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Distretto Scolastico N° 53 – Nocera Inferiore (SA)
Scuola Secondaria di 1°grado
“FRESA - PASCOLI”
Viale Europa ~ 84015 Nocera Superiore (SA)
 081 933111 Telefax: 081 936230 C.F.: 94041550651 Cod: Mecc.: SAMM28800N
[email protected]
Prot. n.
NoceraSuperiore,
Ai colleghi DS di Salerno
Alle OO.SS. di categoria
All’ANP , ANDIS e DIR Campania
Al Collegio docenti e Ata della mia scuola
RIFLESSIONI del DS ancora attuali sul documento “LA BUONA SCUOLA DI
RENZI”.
Riflessioni ancora attuali…….
Innanzitutto ho riflettuto ultimamente su quello che oggi per noi e per la scuola ancora
manca.
Manca purtroppo la forza primordiale e incisiva nello stabilire una forte relazione tra
apprendimenti e modelli organizzativi, passare da un modello di organizzazione
gerarchico- burocratico ad un modello di scuola a sistema formativo integrato con una
forte e autorevole leadershep innovativa e transazionale; purtroppo sono questi i punti
fermi di una scuola dell’autonomia. Per superare ciò c’è bisogno di restituire alla
scuola statale autorevolezza, dignità che si traducono anche in più risorse
economiche (vedi spese per Funzionamento, supplenze, integrazione progettuale…)
Siamo noi Dirigenti Scolastici chiamati a disegnare, insieme al collegio docenti, un
modello di scuola che si intende costruire, la visione di scuola e di organizzazione che si
ritiene di implementare, scenari che fanno riflettere parecchie scuole, anche la mia in cui
io opero.
Nella mia analisi, prendo in considerazione aspetti chiave di un nuovo e più innovativo
modello di organizzazione: a centralità didattica, a conoscenza condivisa, a
responsabilità diffusa, a comunicazione estesa, a leadershep educativa, a
partecipazione attiva. Per realizzare tutta la vision di scuola prospettata c’è bisogno
di implementare risorse a vari livelli (umane e strumentali).
Un istituto dovrebbe avere per lavorare su alcuni punti deboli, nella fattispecie, una
conoscenza condivisa non ancora del tutto realizzata. Oggi noi DS siamo marginalizzati
nel costruire un modello di scuola su cui si snoda l’autonomia: l’apprendimento
organizzativo, la learning organisation, la scuola che riflette sulle proprie
potenzialità e sui risultati conseguiti.
Eppure si avverte la necessità e l’esigenza di una conoscenza condivisa, la difficoltà a
sviluppare una crescita professionale secondo una moderna concezione di apprendimento
organizzativo. Per fare ciò c’è bisogno di una permanenza almeno di breve periodo
dell’organico destabilizzato dai continui tagli.
Manca, talvolta, nelle scelte organizzative e didattiche, la cultura della learning
organisation che rivaluta il collettivo,le “comunità di pratiche” che vanno al di là della
storia di un singolo operatore scolastico. Il concetto dello sviluppo del personale risulta
particolarmente importante e questo avviene nelle istituzioni scolastiche, soprattutto negli
insegnanti quando si trasforma la cultura individualistica dell’”io e la mia classe” in una
cultura del “noi e la nostra scuola”, quando supera il distacco dominante con accordi intesi
a raggiungere un obiettivo comune ed attraverso una gestione responsabile. C’è l’esigenza
di interpretare, la formazione come processo di crescita del ruolo strettamente legata alla
cultura dei contesti organizzativi.
Alleanze, bisogni psicologici, conflitti, morale, norme informali, codice sociale, lealtà,
legami di amicizia, emozioni in un organizzazione che apprende vanno inquadrate in
un sistema di significati per trovare connessioni e scoprire somiglianze e differenze
con altri elementi. Il tutto perché le organizzazioni non hanno un significato ma lo
costruiscono.
Per realizzare ciò c’è bisogno di costruire reti di alleanze tra i Dirigenti Scolastici
“Datori di lavoro” ed il mondo sindacale.
Di conseguenza promuovere identità e senso di appartenenza, favorire la costruzione di un
positivo clima di relazioni sono alcuni degli elementi progettuali
che possono essere
trasferiti in ogni contesto scolastico.
Per promuovere senso di appartenenza e identità e per costruire un positivo clima di
relazioni c’è bisogno, nell’organizzazione scolastica, della cultura dell’empowerment,
cultura come strategia di sviluppo finalizzata ad incrementare il potere percepito e
sperimentato dalle persone, in termini di una maggiore consapevolezza di sé,
un’autonomia più consistente, una maggiore responsabilizzazione. Tutto ciò contribuisce
ad incrementare il benessere delle persone e , in generale, la qualità del servizio educativo.
Bisogna favorire l’adesione a valori come l’apertura, la franchezza, il rispetto di sé e degli
altri, la coerenza tra pensiero e azione. In questo il mondo sindacale può far sentire il
suo ruolo di vicinanza e di autorevolezza per costruire una scuola comunità di
apprendimento. Tale adesione consente ai contesti professionali di alimentare
comportamenti utili per l’organizzazione. Si avverte la necessità, per promuovere senso di
appartenenza e identità, della valorizzazione delle relazioni tra persone e modi di pensare
diversi. Dalla relazionalità si sviluppa un modo di pensare costruttivo e la costruzione di
una società della conoscenza. Il problema è quello di recuperare tutte quelle
caratterizzazioni di personalizzazione, autenticità, collaborazione e professionalità senza
delle quali nessuna comunità educativa riesce a sorgere e ad affermarsi e senza delle quali
non è possibile nessuna educazione dell’autonomia.
Se si vuole un insegnante innovatore, si deve consentirgli di lavorare in un contesto
fiduciario in cui le persone con cui opera siano disponibili a collaborare all’interno di un
progetto comune. Il Dirigente scolastico sarà messo in grado di valorizzare le risorse della
persona coinvolgendola direttamente nella ricerca della strada migliore per superare i
problemi.
Purtroppo a scuola c’è difficoltà a stabilire rapporti fiduciari solidi e duraturi. In primo
luogo l’eccessiva mobilità dei docenti non permette una sedimentazione e un
consolidamento dei rapporti umani (potenzialmente un insegnante o un lavoratore
ATA potrebbe cambiare scuola ogni anno), in più la scuola per sua natura, a livello
organizzativo, è caratterizzata come un sistema a legami deboli (Loose coupling) che
anche il mondo sindacale può ricucire. L’insieme dei docenti di una scuola costituisce
un gruppo sociale di dimensioni molto variabili, caratterizzato al suo interno da una
diversità di atteggiamenti, comportamenti, posizioni personali. La diversità è legata agli
spazi di discrezionalità che ogni insegnante ha. Si tratta comunque di rafforzare negli
operatori scolastici alcuni legami significativi sfruttando proprio una delle caratteristiche
positive del loose coupling: quella di poter agire su una componente del sistema, senza che
questo abbia sulla parte restante ripercussioni da compromettere il funzionamento
complessivo ai livelli abituali. Bisogna sviluppare una rete governata di relazioni con
il territorio favorendo lo scambio e l’integrazione. In questo c’è bisogno di un quadro
normativo che obblighi gli Enti Locali a non emarginare (come spesso capita) le
Istituzioni scolastiche che hanno come vincolo purtroppo, a livello operativo,
soprattutto in materia di sicurezza, gli Enti locali di riferimento. Un Ente locale
inerme può bloccare l’offerta formativa di una scuola. E questo non è più
accettabile.
Con queste problematiche la scuola necessita di essere governata attraverso una trama
organizzativa partecipata e indirizzata e meno naturale (anche alla luce del DPR275/99).
Urge sviluppare una rete governata di relazioni con il territorio favorendo lo scambio e
l’integrazione; una rete composta 1)dalla scuola, dalle altre scuole presenti nel territorio,
L’Università 3) ASL del territorio e servizi assistenziali e di volontariato 4)
rappresentanze del mondo imprenditoriale, Camera di commercio, rappresentanze
economiche 5) gli EELL Comune. Questa rete avrà il compito di favorire lo scambio e
l’integrazione con il territorio per favorire un vero sistema formativo integrato in grado di
dare risposte costruttive alle esigenze e alle richieste degli allievi della società attuale e
futura, soggetta a cambiamenti rapidi, indotti dalla innovazione tecnologica e dalle
comunicazioni e informazioni mass-mediali.
L’obiettivo del sistema educativo integrato è di realizzare l’autonomia della scuola come
base della conquista dell’autonomia di ogni singolo allievo, secondo quelle che sono le
sue potenzialità emotive e le singole situazioni socio-culturali. Scuola a sistema formativo
integrato vuol dire in pratica coinvolgere tutta la comunità in un progetto di miglioramento
dell’offerta formativa. Bisogna allargare il concetto di educazione al di là della scuola e
riconoscere anche il valore dell’extrascuola, considerare il territorio nella sua concezione
globale e locale come un laboratorio educativo. Il sistema formativo integrato implica
collegialità, partecipazione, corresponsabilità, direttività, il passaggio da una visione
organizzativa burocratica (system world) ad una vision umanizzante (life world).
C’è bisogno, ai fini di una migliore e più efficiente offerta formativa, di una strategia
di miglioramento della scuola che coinvolga tutto il personale docente e il gruppo
dirigente in una sistematica analisi della pratica corrente. Anche in questo emergono
lacune e mancanze di risorse (vedi il caso INVALSI e la mancata proposta nazionale
di un quadro definitivo sulle competenze da raggiungere per gli allievi). La scuola
dovrà caratterizzarsi per una maggiore riflessività e introspezione e dovrà nel contempo
colmare il gap tra la riflessione e l’azione. Bisogna aiutare la scuola ad uscire dalla
tendenza all’isolamento autoreferenziale, attraverso processi autovalutativi condivisi
e tesi al superamento delle problematiche e attraverso una cultura sistemica della
valutazione. In questo urgono risorse ulteriori.
Come emerge la necessità di attenzione nell’adeguamento
contrattuale del Dirigente Scolastico, del personale docente e dei
Collaboratori Scolastici e personale di Segreteria, la necessità di
una limitazione ai tagli di organico Docenti e ATA che nel tempo
destrutturano l’anima della scuola, di un’adeguata pianificazione
finanziaria per l’adeguamento delle strutture scolastiche.
Serve un input motivazionale e ideale per coinvolgere il mondo
della scuola, famiglie e studenti, verso un’opera di ricerca/azione
di una vision e mission di scuola socialmente emancipante e
portatrice in sé di libertà e di democrazia. E’ necessario ridare più
forte vitalità alla scuola statale (protagonista nella pur breve
storia di un cammino di civiltà e di conquiste culturali dei ceti
meno abbienti). Evidentemente c’è bisogno di una
programmazione della spesa pubblica più attenta alla ricerca
scientifica (che parte dai diversi ordini di scuola, Infanzia
compresa). Urgono più risorse economiche altrimenti a pagare il
gap della mancata e adeguata offerta formativa saranno le classi
più deboli.
Come ci insegnava il popolarismo pedagogico di Marco Agosti il
ruolo della scuola è quello di offrire la prima e fondamentale
occasione di aiuto, elevazione e riscatto, per superare differenze
sociali e non solo, per un risorgimento inteso soprattutto in senso
culturale e morale.
Serve per la scuola dell’autonomia e per il suo definitivo decollo
(inteso come allargamento del tempo scuola, dei servizi integrati
all’offerta formativa, dell’avvio dei laboratori e del cooperative
learning, dell’entusiamo e delle competenze professionali, della
sicurezza, del decollo di un sistema di formazione integrato al
territorio):
 Personale docente adeguato al curricolo e alle
macroprogettazioni extracurriculari (altrimenti quest’ultime
risulterebbero ingestibili),
 Più Collaboratori Scolastici (se si vuole un’adeguata
sicurezza e igiene nelle scuole), così pure per il Personale di
Segreteria;
 Più aiuto, in termini di risorse, agli alunni con difficoltà nei
processi di Insegnamento/Apprendimento.
 Più collegialità tra gli operatori per ridare forza e
autorevolezza
alla speranza educativa oggi alquanto
calpestata.
 Budget per il funzionamento adeguato per le scuole.
 Favorire innovazione e ricerca nel curricolo mirando non al
maestro tuttologo, ma integrando,
recuperando
l’insegnamento “unitario” modulare figlio della L.148.
Quale tipo di organizzazione scolastica ?
E’ evidente che il tipo di organizzazione scolastica ormai
anacronistico è quello verticistico, burocratico-amministrativo. In
questo tipo di organizzazione si definisce in modo autarchico la
missione della scuola. I confini organizzativi sono netti e distinti. Il
servizio è nucleare e non prevede l’apporto di altri. I rapporti con gli
altri servizi sono di tipo antagonistico, di indifferenza, non vi è
investimento di risorse e di cultura per l’ascolto e la comprensione
dell’attività altrui. E’ presente nel modello burocratico la propensione
all’autoreferenzialità. Il processo di insegnamento-apprendimento è
già codificato. C’è un’enorme divisione e gerarchizzazione del lavoro.
Nel modello di scuola razionale-burocratico è presente bassa
autonomia, poco dialogo in verticale, molto controllo delle procedure
formali. Il potere segue coordinate verticistiche e gerarchizzate ed è
dato dai superiori. Il processo di apprendimento è standardizzato, gli
studenti sono visti come contenitori.
Il modello burocratico-verticistico condiziona non poco anche il ruolo
del Dirigente scolastico che si configura come colui che si preoccupa
troppo poco della chiara formulazione degli obiettivi della scuola, che
attribuisce un valore particolare ai lavori amministrativi. Non dà
sollecitazioni per un concreto miglioramento dell’insegnamento.
Manca una chiara analisi delle problematiche. Manca una cultura
dell’empowerment e della learning organisation. Manca la
motivazione positiva per alunni e insegnanti. I dirigenti seguono
troppo poco la qualificazione specifica e pedagogica dei docenti e
danno troppo poca importanza ai rapporti interpersonali. In questo
quadro gli alunni vengono coinvolti troppo poco nelle decisioni e non
vengono abituati ad assumersi delle responsabilità.
Nel modello verticistico la partecipazione dei genitori alla vita della
scuola si limita a necessità di carattere legislativo. La scuola è
integrata poco nella comunità. I genitori e gli alunni non si
identificano con la loro scuola. In definitiva nel modello burocratico
la struttura dell’organizzazione è funzione, logica e razionale
conseguenza dei suoi scopi. L’organizzazione della scuola è
influenzata dagli scopi, dalle aspettative dei suoi responsabili. Il
modello in questione ha matrici culturali weberiane e tayloristiche
consistenti nella impersonalità, nella formalità, nel rapporto
gerarchico, nel carattere prescrittivi nell’attribuzione dei compiti. Il
rapporto che la scuola instaura con gli altri sistemi è di natura
burocratica. Vengono coinvolte prevalentemente le attività
amministrative. Il sistema di scuola scaturito da questo modello è
estremamente autoreferenziale non autoregolativo, non riflessivo e
retrospettivo.
E’ una scuola eteronoma caratterizzata dal centralismo, dalla
mancanza di flessibilità, dalla conflittualità socio-politica, dalla
richiesta di partecipazione democratica.
Al modello di scuola burocratico-verticisico si contrappone il modello
organizzativo a sistema formativo integrato, della learneng
organisation. In questo contesto l’organizzazione scolastica definisce
la propria mission in presenza di una rete di altri servizi con cui
interagire. L’organizzazione opera nell’area dell’integrazione e
nell’area delle attività di responsabilità diretta. In questo modello si
prevede un preciso investimento di risorse e di cultura per l’ascolto e
la comprensione dell’attività altrui. E’ un modello estremamente
retrospettivo e aperto al territorio. Ha una cultura della valutazione sia
interna che esterna. Infatti la valutazione del servizio risulta dalla
combinazione del proprio apporto con quello altrui al fine di
corrispondere al benessere dell’utente.
La scuola che si configura in questo modello è in grado di definire una
propria identità chiara, stabile e sostenibile, instaura una serie di
relazioni con i vari mondi di riferimento, pone in atto comportamenti
collaborativi, riconosce legittimità agli altri attori, acquisisce una
legittimazione intorno alla propria proposta.
Le riflessioni dell’autore citato nel passo de “Il maestro di Pietralata”
anticipano di alcuni decenni alcuni aspetti teorici e organizzativi su
cui si fonda il sistema formativo integrato e la legittimazione
pedagogica dell’autonomia scolastica (Sognare una scuola modello,
dove tutto è predisposto in anticipo, è stato il grossolano errore di quei
colleghi che confrontavano la scuola di Pietralata con quelle del
centro…). Questa visione risalente alla metà degli anni 70 anticipa il
modello di scuola prospettato oggi, di una scuola come servizio alla
persona, finalizzato ad una autentica promozione personale. Un
modello di scuola centrato sulla costruzione collaborativa,
consapevole e concorde di discenti e docenti.
Una scuola organizzata a sistema complesso che offre pari opportunità
educative, che garantisce l’autonomia amministrativa e didattica, che
si configura come un sistema dinamico complesso capace di
interagire, in modo costruttivo, con la società del cambiamento e
dell’innovazione. Una scuola che esalta un percorso formativo
multidimensionale per formare l’uomo e il cittadino.
In conclusione possiamo dire che la scuola delineata, che si intravede
nel passo citato è quella che spesso definiamo tradizionale in
contrapposizione alla scuola dell’autonomia. La suola degli anni
50/60 era basata sui contenuti, su materie isolate, sulle mere capacità
intellettive, sulle conoscenze, su una visione storica, su una mentalità
analitica. La scuola profeticamente prospettata dall’autore A.
Bernardini si fonda sulle capacità interrelazionali e di comunicazione,
sulle competenze, su una visione sistemica della realtà, su una
mentalità sintetica, all’analisi viene contrapposta la creatività.
E’ importante, nella ricerca letteraria di testi inerenti l’analisi
autobiografica dell’esperienza scolastica (tesi a far riflettere e a
problematizzare alcune questioni importanti riguardanti il sistema
scuola e una visione innovativa della scuola), rilevare la promiscuità
di scritti e di testi. Da Mario Lodi a Don Lorenzo Milani, da Agosti a
Mencarelli.
La testimonianza di quegli anni che mi ha particolarmente colpito per
le accuse rivolte al sistema scolastico gerarchico, verticistico e
burocratico è di Natalia Ginzburg che in un articolo de L’Espresso
n.41 del 1972 lancia una chiara accusa alla scuola degli anni 50 e di
conseguenza anche degli anni ‘60.
“Se ricordo i miei anni di scuola, ricordo noia, paura e senso di
colpa. Queste tre sensazioni mescolate insieme, mi sembrava mi
impedissero di studiare. Detestavo tutto quello che faceva parte della
scuola: i corridoi, i campanelli, i grembiuli neri, la lavagna, il
gesso…Mi si può chiedere: allora lei abolirebbe la scuola? No non la
abolirei ma la rifarei completamente.”
Ancora più duro verso la scuola verticistica degli anni 50/60 è Don
Lorenzo Milani in “lettera a una professoressa” che lancia il suo grido
di accuse verso “la scuola di classe”, verso l’istituzione scolastica
come strumento di selezione sociale: “…Cara signora, lei di me non
ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti. Io invece ho
ripensato spesso a lei, ai suoi colleghi, a quell’istituzione che
chiamate scuola, ai ragazzi che respingete…Voi dite di aver bocciato
i cretini e gli svogliati. Allora sostenete che Dio fa nascere i cretini e
gli svogliati nelle case dei poveri. Ma Dio non fa questi dispetti ai
poveri. E’ più facile che i dispettosi siate voi…”
E ancora Alberto Moravia che sul tema esposto, con questa citazione
conclude il nostro percorso sull’analisi e sugli spunti tematici offertici
da “Il maestro di Pietralata”. Dice a proposito del sistema scolastico
in un suo corsivo il noto scrittore accusando la scuola vericistica e
burocratica ormai anacronistica: “…tutto quello che so l’ho imparato
da solo e a casa mia, leggendo i libri che mi
piacevano…Bisognerebbe offrire al ragazzo il maggior numero di
scelte possibili, porgli fin da principio un programma di
insegnamento unico. In poche parole conversare con lui, seguendo la
traccia delle sue curiosità e del nostro raziocinio…La risposta è:
nessuna scuola oppure una scuola lunga come la vita.”
Il DS
Michele Cirino
Scuola Secondaria di I Grado
Fresa Pascoli Nocera Superiore (SA)
Il DS
Prof. Michele Cirino