PalaNebiolo e recupero della vocazione sportiva

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Transcript PalaNebiolo e recupero della vocazione sportiva

Messina
La struttura prima ospitava i migranti
PalaNebiolo e recupero della
vocazione sportiva
Emanuele Rigano
Il polo “Primo Nebiolo” non
ha
ancora
recuperato
l’operatività
sportiva
originaria per il quale fu
costruito, insistendo ancora
all’interno
segni
dell’impianto
della
i
struttura
d’accoglienza per migranti.
Per raggiungere l’obiettivo
occorre dare pratica ad uno
dei
primi
슛rmati
provvedimenti
dal
prefetto
Ferrandino,
la
quale
raccogliendo
richieste
e
segnalazioni dal territorio, ha
disposto
la
chiusura
del
Centro
temporaneo
di
contrada
Conca
d’oro.
Servirebbe però il disallestimento completo della “macchina” provvisoria, con la rimozione di tende, arredi e
suppellettili ancora presenti sul posto. La richiesta al rappresentante del governo a Messina giunge dal consigliere
della V Circoscrizione, Paolo Barbera: un intervento da garantire «a cura e spese del soggetto gestore del Centro, se
previsto contrattualmente, ovvero mediante a��damento a soggetto a ciò espressamente incaricato, senza alcun
onere in capo al Comune e all’Università degli Studi». Procedura propedeutica alla conseguente riconsegna
all'Ateneo, proprietario degli spazi, «a��nché possa essere nel più breve tempo possibile restituita alla più consona
pubblica funzionalità. Le strutture amovibili non paiono utilizzabili per altre 슛nalità in ragione del prolungato uso alle
quali sono state sottoposte, ben oltre la transitorietà cui erano destinate, con la conseguenza che sembrerebbe
siano oggi perlopiù inservibili», ha aggiunto Barbera. Il “Primo Nebiolo” fu realizzato in occasione delle Universiadi
del 1997 e ha ospitato gare dei Campionati mondiali del 1998 e del 2009 oltre ad essere, 슛no al 2012, campo di gioco
della Cus Messina, società di baseball militante in serie B, A2 e A1. A partire dal 2013 però, come si ricorderà, è stato
scelto per accogliere il ߟusso enorme di persone arrivate in città a bordo dei barconi provenienti dall’Africa, dando
vita alla collocazione di tende sul selciato del campo di gioco e all’allestimento di brande sul parquet del palazzetto.
Un situazione che doveva essere transitoria e di emergenza, ma si è trasformata in stabile seppur non sempre in
grado di garantire le condizioni minime di sicurezza ed igiene per la fragilità di un ambiente evidentemente dedicato
ad altro. «Più volte dalla Municipalità abbiamo richiesto la chiusura della “Tendopoli” – ha concluso Barbera –, debole
per ciò che concerne le condizioni di igiene, di decoro e di vivibilità degne e civili. Inoltre, lasso di tempo trascorso e
per ciò che concerne le condizioni di igiene, di decoro e di vivibilità degne e civili. Inoltre, lasso di tempo trascorso e
ingenti risorse destinate avrebbero consentito la realizzazione di strutture d’accoglienza più consone e funzionali,
capillarmente disseminate nei centri abitati del territorio, anche attraverso l’adeguamento e la riconversione di
immobili in disuso».
Allegato:
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