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Transcript articolo protez civile - difesa suolo - urbanistica

TRE ATTIVITÀ “TERRITORIALMENTE”
DIFESA DEL SUOLO, URBANISTICA
LEGATE:
PROTEZIONE
CIVILE,
Il Centro Provinciale Studi Urbanistici, CePSU, molto sensibile alle attività che si svolgono o che dovrebbero
svolgersi sul territorio, ha partecipato al corso di Protezione Civile (corso di base di formazione dei
volontari del gruppo comunale) organizzato dal Comune di Rende per addetti volontari alle attività
di previsione, prevenzione e soccorso. Il sottoscritto – Presidente del Centro Studi – ha relazionato sul rischio
idrogeologico. Il corso in particolare è stato coordinato dall’ingegnere Edoardo Amerise e dal geologo
Marcello Manna del settore lavori pubblici del Comune di Rende diretto dall’ingegnere Francesco Minutolo.
L’ing. Edoardo Amerise (anche membro CePSU) insieme al sottoscritto non ha mancato di sottolineare
l’importanza del raccordo tra i piani urbanistici comunali e le attività di protezione civile con particolare
riferimento al Piano di emergenza.
La gestione del rischio in termini di previsione, prevenzione e – in casi estremi – la gestione del soccorso e
dell’emergenza passano necessariamente per l’organizzazione dei territori amministrativi oggetto di usi e
trasformazioni previste dagli strumenti urbanistici vigenti. Usi e trasformazioni del territorio possono avere,
infatti, diretta influenza sulle funzioni di Protezione Civile. Le porzioni di territorio da riservare ad azioni di
protezione civile devono/dovrebbero concorrere a formare la struttura del generico piano urbanistico
comunale. E dunque, non solo i vincoli ambientali, paesaggistici, storici, archeologici,
idrogeologici, ma anche i vincoli su aree con una fin alità di protezione civile è pacifico
riconoscere che dovrebbero tutti insieme costituire l’ossatura del piano urbanistico
comunale. Il raccordo poi concreto e operativo
tra Protezione Civile e Urbanistica (non più
strutturale) dovrebbe essere garantito dalla
cogènza di una disciplina ad hoc da sviluppare
possibilmente nell’ambito di un capitolo del
Regolamento Edilizio Urbanistico comunale
(REU). Nello specifico, dovrebbero essere
individuate le attività di controllo, monitoraggio e
verifica delle caratteristiche minime, essenziali,
per l’espletamento nel tempo delle funzioni di
prevenzione e soccorso in capo alla Protezione
Civile. Occorrerebbe in parole povere garantire il
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viatico di Protezione Civile (vie di fuga, aree ed
edifici strategici per il primo soccorso e così via discorrendo) mediante disposizioni chiare e concise contenute
nei Regolamenti edilizi e urbanistici delle amministrazioni comunali. Il Piano di Protezione Civile assume in
tal senso un ruolo cardine nella pianificazione territoriale così da potersi affermare che: non sono i Pi ani
di emergenza di protezione civile che devono conformarsi ai Piani urbanistici e
territoriali, ma piuttosto questi ultimi devono creare tutte quelle condizioni affinché
vi sia un’armonizzazione con le attività di protezione civile . Il riferimento normativo di tale
raccordo lo si trova nella legge nazionale principale di riferimento in materia di Protezione Civile L. 225/1992,
successivamente modificata dalla Legge 100/2012, che all’art. 3 prescrive:
“I piani e i programmi di gestione, tutela e risanamento del territorio devono essere coordinati con i piani di
emergenza di protezione civile, con particolare riferimento ai piani di emergenza comunali e ai piani regionali
di protezione civile”
Questo riferimento normativo diviene il fulcro da cui partire per costruire l’attività di coordinamento con lo
strumento Urbanistico Comunale.
Ulteriori riferimenti di raccordo, tra le attività di Pianificazione in materia di Protezione
Civile ed Urbanistica, sono rintracciabili nella legge regionale “Norme per la tutela,
governo ed uso del territorio - Legge Urbanistica della Calabria LUR 19/2002 e ss.mm.ii..
In essa è scritto che il Quadro Territoriale Regionale (QTR) deve prevedere:
Prof. F. Rossi
Ass. Urb. Calabria
Azioni e norme d’uso finalizzate tanto alla difesa del suolo, in coerenza con la
pianificazione di bacino di cui TU 152/2006, quanto alla prevenzione ed alla difesa dai
rischi sismici ed idrogeologici, dalle calamità naturali e dagli inquinamenti delle varie
componenti ambientali.
Ed inoltre, il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) deve contenere:
a) il quadro conoscitivo delle risorse essenziali del territorio e il loro grado di vulnerabilità e di riproducibilità
in riferimento ai sistemi ambientali locali, indicando, con particolare riferimento ai bacini idrografici, le
relative condizioni d’uso, anche ai fini della Valutazione Ambientale Strategica (VAS); b) il quadro
conoscitivo dei rischi.
L’articolo 20 della LUR 19/2002 enuncia:
Il Piano Strutturale Comunale (PSC) definisce le strategie per il governo dell’intero territorio
comunale, in coerenza con gli obiettivi e gli indirizzi urbanistici della Regione e con gli strumenti di
pianificazione provinciale espressi dal Quadro Territoriale Regionale (QTR), dal Piano Territoriale di
Coordinamento Provinciale (PTCP) e dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) … disciplina l’uso del
territorio anche in relazione alla valutazione delle condizioni di rischio idrogeologico e di pericolosità sismica
locale come definiti dal piano di assetto idrogeologico o da altri equivalenti strumenti; individua le aree per
le quali sono necessari studi ed indagini di carattere specifico ai fini della riduzione del rischio ambientale;
… individua le aree necessarie per il Piano di Protezione Civile; … individua, ai fini della
predisposizione d ei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, le aree, da
sottoporre a speciale misura di conservazione, di attesa e ricovero per le popolazioni
colpite da eventi calamitosi e le aree di ammassamento dei soccorritori e delle risorse .
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Non ultimo il contratto di fiume di cui all’art. 40 bis
della “LUR 19/2002 e ss.mm.ii.” concorrono a
completare il quadro conoscitivo “dal basso” finalizzato
non solo alla tutela degli ambienti lotici ma anche,
evidentemente, alla riduzione e miglior gestione del
rischio idraulico, fondamentale nelle attività di
difesa del suolo e conseguentemente nelle
attività di prevenzione da parte della
Protezione Civile .
Il contratto di fiume è così definito:
Atto volontario di impegno condiviso tra soggetti pubblici e privati finalizzato alla riqualificazione
ambientale-paesaggistica ed alla connessa rigenerazione socio-economica di un sistema fluviale e del relativo
bacino idrografico unitamente alla gestione del rischio idraulico.
Il Contratto di fiume si configura come un accordo di programmazione negoziata definito in coerenza con la
pianificazione vigente e nel rispetto delle competenze specifiche dei vari attori interessati, da attuarsi secondo
le linee guida contenute nel documento di indirizzo adottato dalla Giunta regionale.
Bene! Il quadro sopra disegnato indica chiaramente che la strada da seguire è una e trina! Fin quando le
tre attività , Protezione civile -Difesa del suolo -Urbanistica, viaggeranno su strade
diverse è evidente che a gli incroci (!) si verificheranno incidenti terribili , mortali ! Ci
si meraviglia che il cittadino non sa – ancora oggi – come si deve comportare in caso di calamità naturale!
Certo non è facile, ma è evidente che se dal lontano 2002 i Comuni non si sono ancora dotati dei nuovi
strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, in pratica manca la “struttura” dove dovrebbe agganciarsi
il Piano di protezione civile, per i motivi più sopra esplicitati. Il cittadino, che pure ha delle responsabilità,
forse però non viene messo nelle condizioni di partecipare in forma attiva (come prevede la legge regionale
all’art. 11) alla costruzione di uno strumento di sviluppo del proprio territorio, il cosiddetto Piano Strutturale
Comunale (PSC), armonico con le attività di protezione civile, difesa del suolo, eccetera, e poi ci si lamenta
che la popolazione non possiede quelle norme comportamentali di difesa dalle calamità naturali, meglio ancora
sarebbe l’acquisizione di un comportamento di salvaguardia dei luoghi a scopo previsionale e preventivo!
Lo sviluppo economico-sociale-sostenibile di una comunità può realmente aversi se si comprende che la
pianificazione territoriale non è un gioco che si può fare solo a tavolino. Occorre scendere anche in campo per
misurare il polso dei territori in risposta alle attività di protezione civile che su di esso si prevedono, affinché
le aree deputate a tali scopi concorrano alla costituzione (prima e non dopo!) della struttura portante dei piani
urbanistici comunali.
Francesco De Filippis
(Presidente CePSU_CS)