Gli Anni Ottanta in Italia, tra edonismo e

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Transcript Gli Anni Ottanta in Italia, tra edonismo e

Il libro di Paolo Morando ci porta a capire
Gli Anni Ottanta in Italia, tra edonismo e imbarbarimento
di Cataldo Greco
È possibile raccontare gli anni ’80
senza cedimenti nostalgici, con un
approccio storico e libero da sterili
parcellizzazioni? Paolo Morando,
giornalista del Gruppo Espresso,
Vicedirettore del “Trentino”, ci ha
provato. Nel suo libro “’80. L’inizio
della barbarie” (Editori Laterza),
ripercorre quel decennio ambiguo,
vitale e al contempo feroce,
proponendo un punto di vista in
controtendenza rispetto a una certa
pubblicistica particolarmente in voga.
Dottor Morando, perché gli anni ’80 sono l’inizio della barbarie?
«Il giudizio su questo periodo è caratterizzato da una vulgata nostalgica che non dà conto di una
serie di elementi accaduti. Ho voluto cercare i pezzi di un filo rosso lungo cui si è dipanata la
volgarità di un decennio, scandagliando i giornali e le riviste dell’epoca negli archivi dell’Università
di Trento, e realizzando una dozzina di interviste a personaggi di allora, oggi più o meno noti, così
da non basarmi soltanto sui miei ricordi da liceale».
E che ha scoperto?
«Di materiale sulla volgarità degli anni ’80 ne ho trovato talmente tanto da compilare
un’enciclopedia britannica. Tutti fatti di cronaca dimenticati nella memoria pubblica».
Proviamo a metterli in fila.
«Nel primo capitolo parlo dell’Italia nordista. In pochi sanno che le prime Lighe nascono in Veneto
nell’83, quando la DC crolla alle elezioni e spuntano le prime campagne di intolleranza verso i
meridionali. Viene sdoganato un certo linguaggio politico, compaiono le scritte “Forza Etna” in
coincidenza con l’eruzione del vulcano. Nel secondo capitolo parlo, invece, degli anni ’80
attraverso il fenomeno giovanile spiccatamente classista dell’Italia paninara. Poi, al terzo capitolo,
c’è l’Italia becera; per raccontarla prendo spunto dall’iniziativa fatta da Radio Radicale nell’estate
dell’86, quando aprì i microfoni al pubblico per far parlare gli ascoltatori senza filtri. Ognuno si
sentì autorizzato a dichiarare qualsiasi oscenità. Nel frattempo, in Tv compaiono personaggi come
Sgarbi e Funari».
Gli anni ’80 sono però anche un periodo positivo, se non altro sotto il profilo economico.
«Ne parlo nel quarto capitolo, dedicato all’Italia rampante, tra boom della Borsa, Pil che galoppa e
Madonna che lancia lo slogan “Italians do it better”. Ricco e pieno di stile, il nostro Paese inizia ad
essere invidiato, ma al prezzo di un debito pubblico quasi raddoppiato in quel decennio, con
IL FARO – Periodico del Centro Studi “ Pier Giorgio Frassati ” – Cariati (CS)
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l’evasione che esplode, i commercianti che fanno le serrate contro l’obbligo di scontrini e le prime
baby pensioni che vengono applicate. Tutte cose che pagheremo nel decennio successivo. Il libro si
chiude con il capitolo sull’Italia razzista, quello più drammatico in cui racconto come gli italiani si
sono comportati al primo afflusso di immigrati dal Terzo Mondo, tra l’appellativo di vù cumprà e i
casi di negri (così venivano chiamati da tutti) uccisi a sprangate. Ce ne siamo dimenticati, ma ci
sono stati casi di immigrati uccisi a botte dagli italiani, siamo stati capaci di fare questo per la
grossa ignoranza».
Perché degli anni ’80 è sempre stato fatto un racconto nostalgico?
«Ricordiamoci che si tratta del decennio arrivato dopo gli anni ’70, enormemente più barbari e
drammatici. A nessuno viene in mente di dire che i ’70 siano stati meglio degli ’80, quando sono
finite le ideologie esasperate, il terrorismo e il Paese si è arricchito».
Cosa è rimasto, oggi, di quel decennio?
«Lo dico in maniera volutamente esagerata: se c’è una caratteristica degli anni ’80, è che tutto ha un
prezzo, e quindi tutto si può comprare e vendere. Ecco, credo che questa spregiudicatezza postideologica sia ben presente anche oggi.
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