Audizioni pomeriggio giovedì 9 - Agenzia Giornalistica Opinione

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Transcript Audizioni pomeriggio giovedì 9 - Agenzia Giornalistica Opinione

Consiglio della Provincia autonoma di Trento
Attività di informazione e stampa
ag
Trento, 9 febbraio 2017
Altre audizioni della Quinta Commissione
sulla riforma della cultura: preoccupati per
la suddivisione nei quattro poli anche i
musei della guerra, diocesano e civici di
Rovereto e Riva. Ma Mellarini rassicura.
Sulla riforma della cultura proposta dall'assessore Mellarini con il disegno di legge
162, sono proseguite anche nel pomeriggio le consultazioni avviate martedì scorso e
continuate stamane dalla Quinta Commissione presieduta da Lucia Maestri del Pd. Le
audizioni si concluderanno il 14 febbraio. Critiche alla suddivisione in quattro poli
sono venute dal museo storico della guerra ma soprattutto dalla direttrice del museo
diocesano tridentino Domenica Primerano, secondo cui la nuova legge favorirebbe i
musei provinciali discriminando quelli “di interesse provinciale”. Preoccupato anche il
museo civico di Rovereto che ha però ottenuto rassicurazioni dall’assessore Mellarini:
la riforma, ha spiegato, punta solo al coordinamento della programmazione, mentre sui
finanziamenti continuerà a decidere la Giunta. Intanto il “diocesano” ha organizzato
venerdì 17 febbraio una giornata di studio sul futuro dei musei.
Il Museo della guerra si oppone alle norme della nuova legge che favoriscono i musei
provinciali discriminando le strutture come questa, a carattere provinciale.
Ad intervenire per primi sono stati il presidente e il provveditore del Museo storico
italiano della guerra di Rovereto, Alberto Miorandi e Camillo Zadra. Questo museo –
ha esordito Miorandi – ha carattere storico e, nato dopo la seconda guerra mondiale, è
dedicato ai conflitti bellici. Il presidente ha poi evidenziato alcuni passaggi di un
documento dio valutazione della nuova legge (allegato) sottoscritto dal provveditore del
Museo della guerra insieme ai direttori del Museo diocesano tridentino e al Museo
civico di Rovereto. Pur dichiarandosi favorevoli all'obiettivo del coordinamento tra i
musei, che risponde ad un'esigenza di sinergie nella produzione di iniziative, Miorandi
ha criticato l'impostazione del disegno di legge, che appare sbilanciato a favore dei
“musei provinciali”, mentre vengono trascurati i “musei a carattere provinciale” quali
appunto il museo della guerra e il diocesano. Non è chiaro, ha spiegato il presidente,
come questi ultimi potranno continuare ad operare conservando un'autonomia se
saranno costretti, per accedere alle risorse provinciali, ad aderire ai raggruppamenti
individuati con i “poli” imperniati sui musei provinciali. “Se il problema è di tipo
gestionale – ha osservato Miorandi – non si può sacrificare a questa giusta esigenza
l'identità culturale specifica dei musei a carattere provinciale”.
Altro problema sollevato dal museo della guerra: la conferenza provinciale biennale
sulla cultura prevista dalla nuova legge, “sembra un po' poco perché possano crearsi le
condizioni di una vera partecipazione e collaborazione”. Per questo la proposta dei
musei a carattere provinciale è di dare cadenza annuale alla conferenza. Ma soprattutto,
secondo il presidente, non si capisce in quale polo potrà rientrare il Museo della guerra,
che non si occupa solo di storia ma che possiede collezioni e lavora anche in altre
discipline. Nè traspare dalla riforma proposta come musei provinciali e carattere
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provinciale potranno definire una programmazione comune. “Riteniamo inoltre
necessario un confronto tra i musei per precisare il senso e il compito di ciascun polo
all'interno del quale le diverse strutture museali potranno rientrare. Inoltre ogni polo
dovrà prevedere un organismo rappresentativo dei musei coinvolti perché le strutture di
minori dimensioni non si ritrovino emarginate rispetto alle più grandi”. Altra domanda
posta da Miorandi: cos'è un “polo” dal punto di vista giuridico? Una struttura del tutto
informale o avrà degli “organi” (un presidente, una giunta, un comitato di indirizzo, uno
staff di segreteria magari prestato da una o dall'altra istituzione). Il rischio, insomma,
per il presidente, è che i musei provinciali siano considerati di serie A e per questo
maggiormente sostenuti rispetto ai musei a carattere provinciale, destinatari di un
trattamento da serie B.
Primerano (diocesano): i musei di interesse provinciale non sono stati coinvolti.
Per il Museo diocesano tridentino, la direttrice, Domenica Primerano, ha ulteriormente
richiamato e arricchito le osservazioni contenute nel documento sottoscritto anche da lei
insieme ai responsabili del museo della guerra e del museo civico. “Il ddl – ha esordito
– riguarda i musei provinciali e solo incidentalmente quelli di interesse provinciale, che
appaiono esclusivamente come comparse. Altra criticità di cui secondo Primerano la
Quinta Commissione dovrebbe rendersi interprete: il fatto che la nuova legge appaia
come una cornice vuota che rinvia a future determinazioni della Giunta senza indicare
principi e criteri. In tal modo il ruolo del Consiglio provinciale verrebbe compromesso.
La direttrice ha poi lamentato il mancato coinvolgimento dei musei di carattere, o
interesse, provinciale sia nelle fasi preparatorie della riforma sia nei tavoli di lavoro ai
quali siedono o direttori dei musei provinciali. Chi legifera nel settore museale
dovrebbe, a suo avviso, anzitutto aprire un'operazione ascolto convocando i
professionisti museali”. Secondo Primerano la mancata promozione dei musei di
interesse provinciale come il diocesano è un autogol della Provincia che pure sostiene
finanziariamente l’attività del diocesano. “Mancano – ha osservato – criteri di
valutazione che non siano solo quantitativi ma anche qualitativi. Manca una cultura
della valutazione dell’immateriale”. La direttrice ha comunque snocciolato a proposito
dell’attività e della produttività del museo numeri di tutto rispetto: 50.755 visitatori
totali, 437 percorsi di ricerca con le scuole coinvolgendo 9.111 studenti, 104 visite per il
pubblico adulto con 2.192 partecipanti, 27 corsi e conferenze con 1.442 partecipanti, 22
laboratori con 506 partecipanti, 44 percorsi d’arte e catechesi con 801 partecipanti. “Il
2016 – ha ricordato Primerano – è stato l’anno in cui il museo diocesano tridentino ha
registrato le sue migliori performance in assoluto un aumento del 16% dei visitatori
rispetto al 2015 (25.654 al museo, 29.404 alla basilica paleocristiana), mentre i
partecipanti alle attività educative rivolte alla scuola hanno conosciuto un incremento
del 10,5% e le adesioni alle attività proposte al pubblico adulto sono aumentate del
15%. La direttrice ha segnalato anche che il contributo della Provincia, di 277.737 euro
è pari al 45% del costo totale di gestione e valorizzazione del museo. Per il resto un
altro 13% è coperto con entrate proprie, ancora un 13% da sponsorizzazioni e il
rimanente 29% dall’arcidiocesi.
No a un polo dell’arte sacra, si guardi piuttosto alla riforma Franceschini che
propone un unico polo regionale, per un sistema museale “a geometria variabile”.
Di fatto, ha evidenziato Primerano, il museo diocesano è il polo dell'arte sacra del
Trentino, ma questo non significa – ha precisato – chiedere che di creare per legge un
altro polo dedicato a questo settore. Occorre piuttosto, secondo la direttrice, allargare lo
sguardo oltre i confini provinciali. Rendendosi conto che la riforma promossa dal
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ministro Franceschini ha creato le premesse perché i musei possano funzionare meglio
istituendo dei poli unici su base regionale. Poli – attenzione – non tematici come quelli
delineati dalla nuova legge provinciale, ma che hanno il compito di definire strategie
comuni ai diversi musei per la valorizzazione di ciascuno in rapporto al territorio di
competenza, promuovendo l’integrazione dei percorsi culturali di fruizione nonché i
conseguenti itinerari turistico-culturali. La riforma Franceschini, ha proseguito
Primerano, propone non solo una prospettiva di cooperazione/collaborazione
interistituzionale ma un concreto progetto di integrazione anche disciplinare, creando di
fatto dei sistemi misti. Abbatte una storica barriera fra i musei statali, privati e di enti
territoriali, permettendo a ciascun museo di partecipare al polo “tramite apposite
convenzioni”, a patto che disponga degli standard necessari.
“Si tratta di un cambio di paradigma – ha proseguito la direttrice – perché la riforma
nazionale introduce il concetto di visione olistica del patrimonio culturale e
paesaggistico, nella convinzione che la complessità del comparto culturale non possa
più essere affrontata con strumenti e approcci settoriali o disciplinari, ma superando la
segmentazione dei saperi e delle competenze per favorire un approccio d’insieme”. No
all’etichettatura dei poli, quindi: a suo avviso occorre adottare piuttosto la logica della
“contaminazione” attivando relazioni tra i musei per favorire un approccio globale al
patrimonio. “Con questa visione confligge l’articolo 15 del disegno di legge”, ha
osservato invitando l'assessore Mellarini, presente alla seduta, a riflettere sulla
suddivisione dei musei nei quattro poli previsti dalla nuova legge. Suddivisione secondo
Primerano “anacronistica e in controtendenza rispetto alla politica nazionale”. Tanto che
potrebbe indebolire il patrimonio culturale del Trentino allontanando il pubblico anziché
attirarne. Per la direttrice serve piuttosto un sistema museale “a geometria variabile”,
che valorizzi e sostenga i progetti di volta in volta messi in campo dal polo mediante
convenzioni con le singole strutture.
Quanto al raccordo tra musei, Primerano ha ricordato che la legge Cogo del 2007 già
prevedeva uno strumento importante come la conferenza tra i direttori e i presidenti dei
cda dei musei, per garantire il coordinamento e una programmazione coordinata delle
attività di queste strutture. Perché allora non attuare su questo punto la legge esistente?
Non si capisce invece come si lavorerà all'interno dei poli e tra i poli. Per questo
Primerano suggerisce di trattare e coinvolgere nella nuova legge in modo paritario i
musei provinciali e i musei a carattere provinciale, per ridurre i punti di debolezza di
ciascuno puntando sui punti di forza attraverso una regia comune e condivisa.
Infine la direttrice ha invitato i consiglieri della Quinta Commissione al convegno
organizzato dal Museo diocesano tridentino il 17 febbraio prossimo. Si tratterà di una
giornata di studio dedicata al tema “Musei tra presente e futuro – ipotesi organizzative e
buone pratiche”, che vedrà l'intervento di Denise La Monica, tra i massimi esperti di
sistemi museali, “per iniziare a discutere di prospettive dando voce alla comunità
museale, che penso abbia molte cose da dire”.
L’assessore Mellarini ha precisato che la legge da lui proposta è “un cantiere ancora
aperto a contributi migliorativi e non una scatola chiusa”. Aggiungendo che l’obiettivo
della riforma è quello di evitare sovrapposizioni promuovendo il coordinamento della
programmazione a vantaggio di tutti, mentre della parte finanziaria e quindi del
sostegno alle attività dei singoli musei continuerà ad occuparsi la Giunta provinciale.
Il Museo civico di Rovereto chiede di poter lavorare ancora in settori anche diversi
dalle scienze naturali. Le rassicurazioni dell’assessore.
Il presidente del Museo civico di Rovereto Giovanni Laezza, accompagnato dal
vicedirettore Alessio Bertoli, ha ricordato che l'ente, nato nel 1851, è diventato 3 anni fa
una fondazione, per cui la struttura non appartiene più al Comune della città della
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quercia, che pure partecipa e finanzia in parte l'attività. “Noi siamo un museo civico di
scienze naturali – ha ricordato – ma ci occupiamo anche della quadreria comunale di
Rovereto che ci verrà chiesto di valorizzare nel palazzo Sichardt, che è la vecchia sede
del museo. Operiamo nei campi della botanica, dell'astronomia, della robotica e anche
dell'arte. Se volessimo quindi organizzare una mostra sugli artisti roveretani del '900
avremo per interlocutore naturale il Mart”. Per questo Laezza ha chiesto rassicurazioni
circa la possibilità anche futura del Museo di spaziare al di fuori dei confini delle
scienze naturali, ad esempio anche nel settore etnografico. Il dubbio riguarda quindi i
confini dei poli. La riforma risponde ad esigenze di coordinamento, ma non per questo
dovrebbe secondo Laezza sacrificare l'autonomia dei singoli musei. Un'esperienza di
collaborazione con il Muse, ha ricordato il presidente, non è stata particolarmente felice
per l'autonomia del museo civico. Questa è l'unica preoccupazione che abbiamo nei
riguardi della riforma che per il resto il Museo civico considera condivisibile e
auspicabile per il riordino previsto.
Mellarini ha ringraziato Laezza “per aver ben interpretato lo spirito della riforma, che ha
obiettivi programmatori e di coordinamento delle iniziative culturali”. Quanto agli
aspetti di ordine finanziario, ha ribadito l'assessore, non sarà il polo a decidere ma
sempre la Giunta provinciale, che continuerà a sostenere le singole iniziative. Mellarini
ha riconsociuto che esistono anche musei con attività trasversali e che potrebbero quindi
“trovare casa” in poli diversi. “Per questo – ha spiegato – serve un confronto continuo
in termini di programmazione, per ridurre la frammentazione oggi esistente tra le realtà
culturali del Trentino. Solo così – ha concluso – potremo avviare un'azione sinergica e
di sistema che coinvolga i vari protagonisti che oggi agiscono in modo autonomo”.
Il Mag di Riva del Garda otterrà sostegno per svolgere attività attinenti a vari poli.
Parola di Mellarini.
Per il Mag – Museo civico Alto Garda, Galleria Civica Segantini di Riva del Garda, la
dirigente Anna Cattoi ha consegnato un documento firmato dal sindaco Mosaner,
presidente del Mag. Il testo esprime una posizione di condivisione generale dei
contenuti del ddl per quanto riguarda il settore museale. I principi sono sicuramente
interessanti e innovativi. Il Mag si riconosce in essi perché già sta lavorando da qualche
anno al coordinamento e all'integrazione con altre realtà museali, anche perché il museo
di Riva del Garda ha una collocazione periferica e un forte legame naturale con il
settore del turismo di cui vive il tessuto economico. La preoccupazione del Mag, che
non è un museo specialistico ma dedicato a varie discipline, dall'arte all'ambiente, dalla
scienza alla storia, riguarda il polo cui aderire tra quelli prefigurati dalla nuova legge.
Cattoi ha chiesto se vi sarà la possibilità di aderire a più di un polo o sarà comuqneu
salvaguardata la trasversalità delle iniziative. Troppo forte è inoltre, per il Mag, la
possibilità della Giunta di prevedere per i musei l'obbligo di aderire ad un polo “quyale
condizione per accedere ai finanziamenti provinciali. L'assessore ha assicurato Cattoi
che la nuova legge permetterà al Mag di programmare le proprie attività culturali in più
settori anche trasversalmente ai poli. Quanto ai finanziamenti Mellarini ha garantito
attenzione e continuità alle esigenze di sostegno dal museo civico di Riva.
Il Museo nazionale storico degli alpini, tassello non secondario del sistema.
Per il Museo nazionale storico degli alpini il presidente Roberto Bertuol, accompagnato
dal generale Stefano Basset, ha ricordato che questa è un'istituzione appartenente alle
forze armate, segnalando che tra gli obiettivi prossimi del museo spicca il progetto di
ristrutturazione che comporterà il trasferimento temporaneo della sede a Torre Vanga,
concessa dalla Provincia di Trento. Il museo avrà così l'opportunità di entrare nel cuore
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della città in una posizione migliore rispetto a quella attuale sul Doss Trento. Il museo è
un tassello non secondario nel sistema museale del Trentino. Auspicabile è quindi la
valorizzazione del museo perché sia accessibile ad un pubblico vasto anche da altri
paesi europei e non. Eccessivamente limitativa è la cadenza periodica biennale della
conferenza provinciale sulla cultura. Molto positive sono le disposizioni normative
previste in materia di biblioteche, di collaborazione tra musei (ce n'è già in essere una
con la Fondazione museo storico di Trento e l'adesione alla rete dei musei della guerra).
Quanto ai poli museali previsti dalla nuova legge, “attenzione – ha avvertito Bertuol – al
rischio di un'eccessiva polverizzazione, perché troppe articolazioni non favorirebbero il
gioco di squadra”.
Franco Marzatico (Soprintendenza): passare dalla “trazione anteriore” dell'asse
Muse-Mart alla “trazione integrale” per valorizzare le tante voci del territorio.
In qualità di direttore della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia, Franco
Marzatico ha evidenziato che oggi il sistema dei musei e della tutela dei beni culturali
sono chiamati ad integrarsi e dialogare. Secondo il direttore, il sistema museale del
Trentino ha vissuto fino ad oggi una competizione, che è stata certamente virtuosa ma
anche isolazionistica e autoreferenziale, basata sulla performance, sul risultato in
termini di visitatori, quindi sulla conflittualità. Oggi per il direttore serve un nuovo
modello di sviluppo museale da cui discenderà anche un nuovo modello di gestione e
una governance più funzionale. In tal senso sarebbe importante, per Marzatico,
collegare il sistema a più gambe dei musei e della Soprintendenza con i mondi
dell'università, della ricerca e dell'associazionismo. Non tutti i musei secondo il direttore
possono ottenere lo stesso successo. Perché i musei non nascono per fare turismo ma
per conservare memorie. Occorre conciliare questa missione con la sostenibilità
economica. Serve quindi per Marzatico una riflessione su cosa ci aspettiamo dai nostri
musei, che sono stati fino ad oggi un “ortus conclusus”, quindi sul loro modello
gestionale. “Oggi la mia posizione è più facile”, ha confessato Marzatico e ha aggiunto:
“fossi stato direttore di un museo avrei difeso il perimetro del mio museo di fronte
all'incognita del cambiamento. Posso capire che vi siano preoccupazioni di questo tipo
rispetto alla riforma proposta, se non è chiara la novità costituita dai poli.
Per Marino Simoni (Progetto Trentino) il primo problema della nuova legge proposta
consiste nell'esigenza di sciogliuere il nodo dei poli. Un'altra questione della nuova
legge riguarda la capacità di mettere in rete il Trentino perché il patrimonio di un museo
possa diventare patrimonio tutti i trentini, a cominciare dalla scuola.
Marzatico ha risposto sottolineando che ultimamente nel Trentino si è imposto un
modello “a trazione anteriore” sull'asse Muse-Mart. Occorre passare ad un modello “a
trazione integrale”, anche se più difficile da perseguire, per valorizzare la pluralità di
voci del territorio e affrontare le difficoltà della crisi non “lasciando indietro” nessuno,
mettendo a fattor comune competenze, esperienze e buone pratiche. E questo potrà
avvenire intregrando il sistema museale e della tutela con quelli della ricerca e dell'alta
formazione, facendo crescere anche le “periferie” sul piano delle conoscenze e della
gestione.
La Rete degli ecomusei soddisfatta della creazione del quarto polo etnografico.
Ultimo soggetto ascoltato dall'organo consiliare è stato la Rete degli ecomusei del
Trentino rappresentata das Mauro Cecco, Giancarlo Abram e Maria Loretta Veneri.
Alla rete, ha ricordato Cecco, aderiscono nove ecomusei. E ha plaudito
alll'emendamento che potrebbe consentire a queste realtà di partecipare ancor pi+ù al
sistema culturale del Trentino del futuro. Alcuni ecomusei sono entrati nella rete da
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poche settimane. La consapevolezza di queste realtà è di far parte della casa comune dei
musei etnografici che faranno al polo etnografico insieme a quello di S. Michele
all'Adige. Si potrebbe secondo la rete ampliare la denominazione del quarto polo
ribattezzandolo “polo etnografico ed ecomuseale”. Questo per distinguere gli ecomusei
dai musei. Gli ecomusei non hanno infatti collezioni statiche, ma sono progetti
territoriali in divenire.
Le consultazioni della Quinta Commissione sulla riforma della cultura si
concluderanno martedì 14 febbraio.
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