che il tesoro piovuto dalla storia, a molti di loro è stato negato quasi del tutto. E
questo non lo si può accettare.
*HQQDLR$QQRQ
Territorio
LOSROLHGUR
Il Vescovo D’Alise in Cattedrale con il Corpo di Polizia Municipale
San Sebastiano, patrono della città di Caserta
di Ornella Mincione
D
i San Sebastiano è necessario “capire il suo insegnamento e il suo martirio”.
Questo il monito del vescovo
di Caserta Giovanni D’Alise,
nella sua omelia della celebrazione del 20 gennaio, quella dedicata al patrono della
città, San Sebastiano, appunto.
In tanti in cattedrale per
la Santa Messa di venerdì
scorso. In prima Àla le istituzioni che, al contempo,
hanno celebrato anche la polizia municipale casertana
nel giorno della festa del suo
Santo. “San Sebastiano, pa-
trono della città di Caserta e
patrono dei Corpi di Polizie
municipali: non venga venerato soltanto come un totem
che ci protegga dal male, ma
capire il suo insegnamento e
il suo martirio - ha detto Sua
Eccellenza durante l’omelia
della celebrazione -. Era soldato dell’imperatore che lo
voleva sempre in prima Àla
a combattere, ma capì che
prima ancora dell’imperatore
c’era da amare Dio, mai assecondare chi decide per il male
ma meglio morire facendo del
bene. Meglio morire facendo
il bene che facendo il male”.
Queste parole, per il vescovo di Caserta, “sono difÀcili
Mons. D’Alise, durante la celebrazione di San Sebastiano, in Cattedrale
da accettare specialmente
in questo tempo in cui continuamente siamo chiamati ad
accettare dei compromessi,
continuamente siamo chiamati a scegliere tra il bene e
il male”, ha proseguito Sua
Eccellenza che ha deÀnito i
martiri “i veri testimoni della fede, coloro che hanno visto nella loro vita il primato
di Dio, con una visione del
mondo ampia e profonda”. Dinanzi ai tanti rappresentanti
civili e militari, di enti e istituzioni, come il sindaco della
città Carlo Marino e il presidente del consiglio comunale
Michele De Florio, che il vescovo ha invitato a guardare
alla Àgura di San Sebastiano
un esempio “per costruire la
città. In questo tempo siamo spesso chiamati ad essere eroi in difesa della città”.
E per l’impegno versato nei
Il Vescovo con le autorità e la Polizia Municipale
Lezione alla Reggia
sulle immagini di
San Sebastiano
di O. M.
“N
on bisogna avere solo
un’attenzione devozionale. Ma ampliare l’interesse
anche a quello culturale”. Il
vescovo di Caserta ha assistito con grande interesse alla
Lectio di Pierluigi Leone De
Castris, docente ordinario di
storia dell’arte medievale e
moderna al Suor Orsola Benincasa di Napoli, che si è
tenuta il 19 gennaio pomeriggio, nella cappella Palatina
della Reggia.
Oggetto della lezione, fortemente voluta dal direttore
della Reggia Mauro Felicori, è stato “Immagini di San
Sebastiano nell’arte meridionale. Il culto, la storia, la
Da sinistra: Mons. D’Alise, M. Felicori e P.L. De Castris
La Lectio magistralis nella Cappella Palatina della Reggia di Caserta
fortuna”. Questo appuntamento “è stato organizzato
per offrire un momento laico
precedente a quello religioso
- ha detto presentando la lezione il direttore della Reggia
-. Anche se so che il culto per
Sant’Anna (co-patrona della
città) è forse più sentito, mi
sarei aspettato più partecipazione da parte della città
a questa lezione”. Sebbene
non fosse stata per tanti, la
lezione del professor Leone
De Castris è stata comunque
molto apprezzata per coloro
che, attraverso le sue parole,
hanno potuto apprezzare una
folta carrellata iconograÀca
sul santo. Dalle prime rappresentazioni ad affresco,
conservate a Barletta, ai più
noti dipinti, ad affresco e su
tavola, a Àrma di grandi maestri dell’arte italiana. Cruciale, come sottolineato anche
dal vescovo D’Alise durante
la celebrazione del giorno seguente in duomo, quella dedicata al patrono della città, “è
stato vedere in San Sebastiano un protettore dalla peste,
che in quei secoli, Àno al ‘600
inoltrato, ha afÁitto così tante persone. San Sebastiano è
stato visto come eroe che protegge i fedeli dai dardi inviati
dal Signore”.
confronti della città di Caserta, monsignore D’Alise ha
ringraziato le autorità. Primo
pensiero del vescovo D’Alise è
stato per le vittime degli ultimi fatti di cronaca, per le
popolazioni terremotate: in
particolare, poi, la preghiera
di monsignore è stata dedicata all’eroismo dei soccorritori
che, vestendo varie divise,
si prodigano in soccorso di
quanti stanno vivendo questi
momenti di grande disagio.
“È difÀcile e impegnativo riuscire a stare in situazioni
di sofferenza, causati dalla
forza della natura e, d’altra
parte, dalla mancanza di accordo fra gli uomini. Occorre affrontare a testa alta la
sofferenza. Occorre sapersi
rifugiare nella speranza di
Cristo che ha accumulato
tutti i mali possibili. In questo modo, la sofferenza si fa
grazie e l’accettazione si trasforma in resurrezione”.
Il vescovo ovviamente non
ha dimenticato che San Sebastiano è anche patrono della
polizia municipale e si è rivolto ai vigli urbani: “Vi auguro
di essere sempre eroi nella
difesa civica della città, di essere sempre al servizio della
popolazione e delle autorità
istituzionali che interpretano
il senso del servizio per i cittadini”.
LOSROLHGUR
Comunicazioni
*HQQDLR$QQRQ
Il Presidente Assostampa Caserta
Le buone notizie
che fanno notizia
di Michele De Simone
L
e buone notizie non fanno notizia. È una legge
non scritta del giornalismo.
Nessuno preferisce troppo le
storie a lieto Àne, né quelle
al sapor di melassa buonista.
Forse perché il male è più stimolante del bene. Ma certo a
leggere i giornali e a guardare
le televisioni c’è da farsi veni-
re paura e tristezza, a forza
di brutte notizie e scandali.
La serenità è riservata a notizie frivole, a servizi di gossip, moda, la maggior parte
delle volte inutili allo scopo.
Eppure l’ignorare le buone
notizie qualche volta non è un
atteggiamento così innocente,
se è vero come è vero che la
pubblicazione sui giornali di
episodi negativi, senza il ri-
equilibrio del resoconto degli
aspetti positivi, innesca fatalmente l’effetto imitazione.
Cioè si suggerisce al lettore e,
quindi, al cittadino che l’unico modo di avere un titolo in
prima pagina è quello, con il
proprio comportamento, di
rompere gli equilibri e creare una cattiva notizia, l’unica
che, in questa logica perversa, fa notizia.
Eppure se si fa una contabilità delle notizie, ogni giorno
le buone notizie prevalgono
enormemente sulle “cattive
notizie”, solo che si presentano senza appeal o vengono
mal comunicate, per cui il
Battista Marello, bronzo
giornalista preferisce il titolo
a sensazione che, a suo avviso
e dei suoi dirigenti ed editori,
fa vendere il giornale in edicola solo perché chi vi passa
davanti e lo legge, ne viene
attratto e compra il giornale,
una vecchia scelta di marketing. Da queste premesse
è nato a Caserta nel 2009 il
Premio Le Buone Notizie che
riconosce i buoni comunicatori ed è riuscito a creare una
sequenza di analoghe iniziative nel mondo della stampa
se è vero come è vero che il
Corriere della Sera ha un blog
dedicato alle buone notizie,
così come Avvenire ed altri
quotidiani, che diffondono la
buona notizia come una “storia” dandole quindi dignità e
credibilità. Il Premio Civitas
Casertana Le Buone Notizie
da tre anni ha realizzato una
intesa proprio con il Corriere
della Sera, che segnala ogni
volta la buona notizia dell’anno da premiare. Da questa
collaborazione sono emerse e
hanno trovato la dignità delle
pagine nobili dei quotidiani
notizie altrimenti conÀnate
in una breve, come il palestinese musulmano che ha
avuto in Italia il trapianto del
cuore di un cristiano; l’industriale padovano Angelo Ferro che ha creato una catena
di Case della Misericordia
per il ricovero degli anziani;
dell’imprenditore delle mense
aziendali Ernesto Pellegrini,
balzato alla notorietà come
Presidente dell’Inter Calcio, e
ora promotore a Milano della
Casa di Ruben, un ristorante
solidale, che, al prezzo di un
euro, tutelando così la dignità
del cliente, serve 400 pasti a
sera a famiglie in crisi economica, lavoratori senza lavoro,
immigrati, poveri.
Storie positive che, presentate sotto forma di racconto
gradevole, affresco sociale, inquadramento nella realtà di
riferimento, sono buone notizie che Ànalmente conquistano lo spazio sinora negato e
così innescano quel meccanismo di imitazione, tanto collaudato nelle brutte notizie e
così poco applicato nelle buone notizie, che così diventano
per tanti la buona novella in
un percorso da seguire e consolidare.
Da sinistra: M. De Simone, E. Jozsef, Padre F. Lombardi, Mons. D’Alise, E. Pellegrini, A. Mari, S. Leccese e L. Ferraiuolo
Sala gremita per il riconoscimento dedicato
all’informazione in positivo.
Un “Buone Notizie” da record.
D’Alise: un patto per la buona Caserta
di Mariarosaria Di Cicco
C
aserta premia i buoni
comunicatori e lo fa con
successo da nove anni, con il
premio “Buone Notizie”. In
una gremitissima Biblioteca
del Seminario di Caserta, a
ricevere il prestigioso riconoscimento - unico nel suo
genere a livello nazionale
– sono stati: Padre Federico
Lombardi, direttore emerito
della Sala Stampa Vaticana e di Radio Vaticana; SaÀria Leccese, conduttrice de
“La Strada dei Miracoli” su
Rete4; Eric Jozsef, corrispondente dall’Italia del quotidiano francese “Liberation” e
Arturo Mari, “il fotografo del
Papa”.
La buona notizia del 2016
Il Premio indica anche la
“Buona Notizia” dell’anno
appena trascorso: il 2016.
Si tratta del ristorante della
misericordia “Ruben” di Ernesto Pellegrini, ex presidente dell’Inter, a Milano, che
dona circa 350 pasti al giorno
al costo simbolico di un euro.
Non una comune mensa per
Da sinistra: Mons. D’Alise, Padre F. Lombardi, L. Ferraiuolo e G. Traettino
poveri, ma un luogo in cui ci
si può sentire a casa e con
possibilità di scegliere ogni
sera due menu diversi, aperto a chiunque si trovi in difÀcoltà economica.
L’appello del Vescovo
Monsignor D’Alise ha anche
colto l’occasione del Premio
per lanciare un appello alla
città e al sindaco Carlo Marino, presente in sala, a un
patto per la “Buona Caserta”,
per costruire un nuovo futuro per la città partendo dal
successo del “Premio Buone
Notizie”. «Quello che Caser-
ta ha di positivo - ha detto
il presule - deve trasformarsi in progetto per la città. Il
mio appello va al sindaco e
alle istituzioni presenti. Alla
corruzione dilagante, dobbiamo rispondere con la volontà
di risorgere attraverso un
concreto progetto di rinascita
sociale che valorizzi l’arte e
l’artigianato. Occorre un patto per risollevare la città».
Una sezione per i giovani:
il prossimo anno una inchiesta
Dallo scorso anno c’è anche lo
spazio “Buone notizie Scuo-
la”, che quest’anno prevedeva la realizzazione di una clip
sull’ambiente. Hanno vinto
i ragazzi dell’istituto comprensivo don Bosco di Marcianise e i bambini del plesso
di via Gramsci del comprensivo Matteotti di Macerata
Campania. «L’obiettivo del
premio - ha spiegato il presidente dell’Assostampa di
Caserta, Michele De Simone - è quello di promuovere
il valore dell’informazione
corretta ed equilibrata». Per
il prossimo anno è già Àssato
il nuovo tema: Un’inchiesta:
una storia esemplare della
mia comunità”.
Appuntamento al prossimo anno
Intanto, c’è già fermento
per l’edizione 2018, che sarà
speciale in quanto segnerà
il decimo anno del premio:
un’iniziativa ideata dall’Ucsi di Caserta, insieme con
l’Assostampa, in collaborazione con l’UfÀcio Diocesano
delle Comunicazioni Sociali, il Corso di Comunicazione dell’Issr, l’associazione
“ScrivEremo” e il multiblog
“Buone Notizie” del “Corriere della Sera”, patrocinata
dall’Ordine dei Giornalisti
della Campania e dalla Fisc
- Federazione italiana settimanali cattolici italiani.
«Il nome Buone notizie – ha
dichiarato Luigi Ferraiuolo, segretario generale del
Premio - è nato dall’empito
di voler promuovere i comunicatori e le persone che
fanno buona informazione
raccontando anche i lati positivi della quotidianità». A
sostenere l’iniziativa, anche
ConÀndustria Caserta, presieduta da Gianluigi Traettino; Studio Legale Iaselli, di
Gianpaolo e Renato Iaselli;
del Gruppo Mgt di Giuseppe
Luberto e della Reale Mutua
Assicurazioni-Agenzia Generale di Caserta di Giovanni
Discepolo.
Il sindaco Marino premia una classe della scuola di Macerata Campania
Comunicazioni
*HQQDLR$QQRQ
LOSROLHGUR
Il premio nelle parole del segretario generale Premio Buone Notizie
Caserta capitale dei media cattolici
di Luigi Ferraiuolo
C
on la chiusura della nona edizione
del Premio Buone Notizie – chiusura solo formale, perché manca ancora
l’incontro con tutti i partecipanti alla
sezione scuola/giovani: una novità annunciata direttamente sabato durante
la cerimonia – Caserta si conferma, in
proporzione, la diocesi più avanzata in
Italia nel mondo dei media nonostante non sia Bologna o Milano o Roma
e non abbia il loro peso. Eppure, nonostante la differenza di peso, Caserta
da almeno venti anni riesce a gestire
relazioni e a creare innovazione nel
mondo media, soprattutto teorico e dei
social, come una grande diocesi o un
centro di ricerca universitario. Merito
di un cammino cominciato oltre venti
anni fa e rinfocolato con forza dall’attuale Vescovo, monsignor Giovanni
D’Alise. Un itinerario nato con i primi
incontri del “Portaparola” di “Avvenire” e poi proseguito con la creazione di
un Corso di Comunicazione per addetti stampa ecclesiali, istituzionali e del
terzo settore presso l’Issr di Caserta e
poi ancora con un quotidiano on line;
il settimanale diocesano; iniziative
su social, saggi e tanto altro. E ora il
mensile diocesano o ancora il proÀlo
social del pastore diocesano, il nostro
Vescovo, monsignor Giovanni D’Alise, capace di creare un dialogo diretto e disintermediato con il suo popolo.
In pratica l’impegno della Diocesi sui
media ha portato alla creazione di una
rete culturale composta da tanti operatori della comunicazione di grande
spessore e forza, capace di organizzare anche eventi culturali di prima
grandezza. L’obiettivo della Diocesi
è quello di diventare ora ancora più
pregnante: nella capacità di annunciare il Vangelo e diffondere la voce del
proprio pastore, ma nello stesso tempo di essere un attore di primo livello
sul piano nazionale. Il Premio Buone
Notizie, un premio laico, ma con una
sua identità precisa che si rifà all’«eu
anghelion», è al momento la punta
dell’icerbeg, uno dei maggiori premi
giornalistici d’Italia insieme a quello dedicato a Ilaria Alpi, e ai più antichi Premiolino e Premio Ischia, ma
con due fattori di grande novità. Non
è solo un premio giornalistico, perché
ha la speciÀcità di promuovere le storie positive, quelle che fanno bene alle
persone, unico nel suo genere; e perché
ha a cuore la lettura e l’utilizzo critico
dei media, che punta a realizzare in
diversi modi. Infatti una delle prossime avventure sarà incentivare al massimo la presenza nelle scuole di tutta
Italia, con il concorso Scuola/Giovani.
L’obiettivo è portare migliaia di ragazzi dalle elementari all’università a
Caserta per farli discutere di media ed
educarli a usarli criticamente, oltre a
promuovere e salvaguardare la lettura. Può sembrare difÀcile, forse impossibile, ma dopo nove anni passati ad
organizzare il premio con soli volontari e senza l’aiuto di poteri forti, siamo
sicuri che ce la faremo. Anzi, che sarà
un successo. Dimenticavo, potete già
diffondere la notizia: il prossimo tema
del concorso Scuola/Giovani è «Un’inchiesta: racconta una storia esemplare
della tua comunità».
Festa di San Francesco di Sales,
patrono dei giornalisti
Monsignor Giovanni D’Alise ai giornalisti:
Premiazione di A. Mari (secondo da sinistra)
«Perseguite la santità»
di Mariarosaria Di Cicco
Q
ual è il nucleo fondamentale della verità? E qual
è il compito principale di chi
fa informazione? Sono queste
le riÁessioni sulle quali ha
incentrato la propria omelia
Giovanni D’Alise, Vescovo di
Caserta, durante la Messa
in ricordo della Festa di San
che parte dalla rivelazione di
Cristo, vero e imprescindibile
riferimento», ha affermato il
vescovo.
«Cosa vogliamo passare? Le
verità o la verità attraverso le
verità? Non si tratta di essere giornalisti “bigotti” perché
ci si riferisce al Vangelo, ma
vuol dire essere per la verità
con un afÁato ancora maggio-
Mons. D’Alise con i partecipanti del premio, nella Biblioteca diocesana
Celebrazione eucaristica con i giornalisti, nella Cappella del Seminario
Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Alla santa
messa hanno assistito anche
i vincitori del Premio Buone
Notizie 2017 Arturo Mari e
SaÀria Leccese, giunti appositamente in tempo da Roma.
«I cristiani che operano nel
mondo dell’informazione hanno un duplice dovere: la verità in sé ma anche la verità
re, più profondo e avere la capacità saper gioire della scelta del Signore, che dice: “Non
voi avete scelto me, ma io ho
scelto voi”. E ogni giornalista
è chiamato a dare questa risposta». Il vescovo ha poi citato una delle opere principali
di Francesco di Sales, “Introduzione alla vita devota o
Filotea”, esortando a tentare
la strada della santità, «che
vuol dire ripetere Cristo, la
“bella notizia” mandata dal
Padre. E cos’è il Vangelo se
non proprio la “buona notizia”? Portata non solo dalla
Chiesa – sarebbe limitativo
– ma anche da tutti coloro
che sono immersi nel mondo
e possono far passare il messaggio del Vangelo attraverso
le esperienze di ogni giorno.
Comprendere la parola di Dio
signiÀca dunque comprendere ciò che Egli ha rivelato,
signiÀca saper distinguere la
verità dalle verità personali e
saperla comunicare».
«La vera santità nel raccontare le notizie – ha aggiunto
- cioè l’obiettività nel raccontare, non reca pregiudizio ma,
anzi, aggiunge bellezza e prestigio. Dio è dalla parte della
vita e sta a voi comunicatori
aiutare a coglierne la presenza».
Su iniziativa dell’Ucsi Caserta, dell’Ucs e dell’Assostampa, inÀne, come ogni anno, al
termine della Messa il Vescovo ha consegnato una targa di
riconoscimento al giornalista
Aldo Castellano, per i suoi
45 anni di iscrizione all’Albo
dei pubblicisti. Castellano,
insignito del titolo di “Senatore dei giornalisti”, è stato
collaboratore del Mattino,
del Roma e addetto stampa
dell’Inps di Caserta.
Mons. D’Alise premia A. Castellano, insieme con M. De Simone e L. Ferraiuolo
CAB
LOSROLHGUR
Intervista a don Giuseppe De Virgilio
*HQQDLR$QQRQ
Centro Apostolato Biblico
Laboratorio
Biblico
tenza deve essere anzitutto
competenza spirituale, cioè
preparato a livello spirituale, competenza ermeneutica
perché deve conoscere bene
l’interpretazione dei testi e
poi competenza comunicativa per sapere comunicare la
Parola.
Don Giuseppe De Virgilio
di Rosa Tigozzi
Q
ual è il signiÀcato e
l’importanza per la
Diocesi di questi due giorni di formazione biblica?
La Diocesi in questo modo
continua il suo servizio di
formazione degli Operatori
Pastorali, di cui oggi c’è un
grande bisogno perché la
formazione biblica, come
ricordano sia papa Benedetto
che papa Francesco, è un po’
come l’anima di tutta la pastorale perciò non possiamo
mai tagliare la responsabilità
di formare gli operatori e di
Quindi questi corsi sono
basilari ed importanti per
tutti gli animatori!
Non soltanto per gli animatori biblici ma sarebbe opportuno che i catechisti e quanti
operano nella carità e quanti
sono al servizio delle missioni potessero avere anche
l’esperienza dell’animazione
biblica.
Quest’anno si celebrerà
la XXI Settimana Biblica
Nazionale e leggeremo
il libro dell’Esodo. Quali
suggerimenti può dare
ai partecipanti al Convegno?
In questi giorni abbiamo
accennato al tema dell’Esodo
che è un po’ il libro spirituale
del popolo ebraico, il quale vi
riscopre il cammino della sua
L’ultimo
volume di
don Franco
Catrame
di Nicola Ciaramella
Don Valentino Picazio
questo splendido testo in cui
leggiamo la liberazione del
popolo dall’Egitto, l’incontro
con Dio nell’Alleanza al Sinai
ed il cammino verso la terra
promessa.
E quindi ne faremo anche
testimonianza di vita?
Sì. Da questo libro nasce anche la testimonianza di vita.
Nella scuola ci potrebbe
esserci posto per la lettura della Bibbia?
Certo. C’è questo posto nelle
Ànalità dell’insegnamento della religione cattolica
Da sinistra: don Franco Catrame, don Giuseppe De Virgilio e don Valentino Picazio nella Biblioteca diocesana
vivere questo servizio pastorale per evangelizzare.
Chi è l’Animatore Biblico
oggi e quali competenze
deve avere?
L’animatore biblico, oggi, è
un collaboratore stretto sia
della Diocesi che dei parroci
e deve servire e annunciare
la Parola nella catechesi,
nei Gruppi di Ascolto, nelle
varie realtà che la parrocchia
esprime per la sua missione,
nel suo essere al servizio della gente. Allora la sua compe-
liberazione dalla schiavitù e
vi compie l’esperienza della
fede. Allora il mio suggerimento è quello di prendere
in mano il libro dell’Esodo,
prepararsi con alcune introduzioni, e poi leggerlo
interamente, con tutte le
note, per poi partecipare nel
mese di luglio 2017 a questa
Settimana Biblica Nazionale.
La Settimana vedrà sicuramente la collaborazione di
tante persone che ascoltano
la Parola che, incarnandosi
nel racconto, ci ha donato
(IRC). La Bibbia appartiene
al patrimonio storico-culturale italiano.
Allora deve far parte anche
del processo culturale scolastico e formativo dei nostri
ragazzi.
Sollecito gli insegnanti di
religione dei vari livelli ad
approfondire il ruolo della
Sacra Scrittura per la formazione dei giovani, dei ragazzi, delle ragazze che hanno
come punto di riferimento la
tradizione giudaico- cristiana
della rivelazione.
È
in libreria, pubblicato da Edizioni Saletta
dell’Uva, “L’Opera Lucana:
Vangelo e Atti degli Apostoli”, l’ultimo pregevole lavoro letterario di Francesco
Catrame. Il volume è stato
presentato ufÀcialmente il
27 dicembre scorso presso
la Sala Conferenze della Biblioteca Diocesana in Piazza Duomo a cura del Centro
Apostolato Biblico (CAB)
della Diocesi di Caserta. Al
tavolo del convegno, oltre
all’autore, il relatore Prof.
Don Giuseppe De Virgilio,
biblista e docente di Esegesi del Nuovo Testamento
presso la PontiÀcia Università della Santa Croce in
Roma, ed il moderatore Don
Valentino Picazio, coordinatore responsabile dell’Area
Profetica-Evangelizzazione della Diocesi casertana.
Presenti, altresì, il vescovo
emerito di Caserta Mons.
Raffaele Nogaro, che ha
scritto la prefazione al testo,
nonché il penitenziere della
Cattedrale di Caserta, Don
Pasquale Lunato. Il parroco
di Santa Maria degli Angeli
in San Nicola la Strada, già
rafÀnato scrittore di Commenti sui Sinottici e gli Atti
degli Apostoli e Commento
della Familiaris Consortio
nel XXV anniversario, è al
suo terzo libro, dopo Preghiere e La Famiglia Cristiana pubblicati nel corso
del 2015. Ordinato sacerdote il 24 marzo del 1984,
specializzato in Teologia biblica, è stato docente di Sacra Scrittura della Scuola
di formazione per i Ministri
istituiti e Diaconi permanenti della Diocesi di Caserta. Ha iniziato, a partire
dagli anni ’90, a studiare la
pastorale socio-familiare,
alla luce della Sacra Scrittura e del Magistero conciliare, elaborando riÁessioni
teologiche e pastorali per la
formazione dei Àdanzati e
delle Famiglie.
Mons. Nogaro lo deÀnisce,
nella sua prefazione al libro, “parroco zelantissimo,
che con sapienza e grazia
ha preso in considerazione
il sostanziale messaggio di
vita del vangelo e degli Atti
di Luca, rivolgendolo con
amore al popolo di Dio”. Il
discorso di Don Franco, tiene ad evidenziare il Vescovo
Emerito, evoca “esperienze
di vita che sono proprie anche del lettore. La sua scrittura è chiara, consapevole
ed accurata; è espressione
di una sensibilità profonda
verso i contenuti, raggiungendo interpretazioni spirituali sempre valorose”. Il
libro di Don Francesco Catrame, ha aggiunto, è “un
testo di catechesi utile per
ogni parrocchia”.
Nella presentazione del
volume Don Giuseppe De
Virgilio ha deÀnito il libro
di Catrame un inseparabile
“compagno di strada” che
aiuta a percorrere il cammino di Luca, “un cammino
di fede alla luce delle testimonianze di Luca, afÀnché
la parola non diventi teoria,
ma storia. Non si tratta assolutamente di un commento alle Scritture . L’opera di
Don Franco non è omiletica.
È una preparazione alla
lettura del Vangelo. Ha un
valore propedeutico. È la
declinazione della parola di
Dio che entra in mezzo alla
gente”.
E qui una mirabile sintesi
in cinque verbi che cominciano con la erre: “Questo
libro fa ricordare gli studi
che Don Franco ha fatto;
induce a ringraziare Don
Franco per l’opera svolta;
spinge a rinnovare il suo
sforzo nel servire la comunità parrocchiale; è strumento per riconciliare e per
ripartire in quella visione
missionaria tanto amata da
Don Franco”.
*HQQDLR$QQRQ
Ecumenismo
LOSROLHGUR
La Giornata ecumenica per l’Unità dei Cristiani
Perdono e riconciliazione: spinti dall’amore di Cristo
di Edoardo Scognamiglio
S
i è celebrata nella Cattedrale di
Caserta, il 18 gennaio 2017, la
preghiera ecumenica per l’unità dei
cristiani presieduta dal nostro vescovo Mons. Giovanni D’Alise. Si sono
ritrovati assieme i rappresentanti
della Chiesa evangelica, valdese, metodista, luterana e della riconciliazione; uniti dalla stessa fede, i pastori
delle diverse comunità hanno chiesto
a Cristo, che è morto e risorto per la
salvezza di tutti, perdono a Dio per i
peccati che dividono i cristiani e l’intera umanità. Un gesto simbolico molto
importante è stato quello della costruzione del muro dei peccati, posto
davanti all’altare, con dodici mattoni:
divisione, maldicenza, odio, egoismo,
false accuse, rancore, ira…
Muro del peccato che, in seguito all’ascolto della Parola di Dio e allo scambio della pace, è stato abbattuto dalla
croce di Cristo che i giovani hanno costruito con gli stessi mattoni ridisposti attorno al cero pasquale, simbolo
del Cristo-Luce, crociÀsso e risorto,
Da sinistra: A. Squitieri, Mons. D’Alise
e G. Traettino
che ha vinto le tenebre del mondo.
L’amore di Cristo ci spinge verso la
riconciliazione è stato il tema della
settimana di preghiera dell’unità dei
cristiani che ogni anno si celebra dal
18 al 25 gennaio. Per il 2017, il testo
biblico di riferimento è stato il brano
paolino di 2Cor 5,14-20: è la vita di
Cristo, la sua passione, morte e risurrezione, a donarci la grazia della redenzione, il perdono dei nostri peccati
e l’abbattimento di ogni muro di divisione tra noi e il Padre. È il suo amore
a spingerci verso il bene, verso il prossimo. L’amore di Cristo – l’agape – è
la forza, l’energia motrice, che spinge
ognuno di noi a camminare verso l’altro, a Àdarsi di Dio e del suo amore
misericordioso.
Quest’anno, la settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani è stata ispirata ai 500 anni della Riforma. Lutero
mise in ginocchio la Chiesa cattolica e
manifestò le debolezze e i peccati del
suo tempo, riscoprendo la bellezza e la
Il cammino per l’unità dei cristiani è ancora davanti a noi, è
un dono dello Spirito
Santo, un impegno
e una responsabilità
per tutti i battezzati
novità del Vangelo come sola grazia,
come Àducia sconÀnata nell’amore
misericordioso del Padre che è in Cristo Gesù, crociÀsso e risorto, ci ha già
salvati e redenti. La croce è e resta il
giudizio del Padre sul mondo: rivela,
nello medesimo istante, il nostro peccato e il perdono che Dio ha riservato
a ciascuno di noi. Dal cuore sanguinante del Cristo morente, è donato a
tutta l’umanità lo Spirito Santo che
opera nel cuore dei fedeli per la pace,
la carità, l’unità, il perdono, la riconciliazione, la solidarietà, la giustizia.
Tra le diverse testimonianze che sono
state presentate, ha molto colpito la
meditazione del pastore pentecostale
Giovanni Traettino che ha fatto riferimento al Cristo che è dentro di noi, al
bisogno cioè di predicare quel Vangelo, quell’amore di Cristo, che realmente viviamo e conosciamo. Non si può
parlare di Gesù come di una dottrina,
di una verità rivelata che sta fuori di
noi: è lo Spirito Santo che ci permette
di fare l’esperienza più bella e vera di
perdono e di Cristo stesso.
Da sinistra: P. Poggioli, A. Squitieri, T. Mueller, Mons. D’Alise, G. Traettino, F. Mayer e F. Bosio
Il nostro Vescovo, Mons. D’Alise, ha
fatto notare come il cammino per l’unità dei cristiani è ancora davanti a
noi: è un dono dello Spirito Santo ma
anche un impegno e una responsabilità per tutti i battezzati. L’ecumenismo è uno stile di vita, un modo di
stare al mondo, di vivere la Chiesa, di
percepire il cuore vibrante di Dio che
spinge – con la forza trainante dello
Spirito Santo, amore donante che mai
s’arresta – alla comunione fraterna,
alla riconciliazione dei cuori. Proprio
il cuore riconciliato, rinnovato nell’amore di Cristo, ha ricordato il nostro
presule, è l’inizio di un dialogo d’amore nuovo con Dio e con i fratelli per il
bene delle Chiese.
La pastora metodista Thesie Mueller ha invitato tutti i fedeli riuniti in
Cattedrale a riscoprire il vero senso
della riconciliazione: è Cristo il perdono del Padre, la nostra pace, la vera
unità. Nessuno è in grado di salvarci,
di riconciliarci, solo Cristo può farlo.
L’ecumenismo, la ricerca dell’unità e
dell’intesa tra le diverse Chiese e comunità cristiane, non può non vivere
di carità, di quell’agire pratico che ci
rende tutti solidali con i più poveri,
con chi ha bisogno concretamente di
sostegno, di aiuto. Da qui l’impegno
sociale per i migranti, per chi in questo momento ha bisogno del nostro
sostegno pratico, fatto di azione, di
carità, di generosità. Il pensiero è andato immediatamente alle vittime del
terremoto del Centro Italia.
Il pastore evangelico Paolo Poggioli
ha sottolineato l’importanza della riforma luterana per il rinnovamento di
tutte le Chiese: il Vangelo è il cuore
della fede cristiana, la buona notizia
da portare al mondo di oggi.
Franco Mayer, pastore della comuni-
tà valdese, ha posto in rilievo la necessità di lasciarci puriÀcare, come
battezzati, dalla Parola di Dio, da un
incontro quotidiano con il Vangelo di
Gesù Cristo.
Invece, il pastore Antonio Squitieri,
appena eletto presidente del Consiglio delle Chiese Cristiane della Campania, ha richiamato all’attenzione di
tutti i partecipanti l’importanza del
cammino ecumenico regionale che da
più di otto anni è stato avviato tra
le Chiese che sono in Campania non
senza difÀcoltà.
Il pastore pentecostale Franco Bosio
ha usato l’immagine molto semplice
ma efÀcace del “freno a mano” che bisogna lasciare afÀnché la “macchina”
dell’ecumenismo possa riprendere a
camminare dopo le soste forzate provocate dall’egoismo, dalla paura, dal
pregiudizio, dal peccato: l’amore di
Un gruppo di giovani in Cattedrale
Cristo, il fuoco dello Spirito Santo, è
la spinta propulsiva di cui abbiamo
bisogno ogni giorno per costruire una
fraternità riconciliata attorno a noi e
dentro di noi.
Intervista
LOSROLHGUR
*HQQDLR$QQRQ
Intervista a Blessing Okoedion
Il coraggio della libertà,
una voce nel silenzio
di Rosanna De Lucia
L
ei si chiama Blessing.
Blessing è una voce che
grida per farsi sentire; una
voce che non si rassegna, che
non vuole tacere. Ha scritto
un libro, Blessing, dal titolo
“Il coraggio della libertà”,
dove racconta la sua storia,
alla quale, a volte, lei stessa
fatica a credere. Lei si chiama Blessing, che vuol dire
Benedizione. Durante la sua
vita, però, non si è sempre
sentita tale. È una giovane
donna, Blessing, come me e
come molte altre. Solo che
lei è nata in Nigeria, in un
piccolo villaggio di contadini.
Lì è cresciuta, nonostante
la povertà, nell’amore della sua famiglia, con solidi
valori e una grande fede in
Dio. Laureatasi, ha trovato
lavoro in città, a Benin City,
un luogo caotico, assordante
e individualista. Per crescere
professionalmente, ci è rimasta, con sacriÀcio e forza di
volontà. Poi, improvvisamen-
spinta a partire, a lasciare il tuo Paese e la tua
famiglia per venire qui?
Ho sempre discusso con le
colleghe dell’Università, di
quanto sarebbe stato bello
fare qualcosa per il nostro
Paese. Dell’importanza di
“restare”, in un luogo dove
tutti hanno il sogno di
scappare. Povertà, degrado,
corruzione, mancanza di
istruzione ed opportunità,
convincono i nigeriani che
l’Europa sia la salvezza. Io,
invece, non volevo partire.
Poi, un giorno, ho incontrato
una donna, che apprezzava il
mio lavoro e di cui mi Àdavo,
perché “Cristiana”. Mi ha
detto che suo fratello gestiva
una catena di negozi di informatica in Europa e così ho
visto in quella occasione la
“mia occasione”. Sono partita
per l’Italia, ma al mio arrivo,
non ho trovato quello che mi
aspettavo. Qui è iniziato il
mio incubo da schiava, da
prostituta, costretta a vendere il mio corpo ad ogni ora
e ad ogni costo, per pagare
ed arricchire coloro che mi
avevano trafÀcata, i miei
aguzzini. Italiani, uomini e
soprattutto donne, aiutati da
nigeriani come me, perché
anche in Nigeria, esistono
molte forme di trafÀco e
sfruttamento, nelle quali
sono implicati gli stessi politici ed autorità tradizionali.
Puoi provare a descrivere
i tuoi stati d’animo durante questo difÀcile capitolo della tua vita? Quale
Papa Francesco e suor Rita Giaretta
te, tutto è cambiato. Blessing
vuole essere una voce. Noi, la
ascoltiamo.
Blessing, perché oggi ti
trovi in Italia? Cosa ti ha
ruolo ha avuto Dio nei
momenti più bui?
Quando sono partita ero felice e grata a Dio per questa
possibilità che credevo essere
la risposta a tutti i sacriÀci e
le preghiere. Quando ho realizzato l’inganno, ho iniziato
a provare paura, angoscia e
impotenza, perché sapevo di
non poter fare nulla. Poi è sopraggiunta la rabbia, quando
ho visto tutte quelle donne in
strada, impaurite e rassegnate ad una vita umiliante
e avvilente che avevo sempre
immaginato solo per ragazze ingenue ed ignoranti. Il
momento peggiore è stato
quello dello schifo. Del disgusto per me stessa, costretta
a diventare un oggetto. Non
ero più una donna, non ero
più una persona, non ero più
niente. Piangevo e chiedevo
Blessing Okoedion
in una società che, pur
dichiarandosi evoluta,
chiude gli occhi davanti ad un problema così
grande come quello della
prostituzione. Cosa ti senti di dire alle donne e agli
uomini del nostro Paese?
Ho trovato in Italia forti pregiudizi culturali che hanno
reso questa Nazione ai miei
occhi ancora troppo retrograda, maschilista e razzista.
Gli occidentali credono di
avere il diritto di possedere
qualsiasi cosa, quindi, anche
Blessing Okoedion a Castel Volturno (CE)
a Dio, dove sei? Perché ci fai
provare questo? Non siamo
anche noi tuoi Àgli come gli
altri? Poi, durante una notte
di disperazione, mi sono
messa a pregare così forte e a
chiedere aiuto a Dio, che lui
mi ha sentita. E oggi posso
dire che chiunque invocherà
il nome del Signore sarà
salvato. Ora sono felice. A
Casa Rut, Suor Rita mi ha
accolta con grande amore ed
ho ritrovato la mia dignità
di essere umano. Ho avuto
esperienze ed insegnamenti
profondi, sono piena di nuove
consapevolezze, più forte e
coraggiosa ed ho voglia di
urlare ciò che so e ciò che
sono, a tutte le donne, quelle
del mio Paese ma anche le
altre, perché quello che mi è
accaduto non deve accadere
mai più a nessuno.
Blessing, tu hai avuto “Il
coraggio della Libertà”
la vita di un’altra persona.
Inoltre, se non ci fossero così
tanti clienti, forse i trafÀcanti ridurrebbero il numero di
donne fatte schiave. Perché
così tanti uomini sono in
cerca di donne da comprare,
se hanno la possibilità di
costruire legami sani? Credo
In occasione della
Giornata Mondiale contro la Tratta di Persone
ci sarà la presentazione del
libro
“Il coraggio della
libertà”
Venerdì 3 febbraio 2017
alle ore 17,30
presso la
Biblioteca diocesana
Via Redentore - Caserta
possa essere d’aiuto riÁettere sul tipo di rapporto che
gli uomini instaurano con
le proprie donne; forse è il
momento di trovare il coraggio di guardarsi dentro per
eliminare le ipocrisie e gli
egoismi e sanare le relazioni,
per stabilire nuovi equilibri
nella coppia, con rispetto,
considerazione e pari dignità
e diritti.
Tu, oggi, sei una voce
chiara e diretta, che non
si rassegna, che non vuole
tacere. Una voce che grida per farsi sentire. A chi
è rivolto il tuo libro?
A tutti quelli che non sanno
e devono sapere. Ma anche
a tutti coloro che sanno e
restano in silenzio. Voglio
chiedere aiuto a chi ha il
potere reale di cambiare le
cose. In un Paese civilmente
sviluppato come l’Italia, dove
sono aperti dibattiti continui
sui diritti di ogni uomo, non
si può negare il diritto che
sta al di sopra di ogni altro
diritto, quello alla libertà.
Non parlo della libertà di
pensiero o di espressione,
parlo della libertà intesa
come assenza di schiavitù.
Il problema della prostituzione non è una questione
di decoro sociale come molti
cercano di far credere. Qui
si tratta di donne rapite con
l’inganno, soggiogate con
sporche pratiche psicologiche, sottoposte a continue
minacce e sfruttate Àno allo
sÀnimento. Schiavitù e tratta
di esseri umani non possono
più esistere. Non devono più
esistere. Apriamo gli occhi.
Apriamo la bocca. Io parlerò, perché voglio provarci,
ad avere il coraggio della
Libertà.
Migrantes
*HQQDLR$QQRQ
“Migranti minorenni,
vulnerabili e senza voce”
LOSROLHGUR
Vivere la
città come
crocevia
di Gian Maria Piccinelli
A
Mons. D’Alise e alcuni sacerdoti durante la celebrazione in Cattedrale
di Maria Sivo
I
l 15 Gennaio 2017 si è celebrata la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato
dal tema, scelto da Papa Francesco, “Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce”.
Alla celebrazione della messa, nel Duomo
di Caserta, presieduta da Mons. Giovanni
D’Alise, hanno partecipato le comunità Àlippine, polacche ed ucraine e rappresentanti delle comunità africane.
Il Vescovo, commosso dalla partecipazione
di queste comunità che pur parlando una
lingua diversa, hanno espresso una sola
parola, un solo linguaggio quello di Gesù,
ricordandoci che solo vivendo insieme possiamo capire quale sia il progetto di Dio.
Nessuno infatti può dirsi straniero nella
comunità cristiana che abbraccia ogni nazione, razza, popolo e lingua. Il Papa ce lo
ricorda nel suo messaggio per questa giornata: la Chiesa incoraggia a riconoscere il
disegno di Dio anche nel fenomeno della
migrazione pur senza nascondere le problematiche, i drammi e le tragedie, come
pure le difÀcoltà di offrire un’accoglienza
dignitosa a queste persone. In questo tempo, dove il terrorismo e le paure sono terreno fertile per nuovi populismi così simili
a quelli del passato, dove gira tutto vorticosamente e c’è una corsa sfrenata al guadagno facile, dove chi urla è più forte, dove
il più debole non è ascoltato, il PonteÀce si
fa portavoce dei più deboli, delle migliaia
di migranti minorenni: essi “sono tre volte indifesi perché minori, perché stranieri
e perché inermi e perché mentre si affacciano alla vita sono invisibili e senza voce”.
I minori migranti Àniscono facilmente nei
livelli di degrado e quindi vittime di violenza, abusi e illegalità. Come cristiani, ci
ricorda il Papa, abbiamo delle responsabilità nei confronti dei fanciulli e dobbiamo
riconoscere Gesù presente nei più piccoli e
più vulnerabili.
Mons. D’Alise ha ricordato poi, durante l’omelia, che sono 103 anni che si celebra questa giornata, un lungo tempo in cui sono
state raccontate anche le nostre migrazioni, quelle del dopoguerra del nostro paese.
La celebrazione Eucaristica è stata poi
l’occasione per presentare all’intera comunità diocesana don Antimo Vigliotta quale
nuovo direttore dell’UfÀcio Migrantes, ma
soprattutto ringraziare di vero cuore padre
Giorgio Ghezzi per l’amore e la costanza
profusi in questi anni prestando il suo servizio e la sua opera.
Formazione
A Roma dal 16 al 19 gennaio si è svolta la prima tappa del percorso formativo per nuovi
direttori ed equipè di Caritas diocesana tenuto da Caritas Italiana. È un percorso che
prevede tre tappe importanti utili a chi, per incarico del Vescovo diocesano, è indicato
a svolgere un ruolo pastorale all’interno della propria Caritas diocesana. Quest’anno
dalla nostra Diocesi di Caserta hanno partecipato don Antimo Vigliotta, vice-direttore
e Ugo Tuscolano economo della Caritas diocesana. In questi giorni, tra incontri frontali
e dinamiche/laboratori di gruppo, si è cercato di inserire i partecipanti nella grande
famiglia della Caritas, dando loro i primi strumenti per poter continuare un lavoro
di monitoraggio e di lettura del territorio afÀnchè la Chiesa locale possa soddisfare
nelle proprie possibilità i bisogni di coloro che noi chiamiamo “poveri”, coloro cioè che
sono esclusi dalla società a causa della loro condizione economica, religiosa, sociale. La
seconda tappa che si terrà nel mese di marzo si svolgerà presso la Caritas di Treviso,
mentre l’ultima nel mese di maggio sempre a Roma.
ll’inizio di ogni anno, il
mese di gennaio ci propone una serie di ricorrenze
civili e di festività religiose
che ci portano a riÁettere sul
tema della mondialità, della
globalizzazione dei rapporti
sociali e culturali del nostro
tempo. Viviamo circondati da
una folla di persone “straniere”, diverse per nazionalità,
colore, lingua, religione. Non
ci chiediamo più neppure chi
sono e perché o come vivono
nelle nostre città. Piuttosto,
ci domandiamo: perché proprio intorno a me, nella mia
via, nel mio quartiere. Un fastidio che si provoca in me e,
mi rendo conto, in molti altri
nelle cosiddette società più
avanzate e prospere. Credo,
allora, che riscoprire le simbologie politiche presenti nella
nostra vita quotidiana possa
aiutare un discernimento più
attento su come viviamo e su
come vogliamo condividere ciò
che siamo e abbiamo. Simbologie politiche nel senso dei signiÀcati che tengono insieme
(dal greco sin-ballo, cioè mettere insieme parti distinte) la
polis, come luogo della convivenza e della condivisione di
obiettivi per il bene comune.
Abbiamo celebrato l’Epifania
come la manifestazione del
Messia-bambino a tutte le
genti. Rappresentato dai tre
magi, il mondo ha conosciuto un Re fuori dagli schemi.
Anch’essi, per riconoscere
il Salvatore dell’universo in
un bambino adagiato su una
mangiatoia in una stalla,
hanno dovuto mettere da parte tutto il loro immaginario di
ciò che fosse regalità e potere
(si sono infatti fermati prima
a Gerusalemme nella reggia
di Erode).
Anche se liturgicamente Àssate tra Natale e Capodanno,
le due feste dei Santi Innocenti (28 dicembre) e, in parte,
quella della Sacra Famiglia
(30 dicembre) nella sequenza
degli eventi seguono l’Epifania e ci ricordano l’arroganza
del potere umano che, sentendosi minacciato, reagisce con
brutalità e violenza, uccidendo bambini inermi e provocando la fuga dalle loro case di
centinaia, migliaia, milioni di
persone. La stessa esperienza
di migrazione in Egitto, come
ci ricordano i Vangeli, che ha
fatto Gesù con la sua famiglia.
Il prezzo assurdo della subordinazione degli esseri umani
a logiche ideologiche e politiche, di qualunque parte e colore, è al cuore della giornata
della memoria (il 27 gennaio).
Genocidi per motivi etnici,
politici, religiosi, dopo la Àne
dell’ultima guerra mondiale,
hanno continuato ad essere
perpetrati dentro e fuori l’Europa, Àno ad oggi. La memoria
non può fomentare la paura
che possano ripetersi ancora
vicino a noi, ma è presa di coscienza della loro ininterrotta
presenza nella storia più recente e deve spingerci a prendere consapevolezza del valore dell’altro e a considerare
insostituibile la sua diversità.
Non sono la violenza e la guerra che possono concedere prospettive di maggiore sicurezza
per la nostra esistenza, quanto piuttosto il dialogo e l’accoglienza che aprono a un futuro capace di generare sempre
nuove e più feconde pluralità.
Nella stessa prospettiva di
sguardo verso l’altro, di dialogo, di incontro, possiamo comprendere momenti ecclesiali
come la settimana per l’unità
dei cristiani (18-25 gennaio) e
momenti civili come la giornata Giornata Mondiale del
Migrante e del Rifugiato (15
gennaio) quest’anno dedicata
ai minori “vulnerabili e senza voce”, anch’essi vittime di
quei tanti Erode che la storia
umana continua a ricreare.
Nel 2016 sono arrivati in Italia via mare 181 mila persone,
la metà di quanti sono entrati
complessivamente in Europa.
Quasi 25 mila sono minori
non accompagnati dai familiari o da un adulto, forzati alla
migrazione perché più deboli
in patria, ma anche perché in
qualche modo più tutelati se
riescono a raggiungere una
qualche destinazione europea.
Un’emergenza nell’emergenza, quella dei minori, come ci
ha ricordato Papa Francesco,
per la quale “occorre puntare
sulla protezione, sull’integrazione e su soluzioni durature”.
Conosciamo le cause: violazioni dei diritti umani, guerre,
povertà, corruzione, degrado
ambientale di cui i bambini
sono le prime vittime.
Occorre elaborare concrete
soluzioni qui, dove viviamo
ogni giorno, nella nostra (non
in un’altra) città, vivendola e
riprogettandola come un crocevia, luogo dinamico di incontro, luogo di relazione che
custodisce – nella sua complessa vivacità – la storia e la
ricchezza che ogni passante
porta con sé.
Giovani
LOSROLHGUR
*HQQDLR$QQRQ
In Cattedrale la Giornata Missionaria dei ragazzi
“Crescete santi in età e grazia”
di Sara Secondino
I
l direttore del Centro Missionario,
don Amedeo Damiano, ha promosso e divulgato l’incontro dal titolo “Un
mondo senza bambini, che mondo
sarà?” che si è tenuto sabato 7 gennaio in Cattedrale al Àne di accrescere
l’identità missionaria tanto dei bambini, protagonisti dell’incontro, quanto degli adulti. Lo scopo portante era
proprio quello di educare l’Uomo, e
non la sua Anima, all’amore rivelato
di Dio per accrescere la sensibilità sociale di tutti e aiutare in primis i più
deboli. L’annuncio di preghiera è stato
proclamato all’unisono da un Coro di
bambini che hanno melodiosamente
accompagnato i presenti in un viaggio di umiltà e di amicizia basato sulla comune voglia di fare missione per
trasmettere l’amore di Cristo, quell’amore vivo che arde ma non brucia. I
canti, molti dei quali inediti e composti dallo stesso direttore, sono stati il
trampolino di lancio per compiere un
tuffo nella fanciullezza e nel cuore dei
bambini, fulcro dell’incontro e vero
dono di Dio, come lo stesso Padre Vescovo ha ripetuto. Nel nostro tempo i
bambini sono erroneamente ritenuti
ambasciatori dei desideri dei genitori
e loro diretti azionisti; sono alienati
dalla vita quotidiana nel momento in
cui chiedono affetto o cercano risposte ai loro interrogativi, ma in realtà
i bambini hanno come primario diritto
quello di essere amati e trattati come
le stelle del cielo quali sono. Monsignor D’Alise ha inoltre sottolineato
che i bambini, al giorno d’oggi, contano
purtroppo solo quando danno risposta
ai bisogni dei genitori, ma in realtà devono essere rispettati in quanto dono
diretto di Dio nonché Suo messaggio;
il compito fondamentale dei genitori è
proprio quello di crescere i propri Àgli
in Sapienza, Umiltà e Grazia collaborando con Dio per portare a termine il
progetto che Lui ha ideato senza anteporre null’altro al benessere spirituale
e morale dei bambini. Essi riescono a
superare ogni barriera, ad abbattere
qualsiasi forma di condizionamento,
non conoscono l’invidia o la gelosia,
giocano con tutti senza sapere che in
tal modo prendono su di loro le sofferenze e i pesi degli altri. Padre Vescovo riporta inoltre l’esempio degli Apostoli invitati ad essere “come i bambini
pronti a stupirsi per le bellezze che il
mondo ha creato e per le bellezze che il
mondo ha posto in ogni uomo” perché è
solo ridiventando bambini dentro che
si può trasmettere la Parola di Dio,
solo ed unicamente avendo la sincerità e la schiettezza, proprie dei bambini, è possibile evangelizzare. Nel corso
dell’incontro è stato consegnato a tutti
i presenti un segno della missione, ossia pochi granelli di grano che, sotto
consiglio e volontà del Vescovo, saran-
Mons. D’Alise, don A. Damiano, don L. Maggetto con i ragazzi in Cattedrale
Amati e ama…#CosìComeSei!
di Angela Santonastaso
D
omenica 22 Gennaio presso il teatro della parrocchia Maria SS. del Carmine e
S. Giovanni Bosco, si è tenuto
il secondo incontro di formazione organizzato dall’equipe
di Pastorale Giovanile dal titolo: #CosìComeSei!
I ragazzi provenienti dalle diverse parrocchie della Diocesi
sono stati accolti dall’immancabile entusiasmo e coinvolgimento dei giovani dell’equipe che tra bans e selÀe
hanno spinto i loro coetanei
ad abbandonare le loro impalcature e salire sul sicomoro della vita senza paura ma
sorridendo di se stessi e alle
innumerevoli opportunità che
la vita offre. L’incontro infatti, ha richiamato ancora una
volta, le parole, i messaggi
che Papa Francesco ha lasciato ai giovani di tutto il mondo
durante la GMG: l’11 dicembre insieme al Vescovo è stato
chiesto ai giovani di iniziare
a lasciare un’impronta nella
loro vita; il 22 attraverso il
Vangelo di Luca su Zaccheo
i ragazzi sono stati chiamati
a riÁettere su se stessi, amare se stessi per imparare ad
amare l’altro.
Il mondo spesso ci chiama ad
apparire piuttosto che a vivere; le scelte che compiono le
nuove generazioni sono dettate spesso dalla routine quotidiana senza tener conto dei
propri sentimenti, dei propri
desideri Ànendo così a vivere una vita a metà, nascosti
come Zaccheo tra i rami di un
albero frondoso per paura di
essere visti per quello che veramente si è. Non ci guardiamo più negli occhi ma osserviamo l’altro dall’alto verso
il basso. Domenica tra i tanti
messaggi lanciati ai giovani
gli è stato chiesto di iniziare a
guardare l’altro diversamente: dal basso verso l’alto, cambiare prospettiva, osservarlo
così come è, seguendo l’esempio di Gesù con Zaccheo. Egli
aveva visto un uomo che non
era piccolo di statura ma che
Àno ad allora aveva vissuto
nella mediocrità del lusso, la
sua bassezza era nella sua
identità spirituale. Se non
c’è Dio nella nostra vita, sarà
difÀcile cambiare prospettiva
e trovare il coraggio di arrampicarsi sul sicomoro per
superare se stessi. Durante
le condivisioni alcuni giovani si sono conÀdati con i loro
no utilizzati in occasione dei Sepolcri
nella prossima Quaresima; infatti è
solo morendo che il grano germoglia
portando frutto. Il Vescovo conclude
l’articolato e l’idilliaco incontro nella
speranza che il prossimo anno siano
presenti più bambini e nella certezza
che la Giornata Missionaria dei ragazzi aiuti a far sentire loro, già da bambini, di essere missionari del Vangelo.
Erano presenti all’incontro anche il
precedente direttore del Centro Missionario, don Lorenzo Maggetto, che
con gioia ha accolto questa bella iniziativa, il parroco don Enzo De Caprio
che ha accolto i tanti bambini accompagnati dai genitori in Cattedrale e gli
animatori missionari parrocchiali.
coetanei affermando la paura
di accettare i loro limiti e così
come accadde per Zaccheo,
anche per loro diventa più
facile nascondersi, parlare
attraverso Facebook o Whatsapp piuttosto che farsi conoscere. Il giudizio, sentimento
insano che domina il mondo,
rende difÀcile, a volte, costruire rapporti reali e i social
network prendono il sopravvento. Ma tra tutti quei contatti ci si sente soli ed è difÀcile riempire il vuoto d’amore
che si avverte e salire su quel
sicomoro diventa sempre più
arduo. “Fin quando, conÀda
qualche giovane, in un momento difÀcile, all’improvviso
il cuore si lacera e avverti una
carezza nel cuore, che dà calore, gioia, amore. È un abbraccio che non ha eguali, di chi
ti conosce prima ancora che
nascessi”. E da quel momento
inizi a capire che solo grazie a
lui, Gesù, quegli ostacoli che
la vita ti pone di fronte divengono più semplici da scalare,
che le foglie del sicomoro che
dapprima ti facevano ombra
adesso divengono mani che
ti accarezzano e ti spingono a
fuoriuscire, ad amarti, accet-
tarti senza paura del giudizio
dell’altro. E così a Àne serata,
i ragazzi non si sono più nascosti dietro il cartonato dei
super eroi che hanno trovato
appena entrati dietro il quale
si sono fatti fotografare, bensì hanno scelto di fotografarsi
senza impalcature, gli unici
poteri magici provenivano
dalla forza dei loro sorrisi
senza paura ma con la serenità che essere se stessi si può.
Tutti hanno lasciato un segno, una foglia su un sicomoro
decidendo se terminato l’incontro, volessero continuare
a vivere con una maschera ed
essere “Uno, nessuno e centomila”, oppure #CosìComeSei!
*HQQDLR$QQRQ
Scuole unite per il territorio
La formazione individuale
attraverso l’educazione
al patrimonio
di Gabriella Ibello
L
e scuole della provincia
di Caserta stanno sempre
più svolgendo, grazie anche
ad un modello di interazione
sistemica con le associazioni,
gli enti, le soprintendenze ed
i musei, numerose esperienze
locali, settoriali e laboratoriali
rivolte alla conoscenza del patrimonio artistico, ambientale
e paesaggistico del territorio.
Riconoscere questo patrimonio come bene comune e come
eredità ricevuta e da trasmettere in maniera consapevole,
mette i più giovani non solo
in contatto con l’eredità del
passato ma avvia anche un
processo di formazione e crescita individuale, in senso
stretto di bildung, facendo al
contempo sviluppare il senso
di appartenenza e di responsabilità verso un patrimonio
culturale visto troppo spesso
come estraneo alla propria
esperienza quotidiana e per
questo dimenticato e spesso
oltraggiato.
La realizzazione di un organico progetto condiviso tra
scuole e territorio contribuisce alla riscoperta di molti
siti e monumenti della provincia ancora non adeguatamente conosciuti. Recenti
esempi concreti di coinvolgimento degli studenti in questo processo di educazione
ai beni culturali territoriali
sono l’esperienza a Castel
Morrone del Liceo Artistico
di San Leucio, neovincitore
con “Pazziamm” alla Bienna-
Beni culturali
le dei Licei Artistici d’Italia
con un progetto sul tema del
gioco e che vede la riscoperta
e valorizzazione del castello
medievale e della memoria
storica del luogo, così come il
coinvolgimento nel progetto
fotograÀco Campania Mirabilis, ideato dall’associazione
culturale Nuovo rinascimento, Ànalizzato alla scoperta
e conoscenza del patrimonio
noto e meno noto della Campania attraverso l’arte della
fotograÀa ed in mostra nel
mese di maggio alla Reggia di
Caserta. Pronti ad una simile esperienza di formazione,
educazione e valorizzazione,
anche gli studenti del Liceo
ScientiÀco Federico Quercia
di Marcianise, capoÀla della rete di scuole unite per il
patrimonio “United Schools
for Heritage” con il progetto
“Archeoglossary”,
recentemente approvato e Ànanziato
dal Ministero alla Pubblica
Istruzione, per la conoscenza
ed internazionalizzazione del
Museo Archeologico di Calatia a Maddaloni.
Uomo e animali tra religione,
storia e letteratura
di Sante Roperto
L’
uomo e gli animali occupano da sempre le pagine della storia e dell’evoluzione, riempiendo di esempi
e riferimenti testi e immagini religiose. Sono entrambi
protagonisti dell’espressione
più armoniosa e concreta Àn
dall’origine della Natura e del
Creato, la massima espressione tra Dio e la Natura, come
Jan Brueghel seppe dipingere in una delle sue più celebri opere. Oggi ci si chiede
quanto il comportamento e
l’intelligenza dell’uomo e degli animali siano in stretta
correlazione. Uomo ed animali hanno atavicamente sviluppato capacità diverse a secon-
da delle necessità che lo stile
di vita esigeva, con numerose
diversità biologiche e simili comportamenti istintivi.
Quanto l’intelligenza animale è simile a quella umana?
Il comportamento dell’uomo
è dettato da regole comuni al
mondo animale? Queste ed
altre domande hanno origini
antiche e sono da secoli oggetto di ricerche e osservazioni
nella letteratura, nell’etica
e nella religione. Ambiti nei
quali molti hanno interpretato il mondo animale in funzione del comportamento umano
e viceversa, studiando così
l’analisi evolutiva e biologica,
i caratteri sociali ed emotivi, i
condizionamenti e le relazioni
sociali.
L’uomo ha senza dubbio potuto sviluppare comportamenti
più complessi e capacità superiori che gli permettono di
pensare, imparare, parlare
con un linguaggio ricco e forbito, nonché conoscere ed interagire con l’ambiente che lo
circonda.
E a lui si chiedono soprattutto etica del dono e custodia del creato. Mentre, come
scriveva Carlo Levi, al mondo degli animali attribuiamo
“l’originalità dei loro comportamenti, la verde energia
della loro natura vivente che
l’uomo si è lasciato alle spalle”, proiettando sugli animali
un bisogno umano di levità
dell’esistenza, perché nella
loro primordialità gli anima-
LOSROLHGUR di Enzo Battarra
L’angolo dell’arte
U
n Natale d’arte quello vissuto nel territorio casertano. Il
grande evento è stata la mostra di Paolo Bini alla Reggia
di Caserta, titolo «Left behind». L’esposizione del giovane
artista di Battipaglia, recente vincitore a Milano del Premio
Cairo, è stata voluta dal direttore Mauro Felicori e curata da
Luca Beatrice, determinante la collaborazione della galleria
Nicola Pedana di Caserta. Legato proprio al Natale il grande
presepe corale realizzato nello Spazio Corrosivo di Marcianise
con il linguaggio del contemporaneo da quattordici artisti
campani. Titolo signiÀcativo «Oh My God!».
La cultura
crea sviluppo
di Paola Broccoli
«C
aserta non è solo Reggia, l’obiettivo è lo sviluppo»:
le parole del Vescovo D’Alise tracciano le strategie
da seguire e la Reggia sarà una occasione di sviluppo se si
faranno scelte innovative, se si dicono parole nuove, se si
fanno cose nuove. È bene ricordare che la Reggia nasce da
un progetto grandioso di Carlo III di Borbone che intorno al
Palazzo voleva fare una nuova capitale. L’approvazione della legge n. 106 del 2014, nota come piano Soragni riguarda
un “progetto di riassegnazione e di restituzione degli spazi
del complesso della Reggia alla loro esclusiva destinazione
culturale educativa e museale” è già un piano di lavoro per
rivoluzionare la città. Immensi spazi già sono disponibili,
dopo che l’Aeronautica militare, i carabinieri, l’Università
sono già andati via. Sappiamo che non è semplice: da un
lato le istituzioni non dialogano, dall’altro vi è l’inefÀcienza
della burocrazia. Emblematici sono il caso dell’Emiciclo, i
cui lavori di restauro sono iniziati 20 anni fa e non si sa
se e quando si concluderanno e del trasloco dell’Archivio
di Stato iniziato dal lontano 1995, i cui ritardi costano alle
casse dell’erario pubblico 8 milioni di euro in Àtti passivi.
Poi c’è il disservizio. L’Archivio resta smembrato: parte nella Reggia, parte in via dei Bersaglieri. Nel frattempo varie
iniziative promuovono il turismo. Ben vengano i turisti ma
è un turismo da cui la città non trae alcun beneÀcio. Gli
incassi servono per la gestione del sito. Certo, ma se al British Museum di Londra si entra gratis - nel 2016 circa 10
milioni di visitatori, una ragione ci sarà! Una delle mostre
più visitate nel 2016, quelle tematiche sono a pagamento, è
stata quella dedicata alla cultura siciliana. A Torino, città
di cultura, è stato realizzato da enti pubblici con contributo
Fondazione San Paolo, il Polo del 900, all’insegna del «Passato: voce del verbo innovare», un sito di 8000 mq aperto ai
cittadini in cui ci sono sale letture, biblioteche, spazio per
presentazioni di libri; sono consultabili 28.000 audiovisivi,
127.00 fotograÀe, e 300.000 monograÀe, c’è un cinema e la
caffetteria. La Reggia ha spazi immensi in cui accogliere un
prestigioso polo archivistico e bibliotecario, mostre ed eventi. Allora la città si riempirebbe di studenti, di studiosi, di
stranieri, di vita e di sviluppo. Oggi più che mai il lavoro
si crea. Se invece cresceranno solo i turisti che entrano nel
Palazzo, un turismo avulso dalla città e dai servizi culturali
Caserta è condannata a morire. Reggia e San Leucio sono
un unicum. Le istituzioni se ne facciano una ragione.
li non riescono a dimenticare
questo miracolo e lo celebrano ogni volta come se fosse
la prima o l’unica. Anche per
questo, siano uguali o meno i
comportamenti e le abitudini,
gli animali rimangono una
via di accesso a un mondo che
non è stato ancora sterilizzato dalla ragione.
Brueghel, Il Paradiso terrestre con peccato originale, 1620 c.a
Formazione
LOSROLHGUR
Il documento assembleare del MEIC
La Chiesa oggi
di Anna Giordano
N
on è una lettera, ma un
manifesto d’intenti quello che il MEIC il 30 novembre
2016 ha indirizzato in versione
preliminare “Ai Vescovi e a tutti i battezzati della Chiesa che
è in Italia, alla comunità civile
del nostro Paese e a coloro che
in essa esercitano responsabilità politiche, economiche, sociali
e culturali”, perché scendano
in campo in un momento così
difÀcile per il mondo intero. Ed
è anche un appello rivolto in
modo speciÀco alla cultura e al
delicato compito che di fronte
ad essa spetta ai cristiani (nn.
132-134), al quale il MEIC,
acronimo di Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale,
proprio per la sua speciÀcità
statutaria vuole corrispondere
con energia.
Il testo della lettera è stato il
Àlo conduttore dell’incontro del
9 gennaio u.sc. tenuto in Curia dal gruppo MEIC di Caserta, da sempre molto attivo sul
territorio, con presidenti quali
Velia Biggiero, Oscar Bobbio
e, attualmente in carica, Pasquale
Anniciello.Assistente
ecclesiastico don Elio Catarcio.
Essa si deÀnisce “come annuncio del Vangelo alla cultura e
come ascolto delle culture che
vanno elaborandosi nel nostro
tempo”. Ed è questa la mission
del MEIC, attento ai segni dei
tempi che rivelano quante urgenze oggi interroghino tutta la
comunità ecclesiale, religiosa e
laica. “Noi - così si legge nella
lettera - da credenti in Cristo
vogliamo metterci al Àanco di
quelle donne e quegli uomini di
buona volontà che sentono tutta la forza dello scandalo della
povertà, materiale e spirituale,
in un mondo nel quale tante e
abbondanti sono le risorse disponibili. Il Vangelo ci insegna
che i poveri e la povertà sono il
vero metro con cui giudicare le
grandi scelte e le responsabilità
politiche”.
La lettera procede per paragraÀ: I cristiani di fronte alla
storia, La natura missionaria
della Chiesa, Di fronte ai segni
dei tempi, La richiesta di un
incontro. Essi raccontano di un
mondo che vede ridisegnarsi i
rapporti non solo fra est e ovest
ma fra nord e sud, soprattutto
sul terreno economico, con una
grave crisi profonda che l’economia e la Ànanza attraversano
ormai dal 2008, frutto di un ordine che fatica a conformarsi a
criteri di giustizia e libertà, ma
che al tempo stesso lascia emergere la richiesta della grande
maggioranza della popolazione mondiale di poter accedere
a condizioni di vita rispettose
della dignità umana.
Appartiene al nostro compito di
cristiani seguire Cristo e con lui
chinarci sui più deboli, sui più
sofferenti, sugli ultimi, su chi
non ce la fa, perché l’annuncio
del Vangelo inizia proprio da
queste persone e perché solo
Preparsi al
matrimonio
di Luigi Caputo
I
n questo mese di Gennaio
2017, presso la Parrocchia
dei Santi Vitaliano ed Enrico e Santuario di S. Anna
di Caserta, alle ore 19.30,
di ogni sabato, prende il via
l’annuale cammino di fede e
di preparazione al sacramento del matrimonio dei giovani
Àdanzati prossimi alle nozze. È necessario prepararsi
al matrimonio perché è una
cosa molto seria, dalla quale
dipende in larga misura la
felicità o l’infelicità della propria esistenza. Se osserviamo il nostro comportamento,
vediamo che sempre, quando
dobbiamo affrontare qualcosa che riteniamo importante, non vi andiamo mai
impreparati. Tuttavia oggi è
spesso presente nei giovani
un gravissimo errore che, se
penetra nel loro spirito, impedisce loro qualsiasi preparazione al matrimonio. Questo errore di solito si formula
nella loro mente in questo
modo: “non ci preoccupiamo
più di tanto; sposiamoci; se
poi non va, ci separiamo, c’è
il divorzio e ciascuno se ne
ritorna libero”.
Se si parte da questi presupposti, il matrimonio è destinato al fallimento perché i
due non decidono mai di sposarsi, ma decidono semplicemente di convivere facendo
uso uno dell’altro. È una sorta di contratto con cui si concede all’altro l’uso della propria persona Àno a quando
questo uso possa procurare
piacere o benessere psichico.
L’autentico amore coniugale
è il dono totale e deÀnitivo
della propria persona all’altro. L’amore, il vero amore
*HQQDLR$QQRQ
ponendosi dal loro particolare
punto di vista è possibile comprenderle a pieno. Occorrono
cristiani maturi. Un approfondimento particolare va poi alla
necessità di approfondire il rapporto del popolo con i presbiteri
e i vescovi.
Questi siano coloro che vivono
il loro servizio secondo la logica evangelica del pastore che si
cura del proprio gregge in una
Chiesa in cammino che presti
maggiore attenzione al diaconato e alle donne. I laici, e tra
questi in prima Àla il MEIC,
devono spendere le proprie
energie lavorando per approfondire la comprensione delle
radici comuni delle genti e per
il discernimento delle differenze.
Quello che il MEIC offre alla
Chiesa e alla società italiana è,
dunque, uno sguardo credente
su tutta la realtà, attento all’umanità e alle sue attese. E’ il
progetto del triennio che ora ha
inizio. “Vogliamo impegnarci al
Àanco di tutti coloro che credono
che occorre riformare le strutture e le dinamiche della società,
dell’economia e dei diritti a partire dalla condizione dei poveri,
delle donne, dei giovani e degli
anziani. Da credenti in Cristo
vogliamo metterci al Àanco di
quelle donne e quegli uomini di
buona volontà che sentono tutta la forza dello scandalo della
povertà, materiale e spirituale,
in un mondo nel quale tante e
abbondanti sono le risorse disponibili”.
Quali le risposte a questa lettera? Ad ognuno dei destinatari,
Vescovi e tutti i battezzati, tocca la risposta. Nella quotidianità della vita e nell’esercizio
delle rispettive funzioni.
La formazione continua …
di Silvio Verdoliva e Angela Gionti
I
docenti di Religione Cattolica anche per l’anno
2017, saranno accompagnati dall’UfÀcio per l’insegnamento della Religione Cattolica diocesano, Direttore Verdoliva Don Silvio, in un percorso di formazione sul tema della famiglia; ponte di raccordo tra i due
convegni diocesani 2016 e 2017.
Il percorso conta ben quattro anni di impegni che un
gruppo di docenti, guidato dal Direttore e da Angela Gionti, ha seguito, iniziando dall’approfondimento sulla didattica per le competenze, richiesta dalla
scuola che si rinnova. La formazione di quest’anno si
basa sull’impegno degli Idr per la produzione di riÁessioni scritte, su argomenti di studio riguardanti il primario nucleo sociale: - La famiglia nel Modello di Nazaret; Il Sacramento del matrimonio accompagna la
vita familiare; La famiglia, prima cellula sociale; La
famiglia, nucleo che evolve e cambia forma; La prima
educazione nasce in famiglia; Famiglia di origine e
giovani sposi; La Famiglia culla dell’amore; Famiglie
funzionali e disfunzionali; Rapporto genitori – Àgli;
La condivisione dei valori ricevuti in famiglia; Vivere
le tradizioni in famiglia. - Gli articoli prodotti saranno pubblicati su “Il Poliedro”, in uno spazio loro dedicato. Alla cura per la formazione da parte dell’UfÀcio
scolastico, si associa il riconoscimento della Diocesi
per il lavoro che i docenti di Religione Cattolica ogni
giorno svolgono nelle classi afÀnché gli allievi possano crescere nella consapevolezza che la propria Fede
è sintesi dei più alti valori della vita.
non mette mai limiti di tempo, non mette mai condizioni.
La persona dell’altro non è
mai considerata come qualcosa di cui potersi servire
per se stessi. Chi ama non
dice mai alla persona amata: “come mi è utile che tu
ci sia!” Non dice mai: “come
mi piace che tu ci sia!”. Chi
ama dice alla persona amata:
una seria preparazione al matrimonio. È il fenomeno delle
cosiddette “libere convivenze”. Che consiste di vivere un
rapporto di coppia come se si
fosse sposati senza garanzie e
nessun atto pubblico né religioso, né civile. Alla radice di
questo fatto vi è un’idea del
proprio amore, che si è completamente corrotta e alla ra-
come è bene, come è bello che
tu ci sia! Per questa ragione
chi si prepara al matrimonio
pensando che tanto poi, “se
le cose non funzionano, c’è
il divorzio”, pone le basi e le
premesse per un sicuro fallimento. Ma esiste oggi anche
un altro fatto che impedisce
dice di questo fenomeno delle
“libere” convivenze c’è l’individualismo. La libera convivenza è semplicemente la
somma di due individui. L’individualismo è quell’uso della propria libertà nel quale il
soggetto fa ciò che vuole, stabilendo egli stesso la verità
di ciò che gli piace o gli torna
utile. Instaurandosi queste
libere convivenze, diminuisce la stima del matrimonio
e quindi la consapevolezza
della necessità di prepararsi seriamente. Bisogna sapere cosa signiÀca sposarsi.
Quanti giovani oggi si sposano, conoscendo veramente la
grandezza, la dignità, la bellezza e quindi la responsabilità della vita coniugale? Nel
Nuovo Testamento il matrimonio cristiano è elevato
alla dignità di sacramento:
lui e lei che si accolgono e si
amano come Cristo accoglie e
ama la Chiesa. Un cammino
di preparazione, come sussidio offerto alle giovani coppie che, riscoprendosi giorno
per giorno Chiesa domestica,
possono con il loro vicendevole amore e la loro professionalità, il loro “quotidiano”
divenire vera immagine e
storia dell’incarnazione della Chiesa. “La famiglia cristiana è chiamata ad essere
comunità credente ed evangelizzante, comunità in dialogo
con Dio e comunità al servizio dell’uomo”.
Caritas
*HQQDLR$QQRQ
Le attività delle
Caritas parrocchiali
Caritas
Diocesi
Caserta
C
on questo numero del Poliedro, la Caritas diocesana ha inteso inaugurare una serie di articoli dedicati, per la prima volta, alle attività ordinarie delle Caritas Parrocchiali, in modo
particolare, alle prassi dei Centri di Ascolto (C.d.A.). L’obiettivo è quello di valorizzare il lavoro
dei tanti laici che con passione investono tempo ed energie nel servizio a persone e famiglie in
condizioni di bisogno. Non di secondaria importanza, l’indicazione data ad ognuno di essi di illustrare le modalità secondo cui vengono coinvolte le rispettive comunità parrocchiali nel porsi
come soggetti attivi nella costruzione di reti di solidarietà. L’auspicio, inÀne, è che questa possa
essere una delle occasioni per contribuire alla creazione di una comunità che sappia superare i
conÀni delle singole parrocchie e sentirsi parte di una famiglia più grande, la famiglia diocesana. Nel ringraziare dei contributi che forniranno le varie parrocchie nella stesura degli articoli,
colgo l’occasione per augurare a tutti loro un buon lavoro.
Caritas a servizio della comunità
nella Parrocchia N.S. di Lourdes
L
a Caritas parrocchiale di N.S. di Lourdes,
di cui è parroco don Pietro
Pepe, organismo pastorale
che ha il compito di animare, coordinare e promuovere
la testimonianza della carità nella comunità, in occasione del periodo natalizio
ha organizzato una serie
di eventi, al Àne di assistere quanto più possibile alle
esigenze delle duecentosettanta famiglie che vivono in
condizioni molto precarie,
con gravi problemi della salute ed economici.
Attenta alla vita della gente
radicata del nostro territorio, la Caritas parrocchiale con il diacono don Luigi
Capasso e la signora Annamaria Ievoli hanno organizzato uno speciale mercatino
(nella settimana di Natale),
il cui ricavato è stato loro
Caritas e
Vincenziane
in Cattedrale
di Annamaria Pirone
P
resso la Parrocchia di San
Michele Arcangelo, Cattedrale di Caserta, 21 volontarie
Caritas e Vincenziane, coadiuvate dal Parroco Don Vincenzo
De Caprio, partendo da ciò che
disse Gesù: «Va’ e anche tu fa’
lo stesso», svolgono un servizio
così variegato:
- Visite domiciliari settimanali
a persone malate, allettate e
disabili (n. 15);
- Visite ospedaliere ad assistiti
ricoverati;
- Visite ad assistiti trasferiti in
strutture di accoglienza;
- Accompagnamento assistiti
presso centri sanitari per visite
mediche;
- Disbrigo pratiche presso patronati, servizi sociali, INPS, ecc.;
AGENDA
CORSO DI BASE DI
“PASTORALE DELLA CARITÀ’’
c/o parrocchia Buon Pastore
da giovedì 12 gennaio ore 18-20
di Mimmo Iannascoli
di Marco Lugni
LOSROLHGUR devoluto. Tra le altre iniziative, la distribuzione di stelle
di Natale, la consegna di pergamene per tutti i fedeli che
si sono recati in parrocchia ed
inoltre il 23 dicembre è stato
sorteggiato un artistico bambinello, in occasione della S.
Messa comunitaria con tutti
i gruppi operanti presso N.S.
di Lourdes.
La Caritas è un organismo pastorale che anima la comuni-
tà con l’ obiettivo di aiutarla
a vivere la testimonianza di
un cammino di comunione
e condivisione, dove l’evangelizzazione e la testimonianza della carità esigono,
oggi, come dovere precipuo,
la crescita della comunità
cristiana che manifesti a se
stessa, con la vita e le opere, il Vangelo della carità.
La Caritas parrocchiale ha
un Centro di ascolto (cioè
un servizio di accoglienza,
ascolto, accompagnamento
ed orientamento) curato dal
diacono don Luigi Capasso
e Annamaria Ievoli.
Chiesa di N.S. di Lourdes - Caserta
- Sostegno alle famiglie disgregate o in crisi, con supporto legale o psicologico;
- Funzionamento del centro di
ascolto tre giorni alla settimana
per conoscere, valutare e poi attuare interventi economici, quali: pagamento bollette, Àtti, medicinali, libri scolastici, biglietti
ferroviari, acquisto viveri, ecc.;
- Distribuzione abbigliamento;
- Distribuzione derrate alimentari con relativa cura di registri, schede e documenti vari;
- Distribuzione della colazione
ai senzatetto;
- Allestimento di mercatini, tombolate, lotterie per reperire fondi;
- Programmazione, nel corso
dell’anno, di momenti di aggregazione e di convivialità con gli
assistiti per creare spirito di
famiglia;
- Valorizzazione di risorse creando un interscambio per ridare dignità a chi si sente escluso
e per ridurre i costi (da assistiti
alcuni si trasformano in assistenti). In questa grande opera
caritativa, conosciuta in tutto
L’Essere Carità
S. Simeone Profeta
Marcianise
di Maria Merola
I
punti su cui si fonda il CDA
S. Simeone P. in Marcianise sin dalle origini sono:
C=ComprensioneD=Discrezione e Disponibilitàil territorio e che abbraccia circa 500 persone, risulta piuttosto difÀcile coinvolgere concretamente altri gruppi, forse per
la continuità, l’operosità e il
sacriÀcio che essa richiede.
Ultimamente c’è stato un primo contatto con le famiglie ed
i bambini che frequentano i
corsi di catechismo, per testimoniare come in parrocchia si
concretizzano le opere di misericordia, accompagnate sempre da un profondo fermento
spirituale e da una sincera e
spontanea empatia.
1° - 5° incontro: Don Antonello Giannotti.
Nella seconda ora:
12 Gennaio -Presentazione del Corso
19 Gennaio Storia e identità di Caritas Italiana
26 Gennaio Le Caritas Parrocchiali
2 Febbraio Area immigrazione e UfÀci Pastorali
Diocesani: Sanitaria - Carceraria.
9 Febbraio VeriÀca apprendimento lezioni di
Pastorale della carità
PRINCIPI DI RELAZIONE
e STRUMENTI PASTORALI
(Primi 30 minuti di lezione frontale, a seguire i laboratori):
16 Febbraio “Dall’ascolto alla relazione: Dall’ascolto
di Sé, all’ascolto dell’altro. Come costruire
la relazione” - Laboratori
23 Febbraio “Modalità di comunicazione
nell’Ascolto” - Laboratori
2 Marzo
“Dinamiche di gruppo e gestione dei
conÁitti: come lavorare in gruppo”
Laboratori
9 Marzo
Strumenti pastorali: “C.d.A.
Laboratorio Formazione
Osservatorio delle povertà e risorse”
Laboratori
16 Marzo
Organizzazione Caritas diocesana
Ospoweb - Sito Web
“Prestito della Speranza”,
“Sportello Promozione lavoro”
23 Marzo
VeriÀca apprendimento attraverso
esami individuali
A=Accoglienza e Amabilità.
Lo stile innovativo che lo caratterizza è “l’Essere Carità”
rispetto al “Fare Carità”. Da
questa fondamentale necessità si punta all’obiettivo della
non risoluzione del problema
di chi afferisce al nostro Centro, ma alla promozione della
Dignità integrale della Persona o della Famiglia presa in
carico, stabilendo delle relazioni umane di affettuosità
e di rispetto reciproco. Non
esistono discriminazioni di
sorta, ma si accolgono tutti:
chi ha problemi di povertà, di
disagio o malessere, di emarginazione, o di esclusione,
tutto in un clima di familiarità. Le attività che vengono
svolte sono le più svariate, si
segnalano le più importanti:
1) Iniziativa di Solidarietà
“Un tappo per Amare”, coinvolgendo tutta la comunità
parrocchiale per la raccolta
dei tappi.
2) Banco della distribuzione
degli alimenti (vengono assistite 120 Famiglie)
3) Doposcuola gratuito e Borse di studio a studenti con famiglie indigenti.
4) Recupero scolastico. Accogliamo e seguiamo su richiesta di Dirigenti Scolastici ragazzi con varie problematiche.
5) Pastorale Carceraria.
Il CDA “CARITAS” non esclude nessuno dei gruppi esistenti in parrocchia, anzi per
volontà del Responsabile don
Antonio Piccirillo e per una
esigenza primaria della Referente Maria Merola, coinvolge, sostiene e interagisce
in armonia con le Catechiste,
l’ACR, con il Gruppo Liturgico e con tutte le Associazioni
esistenti in parrocchia in tutti gli Eventi.
Don Vincenzo De Caprio con il gruppo delle Vincenziane
Vita diocesana
LOSROLHGUR
Curia diocesana
di Giovanni Vella
I
l giorno 9 gennaio, dopo la
pausa natalizia, tutti i direttori e i responsabili degli
ufÀci di Curia,si sono riuniti insieme con il Vescovo per
un momento di confronto e
di veriÀca. Si è avvertita la
necessità, ad un anno esatto
dalla emanazione del Decreto
di Nomina con cui il Vescovo
ha costituito i diversi UfÀci di
Curia, nominandone le persone incaricate, di incontrarci e
riÁettere su come ognuno sta
svolgendo il proprio servizio.
A questo proposito vale la
pena riprendere quanto scriveva S.E. Mons. D’Alise nel
Decreto dell’8 gennaio dello
scorso anno: “Ricordo a quanti sono chiamati a prestare
il loro servizio in Curia che
questo non è un titolo di onore né di potere ma è, in special modo, titolo di “regalità”,
quella di Gesù Cristo: “Non
sono venuto per essere servito
ma per servire” (Mc. 10, 45).
La Curia, perciò, diventi un
luogo di accoglienza, di fattiva collaborazione per tutti
ma, in modo particolare, per
i parroci e le Parrocchie, per
sostenere e facilitare il loro
compito pastorale. È importante che anche quanti si accostano agli UfÀci di Curia ricordino sempre che vanno ad
incontrare fratelli e li trattino
sempre con rispetto e carità,
riconoscendo il loro “servizio”
e la gratuità con la quale lo
svolgono. La Curia e gli UfÀci diventino sempre più una
vera “palestra” di una Chiesa
al servizio e in uscita da sé ma
anche in “uscita” come ascolto
e come ricerca sincera di risposte ai vari bisogni”.
E’ stata questa, in un certo
senso, anche l’occasione per
esprimere gratitudine ver-
so tutti coloro che il Vescovo
ha chiamato come suoi collaboratori nel governo della
Diocesi, per l’impegno, la dedizione e la competenza con
cui portano avanti il compito
che è stato loro afÀdato. Non
è facile, infatti, in tempi come
questi in cui si sperimenta
una certa stanchezza nel testimoniare la propria fede da
parte di tante comunità parrocchiali, suscitare e promuovere iniziative che riescano a
coinvolgere la gran parte dei
nostri fedeli.
Ciò che è stato maggiormente
evidenziato, in questo incontro, è stata l’importanza di
coordinare meglio le attività di ogni UfÀcio nell’ambito
dell’Area di appartenenza. Il
Vescovo, infatti, ha suddiviso
gli UfÀci di Curia in tre grandi settori, coordinati da tre
Responsabili: Don Valentino
Picazio per l’Area Profetica-Evangelizzazione, Don Claudio
Nutrito per l’Area Liturgia e
Don Antonello Giannotti per
“Sognare con Dio e con Lui
osare ed agire”
di Maria Celeste Foglia
“U
n popolo che non sa prendersi cura dei nonni e dei
bambini è un popolo senza futuro,
perché non ha la forza e non ha la
memoria per andare avanti”.
Bellissime le parole del nostro Papa
Francesco, riprese dal Messaggio
del Consiglio Episcopale permanente per la 39° Giornata nazionale per
la vita, che si celebra il 5 febbraio
prossimo, parole che, come sempre,
in modo semplice ed immediato, arrivano dritte al cuore che si riconosce raggiunto da una verità.
Basta guardarsi dentro ed intorno
per capire che qualcosa non funziona nella nostra vita, che siamo tutti
appesantiti da una solitudine che,
evidentemente, scaturisce dall’aver
puntato tutto sull’affermazione di
noi stessi, riducendo in modo insano
lo spazio da dedicare allo scambio
d’amore con l’altro, che addirittura
ci sentiamo autorizzati a “scartare”,
quando rappresenta un intralcio
“per i nostri sogni di gloria”.
Nella nostra attività di volontari
della Onlus Comunione Mariana,
associazione che opera in difesa
della vita, ci capita, frequentemente, di incontrare o parlare con donne combattute dinanzi a gravidanze non desiderate ed ogni volta che
abbiamo la gioia di assistere al Sì
di una mamma che sceglie di accogliere il suo bimbo, sperimentiamo
la grazia di sentirci anche noi genitori di quella creatura… ed i miracoli che contempliamo sono di indescrivibile bellezza…intere famiglie
contagiate da un amore quasi folle
per quei piccini prima tanto osteggiati!
Una fra tutte è la storia di Rosalia,
una ragazza madre di un paese della Puglia, che, atterrita all’idea di
dover parlare a suo padre dell’inaspettata maternità e terrorizzata
al pensiero di doversi occupare da
sola della creatura che portava in
grembo, senza lavoro, abbandonata dal compagno e con un afÀtto da
pagare, gridava il suo diritto a liberarsi di quella che le avevano detto
essere “una bollicina” nel suo grembo. Eppure, ricordo che Rosalia
piangeva perché sentiva che quella
bollicina era suo Àglio…ed ha vinto la forza del suo amore! Oggi, a
distanza di due anni dalla nascita
della sua bimba, ci ha inviato gli
auguri di Natale usando queste parole: “Miriam è il dono più grande
che ho ricevuto. Non mi stancherò
mai di esultare in Dio. È la nostra
vita”! La sua famiglia, tutti compresi, stravede per quella biondina che
ha riempito la casa di festa ed ora
sono tutti inseparabili…
E noi, ripensando alle ore interminabili trascorse ad ascoltarla,
spesso di notte, perché è quello il
momento in cui i pensieri e le preoccupazioni si fanno sentire, riusciamo a ricordarne solo la dolcezza, perché la vita ha vinto ancora
una volta!
C’è sete d’amore, di quello gratuito
che non chiede ma che vuol donare,
lo tocchiamo con mano ogni volta
che affrontiamo gli argomenti che
sono oggetto della nostra attività,
specialmente quando ci rivolgiamo
ai giovani nelle scuole e nelle parrocchie, in occasione del progetto
Cineforum “October baby”.
Sono in tanti che, al termine dei nostri incontri, ci chiedono di collaborare, di poter annunciare con noi la
bellezza della vita, di raccontare ai
loro coetanei che ogni vita merita di
essere vissuta, che l’embrione non
è un grumo di cellule ma che è un
essere umano degno di essere difeso
ed amato…e sono proprio loro che
ci danno la carica per continuare a
“sognare con Dio e con Lui osare ed
agire”.
*HQQDLR$QQRQ
Mons. D’Alise con i responsabili degli uf¿ci della Curia diocesana
l’Area Carità.
È necessario che ogni Area
organizzi, durante l’anno, alcuni incontri con i Direttori di
UfÀci dello stesso settore al
Àne di coordinare le varie iniziative e predisporre un programma unitario da presentare alla comunità diocesana
all’inizio di ogni anno pastorale. Tutto ciò per evitare che
ci sia una sovrapposizione di
iniziative con il rischio di creare confusione e stanchezza.
Tutti i Direttori e Responsabili hanno presentato breve-
mente il lavoro svolto e l’organigramma del proprio UfÀcio.
Ad ognuno di loro è stato chiesto di curare diligentemente
l’archivio del proprio UfÀcio e
di custodirlo adeguatamente.
Il Vescovo, inÀne, ha proposto
che alcuni UfÀci, soprattutto
quelli dove c’è particolare afÁuenza di persone, possano
garantire l’apertura anche
in ore pomeridiane, venendo
così incontro a coloro che per
motivi di lavoro non possono
venire in Curia nelle ore della
mattina.
Comunicare il Vangelo
nell’accoglienza dell’altro
di Carmine Ventrone
I
n una realtà in continuo
cambiamento,
anche i canali dei codici comunicativi sono in
evoluzione, la globalizzazione va generando
forme di ubiquità multimediale che si aprono
ad uno scenario entro il
quale individuare chi ha
bisogno della Buona Notizia diventa complicato
e arduo. L’uomo, inteso
come bambino, giovane
e adulto, avverte di possedere già tutto, di non
avere altri bisogni se non
quello di essere al passo
con i tempi e adeguato
alle aspettative del mondo. In questo complessivo andamento di aridità
sociale, dove l’uomo percepisce in sé quasi un’onnipotenza, come la Chiesa può ancora scuotere le
coscienze?
Ritengo senz’altro che lo
sforzo, della Chiesa che
vuole convertire, debba
essere improntato alla
ricerca dell’uomo, ovvero
alla ricerca di individui
che possano accogliere
il messaggio evangelico,
perché pronti a riceverlo
e a farsi, poi, propulsori
dell’Annuncio.
Il sacerdote vive e svolge, prevalentemente, il
proprio ministero nella
parrocchia e la sua attività non è immune da
disturbi e da interferenze. Ma la parrocchia rimane il contesto entro
il quale vengono incoraggiati e formati i suoi
membri perché siano
agenti
dell’evangelizzazione. Ed è in questo
contesto che sacerdote
e comunità, diventano i
mittenti, ovvero coloro
che hanno ricevuto l’annuncio del Vangelo, e che
hanno aderito alla fede
in Gesù Cristo, e sanno bene che l’obiettivo è
far incontrare Gesù, per
cambiare la vita a coloro
che diventano i riceventi del messaggio.
A chi rivolgere l’annuncio quindi?
Siamo abituati a classiÀcare coloro che ricevono
il messaggio in fasce di
età ed è forse arrivato il
momento di abbattere le
barriere convenzionali
per cercare di carpire le
condizioni motivazionali
dell’uomo che si approccia ad un cammino di
fede.
La Chiesa oggi risponde,
sempre più, ad esigenze
di carattere sacramentale verso un popolo che, di
riÁesso e per abitudine,
entra ed esce accaparrandosi questo o quell’altro sacramento. Diventi
questo momento priori-
tà e fulcro di un’azione
che sia caratterizzata
dall’accoglienza dell’altro, della sua storia, del
suo vissuto, della sua
stessa vita.
È necessario riuscire
a carpire, suscitare, il
desiderio di Dio che in
varie forme si manifesta nell’uomo. Ricercare
quindi, non una fascia
d’età verso la quale improntare la propria azione pastorale ma un’individualità che, valorizzata al momento giusto,
vada a generare persone,
che in maniera adulta,
siano desiderose di conoscere ed incontrare Dio,
afÀnché la Chiesa non
sia più centro di risposte,
ma laboratorio di domande, che abbia come punto
di partenza il desiderio
di incontrare Gesù e dire
“Maestro dove abiti?”
per poter poi rispondere
come Gesù “Venite e vedrete” generando quella scelta che poi cambia
la vita e che rimane per
sempre conservata nella
memoria dell’uomo che,
a prescindere dall’età,
diventa così adulto nella fede: “erano circa le
quattro del pomeriggio”
(Gv1, 38-39).
Siano le nostre parrocchie non centri di smistamento sacramentale
ma dimore presso le quali l’uomo fa esperienza
comunicativa dell’incontro con Dio, cambia la
propria vita, per cambiare quella degli altri.
Notizie
*HQQDLR$QQRQ
$JHQGDGHO9HVFRYR
1 febbraio 2017
ore 10:00 - 13:00 Curia
Vescovile: Udienza del Vescovo
per gli ufÀci di Curia
ore 17:00 Curia Vescovile: il
Vescovo incontra i Capi e gli
assistenti spirituali dei gruppi
scout presenti in Diocesi
3 febbraio 2017
ore 10:00 - 13:00 Curia
Vescovile: il Vescovo riceve in
udienza i Sigg. Laici
ore 17:30 Biblioteca Diocesana: il
Vescovo presiede la presentazione
del libro “Il Coraggio della Libertà Una donna uscita dall’inferno della
tratta”
ore 19:00 Parrocchia S. Pietro
Ap. in Maddaloni: Celebrazione
Eucaristica in occasione di San
Biagio
8 - 9 febbraio 2017
Napoli: il Vescovo partecipa al
Convegno“CHIESA E LAVORO
- Quale futuro per i giovani nel
Sud?”. Saranno presenti i Vescovi e
una delegazione Diocesana delle sei
regioni del Sud Italia: Campania,
Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia
e Sardegna
4 febbraio 2017
ore 18:00 Parrocchia S. Biagio
in Limatola: il Vescovo presiede
la presentazione del libro su
Mons. Salvatore Carrese,
fondatore della Parrocchia e
delle opere annesse. Seguirà
Celebrazione Eucaristica
5 febbraio 2017
ore 18:00 Cattedrale:
Celebrazione Eucaristica del
Vescovo in occasione della
Giornata Diocesana per la Vita
Consacrata.
6 febbraio 2017
ore 10:00 - 13:00 Curia Vescovile: il
Vescovo riceve in udienza i Sacerdoti
10 febbraio 2017
ore 10:00 - 13:00 Curia Vescovile:
il Vescovo riceve in udienza i Sigg.
Laici
Ore 17:00 Ospedale di Maddaloni:
Celebrazione Eucaristica in occasione della 25a Giornata Mondiale del
Malato
11 febbraio 2017
ore 10:00 Ospedale “S. Anna e S.
Sebastiano” di Caserta: Incontro
del Vescovo con gli Operatori
Sanitari e Celebrazione Eucaristica
in occasione della 25a Giornata
Mondiale del Malato
ore 17:30 Parrocchia N.S. di
Lourdes in Caserta: Celebrazione
Eucaristica in occasione della
25° Giornata Mondiale del
Malato. Partecipa L’UNITALSI di
Caserta
LOSROLHGUR Febbraio
12 febbraio 2017
ore 11:30 Parrocchia S. SoÀa
in Maddaloni: Celebrazione
Eucaristica
ore 16:30 Biblioteca Diocesana:
il Vescovo presiede l’Assemblea
elettiva Diocesana di Azione
Cattolica
19 febbraio 2017
ore 19:00 Cattedrale: FESTA DEI
FIDANZATI e Concelebrazione
Eucaristica presieduta dal Vescovo
13 febbraio 2017
ore 10:00 - 13:00 Curia Vescovile:
il Vescovo riceve in udienza i
Sacerdoti
22 febbraio 2017
ore 10:00 - 13:00 Curia Vescovile:
Udienza del Vescovo per gli ufÀci di
Curia
ore 18:00 Parrocchia San Pietro in
Cattedra: Celebrazione Eucaristica
14 febbraio 2017
ore 9:30 - 13:00 Biblioteca Diocesana:
INCONTRO MENSILE - il Vescovo,
i Presbiteri e i Diaconi Permanenti
pregano e riÁettono insieme
15 febbraio 2017
ore 10:00 - 13:00 Curia Vescovile:
Udienza del Vescovo per gli ufÀci di
Curia
ore 19:30 Basilica Minore del
Corpus Domini in Maddaloni:
Catechesi del Vescovo sul Vangelo
di Marco (presso la Congrega)
16 febbraio 2017
ore 18:00 - 20:00 Biblioteca
Diocesana: il Vescovo incontra le
spose dei Diaconi Permanenti
17 febbraio 2017
ore 10:00 - 13:00 Curia Vescovile:
il Vescovo riceve in udienza i Sigg.
Laici
20 febbraio 2017
ore 10:00 - 13:00 Curia Vescovile: il
Vescovo riceve in udienza i Sacerdoti
27 febbraio 2017
ore 10:00 - 13:00 Curia Vescovile: il
Vescovo riceve in udienza i Sacerdoti
28 febbraio 2017
ore 19:30 Parrocchia S. Pietro in
Cattedra: Catechesi del Vescovo al
gruppo famiglie
1 marzo 2017
ore 18:00 Cattedrale: Solenne
Celebrazione Eucaristica in occasione
delle Sacre Ceneri - Inizio della
Quaresima
2 marzo 2017
ore 19:00 Cattedrale: I Catechesi
Quaresimale, tenuta dal Vescovo
3HULRGLFRGHOOD'LRFHVLGL&DVHUWD
Direttore Responsabile
Luigi Nunziante
Direzione - Redazione
Amministrazione
Caserta, Piazza Duomo, 11
Tel. e Fax 0823 448014 (int. 70)
e-mail: [email protected]
www.ilpoliedro.info
Editrice
Diocesi di Caserta
Stampa
Depigraf s.n.c.
Caserta, Via Cifarelli, 14
Si ringrazia per la realizzazione
di questo numero:
Mons. Giovanni D’Alise
Enzo Battarra
Paola Broccoli
Nicola Ciaramella
Rosanna De Lucia
Rosa Tigozzi
Michele De Simone
Mariarosaria Di Cicco
Luigi Ferraiuolo
Maria Celeste Foglia
Angela Gionti
Anna Giordano
Mimmo Iannascoli
Gabriella Ibello
Marco Lugni
Maria Merola
Ornella Mincione
Gian Maria Piccinelli
Annamaria Pirone
Sante Roperto
Angela Santonastaso
Nando Santonastaso
Edoardo Scognamiglio
Sara Secondino
Maria Sivo
Gianni Vella
Carmine Ventrone
Silvio Verdoliva
Foto:
Roberto Fonsmorti
Nicola Natale
Ciro Santangelo
Reg. Trib.
S. Maria C.V.
n. 839, 28/09/2015
Iscritto a