Un nuovo punto di partenza?

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Un nuovo punto di partenza?
Cogliamo l’occasione degli spunti e delle segnalazioni che hanno arricchito la nostra Assemblea di
Sigla del 24 gennaio u.s. sulla piazza di Torino per provare a riflettere sul tema del Credito in MPS
(ma non solo) e denunciare il contesto di incertezza e di gravità in cui versano i colleghi di tale
comparto allo stato attuale.
Fallite tutte le operazioni pianificate con il precedente piano industriale, ci ritroviamo ancora una
volta a dover attendere che la BCE autorizzi un piano industriale che necessariamente dovrà far
fronte all’annoso problema dei crediti deteriorati. Deconsolidare le sofferenze è il primo passaggio
imposto dagli Organismi Europei di Vigilanza che porterà alla ricapitalizzazione precauzionale
secondo la Direttiva europea BBRD, tappa obbligata per il rilancio della Banca. La situazione dei
NPL rimane infatti il grosso nodo da sciogliere per il nostro Istituto, che dovrà gioco forza essere
affrontato con un piano strategico fattibile e condiviso. Ricordiamo che la Banca ha in pancia un
portafoglio sofferenze per 27.7 mld lordi – 48 lordi considerando i crediti deteriorati, circa 1/6
dell’intero portafoglio italiano, che a sua volta costituisce 1/3 del portafoglio europeo.
Senza soffermarci nei dettagli, esistono tutta una serie di soluzioni tecniche che potrebbero essere
adottate per smantellare il portafoglio sofferenze, non è questo il dilemma. Semmai ci preme
maggiormente ricordare che tali sofferenze sono crediti vantati, su cui si può ancora recuperare
una somma considerevole. E sì, perché nonostante gli operatori e gli esperti continuino a parlare
di un valore medio nominale di mercato che non supera il 10%, i nostri vengono valutati al 33% :
questo fa intendere – premesso l’assunto che nessun operatore specializzato vuole rimetterci –
che non solo il recupero è possibile (nelle giuste tempistiche) ma che il ricavo può essere
importante. Emblematico è l’esempio (difficilmente citato dai media) della SGA del Banco di
Napoli, che ha costituito il primo esempio di bad bank in Italia: in 20 anni la SGA ha recuperato il
94% dei crediti deteriorati del Banco di Napoli.
Forse è da queste considerazioni che nasce un settore specializzato nel recupero crediti che dagli
anni ‘90 è letteralmente esploso sotto l’egida dello Stato, che in ogni situazione di crisi bancaria è
intervenuto guadagnando cifre stratosferiche. Uno Stato “interventista” avrebbe potuto essere la
giusta soluzione in un contesto garantista: lo Stato interviene nelle crisi bancarie per garantire la
continuità aziendale e la continuità occupazione. Poi con i soldi recuperati dalla gestione delle
sofferenze si patrimonializza la Banca e si rifondono i piccoli risparmiatori (spesso i dipendenti
bancari stessi) vittime inconsapevoli di un sistema dove le informazioni e il mercato vengono
manipolati strumentalmente. Ma questo non è il caso del nostro Paese.
Se quindi lo Stato non si dimostra garante degli interessi dei Lavoratori e dei risparmiatori, lo
facciamo noi come First Cisl, proponendo una soluzione di gestione delle sofferenze in house, che
permetterebbe alla Banca non solo di mantenere e creare nuova occupazione, ma anche di
percepire maggiori ricavi in termini di recupero crediti. Tutto questo contribuirebbe anche a
rilanciare l’economia e a ricostruire un clima di fiducia nei confronti del sistema bancario.
Fatta un’analisi generale di contesto ed esposta la nostra proposta, vogliamo ora denunciare la
realtà di tutti quei Lavoratori del Credito ed in particolare del Servizio Gestione Massiva Crediti
Problematici (Small Ticket), che ormai da diversi anni lavorano in condizioni critiche e senza
supporti da parte della Banca. Tra le varie problematiche appaiono evidenti:
- le lacune normative presenti nel settore, che aumentano esponenzialmente di fatto i rischi operativi per gli
addetti
- l’eccessiva portafogliazione in carico ai singoli gestori di oltre 2000 pratiche cadauno, che non permette
agli addetti di ritagliarsi il tempo per fare le dovute verifiche sulle pratiche lavorate e per gestire l’ordinaria
amministrazione contabile giornaliera
- un sistema operativo obsoleto, che non facilita di certo il compito degli addetti rallentandone l’operatività
- l’attività parallela del lavoro in carico alle agenzie di recupero crediti esterne, che devono comunque essere
raccordate e monitorate dagli addetti anche in termini di correzione di errori gestionali
Riteniamo necessario in questo momento di cambiamento un intervento urgente da parte della
Banca come segno di attenzione nei confronti di questi Colleghi, che continuano ad operare con i
rischi e le problematiche sopra esposte: preso atto che ogni decisione importante in questo
momento debba passare da altri, richiediamo semplici “soluzioni organizzative ponte” in attesa
della definizione del nuovo piano industriale perché riteniamo che MPS non possa nascondersi
dietro al senso del dovere dei dipendenti che nei momenti chiave sono sempre stati determinanti.
Allo Stato Italiano, che a breve diventerà l’azionista di maggioranza del nostro Istituto, chiediamo
con forza di farsi garante della continuità occupazionale della Banca e di pianificare un piano di
ripresa lungimirante che si discosti dalle precedenti intenzioni di esternalizzare parti strategiche
delle nostre lavorazioni.
A proposito riteniamo nel frattempo indispensabile predisporre una linea di azione alternativa che
unisca le forze di tutti i Colleghi facenti parte di questi uffici sui territori di Torino, Siena, Lecce,
Pescara, Reggio Calabria e Salerno: la nostra priorità attuale è catalizzare gli interessi di questi
lavoratori e delle loro Rappresentanze Sindacali, al fine di pianificare unitariamente su tutto il
territorio nazionale un piano che possa tutelarli in ogni situazione che si presenti da qui al
prossimo futuro.
Torino, 01 febbraio 2017
La Segreteria