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Il 25 gennaio per il Giorno della Memoria, gli studenti delle classi 3A, 3B dell’I. C. “D. Cosola” di Chivasso hanno incontrato presso la biblioteca MoMe due testimoni: il partigiano Cesare Alvazzi Del
Frate e Elena Ottolenghi, della Comunità ebraica di Torino. Li ha presentati Vinicio Milani, Presidente dell’Anpi di Chivasso. (Qui sotto alcune riflessioni degli studenti)
A volte basta ascoltare – Dal suo timbro
di voce si sentiva che provava dolore al
ricordo e indignazione verso gli artefici
della tragedia Shoah e della guerra. Nel
suo racconto, specialmente in alcune
parti, abbiamo provato una grande e
profonda tristezza e anche compassione,
tanta pena per le persone che furono
costrette a fuggire o furono deportate.
E’ terribile pensare a come l’essere
umano possa uccidere un fratello, un
suo simile. Un pensiero talmente folle
che ancora oggi non si può né immaginare né accettare. Nonostante tutto
questo dolore, la voce tranquilla e pacata di una nonna, che parla ai suoi nipotini, ci ha permesso di capire bene la vicenda della Shoah.
Il coraggio di un partigiano – Con i racconti del signor Cesare ci siamo cimentati nell’immaginare
le sue avventure. Le paure e il coraggio che ha avuto nel partire nelle montagne ancora giovanissimo. L’incredibile forza di volontà nel ripartire dopo essersi lacerato parte delle due mani cercando dismettere un detonatore di una granata. Paura sì, ma anche tanta forza d’animo quando i nemici lo catturarono e la felicità di quando riuscì a scappare.
Grazie Elena e Cesare – L’incontro con la Signora Elena e con il Signor Cesare è stato molto istruttivo, sia dal punto di vista storico sia soprattutto da quello umano. Le loro testimonianze sono state molto importanti perché tutti siamo consapevoli del fatto che fra qualche anno nessuno potrà
più raccontare per testimoniare. E’ ammirevole da parte loro che con grande fatica vengano nelle
scuole a trasmettere le loro esperienze. Sentire le loro vicende è diverso che apprendere la storia
dai libri. E’ stato emozionante ascoltare le loro parole, il loro narrare, perché tutto nella loro memoria è ancora nitidamente vivo e mai dimenticato. Quindi non possiamo far altro che ringraziarli
con tanta ammirazione.