PRIMO, TROVARE UNA VISIONE

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Transcript PRIMO, TROVARE UNA VISIONE

Cooperazione: primo, trovare
una visione
Il presidente Fezzi: «Mettiamo da parte i richiami a don G
etti. E solo retorica»
Andreaus: «Si è appannata la consapevolezza del molo d
M'impresa cooperativa»
Il confronto tra il numero uno di
Federcoop e il docente universitario
è andato alla radice dei problemi
del settore, che sono gli stessi
del Trentino: poca capacità
di innovazione e assenza
di una strategia di sviluppo
Al centro del dibattito, le emergenze
del movimento: le difficoltà del
consumo, la riforma del aedito
cooperativo. Ma anche il
riconoscimento degli errori fatti:
a partire dal mancato rinnovo della
classe diriaente e dalla naura delle idee
DOMENICO SARTORI
[email protected]
Si discute di futuro della
cooperazione, nell'affollata
sala del Grand Hotel Trento,
ma è come si discutesse di
futuro del Trentino: perché il
movimento cooperativo è
stato un protagonista dello
sviluppo di questa terra; e
perché i problemi sono i
medesimi, si sovrappongono.
Si confrontano per oltre due
ore, stimolati dalle domande
del direttore de l'Adige,
Pierangelo Giovanetti, il
presidente della Federazione
trentina della cooperazione,
Mauro Fezzi, e il docente di
Economia aziendale
all'Università di Trento,
Michele Andreaus. Premono le
emergenze, in questi mesi, si
chiamino licenziamenti del
Sait, difficoltà del consumo o
incertezza sul futuro delle
Casse rurali dentro il grande
gruppo nazionale e la
«rivoluzione» del credito
cooperativo. Ma è sui
fondamentali che il confronto
si anima e l'analisi si fa più
stimolante. E i fondamentali
sono quelli di una visione
strategica per il futuro, che
manca, di una classe dirigente
colpevolmente non formata,
della innovazione, che latita,
della riscoperta del confronto,
anche aspro ma fecondo, sulle
idee. Confronto che i vertici
del movimento, salvo
eccezioni, hanno negli ultimi
anni negato, spaventati dalla
partecipazione. Perché, certo,
la crisi che perdura ha
cambiato tutto, ma non basta
a spiegare le difficoltà odierne
della cooperazione. Quando
Giovanetti chiede a Fezzi
come si coniuga l'idea di don
Guetti nella società e
nell'economia di oggi, il
64enne presidente di
Federcoop, che invece di
godersi la pensione di
dirigente provinciale, ha preso
in mano la grana della
Federazione, dà una risposta,
lui che ora dirige un
movimento che ancora
continua a nutrirsi di retorica
guettiana, spiazzante: «Il
richiamo di don Guetti lo
mettiamo da parte, si rischia
di essere retorici. Oggi, lo
strumento cooperativo serve
ad affrontare insieme bisogni
che non sono quelli di 130
anni fa, quando sorsero le
cooperative dì utenza, quelle
oggi più in crisi, di consumo e
del credito. Ambiti coperti in
misura rilevante dal mercato».
Al punto che, esemplifica
Fezzi, in Trentino, nel
consumo ci sono 350 metri .
quadri di superficie di vendita,
più di Lombardia, Veneto e
dell'Alto Adige. «Però la
Famiglia cooperativa in oltre
200 casi è l'unico punto di
approvvigionamento, punto di
aggregazione e innervamento
sociale sul territorio». Fezzi,
che riconosce gli errori fatti,
argomenta: «Non c'ero, ma la
progettazione degli
investimenti del Sait risalgono
ai primi anni 2000, e da allora
il mondo è stato stravolto
dalla crisi, che nessuno aveva
previsto, neanche gli
economisti». Andreaus incassa
e ribatte: «Fezzi dice di
guardare avanti, ma i principi
di don Guetti, la solidarietà e
la mutualità sono valori
attuali. È che c'è stata una
fortissima commistione con la
politica, come Fezzi ha
riconosciuto quando ha
ricordato che nel 2008 il
credito cooperativo fu tirato
per la giacchetta dalla
Provincia per iniettare
liquidità al sistema».
L'economista riconosce che la
cooperazione «ha avuto un
ruolo di traino per la crescita
sociale ed economica del
Trentino, sino ad un certo
momento. Poi, dagli anni '90 il
Trentino si è bloccato, ha
sparso diserbante sulla
formazione di una classe
dirigente: quella che c'è è figlia
della De degli anni '80». E per
la cooperazione, secondo
Andreaus, il primo problema è
quello strategico:
«Progressivamente, si è
appannata la consapevolezza
del ruolo dell'impresa
cooperativa, si è perso
l'obiettivo. Si è andati avanti a
tentoni, fino ad accorgersi che
non si è più sostenibili, e
allora si taglia più dell'impresi
for profit, come fa il Sait».
Andreaus, sul punto, provoca:
«Le Famiglie cooperative
hanno perso il legame con
altri segmenti della
cooperazione. Oggi, il primo
competitor (il Poli, ndr) è
molto più attento ai prodotti e
km zero del territorio. E in
futuro ci saranno modelli di
business completamente
diversi, tra cinque anni i
consumatori di periferìa
potranno essere serviti da
Amazon». Fezzi risponde
ricordando che il competitor
ha esternalizzato la logistica
fuori provincia e aggiunge, a
proposito dell'auspicata
collaborazione con Dao:
«Credo che il Sait abbia oggi i
numeri per salvarsi da solo, si
mette mano alla struttura dei
costi. Ma sia chiaro che, se
Sait e Dao trovano punti di
contatto su logistica e
trasporti, gli esuberi
diventeranno 150, avremo un
problema più grande».
Il presidente
Oggi lo strumento
cooperativo serve ad
affrontare insieme
bisogni che non sono
quelli di 130 anni fa
Mauro Fezzi
L'economista
Dagli anni '90 il
Trentino si è bloccato,
ha sparso diserbante
sulla formazione di
una classe dirigente
Fezzi è fiducioso:
«Credo che il Sait
abbia oggi i numeri
per salvarsi da solo,
se mette mano alla
struttura dei costi»
Michele Andreaus
Il direttore
La strategia è il
problema principale, ma
riguarda tutto il Trentino
e la cooperazione
è fondamentale
G. Salvaterra (Cr di Pinzolo)
•4- Looperazione: primo, trovar
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