Notiziaro - Arcidiocesi di Lucca

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LETTERA DEI VESCOVI DELLA TOSCANA
IN OCCASIONE DEL SANTO NATALE
SULL’ACCOGLIENZA DI RICHIEDENTI ASILO E PROFUGHI
Carissime sorelle e carissimi fratelli,
Il periodo natalizio introduce le comunità cristiane alla contemplazione del mistero luminoso di
un Dio che incontra l’uomo, scegliendo per sé la parte degli ultimi, dei più vulnerabili.
La Chiesa celebra il mistero di grazia dell’Incarnazione, in una ricerca appassionata del volto
di Dio nei fratelli e vive la quotidiana rivelazione dell’incontro con il Cristo nell’accoglienza dei
poveri, dei fragili, degli esclusi, delle vittime della storia.
Premessa: condividere i dolori e le ansie del tempo presente alla luce della Grazia
In questo particolare anno, che ci ha visto celebrare il Giubileo straordinario della
Misericordia, le nostre Comunità si sono fatte vicine ai fratelli e alle sorelle del Centro Italia colpiti
dall’immane tragedia del terremoto dell’agosto e poi dell’ottobre. Abbiamo pianto insieme le molte
vittime e la devastazione di quei luoghi impastati di storia e di spiritualità millenaria. La Chiesa ha
saputo stringersi nel dolore con le comunità colpite e ha intrapreso un silenzioso percorso di
accompagnamento che si esprime in gesti concreti di solidarietà, volti alla ricostruzione dei luoghi e
a ristabilire le condizioni perché quelle comunità possano tornare ad abitare le loro terre.
A quelle donne, uomini, bambini e anziani così duramente colpiti, va il nostro pensiero
accorato di bene e di solidarietà e per loro continua ad alzarsi la nostra preghiera.
Con loro ricordiamo al Signore anche i molti fratelli e le molte sorelle nelle nostre comunità e
in tutto il mondo che sono colpiti dal lutto, dalla malattia e dalle difficoltà economiche. Ricordiamo
le vittime dei conflitti, specialmente nel Medio Oriente, il popolo martoriato della Siria e coloro
che, in ogni luogo, soffrono dell’insicurezza e della violenza, perché la luce del Signore che si fa
vicino illumini le loro vite e la sollecitudine dell’Emmanuele si manifesti loro, attraverso i nostri
gesti di vicinanza e di cura fraterna.
Con il pensiero costantemente rivolto a tutti questi fratelli e sorelle nella sollecitudine di una
Chiesa che si fa prossima alla vita di ciascuno di essi, nel tempo del Natale, noi, Vescovi della
Toscana, sentiamo poi l’urgenza particolare di tornare ad indirizzarci alle comunità ecclesiali per
condividere insieme le ansie e le prospettive del precetto evangelico dell’«accogliere lo straniero».
Lo scenario
In questo anno, al 29 settembre 2016, in Italia erano entrati 132.044 migranti, lo 0,15% in più
dello scorso anno alla stessa data, per la quasi totalità richiedenti asilo e profughi in fuga da guerre,
conflitti etnici, religiosi, persecuzioni, fame, disastri ambientali, povertà. Molti di questi, oltre
16.000, sono minori non accompagnati. Un flusso inarrestabile che sta mettendo a dura prova
l’attuale sistema di accoglienza sui territori e che mostra limiti importanti non solo nel reperimento
delle strutture necessarie, ma anche nelle modalità di gestione della delicata fase di accoglienza per
quanti richiedono una protezione nel nostro Paese.
I richiedenti attendono lungamente che venga esaminata la loro richiesta di protezione,
mediamente due anni, e l’eventuale ricorso contro un primo rigetto della stessa. Per molti di loro (le
stime parlano dell’85%) si giunge poi a un diniego e a una conseguente condizione di irregolarità di
soggiorno sul suolo italiano, che annulla tutto il percorso intrapreso.
Di fronte a questa sfida epocale, che di fatto sta cambiando il volto delle nostre comunità, è
impossibile non sentirsi coinvolti.
Molti anche fra i credenti sono disorientati e spaventati e serpeggia in modo diffuso la
tentazione della chiusura e dell’erigere muri.
In questo quadro complesso, si erge profetica la voce del Papa ed i suoi reiterati, accorati
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appelli ad aprire i cuori e le porte, a ospitare lo straniero, a incontrare Cristo nel dramma delle
famiglie e dei ragazzi in fuga.
L’impegno della Toscana e della Chiesa
In Toscana alla fine di ottobre risultavano ospitati 11.669 profughi, di cui 793 nei progetti
SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) e 10.876 presso i Centri individuati
dalle prefetture.
Complessivamente, attraverso soggetti di ambito ecclesiale vengono ospitate 2.415 persone di
cui 2.283 uomini, e 132 donne. Tra questi, 72 sono minori.
Questo significa che circa il 21% del totale dell’accoglienza in Toscana si realizza per mezzo
della collaborazione della rete ecclesiale.
L’impegno ecclesiale nell’accoglienza è senz’altro forte. Molto è stato fatto, ma la persistente
gravità della situazione e le sempre crescenti esigenze di accoglienza ci invitano a fare ancora di più.
La Conferenza Episcopale Italiana già nell’ottobre 2015 ha emanato un Vademecum che
orientava le scelte e le azioni di quanti sono impegnati nel difficile compito dell’accoglienza,
stimolando il dialogo e l’impegno delle comunità. Anche in Toscana, i vescovi hanno più volte fatto
sentire la loro voce e nel novembre 2015 la Diocesi di Firenze ha diffuso delle utili “linee guida
operative per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati” che hanno trasformato in riflessioni e
raccomandazioni concrete i richiami all’accoglienza e hanno inteso orientare le disponibilità di
comunità ecclesiali, Istituti religiosi, singoli fedeli.
Sulle orme di quanto già raccomandato ed illuminati dalla grande esperienza di accoglienza nel
frattempo maturata, noi vescovi toscani, invitiamo di nuovo le comunità a crescere insieme nella
disponibilità senza paura all’incontro con i poveri tutti e con i migranti in particolare.
Camminare insieme verso l’incontro
In primo luogo, raccomandiamo con forza che cresca la sollecitudine pastorale per promuovere
nelle comunità una disponibilità all’accoglienza, informata e coraggiosa, per educarci
reciprocamene all’arte dell’incontro quale antidoto alla paura, la rabbia e la chiusura.
Il dialogo tra Caritas, Migrantes e Missio sia con forza coltivato in un percorso educativo
contro ogni forma di chiusura ed aiuti a individuare forme di coinvolgimento delle comunità nelle
esperienze di ospitalità, non solo mettendo a disposizione eventuali strutture, ma soprattutto
disponendo la comunità a diventare protagonista dell’incontro con i fratelli e le sorelle migranti.
Che si testimoni l’inclusione dei fratelli in fuga da storie di violenza e di fame con gesti
quotidiani, nella liturgia e nelle molteplici attività parrocchiali e di quartiere, e che si coltivi una
reale disponibilità alla relazione,perché non siano i muri a occupare il cuore della comunità, ma la
benedizione che scaturisce dall’esperienza del volto dell’altro.
Le storie belle e toccanti delle comunità che hanno sperimentato relazioni piene con i
richiedenti asilo, come quelle delle parrocchie e delle famiglie che hanno aderito alla proposta
“Rifugiato a casa tua”, promossa da Caritas Italiana, ci ricordano che nell’accompagnamento
quotidiano delle singole persone e nella costruzione di reale integrazione sta il necessario
cambiamento culturale che oggi viene richiesto al nostro Paese.
Organizzare una buona accoglienza
Perché la disponibilità all’incontro possa diventare una scelta concreta, siamo infatti
consapevoli che è necessario organizzare in modo luminoso ed esemplare il nostro accogliere.
Sul piano operativo, auspichiamo dunque che si giunga a sintetizzare le indicazioni tratte dal
patrimonio di esperienza ormai acquisito, in indicazioni chiare su che cosa possa essere definita
anche per noi, Chiese della Toscana, una buona accoglienza: diffusa sul territorio, in piccoli gruppi,
centrata sulla persona, sulla promozione della sua autonomia ed integrazione, sulla costruzione di
un’ipotesi di futuro per quanti arrivano in cerca di protezione.
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Richiamiamo tutti i soggetti ecclesiali coinvolti nell’accoglienza a vigilare sulla massima
trasparenza e ad esercitare la massima sollecitudine e creatività perché da un nuovo lavoro di rete,
in costante dialogo con le Caritas diocesane, crescano modelli operativi saldi e di qualità.
Raccomandiamo che si cerchi un dialogo costante e propositivo con le istituzioni civili,
costruendo luoghi di confronto stabili e nuovi dove assumere decisioni partecipate e coraggiose, in
un principio di corresponsabilità tra pubblico, privato sociale, territorio, sempre concentrati sul
valore fondamentale della difesa della dignità di ogni vita.
Contribuire a un nuovo sistema di accoglienza
In questo quadro di riflessione, ci appelliamo con forza alle istituzioni e alle comunità tutte,
perché cresca un confronto serio sul sistema dell’ingresso e dell’accoglienza nel nostro Paese e sui
molti nodi insoluti che presenta.
Si possa superare una logica emergenziale, che rischia di consegnare migliaia di uomini e
donne, lungamente accolti, all’irregolarità, in uno spreco di risorse e di energie collettive.
Auspichiamo una riflessione accorta sulle regole e sugli strumenti, in un serrato dialogo con le
comunità locali. Si identifichino insieme percorsi e proposte orientate alla difesa della vita, alla
protezione della dignità umana e dei diritti fondamentali dell’uomo e ci si doti di strumenti per
l’integrazione concreta, in una visione di lungo periodo, su quale Italia immaginiamo per il domani,
quali comunità, quale convivenza possibile.
Verso la Grazia dell’incontro
In questo tempo di Natale che ci rinnova la Buona Notizia di un Dio fragile che si fa “Dio con
noi”, lasciamoci guidare tutti dalla luce mai stanca della Parola. Preghiamo con perseveranza perché
siamo toccati dalla Grazia dell’incontro e ci siano concessi il coraggio e la gioia del farci prossimi,
tenaci cercatori dell’Emmanuele nel volto del fratello accolto.
I più fraterni auguri di un Santo Natale,
I Vescovi della Diocesi della Toscana
18 dicembre 2016, IV domenica di Avvento
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PUP PUP PUP
2 FEBBRAIO:
GIORNATA della VITA CONSACRATA
Il prossimo 2 febbraio 2017, Festa della Presentazione di Gesù al tempio
e Giornata mondiale della Vita Consacrata.
Con la parola “Vita Consacrata” si intende indicare tutti i battezzati
(Religiosi/e di vita attiva e contemplativa ed i Consacrati laici) che dedicano la loro
vita al servizio di Dio e del prossimo nella Chiesa, mediante i voti di povertà,
castità ed obbedienza.
Il nostro Arcivescovo desidera grandemente che questa giornata sia vissuta
espressione di comunione ecclesiale e accoglienza del segno escatologico che i
consacrati sono nella storia e nella Chiesa.
L'appuntamento come al solito è in Cattedrale, alle ore 17,00 per la
Celebrazione Eucaristica presieduta dall’ArcivescovoSac. Pierluigi D’Antraccoli
Delegato Arcivescovile per la Vita Consacrata
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FEBBRAIO
mese di ATTENZIONE sulla FAMIGLIA
In questo mese si concentrano alcuni momenti che richiamano l'attenzione pastorale sulla famiglia
nei vari aspetti della sua vita:
la giornata della vita domenica 5 febbraio
la giornata del malato, l'11 febbraio
l'incontro diocesano dei fidanzati il 19 febbraio
la scelta che i genitori dei ragazzi in età scolastica sono
chiamati a fare per avvalersi dell'insegnamento della
religione
5 febbraio – GIORNATA DELLA VITA
Nel numero scorso del notiziario è stato pubblicato il messaggio della Conferenza Episcopale. Di
seguito una riflessione dell'Ufficio Famiglia e alcuni suggerimenti per la preghiera dei fedeli delle
liturgie.
prendersi cura dei piccoli e degli anziani
“Donne e uomini per la vita nel solco di Santa Teresa di Calcutta”. Questo il titolo del Messaggio
del Consiglio Permanente per la 39ª Giornata Nazionale per la vita, che sarà celebrata domenica 5
febbraio 2017.
“Educare alla vita –si legge ancora nel Messaggio - significa entrare in una rivoluzione civile che
guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la
difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale”.
Quando i genitori fanno venire al mondo un figlio, gli promettono accoglienza e cura, vicinanza e
attenzione, fiducia e speranza, tutte promesse che si possono riassumere in un unico impegno:
amore. Papà e mamma, accogliendo un figlio, promettono a lui amore, cura, stabilità, attenzione.
Questa promessa non può essere tradita, perché i figli ne hanno bisogno per guardare con speranza
al loro domani.
Il contesto più vero dove far sorgere una vita e coltivarla è quello dell’amore.
Oggi le cose sembrano cambiare perché prevale il desiderio, quello che facilmente si tramuta in
diritto. Il desiderio di un figlio ha condotto a un superamento della famiglia e, ancora di più, al
superamento della complementarietà tra l’uomo e la donna. Il figlio del desiderio ha un futuro
condizionato: può essere rifiutato, deve essere all’altezza delle aspettative. Ben diverso è l’amore; è
la promessa che un uomo e una donna fanno a un figlio, impegnandosi per lui in modo
incondizionato sin da quando è più indifeso.
Custodire la vita umana nascente è un atto di fiducia verso il futuro.
Ai bambini si affiancano, forse più che in passato, i nonni. Ciò è dovuto al fatto che gli anziani
devono occuparsi dei più piccoli assistendoli, accompagnandoli, curandoli, quando i genitori sono
impegnati. L’affiancamento non è solo una necessità, ma è anche una complementarietà. I bambini
sono il futuro, gli anziani sono la memoria della vita. Sono maestri dell’essenziale: trasmettono ciò
che hanno acquisito nella loro lunga vita e lo donano come un concentrato di sapienza. Lo ricorda la
Scrittura: “Non trascurare i discorsi dei vecchi, perché anch’essi hanno imparato dai loro padri; da
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loro imparerai il discernimento e come rispondere nel momento del bisogno” (Sir 8,9). Non di rado
i nonni sono i primi e più incisivi catechisti.
Celebrare la Giornata per la vita significa tenere insieme le generazioni all’interno della
famiglia: nonni, genitori, bambini. In un contesto di forte individualismo, caratterizzato
dall’autonomia assoluta, la famiglia ricorda che tutti siamo inseriti in un contesto di relazioni. La
famiglia è antidoto alla società del profitto perché vive rapporti all’insegna della gratuità. Proprio
gli anziani insegnano ai giovani, troppo innamorati di sé stessi, che c’è più gioia nel dare che nel
ricevere.
Bambini e anziani rappresentano i due poli della vita, ma sono i più vulnerabili, spesso i più
dimenticati
Una società che abbandona i bambini e che emargina gli anziani recide le sue radici e oscura il suo
futuro.
Lo ricordava tempo fa il Santo Padre: “Ogni volta che un bambino è abbandonato e un anziano
emarginato, si compie non solo un atto di ingiustizia, ma si sancisce anche il fallimento di quella
società” (udienza al Pontificio Consiglio per la famiglia,). Invece, prendersi cura dei piccoli e degli
anziani è una scelta di civiltà. Ed è anche il futuro, perché i piccoli, i bambini, i giovani porteranno
avanti quella società con la loro forza, la loro giovinezza, e gli anziani la porteranno avanti con la
loro saggezza e la loro memoria.
Proposte di alcune preghiere dei fedeli per la giornata della vita 2017
Signore, amante della vita, guarda alla sofferenza e al martirio di tanti piccoli innocenti e fa che
ogni grido, ogni sospiro, ogni lamento e lacrima salga al tuo cospetto come sacrificio di soave
odore, per essere da te trasformato in frutti di grazia, affinché ogni uomo della terra possa
accogliere, difendere e amare la vita.
Signore, amante della vita, illumina le nostre azioni, non permettere al nostro arbitrio di prevalere,
concedici di testimoniare in ogni nostro comportamento l'amore per il sommo bene della vita.
Signore, amante della vita, illumina i cuori e le intelligenze degli uomini così che possano
riconoscere il valore della vita e la sua inviolabilità e si adoperino affinché la cultura della vita
prevalga sulla cultura della morte.
Signore, amante della vita, guidaci e illuminaci durante il nostro cammino di vita quotidiana,
rendici capaci di riconoscere il tuo Volto nel fratello bisognoso e di testimoniare con la nostra vita il
tuo Vangelo. Fa, o Signore, che ad ogni bambino sia garantito il diritto alla vita.
Signore, amante della vita, aiutaci a desiderare la vita, ogni giorno. Come Giuseppe e Maria ti
hanno difeso dalle mani omicide di Erode, dona ad ogni padre e ad ogni madre la forza di
proteggere il miracolo della vita che accade dentro. Ogni grembo di madre sia culla di vita e non di
morte! Che nessuno fermi la corsa di un cuore che batte, innocente. Che nessuno abbia paura della
vita, perché la vita è gioia, la vita è dono!
Proposta per Congedo finale
Annunciate a tutti con gioia il Vangelo della vita, splendore di verità che illumina le coscienze.
Andate in pace
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Associazione “Famiglie figli in cielo”.
È un’associazione promossa dall’Ufficio per la famiglia, che ha come finalità il sostegno morale e
spirituale di quelle famiglie che hanno subito un lutto per la perdita precoce di un figlio.
Una realtà sempre in crescita, basta seguire le cronache del nostro territorio e sapere quanti
bambini, ragazzi e giovani vengono a mancare all’affetto dei loro cari, per malattie, per incidenti,
anche per suicidi … Per tali famiglie che cadono in disperazione, l’associazione è un punto di
riferimento, di sostegno e di conforto.
Incontro la terza Domenica del Mese
Si riunisce mensilmente la 3ª domenica pomeriggio di ogni mese presso il monastero delle Clarisse
Via dei Poveri Vecchi, 721 – Monte S. Quirico
ore 16 accoglienza, Catechesi spirituale, ore 18 Celebrazione della S. Messa per i figli.
Gruppo: “Cercatori di misericordia”
Un po’ di storia.
Questo “gruppo di coppie” nacque nel 2008 su suggerimento dell’Arcivescovo all’Ufficio per la
Famiglia per venire incontro a quelle persone che trovandosi nella situazione di fallimento del loro
matrimonio volevano rimanere dentro un cammino di fede e di Chiesa.
Da quell’anno di strada ne è stata fatta tanta e molte coppie si sono presentate per chiedere tale
sostegno e aiuto. Ora c’è stato anche il sinodo e abbiamo l’esortazione Amori Laetitia e i
componenti stabili si sentono disposti ad aiutare altre coppie, che nelle parrocchie sono molte, a fare
cammini di fede e di elaborazione delle ferite fatte o subite per una riconciliazione con sé e con
l’altro e con i figli per ritrovare pace anche con Dio.
Incontro il terzo sabato del mese
L’appuntamento è mensile: il terzo sabato del mese presso la Parrocchia di Monte S. Quirico.
ore 18 si partecipa alla Messa, ore 19 si fa un incontro di riflessione evangelica e sull’esortazione
del Papa e quindi segue una cena conviviale.
Percorsi intorno alla coppia Ultimo venerdì del mese.
Dal mese di Gennaio con scadenza mensile l’ultimo venerdì del mese inizierà un percorso
formativo psicologico umano con l’aiuto del Dot. Virgilio Niccolai psicologo per affrontare temi
delicati come: l’armonia con se stessi, la relazione nella coppia, i conflitti, le crisi, la fedeltà
educativa dei figli nonostante la separazione … Gli incontri si terranno alle 20,30 in Seminario a
Monte S. Quirico e sono aperti a ogni singolo o coppia a cui interessi affrontare queste tematiche.
n.b. I responsabili dell’Ufficio per la Famiglia sono a disposizione per sostenere le iniziative a
sostegno delle coppie e delle famiglie che la Chiesa sparsa sul territorio voglia prendere.
Ricordiamo qui il sussidio già pubblicato e inviato per una lettura e attuazione della Pastorale della
famiglia alla luce dell’Amoris Laetitia.
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11 febbraio
Giornata Mondiale del Malato
Messaggio di papa Francesco
Stupore per quanto Dio compie:
«Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente...» (Lc 1,49)
Cari fratelli e sorelle,
L’11 febbraio prossimo sarà celebrata, in tutta la Chiesa e in modo particolare a Lourdes, la XXV
Giornata Mondiale del Malato, sul tema: Stupore per quanto Dio compie: «Grandi cose ha fatto per
me l’Onnipotente…» (Lc 1,49). Istituita dal mio predecessore san Giovanni Paolo II nel 1992, e
celebrata per la prima volta proprio a Lourdes l’11 febbraio 1993, tale Giornata costituisce
un’occasione di attenzione speciale alla condizione degli ammalati e, più in generale, dei sofferenti; e
al tempo stesso invita chi si prodiga in loro favore, a partire dai familiari, dagli operatori sanitari e dai
volontari, a rendere grazie per la vocazione ricevuta dal Signore di accompagnare i fratelli ammalati.
Inoltre questa ricorrenza rinnova nella Chiesa il vigore spirituale per svolgere sempre al meglio quella
parte fondamentale della sua missione che comprende il servizio agli ultimi, agli infermi, ai sofferenti,
agli esclusi e agli emarginati (cfr Giovanni Paolo II, Motu proprio Dolentium hominum, 11 febbraio
1985, 1). Certamente i momenti di preghiera, le Liturgie eucaristiche e l’Unzione degli infermi, la
condivisione con i malati e gli approfondimenti bioetici e teologico-pastorali che si terranno a
Lourdes in quei giorni offriranno un nuovo importante contributo a tale servizio.
Ponendomi fin d’ora spiritualmente presso la Grotta di Massabielle, dinanzi all’effige della
Vergine Immacolata, nella quale l’Onnipotente ha fatto grandi cose per la redenzione dell’umanità,
desidero esprimere la mia vicinanza a tutti voi, fratelli e sorelle che vivete l’esperienza della
sofferenza, e alle vostre famiglie; come pure il mio apprezzamento a tutti coloro che, nei diversi
ruoli e in tutte le strutture sanitarie sparse nel mondo, operano con competenza, responsabilità e
dedizione per il vostro sollievo, la vostra cura e il vostro benessere quotidiano. Desidero
incoraggiarvi tutti, malati, sofferenti, medici, infermieri, familiari, volontari, a contemplare in
Maria, Salute dei malati, la garante della tenerezza di Dio per ogni essere umano e il modello
dell’abbandono alla sua volontà; e a trovare sempre nella fede, nutrita dalla Parola e dai Sacramenti,
la forza di amare Dio e i fratelli anche nell’esperienza della malattia.
Come santa Bernadette siamo sotto lo sguardo di Maria. L’umile ragazza di Lourdes racconta
che la Vergine, da lei definita “la Bella Signora”, la guardava come si guarda una persona. Queste
semplici parole descrivono la pienezza di una relazione. Bernadette, povera, analfabeta e malata, si
sente guardata da Maria come persona. La Bella Signora le parla con grande rispetto, senza
compatimento. Questo ci ricorda che ogni malato è e rimane sempre un essere umano, e come tale
va trattato. Gli infermi, come i portatori di disabilità anche gravissime, hanno la loro inalienabile
dignità e la loro missione nella vita e non diventano mai dei meri oggetti, anche se a volte possono
sembrare solo passivi, ma in realtà non è mai così.
Bernadette, dopo essere stata alla Grotta, grazie alla preghiera trasforma la sua fragilità in
sostegno per gli altri, grazie all’amore diventa capace di arricchire il suo prossimo e, soprattutto,
offre la sua vita per la salvezza dell’umanità. Il fatto che la Bella Signora le chieda di pregare per i
peccatori, ci ricorda che gli infermi, i sofferenti, non portano in sé solamente il desiderio di guarire,
ma anche quello di vivere cristianamente la propria vita, arrivando a donarla come autentici
discepoli missionari di Cristo. A Bernadette Maria dona la vocazione di servire i malati e la chiama
ad essere Suora della Carità, una missione che lei esprime in una misura così alta da diventare
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modello a cui ogni operatore sanitario può fare riferimento. Chiediamo dunque all’Immacolata
Concezione la grazia di saperci sempre relazionare al malato come ad una persona che, certamente,
ha bisogno di aiuto, a volta anche per le cose più elementari, ma che porta in sé il suo dono da
condividere con gli altri.
Lo sguardo di Maria, Consolatrice degli afflitti, illumina il volto della Chiesa nel suo
quotidiano impegno per i bisognosi e i sofferenti. I frutti preziosi di questa sollecitudine della
Chiesa per il mondo della sofferenza e della malattia sono motivo di ringraziamento al Signore
Gesù, il quale si è fatto solidale con noi, in obbedienza alla volontà del Padre e fino alla morte in
croce, perché l’umanità fosse redenta. La solidarietà di Cristo, Figlio di Dio nato da Maria, è
l’espressione dell’onnipotenza misericordiosa di Dio che si manifesta nella nostra vita – soprattutto
quando è fragile, ferita, umiliata, emarginata, sofferente – infondendo in essa la forza della speranza
che ci fa rialzare e ci sostiene.
Tanta ricchezza di umanità e di fede non deve andare dispersa, ma piuttosto aiutarci a
confrontarci con le nostre debolezze umane e, al contempo, con le sfide presenti in ambito sanitario
e tecnologico. In occasione della Giornata Mondiale del Malato possiamo trovare nuovo slancio per
contribuire alla diffusione di una cultura rispettosa della vita, della salute e dell’ambiente; un
rinnovato impulso a lottare per il rispetto dell’integralità e della dignità delle persone, anche
attraverso un corretto approccio alle questioni bioetiche, alla tutela dei più deboli e alla cura
dell’ambiente.
In occasione della XXV Giornata Mondiale del Malato rinnovo la mia vicinanza di preghiera e
di incoraggiamento ai medici, agli infermieri, ai volontari e a tutti i consacrati e le consacrate
impegnati al servizio dei malati e dei disagiati; alle istituzioni ecclesiali e civili che operano in
questo ambito; e alle famiglie che si prendono cura amorevolmente dei loro congiunti malati. A tutti
auguro di essere sempre segni gioiosi della presenza e dell’amore di Dio, imitando la luminosa
testimonianza di tanti amici e amiche di Dio tra i quali ricordo san Giovanni di Dio e san Camillo
de’ Lellis, Patroni degli ospedali e degli operatori sanitari, e santa Madre Teresa di Calcutta,
missionaria della tenerezza di Dio.
Fratelli e sorelle tutti, malati, operatori sanitari e volontari, eleviamo insieme la nostra
preghiera a Maria, affinché la sua materna intercessione sostenga e accompagni la nostra fede e ci
ottenga da Cristo suo Figlio la speranza nel cammino della guarigione e della salute, il senso della
fraternità e della responsabilità, l’impegno per lo sviluppo umano integrale e la gioia della
gratitudine ogni volta che ci stupisce con la sua fedeltà e la sua misericordia.
O Maria, nostra Madre, che in Cristo accogli ognuno di noi come figlio,
sostieni l’attesa fiduciosa del nostro cuore, soccorrici nelle nostre infermità e sofferenze,
guidaci verso Cristo tuo figlio e nostro fratello, e aiutaci ad affidarci al Padre che compie grandi cose.
A tutti voi assicuro il mio costante ricordo nella preghiera e vi imparto di cuore la Benedizione
Apostolica.
8 dicembre 2016, Festa dell’Immacolata Concezione
A LIVELLO DIOCESANO
11 FEBBRAIO 2017 PRESSO L'OSPEDALE S. LUCA - LUCCA
ore 15.30:
ore 16.00:
recita del Rosario
S. Messa presieduta dall'Arcivescovo
segue un piccolo concerto e un rinfresco
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Incontro Diocesano dei Fidanzati
con il Vescovo
Domenica 19 febbraio 2017 ore 15,30 - il Seminario Arcivescovile
L’Ufficio Diocesano di Pastorale per la famiglia organizza il consueto incontro mensile del
Vescovo con i fidanzati che in questo periodo si preparano al Matrimonio nei vari percorsi
parrocchiali. L’incontro si terrà DOMENICA 19 FEBBRAIO dalle ore 15,30 alle ore 18 presso il
seminario arcivescovile
È un momento di festa e gioia ,per ringraziare sempre il Signore che chiama al matrimonio –
sacramento, tante coppie e che ci invita come Chiesa di Lucca ad accompagnarle e prenderci cura
delle nuove famiglie che si formano. All’incontro sono invitati i nubendi accompagnati dalle
coppie degli animatori e i parroci. Si invitano i parroci e gli operatori pastorali ad accompagnare i
fidanzati come momento vivo di comunione ecclesiale
L’appuntamento, si integra con i percorsi che ciascuna parrocchia promuove per offrire ai giovani
nubendi l‘opportunità di riflettere sul dono che si preparano a ricevere e a custodire. È anche
l‘occasione per il vescovo di incontrare i futuri sposi e offrire loro il suo pensiero di padre e pastore.
L’incontro si baserà sul tema AmarSI per sempre, essere famiglia oggi . si tratta di illustrare
gli impegni a cui andranno incontro i novelli sposi. Sono impegni non imposti dall’esterno, ma che
nascono dall’interno della nuova realtà a cui i coniugi hanno dato vita attraverso la promessa che li
ha rendera marito e moglie .Giovanni Paolo II ha espresso con uno slogan l’insieme di questi
impegni: Famiglia, diventa ciò che sei! Ciò che la famiglia è genera una missione, vale a dire un
pacchetto di compiti che sono la fruttificazione dell’amore
Dopo l’accoglienza e la preghiera iniziale una breve riflessione sul tema curato dall’ufficio
della famiglia precederà la testimonianza di due famiglie e il pensiero del vescovo .
L’incontro si concluderà con un dono offerto dall’Ufficio Pastorale e un momento di fraternità.
La scelta dell’insegnamento di Religione
Febbraio è il tempo in cui i genitori sono chiamati a scegliere per i figli se avvalersi o meno
dell'insegnamento di religione cattolica a scuola. Questo insegnamento è spesso sottovalutato, in
realtà costituisce un momento in cui i genitori esercitano insieme ai figli, o per loro, una
responsabilità educativa notevole. Può essere il caso di parlarne sottolineando proprio l'opportunità
che esso offre.
È importante aver chiare le caratteristiche e le peculiarità dell'IRC: inquadrandosi nelle finalità
culturali della scuola, intende dare una conoscenza ampia del cristianesimo e delle altre confessioni
cristiane e anche delle altre religioni. In questo senso si tratta di un dato culturale che non può
essere ignorato con leggerezza. Quello che offre l'insegnamento scolastico di solito non viene dato
in parrocchia, dove la catechesi si preoccupa di avere un'adesione alle proposte che vengono fatte
ma con strumenti assai ridotti sia per il poco tempo che per le finalità che, per i ragazzi, sono in
riferimento ai sacramenti.
Oltre la conoscenza che permette di decodificare il contesto culturale in cui viviamo, è
importante sottolineare la valenza educativa della conoscenza delle diverse tradizioni cristiane e
delle religioni per favorire il clima di convivenza e accoglienza che il nostro tempo richiede.
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