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ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Giovedì 2 Febbraio 2017
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Il 14,9% della popolazione ha scelto di espatriare negli altri paesi dell’Europa unita
Romania, non resta più nessuno
Il grosso dell’emigrazione è verso l’Italia e la Spagna
DI
ANGELICA RATTI
D
opo anni di emigrazione massiccia, la
società rumena adesso scopre gli effetti
perversi del suo modello di
sviluppo basato sulla perdita della propria forza lavoro
perlopiù espatriata in altri
paesi europei secondo una
lunga consuetudine che si è
rafforzata con l’adesione alla
Ue nel 2007.
Con circa 3 milioni di
emigrati partiti per l’Ovest,
diretti principalmente verso
la Spagna e l’Italia, e adesso
per il Regno Unito, la Romania è il paese della Ue che
conta il maggior numero di
emigrati rispetto al totale
della sua popolazione: all’incirca il 15%, precisamente il
14,9% secondo le stime delle
Nazioni Unite che valuta in 3
milioni di rumeni residenti in
un altro paese della Ue.
Il suo basso tasso di natalità di 1,4 bambini per donna, è la principale causa della
sua profonda crisi demografica della Romania. Secondo l’Onu, il
paese passerà dai 19,5
abitanti del 2015 ai
17,6 milioni previsti
per il 2030. L’emorragia tocca tutte le
categorie sociali. I rumeni vanno a lavorare
presso le famiglie in
Italia, nei cantieri di
costruzioni in Spagna,
a raccogliere i lamponi
in Inghilterra ad assistere i malati in Francia ma soltanto i più
poveri sono costretti a
lasciare i figli a casa,
nel proprio paese.
tà di Targoviste ci sono 8
medici della medicina d’urgenza per 500 mila abitanti. E 74 medici sono ultra
65enni e dovranno continuare a lavorare.
L’emigrazione si traduce anche in un disastro urbanistico con le
città che si svuotano a vista
d’occhio senza che nessuno
se ne interessi. E manca la
manodopera.
I rumeni emigraCondomini semivuoti a Vittoria, nel centro della Romania, nel 2012
ti hanno inviato nel
proprio paese rimesse per di mantenere nel paese lo nu, nominato il 4 gennaio, si
quasi 10 miliardi di euro zoccolo duro del proprio elet- è impegnato a lottare contro
l’anno. Una cifra ridotta a un torato: gli abitanti delle zone questa emigrazione e a fare
terzo dopo la crisi del 2008 rurali, anziani e disoccupati. della Romania un paese norche ha colpito pesantemente Ma adesso la politica si sta male. Avrà da faticare per
l’Italia e la Spagna. La spinta rendendo conto del danno riuscire a convincere.
ad emigrare è da considera- sociale e cerca di porvi rimeL’urgenza più visibile è
re un retaggio della vecchia dio.
Il nuovo premier socialde- nel sistema sanitario, dove
mentalità dell’egomonico
partito comunista, contento mocratico, Sorin Grindea- mancano i medici: nella cit-
A partire sono i giovani più istruiti, ma quando rientrano possono fare
una carriera folgorante.
Un programma denominato «Diaspora Startup» li
aiuta a lanciare un’attività
nel proprio paese d’origine.
Tuttavia, i rumeni quasi mai
vogliono rientrare nel proprio
paese perchè dopo essere
stati fuori per almeno dieci
anni si sono perfettamente
integrati nella nuova realtà,
dove spesso si sono creati una
famiglia, delle imprese e possiedono anche una casa.
© Riproduzione riservata
IL SITO DI VILLERS-ECALLES SARÀ IL PIÙ GRANDE DEL GRUPPO DI ALBA
PER AUMENTARE IL FATTURATO
I francesi vanno pazzi per la Nutella
Ferrero investe 40 mln in Normandia
Apple punta su iPhone
super accessoriati
da Parigi
GIUSEPPE CORSENTINO
L
o sapevate? La Francia non è solo
il più grande divoratore di Nutella
al mondo, 90milioni di confezioni da
750 grammi, ma anche il primo produttore mondiale della mitica crema a base
di nocciole inventata negli anni Sessanta
da Pietro Ferrero. Centomila tonnellate
di Nutella, il 25% della produzione mondiale, escono ogni anno dallo stabilimento di
Villers-Ecalles, un paesino di 2 mila abitanti
dell’Alta Normandia, che ha voluto testimoniare la sua gratitudine all’azienda italiana e al suo fondatore dedicandogli una via.
Rue Pietro Ferrero è l’indirizzo (al numero
1) della fabbrica nei cui uffici c’è anche la
siége sociale di Ferrero France, una delle
più antiche controllate del gruppo piemontese, che genera, visti i consumi, più di 1,3
miliardi di fatturato.
È meta, in questi giorni, di un grande
andirivieni di politici e di amministratori pubblici, visto che da Alba è arrivato il
via libera e lo stabilimento francese sarà
rinnovato e ampliato con un investimento di
40milioni di euro. Serviranno a migliorare
la parte logistica, l’area consegne e l’area
arrivi dal vicino porto di Le Havre dove approdano i container di nocciole e di olio di
palma (che la Ferrero non ha ripudiato), e si
trasformeranno, quindi, in nuove assunzioni
(oggi Villers-Ecalles occupa 400 persone, un
terzo di tutti i dipendenti di Ferrero France), cosa si cui un paese quasi fermo, è di
ieri la notizia che il pil del 2016 è cresciuto
dell’1,1%, uno dei più bassi dell’Eurozona,
ha estremamente bisogno.
Ecco spiegato, quindi, l’arrivo, per il
via al cantiere da 40 milioni di euro,
del ministro dell’industria, Christophe
Sigure, il Carlo Calenda francese, che si
è complimentato con il responsabile dello
stabilimento, Michel Etcheberrigaray,
un ingegnere specializzato nei processi
agro-alimentari (viene dalla multinazionale
americana Mondelez) a cui la Ferrero ha
affidato la ristrutturazione e l’ampliamento
dell’impianto. «Ecco la prova» si è lanciato il
ministro «dell’attrattività della Francia».
Per ora di attrattivo c’è stata sola l’area
dell’Alta Normandia, tutt’intorno a VillersEcalles e al capoluogo Rouen, dove la Ferrero ha trovato, come racconta lo stesso Etcheberrigaray «un bassin d’emploi homegène
et de taille humaine», un distretto quasi
identico al Canavese e al Monferrato, insomma, dove si può assumere manodopera
tranquilla, senza grilli per la testa, e dove
le relazioni sindacali sono improntate alla
massima collaborazione.
Il sito di Villers-Ecalles è stato scelto proprio per questo nel lontano 1961
quando Pietro Ferrero decise di trasformare
una vecchia filanda nella fabbrica dei suoi
Mon Cheri, allora destinati al mercato belga, e poi, nel 1966, di iniziare qui la produzione della celebre pâte à tartiner che è la
dizione commerciale della Nutella. Da quel
momento è nato quasi un rapporto d’amore
tra l’azienda italiana e la comunità. Ferrero sponsorizza una dozzina di associazioni
sportive, la squadra di basket di Rouen, e
versa ogni anno 4,6 milioni di euro per firmare con il nome Kindarena il nuovissimo
palazzetto dello sport. Più generosi che ad
Alba.
@pippocorsentino
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DI
GIOVANNI GALLI
I
n un momento generalmente cupo per le vendite
dell’iPhone, Apple guarda al lato positivo: i clienti sono
disposti a pagare di più per una migliore funzionalità e
più servizi. Quando lanciò l’iPhone 7, a settembre, Apple
per la prima volta confezionò il modello più costoso, «Plus»
con extra hardware e schermo più grande per aumentare il
fatturato, cresciuto del 2% nel trimestre concluso a dicembre.
L’iPhone 7 Plus, che parte da 769 dollari (715 euro), è dotato di
un sistema di due fotocamere che offre migliori foto e un sofisticato zoom non disponibili nell’iPhone 7, il cui costo
base è di 649 dollari (603
euro). Il modello 7 Plus
offre anche una maggiore
durata della batteria, più
memoria ed è resistente
all’acqua. La strategia
sembra funzionare secondo quanto ha riportato il
Wall Street Journal. Cowen
& Co. stima che le vendite
del 7 Plus sono state all’incirca il 40% dei 58,5 milioni
L’Iphone 7 Plus
di iPhone 7 che Apple ha
venduto in tutto il mondo nel primo trimestre fiscale di Apple
che si è concluso a dicembre, realizzando una crescita di 17
punti percentuali dal 23% realizzato con il modello 6sPlus
nello stesso trimestre dell’anno scorso, nonostante l’aumento
di prezzo a 693 dollari (644 euro) dai 691 dell’anno precedente.
Oggi i consumatori cambiano con meno rapidità i propri telefonini e il divario tecnologico tra l’iPhone e le alternative più
economiche si sta riducendo. La concorrenza è in aumento in
Cina, dove i rivali locali stanno intaccando quote di mercato.
Gli analisti stimano che Apple abbia venduto 78 milioni di
iPhone nel primo trimestre fiscale chiuso a dicembre, il 4% in
più rispetto all’anno precedente, ma meno di quanto realizzò
in precedenza quando nel 2014 le vendite salirono del 46%
con l’iPhone 6 e del 29% nel 2012 con l’iPhone 5.
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