Problemi e limiti dello studio della storia economica e sociale del

Download Report

Transcript Problemi e limiti dello studio della storia economica e sociale del

Lezione II
L’oggetto di studio
Obiettivi della lezione
• In quale misura e con quali strumenti
possiamo conoscere l’economia e la società
di un mondo, come quello antico, tanto
distante da noi cronologicamente e
culturalmente?
2
La storia economica e sociale: una
scienza moderna
• L’odierna storiografia politica e militare
affonda le sue radici nella civiltà greca.
• Gli antichi, pur non ignorando l’importanza
fattori economici e sociali, non hanno mai
creato una storiografia economica e sociale.
• Due aspetti che sono divenuti oggetto di
indagine storica solo nel XIX secolo.
3
Definizioni: quale è l’oggetto della
storia economica e sociale?
• La storia economica studia le modalità con
le quali gli uomini acquisiscono i beni
materiali che gli consentono di vivere.
• La storia sociale studia le modalità con le
quali gli uomini, come individui o come
gruppi, entrano in relazione all’interno di
una comunità.
4
Due oggetti di studio diversi ma
correlati
• L’insegnamento di storia economica e sociale
tratta due diversi oggetti di studio, che tuttavia
sono profondamente intrecciati tra di loro.
– Le strutture economiche sono condizionate dal quadro
sociale in cui si inseriscono (e a loro volta lo
condizionano): per esempio l’effetto dell’istituzione
sociale della schiavitù.
– La funzione economica svolta determina il ruolo sociale
dei singoli all’interno di una comunità ed è un fattore
importante nella formazione di un gruppo sociale: per
esempio le classi.
5
La storia degli studi
• La natura del nostro oggetto di studi
(particolarmente l’economia antica) è stata
oggetto di intenso dibattito, a partire dalla
fine del XIX secolo.
• Ripercorrere rapidamente la storia degli
studi consente di comprendere i problemi
legati all’indagine sulla storia economica
del mondo antico.
6
Karl Bücher e i Primitivisti
• K. Bücher, Die Entstehung der Volkswirtschaft (“La genesi
dell’economia nazionale”) nel 1893 propose uno schema
dell’evoluzione dell’economia:
– Economia domestica chiusa (età antica)
– Economia urbana (età medievale)
– Economia nazionale (età moderna)
• Una differenza qualitativa tra l’economia antica e quelle
posteriori: prevalenza dell’agricoltura per l’autoconsumo,
debolezza degli scambi, arretratezza tecnologica, mancato
accumulo di capitali.
7
Eduard Meyer e i Modernisti
• E. Meyer, Die wirtschaftliche Entwicklung
des Altertums (“Lo
sviluppo
economico
dell’Antichità”), 1895:
un grande storico del
mondo antico guida la
reazione alle teorie
primitiviste.
8
Eduard Meyer e i Modernisti
• L’economia antica si differenzia da quella moderna solo
per aspetti quantitativi.
• Applicazione allo studio dell’economia antica degli stessi
metodi e della stessa terminologia impiegata per l’indagine
sull’economia moderna.
• Insistenza sulle forme di produzione “industriale”,
sull’intensità degli scambi, sull’economia monetaria;
nascita di una oligarchia della ricchezza, contro
l’aristocrazia terriera.
• Una politica estera condizionata da esigenze economiche,
come la volontà di aprire nuovi mercati.
9
Robert Von Pöhlmann e la visione
modernista della storia sociale
• La visione modernista dell’economia antica
influenzò anche le ricostruzioni della storia
sociale.
• R. Von Pöhlmann in Geschichte der sozialen
Frage und des Sozialismus in der antiken Welt
(“Storia della questione sociale e del socialismo
nel mondo antico”), 19253, convinto di uno
sviluppo capitalistico dell’economia antica,
applicò il concetto marxista di lotta di classe alla
storia sociale dell’Antichità.
10
I riflessi del dibattito in Italia
• Gli echi del dibattito tra Primitivisti e Modernisti si
sentono anche in Italia, soprattutto nella riflessione
di studiosi legati al movimento socialista:
– E. Ciccotti, Il tramonto della schiavitù nel mondo
antico, Torino 1899.
– G. Salvioli, Il capitalismo antico. Storia dell’economia
romana, Bari 1929 [ma pubblicato in versione francese
già nel 1906]: la necessità di distinguere il capitalismo
antico da quello moderno.
– C. Barbagallo, Il materialismo storico, Milano 1916.
11
Un dibattito nato male
• Una premessa
Modernisti:
erronea
per
Primitivisti
e
– L’evoluzione economica è processo lineare e omogeneo
nel quale si può collocare con precisione la fase antica?
– È possibile studiare l’economia antica come fenomeno
a sé, con gli stessi metodi con i quali si studia
l’economia moderna?
– È possibile ridurre la storia dell’economia antica allo
studio delle sue performance (modeste per i primitivisti,
notevoli per i modernisti)?
12
Un tentativo di superare la
querelle: Max Weber
• Die
protestantische
Ethik und der ‘Geist’ des
Kapitalismus (“L’etica
protestante e lo spirito
del Capitalismo”), 1904:
i fenomeni economici
possono essere condizionati da fattori extraeconomici.
13
Un tentativo di superare la
querelle: Max Weber
• In una serie di opere (che culminano in Wirtschaft
und Gesellschaft [“Economia e società”], 1922)
mette in luce le differenze strutturali di economia
antica e moderna.
– La città antica come consumatrice di beni, la città
medievale e moderna come produttrice.
– Il concetto di cittadinanza slegato da fattori economici
nel mondo antico.
14
Mestieri e cittadinanza nel
mondo antico
• L’esercizio di alcuni mestieri infamanti
limita l’esercizio dei diritti civici:
• Aristotele, Politica, 1278 a: “A Tebe vigeva
una legge che proibiva l'accesso alla
magistratura a chiunque non si fosse tenuto
lontano dall'agorà per dieci anni”.
15
Sulla scia di Weber: Johannes
Hasebroek
• Staat und Handel im alten Griechenland (“Stato e
commercio nella Grecia antica”), 1928, e
Griechische Wirtschafts- und Gesellschaftsgeschichte bis zur Perserkriegen (“Storia
economica e sociale della Grecia fino alle Guerre
persiane”), 1931: la subordinazione dell’economia
alla politica nelle poleis greche.
• Gli stati antichi si interessavano solo ai problemi
dell’approvvigionamento alimentare, non intervenendo nelle altre questioni economiche.
16
La lezione di Weber e Hasebroek
• È impossibile studiare l’economia antica
indipendentemente dal quadro istituzionale,
politico e culturale.
• Una lezione non sempre ascoltata: gli echi
del dibattito tra primitivisti e modernisti si
sentono ancora oggi.
– Una conseguenza anche dell’enorme impatto
che
ebbero
le
ricerche
di
stampo
“modernistico” di M.I. Rostovzev.
17
Un maestro del Modernismo:
Mikhail I. Rostovzev
• Social and Economic
History of the Roman
Empire, 1926.
• Social and Economic
History
of
the
Hellenistic
World,
1941.
18
Un maestro del Modernismo:
Mikhail I. Rostovzev
• Un magistrale e affascinante quadro dell’economia antica,
fondato sulla piena padronanza delle più diverse classi di
fonti.
• Particolarmente in Roman Empire il quadro è nettamente
modernista: industrializzazione e intenso sviluppo
commerciale.
• Il quadro è più sfumato nel posteriore Hellenistic World.
• Sulla scia di Rostovzev: An Economic Survey of Ancient
Rome, a cura di T. Frank, 1933-1940: una grande raccolta
di fonti sull’economia romana, priva di riflessioni teoriche.
19
Un’economia
embedded: Karl
Polanyi
• Mentre oggi l’economia è un
fenomeno indipendente, nel mondo
antico è un fattore integrato nel
quadro istituzionale, politico e
culturale
(The
Great
Transformation, 1944).
• L’economia antica non può essere
studiata con le stesse categorie
interpretative usate per il mondo
moderno.
• Polanyi
inaugura
la
scuola
sostantivista, in contrasto con quella
formalista, che ritiene che sia
sempre esistita una sfera economica
indipendente.
20
Moses Finley e la “Nuova
Ortodossia”
• Sviluppo del pensiero di
Weber e Polanyi da parte di
uno specialista della storia
antica
(The
Ancient
Economy, 1973).
• Le teorie di Finley sono
talvolta etichettate come
“neo-primitivismo”.
• La definizione di “Nuova
Ortodossia” allude all’enorme
influenza
del
pensiero di Finley nella
ricerca contemporanea.
21
Moses Finley e la “Nuova
Ortodossia”
• Un modello interpretativo delle caratteristiche dominanti
dell’intera economia greca e romana.
• Un mondo essenzialmente rurale, con una produzione
agricola indirizzata all’autoconsumo.
• Scambi limitati, con un mercato dominato non da leggi
razionali, ma da convenzioni sociali e politiche: il dono e
controdono, la redistribuzione.
• Fattori economici in politica estera: non l’apertura di nuovi
mercati, ma la conquista di terre e bottino e la possibilità di
imporre tasse.
• Uso del capitale per spese di consumo, per affermare il
proprio status sociale, non per investimenti produttivi.
22
Gli sviluppi della “Nuova Ortodossia”:
Keith Hopkins
• Il riconoscimento del valore generale
del modello di Finley.
• Ma la necessità di inserirvi una visione
diacronica, che tenga conto di
un’evoluzione di oltre mille anni:
– Crescita del surplus prodotto (fino al II sec.
d.C.).
– Crescita degli occupati in settori diversi
dall’agricoltura.
– La redistribuzione dei proventi delle tasse
nelle zone militari e nella città di Roma nel
I-II sec. d.C.
23
Dopo Finley: le critiche alla “Nuova
Ortodossia”
• La scuola “empirica”: studi su aspetti di dettaglio, che non
sempre si accordano con il modello generale di Finley.
• La scuola “formalista”: non fermarsi alle concezioni
espresse nella letteratura antica e verificare le forme
concrete assunte dall’economia (soprattutto attraverso la
ricerca archeologica), che spesso hanno caratteri moderni.
– Un impulso di ricerca che nasce anche dall’attuale fenomeno della
globalizzazione?
– Un rinnovato interesse verso gli studi di carattere quantitativo,
nonostante i problemi di questo approccio al mondo antico.
• La scuola “culturale”: studiare i testi di rilievo per la storia
economica e sociale come una costruzione ideologica.
24
La New Institutional Economics e
l’Antichità
• Un approccio alla storia economica che, piuttosto che concentrarsi
sulle performance di un sistema, analizza i meccanismi istituzionali
che ne regolano il funzionamento: “le regole del gioco”.
– Regole che possono essere formali (norme giuridiche) o informali
(condizionamenti sociali).
• Una scuola fortemente orientata allo studio della contemporaneità,
anche attraverso l’influente International Society for New Institutional
Economics.
• Un indirizzo che forse non è poi così nuovo per la Storia economica
del mondo antico, poiché da sempre in questo ambito lo studio delle
performance è ostacolato dalla condizione delle fonti.
• Piuttosto in ambito antichistico saranno da valutare con prudenza
alcuni assiomi della NIE.
– Per esempio la regola secondo la quale le istituzioni regolano l’economia
in modo razionale, avendo come obiettivo l’efficienza.
25
Connessioni interdisciplinari
• La storia sociale e la storia economica non solo
sono intrecciate tra di loro, ma hanno anche
connessioni con molte altre discipline:
–
–
–
–
–
–
Geografia
Demografia
Storia del diritto
Storia delle tecnica
Storia delle idee e della mentalità
Storia politica e militare
26
La geografia
• Gli uomini vivono in un ambiente geografico e in
un clima che ne determinano le possibilità
economiche e la facilità delle comunicazioni:
– Le caratteristiche geomorfologiche della Grecia hanno
ostacolato la coltivazione di cereali e le comunicazioni.
• Gli uomini tuttavia possono anche trasformare
l’ambiente a seconda delle loro esigenze:
– La discussa ipotesi di una deforestazione di vaste aree
dell’Italia centrale, per soddisfare le enormi esigenze di
legname della città di Roma.
27
La demografia
• L’ampiezza della popolazione e le sue dinamiche hanno
una rilevanza nello sviluppo della società e dell’economia:
– L’esplosione demografica della Grecia arcaica determina tensioni
economiche e sociali, che porteranno da un lato alla
colonizzazione, dall’altro a mutamenti di regime nelle poleis
greche.
• Ma le dinamiche economiche e sociali hanno a loro volta
un’influenza sull’evoluzione della demografia:
– Tendenze economiche (necessità di non suddividere tra molti eredi
le proprietà familiari) e sociali (relativa emancipazione femminile,
instabilità dei legami matrimoniali) determinano il “suicidio
demografico” della vecchia aristocrazia romana nella prima età
imperiale.
28
La storia del diritto
• La legislazione regola i rapporti sociali e, in alcuni periodi,
anche quelli economici, talvolta dando riconoscimento
giuridico alla situazione di fatto:
– Nel 451-450 a.C. un provvedimento inserito nelle Leggi delle XII
tavole impedisce i matrimoni misti patrizio-plebei. Nel 445 a.C. il
plebiscito Canuleio cancella questa norma.
• Altre volte reagendo contro sviluppi indesiderati
– La legislazione dell’impero romano tardoantico cerca di arrestare
gli impulsi alla mobilità sociale, bloccando le persone nella loro
condizione e nella loro professione, ai fini di assicurare un gettito
fiscale costante.
• In genere gli interventi statali su economia e società furono
meno numerosi nel mondo antico che in quello moderno.
29
La storia della tecnica
• La tecnologia condiziona lo sviluppo economico:
– Il sistema dei trasporti, le fonti di energia.
• Ma anche il progresso tecnico può essere
influenzato dalle condizioni economiche e sociali:
– Secondo un’opinione diffusa, l’istituto della schiavitù
avrebbe ostacolato la traduzione in pratica delle
notevoli conoscenze teoriche della scienza antica.
30
Storia delle idee e della mentalità
• Fattori
ideologici
hanno
pesantemente
condizionato lo sviluppo economico del mondo
antico:
– il mancato apprezzamento del lavoro come valore in sé,
l’assenza di uno spirito imprenditoriale e di
un’ideologia dell’arricchimento.
• Una differente sensibilità “culturale” rispetto al
mondo contemporaneo determina comportamenti
sociali per noi inaccettabili:
– La condizione di schiavitù sentita talvolta come
“naturale”, il ruolo marginale della donna.
31
La storia politica e militare
• Gli sviluppi sociali ed economici devono molto alle
condizioni politiche vigenti e ai successi (o agli insuccessi)
militari di uno stato:
– La conquista dell’egemonia nel Mediterraneo da parte di Roma nel
II sec. a.C. portò ad un profondo cambiamento delle sue strutture
sociali ed economiche.
• D’altra parte le strutture economiche e sociali sono spesso
il presupposto per una politica estera di successo:
– Le conquiste romane della media età repubblicana si spiegano
soprattutto in ragione di un potenziale militare straordinario,
offerto da una numerosa classe di contadini-soldati.
32
La storia economica e sociale
della Lucania et Bruttii
• Un soggetto che al momento non ha ancora sintesi
complessive e organiche, a causa di diversi motivi:
– Per quanto concerne la fase romana, l’interesse limitato
che questo periodo della storia regionale riscosse fino a
qualche decennio fa.
– La particolare scarsità e frammentarietà delle fonti sugli
aspetti socioeconomici.
– Il peso delle attuali divisioni amministrative, che porta
a concentrarsi sull’area della Basilicata oppure su
quella della Calabria (o su aree subregionali).
33
La situazione fino agli anni ‘60 del XX
secolo: la fase greca
• Un dibattito dominato da tematiche:
– Di carattere storiografico: le tradizioni mitiche sulla
colonizzazione greca e i rapporti con gli indigeni.
– Di carattere politico e militare: la caduta di Sibari e del suo
impero, il regime pitagorico di Crotone, la Lega Italiota e i
suoi rapporti con gli indigeni e Siracusa.
– Di carattere culturale: le grandi realizzazioni, materiali e
non, della civiltà magnogreca.
• Non assenti in questi studi considerazioni di carattere
economico e sociale, che tuttavia raramente diventano il
centro di interesse della ricerca.
• Una conseguenza anche della relativa scarsità di fonti.
34
La situazione fino agli anni ‘60 del XX
secolo: la fase romana
• Le trattazioni sulla fase romana del territorio magnogreco si
riducevano ad una magra appendice dei capitoli dedicati all’illustre
fase greca .
• Gli scarni accenni alle questioni sociali ed economiche erano dominate
da un’ottica di decadenza, nel solco di una celebre frase di Cicerone
(Laelius de amicitia, 13): Magnamque Graeciam, quae nunc quidem
deleta est, tum florebat ….
– Inevitabile l’influenza sulle ricostruzioni antiche delle condizioni di
difficoltà del Mezzogiorno dopo l’Unità d’Italia.
– Un pregiudizio sull’intervento di Roma, sentita come una potenza
accentratrice, poco rispettosa delle specificità locali.
– L’esempio più illustre di questa tendenza in E. Ciaceri, Storia della
Magna Grecia, I-III, Roma 1932.
• Tutto questo nonostante le fonti che potevano essere messe a frutto
fossero relativamente numerose.
35
Una percezione che oltrepassa gli
studi storici
• La percezione di una crisi socioeconomica del
Mezzogiorno antico, a seguito e a causa della
conquista romana, penetra anche nella letteratura,
per esempio in C. Alvaro, L’età breve (1946):
• «E chi fu la causa della nostra rovina?». «Chi?»,
chiese il signor Diacono. «Lo credereste? I romani».
«Oh! I romani?» esclamò. «Si, i romani. Noi
facemmo una lega contro i romani, aiutammo Pirro
ed Annibale, ma alla fine fummo schiacciati. Da
allora decademmo», disse Rinaldo.
36
La svolta di Ulrich Kahrstedt
• U.
Kahrstedt,
Die
wirtschaftliche
Lage
Grossgriechenlands in der Kaiserzeit, Wiesbaden
1960 [Biblioteca digitale].
– Il primo vero tentativo di rivalutazione della fase
romana della Magna Grecia (con speciale attenzione
proprio alla Lucania e al Bruzio).
– Da una visione di semplice crisi economica, a un’ottica
di cambio di polarità rispetto al fase greca: la
preminenza delle campagne sulle città nella fase
romana.
– Il risultato di una infaticabile ricognizione del territorio,
che tuttavia approdò ad una raccolta di materiali più che
ad una vera sintesi.
37
Le lezione di Kahrstedt
• Economia e società nella Magna Grecia. Atti del dodicesimo
Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 8-14 ottobre 1972,
Napoli 1973 [Biblioteca digitale].
• E.A. Arslan, Ville e città romane in Calabria, «Magna Graecia», 9
(1974), 9-10, pp. 1-8.
– Un primo studio, seppur sintetico, che ha messo in luce la rilevanza
della villa nell’economia regionale di età romana.
• F. Sartori, Le città italiote dopo la conquista romana, «La Magna
Grecia nell'età romana. Atti del quindicesimo convegno di studio
sulla Magna Grecia. Taranto, 5-10 ottobre 1975», Napoli 1976, pp.
83-137 [Biblioteca digitale]
– Uno studio incentrato sulle poleis greche, con un giudizio più sfumato
sulla loro decadenza e più attento alle singole situazioni locali.
• F. Ghinatti, Magna Grecia post-annibalica, «Quaderni di Storia», 3
(1977), 5, pp. 147-160; 3 (1977), 6, pp. 99-115 [Biblioteca digitale].
– Una innovativa sintesi sulle condizioni socioeconomiche del
Mezzogiorno nella prima fase del dominio romano, che dopo un’acuta
crisi fino alla metà del II sec. a.C., vede una fase di recupero.
38
Una reazione contro le nuove
tendenze
• E. Lepore, Roma e le città greche o ellenizzate nell’Italia
meridionale, «Les "bourgeoisies" municipales italiennes
aux IIe et Ier siècles av. J.-C. Centre Jean Bérard. Institut
Français de Naples, 7-10 décembre 1981», Paris - Naples
1983, pp. 347-354 [Biblioteca digitale].
– Una reazione al “revisionismo” di Arslan, Sartori e
Ghinatti, che sposa nuovamente la tesi della crisi
economica e sociale della Magna Grecia romana nel
suo complesso.
39
La messa a punto dell’Istituto
Gramsci
• Un’importante messa a punto da parte di un
gruppo di romanisti che negli anni ‘70 si riuniva
intorno all’Istituto Gramsci: Società romana e
produzione schiavistica, I, L’Italia, insediamenti e
forme economiche, a cura di A. Giardina - A.
Schiavone, Bari 1981:
– A. Greco Pontrandolfo A. - E. Greco, L’agro picentino
e la Lucania occidentale.
– M. L. Gualandi - C. Palazzi - M. Paoletti, La Lucania
orientale.
– P.G. Guzzo, Il territorio dei Bruttii.
40
Le due storie regionali …
• Agli anni ‘90 risale la pubblicazione delle due più recenti storie
regionali, opere miscellanee in cui le vicende economiche e
sociali della Lucania e del Bruzio trovano buono spazio, anche
in mancanza di vere e proprie sintesi.
• Storia della Calabria antica, I-II, a cura di S. Settis, Roma Reggio Calabria 1988-1994, particolarmente:
– G. De Sensi, La Calabria in età arcaica e classica. Storia,
economia, società, I, pp. 227-303.
– S. Segenni, Economia e società in età romana: la documentazione
epigrafica, pp. 655-667.
– A.B. Sangineto, Per la ricostruzione dei paesaggi agrari delle
Calabrie romane, pp. 559-593.
• Storia della Basilicata. 1, L'antichità, a cura di D. Adamesteanu,
Roma - Bari 1999.
41
… storie sovraregionali …
• G. Pugliese Carratelli (a cura di), Magna Grecia. Lo sviluppo
politico, sociale ed economico», I, Milano 1987, pp. 89-98.
– La grande mostra sulla Magna Grecia è occasione per una sintesi in cui
spiccano i contributi di M. Gras (commercio), J.C. Carter (agricoltura e
allevamento), C. Ampolo (società ed economia delle poleis).
• K. Lomas, Rome and the Western Greeks 350 BC - AD 200.
Conquest and Acculturation in Southern Italy, London - New
York 1993 [Biblioteca digitale].
– Il lavoro di una giovane studiosa britannica, che ha messo a frutto in
particolare la considerevole messe di nuove informazioni rivelate
dall’Archeologia.
– Un lavoro dal quale emerge un quadro più equilibrato e attento alle
differenze locali.
– L’accento è sul problema della romanizzazione culturale e istituzionale
di un’area di antica civiltà greca, più che sugli aspetti sociali ed
economici.
42
… e una sintesi su economia e
società della Lucania
• P. Simelon, La Propriété en Lucanie depuis les
Gracques jusqu'à l'avènement des Sévères.
Étude
épigraphique,
Bruxelles
1993
[Biblioteca digitale].
– A dispetto del titolo, un volume che non riguarda
solamente le strutture della proprietà agricola, ma
investe anche la società della regione lucana.
– Criticato nei dettagli, rimane uno studio
fondamentale per la sezione lucana della regio III
(senza un corrispettivo per la sezione bruzia).
43
Esempi di indagini recenti sulle forme di
occupazione del territorio
• V. Bracco, Volcei, Firenze 1978 (Forma Italiae. Regio III - Volumen
II).
• G.F. La Torre, Blanda, Lavinium, Cerillae, Clampetia, Tempsa,
Firenze 1999 (Forma Italiae 38) [Biblioteca digitale].
• S. Accardo, Villae romanae nell’ager Bruttius. Il paesaggio rurale
calabrese durante il dominio romano, Roma 2000 [Biblioteca
digitale].
• H. Fracchia, The Romanization of the ager Buxentinus (Salerno),
«Modalità insediative e strutture agrarie nell'Italia meridionale in età
romana», a cura di E. Lo Cascio - A. Storchi Marino, Bari 2001, pp.
55-73 [Biblioteca digitale].
• M. Gualtieri, La Lucania romana. Cultura e società nella
documentazione archeologica, Napoli 2003 [BAU 937.7 A LUC/11].
• E. Isayev, Inside ancient Lucania. Dialogues in history and
archaeology, London 2007.
44
Le indagini sulla società della regio III in età
romana attraverso la documentazione epigrafica
• Oltre alle sintesi della Segenni (Bruzio) e Simelon
(Lucania) da ricordare:
– G. Camodeca, Ascesa al senato e rapporti con i
territori d'origine. Italia, Regio I (Campania, esclusa la
zone di Capua e Cales), II (Apulia e Calabria), III
(Lucania e Bruttii), «Atti del colloquio internazionale
AIEGL su Epigrafia e Ordine Senatorio. Roma 14-20
maggio 1981», II, Roma 1982, pp. 101-163.
– Le ricerche epigrafiche di V. Bracco e L. Vecchio per la
Lucania.
– Le ricerche epigrafiche di M. Buonocore, F. Costabile e
A. Zumbo per il Bruzio.
45
Conclusioni
1.
2.
3.
4.
5.
I fenomeni economici e sociali del mondo antico non possono
essere studiati come oggetti isolati, ma come integrati in una rete
che coinvolge fattori molto diversi.
Lo studio della storia economica e sociale del mondo antico è
quindi necessariamente uno studio interdisciplinare.
I fattori che condizionarono l’evoluzione dell’economia e della
società antiche sono peculiari di quel mondo: non dobbiamo
rinunciare a porci domande “moderne”, ma le risposte devono
tenere conto delle condizioni antiche.
Le condizioni economiche e sociali del mondo antico variarono a
seconda dei luoghi e dei periodi: i modelli interpretativi generali
hanno dei limiti.
Nonostante le molte ricerche su singoli aspetti (di taglio
“empirico”), ancora molto resta da fare sulla storia economica e
sociale della Lucania e del Bruzio.
46