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Alberto Di Vita
03/02/2017
Era il 17 ottobre 2015 quando scrissi che l’Inter aveva la possibilità di indirizzare il campionato in un
verso o in un altro. L’indomani ci sarebbe stato il derby d’Italia contro la Juventus, a Milano. L’Inter
era seconda in classifica a 16 punti, la Juventus in un baratro di confusione tecnica, tattica e forse
anche di convinzione ferma a 8 punti. Ero convinto che fosse il momento più catartico della stagione,
quello che avremmo potuto definire come la più classica delle “sliding door”: una sconfitta in quella
partita avrebbe segnato non solo la quasi certezza di un campionato chiuso per i bianconeri, ma
anche una crisi profonda che ne avrebbe minato la sicurezza anche nei successivi.
Quella partita finì in pareggio, con un Mancini più preoccupato a non prenderle che a vincerla:
errore grossolano che poi ha portato tutto il campionato verso una direzione diversa. La Juventus
inciampò due partite dopo contro il Sassuolo, ma dopo quella partita macinò ben 15 vittorie
consecutive. Ma quella sfida di Milano, ne sono certo, ne avrebbe segnato le certezze e creato una
confusione difficile da gestire anche in una squadra granitica come la Juventus.
OGGI
Abbiamo cominciato il countdown al triplice fischio di Inter Pescara: anche la partita con la Lazio è
stata inevitabilmente vissuta con sullo sfondo le maglie bianconere in avvicinamento.
Che si voglia o meno, che possa valere poco o tanto, questa è LA partita per ogni tifoso
interista, per certi versi anche più dei derby contro il Milan. Come abbiamo detto dopo l’ultimo
turno di campionato, il risultato determinerà se l’articolo “LA” potrà essere usato anche in relazione
al prosieguo di questa stagion oppure no: nella struttura dell’intero campionato non è determinante
come quella del 18/10/2015, ma rimane un tassello fondamentale.
In caso di sconfitta, la Juventus vedrebbe riavvicinarsi probabilmente non due ma tre avversarie, per
quanto la sfida contro il Crotone sia piuttosto semplice (ma non dimentichiamo la sofferenza col
Carpi l’anno scorso…) e 3 punti quasi assicurati: non significherebbe competere per il grande
obiettivo, ma si sarebbe lì, in attesa di un passo falso di chiunque.
L’ultimo turno è stato benevolo per l’Inter che è riuscita a recuperare su tutte le altre
contendenti in maniera assolutamente insperata: delle squadre di testa, solo Inter e Juventus hanno
vinto. Quindi l’approccio a questa partita può essere più sereno per i nerazzurri: una eventuale
sconfitta non pregiudicherebbe nulla della rincorsa alla zona Champions League iniziata a
metà novembre.
E se da un lato questo aspetto può risultare un grosso vantaggio, perché con la mente sgombra da
certe paure si gioca meglio, dall’altra può essere un elemento dannoso, perché può portare qualcuno
a una minore tensione emotiva, anche se è comunque partita di altissimo prestigio.
Di più, potrebbe portare Stefano Pioli a pensare che ci si possa accontentare del pareggio:
è una sfida troppo importante da troppi punti di vista.
COME STA LA JUVENTUS
Allegri ha operato un cambio importante dopo la sconfitta contro la Fiorentina. Ma se gli addetti ai
lavori hanno sottolineato di più il passaggio dalla difesa a 3 a quella a 4, è decisamente più
notevole come cambio quello operato a centrocampo. Allegri è sempre stato legatissimo al
4-3-3, non tanto per la composizione della difesa ma per quello del centrocampo, con un perno
centrale che, nel suo gioco, è utile a bilanciare i buchi lasciati dagli altri compagni: nel Milan c’è
stato un lungo tira e molla col presidente Berlusconi che ha spinto spesso per il 4-2-3-1 e Allegri ha
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anche sposato la causa, obbedendo pur senza crederci moltissimo.
Nella Juventus aveva già provato altri moduli, come il 4-3-3, ma non ricordo, prima di quest’ultima
evoluzione, una partita giocata con un centrocampo a 2, se non una specie di 4-4-1-1 contro il
Bayern l’anno scorso, ma ammetto di non essere così appassionato del calcio bianconero con Allegri,
anzi: pertanto potrei avere informazioni incomplete.
Il cambiamento è stato importante, ma non è detto che sarà riproposto così, tale e quale, contro
l’Inter. Certo, per i bianconeri e per Allegri questo è il miglior banco di prova possibile
prima della sfida del 22 febbraio contro il Porto negli ottavi di Champions League: quale
migliore occasione per sperimentare i cambiamenti, sapendo comunque di un buon vantaggio in
campionato?
Se dovesse confermare il 4-2-3-1 sarà interessante vedere quanto sono stati bravi ad adattarsi ad un
modo diverso di approcciare l’avversario. La Juventus con la difesa a 3 è più posizionale e
molto orientata alla occupazione degli spazi con il perno centrale difesa-centrocampo (centrale
di difesa e mediano) che aiuta i compagni a chiudere gli eventuali buchi. Le dinamiche del 4-2-3-1
sono piuttosto diverse e c’è una maggiore attenzione uomo-contro-uomo: il salto è piuttosto
notevole, anche se nelle corde dei calciatori in rosa.
In più, la composizione del centrocampo sembra essere l’ideale per gli interpreti che dovrebbero
partire titolari, Pjanic e Khedira, anche se c’è comunque un Marchisio rientrante che può dire la sua.
La Juventus è squadra che non ha generalmente la necessità del possesso palla (al
contrario dell’Inter), cosa che però cambia nel caso in cui dovesse confermare il 4-2-3-1, che per
tendenza ti porta a giocare più corto e più alto tenendo di più il pallone: in genere non la “buttano
via” facilmente (l’Inter è la squadra che “spazza” di meno, la Juventus terza dopo la Juventus) e il
modulo aumenterà questa tendenza.
Non tira moltissimo, in relazione allo status di prima in classifica (Napoli a 392, Inter a 390, la
Juventus nona con 317), ma sfianca letteralmente l’avversario impedendogli di giocare.
Questo è stato uno dei motivi per cui la Juventus ha spesso sofferto le squadre che l’hanno
aggredita. Quest’anno è accaduto solo 4 volte in campionato, tutt’e 4 le partite chiuse con una
sconfitta: Inter, Milan, Genoa e Fiorentina, a dimostrazione che, se aggredita, manifesta delle
fragilità inattese.
Non è un caso che la Juventus è decisamente più forte in casa (zero sconfitte) e più perforabile fuori
casa: tutte le sconfitte sono arrivate lontane dallo Juventus Stadium.
Infine, cambio anche in attacco che interessa molto Dybala, costretto a stare molto più vicino a
Higuain di quanto non faccia con il 3-5-2. Dybala è giocatore che ama molto avere la palla tra i piedi
e sentirsi trequartista, pur essendo una seconda punta per natura: se Allegri insisterà, il ragazzo si
scoprirà ben più determinante di quanto non lo sia stato fino ad oggi.
Quasi tutte certezze per Allegri: gli unici dubbi sono normali scelte tattiche. Può entrare in
corsa anche Benatia in mezzo, per gestire meglio il pallone, dirottando Chiellini a sinistra e magari
alzando Alex Sandro: soluzione che comporterebbe troppi cambi e significherebbe rinunciare a
Mandzukic che si sta rivelando una risorsa fondamentale nello scacchiere tattico bianconero. Ma per
qualcuno schierare Mandzukic, Dybala, Higuain, Cuadrado e Pjanic potrebbe essere troppo per
questa sfida.
Ovviamente Benatia potrebbe comunque andare a destra al posto di Lichtsteiner perché è un
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giocatore dal passo più simile a quello di Perisic.
QUI INTER
Se per Allegri ci sono quasi esclusivamente certezze, per Pioli la cosa è un attimo più
complicata ma non troppo. Non tanto per la formazione in sé, dove in realtà ci sono due soli dubbi
e che riguardano la difesa: chi accanto a Miranda e chi come terzino sinistro per limitare la velocità
e l’imprevedibilità di Cuadrado.
Il vero motivo è l’approccio alla gara, che affronteremo a parte.
L’idea è quella di una squadra che non avrebbe senso cambiare, visto il filotto di vittorie, ma la
sconfitta contro la Lazio potrebbe avere riaperto delle crepe, soprattutto nell’impianto
difensivo in fase di non possesso e in special modo quando si è in transizione negativa: vero
tallone d’achille di questa squadra, acutissimo con De Boer, meno sentito ma pur presente anche con
Pioli.
Il problema potrebbe quindi essere anche nella testa di qualche giocatore e in quella di Pioli.
Stato d’animo che potrebbe portare a qualche cambiamento non proprio ortodosso e
rischioso, come quello di Murillo sulla destra: opzione appena accennata dopo la Lazio e che
avrebbe una sua logica nel non voler perdere nessuno dei tre centrali attualmente disponibili,
comprendendo anche Medel.
Il problema non è di poco conto. Fino ad ora la maggior parte delle squadre hanno attaccato l’Inter
con un centravanti di peso o comunque che fa un tipo di gioco in genere facilmente digeribile da
Miranda (a prescindere dal fatto che abbia giocato più o meno bene), che ha marcato più di Murillo.
Higuain è un attaccante completamente diverso e dalle caratteristiche insolite in Italia:
l’impressione è che senza un marcatore puro si possa fare una certa fatica.
Per il resto è tutto piuttosto chiaro, con Gagliardini e Brozovic dietro Joao Mario, sugli esterni
Perisic e Candreva a sfornare cross e assist per Icardi.
STATISTICHE
Le statistiche non raccontano in realtà tutto il divario che c’è tra le due squadre. La Juventus ha
segnato più gol (44 contro 37) e l’Inter ne ha subiti di più (23 contro 16) ma andrebbe fatta la tara
anche sugli eventi che hanno caratterizzato la stagione nerazzurra.
Inter che è, dopo il Napoli, la squadra che ha creato di più in Italia: 300 le occasioni create contro le
236 juventine, segno anche di una larga imprecisione in fase realizzativa da parte nerazzurra. Il
possesso si equivale quasi, con la Juventus in leggera crescita (53%) e l’Inter in leggera diminuzione
(54%). Pioli tende a fare meno possesso palla e a cercare più rapidamente le verticalizzazioni: l’Inter
è infatti scesa all’83% di precisione nei passaggi mentre la Juventus è da diverso tempo stabile
all’85%, pur mostrando un miglioramento con il 4-2-3-1.
La storia dice di una Juventus favorita in generale (in Serie A 79 vittorie dei bianconeri, 42 pareggi e
46 vittorie nerazzurre) ma soprattutto in casa: su 83 precedenti, solo 11 vittorie interiste e 15
pareggi, con 57 vittorie bianconere, mentre il conto dei gol è di 149 a 66. Considerando tutte le
manifestazioni, l’Inter ha vinto a Torino soltanto 19 volte, con il periodo migliore tra il 2003 e il 2005
con 3 vittorie consecutive, mentre la Juventus vanta anche un filotto di 18 anni di imbattibilità in
casa tra il 1965 e il 1983
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Il risultato più frequente a Torino è l’1-0, mentre in assoluto il più frequente è il pareggio 0-0. Nelle
ultime 10 sfide l’Inter ha vinto soltanto la prima, nel 2012. In casa i bianconeri hanno uno score
eccezionale: vincono da 27 partite in campionato e da ben 29 segna almeno un gol (66 reti in totale).
L’Inter però è la squadra che ha battuto la Juventus più volte in competizioni ufficiali: 71 volte.
Higuain e Icardi osservati speciali: Higuain ha segnato 3 gol contro l’Inter giocando in casa, mentre
Icardi in 8 presenze ha segnato 7 gol, di cui 3 allo Stadium.
Infine, i precedenti di Pioli: con la Juventus 9 sconfitte e 3 pareggi, contro Allegri 7 sconfitte e 3
pareggi. Al tecnico interista è stata fatta la domanda “come mai non ha battuto mai la Juventus?” e
lui ha risposto con grande intelligenza “non ho mai allenato l’Inter”. In effetti il suo problema con le
big ce l’ha avuto sempre. Quando lo abbiamo presentato lo abbiamo raccontato così:
COME GIOCARLA
Consci dei pregi e dei difetti dell’avversario, ma soprattutto dei tuoi.
La Juventus è la squadra che ha segnato di più nel primo quarto d’ora di gioco (10 gol) e in
17 partite su 18 vinte ha portato a casa il risultato. Unica eccezione? Contro l’Inter all’andata.
La Juventus nei primi tempi ha chiuso 10 volte vittoriosa, 2 volte sconfitta e 9 volte pareggiando;
l’Inter, invece, 5 volte vittoriosa, 6 volte sconfitta e 11 volte pareggiando. Nei secondi tempi, invece,
prima la Juventus e seconda l’Inter.
Mentre l’Inter ha il miglior attacco nell’ultimo quarto d’ora (12 reti) e ha il miglior ruolino in
rimonta (quattro partite vinte) e più punti recuperati da svantaggio (15).
Ma questo non significa dovere “aspettare” la Juventus: sarebbe un errore imperdonabile, e
non vorrei che la sfida con la Lazio abbia lasciato qualche fantasma di troppo nella testa e consigli
questa strategia suicida.
La Juventus ha perso ogni volta che è stata aggredita in alto, con i difensori in
difficoltà nel giocare la palla: è successo con Inter, Milan, Genoa e Fiorentina, ma si registrano
anche le difficoltà in coppa.
Non deve aspettare: L’Inter dovrà giocare i primi 15-20 minuti al massimo della
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concentrazione, togliendo alla Juventus il possesso palla e pressandola molto in alto e impedendo
a Bonucci e Pjanic di giocare con tranquillità. All’andata De Boer trovò alcune soluzioni
interessanti, come quella di forzare il fluire del gioco sulla destra sin da subito e costringendo la
Juventus a tanti rilanci in avanti per Mandzukic.
O come ha fatto la Fiorentina, con un pressing letteralmente asfissiante e impedendo il fluire
dell’azione da difesa e attacco (contro la Fiorentina, il terzetto di centrocampo (Khedira, Marchisio e
Sturaro, anche se poi Allegri ha cambiato modulo) ha registrato un totale di 97 tocchi… più o meno
quanti ne fa Brozovic ogni partita. E soprattutto facendoli correre a vuoto provando a tenere palla.
Fondamentale sarà Joao Mario sia per sorprendere i difensori avversari, ma soprattutto per dare
superiorità numerica a metà campo, incollandosi Pjanic in fase di non possesso.
Impedire soprattutto al bosniaco di giocare con tranquillità significa anche farlo uscire
dalla partita: giocatore delizioso, il suo vero problema è sempre stato mentale. Per quanto sotto
esame, a mio avviso è il giocatore più importante nella tattica bianconera. Non soltanto per i 5 gol e
per i 6 assist, ma soprattutto per la capacità di gestire il flusso di gioco quando non marcato, tutto
fatto con estrema padronanza, qualità e consapevolezza. Inoltre, nel 4-2-3-1 trova una
collocazione ideale: non la butta mai, gioca semplice ma sa trovare adeguata profondità grazie ad
un lancio “old style”, oltre ad essere utile anche in fase di non possesso quando la Juventus gioca più
sulla lettura dell’avversario e sulle linee di passaggio piuttosto che sull’uomo. Per dire, intercetta più
lui di Khedira.
Bisogna metterla subito sul ritmo giusto, impedendo alla Juventus di trovare il suo e di
prendere possesso del campo. Magari anche resistendo alla tentazione di attaccare con entrambi
i terzini, come spesso è avvenuto quest’anno a prescindere dall’allenatore: le catene laterali sono
importanti per quest’Inter, ma questa è partita in cui la catena funziona se si muove bene e con
coordinazione soprattutto in fase di non possesso.
L’Inter di Pioli ha spesso ceduto i primi tempi o parte di essi: è una partita in cui concedersi questo
lusso potrebbe essere un rischio mortale, anche sotto il punto di vista psicologico. Stramaccioni nel
2012 e De Boer all’andata giocarono una partita di straordinaria intensità, pur diverse tatticamente,
ma entrambe con una forte dose di aggressione: sarebbe utile anche per dare fiducia ai
nerazzurri e minare le certezze bianconere con un modulo non ancora mandato a memoria.
E lavorare sulle proprie debolezze: marcature preventive, linee di passaggio, troppi errori nei
passaggi, cali di tensione nei momenti meno opportuni, lasciare i terzini troppo soli contro gli
avversari diretti.
Qui dal calduccio di una stanza è sempre sin troppo semplice, però gli ingredienti sembrano esserci
tutti. Come in quell’ottobre 2015, questa partita potrebbe segnare i destini di questo campionato:
facendo chiudere alla Juventus il campionato a doppia mandata oppure riaprire i giochi
e condizionare i bianconeri anche nelle loro certezze e esperimenti in vista dell’impegno di
Champions League.
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