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ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Venerdì 10 Febbraio 2017
Con un utile garantito. Il merito è di Dieter Kosslick, un patron senza padrini politici
Berlinale, successo annunciato
Il festival tedesco del cinema esempio di buona gestione
da Berlino
ROBERTO GIARDINA
L
a Berlinale, aperta mercoledì, è un successo
annunciato. Biglietti
esauriti, nuovo record di
giornalisti accreditati, bilancio
in attivo, sia pure di poco, un
risultato che Cannes e Venezia,
per non parlare di Roma, possono solo sognare. Ma questa
non è una notizia. Il merito è
di Dieter Kosslick, 68 anni,
il patron del Festival del cinema berlinese. Se fosse italiano,
sarebbe da tempo disoccupato,
perché non ha mai avuto un
padrino politico né la tessera
di un partito. Nato a Pforzheim
nel Baden Würrtemberg, è
dunque un meridionale emigrato in Prussia, come segno
d’identità sfoggia una sgargiante sciarpa rossa, eppure
dal 2001 resta al comando, e
gli è stato rinnovato l’incarico
fino al 2019. Adesso al governo
nella capitale ci sono i socialdemocratici insieme con i verdi
e i postcomunisti, ma nessuno
ha mai pensato di farlo fuori
quando il sindaco era un cri-
Da noi, i politici momentaneamente disoccupati
occupano qualsiasi posto. Veltroni si era candidato a pre-
Quest’anno Kosslick
non ha invitato in concorso
nessun film italiano, ma non
ce l’ha con noi, come qualcuno
l’accusava in passato. L’anno
scorso ha vinto «Fuocoammare», nel 2012 l’Orso d’Oro era
andato a «Cesare non deve
morire» dei fratelli Taviani,
battendo il superfavorito tedesco «Barbara», nonostante
la clacque smodata dei critici
di casa. Il regista Christian
Petzold dovette accontentarsi
dell’Orso d’argento. Quest’anno Kosslick ha voluto dare un
Orso alla carriera alla costumista torinese Milena Canonero, 71 anni. Non dobbiamo
lamentarci.
Il programma della mostra sembra essere stato
definito negli ultimi giorni,
tanto sembra di attualità.
A Berlino, Kosslick ha saputo giocare d’anticipo con
grande intuito. Neanche un
film americano in gara, il
che sembra uno schiaffo a
Trump. In compenso, senza
paura di sembrare nazionalista, troviamo ben tre pellicole
tedesche su diciotto. L’anno
scorso si è premiato il film su
Lampedusa, mentre la Germania era invasa da oltre un
milione di profughi, e la Merkel era sotto accusa. Un premio annunciato, ma contro la
tendenza del momento. Non
sono scelte furbe. Nell’ottobre
scorso, Kosslick ha preso in
affidamento un bambino siriano di cinque anni per consentire la sua permanenza in
Germania. La Berlinale offre
ingressi gratuiti o scontati al
50 per cento per i profughi.
E una ventina di Flüchtlinge che parlano inglese, fuggiaschi, come li chiamano in
Germania, sono stati assunti
per svolgere diversi compiti
durante il Festival.
In programma troviamo
«Viceroy’House», sulla lotta
di indipendenza dell’India 70
anni fa, o «Der junge Marx»,
il giovane Marx, di Raoul
Pecks. «C’è un filo rosso nella
sua Berlinale?» gli ha chiesto
la Frankfurter Allgemeine.
Questa rassegna è dedicata
all’Europa, alle guerre d’Europa, e alla perdita di due grandi
utopie, ha risposto, abbiamo
perso l’illusione marxista, e
quella capitalista. La Berlinale è di attualità, perché non
ha cercato di essere attuale.
Sembra un paradosso, ma per
Kosslick non lo è.
© Riproduzione riservata
LA CHARLES-DE-GAULLE È TORNATA IN CANTIERE
L’ANNO SCORSO PROFITTI SALITI DEL 67%
Sarà bloccata per due anni
l’unica portaerei francese
Va a gonfie vele la Volvo
con gli occhi a mandorla
DI
L
Dieter Kosslick
stianodemocratico. Non è un
uomo per tutte le stagioni, semplicemente rimane fedele alle
sue idee, e al suo gusto estetico,
chiunque sia al potere. Per lui
parlano i risultati. Una ricetta
sempre vincente in Germania,
non solo nel cinema.
sidente della
Lega Calcio, e
nel suo curriculum troviamo
che va allo stadio gratis (come
tutti i suoi colleghi), ed è tifoso
della Juventus.
Questo basta.
Ha rinunciato
al pallone, ma
come regista di
un paio di film
potrebbe ambire, con maggior
diritto, a dirigere Venezia o la
Festa del Cinema romana, che
è una sua creatura. A Berlino,
e in Germania, questo non sarebbe neppure pensabile.
GIOVANNI GALLI
la nave della marina francese che forniranno
il combustibile.
Parallelamente i sistemi di combattimento e di comunicazione saranno modernizzati
(sensori, radar, collegamento dati e altro ancora) in maniera da poter beneficiare delle
tecnologie più avanzate specialmente in
materia di trasmissione di dati veloce con
5G e in fato di cybersecurity, sicurezza informatica e protezione dei dati. Una necessità
dopo 15 anni di servizio.
a Francia ha deciso di destinare 1,3
miliardi di euro per un’operazione
di profonda modernizzazione della
sua unica portaerei, il suo fiore all’occhiello, la Charles-de-Gaulle: 261 metri di
lunghezza, 75 di altezza, 31,5 di larghezza,
e 42,500 tonnellate di stazza. I lavori sono
cominciati da un paio di giorni con lo svuotamento che ha comportato il pompaggio di
177 mila metri
cubi di acqua,
l’equivalente di
47 piscine olimpioniche. L’ opera di rimessaggio terrà ferma
in cantiere la
nave militare
francese per due
anni circa nella
base navale di
Tolone, secondo
quanto ha riportato Le Figaro.
Negli Stati Uniti il rimessaggio
parziale di una
portaerei dura
tra i 4 e i 5 anni
e costa tra i 5 e i
La portaerei Charles-de-Gaulle
6 miliardi di dolLavori saranno eseguiti anche sul ponte
lari (tra 4,7 mld di euro e 5,6 mld di euro).
In Francia ci vogliono meno di due anni e 1,3 che funziona come rampa di lancio degli aerei per passare al «tutto Rafale», aumentanmiliardi di euro.
do la sua capacità di aerei da combattimento
La nave verrà sottoposta a una revi- da 24 a 30 Rafale.
Ancora: saranno rimaneggiati qualcosa
sione e a una manutenzione completa di
tutti i suoi sistemi e dei due locali dove sono come 36.500 metri quadrati di superficie e
ospiate le due caldaie nucleari imbarcate sul- richiederà 4 milioni di ore di lavoro.
DI
ANGELICA RATTI
S
otto la guida cinese, Volvo ha aumentato i profitti
del 67% nel 2016 grazie a vendite record, soprattutto sui mercati degli Stati Uniti e della Cina. Negli
Usa, Volvo ha venduto 82.726 veicoli l’anno scorso,
grazie al traino dalla sport-utility di lusso XC90, facendo
registrare complessivamente sul mercato americano l’incremento del 18% e candidandosi a sostituire il primato
della Germania. Questo prima della decisione del nuovo
inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, di imporre
importanti tassi sull’importazione di auto per favorire
l’industria automobilistica a stelle e strisce.
Da quando Volvo è stata rilevata da Zhejiang
Geely Holding Group per 1,8 miliardi di dollari (1,7
mld di euro) nel 2010, il gruppo svedese ha rinnovato
i propri modelli per stimolare la domanda: una mossa che
ha portato all’aumento delle vendite proprio negli Stati
Uniti e in Cina. Inoltre, Volvo ha ridotto i costi in parte
con la produzione di alcuni modelli in Cina, come la S90,
di lusso, destinati all’esportazione sul mercato globale e
ha intrapreso un programma di massicci investimenti per
incrementare la propria tecnologia in maniera da poter
competere testa a testa con Bmw, Daimler, Mercedes-Benz
e Volkswagen-Audi. E ha investito 300 milioni di dollari
(281 milioni di euro) per sviluppare il progetto dell’auto
a guida autonoma, secondo quanto ha riportato il Wall
Street Journal.
La scommessa del rinnovamento con gli occhi a
mandorla sta pagando. Volvo ha dichiarato che nel 2016
il suo utile netto è aumentato del 67%, a 7,5 miliardi di
corone svedesi (845 milioni di dollari, pari a 793 milioni
di euro). Il fatturato è cresciuto del 10% a 180,7 miliardi
di corone svedesi (19 miliardi di euro). Le vendite globali
della società svedese hanno registrato l’incremento del
6%, arrivando a quota 534.332 veicoli l’anno scorso, mantenendo la società sulla strada per realizzare l’obbiettivo
di arrivare a 800 mila veicoli venduti nel 2020.
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