La rassegna di oggi

Download Report

Transcript La rassegna di oggi

RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – lunedì 30 gennaio 2017
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)
ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE (pag. 2)
Spesa farmaceutica, “buco” di 21 milioni (M. Veneto)
Cisl: spese e atti irregolari, possibili sanzioni (M. Veneto)
Quel Pd diviso in correnti (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 5)
Fiom in subbuglio a Trieste. Lascia il segretario Colautti (Piccolo Trieste)
Latterie Carsiche, il punto sulla crisi con i dipendenti (Piccolo Trieste)
Il grido d’allarme del Pronto soccorso (Piccolo Trieste)
Il Consiglio tenta l’assalto alla riforma (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
In pochi giorni si decide il futuro di 650 operai (Gazzettino Pordenone)
Il Pd: «Ex Sintesi, il sindaco tace» (M. Veneto Pordenone)
1
ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE
Spesa farmaceutica, “buco” di 21 milioni (M. Veneto)
di Elena Del Giudice - La spesa farmaceutica continua a “sfondare” i vari tetti che Stato e Regione
cercano di imporre. Anche nei primi nove mesi del 2016 - ultimo report disponibile da parte
dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco - soprattutto la spesa farmaceutica ospedaliera ha corso,
disattendendo gli obiettivi di contenimento che erano stati posti. Peraltro il monitoraggio 2016 ha
tenuto conto del fondo da 500 milioni per l’acquisto dei farmaci innovativi di fascia A, nello
specifico per l’epatite C, con relativo pay back a carico delle aziende farmaceutiche (una specie di
“sconto” su tipologia e quantità di alcuni farmaci che le imprese sono obbligate ad applicare). In
questo modo lo sfondamento della spesa territoriale (che viaggia soprattutto attraverso le ricette dei
medici di base) si è ridimensionato. Altrimenti sarebbe stato in rosso anche questo capitolo della
spesa farmaceutica. In tutti i casi - avverte l’Aifa - si tratta ancora di stime, e il riparto tra le regioni
dei 500 milioni deve ancora essere fatto, quindi il conto finale potrebbe cambiare. Se questo è il
contesto generale, veniamo ai dati relativi al Friuli Venezia Giulia. Nel periodo gennaio-settembre
2016 la spesa farmaceutica convenzionata netta (che è la spesa lorda meno le eventuali
compartecipazioni, il ticket per ricetta e gli sconti obbligatori a carico del farmacista) in Fvg è
diminuita dell’1,6 per cento, passando dai 133,3 milioni dello stesso periodo del 2015, ai 131,16 del
2016; una flessione più modesta della media nazionale che si è attestata al 3,8 per cento. Per contro
sono aumentate le compartecipazioni alla spesa a carico dei cittadini che - diversamente da quel che
accade in quasi tutte le altre regioni italiane - in Fvg sono richieste solo se, a fronte dell’esistenza di
un corrispondente medicinale generico o a brevetto scaduto, il cittadino chiede espressamente
quello di marca, e in questo caso la differenza di costo viene pagata dal cittadino. Questa differenza
vale, sempre nei 9 mesi considerati, 476 mila euro, con un aumento del 3,6 per cento rispetto
all’anno precedente. Non è dovuto in regione (come nelle Marche e in Sardegna) il ticket fisso per
ogni ricetta. Nello stesso periodo i cittadini del Friuli Venezia Giulia hanno fatto meno ricorso al
medico. Il trend delle ricette è risultato in flessione dello 0,9 per cento, passando da 8 milioni 689
mila ricette di gennaio-settembre 2015, a 8 milioni 609 mila ricette del 2016, con una variazione
assoluta di meno 80 mila 248 ricette. Ma sono state consumate più dosi di medicinali di fascia A
(soprattutto in distribuzione diretta che è la consegna dei cicli di terapia all’atto della dimissione
ospedaliera). Il monitoraggio che rileva l’andamento dei consumi in dosi definite giornaliere indica
in 388 milioni 754 mila Ddd i consumi del 2015, e in 394 milioni 69 mila quelli dello stesso
periodo del 2016, con un incremento dell’1,4 per cento, superiore alla media nazionale dell’uno per
cento. Complessivamente la spesa farmaceutica territoriale del Fvg si è attesta nei primi nove mesi
del 2016 in 189,45 milioni di euro, al di sotto del tetto di spesa dell’11,35 per cento del Fondo
sanitario; per la precisione si è fermata all’11,26 per cento, inserendo la regione tra quelle virtuose
come la Provincia di Bolzano, Valle d’Aosta, Veneto e Lombardia. Per la spesa ospedaliera il
bilancio, anche del Fvg, va in profondo rosso. Il saldo del periodo è di 80,5 milioni di euro, con uno
scostamento di 21,6 milioni rispetto al tetto del 3,5 per cento del Fondo sanitario. Va detto che il
Fvg è in buona compagnia visto che solo Trento ha contenuto la spesa al di sotto del tetto. Spesa
farmaceutica territoriale e ospedaliera insieme avrebbero dovuto restare al di sotto del 14,85 per
cento del Fondo sanitario. Ci sono riuscite solo il Veneto, la Valle d’Aosta, Trento e Bolzano; per le
altre l’obiettivo è stato mancato. Per il Fvg la spesa complessiva avrebbe dovuto restare al di sotto
dei 249,9 milioni di euro; si è attestata invece a 270,02 milioni, con un aumento di 20,12 milioni di
euro e un’incidenza del 16 per cento contro il 14,85 per cento previsto sul Fondo sanitario.
2
Cisl: spese e atti irregolari, possibili sanzioni (M. Veneto)
Carenze nelle deliberazioni, squilibri di bilancio, rimborsi spese irregolari. E poi ancora bilanci in
disavanzo e oneri per spostamenti e pranzi che non sono stati pienamente giustificati. In più ben 6
carte di credito che sono andate ai componenti della segreteria regionale della Cisl, con spese che in
tre anni (dal 2013 al 2015) ammontano, ad esempio, a 36 mila euro per il solo segretario Giovanni
Fania. Un rapporto quello ispettivo confederale redatto dopo la verifica amministrativa del 14
dicembre 2015 e del 25 gennaio 2016 negli uffici regionali dell’organizzazione che ha anche
eccepito sulle schede sim telefoniche a disposizione dei dirigenti: 3 per Fania, 2 a Pizzolitto, Di
Lucente, Bordin, Bazzaro e Duriavig e 1 a Morassi, Chicco e Cessato. Una ispezione che rischiava
di rimanere “coperta” se non fosse per una serie di mail anonime, di chi abbiamo reso conto nei
mesi scorsi, che sono state divulgate. Veleni, secondo Fania, che ha incrociato le rivelazioni con il
clima precongressuale all’interno del sindacato che vede il segretario regionale fare un passo
indietro. Fania aveva anche annunciato una serie di deduzioni al verbale ispettivo, contestando che
siano irregolari pranzi di lavoro e rimborsi per le spese auto, oltre all’acquisto di beni immobiliari.
Sta di fatto che la stagione dei veleni non è conclusa se questa volta a essere divulgata è la
controdeduzione da parte degli ispettori. Punto saliente è che «la regolarizzazione di gran parte
delle inadempienze rilevate e contestate nel verbale non cancella le gravi violazioni amministrative,
gestionali e della normativa previdenziale e fiscale compiute dagli organismi responsabili, in primo
luogo del segretario generale e di quello amministrativo». Insomma non ci può essere una sanatoria
rispetto a possibili verifiche esterne. «In particolare - si legge nel documento - l’esistenza di diffuse
situazioni di incompatibilità degli organismi di controllo, quali il collegio dei sindaci e quello dei
probiviri, pone seri interrogativi sulla legittimità degli atti compiuti dai componenti di detti
organismi». Infine vengono ribaditi alcuni rilievi: dalla mancanza di un atto deliberativo per la
partecipazione all’asta giudiziaria per l’acquisto di un immobile destinato a sede del sindacato fino
al prestito infruttifero concesso dalla Fai Fvg e dal Caf Fvg per il quale «non sono disponibili gli
atti e le deliberazioni degli organi competenti. L’acquisto della nuova sede - si legge - è una
decisione rilevante la cui competenza, oltre alla segreteria, è del comitato esecutivo con necessaria
comunicazione al consiglio generale».
3
Quel Pd diviso in correnti (M. Veneto)
di Mattia Pertoldi - Renziani e anti-renziani. Acceleratori del voto e refrattari al ritorno alle urne.
Fedeli alleati dell’ex premier o nostalgici dalemiani che accusano il partito di aver perso quel ruolo
di defensor fidei della sinistra e della classe operaia. Sono tante le anime di un Pd dove, per la prima
volta davvero, si sente odore di scissione e i problemi travalicano il Grande Raccordo Anulare per
sbarcare, con tutta la loro forza, in Fvg disegnando un partito diviso in correnti. Non è una novità, si
dirà, per chi conosce il mondo dem, e la spaccatura, anche a queste latitudini, è evidente sin dai
mesi della campagna referendaria. Adesso, però, c’è qualcosa di nuovo sotto il sole perché, come
accade ogni volta che una legislatura si avvicina alla fine, lo scontro vive di un’intensità nuova e
rafforzata. Il Pd del Fvg è una galassia in cui le stelle principali, comunque, brillano ancora nel
firmamento che fa riferimento all’ex sindaco di Firenze a caccia di un’immediata rivincita
elettorale. Con Renzi, senza se e senza ma, ci sono infatti il capogruppo alla Camera Ettore Rosato e
la presidente della Regione – nonché vicesegretaria dem – Debora Serracchiani che, non per niente,
immediatamente dopo la sentenza della Consulta, si sono allineati alla posizione dell’ex premier:
cercare una sintesi veloce in Parlamento sul Mattarellum oppure andare a votare il prima possibile
(leggasi a giugno, magari anche ad aprile). Non solo, però, perchè Serracchiani, sabato, è stata
perfino più dura del suo segretario nell’apostrofare l’avventura a sinistra avviata da Massimo
D’Alema. E se è molto probabile – anche se non scontato – che siano loro due a occupare le caselle
di capilista nei due collegi friulani per la Camera, nel novero degli alleati di Renzi a Nordest vanno
inseriti anche gli onorevoli Paolo Coppola – uno che ritiene come più resti in piedi questo Governo
più si faccia il gioco di Beppe Grillo –, il pordenonese Giorgio Zanin e, con ogni probabilità, anche
Alessandro Maran. Un gruppetto “pesante” al di là del quale, però, cominciano i distinguo. Sabato a
Roma, ad esempio, ad ascoltare (interessato) D’Alema c’era Carlo Pegorer, il principale esponente
della minoranza Pd in Fvg, e su queste posizioni dovrebbe allinearsi anche Gianna Malisani, donna
più ancorata alla sinistra che al centro. E se Lodovico Sonego gioca, come accaduto spesso, su due
tavoli – schierandosi per il Sì al referendum, ma adesso attaccando i compagni di partito che
chiedono il voto –, l’animo renziano non appartiene sicuramente a Francesco Russo, per il quale tra
l’altro le urne in primavera sarebbero deleterie, a Giorgio Brandolin, uno che nell’Isontino può
ancora fare il pieno di preferenze, e a Laura Fasiolo che alcuni mondi di sinistra vedono sempre
come la candidata ideale del centrosinistra alle Comunali di Gorizia. Fino a questo momento –
Serracchiani a parte – sono stati presi in considerazione soltanto i parlamentari, ma scendendo a
livello di Consiglio regionale e di segreterie locali le incognite non sono certamente di minore
impatto. Difficile, per non dire impossibile, ad esempio, che uno come Mauro Travanut non ascolti,
quantomeno, le sirene del “Consenso” dalemiano, così come resta da capire come si muoverà il
segretario provinciale di Udine Massimiliano Pozzo – più vicino alle posizioni di Pegorer che della
maggioranza del Pd – oppure Silvana Cremaschi. C’è curiosità, infine, anche nell’attendere le
eventuali mosse di quegli esponenti che attualmente sono parte integrante, e allineata con i vertici,
della maggioranza regionale, ma che arrivando da realtà veramente progressiste potrebbero non
trovarsi più a loro agio in un Pd totalmente renziano. Un nome? Ne facciamo due a titolo
esemplificativo: Cristiano Shaurli e Vincenzo Martines.
4
CRONACHE LOCALI
Fiom in subbuglio a Trieste. Lascia il segretario Colautti (Piccolo Trieste)
di Massimo Greco - Sasha Colautti si è dimesso dalla guida della Fiom triestina. L’assemblea delle
“tute blu” cigielline è convocata per mercoledì 8 febbraio: all’ordine del giorno l’elezione del
segretario. Da qui a meno di due settimane Colautti ha davanti a sè tre opzioni: si ricandida con il
faticoso “nulla osta” di Fiom centrale e della Cgil regionale; si ricandida ma senza il lasciapassare
degli organismi ufficiale, quindi deve farsi sostenere dal 30% dell’assemblea; si scoccia della
dialettica interna e torna a lavorare alla Wärtsilä, dove è in aspettativa sindacale. In realtà le
dimissioni erano state presentate già il 28 dicembre scorso ma la notizia è volutamente trapelata
solo negli ultimi giorni, alla vigilia dell’incontro che di recente lo stesso Colautti ha avuto a Udine
con il leader nazionale dei metalmeccanici cigiellini Maurizio Landini. Incontro cordiale nei toni
ma interlocutorio nella sostanza: naturalmente Landini non è entusiasta di lasciare Trieste
all’opposizione, ma in Friuli Venezia Giulia ha già sul groppone un numero sufficiente di rogne (le
segreterie di Udine e quella regionale, il caso della funzionaria con doppia paga) da voler evitare di
caricarsi un altro fardello. Fiom Trieste gode di discreta salute, con 1100 iscritti in crescita del 17%
durante il 2016: avrebbe senso andare in rotta di collisione con Colautti e il suo staff? Perché è
l’intero quartetto di vertice ad aver compiuto un passo indietro: insieme a Colautti, hanno
rassegnato le dimissioni Alexander Vecchiet, Fabio Barbo ed Erika Innendorfer. A convincere
Colautti e i suoi più stretti collaboratori ad abbandonare ogni tatticismo per cercare invece un
confronto risolutivo con il vertice nazionale della Fiom, è stato il risultato del referendum sul
contratto dei metalmeccanici. A Trieste i “no”, ispirati anche dalle posizioni contrarie assunte dalla
Fiom locale, hanno raggiunto il 46,1%, percentuale senza dubbio elevata. «Questa firma sul
contratto nazionale metalmeccanico - spiega la segreteria dimissionaria - ha detto in modo chiaro a
tutti che non c’è più spazio per le ambiguità». No al welfare contrattuale che sostituisce il salario,
no alla derogabilità delle norme contrattuali, sì alla contrattazione che parte «dai bisogni dei
lavoratori»: è la sintesi contenuta nella lettera di dimissioni. Ma non è detto che il disimpegno dei
quattro uscenti sia vincolante e definitivo: a tale riguardo Colautti sembra orientato a verificare la
tenuta del rapporto con Landini. Se il leader accetterà di avere a Trieste una presenza critica,
Colautti potrebbe rivedere la posizione e re-impegnarsi alla guida della Fiom autoctona. Se Landini
non sarà invece incline a tollerare un’opposizione tenace, Colautti potrebbe pensare di trovare un
30% di aiuto sui 55 membri dell’assemblea per una candidatura d’alternativa. Oppure di tornare al
suo lavoro in Wärtsilä. Le candidature vengono vagliate dal cosiddetto “centro regolatore”,
articolato su un doppio via libera espresso dalla Cgil regionale e dalla Fiom centrale. La Cgil
regionale ha affidato un mandato esplorativo al segretario triestino Michele Piga, per saggiare i
rapporti di forze all’interno della Fiom. Il quadro è piuttosto complicato, perché, al disappunto
romano verso l’atteggiamento tenuto sul referendum, si aggiunge il non gradimento della Cgil
locale riguardo la vicenda Ferriera. Sulla quale Colautti ha una posizione autonoma: ritiene infatti
che la minaccia di Arvedi di andarsene sia l’alibi di un disimpegno da Trieste in vista della possibile
acquisizione dell’Ilva a Taranto.
Latterie Carsiche, il punto sulla crisi con i dipendenti (Piccolo Trieste)
Il punto della situazione sulla crisi che stanno attraversando le Latterie Carsiche, alla luce
dell’incontro di giovedì scorso a Udine con i vertici della Regione e la proprietà (la cooperativa
Minerva, ndr), verrà fatto oggi, nello stabilimento di Villesse, nel corso di un’assemblea convocata
dai rappresentanti sindacali di Fai Cisl e Flai Cgil. Nell’incontro udinese il vicepresidente della
Regione e assessore alle Attività produttive, Sergio Bolzonello, aveva comunicato, dopo le verifiche
con il ministero del Lavoro e Confindustria Udine, la possibilità di utilizzare, anche per una nuova
società, la cassa integrazione per crisi. Di questa newco potrebbe far parte la Cepparo spa, che ha
manifestato l’interesse per il ramo produttivo delle Latterie.
5
Il grido d’allarme del Pronto soccorso (Piccolo Trieste)
di Giovanni Stocco - Sostengono di essere costretti a operare in una situazione «criticissima».
Travolti da oltre duecento accessi al giorno e, soprattutto, dalla mancanza di «filtri» sul territorio.
Stressati e sommersi da turni e condizioni di lavoro estremi. Sollecitano «maggiore collaborazione»
dagli specialisti. E chiedono che la Direzione generale dell’ospedale trovi «una soluzione efficace».
È ruvida la lettera che i medici del Pronto Soccorso e della Terapia d’urgenza di Trieste hanno
indirizzato ai vertici del comparto sanitario venerdì scorso. Più che una missiva, si tratta di un
autentico grido di dolore di professionisti «esausti», che denunciano un aumento significativo delle
richieste di assenza per malattia del personale, e mettono a nudo i limiti dell’emergenza
dell’ospedale. L’aumento degli accessi è quindi il problema principale? No, secondo i medici, che
puntano viceversa l’indice contro un territorio che «non fa filtro», citando rsa e case di riposo che
inviano malati cronici in ospedale, e cittadini che si rivolgono al Pronto soccorso per prestazioni
specialistiche e diagnostiche che altrimenti non trovano risposta in tempi ragionevoli. Uno degli
elementi principali resta la carenza di letti dove ricoverare i pazienti, che costringe i medici a
«ricorrere a soluzioni affannose». «Noi medici del Pronto Soccorso, assieme a Personale
Infermieristico, Oss e Ausiliario, stiamo cercando di garantire la miglior qualità lavorativa possibile
- scrivono - ma questa viene messa a rischio se non abbiamo la possibilità di ricoverare i pazienti. Il
Pronto Soccorso è un servizio che dovrebbe garantire emergenze ed urgenze, che già comportano
un notevole carico di lavoro. Invece, facciamo quotidianamente fronte a tutta l’utenza, che arriva in
Pronto Soccorso autonomamente o con il 118, che non trova risposta sul territorio per svariati
motivi, che ovviamente intasa il Pronto Soccorso e, di conseguenza, tutto l’ospedale. Da parte della
Direzione - proseguono - sono state trovate soluzioni inefficaci e discutibili, che hanno comportato
solo un ulteriore sovraccarico di lavoro per il Pronto Soccorso. Nonostante il grande impegno di
tutto il personale, i livelli di efficienza e di qualità nell’operato non sono stati ottimali per l’elevato
e assurdo carico di lavoro. Segnaliamo però che non ci sono stati eventi avversi gravi». Nel chiedere
che la Direzione «trovi una soluzione efficace per permetterci di lavorare in maniera meno
stressante e più sicura», i medici rivendicano la piena autonomia nel «decidere l’iter diagnostico del
paziente». In pratica, i medici del Pronto Soccorso rifiutano di essere meri esecutori di esami
prescritti da altri. La replica è di Nicola Delli Quadri, direttore generale dell’Azienda sanitaria
universitaria integrata di Trieste, che annuncia un confronto per questo pomeriggio alle 15 con i
professionisti, ed evita di alimentare polemiche. «Innanzitutto - getta acqua sul fuoco - mi preme
ringraziare i medici, gli infermieri, gli oss e tutto il personale. In questo ultimo periodo, sul Pronto
Soccorso si è abbattuta la tempesta perfetta: la bora ha flagellato una Trieste già messa in ginocchio
dal picco influenzale. Siamo stati sottoposti a una pressione inusuale e comprendo che, in queste
circostanze, preoccupazione e stanchezza possano fermentare». Prosegue Delli Quadri: «Interpreto
questa nota come una richiesta di accelerare sul fronte dei progetti su cui ci stiamo confrontando.
Periodicamente incontro i medici per valutare accorgimenti e strategie per migliorare il servizio
dell’emergenza. Il potenziamento del Maggiore? Quella è una delle ipotesi sul tappeto, ma stiamo
lavorando anche ad altre proposte. Presto ci saranno novità, ma sarebbe incauto anticipare i tempi.
A me interessa che il clima tra noi sia sereno, costruttivo. Il rumore di fondo mi lascia indifferente.
Noi e i medici siamo dalla stessa parte della barricata. Stiamo sviluppando idee per riorganizzare
tutta l’area di accoglienza dell’emergenza, dobbiamo continuare a lavorare assieme nell’interesse
della collettività».
6
Il Consiglio tenta l’assalto alla riforma (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
di Francesco Fain - Già una mozione lascia il tempo che trova. Figurarsi una mozione riguardante la
sanità: troppi documenti, nel passato, prodotti dai Consigli comunali non sono stati nemmeno presi
in considerazione dalle amministrazioni regionali di turno. Figurarsi, poi, come possa incidere un
documento di questo tipo, considerato che l’Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina ha già
approvato il Pal 2017 (Piano attuativo locale) dopo la riunione del collegio di direzione che è
composto, oltre che dai direttori generale, amministrativo, sanitario, da primari e responsabili di
strutture sanitarie e amministrative. Queste le poco esaltanti premesse del Consiglio comunale
odierno, dedicato tutto alla sanità. Lo start è fissato per le 17. Peraltro, non si è riusciti nemmeno a
presentare una mozione unitaria. Ce ne saranno tre a spaccare un fronte che sarebbe dovuto
rimanere unito e monolitico vista la compattezza monfalconese. Ettore Romoli fa professione di
realismo. «È stato indiscutibilmente un errore che i gruppi consiliari non siano riusciti a trovare una
sintesi. Non sto qui ad attribuire responsabilità ma, per quanto le tre mozioni siano tutte critiche nei
confronti della Regione, questo Consiglio non servirà a determinare una vera svolta». Il sindaco
auspica che venga approvato, quantomeno, un unico documento all’unanimità. «Ma non deve essere
il frutto di un compromesso al ribasso», ammonisce. Rendere più concreta la collaborazione
transfrontaliera, con un occhio di particolare riguardo alla Casa del Parto; ridurre le liste d’attesa per
le prestazioni diagnostiche; potenziare la Rsa; prevedere un servizio pediatrico sulle 24 ore e non
limitato all’orario 8-18 come avviene ora. Sono questi, in sintesi estrema, i punti in comune delle tre
mozioni che verranno presentate, discusse e votate separatamente nella giornata odierna dal
consiglio comunale che si riunirà in seduta straordinaria per affrontare i nodi della sanità. I
documenti portano la firma di Riccardo Stasi per il Centro-destra (“Sanità: tutelare e valorizzare il
patrimonio di Gorizia”), Giuseppe Cingolani per il centro-sinistra (“Priorità della sanità isontina e
goriziana”), e Manuela Botteghi, Mattia Policardo e Roberto Marcosig per il Movimento Cinque
Stelle (“Elementi minimi per un sano ed efficiente servizio sanitario di Gorizia e del suo territorio”).
La speranza è che il Consiglio non si trasformi solo nella ribalta di consiglieri comunali in cerca di
visibilità (e di voti) viste le prossime elezioni.
7
In pochi giorni si decide il futuro di 650 operai (Gazzettino Pordenone)
Davide Lisetto - Si apre oggi una settimana cruciale e decisiva sul fronte del lavoro in provincia.
Per due importanti realtà produttive nel settore della metalmeccanica rischiano di aprirsi scenari
drammatici con scioperi già in programma e non improbabili rotture delle trattative. Due vertenze
che vedono complessivamente coinvolti oltre 650 lavoratori, senza contare l'indotto generato sul
territorio. Questa mattina alla Nidec Sole Motors, in Comina, impresa e sindacato si confronteranno
su un piano che prevede circa 200 esuberi sui quasi 400 addetti: o ci sarà una schiarita sulle
previsioni e sulle strategie della multinazionale oppure gli operai della storica azienda, che produce
motori per elettrodomestici, minacceranno il blocco totale dell'attività produttiva con il presidio
degli impianti.
Non meno complicata è la situazione del Gruppo Sassoli, che controlla la Lavinox di Villotta di
Chions e la Sigma-Re (ex Nuova Infa) di Aviano: complessivamente 220 dipendenti che da molto
tempo vivono nell'incertezza, alle prese con la grave crisi finanziaria del gruppo lombardo.
Dopodomani è previsto un incontro chiarificatore tra la famiglia Sassoli e il sindacato. All'esterno
della sede di Unindustria, dove si terrà il vertice, ci saranno i lavoratori in sciopero. Sciopero che se si esclude una protesta delle tute blu della Nidec nel luglio 2015 e le proteste per il contratto
nazionale dell'anno scorso - non veniva dichiarato dalla mega-vertenza dell'Electrolux di Porcia
dell'autunno 2014. Segno evidente della gravità del momento. Il clima di timore tra i lavoratori alla
Nidec è dovuto al fatto che la multinazionale nipponica non ha mantenuto le promesse rispetto agli
investimenti nel sito pordenonese. «Anzi, recentemente - come informa Maurizio Marcon (FiomCgil) - l'attenzione della società si è spostata verso un nuovo stabilimento in Romania. Il rischio è
quello di vedere dimezzare l'occupazione, se non quello di vedere in pericolo la stessa
sopravvivenza della fabbrica. I lavoratori hanno dato in passato la disponibilità a quanto richiesto.
Quello che è certo, è che se non si fanno gli investimenti promessi, non si mantengono le
produzioni e i volumi produttivi attuali, tutti gli sforzi fatti dai lavoratori saranno stati inutili e il
destino della fabbrica segnato». Vista la tensione non è escluso che il tavolo di confronto possa
portare a una rottura delle trattative costringendo poi le istituzioni, Regione in primis, a scendere in
campo.
Il secondo fronte caldissimo è quello del Gruppo Sassoli. In un recente incontro con le
amministrazioni comunali di Chions e Aviano il gruppo lombardo avrebbe rassicurato sulla
situazione di tensione finanziaria. «Ci fa piacere - spiega Gianni Piccinin (Fim-Cisl) - che ci
rassicurino, ma con quali strategie, con quali investimenti? Qui l'unica cosa certa è che alla
Lavinox, a marzo, scadrà il contratto di solidarietà e all'orizzonte non ci sono soluzioni per pensare
a un rilancio aziendale. Ad Aviano, dove lavorano 52 persone, il rischio è che ci chiedano di
tagliare ancora, ma cosa resterà - si chiede il sindacalista - di quell'azienda ridotta all'osso?». E
mercoledì i metalmeccanici delle due aziende del gruppo saranno fuori da Unindustria per mostrare
tutta la loro rabbia.
8
Il Pd: «Ex Sintesi, il sindaco tace» (M. Veneto Pordenone)
Insoddisfazione del Partito democratico di Spilimbergo per la mancata risposta a un’interpellanza
presentata al sindaco Renzo Francesconi dalla consigliera comunale Anna Maria Cancian sui rischi
ambientali all’ex Sintesi. «A distanza di un mese, il sindaco non ha ancora risposto all’interpellanza
a risposta scritta sui problemi dell’area Sintesi. Ciò – dicono i dem –, nonostante il regolamento
comunale preveda che, qualora i consiglieri proponenti richiedano risposta scritta, la stessa debba
essere data dal sindaco normalmente entro 10 giorni dalla richiesta, e l’interrogazione od
interpellanza non venga iscritta all’ordine del giorno del consiglio». Un problema non di poco conto
secondo il Pd mosaicista, allarmato da una vicenda che peraltro trascinerà nuovamente il Comune di
Spilimbergo in tribunale visto che, qualche settimana fa, Ubi leasing spa, proprietaria dei muri
dell’ex Sintesi, ha fatto ricorso al Tar contro l’ordinanza del Comune che intima alla proprietà di
impegnarsi, per le vie brevi, alla pulizia e allo smaltimento dei rifiuti ammassati nei capannoni oltre
che alla restituzione di decine di migliaia di euro di Imu mai versata. Fatto su cui il Partito
democratico di Spilimbergo intende fare luce, chiedendo quale sia lo stato di attuazione delle
operazioni di bonifica dell’area e quali siano stati gli effetti dell’ordinanza con la quale
l’amministrazione comunale sollecitava l’intervento della Procura. Fra le domande poste al primo
cittadino anche la richiesta di saperne di più sull’eventualità «che la comunità spilimberghese debba
sobbarcarsi gli oneri finanziari derivanti dalle operazioni di bonifica in caso di inadempienza della
società affittuaria oltre alle eventuali spese legali per il ricorso al Tar». Sotto la lente di
ingrandimento in particolare gli eventuali rischi che potrebbero derivare dal complesso impianto di
cromatura, ubicato all'interno di uno dei capannoni, sotto sequestro dal marzo dello scorso anno su
mandato della Procura di Pordenone avendo l’Arpa rilevato un livello di cromo particolarmente
elevato. Rischi su cui il Pd spilimberghese vorrebbe sapere d più. Da qui l’accusa: «Il sindaco non
rispetta i suoi regolamenti o forse spera che le opposizioni e i cittadini che le rappresentano
abbassino la guardia su un problema così importante come l'ambiente e le cause legali future?».
(g.z.)
9