versione in pdf

Download Report

Transcript versione in pdf

03 febbraio 2017 delle ore 13:11
Pompei, che pasticcio
Da giorni rivendicazioni tra Sindacati e Sovrintendenza: Massimo Osanna parla di abusi d'ufficio,
e durante un'assemblea crolla un muretto, i cancelli si chiudono e i turisti restano fuori et voilà, il
pubblico fa l'ennesima figura barbina
«Gli Scavi di Pompei sono uno degli asset
turistico-culturali più importanti al mondo e
portatori di benessere e occupazione per un
intero comprensorio: migliaia di persone
vivono, direttamente o grazie all'indotto, per il
tramite del sito archeologico. I sindacati non
possono considerarlo una "proprietà” di cui
disporre liberamente». Lo dice Raffaele
Marrone, Presidente del gruppo Giovani
Confapi di Napoli, a seguito di una serie di
giornate in cui sindacati e soprintendenza sono
sul piede di guerra. La colpa? Di un'assemblea
che, per l'ennesima volta, non solo avrebbe
bloccato l'ingresso dei visitatori, ma durante la
quale secondo le parole del numero uno di
Pompei, Massimo Osanna, si sarebbe anche
verificato un "crollo programmato". Esattamente:
la casa del Pressorio, senza piogge, terremoti o
calamità naturali è venuta giù praticamente
dopo l'assemblea della settimana scorsa. Un
crollo colposo, secondo la Procura di Torre
Annunziata, che non fermerà però i Sindacati
che il prossimo 9 febbraio, quando saranno a
Pompei i Ministri Franceschini e De Vincenti
con il Commissario europeo Cretu, indiranno
una nuova assemblea, anche se a partecipare
saranno solo i lavoratori non in servizio, per
evitare di creare scompiglio tra i turisti e i flussi.
Assemblee fatte perché? Per la tutela dei
lavoratori. Osanna, pare, che avesse chiesto di
posticipare l'appuntamento incriminato alle 3
del pomeriggio, ma a proposito di orari va
ricordato che i "Pubblici" lavorano dalle 8 alle
14, e le ore di assemblea sono sancite dai
contratti. Ergo? L'assemblea si fa durante
l'orario di lavoro, perché poi si va a casa. Il
lavoro è finito, e dunque pure i problemi. Come
forse sarebbero finiti, e lo diciamo provocando
volontariamente, con una bella privatizzazione.
Totale. (MB)
pagina 1