Dopo l`emergenza partono i campionati nazionali di sci della

Download Report

Transcript Dopo l`emergenza partono i campionati nazionali di sci della

Copia di 6f7359ec2a883146426e391c02de4332
Trento
MARTEDÌ 31 GENNAIO 2017 TRENTINO
17
Emergenza neve, oltre cento uomini
I numeri della nostra protezione civile in Centro Italia. Tra i periti dell’Hotel Rigopiano anche un geologo trentino
◗ TRENTO
Sono stati 109 i trentini impegnati a gestire l’emergenza neve nel Centro Italia nel corso
di 10 giorni di missione, con
45 mezzi speciali di cui 21 per
lo sgombero neve. Un’attività
che ha visto impegnati gli uomini della prevenzione rischi,
del servizio gestione strade,
dei vigili del fuoco (permanenti e volontari), dei bacini
montani e del soccorso alpino, in prima linea a Rigopiano
durante i soccorsi presso l’hotel distrutto dalla valanga. Ma
il numero sale a quasi 800 tenendo conto di tutte le persone che hanno lavorato nel
Centro Italia dal 24 agosto,
giorno del terremoto.
Questi dati sono stati presentati ieri presso la centrale
operativa dei vigili del fuoco
con l’assessore Tiziano Mellarini che ha ringraziato tutti gli
uomini che hanno partecipato alla missione, ma è intervenuto anche in merito alla riforma nazionale della protezione civile: «Seguiremo questo passaggio – ha detto – con
particolare attenzione perché
se è vero che una regìa unitaria è auspicabile nel corso delle emergenze, va evitato assolutamente il rischio di una visione centralista di una competenza che oggi vede la partecipazione attiva e responsabile delle Regioni».
Il dirigente generale della
protezione civile, Stefano De
Vigili, ha fornito altri dati relativi ai dieci giorni di
“emergenza neve” durante i
quali sono stati sgomberati
circa 300 chilometri di strade,
in un’area che va dai 250 ai
1.200 metri di quota sul livello
del mare. Un intervento in cui
le forze di protezione civile
provenienti dalle Regioni italiane sono state coordinate
dal Trentino, che ha ricevuto
questo incarico in forza della
propria organizzazione. Da
parte di De Vigili è stata ribadita la necessità di maggiore
tempestività nella prima fase
dell’emergenza, in particolare durante la richiesta di aiuto.
Intanto a Rigopiano procedono gli accertamenti dei tre
esperti nominati dalla procura della Repubblica di Pescara
con l’obiettivo di chiarire
eventuali responsabilità nella
tragedia: del gruppo di periti
fa parte anche un geologo
trentino.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Dopo l’emergenza partono i campionati
nazionali di sci della protezione civile
Dopo i giorni della solidarietà (con centinaia di uomini provenienti
da tutta Italia impegnati nell’emergenza neve) arrivano i giorni
dell’amicizia. Sono attesi a centinaia – circa 600 gli iscritti ad oggi,
da tutte le regioni italiane - gli operatori della Protezione civile che
da domani fino al 5 febbraio prossimo, si sfideranno sulle nevi di
Madonna di Campiglio per la 14ª edizione del Campionato Italiano di
Sci del settore.
Il programma dell’evento è stato illustrato ieri mattina da Luisa
Zappini, dirigente del servizio centrale unica di emergenza: «Sarà
l’occasione – ha detto - per incontrarsi e confrontarsi,
approfondendo anche temi di grande attualità per chi si occupa di
soccorso». Oltre alle competizioni sabato ci sarà infatti il convegno
nazionale “Il sistema nazionale di protezione civile: quale futuro e
quali prospettive?”. «Sono attesi tra gli altri – ha aggiunto
l’assessore Tiziano Mellarini – l’onorevole Giuseppe Zamberletti, il
padre della moderna Protezione civile italiana, l’europarlamentare
Elisabetta Gardini e l’assessore Veneto alla Protezione civile
Gianpaolo Bottacin».
La conferenza stampa organizzata ieri mattina nella sala operativa dei vigili del fuoco permanenti di Trento
«Abbiamo scavato e sperato fino all’ultimo»
Il racconto dei soccorritori trentini: «Un grande lavoro anche per garantire la sicurezza delle squadre»
di Andrea Selva
Nella zona
dell’Hotel Rigopiano
il pericolo di valanghe è
rimasto marcato: tutti gli
uomini erano dotati di
Arva, con una squadra
pronta a intervenire nel
caso di un nuovo distacco
◗ TRENTO
Hanno lavorato fino all’ultimo con la speranza di estrarre
ancora qualcuno in vita dalle
macerie dell’Hotel Rigopiano,
finché sono arrivati quattro
enormi escavatori ed è stato
chiaro per tutti che non ci sarebbero stati altri superstiti
(oltre agli 11 sopravvissuti salvati nelle prime ore) sotto
quell’ammasso orrendo di neve, tronchi e macerie. C’erano
anche 16 uomini del soccorso
alpino, provenienti da varie
zone del Trentino, impegnati
per una decina di giorni
nell’ambito di un’operazione
di soccorso complicatissima
da gestire, anche per garantire
la sicurezza dei soccorritori.
Ieri alcuni di loro erano presenti a Trento, nella sala della
centrale operativa dei vigili
del fuoco, per portare la loro
testimonianza. Michele Righi
(soccorso alpino Vallagarina)
e Johnny Zagonel (soccorso
alpino del Primiero) hanno
raccontato le difficoltà di intervento con un centinaio di
persone impegnate contemporaneamente in un’area ad
alto rischio. Per loro c’era la responsabilità aggiuntiva di co-
Alcuni degli uomini del soccorso alpino tornati dall’Hotel Rigopiano
ordinare tutti gli uomini del
soccorso alpino giunti da tutta
Italia.
«Nelle prime ore la visibilità
era molto scarsa - raccontano
- ma quando il cielo si è aperto
è stata evidente anche ai meno esperti l’esposizione di tanti soccorritori al rischio di una
nuova valanga». Così per garantire la sicurezza di tutti i
soccorritori, impegnati in una
lotta contro il tempo che non
si poteva rinviare, c’erano uomini del soccorso alpino concentrati a calcolare il rischio
valanghe che, dopo l’enorme
distacco che ha provocato 29
vittime, rimaneva comunque
di grado 3. Altri uomini erano
impegnati nei controlli visivi
sull’enorme versante sopra
l’albergo.
«L’area in cui era in corso
l’attività di soccorso è stata
completamente recintata raccontano Righi e Zagonel con l’obiettivo di sapere esattamente, in ogni momento, il
numero e l’identità delle persone impegnate nella missione: un’informazione indispensabile in caso di una nuova
emergenza». E a garanzia dei
soccorritori c’era una squadra
di uomini - esterna alla “zona
rossa” - pronta a intervenire in
caso di necessità, contando
anche sul fatto che tutti i soccorritori impegnati sul posto
(nessuno escluso) erano dotati di Arva, l’apparecchio trasmittente per agevolare la ricerca delle persone travolte
da valanga.
Racconta Michele Righi che
per fare fronte a una missione
così complicata sono servite
professionalità di vario tipo:
«Accanto ai nivologi c’era un
soccorritore alpino architetto,
capace quindi di orientarsi
più degli altri tra le strutture
distrutte dell’albergo. E poi
ghiacciaio del presena
ricorso respinto dal tar
Scivola per 400 metri, è grave
Maltratta moglie e figlio:
permesso di soggiorno negato
Il giovane ceco, 17 anni, stava salendo con gli scarponi da sci
◗ VERMIGLIO
Il ghiacciaio del Presena
È ricoverato in rinimazione a
Trento, in prognosi riservata,
un turista ceco di 17 anni rimasto coinvolto ieri in un grave incidente in montagna verso
l’una del pomeriggio, a Passo
del Tonale.
Il giovane aveva sciato, assieme alla sorella e al fratello, fino
a raggiungere Passo Presena.
Arrivato lì, si è tolto gli sci per
risalire un pendio, con gli scarponi ai piedi. Un gesto di grande imprudenza, che ha avuto
delle conseguenze molto serie.
La mancanza di attrezzatura
adatta, in particolare di calzature in grado di fare presa sul
ghiaccio, lo hanno fatto scivolare verso il rifugio Mandron
per 400 metri. Una scivolata, in
un tratto con una pendenza attorno ai 40-50 gradi, che si è interrotta con un impatto contro
alcune rocce. La giornata era
stata nuvolosa, ma quando è
accaduto l’incidente, le condizioni erano migliorate e la visibilità era buona. In molti hanno quindi assistito alla caduta
e hanno chiamato il 112. Il giovane, soccorso in elicottero,
era cosciente. Le sue condizioni sono peggiorate in seguito.
◗ TRENTO
I maltrattamenti contro la moglie e anche contro il figlio piccolo sono stati ritenuti come
esemplificati del mancato inserimento sociale e famigliare
dell’uomo da parte dei giudici
del Tar che hanno così respinto il ricorso presentato contro
la decisione del questore di
non rinnovargli il permesso di
soggiorno e quindi di obbligarlo a lasciare il Paese. A presentare il ricorso un ucraino che
era stato condannato ad un anno e 4 mesi dopo una serie di
episodi violenti che avevano
portato la moglie e il bambino
all’ospedale. Di tutto questo
ha tenuto conto il questore
che ha detto no alla richiesta
di rinnovo del permesso di
soggiorno dell’ucraino (che
aveva qui un lavoro). La questione è finita davanti ai giudici del Tar che hanno ritenuto
però il riscontro infondato. Anche nella parte in cui l’avvocato dello straniero faceva riferimento al rischio del suo assistito, al ritorno in Ucraina, di trovarsi costretto a fare il militare
in una situazione di conflitto.
E chiedeva per questo di poter
avere lo status di rifugiato.
c’eravamo noi, impegnati a
farci largo fra i tronchi divelti
dalla valanga utilizzando le
motoseghe elettriche, perché
quelle tradizionali (con il motore a scoppio) potevano produrre gas di scarico nocivi per
eventuali persone ancora in vita là sotto».
Per tutti la giornata di lavoro era lunghissima, senza sosta, con la possibilità di riposarsi a tarda sera, tutti assieme, nel palazzetto dello sport
di Penne, dove c’era la possibilità di mettere ad asciugare le
giacche a vento fradice e chiudere gli occhi qualche ora sui
materassi utilizzati per l’attività sportiva. «Si mangiava e si
dormiva quando si poteva»
hanno raccontato gli uomini
partiti dal Trentino.
Il presidente del Soccorso
Alpino del Trentino, Adriano
Alimonta, ieri mattina alla
conferenza stampa ha voluto
ringraziare tutti i suoi uomini:
«Anche quelli che non sono
partiti, ma erano pronti a farlo. E sono molti» ha detto Alimonta, ricordando che nelle
operazioni di soccorso è importante anche organizzare
nel modo migliore le tante
energie disponibili.
©RIPRODUZIONERISERVATA