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LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE
LE GLORIOSE SCUOLE
DI ENOLOGIA
ITALIANE
Sono undici, da San Michele all’Adige a Marsala. Nino D’Antonio prova a raccontarle, una per una.
Alla sua maniera. A mezza strada fra i trascorsi dell’istituzione, le sue finalità e le
imprevedibili emozioni di un mondo all’insegna della gioventù e del vino.
Istituto Tecnico Agrario “Bettino Ricasoli”
Siena
Istituto Tecnico Agario “G. B. Cerletti” - Conegliano
Istituto Tecnico Agrario “P. D’Aquileia” - Cividale del Friuli
Istituto Tecnico Agrario “C. Ulpiani” - Ascoli Piceno
Istituto Tecnico Agrario “F. De Sanctis” - Avellino
Istituto Tecnico Agrario “B. Caramia” - Locorotondo
Istituto Tecnico Agrario “A. Damiani” - Marsala
Istituto Tecnico Agrario “F. Eredia” - Catania
Istituto Tecnico Agrario “E. Sereni” - Roma
Istituto Agrario di San Michele all’Adige - Fondazione Mach - S. Michele all'Adige
Istituto Tecnico Agrario “Umberto I” - Alba
di Nino d’Antonio
N°1/2 - GENNAIO/FEBBRAIO 2017
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LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE
IMPEGNO, PASSIONE E DIDATTICA
I PUNTI DI FORZA DELLA SCUOLA
RIVIVONO AL RICASOLI
DI SIENA GLI ANTICHI
VITIGNI TOSCANI
Il paesaggio è quello caro ai Macchiaioli toscani. La villa, il leccio, il casale, il borgo. E ancora il declivio
del colle a est di Siena, la pieve, la quercia, il cipresso. E l’ulivo e il vigneto. Credo non ci sia scuola d’Italia che possa vantare un tale scenario. È un luogo d’intensa suggestione, dove non è facile sottrarsi
all’incantamento, a dispetto della presenza di un’azienda agricola e delle sue finalità didattiche.
FRA LE DOLCI
COLLINE
DEL CHIANTI
L’edificio scolastico è in via Scacciapensieri, non lontano dal centro,
e il cuore è qui. In questo lembo di
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campagna toscana che non potrebbe
offrire di sé immagine più compiuta.
Un’icona che include ed esalta natura
e storia, aule e laboratori, fra le dolci
colline del Chianti. Eppure, l’Istituto
Ricasoli di Siena non vanta particolari trascorsi. È attivo a partire dai primi anni Cinquanta e solo nel 2013 ha
incorporato l’Alberghiero di Colle Val
d’Elsa. Un vuoto imprevedibile, se si
pensa che la Scuola reca il nome di
quel Bettino Ricasoli, che fin dai primi
decenni dell’Ottocento si è dedicato,
nel suo castello di Brolio, a creare un
Chianti che avesse qualità e fama.
Perché il Chianti che circolava in
quegli anni, era solo un vino come
tanti. Al pari del Pomino, del Carmignano, del Valdarno. E invece Ricasoli
intuì che “l’agricoltura toscana vuole
essere cuore e testa… La mi sembra
un apostolato. Quando però le si voglia giovare di buona fede, è mestieri
cominciare dal contadino...”.
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LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE
Così, a dispetto di tanto passato, e
di un’area viticola tra le più generose,
la Toscana si è mossa tardi. In cambio,
il recupero è stato prodigioso grazie
soprattutto a un’azienda come La Selva (oltre quarantacinque ettari di terreno sciolto, rocce e sabbia, il famoso
tufo toscano) che produce vino, olio,
ortaggi e piante ornamentali.
Una realtà che consente agli studenti di Enologia di seguire le fasi
della vite dalla potatura secca a quella
verde, dalla fermentazione ai controlli microbiologici, dal rimontaggio alla
svinatura. In pratica, l’intero cursus
fino all’imbottigliamento. Perché la
Scuola, forte della larga presenza di vitigni come il Sangiovese, il Trebbiano
Toscano, il Colorino e il Fogliatonda,
produce circa ventimila bottiglie, fra
cui la Docg Chianti Colli Senesi e l’Igt
Toscana, Classe ‘52, due fiori all’occhiello anche per le vendite, presso il
locale spaccio aziendale.
Gli studenti sono oltre cinquecento,
dei quali un terzo iscritti a Enologia.
Superano invece i duecento gli allievi dell’Alberghiero di Colle Val d’Elsa.
Circa il 30% dei diplomati si iscrive
all’Università. Le cifre consentono con
immediatezza d’inquadrare il ruolo
che la Scuola svolge sul territorio, al di
là delle sue finalità formative e didattiche. Per le quali è in costante attività
di servizio (il calendario della natura
non consente diserzioni) una schiera
d’insegnanti tecnico-pratici, che sono
poco meno della metà dell’intero corpo docente.
LA VISITA ALLA
SCUOLA CON
IL SUO DIRIGENTE
Al timone dell’accoppiata SienaColle Val d’Elsa, c’è il dirigente Tiziano
Neri, coadiuvato dalla vicaria Marzia
Chiti e dai docenti Anna Ricci e Roberto Lamorgese. L’incontro con il professor Neri mi riserva una gradita sorpresa. Non ha una laurea in Agraria,
come la quasi totalità di chi è a capo di
questi istituti, ma vanta alle spalle studi di filosofia, e una lunga esperienza
di coordinatore scolastico in Argenti-
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aprirsi alla storia, all’arte, alla letteratura. Ricercare questi legami
spinge a muoversi su quel terreno
interdisciplinare, che è il seme per
ogni buona scuola. Il che significa
che i contenuti delle singole discipline vanno vissuti in rapporto
alla temperie culturale nella quale
sono nati. Senza antecedenti e senza incursioni in altre aree del sapere, la scuola diventa arida e nozionistica....”.
UNA DIDATTICA
INTERDISCIPLINARE
na e Venezuela, dove ha profuso ogni
impegno per la tutela e la divulgazione della lingua italiana.
Mi trovo così di fronte un umanista,
cordiale e simpatico, che porta con
grande disinvoltura i suoi sessant’anni. Sposato, due figli, appassionato
cacciatore, segue da sempre la narrativa d’avventura, della quale può dirsi
un vero esperto. Ma è soprattutto un
uomo di scuola, con un ricco bagaglio
di esperienze. Per cui non mi sorprende il “taglio” che assume la nostra
conversazione. Senese della contrada
del Nicchio, il preside mi dice con chiarezza che “il Ricasoli punta a sottrarsi
ai confini di un insegnamento tecnico.
La viticoltura e l’enologia devono
Il giudizio è convincente e appassionato, e io non manco di prenderne
atto. Anche se chiedo fino a qual punto questi criteri siano poi concretamente applicati. “Dipende dai docenti. Ma in ogni caso la scuola suggerisce
direttive, che puntano a una didattica
interdisciplinare. È il caso della ricerca sui vitigni autoctoni, che hanno
fatto storia fin dal Medio Evo e che
rischiavano di scomparire. Individuarli
e riportarli in vita ha significato coinvolgere storia, letteratura, tradizioni
popolari, leggende. Mi riferisco a uve
come il Mammolo, il Tenerone, il Gorgottesco. Un lavoro meritorio, nato
in collaborazione con l’Università di
Siena….”.
C’è un intenso viavai nei corridoi. È
l’ora di stacco, e i ragazzi profittano
per lasciare le aule (sono ventidue) e
consumare qualcosa al bar. La pausa
è ancora una volta propizia per un
caffè, ma soprattutto per mettere
un po’ d’ordine nella valanga di notizie che accompagnano le vicende de
La Selva. Sulla cui storia, tutti hanno
qualcosa da aggiungere, per cui i “tenga conto del…”, oppure “non trascuri
questo elemento…” hanno punteggiato il mio incontro con un gruppo
di docenti. Fra i quali i più agguerriti
sono quelli che hanno una lunga anzianità di servizio al Ricasoli, per cui la
vita della scuola finisce per confinare
con la loro.
Mi ritrovo così a manipolare una ricca storia fra città e campagna, dove
il rimando a quella particolare atmo-
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LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE
sfera che circola nel grande affresco
del “Buon Governo” di Lorenzetti, si fa
sempre più frequente. Grazie anche a
una bella riproduzione nella sala della
presidenza.
LE ORIGINI DELLA
TENUTA LA SELVA
Le origini della tenuta sono da ricondurre a una serie di donazioni da parte del patriziato senese, sulla fine del
Trecento. Di qui, prima un ospedale
e poi un monastero, fino alla costruzione della grande Basilica dell’Osservanza. Ma bisogna che si arrivi ai primi
dell’Ottocento perché il podere La
Selva - meglio ubicato degli altri, una
bella casa padronale e tanto terreno
intorno - passando da una mano all’altra arrivi a Emma Schubert, che aliena
l’intera proprietà al ministero della
Pubblica Istruzione. Siamo nel ’52,
quando il Consorzio per l’Istruzione
Tecnica, il Provveditorato agli Studi
di Siena e il Comune di Asciano danno
vita a una scuola professionale per la
formazione di “esperti coltivatori, fattori, trattoristi, potini e innestini”.
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L’istituzione incontrerà subito un
larghissimo favore. Gli allievi affluiranno ad Asciano da tutti i ventiquattro comuni della provincia, tanto da
rendere necessario - appena qualche
anno dopo - il trasferimento della
scuola a Siena, in quella villa al centro
di un’azienda, denominata appunto
La Selva.
Ho contenuto in poche righe un’intricata vicenda ereditaria, che pure
avrebbe meritato un suo spazio. Ma
sono qui per la scuola, quale si è venuta configurando nel corso di questo
mezzo secolo, dalle originarie finalità
strettamente rurali a polo di eccellente formazione enologica.
NEL 1976
LA NASCITA
DELL’ATTIVITÀ
DIDATTICA
L’avventura ha inizio nel ’76, con
la nascita dell’Istituto Agrario, come
sezione staccata di Grosseto. Poi, nel
volgere di qualche anno, l’autonomia. È la premessa per avviare i primi corsi di Viticoltura ed Enologia, e
inserirsi così fra le undici istituzioni
specializzate, presenti in Italia.
Da allora il “Bettino Ricasoli” ne ha
fatta di strada. Unico in tutta la Toscana, ha in passato accolto nel suo
convitto anche studenti provenienti
da altre regioni. Il richiamo di Siena
e la forte vocazione vitivinicola del
territorio hanno poi portato a quella
costante crescita degli allievi, che ha
richiesto il sacrificio del convitto per
consentire sia l’aumento delle aule
che dei laboratori. Ma è il prestigio
di cui gode l’Istituto a costituire un
sicuro elemento di attrazione. Il successo degli stage scuola-lavoro, fra le
iniziative più avanzate, ha rappresentato un modello formativo anche per
le altre regioni.
“Vivere di rendita su quello che
si è realizzato - aggiunge il preside
Neri – fa perdere terreno. Il costante
aggiornamento di chi insegna è il primo requisito per tenere il passo con
i tempi. Certo, l’adeguamento dei
laboratori, il rinnovo delle attrezzature, le aule multimediali, sono premesse indispensabili. Ma non bastano. Il coinvolgimento degli studenti
sarà sempre affidato alla passione e
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LE GLORIOSE SCUOLE DI ENOLOGIA ITALIANE
alla preparazione di chi insegna….”.
Chiedo come si possa conciliare,
anche sotto l’aspetto economico, il
ruolo formativo dell’Istituto con la
gestione di un’azienda agraria come
La Selva. La risposta del professore
Neri è esemplare per concisione e
chiarezza.
“La Selva è proprietà dell’Istituto,
e il dirigente è anche responsabile
della sua gestione. La manodopera è formata da personale tecnico
(assistenti, collaboratori scolastici,
operai agricoli) alle dipendenze dello
Stato. Tenga conto che l’azienda ha
due corpi, divisi dalla strada di Scacciapensieri. Il primo ospita lo spaccio
aziendale, la cantina, le serre, l’orto, nonché alcune aule. Il secondo è
occupato dalla principale struttura
dell’Istituto e da gran parte della proprietà terriera, con vigneti e oliveti.
È un insieme di particolare fascino,
grazie anche alla presenza di quei poderi tipicamente toscani, con grosse
abitazioni e una serie di locali necessari per la conduzione del fondo…”.
UN’ATMOSFERA
DI GRANDE
ENTUSIASMO
Al rituale giro delle aule, segue una
visita ai laboratori. Silenzio, ordine,
camici bianchi. Noto alcune ragazze
al banco delle provette, e una che
batte felice le mani nel levare gli occhi dal microscopio. Le allieve sono
aumentate in questi ultimi anni. Fare
l’enotecnico o l’enologo, per chi frequenta i corsi universitari, non è più
una professione per soli uomini. La
cantina è entrata anche nell’immaginario femminile, e sono già parecchie quelle che lavorano presso varie
aziende. La differenza con i maschi,
è ormai un dato superato. Spesso le
ragazze preferiscono lavorare fuori
sede, perché è un primo passo verso
l’autonomia dalle famiglie.
All’uscita delle classi, tento qualche
approccio con i ragazzi, lontano da
preside e professori. Ma è tale la confusione che raccolgo solo frammenti
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di risposte. “Sì, andiamo anche all’estero…. Quelli dell’ultimo corso sono
stati in Borgogna, in Spagna, in Portogallo. Poi verrà il nostro turno…”.
“Campa cavallo”, aggiunge con ironia
un compagno. Qualcuno chiama i ragazzi che tengono alto l’onore del Ricasoli nei tornei di calcio, anche contro scuole ben più numerose, e sono
delusi quando declino l’invito per la
prossima partita. Poi sull’onda di una
spontanea simpatia, gli studenti fanno a gara per coinvolgermi nelle loro
attività. “Venga allora per il Benvenuto Novello, quando la scuola si apre
alla città, o per la Giornata Enologica,
tutta musica e canti, oppure per la
Bruschettata, prima delle vacanze di
Natale….”.
Pronta la replica di un compagno:
“E lo fai venire da Napoli per una bruschetta?”. “Ma no, quando sta qui,
vedrai, il preside lo invita di sicuro
alla grigliata con tutti i professori.
Ma quello per noi è uno spazio off limit….” TIZIANO
NERI:
OCCUPARMI
DI QUESTA SCUOLA
È PER ME
UN PRIVILEGIO
Dirigo la scuola enologica senese, compresa nell’Istituto di
Istruzione Superiore “Bettino
Ricasoli” di Siena, da settembre
2011. È stato per me un approdo naturale, dopo un percorso
professionale particolarmente
articolato, anche perché sono
figlio e nipote di viticoltori e in
campagna - in generale a contatto con la natura - ho trascorso i
momenti migliori della mia vita.
Occuparmi di questo Istituto è
per me un privilegio e motivo di
grande responsabilità, consapevole del ruolo che la viticoltura e l'enologia hanno avuto, e
continuano ad avere, in questo
territorio, dell'impegno necessario a conservare e valorizzare
il nostro paesaggio e le nostre
tradizioni.
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