L`Italia del Sì e l`Italia del No. Dietro il voto referendario

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Pubblicato su NEODEMOS.it il 31 gennaio 2017
L’Italia del Sì e l’Italia del No.
Dietro il voto referendario*
FABIO BORDIGNON, LUIGI CECCARINI, ILVO DIAMANTI
All’indomani di ogni appuntamento elettorale si moltiplicano gli interrogativi sulle spiegazioni del
risultato, sulle motivazioni dei votanti, su “chi ha votato cosa”. A maggior ragione dopo un passaggio
cruciale, caricato di una molteplicità di significati, come indubbiamente è stato il Referendum
costituzionale del 4 dicembre 2016.
Il profilo dei votanti è diventato una delle chiavi di lettura dell’esito elettorale: non solo l’identità
politica di quanti si sono recati alle urne è stata al centro del dibattito pubblico, ma anche i tratti
socio-demografici dei diversi elettorati. L’età, in particolare, è stata una delle variabili largamente
discusse prima e dopo il Referendum, al fine di cogliere le ragioni del risultato.
La rincorsa del No
Osservando i dati rilevati dall’Osservatorio elettorale LaPolis-Demos, raccolti durante i dieci mesi
precedenti l’appuntamento referendario sembrano emergere tre specifiche fasi nelle intenzioni di
voto.
1) La prima riguarda la partenza della lunga campagna
referendaria. Il No, in quel momento, appariva
ampiamente minoritario (Fig 1). Solo un cittadino su tre
(32%), tra quanti all’inizio del 2016 avevano già chiara
la propria scelta di voto, era orientato ad esprimersi
contro la Riforma costituzionale.
2) La fase intermedia della campagna, ovvero il periodo a cavallo dell’estate, coincide con un
momento di maggiore stabilità. A giugno, il No era già salito di 12-13 punti rispetto alle rilevazioni di
inizio anno, arrivando al 44-45%. Tale valore rimarrà stabile almeno fino a settembre, per poi
riprendere il proprio trend ascendente.
3) Nella fase finale, quando la campagna entra nel vivo, il No supera la metà dei voti. A ottobre,
infatti, il 53% dei cittadini si schiera contro la Riforma. Il No raggiunge il 58% nel mese di
novembre. Due settimane dopo, il giorno del voto, questa tendenza si concretizza nel 60% fatto
registrare dall’esito elettorale.
Dunque, la campagna elettorale, giocata in prima persona dal Presidente del Consiglio e dagli
esponenti dei vari comitati per il Sì e per il No, ha via via mobilitato un ampio numero di elettori che
hanno poi partecipato alla consultazione. Alla fine si conterà che il 68,5% degli aventi diritto al voto
si è recato alle urne. Ma la drammatizzazione dei toni della campagna sembra aver sollecitato in
modo particolare quanti avevano un orientamento contro la Riforma, finendo così per ingrossare le
fila dei votanti.
L’età e il voto
Le caratteristiche socio-demografiche dei votanti sono state, più che in altre occasioni, al centro del
dibattito elettorale. Basti ricordare, a titolo di esempio, le dichiarazioni di Massimo D’Alema – dal
fronte del No – nel mese di ottobre 2016: «Gli anziani votano Sì perché…». Oppure le affermazioni
dello stesso Matteo Renzi, quando, due settimane dopo il voto, intervenendo all’Assemblea nazionale
del proprio partito, ha affermato di avere «straperso», non solo perché non ha saputo coinvolgere il
Sud, ma anche perché non è riuscito ad intercettare il consenso dei giovani. Considerando l’età degli
elettori, il trend mostrato nelle diverse rilevazioni offre una dinamica interessante. Nel mese di
febbraio, non si rilevano differenze di particolare rilievo
tra le diverse fasce di età: circa tre persone su dieci,
indipendentemente dal fattore anagrafico, si dichiarano
propense al No (Fig. 2). In particolare, la categoria dei
più giovani, fino a 29 anni, e coloro che hanno oltre 64
anni mostrano lo stesso orientamento a favore del No –
36% -, mentre le altre classi di età si collocano di poco
sotto tale soglia.
Questo tipo di orientamento inizia a cambiare a ridosso dell’estate, per poi assestarsi e prendere
forma nel corso dell’autunno. Nei mesi di ottobre e novembre, le classi di età centrale consolidano la
propria inclinazione verso il No. Il voto contro la Riforma si rileva maggiormente nella fascia fra i 30
e i 54 anni, presso la quale sono circa due elettori su tre a negare il proprio sostegno al progetto di
revisione costituzionale.
L’identikit del votante
Rapportando, con adeguate procedure statistiche, il
dato delle ultime intenzioni di voto rilevate all’effettivo
risultato referendario è possibile stimare i tratti salienti
dell’Italia del Sì e dell’Italia del No (tab. 1).
Da questa operazione emerge che il 62% degli uomini (vs. 58% delle donne) ha votato No, così come
il 64% di quanti hanno conseguito un titolo studio elevato (vs. il 56% di quanti hanno un grado di
scolarizzazione medio-basso). Rispetto alla condizione socio-economica, si distinguono per il loro
favore al No i lavoratori indipendenti (76%) e i disoccupati (72%), ma anche gli operai (66%) e gli
impiegati (62%).
Una particolare attenzione merita, ancora una volta, l’analisi per classe d’età. A questo proposito, i
votanti più giovani – categoria cruciale nel dibattito post-elettorale – sono stati suddivisi in tre
distinti gruppi anagrafici: 18-24 anni, 25-34 anni e 35-44 anni.
Andando a scomporre i millennials – cioè coloro che hanno meno di 35 anni – in due gruppi, emerge
come i giovani presentino comportamenti di voto piuttosto diversificati al loro interno. Gli elettori la
cui età è compresa tra 18 e 24 anni hanno contribuito al No in misura minore rispetto alla media: 57
vs. 60%. Al contrario, il sostegno al No cresce in modo molto più deciso tra i giovani fra i 25 e 34
anni: 72%. Si tratta di un dato tutto sommato non troppo diverso da quello delle due categorie
successive, riconducibili alla cosiddetta generazione X: 35-44 e 45-54 anni. In quasi sette casi su
dieci (rispettivamente 67 e 68%) le persone appartenenti a queste fasce anagrafiche hanno votato
contro la Riforma costituzionale.
Le classi di età successive – quelle riconducibili ai baby boomers e ai veterans – hanno espresso
invece orientamenti di voto al di sotto della media per quanto riguarda il sostegno al fronte del No.
Ma se nella classe 55-64 anni i contrari alla Riforma rimangono maggioritari (56%) è tra gli over-65
che gli equilibri si invertono: è il Sì che prevale con il 56%.
Dietro il NO dei giovani-adulti
I dati sottolineano come il No sia meno ampio presso i giovanissimi mentre ha raggiunto il livello più
elevato tra i “fratelli maggiori”, fra 25 e 34 anni. I “giovani adulti”, come vengono spesso definiti.
Per sottolineare la “difficoltà” di affrancarsi dai vincoli della giovinezza. In particolare, dalla
dipendenza dalla famiglia, sotto il profilo economico, ma anche “domestico”. Due su tre, fra loro,
vivono ancora con i genitori. Il doppio rispetto ai coetanei francesi e tedeschi. Fra loro si osservano i
picchi di incertezza nel futuro (62%), ma anche la convinzione generalizzata della necessità di
“emigrare” all’estero, per fare carriera (73%) (fig. 3). Inoltre, la maggioranza di essi (63%) è
consapevole che difficilmente riuscirà a raggiungere la posizione sociale dei genitori¹.
Ha concluso gli studi, oppure li prosegue, per non sentirsi “disoccupato”. Così, non è difficile
comprendere le ragioni del No.
La “promessa” di rottamare per dare più spazio ai più giovani si è infranta nella cornice di una lunga
e interminabile crisi globale. E i “giovani adulti” vivono sospesi, in attesa. Non più giovani e non
ancora adulti. Hanno votato No perché non vedono il futuro. Ma senza futuro anche la famiglia
diventa una prigione. Anche l’Italia. E a loro non resta che la speranza di “fuggire” da questo paese.
*Questo contributo si basa su saggio degli autori pubblicato nel volume Pritoni A., M. Valbruzzi e R.
Vignati (a cura di) (2017), La prova del No. Il sistema politico italiano dopo il referendum
costituzionale; Soveria Mannelli (CZ): Rubbettino disponibile in libreria dal 30 gennaio 2017.
Note
¹ Per un approfondimento sugli orientamenti dei giovani si vedano i contribuiti nel dossier DemosCoop su «Il capitale sociale degli italiani»: I. Diamanti, La solitudine dei trentenni, e L. Ceccarini, Ma
abbiamo scongiurato lo scontro tra padri e figli in «La Repubblica», 12 dicembre 2016, disponibile al
seguente indirizzo: