Consiglio Comunale - Giorno del Ricordo Il discorso del Presidente

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Consiglio Comunale - Giorno del Ricordo
Il discorso del Presidente del Consiglio Lamberto Bertolé
10 Febbraio 2017
Signor Sindaco, Assessori, colleghi Consiglieri, rappresentanti delle Associazioni qui
presenti, cittadini, abbiamo deciso di aprire i lavori del Consiglio comunale di oggi, 10
febbraio, dedicandolo alla celebrazione della Giorno del Ricordo.
Giorno che intende tenere viva la memoria di quanto sofferto dagli italiani nella provincia
di Trieste, in Istria, a Fiume e nelle coste dalmate, durante la seconda guerra mondiale e
nel periodo immediatamente successivo, è un momento di riflessione su una delle pagine
più dolorose e tragiche della nostra storia, che deve aiutarci a sostenere e riaffermare le
nostre conquiste di libertà e civiltà.
Non dobbiamo perdere di vista l’ obiettivo principale di questa giornata: conservare e
rinnovare, come dice la legge istitutiva, «la memoria della tragedia degli italiani e di tutte
le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel
secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».
Lo scontro ideologico e i drammi di una guerra ancora vicina, combattuta in nome del
bene e della dignità del popolo italiano, hanno tenuto per molto tempo la nostra società un
passo indietro dal guardare fino in fondo gli orrori delle Foibe. Oggi, da alcuni anni,
finalmente questo passo è stato fatto. Alle vittime innocenti deve andare il nostro ricordo e
la nostra pietà, qualunque matrice politica ne porti la responsabilità.
La guerra produce barbarie. Il secondo conflitto mondiale ci ha fatto conoscere gli abissi
del totalitarismo, dell’odio razziale, dei massacri etnici, delle rappresaglie indiscriminate
sulle popolazioni inermi. Tra questi, le atrocità delle Foibe, nelle quali si sono mescolati
intenti di vendetta e di pulizia etnica.
La grande battaglia che si è combattuta nel nostro Paese affinché si affermasse la
democrazia, deve essere celebrata in ricordo di tutte le vittime, di tutti gli inermi che sono
stati travolti e annientati. Il riconoscimento della loro dignità di vittime e il loro ricordo,
sono la condizione perché questo non accada più. Il ricordo in questo giorno contribuisce
a formare una storia comune, elemento essenziale per il nostro Paese. Il fatto che la nostra
Repubblica democratica sia fondata su una causa giusta, come la lotta al nazi-fascismo,
non può permettere a nessuno di negare che siano stati commessi crimini, e a volte usando
questa giusta lotta come occasione, purtroppo, di lotta fratricide e politiche (nel senso
peggiore e più riduttivo del termine).
La pietà d’altra parte non deve mai diventare un pretesto per rinnovare lo scontro
ideologico. Gli innocenti uccisi non possono essere una bandiera da sventolare in nome di
un’ideologia, né per questa stessa ragione cadere nell’oblio. La terribile esperienza della
guerra di liberazione che ha portato italiani a combattere anche contro altri italiani, non
deve più avere pagine nascoste. La trasparenza su queste vicende è condizione per
l’evoluzione sociale. Forse dobbiamo ancora riflettere appieno sul fatto che riconoscere i
crimini commessi durante una lotta giusta, a distanza di qualche decennio, non nega e non
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mette in dubbio la validità delle ragioni della lotta stessa. In un certo qual modo, anzi,
questo riconoscimento mostra un modo adulto e maturo di considerare la propria storia,
un approccio che non si culla nell'illusione che tutto sia stato semplice e retto, ma che fa in
conti con la parte scomoda del passato. E’ inoltre una lezione, molto attuale, di come ogni
totalitarismo e la guerra che nasce dalla volontà di conquista e di assoggettamento portano
lutti e crimini. Questo è il monito della celebrazione di oggi, in nome di un futuro in cui
non abbiano più possibilità di ripetersi l’intolleranza, l’odio in nome della razza, le
deportazioni, le pulizie etniche e i silenzi, a volte nel nome della ragion di stato o degli
equilibri politici.
La democrazia è un valore e una realtà di cui possiamo godere grazie a coloro che in suo
nome si sono sacrificati. Oggi possiamo fare questo, onorare con il nostro ricordo e con la
nostra pietà le vittime di quel periodo tremendo della nostra storia, perché la battaglia si è
risolta con la vittoria di quello che noi crediamo sia il bene per un popolo. L’affermazione
dei principi democratici che soli possono salvaguardare e promuovere i valori
dell’umanità e della convivenza partecipe.
Ripensare a quanto accaduto in nome dell’ideologia e del nazionalismo deve rendere
ancora più forte la nostra intenzione di appartenere a un’Europa che sia terra di
democrazia, libertà e pace tra i popoli, e il nostro proposito di radicare questa aspirazione
nelle giovani generazioni.
E' infatti innegabile che senza un progetto comune come l'Unione Europea, forse – anzi
probabilmente – popoli che adesso vivono fianco a fianco, godendo di diritti e libertà, non
si troverebbero in questa situazione. Una delle opportunità fornite dall’Unione Europea è
la possibilità di fare strada insieme, di avere sempre di più una storia comune, un destino
comune di popoli che non dimenticano il passato ma costruiscono un orizzonte comune
insieme, ognuno portando la propria prospettiva e la propria storia.
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